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Campionato di Serie A 2017/2018

Ultimo Aggiornamento: 21/05/2018 12:22
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17/09/2017 23:27
 
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Milan-Udinese 2-1: decide una doppietta di Kalinic

Due gol sotto porta e di rapina dell'attaccante croato,
alla sua prima da titolare a San Siro, regalano i 3 punti a Montella.
Ai friulani non basta un gol di Lasagna


Non di sole cose formali può vivere questo Milan. Per ripartire anche in campionato, serviva sostanza. E la sostanza ce la mette Kalinic, che con una doppietta da urlo si mangia l’Udinese e riporta il sorriso a San Siro: finisce 2-1, Montella incassa i tre punti e i suoi ragazzi si tolgono di dosso i lividi dei cazzotti presi dalla Lazio una settimana fa. La sostanza dunque c’è, quanto all’estetica il bel Diavolo sognato dai tifosi si vede solo a sprazzi. Il nuovo assetto garantisce più densità in mezzo al campo, ma la difesa a tre deve ancora assestarsi negli equilibri e nei movimenti, specie quelli del suo leader Bonucci.


I GOL — Movimento, sacrificio, spazi per i compagni ma soprattutto gol. Questo è quello che Montella chiedeva a Nikola Kalinic e il croato ha barrato tutte le caselle. Il primo centro in rossonero, al 22’, se lo costruisce con la collaborazione di Calabria: apertura per il terzino e zampata rapidissima sul cross di ritorno, bruciati Scuffet e il marcatore. Il secondo, al 31’, è un altro saggio di “centravantismo” in area di rigore: angolo di Suso, sponda di Kessie e altro anticipo su mezza difesa bianconera. E poi ci sono un palo su colpo di testa che per qualche centimetro non manda in rete Bonucci, e un altro centro, nel finale di partita, annullato dalla Var per fuorigioco (come era capitato all’Udinese con Lasagna sullo 0-0). Kalinic segna, e lo fa al momento giusto, perché il raddoppio arriva tre minuti dopo l’1-1 di Lasagna, “pescato” da un disimpegno folle di Romagnoli. Kalinic si muove, dialoga, si fa trovare al posto giusto sui cross dei compagni: San Siro si sta riabituando a vedere un vero “9” sotto porta, i vuoti di Bacca gli avevano fatto perdere l’abitudine.

COSA VA — Kalinic a parte, Montella ha avuto le risposte che cercava da Calabria, tra i migliori in campo. Disastroso all’Olimpico, efficace oggi: il vice Conti fa impazzire Samir sulla fascia (lo scherza anche con un tunnel), accende Kalinic per l’1-0 e pesca Bonaventura per il possibile tris. In ripiegamento non sbanda e dialoga alla grande anche con Kessie. L’ivoriano è l’altra nota positiva del pomeriggio rossonero: i suoi inserimenti in area sono quasi sempre pericolosi, la grinta che ci mette esalta la Curva come pochi altri.

COSA NON VA — Contro la banda Delneri il Milan tutto sommato non rischia tantissimo, ma la sensazione di incertezza negli uno contro uno e nelle situazioni di palla persa serpeggia per 90 minuti e fa tremare i 50mila del Meazza qualche volta di troppo. Il 4-5-1 dell’Udinese è fatto per approfittare dei palloni concessi in mediana dai rossoneri, Delneri ha istruito i suoi per mandare in porta Lasagna, il più rapido, a pallone riconquistato, ma Bonucci e i due colleghi di reparto soffrono troppo i break: il capitano sbaglia ancora troppi anticipi e rischia su Fofana nel finale. L’idea è che il 3-5-2 di Montella crescerà pari passo alla condizione di Leo. La Spal, mercoledì, dirà a che punto siamo nel cammino.

Marco Fallisi

Fonte: Gazzetta dello Sport
17/09/2017 23:31
 
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Napoli, triplo Mertens e magico Insigne:
Benevento annichilito 6-0

Riscattato il passo falso in Champions, raggiunte Juve e Inter in vetta:
gli azzurri dilagano e timbrano la nona vittoria consecutiva in Serie A, record storico.
In rete pure Allan e Callejon


Tutto (troppo) facile per il Napoli nello storico derby contro il Benevento al San Paolo, un sei a zero tennistico - con tripletta di Mertens - che non ammette repliche. Nono successo consecutivo per gli azzurri in campionato, record storico. Juve ed Inter raggiunte in vetta come da pronostico. La resistenza offerta dalla squadra di Baroni è stata davvero poca roba, anzi i sanniti sono parsi molto più arrendevoli rispetto alle prime tre gare disputate in A. Forse la tensione per un appuntamento così importante ha giocato ai giallorossi un brutto scherzo, fatto sta che dopo mezz'ora la partita era già ampiamente chiusa. Sarri ha deciso di dare ancora fiducia ad Hamsik e di chiedere ai titolari un pronto riscatto dopo il ko con lo Shakhtar. Niente riposo dunque per Hysaj e neppure per i vari Koulibaly, Callejon ed Insigne. Baroni, ex applaudito al San Paolo, ha dovuto far fronte a diverse assenze importanti (Ciciretti, Iemmello, Costa e D'Alessandro) ma ha scelto di insistere con il consueto 4-4-2 modificando però le caratteristiche degli interpreti con il terzino Lazaar schierato ala sinistra e in mezzo la coppia della promozione A formata da Chibsah e Viola. Deludente l'esordio dell'attaccante svedese Armenteros.


POKER AZZURRO — Tre minuti e Napoli già avanti con Allan, troppo morbida la difesa del Benevento nel farsi bucare centralmente dal brasiliano che ha armato il destro di Mertens, deviato da Lucioni: respinta corta di Belec e tap in vincente del centrocampista azzurro. A quel punto il Benevento avrebbe dovuto alzarsi dal punto di vista tattico ma soprattutto rialzarsi sotto l'aspetto psicologico. Troppo difficile evidentemente visto che dopo un destro alto di Coda al 7' ed una occasione buona per Callejon al 9' (in anticipo di testa su Belec, palla fuori), al quarto d'ora il Napoli ha raddoppiato con Insigne: prezioso l'assist basso di Ghoulam, ma Insigne ha avuto tutto il tempo di girarsi e pennellare un bel destro a giro che è finito all'angolino. Il rischio goleada è apparso concreto quando Belec ha salvato sul colpo di testa ravvicinato di Hamsik al 24' e si è materializzato al 27' quando Insigne ha servito il quarto assist vincente del suo campionato a Mertens, che da due passi al volo ha fatto tre a zero (terzo gol in campionato). All'appello ha risposto presente anche Callejon, autore del poker azzurro al 32' su splendido cross arretrato di Ghoulam: tocco facile, come facile è stato per il Napoli tagliare a fette, a ripetizione, la retroguardia ospite. All'intervallo il San Paolo si è alzato in piedi per applaudire Mertens, Hamsik e gli altri, il Benevento invece è tornato negli spogliatoi in ginocchio.

MERTENS DI RIGORE — Ripresa al via senza cambi e con lo stesso canovaccio, tanto che Callejon ha sfiorato la "manita" già dopo tre minuti sul solito taglio preciso di Insigne: bravo Belec a salvarsi sulla linea. Ovviamente, il ritmo è andato scemando come la pressione esercitata dal Napoli. Sanniti più guardinghi nel loro 4-5-1 disegnato da Baroni dopo l'ingresso di Cataldi. Sarri ha potuto così far rifiatare sia Insigne che Callejon, facendo esordire Ounas. Il Benevento ha però continuato a farsi male da solo, come in occasione del fallo da rigore di Chibsah su Giaccherini: Mertens ha sottratto il pallone a Jorginho per fare cinquina. Il belga si è poi portato a casa il pallone trasformando nel finale un altro penalty, concesso per fallo di Venuti su Ounas (cinque le reti per Mertens in campionato). Al festival del gol, insomma, è mancato solo l'acuto di Hamsik (invocato dal pubblico al momento ma che ha accuratamente evitato di andare sul dischetto). Poco male, di note stonate nella prestazione del Napoli è impossibile trovarne.

Gianluca Monti

Fonte: Gazzetta dello Sport
17/09/2017 23:35
 
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Spal-Cagliari 0-2: decidono Barella e Joao Pedro

La squadra di Rastelli segna un gol per tempo e ottiene la seconda vittoria consecutiva.
I padroni di casa non ripartono dopo la sconfitta con l'Inter


Bene il Cagliari, anzi molto bene: ordinato e organizzato, salta senza rischiare più del dovuto una Spal irriconoscibile. Vittoria che non fa una piega e mai in pericolo.

CHE BARELLA — Primo tempo da ritmi bassi e poche emozioni. L’equilibrio viene rotto in tempi brevi dal gol di Barella, che respinge una non perfetta respinta di Gomis su cross di Sau da destra. Giusto premio per il talento sardo, che oltre che spingere cerca (con successo) di limitare la spinta di Lazzari sulla destra. Cagliari più sciolto, Spal in difficoltà a trovare alternative nel gioco della fasce. La reazione degli uomini di Semplici è macchinosa, quelli di Rastelli sono bravi a chiudere gli spazi grazie all’ottima regia di Cigarini, vero uomo ovunque. Un solo sprazzo per la Spal, nel finale del primo tempo: da Lazzari a Mora che mette al centro ma Cragno anticipa Paloschi.


JOAO CHE GOL — La Spal ha un sussulto all’inizio della ripresa: palo del solito Lazzari. Ma è una fiammata. Il Cagliari riprende subito a macinare il suo gioco semplice, ma efficace. Gomis salva su Pavoletti, che poi sfiora il raddoppio(22’). Il arriva subito dopo grazie a una prodezza di Joao Pedro: Schiattarella sbaglia l’appoggio di testa, il brasiliano controlla col sinistra e fa partire uno splendido destro. Gomis non può nulla. C’è solo il Cagliari a questo punto. E anche Cragno trova il modo di farsi vedere sulla punizione di Borriello e soprattutto su Viviani. La squadra di Rastelli potrebbe dilagare, ma Farias sciupa malamente un contropiede.

Guglielmo Longhi

Fonte: Gazzetta dello Sport
17/09/2017 23:38
 
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Serie A, Torino-Sampdoria 2-2,
Belotti firma la rimonta,
Quagliarella il pari

Tante emozioni, soprattutto nel primo tempo.
Iil Toro rimonta il vantaggio iniziale di Zapata, l'ex attaccante granata
spegne le speranze di Mihajlovic di ottenere la terza vittoria di fila



Non è mancato lo spettacolo al Grande Torino. Partita piacevole per le tante occasioni da gol, caratterizzata anche però da tanti errori delle due squadre che hanno regalato e sciupato molte occasioni. Difese distratte, maglie larghe a centrocampo: finisce 2-2 con qualche rimpianto per il Torino che ha colpito anche un palo con Niang e sciupato di più davanti alla porta avversaria. In parità anche la sfida in attacco con Belotti che torna al gol e Zapata, granata mancato, che firma la prima rete al debutto in blucerchiato. Sfuma per il Torino la terza vittoria di fila (l’ultima volta a novembre 2016). Un anno fa dopo quattro giornate la squadra di Sinisa era quattordicesima con 4 punti reduce dallo 0-0 casalingo contro l’Empoli, oggi di punti ne ha otto. Meglio la Samp, imbattuta e con una gara da recuperare. Torino in campo con la formazione migliore del momento (assenti Obi, Acquah e Boyè), Baselli e Rincon le cerniere di centrocampo, unico cambio in difesa con Barreca preferito a Molinaro. Samp con Dodò e Viviano indisponibili, schieramento a rombo, debutto dei “napoletani” Strinic e Zapata.

EMOZIONI FORTI — Si fermano a 243 i minuti di Sirigu senza subire gol. Dopo diciassette secondi, roba da record, la Samp è in vantaggio. Palla persa in avvio di gara, apertura per Ramirez che evita Barreca, crossa in area dove Moretti pasticcia e lascia a Zapata la conclusione a rete a botta sicura. Il colpo è pesante tanto che il Toro accusa e in tre minuti rischia il tracollo con Quagliarella e Praet che però trovano Sirigu attento. Il cuore granata però batte forte e Niang cerca la giocata per le punte. Al terzo tentativo pesca Baselli che inventa un tiro imprendibile. Non è finita, il Toro è scatenato, e un minuto dopo il Gallo alza la cresta con un sinistro, assist del solito Ljajic, che accarezza il palo interno. Dal 3-1 mancato da Iago Falque al pari al 34’ di Quagliarella. Contropiede della Samp, difesa granata scoperta con N’Koulou al rientro dalla percussione precedente in attacco, e come lui Niang. Cross di Strinic e piattone Quagliarella solo sul secondo palo: gol 112 in A senza esultanza per l’ex del Torino. Chiude il primo tempo Belotti con una conclusione fuori di poco. Torino vicino al gol al 7’ della ripresa con Niang imbeccato da Falque davanti a Puggioni che manda il pallone ad accarezzare la base del palo. Nel finale entrambe le squadre premono alla ricerca del bottino pieno senza trovare la giocata vincente.

Francesco Bramardo

Fonte: Gazzetta dello Sport
17/09/2017 23:41
 
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Chievo-Atalanta 1-1: a Bastien risponde il rigore di Gomez

La Var concede il penalty per un fallo sul debuttante Orsolini:
Gomez trasforma e pareggia dopo il vantaggio di Bastien.
Nel primo tempo, la tecnologia nega un gol e un rigore ai nerazzurri


Var protagonista, ma non quanto Chievo e Atalanta. Partita spettacolare per intensità e soluzioni tattiche: la squadra di Maran comanda un’ora poi l’Atalanta, che non sembra soffrire lo sforzo di Coppa, aumenta la pressione e rimedia grazie alla moviola, che nel primo tempo le aveva tolto (giustamente) un rigore e un gol.

MATCH — Gasperini propone quattro cambi rispetto alla partita con l’Everton, e la più clamorosa è l’esclusione del Papu Gomez, a riposo dopo l’Europa League, mentre le altre novità sono Gollini in porta, Caldara a centro-difesa (con Palomino nel ruolo di Toloi), Kurtic e Ilicic a completare il tridente con Petagna, con l’ex viola seconda punta a destra e l’altro più a trequarti. Anche Maran disattende le indicazioni di vigilia: davanti a Sorrentino ci sono Tomovic e Cesar, Radovanovic a protezione, poi tre centrocampisti a turbinare dietro Birsa e Inglese. Ne esce un confronto di altissimo livello tattico. L’Atalanta manovra più a destra, al contrario di quanto fa di solito, il Chievo risponde sfuggendo alle marcature davanti con continuo movimento davanti. Ma la vera protagonista è la Var, per due volte ai danni dell’Atalanta. Al 6’ smentisce l’assegnazione di un rigore (Ilicic va a terra su presunto tocco di Hetemaj), al 29’ annulla il gol di Ilicic a festeggiamenti già avvenuto: sugli sviluppi di un corner, dopo la parata di Sorrentino su De Roon (secondo miracolo dopo una conclusione analoga al 26’), lo sloveno di ritorno dalla bandierina è in fuorigioco prima di battere all’angolino. L’Atalanta aveva sfiorato il vantaggio già al 10’, ma Kurtic aveva sparato altissimo una palla comoda messa dietro da Castagne. Il Chievo aveva risposto al 17’ con un’incursione di Hetemaj fermato in uscita bassa da Gollini e sul corner seguente con un tiro di Castro sull’esterno della rete. Chance gialloblù anche al 41’: cross di destro di Birsa, Radovanovic svetta ma Palomino respinge di testa davanti alla porta.

SVOLTA — Il gol del Chievo matura a inizio ripresa. Inglese allunga la difesa dell’Atalanta e appoggia dietro per Bastien: destro tagliente all’angolo opposto e Gollini è superato. L’Atalanta aveva appena fatto entrare Gomez, Maran deve togliere l’infortunato Gobbi per Gamberini. Al 13’ chance per Ilicic, innescata da Kurtic: Sorrentino è ancora prodigioso sul tocco ravvicinato. Birsa costringe all’intervento Gollini al 15’ ma l’Atalanta cresce, alza il baricentro, non ci sta. Masiello, già in gol in Europa, sfiora il palo al 21’, poi il Gasp inserisce Cristante per Freuler e Orsolini per Castagne. Tutti avanti, con 5 uomini sulla linea d’attacco. E’ Inglese però ad avere la palla per chiudere la partita: Gollini intercetta il destro basso al 35’. E allora l’Atalanta ci crede: al 38’ un tiro al volo di Masiello, ancora lui, viene respinto davanti alla porta da Depaoli. La pressione cresce, e Orsolini all’esordio in Serie A guadagna un rigore per fallo di Tomovic. Ma serve la Var per assegnarlo. Gomez dal dischetto trasforma e definisce l’1-1 finale.

Alex Frosio

Fonte: Gazzetta dello Sport
17/09/2017 23:46
 
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Genoa-Lazio 2-3, Immobile-Pellegri, che doppiette!
Ma esulta Inzaghi

Decide un errore di Gentiletti, il centravanti del 2001 aveva pareggiato due volte.
Lazio avanti nel primo tempo con Bastos



Per stendere il Genoa la Lazio deve vincere tre volte, comandando il gioco, fuggendo per due volte e venendo sempre ripresa dal cuore e dalla grinta rossoblù, fino al disastro di Gentiletti e al doppio colpo di Immobile.

VANTAGGIO LAZIO — Il gioco della Lazio, fatto di scambi rapidi e di inserimenti dei centrocampisti, mette subito in difficoltà il Genoa, una squadra troppo poco sicura di sé per sfruttare nella maniera giusta l’esperimento di Juric, che imposta i rossoblù con un attacco originale, senza centravanti vero. La sensazione di pericolo per la porta di Perin diviene realtà dopo 13 minuti, al primo errore grave di un difensore. Spolli fallisce il rinvio e innesca Murgia, per stopparlo Veloso deve ricorrere al fallo. La punizione di Milinkovic viene deviata sul palo da Perin, ma Bastos è il più rapido a raggiungere il pallone e a siglare l’1 a 0. Al 21’ Basta, liberato da Luis Alberto, fallisce il raddoppio, poi, al 30’, è Immobile a concludere alto, sprecando un nuovo assist di Luis Alberto.

BOTTE E RISPOSTE — Juric così corre ai ripari, inserendo Pellegri, un centravanti, per Centurion e il Genoa ritrova qualche certezza, che è diviene coraggio quando, al 12’, arriva improvviso il pari: azione impostata da Zukanovic, rifinita da Taarabt e chiusa, grazie ad un rimpallo e ad una deviazione di Radu, da Pellegri. La sfida esplode: Caicedo spreca un’ottima chance, Lukaku si vede stoppare da due passi da Perin, poi , al 25’, imbecca Immobile per il 2 - 1. Pellegri però ritrova il pari, su cross di Zukanovic, ma la parola fine la scrive Immobile, al 37’, su assist, sciagurato e involontario, di Gentiletti.

Alessio Da Ronch

Fonte: Gazzetta dello Sport
17/09/2017 23:51
 
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SERIE A 2017/2018 4ª Giornata (4ª di Andata)

16/09/2017
Crotone - Inter 0-2
Fiorentina - Bologna 2-1
Roma - Hellas Verona 3-0
17/09/2017
Sassuolo - Juventus 1-3
Milan - Udinese 2-1
Napoli - Benevento 6-0
Spal - Cagliari 0-2
Torino - Sampdoria 2-2
Chievo - Atalanta 1-1
Genoa - Lazio 2-3

Classifica
1) Napoli, Juventus e Inter punti 12;
4) Lazio punti 10;
5) Milan punti 9;
6) Torino punti 8;
7) Sampdoria(*) punti 7;
8) Fiorentina, Roma(*) e Cagliari punti 6;
11) Atalanta, Chievo, Bologna e Spal punti 4;
15) Udinese punti 3;
16) Genoa, Sassuolo, Crotone e Hellas Verona punti 1;
20) Benevento punti 0.

(*) Sampdoria e Roma una partita in meno.


(gazzetta.it)
19/09/2017 23:56
 
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Bologna-Inter 1-1, super Verdi, risponde Icardi su rigore

Grande gara del numero 9 rossoblù, che porta i suoi in vantaggio.
Poi Mbaye atterra Eder e l'argentino evita il k.o


L'Inter non ingrana la quinta, ma torna da Bologna con un punto comunque d'oro visto come viene presa a "pallate" dagli emiliani per un tempo. Dopo quattro vittorie consecutive, la banda Spalletti conferma i limiti emersi sabato col Crotone ma si salva per ché riesce ad andare all'intervallo sotto solo di un gol (prodezza di Verdi) e nel finale sfrutta un'ingenuità di Mbaye su Eder che porta al rigore dell'1-1 di un Icardi rasato a zero e fin lì a zero anche come conclusioni. L'Inter resta per un giorno ancora prima (domani Juve e Napoli avranno però l'occasione di staccare i nerazzurri), ma le servirà un bell'esame di coscienza. Perché giocando così non si va lontano.

SOLO UNA SQUADRA — Con Destro appena recuperato e Palacio che deve rifiatare, Donadoni si gioca la carta Petkovic al centro dell'attacco. Come terzino destro c'è l'ex Mbaye, con Donsah, Pulgar e Pioli cerniera di centrocampo. Spalletti risponde con Nagatomo per Dalbert e Vecino per Gagliardini. Dopo un liscio clamoroso di Joao Mario sul numero da destra di Candreva, il Bologna aggredisce l'Inter come aveva fatto per un'ora col Napoli. Il bersaglio è il fianco destro nerazzurro, con Verdi che sotto agli occhi del c.t. Ventura va spesso a sovrapporsi a Di Francesco. I due sono un rebus che pare irrisolvibile per D'Ambrosio e chi dovrebbe aiutarlo e nel primo quarto d'ora i padroni di casa vanno vicinissimi al gol per quattro volte, anche grazie al lavoro sporco di Petkovic. Ma la vera chiave è in mezzo al campo, con Poli e Donsah che asfissiano Borja Valero e Vecino. L'Inter ci capisce poco o nulla, non riesce mai a innescare gli attaccanti, anche perché sotto pressione sbaglia troppi appoggi e si sfilaccia come un vecchio paio di jeans. La mollezza della banda Spalletti viene fotografata con crudeltà al 32', quando Petkovic per vie centrali sgomma su Borja e innesca Verdi, che Vecino non riesce a tenere. Nessun difensore esce in aiuto e il 25enne scarica un gran sinistro a fil di palo per un vantaggio strameritato. L'unico sussulto dell'Inter, al 45' con un cross basso di Perisic su cui Icardi prende il tempo a Helander ma in scivolata non arriva di un soffio sul pallone da posizione ottima.

ERRORE FATALE — Non potendone cambiare 11, Spalletti nell'intervallo fa scaldare intensamente Eder e Brozovic ma aspetta il 5' (voleva guadagnare 30'' di recupero?) per inserire l'azzurro al posto di Joao Mario. Il copione inevitabilmente ora è diverso. L'Inter si piazza nella metà campo avversaria, che però è presidiata come il Palazzo di vetro dell'Onu con due linee fitte i cui si stacca solo Petkovic. I nerazzurri però ruminano il pallone, raramente saltano l'uomo e sono pericolosi solo su corner, con Miranda. Ma inevitabilmente rischiano sulle ripartenze delle zanzare rossoblu. Poche le occasioni, perché l'Inter è tutto un vorrei ma non posso e il Bologna non ha interesse a scoprirsi. Colpisce che Spalletti non cerchi qualche alternativa dalla panchina, mentre Donadoni richiama prima uno spremuto Poli per Taider e poi l'infortunato Di Francesco per l'applauditissimo ex Palacio. La svolta però è dietro l'angolo. Mbaye atterra in area Eder, Di Bello assegna il rigore (confermato dalla Var) e Icardi al 32' fa 1-1 dal dischetto. A caccia del ribaltone, entra Brozovic per Candreva. Ma ai tre punti vanno più vicini gli avversari con le ultime fiammate di un commovente Verdi.

Luca Taidelli

Fonte: Gazzetta dello Sport
21/09/2017 00:22
 
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Benevento-Roma 0-4, doppio Dzeko e due autogol.
Campani a zero

Doppietta del bosniaco, due autogol dei campani (Lucioni
e Venuti), che infilano la quinta sconfitta di fila


Il Benevento dopo il Verona: la Roma si diverte ancora, ne segna quattro, mette in mostra uno Dzeko fenomenale, ringrazia per i due autogol e firma la nona vittoria esterna consecutiva, striscia che parte dallo scorso campionato e si allunga fino alla squadra di Baroni, apparsa impotente tre giorni dopo il set incassato dal Napoli. Se la ride Di Francesco, che arriva con presupposti diversi al match rispetto a Baroni.

TANTI CAMBI — Eppure i due allenatori avevano fatto scelte simili, cambiando molto rispetto alle partite dello scorso week end: cinque undicesimi per l'allenatore della Roma (tra cui Manolas), quattro per quello del Benevento. Ma il mix riesce meglio a Di Francesco, che ci mette una decina di minuti a studiare gli avversari, poi prende in mano il primo tempo e non lo molla più. Già al 13' la prima vera occasione: cross di Peres dalla destra, testa di Dzeko a centro area e Belec riesce a bloccare in due tempi a pochi centimetri dalla linea di porta. Per la verità il Benevento avrebbe la possibilità di passare in vantaggio: al 16' Peres perde palla dopo un contrasto sulla trequarti, Coda avanza e serve Cataldi che tutto solo, leggermente defilato sulla sinistra, calcia largo con il destro davanti ad Alisson. Disperazione e segnale di un treno che passa.

I GOL — Ci sale su la Roma, al 22': Kolarov trova corsia libera sulla sinistra dopo l'assistenza di Strootman, entra in area, alza la testa e vede Dzeko libero dentro l'area piccola, facile il tap-in del bosniaco per la sua quarta rete in campionato. Ancora Roma al 26': angolo di Perotti, testa di Dzeko sul secondo palo e Venuti salva prima che la palla entri in porta. La squadra di Di Francesco ha gioco libero sulla trequarti del Benevento, il 4-4-2 di Baroni lascia spazi liberi tra la linee. Al 28' Dzeko manca il facile raddoppio dopo che Strootman aveva fotocopiato la giocata di Kolarov dello 0-1. Al 30' se ne va Peres sulla destra, il pallone in qualche modo arriva a Dzeko che con una girata di destro centra il palo. Altri cinque minuti a la Roma trova il raddoppio: ancora Peres in avanti ottimamente innescato da Gonalons, cross sul secondo palo, Dzeko è pronto a spedire in rete ma viene anticipato dalla scivolata di Lucioni, che infila il proprio portiere. Il Benevento ci prova al 42' con un colpo di testa di Chibsah facile da domare per Alisson. Poi al 45' Coda sbaglia la girata al limite dell'area dopo un cross di Di Chiara.

ALTRO AUTOGOL — Nella ripresa Di Francesco sostituisce il turco Ünder, deludente nei primi 45', e inserisce El Shaarawy, spostando a destra Perotti. Non cambia la musica, è sempre Roma. E al 7' Memushaj perde palla sulla propria trequarti. Dzeko ha il tempo di avanzare, azionare il mirino e con il sinistro spedire il pallone nell'angolino basso opposto, per la quinta rete in campionato che vale lo 0-3. Partita in ghiaccio, e la temperatura si abbasserà ancora di più. Il Benevento prova a riaffacciarsi al 10': cross di Di Chiara, colpo di testa di Coda a centro area che Alisson doma agevolmente. Al 17' siamo di nuovo dall'altra parte: Pellegrini con il destro dai 20 metri impegna Belec in angolo. Baroni nel frattempo è passato al 4-5-1. E al 21', complice una Roma leziosa in disimpegno, Memushaj innesca Coda che solo davanti ad Alisson spara alto. La Roma abbassa un po' la tensione, Di Francesco si arrabbia tanto che 3' più tardi Coda ha un'altra chance, ma il destro a giro dal limite dell'area è centrale per il portiere della Roma. Appena la Roma rialza la tensione, il Benevento torna in difficoltà. E non è un caso che al 29' arrivi lo 0-4, frutto del secondo autogol di giornata: cross di Kolarov dal fondo ancora una volta in direzione Dzeko, Venuti in scivolata imita Lucioni e batte il proprio portiere Belec. E al 38' la Roma va pure vicina alla quinta rete: ancora il bosniaco controlla un cross dalla destra e di prima intenzione con il sinistro colpisce la traversa. C'è spazio giusto per un tiro dal limite di Cataldi e un altro paio di angoli per la Roma, oltre che per i fischi - per la verità neppure eccessivi - del pubblico di casa alla squadra di Baroni.

Davide Stoppini

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21/09/2017 00:25
 
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Atalanta-Crotone 5-1: Petagna, Caldara,
Ilicic e Gomez fanno grande la Dea

Una partita dominata in lungo e in largo dai padroni di
casa che tornano alla vittoria dopo il pareggio con il Chievo.
Calabresi ferma a un punto in classifica dopo 5 gare



Come con l'Everton. Ma con il Crotone. L'Atalanta sbriga la pratica infrasettimanale in 38 minuti con tre gol nel primo tempo. Ma aggiunge pure due reti nel secondo (finisce 5-1). Una dimostrazione di forza eccezionale quella della squadra di Gian Piero Gasperini che festeggia alla grande le 300 panchine in serie A, una prova preoccupante, invece, quella della squadra di Nicola che ora è costretta a battere il Benevento nello scontro tra disperate domenica allo Scida per non precipitare. Un punto, in casa, col Verona, in cinque partite. È questo il bilancio dei calabresi che non sembrano avere il sacro furore che aveva contraddistinto il loro straordinario girone di ritorno nel campionato scorso.


LA SFIDA — Nicola parte a sorpresa con la difesa a tre con Ceccherini, Ajeti e Cabrera tenendo Sampirisi e Pavlovic a sostegno un po' più alti per contenere le sfuriate di Gomez e Ilicic. Ma se il Papu, a tratti viene arginato da Sampirisi, è a destra che il Crotone patisce la furia di Hateboer e soprattutto Ilicic autore del numero più bello della partita con una serpentina in cui semina Barberis, il povero Cabrera e Ajeti e batte il bravo Cordaz per il 3-0 al minuto 38'. Ma prima dell'apoteosi c'è da raccontare il resto che comincia dopo appena 5 minuti, quando Petagna sforna il suo secondo gol, ma stavolta d'autore, anticipando tutti i bianchi di Crotone su una bellissima accelerazione di Ilicic. Poi è il Papu che prova a mandare in gloria lo sloveno seminando il panico a sinistra, ma il numero 72 nerazzurro si divora il 2-0. Che arriva al 25' quando su angolo del Papu (che aveva costretto alla prodezza Cordaz), Petagna spiazza di testa e a Caldara solo davanti alla porta non resta che spingere. Nicola mette la giacca, disperato. Ha perso Tonev (sostituito da Stoian) e forse anche la squadra. Che sporca i guanti a Berisha solo con il combattivo Tumminello a fine tempo. Ma nella ripresa al 18' subisce anche la punizione da Gomez, servito ancora da Ilicic, con la complicità di Petagna che allarga le gambe e lascia all'argentino la possibilità di battere senza pietà. Il Crotone si leva un'unica soddisfazione: fa sparire lo zero dalla casella dei gol segnati: al 25' Tumminello (il giovane scuola Roma fa progressi) controlla bene il pallone e batte Berisha. Sono dieci quelli subiti. Ma non è finita: c'è anche la doppietta del Papu che sale a quota tre. L'assist è di Caldara che viene steso in area da Pavlovic e gli permette di calciare un perfetto rigore. Il Papu lascia il posto a Orsolini. Così come Masiello dà minuti all'altro talentino Bastoni. Finisce qui? No Ilicic vuol far godere anche Riccardo Orsolini: lo manda in gol ma per la Var è in fuorigioco. Sarà per la prossima... Ora l'Atalanta può pensare a Firenze e Lione. Sarà tutta un'altra storia rispetto a stasera.

Francesco Velluzzi

Fonte: Gazzetta dello Sport
21/09/2017 00:29
 
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Cagliari-Sassuolo 0-1, l'ex Matri castiga i sardi

L'attaccante neroverde nel primo tempo si fa parare un rigore da Cragno,
poi nella ripresa, sempre dal dischetto, segna il gol-partita



Dopo due vittorie di fila, una in trasferta, e con una marea di recriminazioni i rossoblù tornano sulla terra. Una terra in cui, se non fai gol - almeno quattro occasioni nitidissime sventate da Consigli o sbagliate a tu per tu con il portiere ospite - c'è da soffrire. Ed è meglio levarsi strane idee dalla testa: la giusta cattiveria è indispensabile per blindare la salvezza, un bene troppo prezioso per metterlo a rischio con una prova a corrente alternata. Il Sassuolo? Pratico, cinico, capace di aspettare per colpire. E di fatto, meno affaticato del Cagliari. A dirla tutta, 3 punti pesantissimi per Bucchi, la prima vittoria stagionale in A. Per i Rastelli boys, troppi affanni e un quintale di iella nelle giocate sotto misura. Domenica per i sardi c'è il Chievo, sempre in casa. Si procede sereni, senza drammi, ma con la consapevolezza che testa e gambe vanno di pari passo.

TESTA A TESTA — Nei Quattro mori, rispetto al 2-0 con la Spal, contro i neroverdi riposa solo Sau, rimpiazzato da Farias. Il Cagliari gestisce. Ma arrivano da Missiroli e Matri i primi brividi alla Sardegna Arena. Ma Cragno e Pisacane sbrogliano. Si riparte. Cigarini orchestra. Padoin crossa, Farias spizza, Pavoletti non ci arriva. Il Cagliari tesse la tela. I rossoblù di Rastelli cercano la manovra rasoterra. Il Sassuolo sporca le giocate e sulle seconde palle arriva sempre per primo. Ci sta. In evidenza Lirola: sul diagonale Cragno non è impeccabile, tap in di Matri. Ma l'ex rossoblù è in offside. Il Cagliari fiuta puzza di bruciato. Gli ospiti vantano il sopranumero in mezzo, Ionita e compagni di mediana soffrono. Rastelli corre ai ripari. Joao Pedro e Farias arretrano, la squadra si ritrova. Ancora Matri (20') impensierisce Cragno, sinistro rasoterra a lato. La partita, a tratti è piacevole. Le squadre non rischiano, fraseggi corti per i padroni di carta, incursioni su palle lunghe per gli emiliani. Ma è di Pavoletti, servito al bacio da JP10, viene fermato in fuorigioco. Al 31' l'occasionissima per il Sassuolo: Gavillucci fischia il rigore per un contatto di Pavoletti su Matri. Dal dischetto Cragno ipnotizza la punta, il tiro centrale viene respinto di piede dal portiere. La Sardegna Arena balza per aria per lo scampato svantaggio. Rastelli è una furia. I sardi mostrano poca brillantezza, le scorie della vittoria di Ferrara si fanno sentire. Anche Bucchi si fa sentire. Gli ospiti mostrano un piglio diverso: Cragno blocca una sassata da 25 metri di Duncan. Il Cagliari reagisce. Prima Farias, a tratti impalpabile, manca di un soffio l'imbeccata. Poi, Pavoletti non trova il pallone nell'area piccola su cross di Cigarini. E al 42' Joao Pedro fallisce all'altezza del dischetto una palla millimetrica di Farias.

TUTTO NELLA RIPRESA — Nella ripresa i ragazzi di Rastelli partono con determinazione: destro di JP10 rimpallato, incornata di Pavoletti bloccata a terra da Consigli. Il Sassuolo si rimette in ordine, la partita a scacchi, con le squadre bloccate. Bucchi richiama Politano, non male, per Sensi. Due rinvii sbagliati di Capuano innescano gli ospiti. Pavoletti chiede il cambio, esausto, entra Giannetti. Il Cagliari pericolosissimo al 9': Joao Pedro accelera, il traversone è al bacio per la testa di Farias: Consigli smanaccia. A seguire, non si chiude il fraseggio Farias-Giannetti. Il Sassuolo vacilla. Ma dura poco. Su palla filtrante Pisacane tocca Sensi: secondo rigore. Che Matri non sbaglia. L'ex solleva il braccio, il pubblico lo sommerge di fischi. La reazione dei padroni di casa è feroce: Giannetti calcia addosso a Consigli da pochi metri e Farias sbaglia l'appoggio Giannetti, solo a centro area. I rossoblù sono poco lucidi nell'ultimo tocco. Il Sassuolo aspetta. E con Duncan è sempre pronto a colpire. Gavillucci lascia giocare, ma il match si incattivisce. "Giallo" per Magnanelli, in precedenza vengono ammoniti Ceppitelli e Barella. Ancora Giannetti, cross perfetto di Faragò si divora di testa il gol del pari, spizzata a lato. Il Cagliari stringe i denti e trova nuova linfa. Cannavaro trova il cartellino per gioco falloso, a seguire "giallo" anche per Lirola. Intanto, Sau duetta con Farias ma quel che manca ai sardi è l'ultimo passaggio. E anche la zampata finale: quella di Faragò, ad esempio. Ma anche Ragusa si morde le mani, stregato da Cragno a tu per tu. Ancora Faragò nel recupero brucia il pari. Il forcing - 6' di recupero - è convulso e apprezzabile. Ma non va. Il Sassuolo rimette in sesto la classifica, Bucchi può sorridere.

Mario Frongia

Fonte: Gazzetta dello Sport
21/09/2017 00:32
 
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Genoa-Chievo 1-1: Laxalt non basta, Hetemaj beffa Juric

Tutto nel secondo tempo dopo una prima frazione sottotono.
Juric ancora senza vittorie


Il Genoa non riesce a vincere, il Chievo si accontenta del pareggio. A Marassi finisce 1-1. Ma nessuno può essere soddisfatto. I rossoblù non sono riusciti a gestire il vantaggio ottenuto a inizio ripresa con Laxalt, mentre i gialloblù non hanno saputo approfittare dello sbandamento dei padroni di casa dopo il pari di Hetemaj. In pieno recupero Pellissier si è divorato il gol - vittoria.


EMOZIONI? POCHE — Juric opera 6 cambi rispetto all’ultima gara (Biraschi, Lazovic, Bertolacci, Brlek, Pellegri e Palladino), Maran si limita a 2 (Dainelli e Gamberini). L’avvio del Chievo è bruciante: dopo 1’ Cacciatore prende la mira dalla lunga distanza e costringe Perin a una respinta affannosa, Rossettini spazza via il pallone per evitare guai peggiori. Il Genoa soffre, ma piano piano si riorganizza attorno a Veloso. Da un cross del portoghese scaturisce l’occasione più ghiotta per i rossoblù: sulla ribattuta di Sorrentino, Brlek calcia a colpo sicuro dal limite dell’area, ma il numero 1 gialloblù si supera. I pericoli maggiori per il Chievo arrivano da Palladino a cui Tomovic non riesce a prendere le misure: al 28’ il fantasista napoletano scodella una splendida palla in mezzo all’area, ma l’inzuccata di Lazovic termina alta sopra la traversa. Il primo tempo si chiude con un tiro per parte e con i fischi del pubblico di casa.

SCOSSA — Nella ripresa Juric corre subito ai ripari, mandando in campo Rosi al posto di Lazovic e Taarabt al posto di Brlek. Bertolacci torna in mezzo e il franco-marocchino va a piazzarsi a destra nel tridente. Al 48’ Laxalt serve in area Palladino: diagonale a fil di palo. La risposta di Maran è Depaoli al posto di Bastien. Il neo-entrato confeziona subito uno splendido assist per Inglese che di testa non inquadra la porta. Al 62’ il Genoa passa in vantaggio: Sorrentino smanaccia un cross di Rosi dalla destra, sul pallone si avventa Laxalt che sorprende il portiere sul primo palo (1-0). Maran getta nella mischia Pellissier al posto di Dainelli. Il Chievo si riversa nella metà campo rossoblù e al 73’ pareggia con Hetemaj che anticipa Perin in uscita dopo una dormita della difesa rossoblù (1-1). Il Genoa accusa il colpo, il Chievo accarezza l’idea del colpaccio, ma al 91’ Pellissier a tu per tu con Perin non inquadra la porta.

Francesco Gambaro

Fonte: Gazzetta dello Sport
21/09/2017 00:36
 
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Verona-Sampdoria 0-0: gran ritmo, ma nessun gol

Buon primo tempo della squadra di Pecchia, ma l'ingresso di Ramirez e Zapata cambia la gara:
nel finale i blucerchiati sfiorano la vittoria con un palo di Zapata (salvataggio di Caracciolo)


Prendi il miglior Verona della stagione (almeno nel primo tempo) e una Samp un po' appagata (almeno apparentemente) dall'ottimo inizio di stagione: ne viene fuori uno 0-0 divertente - il secondo del campionato dei veneti - dove manca soltanto il gol in una partita piena di scontri duri e di giocate estemporanee. Non benissimo, ma poco male per entrambe: il Verona muove la classifica dopo gli 8 gol presi in due gare fra Roma e Fiorentina. La Samp continua a essere imbattuta, con una partita in meno (quella da recuperare con la Roma), ma recrimina per le tantissime palle gol avute nella ripresa e per il palo di Zapata nel recupero (strepitoso salvataggio di Caracciolo).

EQUILIBRIO — Il Verona, con il suo 4-3-2-1 che assomiglia molto a un 4-5-1, porta la linea di centrocampo (compresi gli esterni offensivi Verde e Valoti) verso l'alto, bloccando le fonti di gioco della Samp. Giampaolo, nel primo tempo, non riesce a far giocare la sua squadra palla a terra (come predilige) ma il primo squillo è comunque blucerchiato. Davanti non c'è Zapata, ma torna Caprari, che con un tiro a giro da fuori impegna Nicolas, costretto a smanacciare. Il Verona, però, recupera tanti palloni in zona pericolosa e con la catena di destra Bearzotti (al debutto assoluto in Serie A)-Verde mette in difficoltà la Samp: l'occasione migliore della prima frazione è per Valoti, che calcia addosso a Puggioni da meno di 10 metri. La Samp comincia ad affidarsi agli inserimenti di Silvestre da palla inattiva, ma la partita non ha il clima da inizio campionato: sembra che si giochi a marzo e che sia una gara da dentro o fuori. Per questo, gli interventi duri sono tantissimi: scintille fra Caprari e Bessa (poi ammonito l'ex pescarese), tenaglia di Zuculini su Quagliarella. Nel finale di tempo Valoti verticalizza e Verde (favorito da un gran velo di Pazzini) calcia addosso a Puggioni.

EPILOGO — In apertura di ripresa il ritmo del Verona si abbassa e Caprari sfiora il vantaggio: duetto con Quagliarella e destro sporcato in angolo dalla spaccata provvidenziale di Heurtaux. Giampaolo, un po' per gestire le forze, un po' perché davanti vede la palla solo Caprari, toglie Quagliarella e Alvarez (impalpabile), inserendo Ramirez e Zapata. Il colombiano, pochi istanti dopo il suo ingresso, ha la palla gol del match: cross perfetto di Caprari per il suo colpo di testa, che termina a lato. Il Verona capisce di non poter tenere il ritmo del primo tempo e - complice la serata poco brillante di tutto il centrocampo doriano - si riappoggia su Verde, che spesso e volentieri innesca Pazzini, che è molto generoso ma poco ispirato sotto porta. Ramirez è in palla e la Samp cambia marcia: il colpo di testa dell'uruguaiano (con la porta vuota) viene salvato sulla linea da Caracciolo. Sul capovolgimento di fronte, Verde calcia alto col piede sbagliato (il destro). Ma il Verona non riparte più e la Samp chiude in attacco: ci vuole un Nicolas siderale per fermare il destro ravvicinato di Caprari (servito da una palla geniale di Ramirez). Il finale del match è schizofrenico: doppia chance per Bessa (para Puggioni) e Romulo (fuori), ma dall'altra parte Nicolas deve volare sul tiro dal limite di un indiavolato Ramirez, che si morde la lingua. Lo farà ancora di più nel recupero, quando disegna un pallone perfetto per la testa di Zapata: Caracciolo va in spaccata sulla linea e manda sul palo. La Samp non vince, ma continua nella serie positiva. E il Verona prende ossigeno.

Giuseppe Di Giovanni

Fonte: Gazzetta dello Sport
21/09/2017 00:39
 
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Juventus-Fiorentina 1-0: decide il gol di Mandzukic

In avvio di ripresa assist di Cuadrado per il croato, poi i bianconeri non rischiano quasi mai.
Espulso Badelj


La Juve è solo Dybala. La Juve quest'anno segna tanto ma in difesa concede troppo. E così l'1-o sulla Fiorentina, oltre che per confezionare la quinta vittoria su 5 partite, serve anche a zittire i sussurri di chi aveva criticato l'inizio di stagione della squadra di Allegri.

CHE BENTANCUR — Il gol partita lo segna Mario Mandzukic su assist di Juan Cuadrado, il migliore in campo. Con annessa dormita di Bruno Gaspar, disgraziato cambio di Laurini. Ma nella serata in cui la Joya si spegne dopo il solito avvio da cinema, sono due giocatori cosiddetti di rotazione, Bentancur e Asamoah, a prendersi le copertine. L'uruguaiano, classe 1997, ha la personalità di chi è cresciuto alla scuola dei Boca-River. Testa alta, senza paura, vuole sempre la palla tra i piedi. E la palla con l'approccio di chi investe su titoli di stato tedeschi a 20 anni, come una cosa preziosa da non sprecare. Il ghanese, che aveva già un piede sull'aereo per la Turchia, non sbaglia un intervento dietro e si sente quando avanza. Alex Sandro potrà riposare con serenità.

SOLIDITÀ — L'altra buona notizia per i bianconeri è il senza voto che spetta a Szczesny, mai sollecitato da una Fiorentina che parte bene, se la vuole giocare con le sue ripartenze e non esce mai di partita, fino al colpo di testa fuori di Simeone nel finale. Ma crea troppo poco e manca la reazione dopo il gol, con un "Chiesino" non al meglio fisicamente e poco incisivo. Bene nella retroguardia di Allegri l'inedita coppia Barzagli-Rugani e l'atteggiamento difensivo in generale. Con un Matuidi ancora positivo: calamita quando deve recuperare, incisivo quando si inserisce, come quando guadagna l'espulsione di Badelj nella ripresa, in occasione del fallo che la Var trasforma in punizione dal limite.

NIENTE PIPA — Chi manca all'appello è ancora una volta Higuain. Una sola conclusione, deviata in corner, e un'incidenza sulle trame di gioco bianconere abbastanza limitata. Molto meglio Mandzukic. Arrivano concorrenti da 86 milioni complessivi (Douglas e Bernardeschi), ma gioca sempre lui. Una certezza. Come la vecchia Juve degli 1-0.

Jacopo Gerna

Fonte: Gazzetta dello Sport
21/09/2017 00:48
 
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Lazio-Napoli 1-4: De Vrij illude,
poi Koulibaly, Callejon, Mertens e Jorginho

Inzaghi perde Bastos, De Vrij e Basta per infortunio, il big match cambia volto nella ripresa.
Sarri in vetta con la Juve


La Lazio illude e si illude fino all'intervallo, poi nella ripresa irrompe il super Napoli e i giochi finiscono in un quarto d'ora. La banda di Sarri sbanca 4-1 pure l'Olimpico laziale e resta in vetta alla classifica di Serie A a punteggio pieno assieme alla Juve. Vittoria larga, ma non è stata una passeggiata per Hamsik e compagni. Anzi, fino a metà gara, era stata la Lazio a far vedere le cose migliori e ad andare meritatamente in vantaggio all'intervallo. Ma alla distanza la classe e i perfetti meccanismi di gioco della squadra campana sono venuti a galla, piegando anche una Lazio che , fin qui, non aveva mai perso tra campionato e coppe. Fondamentali, per l'esito della gara, anche gli infortuni a catena che hanno decimato la già precaria difesa laziale. Già privo dell'infortunato Wallace, Inzaghi ha perso dopo una ventina di minuti Bastos, quindi De Vrij alla fine del primo tempo e infine Basta nel corso della ripresa (l'uscita del serbo ha lasciato la Lazio in dieci, quando si era già sul 3-1, perché Inzaghi aveva esaurito i cambi).


L'ILLUSIONE — A pesare, più di tutti, è stato lo stop di De Vrij. Senza l'olandese, la Lazio non è più riuscita a reggere l'urto della corazzata napoletana. Come era invece stata capace di fare nel primo tempo (a parte un palo di Hamsik e una palla-gol di Callejon sventata da Strakosha, ma il napoletano era in fuorigioco). Ed era stato proprio grazie alla regia difensiva di De Vrij che la squadra di Inzaghi aveva tenuto botta. L'olandese, non pago di quanto fatto dietro, si toglieva anche lo sfizio di portare in vantaggio i suoi. Con una deviazione al volo di destro su traversone di uno scatenato Immobile. In precedenza la squadra di casa era stata fermata dal palo, su una deviazione involontaria di Hamsik sugli sviluppi di un angolo di Luis Alberto. La Lazio cercava anche il raddoppio, sfiorandolo con Marusic. E recriminava poi per un episodio che avrebbe potuto cambiare la gara: l'intervento alla disperata di Reina su Immobile lanciato a rete (fuori dall'area). Damato, oltre alla punizione, sanciva col giallo il portiere napoletano, mentre i laziali chiedevano il rosso per chiara occasione da gol, ma anche per la gravità dell'intervento.

CAMBIO DI SCENARIO — Nella ripresa però cambiava tutto. Il Napoli tornava in campo con qualche minuto di anticipo. Chiaro segnale delle sue intenzioni. E trovava un'autostrada davanti a sé, perché Leiva regista difensivo non riusciva a contrastare lo scatenato Mertens. E perché, senza di lui a centrocampo, la retroguardia perdeva la protezione che il brasiliano aveva garantito nella prima parte della gara. La macchina da guerra napoletana poteva così scatenarsi. L'1-1 arrivava al 9' grazie a Koulibaly, bravo a ribattere in rete il colpo di testa di Albiol respinto da Strakosha. Il pareggio annichiliva la Lazio e moltiplicava la fame dei napoletani. Appena un minuto dopo arrivava il 2-1 grazie a Callejoin. Altri quattro minuti e la partita si chiudeva con lo spettacolare 3-1 di Mertens (pallonetto dall'out sinistro dopo pasticcio Strakosha-Leiva). La Lazio provava a riorganizzarsi, ma attorno alla metà della ripresa, l'infortunio di Basta la lasciava in dieci. Partita finita. Anzi no. Perché in pieno recupero il rigore di Jorginho (fallo di Parolo su Zielinski) fissava il punteggio sul 4-1.

Stefano Cieri

Fonte: Gazzetta dello Sport
21/09/2017 00:51
 
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Milan-Spal 2-0, Rodriguez-Kessie: è gioia di rigore

I rossoneri regolano gli emiliani con un penalty per tempo:
al 26' Kalinic è agganciato da Gomis in area con il terzino svizzero
che realizza dagli undici metri. Al 61' raddoppia l'ivoriano



l campetto di San Siro ha le stesse regole di tutti i parchi italiani: chi si procura il rigore, lo calcia. Il Milan con la Spal vince 2-0 con doppio dischetto: Ricardo Rodriguez per il primo gol, Kessie per il secondo. Uno di sinistro, uno di destro. RR è stato importante dopo 25 minuti: prima ha crossato, poi ha calciato e sulla respinta Gomis ha toccato un piede di Kalinic. Rigore e vantaggio. Kessie ha allungato dopo un'ora quando Felipe, preoccupato per un tocco in area di Franck, è passato con l'ascia. Fallo evidente e secondo rigore calciato bene. La doppia decisione di Abisso è stata presa senza Var apparente e con poche polemiche… e anche questa è una notizia. L'altra, la più importante, è che il Milan ha scavalcato la Lazio ed è entrato nella Terra Promessa: è quarto, in zona Champions.

PARTITA BLOCCATA — La Spal è molto più sotto e un po' ha deluso. Non era qui per vincere ma non ha mai dato l'impressione di poterlo fare. Di più, non è mai stata pericolosa e il Milan ha tenuto palla, con il possesso che piace a Montella, più o meno dall'inizio alla fine. Per il resto, conferme. La Spal magari non gioca bene, ma è difficile che faccia giocare bene un avversario. Il Milan lo ha imparato in fretta perché da Vicari a Paloschi, difensore centrale e centravanti, spesso c'erano 25 metri e il gioco faticava a scorrere. La difesa a tre si trasformava in una «cinque» e anche Kalinic, dopo i due gol e mezzo di domenica, ha trovato poco spazio. Il primo tiro di Nikola è arrivato al 17', pochi secondi dopo ecco anche la prima scossa di elettricità: uno-due tra Kalinic e André Silva, palla ad Abate e tiro di destro. Centrale ma forte: bravo Gomis a deviare in angolo. Sembrava un episodio, invece il Milan ha carburato. In due minuti sono arrivati due colpi di testa da angolo: prima Zapata, poi Bonucci. E al minuto 25, con mezzo Milan accampato nell'area della Spal, Ricardo Rodriguez ha calciato in porta. Gomis ha respinto e toccato la gamba di Kalinic, scatenando l'inevitabile: fischio, rigore.

BENE B&B — La partita, già non vivacissima, si è un po' addormentata. Donnarumma ha salvato una situazione antipatica a 7 minuti dall'intervallo e André Silva ha mostrato qualche spunto in una partita normale, in cui ha dato sempre l'impressione di tenere un po' troppo la palla. Tra i migliori del Milan, invece, Biglia e Bonucci. Lucas sta sviluppando un feeling particolare con San Siro, Leo ha salvato davanti alla porta alla fine dell'azione più pericolosa della Spal: cross di Lazzari da destra, colpo di testa di Mattiello sull'altro lato. Poi, ovviamente, Kessie. Franck ha confermato il momento di forma – è in crescita – e con il rigore ha chiuso la partita. Montella a quel punto ha pensato al futuro e ha cominciato a ruotare: dentro Suso, Bonaventura e Locatelli. È cambiato poco. La Sud, che ha cantato per quasi tutta la partita, a quel punto si è concentrata sui due obiettivi della serata: un coro anti-Samp, per portarsi avanti per la trasferta di domenica, e mille fischi a Borriello. Tra gli ex meno amati, uno dei meno amati.

Luca Bianchin

Fonte: Gazzetta dello Sport
21/09/2017 00:55
 
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Udinese-Torino 2-3: decidono Belotti,
Ljajic e un autogol di Hallfredsson

Ai friulani non bastano i gol di De Paul, Lasagna e un finale arrembante.
La squadra di Miha sale a 11 punti in classifica (miglior inizio nell'era dei 3 punti)
e pensa già alla Juve e al derby di sabato sera


Un Toro veloce, bello e (un pizzico) fortunato sbanca 3-2 la Dacia Arena. Ci pensano il Gallo Belotti (al 3° gol in 5 partite), che insacca dopo una papera di Scuffet, un'autorete di Hallfredsson e un colpo di biliardo di Ljajic (già 4 reti e 2 assist per lui nelle ultime 6 presenze di A) a regalare i 3 punti a Mihajlovic. All'Udinese invece non bastano un rigore di De Paul, un gol di Lasagna e un finale arrembante... Ma al di là del risultato e di qualche leggerezza difensiva (Miha a fine gara era furioso) i granata hanno comunque dimostrato di meritare la vittoria. Facendo il loro gioco: deliziosi gli assist di Ljajic, le semplici geometrie di Rincon, le sgroppate sulla fascia di sinistra di Iago Falque. E con la forza fisica di Belotti, che fa a sportellate, salta, tira seminando il panico nell'area dei friulani.


GLI HIGHLIGHTS — Mihajlovic non cambia il suo modulo, quel 4-2-3-1 che gli ha già fruttato 3 vittorie e due pareggi. In vista del derby con la Juve, però, rifiatano De Silvestri e Moretti: al loro posto l'ex Inter Ansaldi e Lyanco, brasiliano di origini serbe all'esordio in A. Delneri risponde con un inedito 4-1-4-1: Pezzella sostituisce Samir dietro, sulla fascia sinistra, Barak e Fofana in mezzo, Lasagna a sinistra (Jankto in panchina) e l'ex granata Maxi Lopez unica punta. Ma è un modulo che non paga. Perché l'inizio dell'Udinese è da incubo. Toro subìto in vantaggio al 9'. Scuffet si lascia sfuggire il pallone sul tiro di Ljajic e serve Belotti, che di piatto destro mette in porta. Troppo facile. L'Udinese cerca di reagire con Lasagna, che di sinistro al volo sfiora il pareggio, e una gran botta di destro di Maxi Lopez che impegna Sirigu. Al 30' però il Toro raddoppia: Belotti scende in area di rigore e dopo un primo tentativo di cross recupera il pallone mettendolo di nuovo al centro, Hallfredsson arriva in corsa e devia involontariamente alle spalle del proprio portiere. La gara sembra finita, invece...

ORGOGLIO UDINESE — Nella ripresa Delneri sostituisce Danilo e Hallfredsson con Angella e Jankto. Ed è la svolta. L'Udinese trasforma subito un calcio di rigore guadagnato da Jankto e realizzato da De Paul. Al 67' Ljajic recupera palla, dribbla e colpisce, dopo un passo dentro l'area di rigore, con il suo destro fatato. È il 3-1. Poco dopo però è Lasagna a riaprire la gara deviando di petto una respinta di un difensore del Toro. I granata protestano per un tocco di mano, ma la Var convalida il gol. In pieno recupero l'Udinese sfiora il pareggio: Lasagna mette in mezzo rasoterra e arriva Jankto che tira al volo cercando solo la porta. Ansaldi si tuffa e salva il risultato. Miha va su tutte le furie. E deve essere placato dal quarto uomo.

I NUMERI — Storicamente il Toro ha sempre fatto molta fatica a a Udine, lo dicono i numeri. Nei 32 precedenti il parziale è di 14 vittorie a 6 per i friulani, 13 pareggi, con 46 reti dei bianconeri contro le 33 dei granata. Ma le statistiche raccontano anche che, con 11 punti in 5 giornate rastrellati dalla squadra di Miha, questo è il miglior inizio di campionato per il Toro da quando si assegnano i 3 punti. Ma c'è di più. I granata hanno segnato in tutte le ultime 11 trasferte (record) e sono quelli che hanno realizzato più reti nel primo quarto d'ora di questa Serie A. Insomma, Mihajlovic potrebbe (addirittura) sorridere...

Lorenzo Franculli

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21/09/2017 00:56
 
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SERIE A 2017/2018 5ª Giornata (5ª di Andata)

19/09/2017
Bologna - Inter 1-1
20/09/2017
Benevento - Roma 0-4
Atalanta - Crotone 5-1
Cagliari - Sassuolo 0-1
Genoa - Chievo 1-1
Hellas Verona - Sampdoria 0-0
Juventus - Fiorentina 1-0
Lazio - Napoli 1-4
Milan - Spal 2-0
Udinese - Torino 2-3

Classifica
1) Napoli e Juventus punti 15;
3) Inter punti 13;
4) Milan punti 12;
5) Torino punti 11;
6) Lazio punti 10;
7) Roma(*) punti 9;
8) Sampdoria(*) punti 8;
9) Atalanta punti 7;
10) Fiorentina e Cagliari punti 6;
12) Chievo e Bologna punti 5;
14) Sassuolo e Spal punti 4;
16) Udinese punti 3;
17) Genoa, e Hellas Verona punti 2;
19) Crotone punti 1;
20) Benevento punti 0.

(*) Sampdoria e Roma una partita in meno.


(gazzetta.it)
24/09/2017 00:14
 
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Roma-Udinese 3-1: Dzeko ed El Shaarawy in gol

Nell'anticipo il bosniaco apre le danze prima della doppietta di El Shaarawy.
Primo errore dal dischetto in A per Perotti, Larsen segna il gol della bandiera.
Roma a quota 12, friulani ancora k.o., il quinto nelle prime sei giornate



La Roma incassa la terza vittoria consecutiva e prosegue nella sua scalata alle posizioni che contano. Partita chiusa nel primo tempo, dove i giallorossi hanno messo in mostra qualità e spessore, con un El Shaarawy decisivo non solo per la doppietta ma anche perché dentro la partita in ogni situazione tattica. Delneri, invece, sbaglia assetto nel primo tempo, per poi riequilibrare la squadra nella ripresa con gli inserimenti di Fofana e Pezzella. Ma non basta, anche se la Roma nella ripresa rallenta, risparmiando risorse ed energie in vista della Champions.


DOMINIO GIALLOROSSO — Di Francesco manda in campo El Shaarawy per Defrel (non al meglio per un problema alla caviglia) e rispetto a Benevento riporta dentro dal via Manolas, Florenzi, De Rossi e Nainggolan. Delneri, invece, accantona Scuffet e affida la porta a Bizzarri, affidandosi stavolta a un 4-4-2 più lineare e omogeneo. Almeno sulla carta, perché poi in campo non c'è mai davvero partita. I friulani sono subito pericolosi con Jankto dopo appena 20 secondi (diagonale deviato in angolo), poi è tutto un monologo giallorosso. Dzeko (piattone a tu per tu con Bizzarri) apre le danze dopo un'azione insistita di Nainggolan tra tre avversari, poi cerca il bis - invano - in un altro paio di circostanze. Allora l'Udinese ce l'ha anche la palla del pari, ma Maxi Lopez spreca malamente su Alisson uno spunto pregevole di De Paul. Poi ci pensa El Shaarawy a chiudere il match prima dell'intervallo: il 2-0 arriva con una carezza di esterno su assist di Dzeko, il 3-0 approfittando di un disastro imbarazzante di Larsen, che sbaglia la misura del retropassaggio a Bizzarri e lascia al Faraone giallorosso la palla che chiude definitivamente il match.

PIÙ EQUILIBRIO — La ripresa è ovviamente una partita molto diversa, con la Roma che non spinge sull'acceleratore un po' per il gran caldo ed un po' perché all'orizzonte c'è anche la massacrante trasferta di Champions in Azerbaijan (anche se contro il modesto Qarabag). Così l'Udinese prova anche a costruire qualcosa con Pezzella (entrato ad inizio ripresa), acquistando anche qualità in mezzo con l'ingresso di Fofana. A sfiorare il gol, al 9', è Larsen , dopo una bella discesa dello stesso Pezzella. Dall'altra parte, invece, è ancora Dzeko a cercare più volte la via del gol. L'Udinese ora tiene meglio, grazie ad un 5-3-1-1 che vede il solo De Paul in appoggio a Maxi Lopez. Così i friulani sfiorano ancora in due occasioni il gol: prima è Alisson perfetto su Bajic da dentro l'area, poi sugli sviluppi del successivo angolo Nuytinck è sfortunato, con il suo colpo di testa che finisce sulla traversa. Nel frattempo Di Francesco ha mandato dentro Defrel, per la prima volta da centravanti (se si eccettua il primo tempo dell'amichevole di Vigo). E al 37' è proprio il francese a fallire il 4-0 a tu per tu con Bizzarri. Al 42' Perotti va via ad Angella esattamente come a Skriniar in Roma-Inter. L'azione è identica, il fallo pure. Stavolta però è rigore, ma lo stesso Perotti lo calcia sul palo. Così a segnare al 45' è l'Udinese con Larsen: lancio di Nuytinck, Larsen taglia alle spalle di un appisolato Moreno e supera Alisson a tu per tu. Finisce così, con la Roma con la testa già alla Champions e l'Udinese a interrogarsi su quale sia il miglior assetto da qui in poi.

Andrea Pugliese

Fonte: Gazzetta dello Sport
24/09/2017 00:19
 
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Spal-Napoli 2-3: Sarri ringrazia Ghoulam

I partenopei faticano più del previsto per superare la squadra di Semplici,
che vanno in vantaggio con Schiattarella, poi Insigne e Callejon rimontano.
Il 2-2 è di Viviani su punizione. Il gol decisivo del franco-algerino a 8' dalla fine



C’è ancor il Napoli, lassù. Diciotto punti, sesta vittoria e record di vittorie consecutive in campionato. Ci ha provato, la Spal, ma alla fine ha dovuto cedere alla gran voglia napoletana di volere i tre punti, fino in fondo. Insigne, Callejon e Ghoulam hanno infiammato la curva riservata ai tifosi azzurri, con le loro prodezze, mentre c’è stata grande apprensione per l’infortunio occorso a Milik sul finire della gara: gli si è girato il ginocchio destro ed è dovuto uscire. A ottobre scorso venne operato al legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro.

NESSUN TIMORE — Comincia bene, la Spal, che dopo 3 minuti si avvicina minacciosa dalle parti di Reina: Antenucci ha la palla sul sinistro, ma invece di tentare la conclusione cerca Borriello al centro dell’area, senza fortuna. Il Napoli gioca alla sua maniera, ma Semplici ha organizzato i suoi in maniera che ogni spazio venga precluso all’avversario. In parte ci riesce, perché anche se il collettivo di Sarri tiene il possesso palla, poche volte arriva a contatto con Gomis. A centrocampo, l’allenatore napoletano presenta due novità, Zielinski e Diawara, rispettivamente al posto di Allan e Jorginho, mentre Semplici di affida alla fisicità di Viviani e all’equilibrio di Schiattarella per non cedere l’iniziativa del tutto al Napoli. Sulla fascia destra, è interessante il confronto tra Lazzari e Ghoulam che lo aspetta nella propria metà campo.

GOL LAMPO — In un solo minuto, il risultato cambia e poi ritorna sul pari. Accade al 13’, quando Antenucci riesce a liberarsi della marcatura di Koulibaly e appoggia per l’accorrente Schiattarella che arriva alla conclusione indisturbato: Spal in vantaggio e panchina del Napoli incredula. Ma la meraviglia estense dura appena sessanta secondi, perché ci pensa Insigne a rimettere a posto il risultato con una rapida girata di sinistro che s’infila tra Gomis e il palo, dopo uno sgraziato intervento di Mora in uscita dalla propria area.

ANCORA CALLEJON — La ripresa ricalca un po’ quelli che sono stati i primi 45 minuti: il Napoli gestisce il gioco e la Spal resta rintanata nella propria metà campo, impegnata a respingere le offensive napoletane. Gomis viene impegnato da Ghoulam, al quale respinge la conclusione ravvicinata, mentre Reina osserva da lontano i tentativi dei compagni. Il Napoli continua a pressare e trova il gol con Callejon, al terzo centro consecutivo, che gira di testa alle spalle di Gomis, il cross di Ghoulam (26’). Sembra fatta per la capolista, ma la Spal trova il pareggio con una punizione di Viviani che lascia Reina sulle gambe (33’). Tutto finito? Macché. Il Napoli vuole i tre punti e li trova al 38’, quando Ghoulam parte laterale e converge verso il centro per piazzare il suo destro nell’angolino più lontano della porta di Gomis. Il tripudio è tutto napoletano.

Mimmo Malfitano

Fonte: Gazzetta dello Sport
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