Inter e Palermo sempre in vetta

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
Danda63
00lunedì 6 novembre 2006 08:53
La Roma ritorna al passato più bello: Fiorentina ko 3-1Ujfalusi porta avanti i viola, De Rossi e Taddei (doppietta) capovolgono il risultato. Giallorossi di nuovo a -4 dalla vetta.
Ritorno al passato. Un tempo per ricordarsi come faceva non più di qualche mese fa e la Roma torna a vincere e a convincere, ma soprattutto a divertire. Un tempo dove la Fiorentina aveva meritato il vantaggio di Ujfalusi, prima che De Rossi la riportasse sulla terra e si spedisse dritto in paradiso con un destro ad uscire di caratura sublime. Un tempo dove il ritorno al caro vecchio 4-2-3-1 di Spallettiana memoria, con Mancini finalmente recuperato sulla destra, non aveva dato i frutti sperati. Poi deve essere successo qualcosa negli spogliatoi, perché la Roma è riuscita dal tunnel in tutti i sensi, aggredendo gli spazi e costruendo gioco a velocità supersonica. La serata di grazia di Taddei ha fatto il resto e la Fiorentina, una buona Fiorentina, è finita al tappeto 3-1.

Livorno, i regali Di Natale arrivano prima: Udinese battuta 1-0
Bakayoko entra e segna, portando i labronici zona Champions. Brutta gara prima dell'espulsione della punta dei friulani.
Una gara avara di emozioni che si sarebbe potuta sbloccare solo in caso di episodi. Positivi o negativi. Come l'espulsione di Di Natale, che nella ripresa ha fatto giocare l'Udinese in dieci ed ha permesso ai toscani di festeggiare con largo anticipo le prossime, ma future, festività. I toscani non brillano per luce, ma ottengono tre punti pesantissimi. Ci pensa la scelta di Arrigoni di far entrare Bakayoko al posto di Paulinho nella ripresa. Ci pensa il bel sinistro del bomber africano ad infilare De Sanctis e portare i labronici in piena zona Champions. Due episodi, l'espulsione ed il gol, nel deserto del Gobli. Primo tempo desolante. Amelia potrebbe di nuovo farsi vedere in attacco, perché dalle sue parti non arriva un tiro in porta. Come Sanctis. Portieri inoperosi, tre ammoniti fra cui il diffidato Filippini che salterà la prossima sfida dei toscani a Catania, nessuna occasione da rete. Lucarelli chiede un calcio di rigore per un presunto fallo di mano in area friulana. Il primo tempo termina 0-0. Un sussulto in apertura di ripresa, ma la girata di Di Natale finisce altra sopra la traversa. Già, l'unico a provare la giocata, l'unico a finire anzi tempo la gara per doppia ammonizione. L'equilibrio è rotto, il Livorno fa poco per cercare il gol, ma lo trova col neo entrato Bakayoko. Un notevole controllo in area quello dell'ex marsigliese, un notevole sinistro che non lascia scampo a De Sanctis. Poi più nulla


Si sblocca Pandev, la Lazio non ne approfitta: 1-1 ad Empoli
Il macedone segna, Vannucchi pareggia a tre minuti dallo scadere. Gara brutta con tre espulsi.
Si sblocca Pandev, non si sblocca la Lazio. Il macedone segna il primo goal della stagione e illude i suoi per quasi tutta la partita; l'Empoli ringrazia la polverina magica negli scarpini di Vannucchi che al minuto 87 indovina il tiro dell'anno battendo Peruzzi. Il risultato finale dice 1-1 ed è il figlio sostanziale di una partita bruttissima, con tre espulsi, tanti ammoniti e calci come se piovesse.Delio Rossi non ci dorme più la notte. Trovare un fantasista, o comunque un uomo di centrocampo che possa ricordare Liverani, è diventato il diktat principe del tecnico biancazzurro: al Castellani butta in piscina l'esordiente Quadri. Il ragazzotto, senza braccioli, affoga nel giro di un quarto d'ora per venire sostituito da Baronio all'inizio del secondo tempo: l'impressione è che Liverani - semplicemente - non sia sostituibile e forse sarebbe anche l'ora di finirla con gli esperimenti. Empoli solida in avvio: subito un'occasione con Almiron che sfiora il palo con Peruzzi ad arrotolarsi per terra dopo il tuffo. Il vantaggio dei capitolini al minuto 18: Rocchi innesca Pandev sul filo del fuorigioco, stavolta l'attaccante non sbaglia davanti a Balli. L'1-0 resiste tantissimo, anche a tre espulsioni: Cribari per la Lazio e Ficini-Gasparetto per i toscani. A tre minuti dal triplice fischio Vannucchi si traveste da mostro e indovina il sette dai 25 metri. Di bellissimo, Empoli-Lazio ha dato almeno questo.


Milan, niente grandi firme in serie A: l'Atalanta vince 2-0
Ventola e Soncin portano i bergamaschi in zona Champions. E' crisi rossonera: 4 punti nelle ultime 5 gare, cugini a +17.
La serie A non è l'Europa. E lo scandalo Calciopoli che ha permesso al Milan di disputare la Champions, è il salvagente alla crisi rossonera. Ancelotti continua a vedere le streghe in campionato, i suoi diavoli crollano 2-0 a Bergamo nella decima giornata. Perché il diavolo lo fa Ventola, che con una prodezza rompe gli equilibri nella ripresa, perché il demone è Soncin, che sceglie il miglior momento per realizzare la prima rete in serie A. Il Milan non ha l'acquasanta: terza sconfitta stagionale, seconda di fila, quattro punti nelle ultime cinque gare, i cugini interisti sono a –17. Altro che crisi, questo è un inferno. Primo tempo piacevole. Dai gran ritmi: l'Atalanta si difende con ordine e le sue ripartenze sono pericolose. Il Milan fa la gara e Gourcuff ha un buon inizio. Il francese tenta un gol dalla distanza alla Kakà, che la sventola finisca fuori. D'un soffio. Milan sfiora ancora l'1-0 quando Pirlo pesca Gila in area. L'attaccante supera anche Calderoni, ma Rivalta salva sulla linea. Occasioni anche per l'Atalanta, soprattutto con Ventola. Bella, ma non vincente la conclusione dell'orobico. Che supera di pochissimo la traversa. Il primo tempo finisce 0-0, il Milan recrimina per un rigore non dato a Bonera.La ripresa, però, inizia col gol di Ventola. Una prodezza quella di Nick piede lesto. Che comincia direttamente da un rinvio di Calderoni, sponda a metà campo di Migliaccio che serve Ventola. Il bomber controlla, si coordina e da fuori area fulmina Dida. Crollano gli equilibri, il Milan preme. Pirlo colpisce una traversa - con la deviazione decisiva di Calderoni - poi per poco Pieri non regala un calcio di rigore ai rossoneri. Il direttore di gara concede il penalty, ma su segnalazione del guardalinee fa dietrofront e ammonisce Gourcuff per simulazione. Ancelotti sostituisce il francese dopo due minuti, ma termina ben presto i cambi, così quando Gattuso deve abbandonare il cambio per infortunio, i rossoneri restano in dieci. Gila e Inzaghi sono fotocopie di quei Campioni del Mondo ammirati in Germania, Kakà non è quello di Champions. In pieno recupero il raddoppio di Soncin. Il neo entrato orobico salta come birilli gli avversari, entra in area e si porta sul sinistro. Vincente, nonostante sia decisiva la deviazione di Simic. E' il 2-0 finale. Il Milan crolla ed è l'Atalanta a volare in piena zona Champions. Galliani, a fine gara, è infuriato con la direzione di Pieri, ma si trincera dietro Ancelotti. "Io sono inibito e quindi non posso parlare, vi dirà il tecnico quale è la nostra posizione".


Toro dalle stalle allo... Stellone: col Messina finisce 1-1
La squadra di Zac non convince, anche se colpisce due pali. Siciliani avanti con Cordova, poi ci pensa il solito numero 11.
Niente da fare per il Toro: cornuto e mazziato ancora una volta, riesce a pareggiare col Messina soltanto grazie al solito Stellone. Il risultato finale recita 1-1, ma è arrivato il tempo per Zaccheroni di tessere le fila tattiche di una squadra che non riesce a imporre il proprio gioco nè in casa nè fuori. L'ex tecnico di Milan e Lazio si inventa Oguro titolare dal primo minuto: il giapponese ha la mobilità di un lottatore di sumo e dura 45 minuti. Entra Muzzi, più o meno con gli stessi risultati, nonostante i 91 goal in serie A. L'impressione è che le alterne fortune del Toro dipendano veramente troppo da Stellone. Lo 'Stellonè concreto, intendiamoci, quello dotato di calzoncini e scarpini, perché quell'altro - il fattore C. - non arride di certo ai granata: pronti via subito due legni. Per il primo ci pensa Fiore con una potente conclusione ispirata da un colpo di tacco di Stellone (guarda caso); sul secondo c'è la firma dello stesso numero 11 del Toro, direttamente su punizione. Siciliani in vantaggio al 36' con un un eurogoal di Cordova dal 35 metri (tiro a giro di mezzo esterno destro). Prima del definitivo pareggio, sfiorano Muzzi e Pancaro, ma Storari è insuperabile. I siciliani chiudono in 10 per l'espulsione di Zanchi: il cronometro segna quasi il 90' e gli uomini di casa non possono approfittarne


Per il Chievo la vittoria è una chimera. Col Cagliari è 0-0
Al Bentegodi va in scena una partita bruttissima, con la noia unica protagonista. Nei veronesi, scontata la squalifica, si rivede Obinna.
Novanta minuti di noia assoluta. Chievo e Cagliari hanno dato vita al Bentegodi ad una gara inguardabile, dove la paura di perdere ha avuto il sopravvento sulla voglia di vincere. Lo 0-0 finale è dunque il logico prodotto di fattori tanto scadenti. La notizia del giorno diventa quindi il ritorno in campo, dopo più di tre mesi di assenza per squalifica, del nigeriano Obinna. Del Neri si è affidato in avvio alla giovanissima punta per provare a scardinare l'attenta difesa del Cagliari, messo in campo da Giampaolo con l'abituale 4-3-3. Ma l'innesto del nigeriano non ha sortito gli effetti sperati e l'unico brivido del primo tempo (nonostante il gelo di Verona) lo ha regalato Tiribocchi. Chimenti però è stato bravo a deviare in corner il destro della punta romana. E se il primo tempo è stato da sbadigli, la ripresa non ha certo regalato più emozioni. Il Cagliari ha osato qualcosina in più e l'ingresso in campo di Pepe ha dato un po’ di brio all'attacco dei sardi, che hanno anche sfiorato il colpaccio con un maligno diagonale di Esposito. Il destro dell'attaccante si è però spento sul fondo e il triplice fischio di Mazzoleni è stato accolto come una liberazione dai pochi ed infreddoliti spettatori presenti al Bentegodi.Il Chievo manca dunque ancora una volta l'appuntamentro con la prima vittoria in campionato e resta al terz'ultimo posto a quota 3. Per il Cagliari un pari prezioso, che serve a muovere ancora la classifica dopo il bel successo sulla Sampdoria.

Re Giorgio beffa la Reggina e lancia il Catania verso l'Europa
Nell'anticipo del Granillo decide un gol di Corona. Pantanelli para tutto e la squadra di Marino vola in zona Uefa.
Serata vibrante al Granillo nel secondo anticipo di giornata. Il Catania di Marino supera la Reggina 1-0 al termine di una partita vibrante e fa un incredibile balzo in classifica portandosi a ridosso delle prime.Protagonisti assoluti della serata il portiere etneo Pantanelli, letteralmente insuperabile, e il bomber Re Giorgio Corona, autore del guizzo decisivo.Proteste, forse giustificate, da parte di una Reggina che avrebbe meritato di più: a far discutere un sospetto di fuorigioco sul gol partita e un mani in area che grida ancora vendetta.


Il Siena non finisce mai. E Bogdani riacciuffa il Parma
Al Franchi finisce 2-2 nel primo anticipo della 10/a giornata. I ducali dilapidano il doppio vantaggio siglato da Morfeo e Budan.
Non bastano due reti di vantaggio a meno di 15' minuti dal termine al Parma per portare a casa una vittoria esterna che manca ormai da più di sei mesi (15 Aprile). Una doppietta di Bogdani sbriciola il sogno degli uomini di Pioli e regala al Siena un punto prezioso, che gli consente di restare nei piani alti della classifica. Finisce 2-2 il primo anticipo della 10/a giornata di campionato.Gara dai due volti al Franchi. Un Parma illuminato dallo splendido Morfeo (autore anche del primo gol dei ducali, al 36') ha tenuto in mano il paliino del gioco fino al 70', quando Budan ha siglato la rete che sembrava aver di fatto chiuso la gara. Da quel momento però il Parma si è chiuso a riccio e il Siena, rinvigorito anche dagli innesti di Chiesa, Codrea e Cozza si è riversato in avanti. Bogdani ha prima riacceso le speranze (deviazione sottoporta in posizione dubbia al 77') e poi ha regalato il pari all'undici di Beretta. Il suo tocco ravvicinato al secondo minuto di recupero, dopo una corta respinta di De Lucia su diagonale di Cozza, ha premiato l'orgoglio senese, punendo però oltre misura un Parma incapace di gestire il doppio vantaggio

Il Palermo regola con un gol per tempo la Sampdoria, centra la quarta vittoria consecutiva e si mantiene al comando della classifica. Di Corini su punizione al 35' e di Zaccardo al 70' le reti siciliane. L'ex Terlizzi viene espulso nel finale.

Il Palermo dimentica in fretta lo scivolone in Coppa UEFA e torna subito al successo in campionato, battendo al Barbera una Sampdoria discreta ma non sufficiente per arginare lo strapotere dei rosanero, che vincono la quarta partita di fila e si confermano meritatamente in testa alla classifica, seppure sempre in condominio con l'Inter. Guidolin, che festeggia la vittoria numero 200 in serie A e si vendica di quella Sampdoria che due anni fa l'aveva fatto scendere dal treno per l'Europa che conta, richiama all'ordine tutti i titolari e può contare nuovamente su un Amauri in stato di forma strepitoso. L'attaccante brasiliano non è supersonico come domenica scorsa ma fa vedere lo stesso cose egregie là davanti. A segnare ci pensano Corini e Zaccardo, due che non fanno gli attaccanti ma che il gol ce l'hanno per vizio.

La partita è da subito piacevole e dopo 3 minuti Bonazzoli impegna in girata Fontana. La risposta del Palermo non si fa attendere e Castellazzi al 7' alza sopra la traversa un bel colpo di testa in torsione di Amauri. I rosanero prendono gradualmente in mano le redini dell'incontro e al 17' sfiorano il bersaglio con Simplicio, sfortunato nell'esecuzione di esterno destro dopo una bella giocata di Di Michele. La supremazia viene concretizzata al 35' con la punizione dal limite trasformata dallo specialista Corini, al quinto centro stagionale.

Lo svantaggio non demoralizza la Sampdoria, che tenta di mettere paura alla difesa palermitana, ma Fontana è ben protetto e non deve nemmeno ricorrere agli straordinari come spesso gli era accaduto nelle ultime uscite. Oltre a essere efficaci in chiusura, i difensori rosanero sanno anche essere prolifici in attacco, come al 70' , quando un rimpallo favorisce Biava e Zaccardo davanti a Castellazzi. Respinta la conclusione del primo, non quella del secondo che spegne le residue speranze blucerchiate. Il Palermo potrebbe aumentare il proprio bottino in contropiede, ma può bastare così. La giornata poco felice dei liguri si chiude con l'espulsione di Terlizzi, uno dei tanti ex in campo, per aver urlato qualcosa all'assistente di Saccani.


I nerazzurri segnano con Zanetti, raddoppiano grazie a un autogol, poi il portiere brasiliano para un rigore e contiene l'Ascoli.
E’ molto probabile che la sua distanza dal Van Basten goleador rimanga incolmabile, ma il percorso di Zlatan Ibrahimovic verso il titolo di fuoriclasse assoluto è giunto a un punto molto avanzato. La San Siro nerazzurra si spella le mani per le due supreme giocate che valgono la partita e abbattono un Ascoli che copre il campo con grande ordine nei primi quaranta minuti. Un lungo periodo che ha conciliato lo spettatore con il sonno e in cui i marchigiani erano stati più pericolosi, grazie alle incursioni di Giampà alle spalle di Grosso e a Bjelanovic che, davanti a Julio Cesar, si fa però cogliere dal piedino, versione calcistica del braccino tennistico.

Ha faticato l'Inter, perché l'Ascoli riusciva a tenere sempre sette, otto uomini dietro la linea del pallone e costringeva i nerazzurri a soluzioni precipitose. E' servita così una giocata fuori categoria di Ibrahimovic, decisiva nell'azione avviata da Dacourt e finalizzata da Javier Zanetti, dopo il tocco sporco di Crespo.

Sembra la svolta della partita, in realtà è solo il prologo al vero snodo del match. Che arriva a inizio ripresa, in tre fasi ravvicinate, tra il 3' e il 7'. Prima l'Inter si spaventa due volte in quaranta secondi, per gli errori di piazzamento di Grosso, messo alle corde da Giampà e sosituito da Figo; l'ingresso del portoghese è un'iniezione enorme di qualità, pari a quella di Ibrahimovic, che apre ancora la difesa rivale e costringe Cudini all'autogol, sul cross del portoghese.

Da questo momento in poi, l'Ascoli non può più difendersi ma neppure arrendersi. E quindi crea occasioni, in particolare con Paolo Zanetti al quarto d'ora, sfrutta la ruggine nei muscoli di Samuel, ma concede anche grandi spazi alle avanzate dell'Inter. L'asse Figo-Ibrahimovic-Crespo esalta San Siro e Massimo Moratti, che tuttavia si evita la consueta sofferenza finale solo grazie a Julio Cesar. Non solo per il rigore parato a Fini, concesso da Banti per il mani di Maicon, a oltre 25 minuti dal novantesimo. Ma anche per l'intervento su Bjelanovic, a ridosso della mezz'ora, a spegnere gli ultimi ardori della squadra di Tesser. Affondata dalla classe luccicante di Ibrahimovic, così abbagliante da nascondere le pecche di equilibrio e attenzione della sua Inter, ancora distante dalla perfezione necessaria per dominare la serie A.





[Modificato da Danda63 06/11/2006 9.11]

Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 21:32.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com