il Secolo XIX
Caf, la procura di Genova sequestra atti della sentenza
il CASO
dal nostro inviato
Roma. Poteva il Genoa mancare l'appuntamento in una delle giornate clou degli interrogatori di Calciopoli? No, i rossoblù non si fanno mancare mai nulla e mentre Borrelli interroga arbitri ed ex potenti del calcio italiano e i carabinieri perquisiscono nuovamente la sede Aia, la polizia giudiziaria su mandato del Procuratore Francesco Lalla, ha fatto visita alla sede della Caf dove ha acquisito atti informatici e cartacei della contestata sentenza sulla combine Genoa-Venezia che portò i rossoblù in A per 36 ore e 45 giorni dopo in serie C1.
La notizia dell'acquisizione è trapelata ieri nel primo pomeriggio ed era stata anche sollecitata con un atto ufficiale dal legale di Enrico Preziosi, Maurizio Mascia. L'acquisizione, che è l'atto "educato" (giudiziariamente parlando) di sequestro, avrebbe interessato la documentazione necessaria per giungere alla determinazione definitiva della prestampa o meno della sentenza dell'agosto 2005.
Cosa era successo? Enrico Preziosi aveva denunciato il 18 agosto e il 29 settembre del 2005 le sospette anomalie della sentenza oltre che le note vicissitudini processuali (i bigliettini di scherno, i cinque giudici assenti dall'atto ufficiale della sentenza, quindi priva della loro firma), puntando poi l'indice contro la prestampa (3 agosto) del dispositivo (la Figc sostenne in una lett in una delle giornate clou degli interrogatori di Calciopoli? No, i rossoblù non si fanno mancare mai nulla e mentre Borrelli interroga arbitri ed ex potenti del calcio italiano e i carabinieri perquisiscono nuovamente la sede Aia, la polizia giudiziaria su mandato del Procuratore Francesco Lalla, ha fatto visita alla sede della Caf dove ha acquisito atti informatici e cartacei della contestata sentenza sulla combine Genoa-Venezia che portò i rossoblù in A per 36 ore e 45 giorni dopo in serie C1.
La notizia dell'acquisizione è trapelata ieri nel primo pomeriggio ed era stata anche sollecitata con un atto ufficiale dal legale di Enrico Preziosi, Maurizio Mascia. L'acquisizione, che è l'atto "educato" (giudiziariamente parlando) di sequestro, avrebbe interessato la documentazione necessaria per giungere alla determinazione definitiva della prestampa o meno della sentenza dell'agosto 2005.
Cosa era successo? Enrico Preziosi aveva denunciato il 18 agosto e il 29 settembre del 2005 le sospette anomalie della sentenza oltre che le note vicissitudini processuali (i bigliettini di scherno, i cinque giudici assenti dall'atto ufficiale della sentenza, quindi priva della loro firma), puntando poi l'indice contro la prestampa (3 agosto) del dispositivo (la Figc sostenne in una lettera a Il Secolo XIX che si era trattato della predisposizione del modello da utilizzare poi per la messa a ruolo) inviato via fax alle parti, mentre quindici giorni dopo sarebbe seguita la mail con i quattro file (sentenza ufficiale, motivazioni della stessa e altri due allegati sui motivi del no alle eccezioni). Da qui l'esposto, l'inchiesta allo stato contro ignoti per falso (la sentenza Caf ha una valenza pubblicistica), la cosulenza di parte Preziosi del professor Tullio Vernazza e quella dei due tecnici informatici della Procura: la consulenza non stabiliva con scientifica certezza come e quando e con quale contenuto sarebbe stata stampata la sentenza, ma apriva, con altre osservazioni, ad altri dubbi.
Da qui l'istanza per il sequestro della sentenza e dei supporti informatici, decisione autonoma della procura che sembra avesse già assunto questa determinazione prima ancora dell'iniziativa di parte Preziosi