Dalla grande vittoria a Monza nella sua quinta gara in formula 1 con la Ferrari nel 1970 al sodalizio nella rossa con la giovane promessa Niki Lauda; dal successo di Silverstone con la Williams nel 1979 fino al drammatico incidente a Long Beach del 1980 che lo ha costretto alla sedia a rotelle.
E' fatta di immagini in chiaroscuro la carriera di Clay Regazzoni, il pilota svizzero di formula uno morto in un incidente stradale a Parma
2006-12-15 19:39
PARMA - Sembra, e la prudenza è d'obbligo in attesa che l'accertamento tecnico lo confermi, che possa aver fatto tutto da solo. Gianclaudio Giuseppe Regazzoni, per tutti Clay, il pilota amatissimo e il volto televisivo notissimo (chi non ricorda il suo sorriso un po' beffardo, nonostante la carrozzella su cui era costretto da 26 anni), se ne è andato guidando, ma in un incidente stradale qualunque, come un automobilista del tutto normale, non un fuoriclasse quale fu.
Ore 16 passate da qualche minuto, da solo, a bordo del suo Chrysler Voyager monovolume targato Montecarlo, dove lo svizzero di 67 anni aveva la residenza, stava viaggiando sull'A1 diretto a sud, verso Bologna, quando è arrivato al Ponte sul fiume Taro, in comune di Fontevivo, nel parmense, nei pressi dello svincolo per la A15 Parma-La Spezia. Tempo buono, visibilità ottima, asfalto asciutto. E, soprattutto, velocità del tutto normale, non certo follie stile Formula 1.
Non si sa cosa possa essere successo, ma secondo una prima ricostruzione della polizia stradale il monovolume a comandi di guida al volante sarebbe andato a tamponare un mezzo pesante industriale, un Tir insomma, e poi avrebbe proseguito la sua corsa andando a sbattere più volte contro il guardrail. Un incidente fatale, stavolta, non paralizzante come quello del 1080 nel Gp Usa ovest in cui perse l'uso delle gambe. E' l'unica vittima di questo incidente per ora inspiegabile: del tutto in via di accertamento, si dice in gergo. L'autotrasportatore coinvolto è infatti rimasto illeso, pur sconvolto. Sono intervenuti gli uomini della Polstrada di Parma e del Pronto soccorso, che non hanno potuto far altro che constatare il decesso. I suoi tratti, a occhio, erano proprio quelli del celebre pilota, a bordo c'era anche una carrozzella per disabili motori, la vettura aveva il marchio della linea "Clay Regazzoni Swatch" e sul cofano vi era impresso lo stemma della manifestazione Coppa Città d'oro di Bergamo.
Difficile dubitare l'identità, anche se il nome sui documenti, patente e passaporto, con quel Gianclaudio Giuseppe al posto di Clay, qualche patema lo provocava, prima di poter dare la triste conferma. Se fosse stato un ladro, che avesse rubato mezzo e documenti, avrebbe dovuto essere un sosia. Va anche detto però che, secondo persone vicine a Regazzoni, l'ex pilota non poteva essere morto in Italia, perché lo sapevano in Argentina. Insomma, qualche fibrillazione prima che fosse confermato che era proprio lui. La salma ora è al'istituto di medicina legale di Parma. In attesa di un perché.