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Harry non ha paura - Clare Sambrook

Ultimo Aggiornamento: 03/11/2005 13:59
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30/10/2005 01:41
 
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“Cercai invece di pensare ad altro, a qualunque cosa d’altro. Al nonno, che marciava in battaglia al ritmo dei tamburi. A ma’ e pa’, e alle liti che non finivano mai. Alle lacrime di rabbia di zia Joan. Alla bottiglia spaccata. A quel che bisognava fare. Era tardi. Ero disperato. Non riuscivo più a riordinare le idee.”

Un primo romanzo che osa scegliere una modalità stilistica davvero particolare: il narratore ha solo nove anni e tutta la vicenda è filtrata dai suoi occhi e attraverso il suo linguaggio e questa è anche la ragione che rende più interessante la lettura di Harry non ha paura.
Una famiglia serena rallegrata dalla presenza di due bambini: il maggiore, Harry, ha nove anni (è il narratore) e il più piccolo, Daniel, ne ha cinque. A Harry, un ragazzino vivace e pieno di inventiva, è affidato il fratellino quando, in un clima allegro e chiassoso, vanno a fare una gita scolastica a Legoland. Tra i mille scherzi, i tanti piccoli inconvenienti, i canti e i giochi la giornata trascorre davvero in modo entusiasmante, ma il dramma o meglio la tragedia aspetta Harry al ritorno. Suo fratello non è sul pullman che li ha riportati a casa, non si sa dove sia rimasto, ma soprattutto Harry non ne se era assolutamente accorto.
A questo punto la serenità che aveva contraddistinto la vita sua e della sua famiglia svanisce, e al bambino sembra di entrare in un incubo.
Prima di tutto Harry si sente terribilmente in colpa per non essersi preso cura del fratellino e questo è un pensiero che non lo abbandonerà forse mai nella sua vita; la mamma si è come improvvisamente spenta, ha perso ogni interesse per la vita, è assente, non si cura più di lui, non mangia e non dorme più, anzi arriva a compiere gesti pazzeschi, forse è diventata proprio pazza se deve essere ricoverata un ospedale psichiatrico; il papà cerca di tenere aperto uno spiraglio di affetto e di dialogo, ma dopo qualche tempo di quella vita infernale se ne va, dicendo al bambino che ha bisogno di un periodo di distacco.
Solo alla fine quando la vita sembra avere il sopravvento e, grazie anche al grande contributo d’affetto e di presenza degli zii materni, il piccolo nucleo familiare si ricompone, pur nel dolore immutato per la perdita di Daniel, a Harry che ormai cercava conforto solo nelle fantasie e negli amici immaginari, si parla chiaramente: si raccontano le inutili ricerche, la mobilitazione e la solidarietà collettiva di cui la sua famiglia era stata oggetto e tutto ciò rasserena un po’ fa sentire almeno meno spaventavo Harry che soffriva proprio perché non riusciva a capire che cosa stesse succedendo in lui e intorno a lui.
Nel raccontare un caso tragico, purtroppo non così raro come si potrebbe pensare, e facendolo attraverso la psicologia di un bambino, l’autrice credo indichi come l’errore maggiore degli adulti sia il tenere i propri figli all’oscuro di ciò che avviene intorno a loro: la cosa crea appunto paura, sgomento e profonda insicurezza.
La lettura del romanzo è sicuramente adatta anche a un pubblico giovane, a lettori adolescenti e anche coetanei del piccolo protagonista.





Ho iniziato a leggerlo oggi, devo dire che al momento ho qualche difficoltà, molti nomi, non capisco quando il ragazzo parla per ricordi e quando per quello che sta vivendo.

Cmq sia, mi prende abbastanza ... vi diro' se l'avrò letto o chiuso ....
03/11/2005 13:59
 
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Mmmmm ... l'ho finito ieri .... non mi è piaciuto.

E stato un po difficilotto da leggere, venivano spezzettati racconti del fatto, coni giochi del bambino ... insomma ho avuto difficoltà, non è corso via liscio.

[SM=g27811]
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