La Roma è a pezzi
E la Juve dilaga: 4-1
Senza 11 giocatori i giallorossi vanno sotto dopo un gol di Iaquinta, poi nella ripresa pareggiano con Loria. Ma i ragazzi di Ranieri prendono il largo ancora con Iaquinta, Mellberg e un capolavoro di Nedved. E l'Inter ora dista solo 4 punti
ROMA, 21 marzo 2009 - La Juve non molla. Non sono solo parole. Non bastano gli infortuni a catena, l'Inter che non perde un colpo, i limiti di una squadra comunque molto competitiva. Il 4-1 con cui i bianconeri passano all'Olimpico con una Roma che definire incerottata è poco, è un chiaro messaggio. Chi si aspetta una serie A decisa in anticipo probabilmente resterà deluso
LAZZARETTO - L'analisi della partita è forzatamente condizionata dall'elenco degli indisponibili della Roma, lungo come una coda di Ferragosto. Spalletti è senza Juan, De Rossi, Pizarro, Perrotta e Totti, l'asse portante. Se poi aggiungete i vari Cicinho, Cassetti, Motta, Aquilani, Taddei e Diamoutene, il termine emergenza non è azzardato. Spalletti dà le chiavi del centrocampo al generoso Brighi, affiancato dal brasiliano Filipe (21 anni) che ha doti e si farà, ma è ancora acerbo. Alle spalle di Vucinic, Menez va a sprazzi e Baptista non va proprio. La strategia della Roma è chiara, ma la partenza aggressiva a centrocampo non serve a creare nulla dalle parti di Buffon, salvo una dormita di Grygera a destra che dà via libera a Riise. Ma Chiellini è un baluardo anche in versione uomo mascherato.
FORMICA O ZANZARA - Neppure la Juve sta benissimo. Amauri, Sissoko, Camoranesi e Legrottaglie, solo per citare i più importanti, sono a casa. Le polemiche di Trezeguet e la scintillante condizione atletica di Iaquinta offrono a Ranieri l'occasione per escludere il francese. In panchina c'è anche Nedved, che fa spazio a Giovinco. La formica atomica dimostra di essere uno dei pochi con Del Piero ad accendere la Juve. Vede cose precluse al 90% de giocatori di serie A. Quando eliminerà alcuni fronzoli e troverà più continuità farà ancora più male.
SOLITO COPIONE - La partita stenta a decollare, perchè se la Roma crea poco la Juve fa altrettanto. Tiago non convince, Poulsen ha forza in interdizione e intelligenza calcistica, ma non illumina mai. I due terzini non sono in grado di produrre giocate decisive. Così l'unica ispirazione oltre a Giovinco è Del Piero, che trova spazio tra le linee e sale di tono quando il pressing giallorosso cala d'intensità.
IAQUINTA SHOW - I minuti passano e succede poco. Fin quando Giovinco accelera e trova il mobilissimo Iaquinta, che controlla e libera un destro incrociato che non dà possibilità a Doni. La Roma accusa e la Juve chiude il tempo con un possesso palla che non sempre è nelle sue corde.
DALLE STALLE ALLE STELLE - Spalletti sa bene che l'unico modo per riprendere la Juve è alzare il ritmo: la Roma propone un inizio di secondo tempo aggressivo e la Juve si fa chiudere in area. E succede l'imponderabile: i bianconeri, la squadra più temibile della serie A sulle palle inattive e che in difesa non soffre molto queste situazioni, lasciano solo Loria che di sinistro batte Buffon. Il calcio offre un'altra storia delle sue: è proprio il più contestato a togliere le castagne dal fuoco a Spalletti. Evidente l'errore di Brazzo Salihamidzic che perde l'uomo come un giocatore della sua esperienza non dovrebbe mai fare.
INARRESTABILE - Ma la Roma non fa in tempo a gioire che una deviazione di Riise su cross dalla destra consente a Iaquinta di bruciare Mexes e di superare di testa Doni. L'ex centravanti dell'Udinese è in serata di grazia: al 17' gestisce bene un tre contro tre in contropiede e serve a Del Piero la palla del 3-1. Sembra fatta con Doni a terra, ma Riise evita un gol fatto. La Roma resta a galla.
DILAGANTE - Spalletti ci prova con Montella per Loria, ma i giallorossi non hanno armi. Così la Juve può chiudere i conti. Prima con un colpo di testa di Mellberg (complimenti a chi l'ha strappato all'Aston Villa a parametro zero) su corner di Del Piero, poi con una perla di Nedved che trafigge Doni con un sinistro al volo da fuori area da sigla televisiva. Mancherebbero più di dieci minuti, che però servono solo per bagnare l'esordio in A con gol sfiorato di D'Alessandro (classe 1991). La Juve non inferisce e continua ad alitare sul collo dell'Inter. Perchè lo scudetto lo possono perdere solo i nerazzurri. Ma in quel caso non esserci sarebbe imperdonabile.
Jacopo Gerna
Fonte:
gazzetta