23/06/2006 20:52 |
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Un colpo d'arma da fuoco, durante una manifestazione di piazza organizzata dalle corti islamiche. E' morto così - a Mogadiscio, capitale della Somalia - Martin Adler, cameraman e fotografo freelance svedese. Era inviato a Mogadiscio per il quotidiano svedese 'Aftonbladet' e lavorava anche per Channel Four.
"Gli hanno sparato ed è morto sul colpo", ha raccontato Mohamed Amin, un giornalista somalo che ha assistito all'omicidio. Un altro testimone ha raccontato che il giornalista è stato ferito in pieno petto, vicino al cuore, a distanza ravvicinata. L'operatore è stato trasportato all'ospedale Badamir, ma era già morto.
Le corti islamiche hanno subito preso le distanze dall'omicidio. "Condanniamo quest'azione", ha dichiarato lo sceicco Sharif Ahmed, capo supremo delle quattordici corti. "E' un atto barbarico e puniremo i responsabili - ha proseguito - voglio far arrivare le mie condoglianze alla famiglia, al paese e alla società per cui lavorava Adler".
Ahmed ha preannunciato per domani una conferenza stampa a Mogadiscio per illustrare i risultati preliminari dell'indagine che è stata subito avviata. L'omicidio di Adler rischia di danneggiare la causa delle corti che stanno tentando di accreditarsi come interlocutori affidabili della comunità internazionale e come alleati della lotta al terrorismo.
Il giornalista è stato identificato ufficialmente dal ministero degli Esteri svedese, dopo che per tutto il giorno si erano rincorse voci sulla sua identità. In un primo momento sia era detto che fosse un inviato danese, poi un operatore svedese arruolato dalla tv britannica Channel 4.
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