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Preparami la colazione

Ultimo Aggiornamento: 09/12/2006 19:19
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08/12/2006 13:49
 
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Nel giorno dell'Immacolata il libro "Preparami la colazione; storia di Lucia che dà del tu a Dio" di Giorgio Bernardelli, mi offre la lettura di una storia dolorosa e molto bella, sofferta ed edificante.

La storia di Lucia Rocareggi, ventenne sportiva, autrice di poesie, che un giorno sentì un dolore alla schiena...

Fu l'inizio di un periodo martoriato: Lucia aveva un raro e letale tumore.

Durante il suo ricovero a Parigi scriveva: "Non sono più la sola; qui siamo in tanti, troppi, senza età, nè stagione, senza corpo, nè colori, Uguali, nell'impotenza strisciamo in cerca di chi, di cosa ci riconduca all'essere, al verde del pino, al profumo di viola. E abbandoniamo ogni rabbia in questo grigio di speranza perchè non serve capire ma solo lottare per non lasciarsi morire".

Un anno più tardi, avanzando nel cammino di elaborazione e comprensiobe della sofferenza, scrive ad un amico:
"Tu hai conosciuto una Lucia un pò in mutamento, che sta sbattendo il muso contro tante verità, che sta facendo a pugni con Dio, che sta vedendo scene disumane, che impazzisce perchè dentro di lei, nella sua vita, c'è una cellula di morte, che sta scoprendo quanto il mondo sia meraviglioso, che piange perchè sa che non è giusto... Insomma la mia è una personalità in transizione, magari tutto questo mi migliorerà, mi renderà più forte. Boh! Viviamo e basta".

La malattia avanza ed è infermabile... crescono le sofferenze e l'inabilità... Lucia scrive:

"Nonostante tutto sono felice; felice perchè oggi vedo la luce del sole, perchè oggi il mio cuore batte, palpita, piange e gioisce, perchè mi sento amata da tante persone e da Dio, perchè riesco a vivere la mia primavera e la mia estate rinchiusa in una fredda camera d'ospedale, perchè ho tanta voglia di vivere e di lottare".

Non c'è più tempo per lottare... la malattia è giunta al termine... Lucia è attorniata da familiari e amici nella sua agonia... Ha 22 anni e gli ultimi due sono stati un calvario... Lucia ha fatto un cammino con Gesù... portando la Croce verso il suo Golgota...

Lucia scrive: "Sono sicura che dietro a questo dolore c'è un bellissimo disegno divino per me".

Ancora poco tempo è rimasto a Lucia che dice: "La Speranza mi ha fatto camminare fino alla luce del Signore"... poi esclama: "c'è un angelo".

Sono le sue ultime parole che trasformano il volto dolorante in un radioso volto sorridente mentre emette il suo ultimo respiro.

concludo riportando una poesia scritta da lucia negli ultimi tempi della sua malattia:

"Il germoglio muore, per essere frutto;
il buio si spenge, ed è luce;
l'assolo tace, ed è sinfonia;
la tela si annienta, per essere dipinta.
Non sono degna di diventare
nè luce, nè frutto, nè musica, nè colore,
forse solo polvere sottile, dispersa in questa brezza gentile.
Almeno allora volerò nell'infinito".


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"Misericordia io voglio, e non sacrifici", dice il Signore

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08/12/2006 14:03
 
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Lucia mi ricorda "il chicco di grano che cade a terra e muore. E produce molto frutto".


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Angioletto custode
09/12/2006 19:19
 
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Una esperienza assolutamente straordinaria.
Lucia ci dimostra come, il percorso di fede, che ci fa incontrare con Cristo, possa essere talmente luminoso da oscurare qualsiasi malattia e qualsiasi dolore.
E' straordinariamente commovente, per chi ha vissuto il calvario di malattie incurabili, leggere quanto e come la fede possa trasformare un cammino di sofferenza e sconforto.
E' tuttavia, un privilegio, anche essere vicini a persone così radiose, ( come purtroppo è capitato a me con un caro amico) le quali scomparendo ti fanno sentire come se la tua presenza potesse assumere un senso solo alla luce della sofferenza.
Ma proprio per questa sensibilità nell'affrontare questi argomenti, che la domanda che mi pongo è lacerante.
Come ci si può sentire se non c'è un percorso di fede che assiste il malato, in casi disperati come quello di Welby?
Credo che tutti dovremmo porci la domanda....


Bye
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