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Campionato di Serie A 2017/2018

Ultimo Aggiornamento: 21/05/2018 12:22
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01/10/2017 23:15
 
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SERIE A 2017/2018 7ª Giornata (7ª di Andata)

30/09/2017
Udinese Sampdoria 4-0
Genoa - Bologna 0-1
01/10/2017
Napoli - Cagliari 3-0
Benevento - Inter 1-2
Chievo - Fiorentina 2-1
Lazio - Sassuolo 6-1
Spal - Crotone 1-1
Torino - Hella Verona 2-2
Milan - Roma 0-2
Atalanta - Juventus 2-2

Classifica
1) Napoli punti 21;
2) Juventus e Inter punti 19;
4) Lazio punti 16;
5) Roma(*) punti 15;
6) Torino e Milan punti 12;
8) Chievo, Sampdoria(*), Bologna e Atalanta punti 9;
12) Fiorentina punti 7;
13) Udinese e Cagliari punti 6;
15) Spal e Crotone punti 5;
17) Sassuolo punti 4;
18) Hellas Verona punti 3;
19) Genoa punti 2;
20) Benevento punti 0.

(*) Sampdoria e Roma una partita in meno.


(gazzetta.it)
14/10/2017 23:17
 
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Juventus-Lazio 1-2, la doppietta di Immobile rimonta Douglas Costa

Il centravanti della Nazionale negli 8' iniziali della ripresa ribalta il gol di Douglas Costa:
Nel recupero palo clamoroso di Dybala che al 96' si fa parare da Strakosha il rigore del pari.
Ora il Napoli può scappare


Massimiliano Allegri l’ha ripetuto fino allo sfinimento: la stagione della Juve passa dalla capacità di non perdere la testa. Ecco, con la Lazio l’ha persa completamente, in nove minuti: giusto il tempo di rientrare dall’intervallo e di consegnare uno scontro diretto alla squadra di Simone Inzaghi. Anzi a Immobile che al 2’ e al 9’ del secondo tempo rovescia la Signora, azzera il primo segnale di vita stagionale di Douglas Costa e manda la Juventus sul sul lettino dello psicanalista: il 2-1 incassato allo Stadium è la prima sconfitta casalinga in 41 partite, ci sarà da riflettere parecchio per raddrizzare la rotta. Il rigore sbagliato da Dybala, il secondo di fila, al 96' avrebbe cambiato il risultato, ma non la sostanza. Strakosha lo para e manda in orbita Simone Inzaghi, stratega sopraffino: vincere qui significa poter arrivare ovunque o quasi.

PRIMO TEMPO — All’inizio Allegri per una volta si priva di Dybala, reduce da volo intercontinentale, e sperimenta: ecco un 4-3-3 che sa di futuro, sfruttando le doti da regista di Bentancur. L’anno scorso la sfida allo Stadium contro la Lazio portò alla storica innovazione delle cinque stelle, modulo messo tra parentesi per una volta. La risposta di Simone Inzaghi, dopo le carezze del collega alla vigilia, è un ordinatissimo 3-5-1-1 in cui il movimento a pendolo di Milinkovic è la chiave per supportare sia il talento di Luis Alberto sulla trequarti che la mediana guidata da Parolo. È il serbo, lasciato troppo libero da un Khedira opaco al rientro, la spina più appuntita nei primi minuti: quando ha campo davanti, si capisce perché sia il sogno proibito della dirigenza bianconera.

IL VANTAGGIO — E in una partita che potrebbe scivolare via pericolosamente, il tap in (di destro) di Douglas Costa cambia lo stato dell’arte. Servono lunghi secondi davanti al monitor prima che la Var dia la sua sentenza: Bastos tiene in linea il numero 11. Se sul gol Strakosha poteva respingere assai meglio, il portiere laziale si supera su un destro tagliente di Khedira. Ma poi ricasca con due piedi nell’errore, anzi fa qualcosa di più. Rischia la figuraccia dell’anno: si addormenta sul rinvio e il contrasto di Higuain si stampa sulla traversa. Tradotto: nell’erroraccio, Strakosha ha però una fortuna irreale. Il Pipita si dispera perché in carriera ha segnato in ogni maniera, ma un gol così manca in curriculum. Seguono minuti confusi con mischie pericolose in area bianconera, ma spesso e volentieri è Chiellini a tappare i pertugi che si aprono. È solo un avvisaglia della grandinata che verrà allo Stadium dopo poco.

SVOLTA NELA RIPRESA — Il secondo tempo ha tutt’altro ritmo rispetto al primo, nel complesso più sonnacchioso. È frenetico e il merito è di uno che di cognome fa Immobile, stranezze della vita e del calcio. Si cambia completamente frequenze, da subito, da quando Barzagli perde l’inserimento di Ciro, su assist dolce di Luis Alberto, e il bomber azzurro pareggia. Poi quando lo stesso indemoniato Immobile viene steso in area da Buffon (ammonito) e trasforma il rigore del sorpasso. In mezzo c’è un gol divorato dal Pipita, stavolta più impreciso che sfortunato, ma nel complesso è incomprensibile il calo di intensità dei bianconeri. Uno di quei blackout che fa imbestialire Allegri: pure Chiellini e Barzagli, perfetti nel primo tempo, non ne azzeccano mezza nei primi quindici minuti.

TUTTO PER TUTTO — Bernardeschi al posto di Douglas Costa (molto fumo oltre al gol) è propedeutico al ritorno al passato: Allegri riabbraccia il modulo partorito proprio contro la Lazio ormai nove mesi fa. Fuori Khedira e Dybala rimette la sua dieci, ma neanche lui riesce a raddrizzare la situazione. Però alle spalle ci sono spazi larghissimi in cui Immobile, sempre lui, spalleggiato benissimo da Milinkovic e Luis Alberto, si buttano con incredibile cattiveria. Al contrario, in casa Juve si vede solo confusione e giocate individuali: il palo di Dybala con un mancino bellissimo strozza l’urlo dello Stadium. Poi un rigore solare arrivato per concessione della Var e testardaggine di Bernardeschi. La scena sembra uguale a quella di Bergamo, con tutta la Juve che si aggrappa al proprio fuoriclasse, e il risultato è uguale: Dybala disteso a terra, senza parole di fronte alla parata avversaria. Tradotto: non arriva un pari immeritato e la Juve cade in casa dopo oltre due anni di onnipotenza, al contrario la Lazio farà bene a non mettere limiti ai propri sogni.

Filippo Conticello

Fonte: Gazzetta dello Sport
14/10/2017 23:20
 
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Roma-Napoli 0-1, Insigne firma l'ottava vittoria su otto

La squadra di Sarri ancora a punteggio pieno va a +5 sulle seconde: nel finale soffre ma passa



Il Napoli passa anche a Roma grazie ad un gol di Insigne, centra l'ottava vittoria consecutiva ed attua la prima fuga del campionato, volando a +5 su Juventus, Lazio e Inter (in attesa del derby milanese). La squadra di Sarri vince la sfida con il grande pragmatismo del primo tempo ed un pizzico di fortuna nella ripresa, quando prima il palo e poi la traversa negano a Dzeko il possibile pari. Più in generale la Roma paga però un atteggiamento troppo passivo nei primi 45', con 4-2-3-1 che non ha mai equilibrato le sorti della contesa. Dall'altra parte, invece, ottimo Koulibaly al centro della difesa e, come al solito, inesauribile Allan in mezzo al campo.

PALLEGGIO AZZURRO — Di Francesco ha quasi le scelte obbligate e ripropone Florenzi alto a destra e Juan Jesus al centro della difesa, al fianco di Manolas, optando però per un 4-2-3-1 che ha l'obiettivo di creare densità in mezzo, intasare le fasce e cercare di far male negli spazi. Sarri invece manda in campo la formazione tipo, senza farsi condizionare dal prossimo impegno con il Manchester City di Champions. E la squadra di Sarri prende in mano subito il pallino del gioco, con un pressing di squadra che manda sempre in difficoltà la Roma in fase d'impostazione. Il Napoli quando sale sembra quasi una gigantesca macchia d'olio nell'oceano: i movimenti sono tutti perfetti, come i sincronismi con cui si attaccano i portatori di palla e si coprono le possibili linee di passaggio avversarie nell'uscita dal pressing. In più Sarri sa che l'anello debole della Roma è a destra, dove Bruno Peres è in costante affanno e Florenzi si deve dannare per andare spesso e volentieri a raddoppiare su Insigne o abbassarsi per contenere le avanzate di Ghoulam. Dall'altra parte, invece, l'atteggiamento della Roma è troppo passivo e il baricentro della squadra eccessivamente basso. Il risultato è un Dzeko desolatamente isolato in fase offensiva, tanto che il bosniaco in un paio di ripartenze si ferma, scuote le braccia ed è costretto a scaricare il pallone indietro, essendosi reso conto di essere solo in mezzo a tutte maglie azzurre. Così è logico che i pericoli arrivino tutti da una parte, anche se poi il Napoli alla fine produce anche poco rispetto a quanto costruisce. Al 19' è Mertens ad impegnare Alisson in corsa, un minuto dopo è Insigne a bruciare il portiere brasiliano sugli sviluppi di un assist involontario di De Rossi. La reazione giallorossa è tutta in un colpo di testa (27') di Dzeko senza alcuna velleità, mentre dall'altra parte ci prova invano (sempre di testa, al 36') il piccolo Mertens. Il primo tempo finisce così, con un possesso palla azzurro del 60% ed una distribuzione dei passaggi che dice 408 per il Napoli e 265 per la Roma, a testimonianza di un palleggio notevolmente migliore da parte degli ospiti.

MAGGIORE EQUILIBRIO — Di Francesco allora prova a sistemare le cose tornando al 4-3-3 ed infatti le secondo tempo la partita diventa più combattuta. Mertens protesta per un mani involontario di De Rossi in area di rigore, Kolarov e Dzeko ci provano da fuori in modo velleitario, ma è ancora Mertens all'11' ad avere la palla del 2-0: Manolas si fa male in ripiegamento difensivo (12esimo infortunio muscolare dei giallorossi da inizio stagione, difficile credere ancora che sia solo sfortuna) e il belga da solo davanti ad Alisson apre troppo il piattone, sprecando al lato. Poi è Hamsik ad avere la palla giusta su assist di Callejon, ma lo slovacco calcia tra le braccia di Alisson. Allora la Roma riesce a scuotersi, tanto che al 22' si rende pericolosa con una incursione di Pellegrini ed al 25' va ad un soffio dal pari con Fazio, il cui colpo di testa viene smanacciato da Reina sul palo. Sarri capisce che è in mezzo il problema ed allora corre ai ripari inserendo Zielinski e Diawara per Hamsik e Jorginho. A fare la partita però adesso è proprio la Roma, alla caccia del pareggio. Ed al 38' ci arriva ancora una volta ad un soffio, con Dzeko, sfortunatissimo (il suo colpo di testa, su angolo di Kolarov, accarezza la traversa dalla parte opposta, con Reina oramai battuto). Ed al 95' c'è anche l'ultima occasione, capita al giovane Under, ma il suo sinistro al volo finisce tra le braccia di Reina. Finisce così, con il Napoli sempre più solo in vetta alla classifica.

Andrea Pugliese

Fonte: Gazzetta dello Sport
15/10/2017 18:57
 
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Fiorentina-Udinese 2-1: l'ex Thereau decide con una doppietta

Il francese segna due gol e condanna Delneri, a cui non basta la rete di Samir nel finale



La decide il grande ex, Thereau, con una doppietta più importante che bella. La Fiorentina sfrutta un grande primo tempo soffrendo invece nel finale il ritorno dell'Udinese. Del Neri deve riflettere sui primi 45 minuti, risultati alla fine dei conti decisivi per il punteggio finale. Pioli piazza tre uomini a centrocampo con Benassi pronto a spingere. Tre uomini anche davanti con Chiesa e Thereau a supporto di Simeone. Del Neri rilancia Widmer e Fofana dal primo minuto. Attacco sulle spalle di Maxi Lopez. La prima occasione capita a Simeone che di testa su assist di Benassi non riesce ad imprimere la giusta potenza al pallone. Bizzarri para.

SOLO FIORENTINA — Al 24' Thereau viene lanciato in profondità, supera Bizzarri in uscita e calcia da posizione defilata. Angella tocca e devia il pallone sul palo. Meglio i viola che si vedono anche annullare un gol per fuorigioco (giusto) di Astori. Il vantaggio della Fiorentina è una logica conseguenza ed arriva al 28'. Cross di Chiesa, Simeone prova a girare di testa con il pallone che arriva a Thereau tutto solo davanti a Bizzarri. Nessun problema a trasformare e classico gol dell'ex. Due minuti più tardi Simeone aggancia un lancio di Benassi e calcia da fuori colpendo in pieno il palo. Poi è Benassi a calciare dal limite, palla altissima. In pratica un assedio e la notizia migliore per l'Udinese è la fine del primo tempo.

ANCORA THEREAU — Del Neri rivoluziona la squadra. Fuori Lasagna e Widmer, dentro Ali Adnan e l'ex viola Matos. Jankto prova a dare la sveglia ai suoi tirando quasi da centrocampo, palla fuori. Decisamente più pericoloso il destro di De Paul, con Sportiello bravo a distendersi in corner. A passare però è ancora la Fiorentina. Veretout si mangia il campo e calcia forte, Bizzarri commette un errore non trattenendo e ancora Thereau deposita in rete a porta vuota. La Var annulla un gol di De Paul per fuorigioco in precedenza di Maxi Lopez, mentre al 67' Del Neri termina i cambi inserendo Perica per Fofana.

BRIVIDI — Al 71' l'Udinese accorcia con Samir, abile a sfruttare un'indecisione dei due centrali viola su un cross dalla sinistra. Pioli si copre: dentro Vitor Hugo, fuori un discreto Benassi. Fuori anche uno zoppicante Chiesa per Eysseric. Ed infine Sanchez per Thereau nel tentativo di mantenere un risultato importantissimo. L'Udinese spinge, la Fiorentina fisicamente crolla ma difende con i denti su tutti i palloni e porta a casa tre punti importantissimi che danno una spolverata alla propria classifica. Resta piuttosto brutta, invece, quella dell'Udinese.

Giovanni Sardelli

Fonte: Gazzetta dello Sport
15/10/2017 19:01
 
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Bologna-Spal 2-1: gol di Poli e Antenucci, autorete di Salamon

Terza vittoria consecutiva per i rossoblù che salgono a 14 punti e si avvicinano alla zona Europa.
La squadra di Semplici lotta ma il gol di Antenucci non basta



Cinquant'anni di attesa per rivedere al vecchio Dall'Ara il derby con la Spal in serie A. Spingono 25mila spettatori (di cui 5mila ferraresi) allo stadio bolognese a fare da cornice al successo della squadra rossoblù, il terzo di fila in campionato, che consolida la classifica degli uomini di Donadoni, oggi a ridosso dalla zona Europa League, e alimenta le loro ambizioni di ripetere le gesta di Sassuolo e Atalanta nelle ultime due stagioni. Il Bologna si impone rischiando la rimonta nel finale da parte della Spal, invero anche sfortunata nello sbattere contro una chiamata negativa di Var (braccio di Di Francesco su cross di Lazzari) e nell'episodio dell'autorete di Salamon che in avvio di secondo tempo orienta la partita a favore.

PALACIO DOC — L'attaccante argentino è nuovo leader del Bologna. Acclamato dai tifosi, cercato dai compagni, veste il ruolo di terminale e suggeritore. Suo l'assist che, dopo mezzora di studio, manda in gol Poli che deve solo appoggiare nella rete spalancata il ponte aereo dell'ex interista, bravo a prendere il tempo ai centrali spallini sulla pennellata di Di Francesco dalla tre quarti. Sempre Palacio, il più anziano giocatore in campo, strappa applausi e ovazioni quando s'inventa un coast to coast di 50 metri mettendo a sedere tutta la difesa avversaria, lo tradisce solo l'ultimo appoggio davanti a Gomis che riesce a sventare la minaccia con un'uscita coraggiosa sui piedi del 35enne centravanti quando ormai il raddoppio sembrava già scritto. La Spal peraltro non rimane a guardare. Cerca di alzare il baricentro ruotando attorno all'attivismo di Mora ma non riesce mai ad innescare le due punte. Sul finire di tempo, un'incursione sul fondo di Lazzari viene stoppata in angolo da Di Francesco che alza il braccio destro in maniera sospetta. Dopo 3' di suspence, l'arbitro Guida, richiamato al Var, indica il calcio d'angolo e non quello di rigore.

AUTOBEFFA — Al ritorno in campo la partita consuma gli ultimi decisivi episodi. Dapprima va in rete Paloschi in mischia ma la posizione dell'ex atalantino è irregolare. Da un fuorigioco al raddoppio dei padroni di casa passano pochi secondi: Donsah fa un break a centrocampo, s'invola verso Gomis, chiede ed ottiene triangolo fino a arrivare al tiro che Salamon in spaccata converte nel beffardo 2-0. Difficile dire se la conclusione del centrocampista ghanese sarebbe finita ugualmente in rete, di sicuro l'intervento scomposto del difensore polacco toglie ogni dubbio. Nel finale la Spal, con gli ingressi di Borriello e Rizzo, accentua il pressing trovando l'1-2 con un gran destro a giro di Antenucci dal limite. Ma nel recupero è il Bologna a sfiorare due volte il tris con Di Francesco che calcia alto da posizione favorevole e col solito Palacio che vede il suo destro al volo stamparsi sulla traversa prima del triplice fischio di Guida.

Andrea Tosi

Fonte: Gazzetta dello Sport
15/10/2017 19:04
 
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Cagliari-Genoa 2-3, Juric centra la prima vittoria

I liguri si impongono con le reti di Galabinov, Taarabt e Rigoni.
Non bastano a Rastelli i gol di Pavoletti e Joao Pedro: quarta sconfitta consecutiva



Risorge il Genoa, affonda il Cagliari. E tutti stretti attorno a Juric. I gol di Galabinov, Taarabt e Rigoni stendono i sardi alla quarta sconfitta di fila e allungano ombre minacciose sulla panchina di Rastelli. Rossoblù orgogliosi fino all’ultimo, ma fischiati comunque dai tifosi dopo la terza sconfitta interna in quattro gare, mentre il Grifone rialza la testa nel giorno più importante.

SUPER TAARABT — I rossoblù partono col piede sull’acceleratore e alla prima vera ripartenza passano in vantaggio all’8’: Taarabt sgomma a centrocampo e lancia in profondità Galabinov, il cui destro sul palo più lontano è preciso e non lascia scampo a Cragno. La posta in palio è alta e la partita è di rara intensità: i sardi rispondono subito con un destro al volo di Pisacane su angolo di Cigarini (sicuro in presa Perin). Com’era prevedibile, a maggior ragione sotto di un gol, i padroni di casa guadagnano metri di campo e costringono il Genoa ad arretrare il baricentro. Ci prova Barella con un tiro carico di veleno al 22’, ma il portiere rossoblù risponde presente. Gli ospiti, però, sono vivi e, replicando l’azione dell’1-0, sfiorano il raddoppio con la premiata ditta Taarabt-Galabinov al 31’, ma stavolta la conclusione del bulgaro è debole e Cragno può respingere. Il portiere si esibisce in un altro ottimo intervento 1’ dopo sul colpo di testa di Rosi in mischia. Ecco allora che Taarabt, in stato di grazia, decide di risolvere la faccenda da solo e, al 35’, si issa al di sopra di tutto in fondo ad una splendida azione corale: ricevuta palla da Galabinov, il marocchino scambia con Rigoni e infilza col destro Cragno, andando poi ad abbracciare in panchina il rinfrancato Juric.

FISCHI — Il Cagliari chiude così il primo tempo tra i fischi e si ripresenta in campo nella ripresa con più cattiveria. Rastelli lascia negli spogliatoi lo spento Van der Weil e trova subito il gol con Pavoletti al 3’ proprio su assist dell’appena entrato Faragò. Al 10’ Perin deve volare sul sinistro di Joao Pedro, mentre al 17’ Cragno – un minuto prima di uscire per infortunio - stoppa Galabinov (servito da Rigoni) con una difficile parata a terra. Il Genoa dà l’impressione di poter affondare il colpo da un momento all’altro: il tris è nell’aria e si materializza al 30’ con la testa vincente di Rigoni (gol meritato) su angolo di Veloso. I sardi accusano il colpo ma tornano in gara al 34’ su calcio di rigore, segnalato dalla Var in ragione di un mani in area di Veloso (rimpallo di Laxalt sul portoghese), ovviamente tra proteste rossoblù. Dal dischetto Joao Pedro non sbaglia e riapre la partita. Gli ultimi minuti sono incandescenti. E il Grifone sfiora il quarto gol con Omeonga dopo un prodigioso riflesso di Rafael su Galabinov. C’è ancora tempo per un’occasione capitata sui piedi di Farias - Perin alza ancora la saracinesca – e ancora per Omeonga, ma il risultato non cambia. Finisce con la festa rossoblù e con i padroni di casa che sotto la curva allungano mani da stringere: ne trovano davvero poche.

Alessio D'Urso

Fonte: Gazzetta dello Sport
15/10/2017 19:07
 
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Crotone-Torino 2-2: Iago Falque e De Silvestri rispondono a Rohden e Martella

La squadra di Mihajlovic frena contro i calabresi e acciuffa il pareggio in pieno recupero.
Ecco come è andata...


Quando il Crotone sognava ormai di compiere un bel balzo in classifica, al terzo minuto di recupero Lollo De Silvestri ci mette il testone e regala un pareggio pesante al Torino. Per due volte in svantaggio, i granata hanno rincorso i rossoblù di Davide Nicola, conquistando un punto che non ha, però, il potere di cancellare i difetti evidenziati per lunghi tratti dalla brigata di Sinisa Mihajlovic, imballata e sin troppo compassata nella costruzione del gioco. Avanti con Rohden nel primo tempo, i calabresi – al terzo risultato utile consecutivo – sono raggiunti in avvio di ripresa da Iago Falque, che da fuori area sorprende Cordaz (comunque, decisivo con almeno tre interventi). Poi la "puntata" di Martella, che riporta in vantaggio il Crotone, e appunto, quasi ai titoli di coda, il colpaccio realizzato da De Silvestri. Il 2-2 suona come una beffa per Cordaz e compagni, mentre per il Torino vale come una liberazione dopo l’incubo di incassare un k.o.


LE SCELTE — Nel 4-4-2 Nicola recupera Mandragora (tornato anzitempo, per un infortunio, dall’impegno con la nazionale Under 21) e in attacco punta sulla coppia Simy-Trotta, facendo inizialmente accomodare Budimir in panchina. Costretto a fare i conti con numerose assenze, Mihajlovic non abbandona il modulo-base 4-2-3-1. Rilancia Moretti nel cuore della difesa al posto di Lyanco, a centrocampo ripropone il tandem Rincon-Baselli (quest’ultimo al rientro dopo la squalifica) e sul fronte offensivo davanti al solito tridente affida il ruolo di terminale offensivo a Sadiq, all’esordio con la maglia granata.

TORO MOLLE — Il Torino cerca subito di sfruttare la velocità di Niang e Iago Falque (il più ispirato nella sua squadra), ma le loro incursioni producono effetti blandi, anche perché al centro Sadiq s’infrange sempre sugli "scogli" Ajeti e Ceccherini. Mihajlovic tenta di trovare soluzioni nuove, invertendo gli esterni offensivi, però senza ottenere gli effetti sperati. Il Crotone argina senza particolari affanni le iniziative avversarie e al 25’, al primo tiro in assoluto nello specchio della porta della gara, si porta in vantaggio. Trotta serve Rohden, che, appena dentro l’area di rigore, è bravo e preciso con un destro a giro a beffare De Silvestri e Iago Falque, piazzati davanti a lui, e a sorprendere il portiere Sirigu nell’angolino più lontano. Per lo svedese è la seconda rete in questo campionato. Mihajlovic dà la carica, dalla panchina si agita spesso per trasmettere indicazioni a Moretti e compagni, sempre lenti nel giro palla e prevedibili nelle accelerazioni nella metà campo avversaria. E’ soprattutto Ljajic ad arrivare alla conclusione e per due volte sfiora il palo alla destra del portiere Cordaz, decisivo con respinte su tiri di Rincon (35’) e Niang (44’). Nei minuti finali del primo tempo i tifosi della curva Sud prendono di mira il tecnico del Torino, con cori offensivi "zingaro, zingaro", per i quali lo stesso Mihajlovic richiama l’attenzione del "quarto uomo".

CHE GIRANDOLA! — Nella ripresa il Torino ha subito un altro passo e va all’assalto della porta di Cordaz, che rischia su conclusioni di Iago Falque, De Silvestri e Moretti e poi salva con un tuffo alla sua destra per ricacciare una punizione velenosa di Ljajic. I granata sembrano padroni del campo e al 9’ agguantano il pareggio, con una botta da 20 metri di Iago Falque, che trova impreparato il portiere Cordaz. I granata potrebbero raddoppiare al 13’, però Niang, pescato da un lancio millimetrico di Ljajic su calcio piazzato, tira debolmente su Cordaz. Gol mancato, gol incassato: così al 19’ il Torino va di nuovo sotto, per la prima rete in Serie A di Martella (servito da Simy dopo un duello con Moretti), che infila Sirigu con un colpo di "punta" di sinistro. Comincia un’altra rincorsa disperata della formazione di Mihajlovic, a caccia del pareggio. Iago Falque e N’Koulou non chiudono bene di testa, nell’area piccola, poi un tiro di Niang è neutralizzato da Cordaz, che crolla al 48’. All’ultimo respiro, da calcio d’angolo, Ljajic pennella per l’incornata di De Silvestri, che anticipa tutti e firma il 2-2.

Giuseppe Calvi

Fonte: Gazzetta dello Sport
15/10/2017 19:09
 
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Sampdoria-Atalanta 3-1: Zapata, Caprari e Linetty ribaltano Cristante

Primo tempo dominato dalla Dea, che nella ripresa esce dal campo.
Capolavoro di Giampaolo: i suoi cambi all'intervallo cambiano il volto del match


Due grandi tecnici lasciano il loro segno su una partita palpitante e imprevedibile, con l’Atalanta di Gasperini dominatrice per un tempo e la Samp, riplasmata da Giampaolo nell’intervallo, capace di ribaltare la sfida con coraggio ed efficacia. Ne esce una vittoria blucerchiata, un 3-1 firmato dai gol di Zapata, Caprari e Linetty che ribaltano l'iniziale vantaggio nerazzurro firmato da Cristante.

PRIMO TEMPO — Gasperini lascia in panchina Gomez e sistema Cristante dietro le punte, azzeccando in pieno la mossa. Il fantasista improvvisato causa una sorta di cortocircuito nella difesa della Samp: quando si inserisce, mentre Ilicic e Petagna si allargano, infatti, Torreira non lo segue e i centrali non trovano mai il tempo giusto per prenderlo. Dopo l’illusorio avvio, con l'errore di Berisha, che perde palla sull’attacco di Quagliarella, ma rimedia ribattendone il tiro, la sfida si mette in discesa per i bergamaschi: Puggioni para le conclusioni di Ilicic e Freuler, poi vede sfilare vicino al palo destro quella di Cristante, quindi, al 21’, cade nell’errore, uscendo a vuoto sul cross di Spinazzola e aprendo così la strada alla conclusione semplice, di testa, dell’incursore Cristante. La reazione blucerchiata è stentata, con il solo Zapata capace di rendersi pericoloso su assist di Praet, il tiro del colombiano, però, trova Berisha pronto alla respinta.

SECONDO TEMPO — Bravo Gasperini, bravissimo Giampaolo, che nel secondo tempo inserisce Caprari e Linetty, rapidità e forza, per Ramirez e Verre, capovolgendo le sorti del match. Gasperini, nel frattempo, si è fatto più cauto, arretrando un po’ Cristante e spostando Ilicic a “marcare” Torreira. Il resto lo hanno fatto Quagliarella e Zapata, assist del primo e gol di testa del secondo all’11’ per il pari, ancora intuizione del colombiano a liberare Strinic e cross vincente per Caprari al 14’. Il colpo finale arriva da Linetty, su invenzione assist di Praet, e incursione perfetta di Linetty al 24’. All’Atalanta non basta l’ingresso di Gomez, che fallisce una buona occasione e Cornelius, stoppato due volte da Puggioni nei minuti finali.

Alessio Da Ronch

Fonte: Gazzetta dello Sport
15/10/2017 19:13
 
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Sassuolo-Chievo 0-0, poche emozioni al Mapei Stadium

Finisce senza gol la sfida di Reggio Emilia:
i veneti proseguono la serie senza sconfitte, i neroverdi sprofondano in classifica



Un pareggino insipido che accontenta il Chievo, al quinto risultato utile di fila e dice poco, o niente, al Sassuolo. Che dimentica sì il terribile 6-1 con la Lazio incassato prima della pausa, ma non fa progressi come gioco e personalità. Zero gol, qualche emozione soprattutto nel secondo tempo e ritmi lenti. Quasi da partita di fine stagione.

FIAMMATE — Eppure il Sassuolo ha una fiammata iniziale che promette qualcosa di interessante: Missiroli di testa al 1’, tre minuti dopo doppio Berardi con faticosa respinta di Sorrentino. Bene, avrà pensato qualcuno in tribuna al Mapei Stadium, sarà una partita frizzante. Come non detto: la squadra di Bucchi, con poche idee e poco ritmo, si adagia subito e al Chievo, più organizzato e con meno problemi di classifica, non sembra vero. Capisce come non corre rischi e si adegua: possesso palla lungo e ragionato, facendo attenzione alle iniziative di Missiroli e Berardi che vanno a sprazzi. Il Sassuolo spinge solo dalla loro parte, mentre Duncan, a sinistra, non riesce ad alternarsi a uno spento Politano. E così il primo tempo si trascina senza particolari lampi, fino al minuto 43 quando Duncan trova Berardi smarcato in area, tiro, pronta respinta di Sorrentino col piede destro. Stop. Questi 45 minuti saranno ricordati soprattutto perché la Var nel primo quarto d’ora è rimasta inutilizzata per problemi tecnici.

SI VEDE CONSIGLI — Nella ripresa Bucchi toglie Matri, spaesato, e prova con Falcinelli mentre si assiste al risveglio di Politano e alla scomparsa di Missiroli, il migliore del primo tempo. Cannaavro va in gol al 9’ su piattone di Duncan, ma l’arbtro annulla giustamente per fuorigioco. Ci prova anche Acerbi alla mezz’ora: alto. Due minuti dopo, l’occasione migliore del Chievo: pallonetto di Castro e gran volo di Consigli. Poi si vede il Chievo: Stepinski, decisivo nel recupero a Cagliari, sbaglia da ottima posizione, mentre al 37’ Falcinelli inciampa sul pallone e protesta per un fallo di Gamberini che non c’è. Manganiello non ha bisogno di rivolgersi alla Var e lascia andare.

FASCIA PATRIOTTICA — Dario Dainelli, capitano del Chievo, ha indossato la fascia con le note dell’inno di Mameli: un’iniziativa del comitato "Campione del primo tricolore" per ricordare i 170 anni dell’inno. La novità gli ha portato fortuna.

Guglielmo Longhi

Fonte: Gazzetta dello Sport
15/10/2017 19:56
 
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Gasperson cosa mi combini?
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Inter-Milan 3-2: Icardi tripletta da re, decide su rigore al 90'

L'argentino risolve con un rigore nel finale, dopo che
Suso e un autogol di Handanovic avevano riportato a galla i rossoneri


Un anno dopo, il derby di Milano ha un padrone. Fra due vizi recenti della stracittadina, il 2-2 e il gol all’ultimo minuto, prevale il secondo. Prevale l’Inter, prevale Icardi, prevale Spalletti che saltella al terzo gol e spedisce il rivale Montella a -10. Il Milan rimonta due volte, mostra un secondo tempo che ribalta la triste faccia del primo, ma si ritrova con gli stessi punti del Chievo. La Curva Sud parlava di stelle da raggiungere attraverso le difficoltà, nella sua coreografia in latino: ma qui il cielo sembra lontanissimo. Le difficoltà no, in effetti ci sono tutte. L’Inter resta invece vicina al Napoli: nel prossimo turno può sfidare per il primo posto la squadra che fa innamorare l’Europa.

INTER VELOCE — Non male per un collettivo che aveva fatto parlare di sé per la solidità poco accompagnata dal gioco. Stasera, nel clima arrembante e coinvolgente del derby, mostra molta più mobilità in mezzo rispetto al passato. Mostra giocate e velocità. Al contrario, pecca un po’ dietro. Ma non importa, perché ci pensa Icardi. E con lui Rodriguez, che al 90’ dopo aver salvato su Eder trattiene vistosamente D’Ambrosio sul corner. Rigore senza nemmeno bisogno della Var. E Icardi porta a casa il pallone.

LA NOTTE DI MAURO — L’Inter era arrivata ai primi due gol di pura verticalità. Dopo 28’ Candreva se ne va sulla fascia: il cross stavolta è perfetto, taglia fuori Bonucci e permette a Icardi di anticipare Musacchio. Fra i due milanisti esulta Maurito, che con un tocco sporco infila sul secondo palo trovando quel gol su azione che mancava dal 26 agosto. Non dovrà aspettare quasi tre mesi per il successivo… Basta il 18’ della ripresa, quando strappa una palla a Biglia a centrocampo, la apre per Perisic e, una volta fatte perdere le sue tracce a Bonucci, inventa un colpo al volo per il 2-1. È il suo derby, firmato dal dischetto superando i fantasmi di Donnarumma.

MILAN, 2 FACCE — A quel punto il Milan pensava di averla ripresa, dopo un primo tempo brutto e una ripresa sorprendente (per capacità di mutare pelle). Il 3-5-2 iniziale di Montella ha più di un problema. I più visibili sono: Suso fatica a trovare la posizione ed accendersi; Rodriguez è spesso molto avanzato, lasciando prato da correre a Candreva; Kessie non domina fisicamente (primo strappo dei suoi al 44’, sostituzione nell’intervallo). L’ingresso di Cutrone e l’arretramento di Suso da rifinitore nel 3-4-1-2 per un quarto d’ora sembra risolverli tutti, anche quello della fascia: la palla ce l’ha sempre il Milan. Le occasioni “fioccano come nespole”, dopo tre paratone di Handanovic Suso sfrutta “l’apertura delle acque” di fronte a lui (Perisic lo molla di colpo) per piazzare un sinistro a giro sul secondo palo del temporaneo 1-1. L’equilibrio, in realtà, è lontano dall’essere trovato, però si sopperisce col sacrificio: tipo quello di Borini, che si fa la fascia instancabilmente. Sul suo cross a tagliare fuori al difesa Bonaventura trova la deviazione. Handanovic azzecca la super-parata, poi se la porta dentro. Sembra il terzo 2-2, non lo sarà. Montella che l’aveva ripresa forse vuole strafare, con Locatelli per Romagnoli e il terzo modulo. Il processo al tecnico inevitabilmente si aprirà: i punti sono pochi, le stelle son lontane.

Valerio Clari

Fonte: Gazzetta dello Sport
17/10/2017 00:02
 
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Verona-Benevento 1-0: decide Romulo, campani ancora a 0 punti

L'ex Juve firma la prima vittoria per la squadra di Pecchia,
campani penalizzati dall'espulsione di Antei al 38'



Risolve Romulo, unico vero lampo al Bentegodi di una battaglia aspra come si conviene ad una contesa che mette di fronte l’ultima e la penultima. Vince il Verona, con l’uomo in più per oltre un tempo per l’espulsione di Antei. Capace di produrre di più del Benevento, troppo timido anche in parità numerica.

LA PARTITA — Prima della gara si fermano Belec ed Heurtaux. Il Benevento manda in porta Brignoli, Pecchia toglie dalla riserve Souprayen e lo sistema al centro della difesa con Caracciolo. Baroni in mediana aggiunge anche la sostanza di Chibsah, nel Verona gioca Valoti per irrobustire la zona mancina con Fares e Bessa. Le due squadre allungano volentieri il campo, terreno preferito di uno come Cerci che al 10’ firma il primo acuto della contesa con controllo, progressione e sinistro (alto) in un batter d’occhio. La partita è piuttosto arida, animata soprattutto da Valoti. Suo al 23’ il destro dal limite rimpallato dal muro del Benevento, suo al 32’ l’errore da due passi dopo il cross di Fares e il tentativo mancino al volo di Cerci che si trasforma in un assist al bacio per il compagno a due passi da Brignoli. Occasionissima gettata al vento. Il Benevento ha spazio soprattutto a sinistra, ma Parigini lo sfrutta spesso male. Il protagonista assoluto resta Valoti, al 37’ lesto ad andare su una palla vagante su cui Antei corre troppo morbido e quindi in ritardo. Il fallo è brutto, Di Bello lo giudica da rosso. Il Benevento è in dieci. Sulla punizione successiva Pazzini timbra la traversa con un piatto a colpo sicuro, poi Bessa conclude alto. Pecchia manda a scaldare Kean, il solito Valoti (41’) manca il tap in anche piuttosto comodo dopo l’ennesima traiettoria velenosa indirizzata nell’area del Benevento dal sinistro di Cerci. Il tempo finisce, dopo l’intervallo Baroni ricompone la difesa a quattro con Gyamfi al posto di Parigini e si mette comodo nella propria metà campo. Pecchia (9’) forza la partita, con Kean al posto di Valoti ad affiancare Pazzini. Romulo si alza a sinistra, Cerci a destra chiude l’audace 4-2-4 dell’Hellas. Brignoli (23’) respinge la conclusione proprio di Romulo, poi Pecchia si gioca anche la carta Verde togliendo Cerci. E proprio Verde (29’) lavora al meglio un pallone sulla sinistra e pesca Romulo dall’altra parte, bravo a stringere e ad incrociare la palla là dove Brignoli non può arrivare. Bel gol, ma tutta da rivedere la linea di Baroni. L’Hellas trema (34’) quando Fares recupera Iemmello pronto a battere a rete a tu per tu con Nicolas. Entra anche Ciciretti, al 47’ Armenteros calcia alto in rovesciata, vani anche gli ultimi assalti del Benevento nei cinque di recupero. Finisce 1-0, esultano i 16.282 del Bentegodi. Il Verona respira.

Alessandro De Pietro

Fonte: Gazzetta dello Sport
17/10/2017 00:13
 
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SERIE A 2017/2018 8ª Giornata (8ª di Andata)

14/10/2017
Juventus - Lazio 1-2
Roma - Napoli 0-1
15/10/2017
Fiorentina - Udinese 2-1
Bologna - Spal 2-1
Cagliari - Genoa 2-3
Crotone - Torino 2-2
Sampdoria - Atalanta 3-1
Sassuolo - Chievo 0-0
Inter - Milan 3-2
16/10/2017
Hellas Verona - Benevento 1-0

Classifica
1) Napoli punti 24;
2) Inter punti 22;
3) Juventus e Lazio punti 19;
5) Roma(*) punti 15;
6) Sampdoria(*) e Bologna punti 14;
8) Torino punti 13;
9) Chievo e Milan punti 12;
11) Fiorentina punti 10;
12) Atalanta punti 9;
13) Udinese, Cagliari, Crotone e Hellas Verona punti 6;
17) Genoa, Spal e Sassuolo punti 5;
20) Benevento punti 0.

(*) Sampdoria e Roma una partita in meno.


(gazzetta.it)
22/10/2017 00:17
 
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Sampdoria-Crotone 5-0. Giampaolo fa 4 su 4 in casa

I blucerchiati eguagliano il record di vittorie
consecutive in casa dell'anno dello scudetto e volano a quota 17.
E martedì c'è l'Inter in trasferta



La Sampdoria spazza via il Crotone con facilità, sfruttando alla perfezione la sfida casalinga. A Marassi i blucerchiati hanno vinto in questo avvio di campionato 4 volte su 4, come nell’anno dello scudetto. Giampaolo cambia la sua Samp e azzecca tutte le mosse.

LA PARTITA — Bastano pochi minuti per indirizzare la sfida: al 3’ Ferrari sovrasta Barberis, su punizione di Torreira, e, di testa, batte Cordaz. Altri otto minuti e il Crotone è al tappeto: azione personale di Zapata a sinistra, Ajeti lo abbatte in area e provoca rigore. Quagliarella dal dischetto firma la sua quinta rete stagionale. Nicola, che nel riscaldamento ha perso Rohden, sostituito da Barberis, può far poco per cambiare il match, passa al 4-4-2, ma incassa subito il colpo del k.o.: ancora Zapata, stavolta dal lato destro dell’area, cross teso e Caprari, pronto sul secondo palo, sigla il 3 a 0. L’unico squillo degli ospiti arriva nel recupero, quando il colpo di testa di Budimir viene respinto dalla traversa.

LA RIPRESA — Gestire il secondo tempo per la Samp è semplicissimo. Con calma la formazione blucerchiata costruisce altri due gol: Caprari, al 26’ innesca Praet sulla destra, assist perfetto del belga per Linetty ed è 4 a 0. Il quinto gol arriva al 31’ grazie a un errore di Cordaz che sbaglia un rinvio e serve Kownacki: il polacco non ha difficoltà a controllare e timbrare la sua prima rete in Serie A.

Alessio Da Ronch

Fonte: Gazzetta dello Sport
22/10/2017 00:20
 
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Napoli-Inter 0-0: nerazzurri alla pari, decisivi Handanovic e Reina

Tre occasioni clamorose per Sarri (Mertens, Insigne, e... Miranda), due per Spalletti (Borja e Vecino).
I nerazzurri escono più forti dallo scontro con la capolista


Finisce con il pareggio auspicato da Allegri la super sfida tra Napoli e Inter, che restano le uniche due squadre imbattute del campionato. Uno 0-0 comunque vibrante in cui i nerazzurri si sono confermati un blocco granitico e hanno cercato di ribattere colpo su colpo contro una capolista che non a caso prima di questa sera aveva sempre segnato e vinto. Insigne stringe i denti e Sarri può schierare il Napoli migliore, con i rientri di Jorginho e Allan rispetto a Manchester. Spalletti invece recupera Joao Mario solo per la panchina e conferma l'undici che ha iniziato il derby, con Borja Valero alto e la coppia Vecino-Gagliardini davanti alla difesa, dove Nagatomo ancora una volta viene preferito a Dalbert.

SINFONIA E GRAN RESISTENZA — Alla faccia delle fatiche di coppa, il primo tempo è una cadenzata danza azzurra cui però l'Inter si oppone con orgoglio e provando a riproporsi appena può. Con una difesa che passerà spesso a tre con gli scivolamenti di Nagatomo (concentratissimo su Callejon) a fare numero a centrocampo. I padroni di casa sono una sinfonia di sovrapposizioni e cambi di ritmo, ma impressionano soprattutto per come sanno portare un pressing altissimo che costringe l'Inter a non distrarsi un attimo. Hamsik al 6' ci prova da fuori, Perisic al 9' ha uno dei pochi acuti - storicamente al croato i primi tempi non piacciono - ma Koulibaly anticipa Icardi. Azione nata da un'imbucata di Vecino per Borja con cui viene aggirata l'aggressione napoletana. Che però riprende col solito flipper che al 20' manda in buca di destra Hysaj, tocco dietro per Callejon su cui è attento Handanovic, miracoloso poi sul tap-in di Mertens. Candreva mette qualche buon cross, ma la 26' Perisic gira alto di testa. Nove minuti dopo invece Insigne trova la porta su pennellata di Hamsik, ma non da forza alla conclusione. L'Inter balla ma non sballa, anche nella propria area evita di spazzarla cercando di giocare sempre il pallone pure a costo di rischiare parecchio sugli agguati di Mertens e soci. E nel finale di frazione addirittura i nerazzurri tirano in porta due volte. Prima al 40' con un diagonale di Icardi però troppo stretto, poi con un destro di Borja - fin lì in affanno come trequartista - su appoggio di Perisic. E qui è bravo Reina ad alzare sopra la traversa.

SENZA VINTI — Nessun cambio nell'intervallo, ma la banda Spalletti va subito vicinissima al vantaggio con Vecino che al 2' piazza un coast to coast come nel finale del derby, riceve il pallone di ritorno da Icardi, salta Reina sull'uscita e troverebbe anche la porta dal fondo. Albiol però salva sulla linea. Si apre qualche spazio, Mertens al 9' salta Skriniar e s'invola, decisivo il recupero di D'Ambrosio. Spalletti comunque l'ha preparata bene, perché gli avversari raramente riescono a superare la cerniera Vecino-Gagliardini. E quando succede i difensori non fanno passare gli spifferi, complice anche la serata non ispiratissima del tridente sarriano. Il punto debole dei nerazzurri semmai è davanti, dove Borja fatica sia ad assaltare schermando le linee di passaggio sia a proporsi tra le linee per dare un senso alla serata di solitudine di Icardi. Anche perché Candreva (commovente per il lavoro a elastico) e Perisic sono attenti a tenere Hysaj e Ghoulam e spingono poco. Al 26' infatti Spalletti si gioca la carta Joao Mario per lo spagnolo, con Sarri che risponde togliendo prima Hamsik per Zielinski e poi Allan per Rog. Proprio Joao Mario manda vicino al palo un destro da fuori, in risposta ad Insigne che aveva appena trovato la prima delle sue classiche conclusioni a giro. Ma anche l'ultima, visto che al 35' Sarri lo toglie per Ounas. Spalletti risponde con Cancelo per Candreva ed Eder per Icardi, anche perché vede i suoi soffrire sull'ultimo sforzo avversario (Zielinski ci prova da fuori) e faticare a ripartire. E nel finale serve super Handanovic per strozzare in gola al Napoli l'urlo del gol, con Miranda che per anticipare Mertens costringe lo sloveno alla super parata.

Luca Taidelli

Fonte: Gazzetta dello Sport
22/10/2017 18:50
 
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Serie A, Chievo-Verona 3-2.
Pellissier fa esultare Maran

Doppietta di Inglese, gol di Verde e Pazzini su rigore su rigore.
Ma alla fine la zampata del valdostano spedisce i clivensi a quota 15



Il derby di Verona numero nove, in Serie A, è combattuto, spettacolare e polemico. Con il 3-2 in rimonta, il Chievo supera l’Hellas anche nel totale dei successi in massima serie: 4-3, con due pareggi. Il Chievo, che ora ha 9 punti in più dei rivali cittadini, sfrutta la maggior esperienza nella categoria e la giornata felice di due attaccanti: Inglese realizza una doppietta; Sergio Pellissier, 38 anni, entra e infila il 3-2. Il gol non ha età.

BOTTA E RISPOSTA — L’Hellas si illude ma poi viene castigato. È Verde a portare in vantaggio i suoi dopo soli sei minuti. Caceres crossa forte da destra, Sorrentino respinge e l’esterno solo in mezzo all’area infila di sinistro. Il Chievo si riprende grazie a Inglese e Bruno Zuculini. Il centravanti segna due volta, di testa e su rigore; l’argentino dell’Hellas regala sia la punizione dell’1-1, tirata alla perfezione da Birsa, sia il penalty del sorpasso, con un fallo inutile su Hetemaj. Al 40' poi Zuculini viene anche espulso per doppio giallo dopo un’entrata su Birsa: il mediano in scivolata prende la palla, poi travolge lo sloveno, l’arbitro Abisso mostra il cartellino facendo infuriare l’Hellas.

PARI IN DIECI — Nella ripresa proprio il Verona usa la rabbia per arrivare al pareggio. Pure in dieci, con Buchel che sostituisce Cerci, la banda di Pecchia va in attacco e trova il 2-2 su rigore. Mani in area di Gamberini su testa di Caceres, Abisso non fischia ma poi consulta il Var e assegna il penalty. Anche sull’1-1 (convalidato) e sul possibile 4-2 (annullato a Stepinski per fuorigioco) il direttore di gara si serve della tecnologia. Il Chievo a questo punto va all’assalto e un cambio di Maran risulta decisivo. Fuori Pucciarelli, dentro Pellissier che con una deviazione sporca ma efficace su cross di Cacciatore infila il 3-2 al 73'. È la sentenza di una partita sempre viva.

Pierfrancesco Archetti

Fonte: Gazzetta dello Sport
22/10/2017 21:53
 
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A metà della partita è venuto giù un acquazzone da paura. [SM=g27827]
23/10/2017 00:21
 
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Serie A, Atalanta-Bologna 1-0: Cornelius castiga Donadoni

L'attaccante danese, entrato in corso in sostituzione di Cristante,
regala tre punti preziosi a Gasperini che sale a quota 12



Un gol di Cornelius e tanta voglia di vincere: così l’Atalanta batte il Bologna dimostrandosi più forte della stanchezza di coppa. Tre giorni dopo l’impegno in Europa League i nerazzurri crescono nella ripresa meritando una vittoria tutt’altro che semplice contro la squadra di Donadoni. Il Bologna è stato troppo remissivo e ha concluso la gara senza mai tirare nello specchio della porta nerazzurra.

PRIMO TEMPO — L’Atalanta prende subito in mano la partita, ma la circolazione è più lenta del solito. L’assenza di Gomez si fa sentire e non basta la buona condizione di Ilicic per illuminare il gioco con continuità. Donadoni tiene le sue ali molto basse per evitare le classiche penetrazioni esterne dei nerazzurri: il piano riesce, ma inevitabilmente le ripartenza rossoblù risentono dell’atteggiamento un po’ troppo passivo della squadra. Fino al recupero del primo tempo c’è una sola grande occasione: Cristante serve Petagna che tira in curva da ottima posizione. Durante il recupero, invece, le squadre diventano improvvisamente pericolose: Castagne si infila oltre Masina e crossa rasoterra, ma Helander è splendido nell’anticipo su Petagna. Il rinvio del difensore viene gestito benissimo da Pulgar che con una precisa verticalizzazione rasoterra mette Verdi davanti a Berisha. L’esterno di Donadoni, invece di tirare, sceglie un improbabile passaggio a Palacio che era distante e comunque coperto dai difensori avversari.

SECONDO TEMPO — In avvio di ripresa Gasperini affianca Cornelius a Petagna per aumentare la forza fisica nell’area avversaria. Donadoni risponde passando al 3-5-2, ma l’Atalanta cresce minuto dopo minuto e il Bologna comincia a cedere campo. Gasperini inserisce Kurtic al posto di Petagna e al 26’ trova il gol della vittoria: Freuler manda Cornelius a pochi metri da Mirante, tiro forte e preciso, il portiere non può intervenire. Cornelius è scatenato, sfiora il raddoppio, fa espellere Gonzalez, innesca Caldara che costringe Mirante a un grande intervento. La reazione del Bologna, costretto a sostituire l’acciaccato Palacio con destro, è tutta in un tiro da fuori di Verdi che va vicino al palo di Mirante. Troppo poco.

Bergamo G.B. Olivero

Fonte: Gazzetta dello Sport
23/10/2017 00:24
 
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Benevento-Fiorentina 0-3: gol di Benassi, Babacar e Thereau

Sblocca Benassi nel primo tempo, poi Cataldi prende un palo.
Nella ripresa entra Babacar che raddoppia e poi conquista un rigore trasformato da Thereau



Tocca alla Fiorentina condannare il Benevento a uno storico record negativo del nostro campionato: nove giornate dall'inizio-nona sconfitta. E stavolta il crollo dei ragazzi di Baroni non ha alibi. Errori, disattenzioni, atteggiamenti sbagliati nei momenti topici rendono indifendibili i padroni di casa. Che sommando delusioni a batoste hanno logicamente perso fiducia nei loro mezzi: contrariamente a precedenti occasioni, la mazzata oggi è sacrosanta. Benevento senza impegnare Sportiello, la Fiorentina ha vinto in carrozza.

E UNO — La Viola passa in vantaggio alla prima azione vera, peraltro assai bella grazie all'intuizione di Giovanni Simeone che attira su di sé i due centrali giallorossi e serve con pregevole tocco "no look" lo smarcato Benassi che si aggirava alle sue spalle e che può quindi infilarsi in uno spazio vuoto considerato che Letizia è in ritardo nella chiusura. Il diagonale del centrocampista non lascia scampo al portiere locale che pure riesce a toccare la palla. Una semplice carezza, la sfera rotola in rete dolcemente accarezzando il palo.

QUEL PALO — A proposito di legni da segnalare che un minuto prima del gol, da angolo, era stato Biraghi a colpire il palo in questione con un maligno sinistro a giro che ha attraversato l'area piccola per finire la sua corsa quasi in rete. Un palo lo ha colpito anche Cataldi al 36' arrivando in corsa a calciare dai ventidue metri un corto rinvio su incursione di Letizia. Il destro a giro del centrocampista giallorosso meritava miglior sorte. E rappresenta il definitivo punto di svolta di un confronto che in avvio di ripresa fa registrare il secondo episodio pro-viola.

BABACAR — Causa dolore muscolare accusato sul finire del tempo, Simeone nell'intervallo lascia il suo posto di centravanti a Babacar che si presenta nel migliore dei modi. E' lui infatti a deviare i rete da pochi passi una preziosa assistenza aerea di Veretout. Nell'occasione l'assenza agonistica dei due difensori centrali beneventani è clamorosa, Babacar colpisce in area piccola senza contrasto alcuno.

BABACAR/DUE — Il neo entrato viene poi lanciato nello spazio vuoto da Chiesa (20') e nel tentativo di saltare il portiere Brignoli va a terra, toccato dall'estremo difensore che però prende pure il pallone. Proteste, discussioni, arbitro irremovibile: mentre in occasione del 2-0 aveva consultato il Var stavolta il controllo dei suoi collaboratori è silente. Fatto sta che Thereau, dopo piccolo litigio con Babacar, si prende l'incarico di trasformare e spedisce un siluro sotto la traversa che affonda Baroni. Con la curva in subbuglio, adesso è proprio dura ripartire.

Nicola Cecere

Fonte: Gazzetta dello Sport
23/10/2017 00:27
 
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Milan-Genoa 0-0: Bonucci espulso con la Var, Montella resta in bilico

Quarta partita di fila senza successi in A per i rossoneri:
il capitano fuori dopo 25' per una gomitata a Rosi, il tecnico è sempre più a rischio


Quando Lapadula è andato in contropiede a 8 minuti dalla fine, uno contro zero, San Siro ha visto un fantasma col 10: l’ex non rimpianto che segna l’1-0 nell’ennesima giornata maledetta della stagione. “Lapa” è stato troppo lento, Zapata lo ha rimontato come sa e questo strano Milan-Genoa è finito 0-0. Montella è tornato a -12 dal Napoli e forse uscendo ha ripensato, più che al suo futuro, all’espulsione di Bonucci. L’episodio centrale in fondo è stato quello, al di là di un rigore che il Milan reclama per un fallo di Rigoni su Bonaventura. Minuto 22 del primo tempo, c’è una punizione laterale da sinistra per il Milan. Calhanoglu batte a giro, Bonucci e Rosi sono vicini a centro area. Il gomito di Rosi parte alto ma non colpisce l’avversario, Bonucci invece per liberarsi sbraccia e colpisce proprio con il gomito il numero 20 del Genoa. Giacomelli va a vedere il replay e con la Var espelle il capitano del Milan. Leo è uscito dal campo mentre la curva Sud cantava “Leonardo Bonucci”. Non veniva espulso in campionato da marzo 2012, Bologna-Juventus 1-1.

BILANCIO — Indicazioni dal pomeriggio. Il Milan è rimasto in 10 per circa 70 minuti e ha giocato una partita di cuore, da squadra tutto tranne che slegata, esito non scontato dopo una settimana così difficile. Certo, non ha mai costretto Perin a parate più che normali e si è confermato lontano dalla svolta contro un Genoa mediocre. Alla fine ha preso qualche fischio, forse un po' ingeneroso dopo 90 minuti di tifo caldo. Le occasioni migliori sono capitate nell’ultimo quarto d’ora a Kalinic e Borini, gentilmente confezionate da Suso. Kalinic non ha controllato un assist col giro a centro area, Borini ha calciato da pochi metri trovando un difensore invece della porta. Conferme: Suso, riportato a destra, si è confermato l’unico giocatore capace di far succedere qualcosa con una certa continuità. Amarcord: la difesa a quattro, messa in cantina dopo la sconfitta con la Lazio, è tornata con buoni risultati. Problemi: Kessie, al di là di qualche strappo, ha perso la capacità di essere decisivo vista a Bergamo, Biglia è stato sotto la sufficienza e Bonucci ha confermato di vivere settimane non serene. Tra i migliori, invece, Suso e Borini, ormai a suo agio nel ruolo di esterno con compiti difensivi.

GENOA DELUDENTE — La tattica in partite così passa in secondo piano. Il Milan ha cominciato bene: 3-4-2-1 con Suso e Calhanoglu a qualche metro da Kalinic. Tutti gli uomini di qualità in campo, come contro l’Aek Atene, e centrocampo a quattro con Bonaventura esterno. Le risposte, nei primi 20 minuti, sono state buone. Il Milan non è stato stellare ma ha messo in fila un tiro di Biglia, una percussione di Kessie chiusa da un tiro di Borini e un contropiede Kalinic-Calhanoglu. Per il Genoa, un contropiede di Galabinov con brivido. L’espulsione di Bonucci ovviamente ha cambiato tutto. Montella ha mandato in campo Romagnoli per Calhanoglu ed è passato a un 4-2-3 con Borini terzino destro. Il Genoa si è accontentato di salire di qualche metro e ha dato il meglio nel finale di primo tempo. Minuto 42: cross di Rosi nell’area piccola, Galabinov non arriva per poco. Minuto 46: cross di Taarabt, classico inserimento di Luca Rigoni e colpo di testa parato da Donnarumma. Juric da lì in poi ha deluso. Il Genoa nel secondo tempo non ha fatto valere la superiorità, è andato vicino al gol con Bertolacci ma ha dovuto ringraziare Izzo per una diagonale salva-risultato su Kalinic. Niente, 0-0 doveva essere e 0-0 è stato. Il Milan aveva segnato al Genoa in 35 partite di A su 36: prima o poi doveva smettere. I rossoblù invece restano in coda: peggior partenza in A nell'era dei tre punti.

Luca Bianchin

Fonte: Gazzetta dello Sport
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