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Carlo Giuliani - G8 Genova

Ultimo Aggiornamento: 24/07/2017 18:22
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22/07/2017 17:43
 
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Signor Giuliani,

io sono padre di due figli, maschi, e non la capisco affatto con questa storia delle scuse. Vede Giuliani, i figli, tutti i figli, nascono buoni, sono poi i genitori che non sanno crescerli a renderli altro. Io non so che tipo di educazione abbia impartito a Carlo ma so per certo che lei non gli sta rendendo un buon servizio con questa storia delle scuse, perchè le cose sono due. O Carlo era un rivoluzionario caduto sul campo dell'onore, oppure era un povero sbandato. In entrambe i casi le scuse mi sembrano assai fuori luogo, specialmente le scuse del "nemico". Quel nemico che suo figlio ha combattuto fino alla morte e dal quale, lei, però, non si è vergognato di accettare un bel po' di soldi per ritirare una querela. Alla faccia delle questioni di principio e della dignità, se mi consente.

Solo lei sa come stanno le cose, ma di certo lei e sua moglie avete ampiamente approfittato della morte di vostro figlio e da poveri signori "nessuno" siete divenuti due protagonisti. Un ruolo che evidentemente ha modificato anche il vostro modo di porvi nei confronti del mondo e della memoria di Carlo, col quale, quando eravate due semplici signori "nessuno", condividevate poco o niente.

Nel processo sul G8 finirono infatti gli atti di un altro procedimento penale (archiviato) nei confronti di vostro figlio. Il suo nome era in un'indagine della Guardia di Finanza del 2000 per traffico di stupefacenti.

Sono intercettazioni da cui emerge uno spaccato della sua vita, le sue difficoltà esistenziali, i problemi con le forze dell'ordine, le incomprensioni familiari. Soprattutto la ricerca di comunicazione e giustizia in un mondo che sembrava andar stretto alla prima vittima italiana dei Movimenti. Una storia come tante in Italia, una famiglia piccolo borghese alle prese con un figlio mezzo tossico e mezzo ribelle. C'è sua moglie, la madre di Carlo, Heidi, spesso addolorata per le disavventure del figlio, sempre pronta a riaccoglierlo a casa sperando di «riordinare» la sua vita. E c'è il difficile rapporto tra lei e Carlo. Svariate volte è la mamma che fa da intermediaria per informarla dei guai in cui incorre il ragazzo ed entrambi vi mostrate preoccupati per la tendenza allo «sballo» di Carlo. Ma lei, il più conformista di tutti in famiglia, si dimostra talvolta piuttosto insofferente, anche verso la «coscienza sociale» del figlio, ai suoi occhi colpevole di cacciarsi sempre nei pasticci.

La sera del 2 febbraio 2000 Heidi le telefona e riferisce del racconto lacunoso che Carlo le ha fatto di una sua «visita» ai carabinieri. Dice sua moglie: «O aveva bevuto o era fatto in una maniera spaventosa, due occhi che non ti dico, come ai bei tempi». Lei è amareggiato: «Io non so più a cosa pensare» esclama. «Questo ci porta o alla pazzia o alla tomba, non lo so...».
Sua moglie se la prende con lei: «È inutile, sai, credo sia negativo fare, insomma, un atteggiamento così, credo l'unica cosa di cui lui abbia bisogno è invece della nostra serenità e della nostra forza. Poi sai, che tu mi dica così quando tutte le volte che ti dicevo “eh, non è tornato” eccetera, mi dicevi “e basta, non rompere”, non me lo dire più, è il colmo».

A dicembre del '99 Carlo discute con lei dopo averla informata di esser stato fermato dai carabinieri che gli hanno sequestrato un coltello. Lei teme che stesse combinando qualcosa, Carlo nega sdegnato. «Carlo - dice lei - a me non mi fermano quando passo per strada». Carlo: «Voi siete signori di 50 o 60 anni, a un ragazzo succede che lo fermano per strada».
Lei: «Evidentemente qualcosa facevi». Carlo: «Ora devo pagare una multa di 150mila lire». Lei: «Mi preoccupa più che ti fermano, cioè una perquisizione perché stavi combinando qualcosa». Carlo: «A me succede ogni tre giorni che mi fermano, ti fermano perché è un regime del cazzo, funziona così». Lei: «Stupidaggini, adesso, il regime... piantala di dire cazzate». Carlo: «Uno stato di polizia funziona così». Lei: «Piantala di dire queste cazzate incredibili (...). Io sono libero di girare per tutte le strade del mondo». Carlo: «Tu! Tu! Ma un ragazzo di 20 anni che niente niente non è tutto perfettino...». E lei la chiude così: «Guarda che questa cosa non me la dai a bere».

Carlo le spiega che lo hanno fermato per caso due carabinieri che perquisivano un marocchino. Lei ironizza: «Gli hai detto “bastardi, che fermate un marocchino?”...». Carlo: «No, non gli ho detto niente». La situazione è pesante a casa sua e lei, esasperato, non sa più cosa augurarsi per liberarsi «una volta per tutte» dai problemi provocati da quel figlio inquieto. «Speriamo di far presto un bel funerale». Solo una battuta infelice, che però manda su tutte le furie sua moglie.

Caro Giuliani, da genitore non posso che giudicarla assai male e penso proprio che con un po' di tenerezza e di buona volontà forse suo figlio lo avrebbe salvato. Lei lo ha tirato su facendolo crescere male, molto male, e i figli, tutti i figli, nascono buoni, sono poi i genitori, alcuni genitori, che non imparano a fare il loro mestiere e li perdono, come nel suo caso. Si faccia un bell'esame di coscienza e si renderà conto che qui l'unico che dovrebbe andare strisciando, in ginocchio, sulla tomba di Carlo e chiedere umilmente scusa è proprio lei, pessimo padre. Prima, durante e dopo. Adesso veda di salvare almeno un briciolo della dignità sua e soprattutto di suo figlio e si levi dalle prime pagine, dal cono di luce che tanto sembra attrarla, per mettersi in un angolo a riflettere che cazzo di padre di merda che è stato.
Gianni Fraschetti

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