Borriello: “Ho sempre creduto in me”
“Devo dire grazie a tanti. Al presidente, all’allenatore e ai miei compagni”
Bomber di razza. Corre Borriello in groppa alla classifica marcatori. Gol che stanno aiutando a superare gli ostacoli sulla strada salvezza. “Ho sempre creduto in me. Nei periodi di buona e nei periodi di magra. Voglio ripagare così la fiducia che presidente e allenatore mi hanno dato. Dopo tre mesi di squalifica, altri tre di panchina e tribuna, hanno puntato su di me. E non dimentico. Non che prima fossi impiegato con continuità. Mi farebbe piacere se Preziosi riscattasse metà del cartellino dal Milan. Il gol più bello? Col Torino, da vero attaccante e perdonate l’immodestia. Bella azione, movimento giusto, scelta di tempo. Col Cagliari è stata una prodezza balistica. Il ruolo mio è di prima punta, ma posso adattarmi seconda. Magari vedevano che col sinistro me la cavavo, che potevo giocare in appoggio. Allora i tecnici in passato mi ‘sacrificavano’ in quel ruolo. Mi piace svariare ma non ho problemi in coppia. Con Figueroa l’assortimento è perfetto, nei sedici metri è proprio forte. Può essere che a volte rimanga isolato, dipende dal contesto delle gare. Con Cagliari e Palermo non è andata così, le distanze tra reparti variano secondo i fattori. Siamo stati sfortunati nell’ultimo periodo, di buono c’è che ce la siamo giocata con tutti. I prossimi impegni sono importanti, li affrontiamo consapevoli delle nostre potenzialità. Con il tempo elimineremo le disattenzioni difensive, che nei 90 minuti ci possono stare. Nel gol di Panucci c’era un uomo libero in area. Erano in sei contro cinque, se volete addossarmi la colpa, me la prendo però l’errore è stato globale. Sì, abbiamo adottato degli accorgimenti per le palle inattive. Per la nazionale devo dimostrare continuità ad alti livelli. Ma non vedo perché, avanti così, non sognare di inserirmi in un gruppo, peraltro già ben amalgamato. Ho la fortuna di essere in un club come il Genoa, di giocare in uno stadio come il Ferraris e di essere sostenuto da una piazza calda. Il pallone d’oro a Kakà? Se lo merita. Ce ne sono altri bravi come Messi e Ronaldinho. Se vai poi a vedere quello che hanno vinto, te ne fai una ragione della scelta. Kakà ha conquistato uno scudetto e due Champions. Nei primi tempi a Milano passavamo parecchio tempo insieme. Gli ho insegnato qualche parola d’italiano: ora capite perché non lo parli bene. Fantastico pure fuori dal campo, ha 25 anni e di testa gliene dai 35. Ricordo le sue parole di conforto quando ne avevo bisogno. Avercene di compagni così. Sull’idea del terzo tempo dico la mia. E’ una cosa che ha una valenza mediatica. Non tanto sul campo per i giocatori. Bensì fuori si dovrebbero organizzare iniziative, spaghettate e banchetti tra le tifoserie, per svelenire il clima intorno agli stadi. A parte casi isolati, in Italia, c’è rispetto tra giocatori. Ci si saluta prima della partita, a fine gara si scambia le maglia. Dopo ci si incontra”.