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Raciti, solo un ultrà resta in carcere - Polemica dopo il Tribunale della libertà

Ultimo Aggiornamento: 22/02/2007 14:43
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22/02/2007 14:20
 
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Per gli indagati una conferma di arresto, cinque domiciliari e un obbligo di firma
La Procura: "Una decisione che desta stupore". Probabile il ricorso in Cassazione

CATANIA - Un ordine di carcerazione confermato, gli altri trasformati: cinque in arresti domiciliari, uno in obbligo di firma giornaliero. Sono le decisioni odierne del Tribunale della libertà di Catania riguardati l'inchiesta sugli scontri nel derby Catania- Palermo del 2 febbraio scorso, nei quali perse la vita l'ispettore capo di polizia Filippo Raciti.

La decisione è stata accolta dalla Procura della Repubblica distrettuale con un certo "stupore", provocato dalla "discordanza di valutazione rispetto alle decisioni del Tribunale del riesame per minorenni" che aveva confermato cinque arresti su sette.
La Procura starebbe per questo valutando l'ipotesi di ricorrere in Cassazione contro la decisione del Tribunale del riesame e di avanzare richiesta di giudizio immediato per gli indagati


Ci sono parole?????????????????? [SM=g27812] [SM=g27812] [SM=g27812] [SM=g27812] [SM=g27812]

22/02/2007 14:30
 
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Purtroppo non ho mai avuto dubbi che qualcosa potesse cambiare ...

Frequento "l'ambiente" da troppo tempo per poter pensare ai cambiamenti .....

22/02/2007 14:37
 
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da L'Espresso

Impunità è la legge ultrà
di Marco Lillo

Costa troppo poco il tiro a bersaglio contro il poliziotto. Filippo Raciti, l'ispettore ucciso da un colpo al fegato venerdì 2 febbraio durante gli scontri con gli ultras del Catania, lo diceva spesso ai suoi colleghi: "Uno rischia la vita per prendere questi pazzi che ti tirano le bombe, li porta dal giudice e quello che fa? Li scarcera il giorno dopo". Nella sua lunga carriera Raciti aveva visto troppi ultras uscire di galera e troppi colleghi entrare in ospedale. Eppure, a 38 anni, con moglie e due figli, non si era mai tirato indietro. Tanti arresti, tante testimonianze, i suoi colleghi ora si chiedono se ne valesse la pena: "Tutti gli ultras che Filippo ha arrestato, oggi sono in libertà". L'ultima volta è accaduto il 10 dicembre del 2006. Un tifoso catanese individuato dopo la partita con l'Udinese è stato processato per direttissima per resistenza e violenza a pubblico ufficiale. Raciti con la sua testimonianza era stato decisivo, ma il tifoso ha patteggiato ed è uscito dall'aula libero con un sorriso di scherno sul volto.

"Lo Stato", accusa il segretario dell'Associazione funzionari di polizia Giovanni Aliquò, "ci lascia soli. Il poliziotto è in prima linea, esegue gli arresti e testimonia al processo. Gli altri scarcerano, concedono i domiciliari e i patteggiamenti con larghezza. Così il poliziotto diventa l'unico nemico da abbattere. Non c'è certezza della pena e il sacrificio dei miei colleghi è vano". Se si guarda l'esito dei casi più celebri è difficile dargli torto.

Prendete la vicenda che più impressionò l'opinione pubblica, quella di Vincenzo Spagnolo, il tifoso genoano morto nel 1995 davanti allo stadio di Marassi. Spagnolo si accasciò in una pozza di sangue dopo essere stato colpito al cuore da una coltellata di un ultrà milanista, Simone Barbaglia, condannato a 14 anni. Barbaglia sarebbe dovuto uscire nel 2010, ma grazie all'indulto è già fuori. Oggi ha 29 anni, allora era appena maggiorenne. Secondo i pm, fu influenzato dal leader del suo gruppo, Carlo Giacominelli, 31 anni, detto 'il chirurgo' per l'abilità nel maneggiare il coltello. Barbaglia al processo spiegò: "Avevo paura, ma l'idea di scappare davanti a Giacominelli mi era insopportabile. Se avessi estratto il coltello, come ho fatto, gli avrei dato invece una dimostrazione di coraggio. E io all'opinione di Carlo ci tenevo". Giacominelli ha patteggiato due anni per rissa: ha scontato tre mesi e si è rifatto una vita. Oggi è un affermato commercialista, consulente fiscale per la Lega Nord. Il 18 novembre scorso era sul palco di un convegno organizzato dall'associazione delle donne padane accanto a Michela Brambilla, il presidente dei giovani di Confcommercio tanto amata da Berlusconi. 'La Padania', il giorno dopo pubblicava le sue riflessioni sulla manovra fiscale del centrosinistra. "Non li perdonerò mai", ha detto il padre di Vincenzo Spagnolo, "perché non si sono pentiti". Ma lo Stato ha la memoria più corta dei familiari.


Lo dimostra anche la storia di Luca Milione: ultrà della Salernitana, è stato arrestato il 25 gennaio scorso dopo gli scontri del derby con l'Avellino. Secondo la Digos, è lui il ragazzo a volto coperto ripreso dalle videocamere mentre apre il varco dei disabili per far passare gli ultras, lancia bottiglie e inveisce contro la polizia. Milione era già stato coinvolto nel 1999, quando aveva solo 17 anni, in uno dei fatti più gravi della storia del calcio violento: il rogo nel quale persero la vita quattro ragazzi sul treno che riportava a casa i tifosi della Salernitana da Piacenza. Nel 2003 Milione era stato condannato, ma è rimasto nel carcere minorile di Nisida solo un anno per passare poi ai servizi sociali e infine all'obbligo di firma. "Cosa deve fare un ultrà per restare in galera?", chiede un poliziotto di Salerno che vuole restare anonimo e che ricorda con sconcerto la triste storia di Francesco Lo Grande, un ispettore che faceva lo stesso lavoro di Raciti e che per un miracolo non ha fatto la sua fine. Lo Grande, nel giugno del 2005 era in servizio alla partita tra Cavese e Juve Stabia, con il compito di separare le due tifoserie indiavolate. A un certo punto il poliziotto è scivolato sulle gradinate: in un lampo un ultrà della Cavese, Geraldo D'Amore secondo la Polizia, ne ha approfittato per sferrargli un calcio sul volto. L'osso del cranio ha ceduto, Lo Grande è rimasto a terra, la visiera del casco insanguinata e la faccia schiacciata sul cemento freddo. Intanto un altro ultrà, Salvatore Apicella, gli ha sfilato lo sfollagente per colpire i poliziotti che tentavano di soccorrere il collega. Lo Grande è rimasto paralizzato, ha dovuto lasciare la polizia e resterà inabile per sempre. Apicella, detto 'Cocaina', ha patteggiato il reato di favoreggiamento mentre D'Amore, detto 'Dino lo schizzo', è indagato per lesioni gravissime, ha fatto sei mesi di arresti domiciliari, ma ora ha solo l'obbligo della firma.
(08 febbraio 2007)


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Where were you last night?
That's so long ago, I don't remember.
Will I see you tonight?
I never make plans that far ahead.
22/02/2007 14:41
 
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Purtroppo è cosi' ..... è sempre stato cosi' ...

Ma quello che mi chiedo ... se do' un calcio ad un poliziotto uscendo dall'ufficio, che mi succede?

La stessa pena immagino ...
22/02/2007 14:43
 
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Ma qualcuno aveva forse dubbi???? [SM=g27828] [SM=g27828] [SM=g27828] [SM=g27828] [SM=g27828] [SM=g27828]
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