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Riccò choc, positivo all'Epo!

Ultimo Aggiornamento: 31/07/2008 10:57
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17/07/2008 14:53
 
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Riccò in stato di fermo
Il suo ds: "Una catastrofe"


Il modenese, positivo all'Epo dopo il controllo effettuato l'8 luglio a Cholet, interrogato dalla polizia francese. La squadra intanto si ritira in blocco. Ballerini: "Spero sia un valore fisiologico". Il ds Algeri: "E' una catastrofe". Kirchen: "Non sono sorpreso"


LAVELANET (Francia), 17 luglio 2008 - La notizia è apparsa alle 12.26 tra le news del sito de L'Equipe: "Riccardo Riccò positivo ai controlli antidoping. Tracce di Epo di terza generazione nelle sue urine".
CHOLET - I controlli si riferiscono alla cronometro individuale disputata l'8 luglio scorso a Cholet. La conferma arriva da Pierre Bordry, presidente dell'Agenzia francese della lotta al doping, l'unico organo accreditato dall'Aso, che da questa edizione ha estromesso l'Uci: "Le tracce di Epo di terza generazione sono state trovate negli esami svolti dopo la quarta tappa". Nella stessa frazione fu riscontrata la positività di Dueñas della Barloworld, che però è stato fermato ieri e che ha lasciato solo oggi all'ora di pranzo la Gendarmerie di Tarbes in libertà condizionata per tornare in Spagna insieme ai fratelli. Quanto a Beltran, lo spagnolo della Liquigas, non aveva superato i test già l'11 luglio.
STATO DI FERMO - Il modenese, che prima della 12ª tappa era nono in classifica con 2'29" di ritardo dalla maglia gialla, aveva vinto due tappe: quella di Super Besse il 10 luglio, e quella di Bagneres-de-Bigorre, quattro giorni dopo. L'atleta è stato raggiunto dalla gendarmeria nel van della Saunier Duval, prima della partenza della dodicesima tappa, e portato via a bordo di un'auto della squadra per essere interrogato mentre la folla lo copriva di fischi e insulti. Attualmente si trova in stato di fermo nel quartier generale della Gendarmeria di Lavelanet. Per la legge francese il doping è un reato penale, con pene fino a 5 anni e multe fino a 75mila euro.
RITIRO IN BLOCCO - Tutta la Saunier Duval-Scott, ha deciso di non partire per protesta nella 12ª tappa, la Lavelanet-Narbonne di 168,5 chilometri, ritirandosi dal Tour de France e sospendendo ogni attività agonistica in Francia e negli altri Paesi. Il direttore della Grande Boucle, Cristian Prudhomme, terrà una conferenza stampa dopo la tappa odierna.
IL CERA - L'Agenzia francese per la lotta al doping aveva già testato il corridore della Saunier Duval-Scott diverse volte, tre prima della partenza e una dopo l'arrivo solo nella prima settimana della Grande Boucle. Riccò avrebbe utilizzato il CERA, attivatore continuo dei recettori dell'eritropoietina ma sembra che le ultime analisi condotte dall'AFLD abbiano evidenziato livelli anomali di ematocrito ed emoglobina per un totale di 20 atleti iscritti.
"CATASTROFE" - "Quando l'ho sentito ero in macchina e non avevo parole. La prima sensazione era quella di mollare tutto e andare a casa. Il ciclismo è la mia vita, ma queste cose mi hanno fatto perdere passione, gioia di vivere e passione per il mio lavoro". È un Vittorio Algeri affranto quello che commenta, ai microfoni di Eurosport, la notizia della positività di Riccardo Riccò alla Cera, l'Epo della terza generazione. "È più di una sorpresa - ha commentato il general manager della Saunier Duval, squadra del corridore modenese che ha deciso di abbandonare il Tour de France -. Tutta la squadra aveva lavorato alla grande. È una cosa catastrofica".
L'ACCUSA DI KIRCHEN - "Se dovesse essere confermata, sarebbe una notizia terribile per la nostra squadra", ha detto lo spagnolo Juan Josè Cobo, secondo dietro Leonardo Piepoli nella tappa di Hautacam e ottavo in classifica generale. Durissimo il commento di Kim Kirchen, che ha vestito la maglia gialla proprio fino al giorno della doppietta Saunier: "Non mi sorprende che sia capitato a Riccò". George Hincapie esprime preoccupazione: "È uno shock. Riccò era uno dei corridori faro e ciò che è successo non può che provocarmi dispiacere. Penso che adesso sarà difficile per il ciclismo ritrovare consensi".
IL TOUR VA AVANTI - La dodicesima frazione è intanto partita regolarmente. Alle 13.24 è stato dato il via: 159 i corridori rimasti. Nibali indossa la maglia bianca di miglior giovane, Sebastian Lang quella di miglior scalatore. Entrambe erano di Riccò fino a questa mattina.

Qui l'articolo


Non impareranno mai.
Giusto ieri i telecronisti RAI si spandevano in complimenti per Riccò...il Cobra morde il Tour...ma vaff...
17/07/2008 15:07
 
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vado in bici e mi piace seguire il ciclismo ma, porco giuda, questi qui riescono a deluderti ogni volta... [SM=g27812]
[Modificato da Carlao69 17/07/2008 15:09]


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17/07/2008 15:10
 
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non mi stupisco. Son tutti dopati, chi più chi meno.


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Angioletto custode
17/07/2008 15:16
 
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Re:
cris73c, 17/07/2008 15.10:

non mi stupisco. Son tutti dopati, chi più chi meno.




tutti mi auguro proprio di no!
Sraebbe tragico!
[Modificato da Fatascalza 17/07/2008 15:16]
17/07/2008 15:17
 
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tutti tranne quelli che dopo qualche tappa si ritirano perchè son fisicamente schiattati....


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Angioletto custode
17/07/2008 15:20
 
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Sto seguendo la tappa,e c'è Cassani che continua a ripetere,più che altro a se stesso,che questi sono solo una minoranza nel gruppo...o è un ingenuo o in assoluta malafede anche lui!
17/07/2008 16:09
 
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Re:
--MUTTLEY--, 17/07/2008 15.20:

Sto seguendo la tappa,e c'è Cassani che continua a ripetere,più che altro a se stesso,che questi sono solo una minoranza nel gruppo...o è un ingenuo o in assoluta malafede anche lui!




Cassani non puo' dire altro.
Il fatto è che io non credo che siano tutti dopati ...
e se lo fossero, perchè non organizzare giri e tour a misura di "uomo non dopato"?
[Modificato da Fatascalza 17/07/2008 16:09]
17/07/2008 20:01
 
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ma l'hanno messo in carcere!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
20/07/2008 21:42
 
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Riccò: "Presto la mia verità"
Sul doping scontro Uci-Federazioni
Passaporto biologico a rischio per la lotta al vertice del mondo delle due ruote
ROMA - Il Tour va avanti, Riccò resta con i suoi fantasmi e la sua presunta verità. Intervistato dopo l'interrogatorio di Foix, il modenese non ha voluto dire nulla sull'uso dell'Epo: "Saprete tutto nei prossimi giorni. Andrò dal mio avvocato e inizieremo a preparare la difesa". Dopo essersi detto non sorpreso del licenziamento dalla Saunier Duval lo scalatore ha poi lanciato un messaggio ai suoi tifosi "Io sono a posto. Tornerò, e più forte di prima".

Nel pomeriggio è arrivato nella sua Formigine, dove tutti, a partire dai familiari, sono pronti a giurare sulla sua innocenza: "Toccavo il cielo con un dito, ora ho il morale sotto i piedi. Dormire in cella è tremendo, mi ha fatto stare da cani. Ora voglio riposarmi per pensare, ma da lunedì darò battaglia. Il metodo utilizzato dalle autorità non mi pare sicuro al cento per cento".

Accanto a lui, la mamma Elisabetta: "Lui è sempre il nostro campione". Il papà Rubino: "So che per lui il ciclismo è molto importante, ma come padre ritengo sia più importante la tutela di un ragazzo di 24 anni".

Il passaporto biologico. L'Unione Ciclistica Internazionale ha lanciato un vero e proprio ultimatum contro le squadre del circuito Pro Tour. Il campo di scontro stavolta è il passaporto biologico, il profilo dei valori di ogni corridore elaborato attraverso i controlli antidoping svolti durante l'anno.

L'Uci ha invitato i vari team del circuito a confermare il proprio impegno economico per mantenere questo costoso strumento contro il doping che costa 660mila euro l'anno all'Unione e 120mila euro a ogni team.

Uci contro le squadre. L'oneroso investimento del passaporto biologico potrebbe interrompersi se le squadre proseguiranno nel loro intento di abbandonare il Pro Tour, il circuito dell'Uci che include alcune delle gare più importanti, per crearne uno parallelo in accordo con gli organizzatori dei grandi giri (Tour, Giro e Vuelta) e delle classiche principali.

Chiave di questo divorzio nel mondo delle due ruote sono i ricavi dai diritti televisivi (in larga parte concentrati sul Tour de France), ma anche la fallimentare gestione del doping negli ultimi anni.

Il passaporto biologico è stato avviato solo da pochi mesi ed è ancora lontano dall'entrare in funzione. La scarsa efficacia dell'Uci nel verificare la positività degli atleti, ha portato quest'anno gli organizzatori del Tour a separarsi dal Pro Tour per affidare i rilievi ad un'agenzia indipendente: una scelta che sta dando i suoi frutti.

Il caso Riccò. La positività di Riccò al Tour è senza dubbio il risultato più evidente di questa scelta. Il modenese, classe '83, si era imposto in due tappe montane, grazie alle quali era riuscito a conquistare la maglia a pois riservata al migliore scalatore e quella bianca di miglior giovane. Fermato poco prima della cronometro di Cholet, Riccò ha passato una notte in gendarmeria ed è stato ascoltato dal magistrato con l'accusa di aver assunto Epo di terza generazione, il cosiddetto CERA. Dopo l'esclusione dalla Grand Boucle, per il modenese e il suo gregario Leonardo Piepoli è giunto anche il licenziamento dalla squadra, la Saunier Duval, adesso al centro di sospetti sul doping organizzato.
21/07/2008 13:03
 
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Re:
Fatascalza, 17/07/2008 20.01:

ma l'hanno messo in carcere!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!




Certo,uso di sostanze proibite.
21/07/2008 13:04
 
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Fatascalza, 20/07/2008 21.42:

Riccò: "Presto la mia verità"
Sul doping scontro Uci-Federazioni
Passaporto biologico a rischio per la lotta al vertice del mondo delle due ruote
ROMA - Il Tour va avanti, Riccò resta con i suoi fantasmi e la sua presunta verità. Intervistato dopo l'interrogatorio di Foix, il modenese non ha voluto dire nulla sull'uso dell'Epo: "Saprete tutto nei prossimi giorni. Andrò dal mio avvocato e inizieremo a preparare la difesa". Dopo essersi detto non sorpreso del licenziamento dalla Saunier Duval lo scalatore ha poi lanciato un messaggio ai suoi tifosi "Io sono a posto. Tornerò, e più forte di prima".

Nel pomeriggio è arrivato nella sua Formigine, dove tutti, a partire dai familiari, sono pronti a giurare sulla sua innocenza: "Toccavo il cielo con un dito, ora ho il morale sotto i piedi. Dormire in cella è tremendo, mi ha fatto stare da cani. Ora voglio riposarmi per pensare, ma da lunedì darò battaglia. Il metodo utilizzato dalle autorità non mi pare sicuro al cento per cento".

Accanto a lui, la mamma Elisabetta: "Lui è sempre il nostro campione". Il papà Rubino: "So che per lui il ciclismo è molto importante, ma come padre ritengo sia più importante la tutela di un ragazzo di 24 anni".

Il passaporto biologico. L'Unione Ciclistica Internazionale ha lanciato un vero e proprio ultimatum contro le squadre del circuito Pro Tour. Il campo di scontro stavolta è il passaporto biologico, il profilo dei valori di ogni corridore elaborato attraverso i controlli antidoping svolti durante l'anno.

L'Uci ha invitato i vari team del circuito a confermare il proprio impegno economico per mantenere questo costoso strumento contro il doping che costa 660mila euro l'anno all'Unione e 120mila euro a ogni team.

Uci contro le squadre. L'oneroso investimento del passaporto biologico potrebbe interrompersi se le squadre proseguiranno nel loro intento di abbandonare il Pro Tour, il circuito dell'Uci che include alcune delle gare più importanti, per crearne uno parallelo in accordo con gli organizzatori dei grandi giri (Tour, Giro e Vuelta) e delle classiche principali.

Chiave di questo divorzio nel mondo delle due ruote sono i ricavi dai diritti televisivi (in larga parte concentrati sul Tour de France), ma anche la fallimentare gestione del doping negli ultimi anni.

Il passaporto biologico è stato avviato solo da pochi mesi ed è ancora lontano dall'entrare in funzione. La scarsa efficacia dell'Uci nel verificare la positività degli atleti, ha portato quest'anno gli organizzatori del Tour a separarsi dal Pro Tour per affidare i rilievi ad un'agenzia indipendente: una scelta che sta dando i suoi frutti.

Il caso Riccò. La positività di Riccò al Tour è senza dubbio il risultato più evidente di questa scelta. Il modenese, classe '83, si era imposto in due tappe montane, grazie alle quali era riuscito a conquistare la maglia a pois riservata al migliore scalatore e quella bianca di miglior giovane. Fermato poco prima della cronometro di Cholet, Riccò ha passato una notte in gendarmeria ed è stato ascoltato dal magistrato con l'accusa di aver assunto Epo di terza generazione, il cosiddetto CERA. Dopo l'esclusione dalla Grand Boucle, per il modenese e il suo gregario Leonardo Piepoli è giunto anche il licenziamento dalla squadra, la Saunier Duval, adesso al centro di sospetti sul doping organizzato.




La verità è che si è dopato,e con lui il compagno di squadra Piepoli,ecco cosa!
30/07/2008 19:17
 
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Riccardo Riccò avrebbe anche potuto non presentarsi davanti al procuratore antidoping Ettore Torri, visto che la sua positività non era ancora stata confermata dalle controanalisi. Invece, l'ex leader della Saunier-Duval è arrivato a Roma di buon mattino e si è infilato nel ventre dello stadio Olimpico a mezzogiorno in punto, con mezz'ora d'anticipo rispetto all'udienza fissata dai giudici antidoping. Per un'ora buona, Riccò ha vuotato il sacco, ha ammesso l'assunzione di sostanze proibite, ha recitato il 'mea culpa', si addossato una serie di misfatti. In ogni caso, si è tolto un peso. Il primo round davanti a Ettore Torri, il secondo con i giornalisti. Riccò si è ripetuto, per un'ora buona, confessando di avere preso "la sostanza che tutti conoscete".

Una confessione totale, la sua. Una vera e propria ammissione di colpa, altro che 'ravvedimento operoso'. "Ho sbagliato, ho fatto una sciocchezza della quale mi sono pentito, ma ci tengo a sottolineare che ho agito per conto mio. Non sono a Roma per chiedere clemenza, mi sono presentato davanti ai giudici del Coni perché volevo togliermi un peso, liberarmi. Ho sbagliato e per questo ho deciso di non presentare la richiesta delle controanalisi". Riccò ha raccontato di avere intrapreso la strada che porta al doping al termine del Giro d'Italia, dove è stato battuto solo dallo spagnolo Alberto Contador. "Non avevo in programma di partecipare al Tour, perché ero stanco nella testa, ma anche fisicamente, allora ho deciso di commettere questo errore - riferisce il corridore emiliano - Ho preso quella sostanza prima di partire per la corsa francese. Come ci sono arrivato? Su internet si fa presto a trovare tutte le indicazioni. L'ho fatto con la convinzione di non rischiare, ma nessuno mi ha consigliato o spinto a farlo". Riccò si sente in colpa nei confronti dei compagni di squadra, di chi può avere perso il lavoro per colpa sua, ma anche dei tifosi, che credevano (e tuttora credono) moltissimo in lui. Riccò aveva nelle proprie mani la possibilità di uscire da una situazione difficile e l'ha sfruttata al massimo, chiedendo scusa a tutti. "Mi dispiace per i compagni, che sono stati costretti a tornarsene a casa - ammette - ma anche per chi ha perso il lavoro.

E poi, ci sono i tifosi: a loro vanno le mie scuse. In questo momento, però, non penso di risalire sulla bici". Affiancato dagli avvocati Alessandro Sivelli e Valeria De Biase, che compongono il collegio di difesa presieduto da Odoardo Ascari (lo stesso che difese Giulio Andreotti nel processo per mafia a Palermo), Riccò ha continuato a parlare quasi senza soluzione di continuità, ripercorrendo anche i momenti più tristi e controversi di questa vicenda che lo ha segnato profondamente. Come ad esempio la notte trascorsa in cella, dopo il fermo da parte della gendarmeria. "Ero frastornato - ammette Riccò - mi passava di tutto per la testa. Sono stati momenti terribili per me. La bicicletta? Per il momento non la voglio neppure vedere. Me ne vado in vacanza e poi riprenderò a lavorare con mio padre. Non so se e quando tornero a gareggiare. In ogni caso deciderò più avanti il da farsi". Le ultime frasi, prima di tornare a casa, Riccò le ha rivolte ai francesi. "All'inizio - ricorda - ho subito una valanga di controlli, almeno una decina, ma non è risultato niente; in seguito, in un paio di test, è venuta fuori la mia positività. In teoria questo prodotto doveva durare un mese, ma non sempre è stato individuato nei controlli. Insomma potevo risultare positivo a ogni controllo e invece non è stato così".

Le prossime tappe della vicenda legata alla positività di Riccò prevedono il deferimento dell'atleta al Tribunale antidoping nazionale (l'ex Gui), quindi il processo e la pena che, dopo l'atteggiamento assunto quest'oggi, potrebbe essere meno pesante del previsto: non due anni, ma 12 o 18 mesi di stop forzato. In buona sostanza, alla luce della collaborazione fornita da Riccò, si potrebbe ipotizzare anche una riduzione della condanna da parte della Procura antidoping. La disponibilità di Riccò a raccontare fatti e circostanze, alla fine, sarà decisiva: per lui e per l'immagine di tutto il ciclismo.
31/07/2008 10:57
 
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probabilmente i suoi avvocati gli hanno consigliato di ammettere lo sbaglio..cosi gli viene ridotta la pena ,però chissà quante persone ci sono dietro le quinte che orchestrano il tutto e non vengono toccate..medici delle squadre,manager e quant'altro.
Riccò è un'altra pedina di un giro a ritroso che credo non finirà mai.


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