La tragedia dei bambini
Lo sterminio dei bambini appare oggi come il fenomeno più tragico del nazismo. Fu uno sterminio di massa pianificato e realizzato con zelo e precisione, senza compromessi e senza pietà.
Gli atti più terrificanti contro i bambini ebrei furono eseguiti col distacco di uno scienziato che tende ad eliminare biologicamente una specie. I tedeschi eseguirono l’infanticidio di massa, con uno scopo preciso: intendevano colpire il popolo ebraico privandolo delle possibilità di rigenerazione biologica nel futuro più lontano.
L’infanticidio di massa fu dunque una parte integrante ed essenziale della cosiddetta “soluzione finale” intesa come lo sterminio fisico totale del popolo ebraico.
Una bimba tredicenne cerca di convincere un capo delle SS che sta facendo la cosiddetta “selezione” durante la deportazione dal ghetto di Kielce: “Ma io sono già grande, so lavorare. Perché vuole fucilarmi?”.
Un’altra bimba di Cracovia racconta: “Andai dal commissario del ghetto, Gutter, gli dissi che mia mamma si trovava nelle baracche, che io avevo 13 anni, e ne avevo solo 10, e che volevo lavorare. Mi assegnarono un posto di lavoro nel “Gemeinschaft”(2) per la carta. Facevo le buste. Dalle sei di mattina fino alle quattro del pomeriggio bisognava che io facessi mille buste. Portavo un bracciale, ricevetti un distintivo di latta con un numero e una toppa con la lettera “Z” (Zivil). In fabbrica mi aiutavano. Quando veniva Goeth(3), mi mettevano delle risme di carta sulla sedia perché sembrassi più alta…”.
Molti bambini portavano con orgoglio i distintivi del lavoro, rendendosi conto del loro significato. Succedeva naturalmente che alcuni di loro si ribellassero e non volessero recarsi a un lavoro massacrante. Qualche volta scappavano dall’officina in cortile per giocare come bambini… Le conseguenze sono immaginabili.
Non bisogna dimenticare che a pochi passi dal posto di lavoro si trovava il crematorio che giorno e notte mandava verso il cielo un fumo pesante di corpi umani bruciati. I bambini ne erano perfettamente coscienti e lavoravano sodo. Purtroppo pochissimi sono sopravvissuti.
Voltiamo pagina e soffermiamoci brevemente sulla sorte dei bimbi durante le terrificanti “azioni”, cioè i rastrellamenti delle SS nei ghetti, e durante le deportazioni in massa dai ghetti per i campi di morte.
In queste occasioni che in un certo senso significavano il coronamento del loro piano di sterminio i tedeschi dimostravano una bestialità tale, una tale esagerazione del crimine e del delitto che è quasi impossibile crederci. Ciò nonostante tale perversa brutalità è vera, come è vera la luce del giorno e come è vera e evidente la scomparsa di tutti i bimbi ebrei di Varsavia, Cracovia, Bialystok, Lodz, Lemberg, Wilno, Minsk, Odessa e di altre centinaia di comunità ebraiche d’Europa.
Dalle testimonianze e dalle cronache di quei tempi risulta chiaramente, senza ombra di dubbio, che i tedeschi durante i rastrellamenti e durante le deportazioni davano la caccia ai bambini ebrei con dei cani lupo ammaestrati, buttavano i bimbi in aria e mentre cadevano li infilzavano sulle baionette, tagliavano le teste ai bimbi con asce, spaccavano i neonati in due, li buttavano sui roghi, nei pozzi e nei fiumi, accendevano dei fuochi sulle teste di bimbi sepolti vivi fino al collo, seppellivano bambini vivi.
Verso i bimbi ebrei i tedeschi erano bestiali fino all’inverosimile.
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