CARLO AZEGLIO CIAMPI dobbiamo ricordare tutto
Il giorno della memoria / Commemorazione al Portico d'Ottavia
16 ottobre 1943, il rastrellamento degli ebrei a Roma
Il 16 ottobre del 1943 le truppe naziste fecero irruzione nel Ghetto di Roma, al Portico d'Ottavia, e rastrellarono più di mille ebrei romani, inviandoli poi ai campi di sterminio dell'Europa orientale. «La grande razzia nel vecchio Ghetto di Roma cominciò attorno alle 5,30 del 16 ottobre 1943. Oltre cento tedeschi armati di mitra circondarono il quartiere ebraico. Contemporaneamente altri duecento militari si distribuirono nelle 26 zone operative in cui il Comando tedesco aveva diviso
la città alla ricerca di altre vittime. Quando il gigantesco rastrellamento si concluse erano stati catturati 1022 ebrei romani», ha scritto Fausto Coen in 16 ottobre 1943. La grande razzia degli ebrei di Roma (Giuntina). Un altro migliaio di ebrei furono catturati in altri quartieri della città e caricati sul convoglio per il lager nazista. 'Due giorni dopo - prosegue Coen - in 18 vagoni piombati furono tutti trasferiti ad Auschwitz. Solo 16 di loro sono tornati alla fine del conflitto: 15 uomini e una donna. Tutti gli altri sono morti in gran parte appena arrivati, nelle camere a gas. Nessuno degli oltre duecento bambini è sopravvissuto».
Sessant'anni dopo il Comune di Roma ha ricordato quella data insieme alla comunità ebraica. Il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ha deposto una corona d'alloro sulla piazza del Ghetto intitolata al giorno della deportazione nazista. E, durante il suo discorso, ha sottolineato un concetto: bisogna «ricordare tutto».
«Ricordare tutto - ha detto Ciampi - significa ricordare anche la parte che ebbero le disumane leggi razziali». «La memoria dell'Olocausto deve essere tenuta viva perché la storia che si dimentica si ripete. Questo il significato del Giorno della Memoria: ricordare gli orrori del passato affinché non possano ripetersi».
Accanto al Presidente della Repubblica c'era l'ex rabbino capo di Roma, Elio Toaff, che Ciampi ha salutato come un suo «amico ebreo livornese che non fu soltanto un rabbino perseguitato ma anche un combattente della Resistenza».
Ha proseguito il capo dello Stato: «Ricordare vuole dire ricordare tutto, non solo l'atrocità nazista, l'inganno del riscatto mediante la consegna dell'oro, la razzia degli ebrei nel ghetto, la deportazione di loro, come di tanti altri ebrei italiani, oltre 8 mila nei campi di sterminio. Quasi tutti loro finirono nelle camere a gas. Degli ebrei romani catturati quella tragica alba, solo 15 tornarono. Vuol dire ricordare anche la parte che ebbero le disumane leggi razziali come premessa e fondamento del Patto d'acciaio, fra l'Italia fascista e la Germania nazista, che precipitò l'Italia nel disastro della guerra e costò la vita a tanti nostri compatrioti e distruzioni gravi a tutto il paese. E vuol dire ricordare che tutto questo nacque da un regime dittatoriale che aveva cancellato ogni libertà e perseguitato coloro che si erano opposti alla dittatura».
Un pensiero è andato anche alla generosità di tanti italiani: «Ricordiamo anche, ed è importante, le migliaia e le decine di migliaia di italiani, civili e religiosi, che aiutarono tanti ebrei a nascondersi e a salvarsi, come aiutarono a salvarsi i militari che rifiutarono di presentarsi alla chiamata di Salò, gli antifascisti fuggiaschi, la resistenza armata. Ci fu la persecuzione ma ci furono anche i Giusti, ci fu un grandioso plebiscito per la libertà che salvò l'anima e la dignità del popolo italiano».
Insieme a Elio Toaff, Ciampi ha ricordato anche l'altro suo amico ebreo livornese presente alla cerimonia («anche se lui si é nascosto», ha detto cercandolo con lo sguardo) Beniamino Sadun, «che condivise con me, ambedue fuggiaschi nelle montagne abruzzesi, i lunghi mesi dell'autunno-inverno 1943-44, protetto come me dall'umanità della gente». Ciampi ha concluso invitando «a ricordare i giusti senza dimenticare la Shoah, la libertà perduta e poi la lotta per riconquistarla che arriva fino alle elezioni libere e alla Costituzione Repubblicana, la stella polare dell'Italia democratica, lo scudo delle nostre libertà».
(16 ottobre 2003)