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Campionato di Serie A stagione 2018/2019

Ultimo Aggiornamento: 27/05/2019 00:22
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30/12/2018 00:02
 
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Juventus campione d'inverno e campionato che va in pausa (secondo il modello inglese) fino al 19 gennaio prossimo con gli anticipi della 20ª giornata (1ª di ritorno).

Buone feste a tutti !
20/01/2019 12:43
 
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Roma-Torino 3-2: El Shaarawy firma il gol vittoria, dopo la rimonta granata

Avanti di due gol con Zaniolo e Kolarov,
i giallorossi si fanno raggiungere da Rincon e Ansaldi,
prima di trovare la vittoria con una rete del Faraone:
Di Francesco è quarto



Una vittoria pesantissima per la Roma, un bel carico di rammarico per il Torino. Perché poi la Roma la partita l'ha condotta a lungo nel primo tempo, tranne poi vedersela scivolare dalle mani a metà ripresa per riprenderla poi in corsa. Decisivo il gol finale di El Shaarawy, anche se a fare la differenza tra i giallorossi sono stati soprattutto Kolarov e Zaniolo. Il Torino, invece, dopo un primo tempo grigiastro ha tirato fuori il cuore e l'orgoglio che gli appartengono, riequilibrando partita e valori in campo e sfiorando nel finale con Belotti anche il 3-3. Per i granata è la prima sconfitta esterna in campionato, per la Roma la quarta vittoria nelle ultime 5 sfide di A. Il che, in attesa delle sfide di Lazio e Milan, riporta i giallorossi al quarto posto, in piena zona Champions.

ZANIOLO SUPER — Di Francesco perde Under (problema alla coscia sinistra, 26esimo infortunio muscolare della stagione giallorossa) dopo appena 6' di gioco, ma trova una Roma che giostra le danze a lungo. Zaniolo è in un formato strepitoso, Karsdorp dietro offre garanzie mai immaginate prima e Lorenzo Pellegrini e Cristante sono praticamente i padroni del centrocampo. Dall'altra parte, invece, ci sono tantissime difficoltà, soprattutto nella costruzione del gioco, considerando anche che in mezzo mancano Baselli e Meité. Così al 15' la Roma passa con Zaniolo, che prima impegna dal basso Sirigu, poi sulla ribattuta arpiona il pallone di destro e insacca di sinistro. I giallorossi creano un altro paio di azioni pericolose con Manolas (testa fuori) e Pellegrini (tiro centrale), fino al raddoppio del 34', quando Karsdorp accelera centralmente e serve di esterno un pallone d'oro a El Shaarawy, che Sirigu non può che mettere giù: calcio di rigore di Kolarov e 2-0 di piatto. Sembra finita, anche perché al 46' El Shaarawy si divora il 3-0 a tu per tu con Sirigu sull'ennesima pallone messo dentro da Kolarov. Un minuto prima dell'intervallo, però, il Torino ha finalmente un sussulto e su di una ripartenza a campo aperto Belotti pesca bene Iago Falque, che di sinistro colpisce il palo esterno.

CUORE GRANATA — La ripresa si apre con la Roma che dilapida ancora una volta l'occasione per il 3-0, con Dzeko che di piatto praticamente appoggia il pallone tra le braccia di Sirigu da dentro l'area piccola. Il fatto, però, è che il Torino è una squadra profondamente diversa rispetto al primo tempo, non solo dal punto di vista della voglia e del carattere. Così al 6' Rincon accorcia le distanze con un piattone chirurgico dal limite sul palo lontano di Olsen e Aina (tra i migliori degli ospiti) poco dopo ha anche l'occasione per il clamoroso pari. E la Roma? Sembra rimasta negli spogliatoi sia con la testa sia con le gambe, con Dzeko e Zaniolo che cincischiano davanti alla porta. Mazzarri capisce il momento e si gioca la carta Zaza (con Iago Falque che va via polemicamente dal campo) per aggiungere peso e pericolosità al fronte offensivo granata. Così a mettere le ali al Torino è Ansaldi, che prima sfiora il palo su punizione, poi al 22' pareggia i conti con un bel destro al volo dal limite (finta decisiva di Parigini davanti a Olsen). In mezzo la Roma reclama per un presunto fallo di mano di Lyanco in area (per il Var Irrati è tocco con la spalla). Sul 2-2 i giallorossi passano al 4-2-4 (dentro Schick), ritrovando un po' di verve e anche il gol con El Shaarawy (bello il no look di Pellegrini). Oramai è una corrida e ogni azione può essere fatale. Belotti reclama il rigore, Dzeko impegna di piedi Sirigu, ancora Belotti sfiora il 3-3 con una spaccata in corsa. L'ultima carta di Mazzarri è allora Berenguer, con il Toro che passa anche lui al 4-2-4. In pieno recupero il gol annullato a Kolarov per fuorigioco (giusto). Finisce così, con la Roma che inaugura il 2019 in campionato con una vittoria e il Toro che va a casa immalinconito.

Andrea Pugliese

Fonte: Gazzetta dello Sport
20/01/2019 12:49
 
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Serie A, Udinese-Parma 1-2, Gervinho firma la vittoria

Alla Dacia Arena, gli emiliani festeggiano la quinta vittoria in trasferta.
Al rigore di Inglese risponde Okaka, poi il gol dell'ivoriano chiude il match



E il Parma va, va soprattutto in trasferta: quinta vittoria fuori casa per questa squadra che non sa pareggiare, ma consolidare la sua identità assolutamente sì. Questa vittoria dice che i suoi 28 punti sono tantissimi ma meritati, questa sconfitta dice all’Udinese che la strada verso la salvezza è ancora lunga. Dopo tre risultati utili consecutivi e due partite senza prendere gol, arriva uno schiaffo alle certezze faticosamente trovate da Nicola, a cui non basta il gol trovato subito dal neo acquisto Okaka.

LE SCELTE — Nicola decide per l’"all in": il neo acquisto Okaka non ha ancora i 90’, ma il tecnico - a cui mancano, fra gli altri, gli squalificati Mandragora e Pussetto - preferisce giocarselo subito al fianco di Lasagna, arretrando De Paul nel ruolo di mezzala. Una sola "sorpresa", ma in realtà era un ballottaggio, da D’Aversa: Biabiany e non Siligardi a completare il tridente con il rientrante Inglese e Gervinho. A centrocampo Deiola (ultima con il Parma?) preferito a Dezi e Stulac da play, con Scozzarela, appena recuperato, in panchina. L’ultimo arrivato Kucka, come annunciato ieri, inizia in panchina.

PRIMO TEMPO — Al Parma bastano meno di 8’ per guadagnarsi la possibilità di mettere in discesa la partita: un’iniziativa di Gervinho poco dentro il limite dell’area viene contrastata prima da Opoku (che non fa fallo) e poi da De Paul: l’intervento dell’argentino è evidentemente falloso quanto avventato, visto che l’ivoriano non sta puntando la porta, ma a Mazzoleni serve l’aiuto della Var per concedere il rigore, che verrà trasformato da Inglese. A quel punto il Parma ha ancora più buon gioco a sviluppare il suo calcio semplice ma concreto e emergono ancora di più le difficoltà dell’Udinese, che rimpiange gli assenti (la regia è orfana di Mandragora, e si sono visti gli impacci di Behrami) e non trova in Lasagna (non al meglio), in Okaka (arrugginito) e De Paul (discontinuo) i terminali in grado di compensare uno sviluppo della manovra faticoso e disordinato. Le occasioni- gol, se così si possono chiamare, sono dunque solo due: al 19’ un colpo di testa alto di Lasagna, su cross di D’Alessandro, e al 28’ una chance sprecata da Larsen, pescato con un invito perfetto di De Paul. Per il Parma nessun’altra chance pericolosa, ma la costante sensazione di poter fare male in ripartenza, grazie alle iniziative di Gervinho e allo straordinario lavoro di Inglese (è pronto per il c.t. Mancini, che non a caso lo segue con grande interesse) su tutto il fronte offensivo.

SECONDO TEMPO — Ad inizio ripresa (3’) il Parma potrebbe ammazzare la partita, ma un tiro preparato bene ma angolato male da Inglese è il prologo del pareggio Udinese: fa tutto Okaka, costruzione di forza e conclusione di testa, dopo una mezza mischia in area. Ma l’1-1 non scompone il Parma, che in ripartenza con Gervinho trova sempre modo di creare insidie, come al 15’ quando incassa ad un suo slalom irresistibile Biabiany e mira alto un comodo tiro per il 2-1. E’ un presagio, si capirà poco dopo, per l’Udinese, che perde l’occasione per andare in vantaggio a cavallo del 21’ (colpo di testa di Lasagna parato da Sepe e sulla respinta palo esterno di De Paul) e del 22’ (ancora De Paul e ancora un prodezza del portiere che vola all’incrocio dei pali a togliere il tiro a giro dell’argentino). E paga un minuto dopo quando Stulac, coperto male da D’Alessandro, lancia la cavalcata di Gervinho che in faccia alla porta evita Opoku e Musso e non sbaglia. Poi ci penserà ancora Sepe (su Machis e poi ancora De Paul, con l’aiuto del palo) a blindare l’ennesimo blitz gialloblù.

Andrea Elefante

Fonte: Gazzetta dello Sport
20/01/2019 12:53
 
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Serie A, Inter-Sassuolo 0-0: De Zerbi ferma Spalletti

Il girone di ritorno dei nerazzurri inizia senza gol.
Nel finale i neroverdi sfiorano il colpaccio



Oltre diecimila bambini e nemmeno un gol da festeggiare. Non sapremo mai come suona un boato post-rete creato da soli voci “bianche”. Inter e Sassuolo sprecano un’occasione più unica che rara, chiudendo sullo 0-0 la gara dei BUU, intesi come “Brothers Universally United”. Ma non è per troppa “fratellanza”, o per non scontentare nessun bimbo (ce n’erano anche del Sassuolo), che le due squadre si prendono un punto a testa. Il pareggio è frutto di due tempi simili per svolgimento, con i neroverdi a comandare nelle parti iniziali e i nerazzurri ad andare all’assalto, creando pericoli, in quelle finali. Nel recupero il Sassuolo legittima ulteriormente il risultato (o forse recrimina), quando i subentrati Boga e Bourabia mettono paura alla Curva Sud, oggi più rumorosa di quella Nord. Sassuolo guidato da un Boateng sontuoso (manca solo l’acrobazia gol nel finale), Inter con Icardi poco coinvolto, e che non trova il bersaglio di testa nell’unica occasione vera (quella che di solito trasforma).

POCHE IDEE — L’Inter ferma a tre la mini-serie di vittorie consecutive, non riuscendo mai davvero a prendere possesso del match: Spalletti nel finale rimette dentro Lautaro, ma stavolta le sue conclusioni non sono vincenti. Poco prima era entrato Nainggolan, per una mezz’ora che non passerà alla storia. Inizialmente in panchina, Joao Mario lo sostituisce anche nel ruolo di rifinitore centrale nel 4-2-3-1: non è da lì che passa il gioco interista nel primo tempo. I pericoli maggiori nascono infatti dai piedi di Perisic, in versione uomo assist (al 32’ trova Politano, sul tocco al volo salva Consigli), il più convinto nel cercare la porta è Vecino, con inserimenti frequenti. Non tantissime idee, comunque.

SASSUOLO ATTRAENTE — Il Sassuolo di De Zerbi si conferma squadra “attraente”, che a tratti seduce con la capacità di creare azioni offensive. Berardi ha “voglia” e tira ripetutamente, concludendo anche con una tiro a giro un’azione “da Barça” (o quasi) al 25’. Quella va fuori, ma altre volte servono le manone di Handanovic. Boateng fa il “nueve” poco falso e molto riferimento, anche se poi sa smistare il pallone per i compagni. Nel 4-3-3 Locatelli è quello più libero di inserirsi: nel primo tempo ha la palla buona su un buco di De Vrij, ma tira fuori, nella ripresa innesca il Boa che di testa fa quasi 1-0. Il finale sembra una concessione al pubblico di bambini, che vuole un gol: squadre lunghe, occasioni su entrambi i fronti. Nulla di fatto, ma molto di dimostrato dal Sassuolo. Per l’Inter è una frenata, anche a livello di gioco e convinzione: in mezzo manca un po’ di spinta, in difesa Skriniar conferma di valere tutti quei soldi di cui si parla, Handanovic risolve problemi. Servirebbe qualche guizzo in più davanti: con Perisic pian piano si spegne anche Politano. Poteva anche andare peggio, a livello di risultato.

Valerio Clari

Fonte: Gazzetta dello Sport
20/01/2019 18:21
 
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Frosinone-Atalanta 0-5: Duvan Zapata segna 4 gol!

La apre Mancini, poi il poker del colombiano,
momentaneamente capocannoniere con Ronaldo a quota 14 gol:
per i nerazzurri l’Europa è sempre più vicina



L’Atalanta va. Più forte, più tecnica, più spettacolare. E tutto si compie secondo la volontà del migliore: Duvan Zapata, l’uomo del match. Il centravanti colombiano, in stato di grazia, imprime il suo marchio sulla partita piegando il Frosinone (dopo l’1-0 di Mancini) con un poker di reti travolgente, dimostrandosi puntuale con il gol - il 14° di fila in 8 gare, di cui una in Coppa Italia - e imprendibile per i difensori ciociari. Così i nerazzurri, stretti attorno al loro gigante, si prendono la scena irrompendo in zona Europa, momentaneamente al sesto posto a quota 31 (in attesa di Genoa-Milan): manita e una sensazione diffusa di orizzonti illimitati, per la felicità dei mille tifosi nerazzurri al seguito allo Stirpe.

VAI MANCINI — È l’Atalanta a manovrare. Un possesso palla (due tocchi al massimo) usato come fune per issarsi fino ai sedici metri. E un primo rischio il Frosinone (sceso in campo senza gli infortunati Ariaudo, Ciofani e Zampano e gli squalificati Ciano e Capuano), lo corre già al 7’, quando De Roon raccoglie lo spiovente di Pasalic e appoggia indietro su Zapata che non trova la conclusione verso la porta. È il rumore di valanga, passano 4’ e i nerazzurri passano in vantaggio: Gomez ricama al limite dell’area, Pasalic pennella in mezzo per la testa vincente del gigante Mancini sfuggito a Goldaniga.

IMPLACABILE — Punti nell’orgoglio, i ciociari producono un assalto orchestrato da Molinaro che trova infine l’opposizione di Castagne che libera l’area di testa. Il match diventa più equilibrato quando i padroni di casa decidono di alzare un po’ il baricentro e di rendersi più efficaci sulle linee di passaggio altrui. Eppure il finale di tempo è ancora di marca ospite: stavolta è Pasalic ad impegnare con un colpo di testa Sportiello (reattivo nell’occasione) sul cross di Ilicic, a riprova di quanto i ciociari soffrano sulle palle alte. E puntuali arrivano gli acuti dell’altro gigante, Zapata, lesto ad insaccare di testa sui cross del solito Pasalic a cavallo del primo e secondo tempo. Di più. Il colombiano non solo chiude anzitempo il match, ma si regala pure due perle supplementari al 19’ e al 29’ correggendo in rete altrettanti palloni spiovuti in mezzo, con la difesa del Frosinone incapace di reagire. I ciociari, pericolosi solo in un’occasione con Pinamonti (che colpisce la parte esterna della rete), devono arrendersi all’evidenza. E l’Atalanta potrebbe pure chiudere la partita con un vantaggio ancora più largo. La gente dello Stirpe va via comprensibilmente amareggiata. Penultimi e fermi a quota 10 punti, gli uomini di Baroni non vedono la luce in fondo al tunnel.

Alessio D’Urso

Fonte: Gazzetta dello Sport
20/01/2019 18:24
 
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Fiorentina-Sampdoria 3-3:
doppietta di Quagliarella e Muriel.
Pezzella pareggia al 93'



Una partita incredibile con due attaccanti gioiello a renderla spettacolare. Finisce 3-3 al Franchi ed a conti fatti il risultato rispecchia quanto visto sul campo. Giocate, azioni, anche errori ed alcune reti pazzesche. La Fiorentina acciuffa il pari all'ultimo soffio dopo che aveva creduto prima di vincere e poi di perdere la gara. Merito di Pezzella e della sua zampata al 93esimo, con dedica a Davide Astori. In precedenza Muriel e Quagliarella hanno regalato gol ed emozioni agli spettatori presenti.

VIOLA SPRECONA — Pioli sfrutta al massimo il proprio potenziale offensivo inserendo Muriel accanto a Simeone con Chiesa a svariare sulla fascia. In mezzo Gerson preferito a Benassi, non al top. La Samp risponde con Caprari accanto a Quagliarella e Ramirez nel ruolo di trequartista. Il primo tiro è di Edimilson Fernandes servito da Chiesa al limite dell'area, diagonale fuori al minuto numero otto. Un minuto dopo è Chiesa a mangiarsi il vantaggio sparando fuori da ottima posizione. Meglio i viola all'inizio con la Sampdoria che fatica a farsi vedere dalle parti di Lafont. Al 12' Chiesa vola a destra e serve Simeone che da due passi non riesce a trovare il vantaggio la Fiorentina. Al 27' altro guizzo gigliato con un tiro al volo di Muriel bello ma poco preciso finito alto sopra la traversa.

BOTTA E RISPOSTA — Ad un quarto d'ora dal termine del primo tempo enorme occasione per la Samp con Ramirez che crossa forte verso Quagliarella. L'attaccante tocca ma non riesce ad inquadrare la porta con Lafont fuori causa. A passare così è la Fiorentina con un super gol del grande ex, Luis Muriel. Il colombiano parte da metà campo spostato sulla sinistra, salta tre uomini in velocità battendo Audero con un tocco preciso evitando poi di esultare per rispetto dei tifosi doriani. In queste giocate il paragone con Ronaldo sembra meno azzardato. Partita vivace e Samp subito brava a reagire con il destro di Caprari bloccato da Lafont. Al 38' però la gara cambia. Edimilson Fernandes commette un fallo a centrocampo trovando un giusto secondo giallo. Viola in dieci per un'ora. Prima dell'intervallo la Samp pareggia. Fallo molto contestato di Veretout su Ekdal. Ramirez calcia la punizione trovando l'incorcio. Finisce il primo tempo con l'arbitro Di Bello nel mirino di tutta la Fiorentina per la direzione di gara.

MURIEL-QUAGLIARELLA SHOW — Pioli si copre inserendo Dabo per Simeone. Nella Samp fuori Ramirez, a rischio espulsione nel primo tempo, dentro Saponara. I ritmi si abbassano con la Fiorentina che difende e prova ad andare in contropiede con lo scatento Chiesa. Al 23' uno scambio nello stretto tra Muriel e Chiesa permette all'azzurro di calciare verso la porta: tiro respinto. Giampaolo si gioca la carta Defrel al posto di uno spento Caprari. Ad andare in vantaggio però è ancora la Viola con un altro gol pazzesco di Muriel. Controllo con il tacco a centrocampo, volata verso la porta e destro chirurgico sul secondo palo. Gli ospiti provano il tutto per tutto con l'ingresso di Gabbiadini per Jankto. Mentre Pioli toglie uno straripante Muriel per inserire Laurini. A dieci dal termine però Vitor Hugo commette una clamorosa sciocchezza colpendo con la mano in piena area di rigore. Penalty sacrosanto trasformato da Quagliarella. L'attaccante si ripete due minuti dopo beffando Milenkovic e Pezzella e segnando un super gol in diagonale. Sembra finita, gli animi si scaldano ed i cartellini gialli si moltiplicano. All'ultimo minuto di recupero arriva il pari. Chiesa prova il cross, deviato da un giocatore della Samp con il pallone che arriva sul secondo palo dove Pezzella tutto solo deposita in rete. Finisce così con un punto a testa ed emozioni a raffica. La Fiorentina al Franchi ha vinto solo una delle ultime sei, ma la prestazione pur condita da errori è stata buona. La Samp ha sofferto, poi è cresciuta. Vedendosi sfilare il risultato pieno nel finale. Ma consolidando una ottima posizione di classifica mantenendo 3 punti di vantaggio sulla Fiorentina.

Giovanni Sardelli

Fonte: Gazzetta dello Sport
20/01/2019 18:28
 
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Spal-Bologna 1-1: a Palacio risponde Kurtic

Ritmi altissimi e tante occasioni per entrambe le formazioni:
il pareggio non fa bene alle due squadre, ma serve più ai ferraresi;
i bolognesi restano in zona retrocessione



Un tempo a testa: Bologna superiore e più fisico e intraprendente nel primo; Spal che – sollecitata dal proprio pubblico a "tirare fuori le p…" - confeziona una ripresa migliore, meno confusa, con addosso la seria idea di poterla vincere e nello zaino dei rimpianti pure un gol annullato ad Antenucci con la Var per fuorigioco di Petagna. Entrambe le squadre hanno provato a vincerla, e questo è un buon segnale. Gli altri segnali buoni sono la capacità di reazione da parte della Spal da una parte e il cambiamento netto di mentalità da parte del Bologna: Inzaghi comincia a far vedere qualcos'altro, anche perché il mercato qualcos’altro gli sta dando.

VARIABILI ED EUROGOL — Entrambi gli allenatori attingono ai nuovi arrivi, ai tre rimpatriati: Viviano in porta da Semplici, Soriano e Sansone per Inzaghi spalmati uno nella zona interna sinistra del campo e l’altro come ala mancina del tridente. Sì, perché finalmente Pippo torna a sfoderare il 4-3-3: a differenza del recente passato, e soprattutto proprio grazie all’arrivo di Sansone, il tecnico del Bologna ha la possibilità di avere alternative in attacco mentre Semplici adotta il suo solito 3-5-2 in cui c’è Valdifiori al posto di Schiattarella. L’avvio è assalto da una parte e dall’altra: la Spal guadagna angoli su angioli e due colpi di testa; il Bologna ha più spessore in mezzo al campo e arriva subito al tiro pericoloso due volte con Palacio e Soriano, tiri sui quali Viviano si presenta da gran califfo qual è. La svolta – dopo un primo tempo giocato più dal Bologna che da una Spal un po’ ingolfata – arriva al minuto 24’ quando Vicari diventa colpevole di un’introduzione che porta Palacio (schierato dal Falso 9) a segnare un eurogol: Bologna in vantaggio e tutto sommato – nonostante un rasoterra di Antenucci sul quale Skorupski para basso – è meritato.

ANCORA KURTIC — La Spal rientra in campo con gli stessi uomini ed è normale che cerchi qualcos’altro cercando di abbandonare la confusione della prima frazione: all’8 c’è il gol annullato ad Antenucci (su palla protetta di Petagna che viene scovato in fuorigioco con la Var). Un minuto prima, il pubblico del Mazza aveva appena contestato la squadra vedendola confusa, smarrita, senza la bava alla bocca per cercare una vittoria che manca da metà settembre (contro l’Atalanta). La ripresa del Bologna è poca roba: due contropiede sbagliati e altrettanti tiri senza storia di Orsolini e Sansone; la Spal, invece, fa sul serio: minuto 28’, Lazzari entra nel campo e infila un pallone in mezzo sul quale la difesa bolognese non c’è, Skorupski attende e Kurtic arriva prima di tutti. L’uomo che segnò all’andata punisce anche al ritorno.

CAMBI E MERCATO — Il resto? Bologna che non smette mai di provarci, Spal idem: con i cambi però nessuna delle due riesce a cambiare la stria del match. La classifica vede sempre 4 punti fra le due squadre ma sta peggio ancora il Bologna terz’ultimo. Un nuovo Bologna, più vivo e messo meglio, che non vionce dal 30 settembre ma che domani potrebbe avere Farias e Caceres in più.

Matteo Dalla Vite

Fonte: Gazzetta dello Sport
20/01/2019 23:33
 
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Serie A, Cagliari-Empoli 2-2:
botta e risposta, pari sardo nel recupero

Sardi in vantaggio col solito gol di testa dell'attaccante livornese,
ma nella ripresa gli azzurri ribaltano il risultato con Di Lorenzo e Zajc.
Farias firma il pari al 91'



Finisce 2-2 tra Cagliari ed Empoli. Un risultato che premia la costanza, il coraggio, l'impegno di una squadra quella di Beppe Iachini, che, dopo quattro sconfitte consecutive, torna a fare risultato in una serata da incubo perché cominciata con troppi assenti. Ma la qualità dei suoi uomini migliori, Zajc su tutti (strepitoso contro i sardi anche alla prima giornata), e un secondo tempo di bassissimo livello del Cagliari portano L'Empoli quasi in paradiso. Serve in pieno recupero un assolo di Diego Farias (terzo gol), il brasiliano con la valigia, gettato nella mischia per disperazione per salvare Maran e il Cagliari da una clamorosa sconfitta. Il Cagliari questo scontro diretto doveva vincerlo e, invece, come all'andata, L'Empoli (che vinse 2-0) risulta indigesto. La squadra patisce davanti e paga dopo un'ora, calando di ritmo. Ora ci vorrà coraggio a far partire Farias, che manifesta mal di pancia salvavita a Frosinone (1-1), col Genoa (gol vittoria) e con L'Empoli.

PRIMO TEMPO — Maran ha un solo rebus, quello del regista, lo risolve per la seconda gara di fila a favore di Cigarini che non aveva convinto in coppa Italia con l'Atalanta, ma guadagna una nuova chance. Iachini non sa a che santo votarsi: ha fuori tantissimi giocatori, Lagumina in attacco, Bennacer e Krunic squalificati, e deve rispolverare Brighi in difesa. Saltano anche Capezzi e Maietta. Un lazzaretto. Il Cagliari non ha scelta, deve spingere sull'acceleratore. L'innesco di Birsa è un toccasana, lo sloveno non solo crea scompiglio, ma non sbaglia mai una scelta. La squadra di Maran sceglie la corsia di destra per far male, l'asse Ionita-Birsa-Srna sforna cross ripetizione ma Pavoletti cade cinque volte nella trappola del fuorigioco, prima di salire (36') sulla testa di Di Lorenzo sul traversone di Ionita e sbloccare la partita. Oltre a sbloccarci lui stesso che non segnava dalla partita di Ferrara, 10 novembre. La sua testina è sempre d'oro e Pavoloso firma la settima rete stagionale. Pasqua fa un silent check, ma stavolta il fuorigioco non c'è. L'Empoli, per rispondere e reagire, non ha tante frecce nel suo arco. Caputo è imbavagliato nella morsa di Pisacane e Romagna, ma Padoin (e Barella) concedono qualche spazio di troppo a Di Lorenzo e Acquah, mentre a sinistra è Traorè (alto livello) a creare qualche fastidio a Srna. Ma I toscani colpiscono solo con un rovesciata di Zajc che nel modulo di Iachini giostra dietro Caputo, in un 3-5-1-1 che in difesa diventa ovviamente un 5-3-1-1-. Per il resto guadagnano solo calci d'angolo.

SECONDO TEMPO — La ripresa parte soft, e a Iachini non resta che immettere forze fresche. Dopo 12' Brighi, esausto e non più abituato a questi ritmi, lascia il posto a Ucan, dopo 21' Acquah esce per Rodriguez. L'ex cesenate è la carta per alzare il baricentro e provare il tutto per tutto. Iachini va sul 3-4-1-2 dando più libertà a Zajc sul quale Cigarini non riesce a far tanto filtro. Ma è Maran che stupisce: guarda la mossa del collega e inserisce Faragò per Birsa, un cambio che lascia perplessi. Infatti dopo 2' L'Empoli pareggia: cross di Pascual e Di Lorenzo, lasciato colpevolmente solo da un Barella in serata no, insacca. L'altra mossa di Maran. Farias per Joao Pedro, ma un capolavoro di Zajc, il migliore in campo, lasciato ancora libero di fare da Barella, regala l'insperato vantaggio ai toscani. Sembra notte fonda per il Cagliari, quando da un lancio di Barella Veseli (che erroraccio) manca l'intervento favorendo la cavalcata di Farias che non perdona Provedel e fa 2-2 salvando un Cagliari mediocre e in riserva sparata.

Francesco Velluzzi

Fonte: Gazzetta dello Sport
20/01/2019 23:37
 
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Napoli-Lazio 2-1: quattro pali, Callejon e Milik battono Immobile

Gli azzurri fanno collezione di legni, ma ringraziano anche Meret,
protagonista almeno di 2-3 parate importanti: la Juve è a 6 punti.
Acerbi espulso per doppio giallo


Senza quattro titolari, ma con lo spirito di sempre e la lucidità dei giorni migliori. Pur privo di Koulibaly, Hamsik, Allan e Insigne il Napoli supera la Lazio e, almeno per una sera, si porta a sei punti dalla Juve. Vittoria netta e meritata, molto più di quanto dica il punteggio finale. Oltre ai due gol il Napoli colpisce infatti ben quattro pali (i primi due sullo 0-0, gli altri due sul 2-0) e confeziona almeno altre tre palle-gol nitide. Supremazia costante quella dei padroni di casa, interrotta solo a tratti dalla Lazio. Se un neo c'è per i partenopei è quello di non aver chiuso la gara e averla tenuta aperta fino alla fine nonostante la superiorità numerica avuta negli ultimi venti minuti di gioco per l'espulsione di Acerbi. La squadra di Ancelotti si conferma in ogni caso squadra solida e capace anche di saper soffrire oltre che di produrre bel gioco. Ancora una sconfitta contro una grande invece per la Lazio di Inzaghi. Un tabù che si manifesta soprattutto nel primo tempo nel corso del quale la squadra di Inzaghi resta in balia degli avversari. Un po' meglio nella ripresa, ma non fino al punto di recuperare il risultato. E così la formazione biancoceleste scivola fuori dalla zona Champions.


UNO-DUE MICIDIALE — La partita resta in bilico fino alla mezzora, ma l'equilibrio reale c'è solo nei primi dieci minuti nel corso dei quali le squadre si studiano e si annullano. In questo periodo è anzi la Lazio a rendersi più pericolosa, con il colpo di testa di Milinkovic su cross di Leiva (Meret si supera per respingerlo, ma il serbo potrebbe fare meglio a tu per tu col portiere). Poi il Napoli prende il controllo del centrocampo grazie agli strappi di Fabian Ruiz e all'attenta copertura di Diawara e la partita fino all'intervallo diventa un monologo dei padroni di casa. Che sfiorano due volte il gol con Milik, fermato dal palo prima al 12' (splendida girata al volo su cross di Mario Rui) e poi di nuovo al 22' (colpo di testa in tuffo su assist di Zielinski). I padroni di casa vanno vicini al vantaggio anche con Fabian Ruiz e di nuovo Milik (tiri dalla distanza che escono di un soffio). Il gol è insomma nell'aria quando effettivamente arriva. Succede al minuto 34 grazie a Callejon che finalmente si sblocca (prima marcatura stagionale): non poteva accadere che contro la Lazio, che punisce per la sesta volta (e diventa così la sua vittima preferita). L'assist per lo spagnolo è di Mertens, l'esecuzione, da poco dentro l'area, perfetta. Callejon è poi determinante quattro minuti dopo anche per il 2-0, perché si procura la punizione dal limite (fallo di Acerbi) che Milik trasforma in maniera magistrale (palla all' incrocio dei pali con Strakosha impossibilitato a intervenire).

IMMOBILE CI PROVA — Inzaghi prova a rianimare la Lazio abulica e inconcludente del primo tempo inserendo Correa al posto di Lukaku (nel primo tempo aveva già dovuto togliere l'infortunato Luiz Felipe e inserire al suo posto Bastos). Con Correa in campo la Lazio passa dal 3-5-1-1 iniziale a un 3-4-1-2 con Lulic che torna sulla fascia sinistra, Parolo che si sistema a destra e Luis Alberto che fa il trequartista alle spalle di Immobile e dell'argentino. La mossa risveglia un po' la squadra ospite (testa di Correa di poco fuori, girata di Immobile sulla quale Meret si supera per respingere), ma la espone anche in maniera preoccupante ai contropiede del Napoli. Che colpisce altri due legni clamorosi. Il primo con una conclusione di Fabian Ruiz, il secondo con un colpo di testa di Callejon. Errori che la squadra di Ancelotti paga caro perché subito dopo il palo di Callejon arriva il gol di Immobile che riapre la partita. Gioco di prestigio di Correa sul limite dell'area e palla filtrante per il centravanti che punisce Meret con un diagonale preciso. La Lazio a quel punto ci crede, ma l'espulsione di Acerbi (doppia ammonizione, entrambe per falli su Callejon) le spezza le gambe proprio nel momento decisivo. Inzaghi inserisce Patric per Milinkovic e ridisegna la squadra con un coraggioso 4-2-3. Mossa alla quale Ancelotti risponde inserendo Verdi per Diawara. Il modulo resta il 4-4-2, con Zielinski che si accentra, ma con Verdi in campo diventa a trazione anteriore per sfruttare gli spazi che si aprono con la Lazio in dieci. Poi il tecnico napoletano toglie pure Mertens e inserisce Ounas. Che pochi minuti dopo essere entrato in campo sfiora il terzo gol (salva Strakosha). Nel finale c'è poi spazio anche per Hysaj che rileva Callejon. Chiaro l'intento di Ancelotti si coprirsi per non correre rischi. E infatti non accade più nulla.

Stefano Cieri

Fonte: Gazzetta dello Sport
22/01/2019 00:35
 
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Genoa-Milan 0-2: Borini e Suso gol, Paquetà incanta e colpisce un palo

Rossoneri quarti in classifica. Soffrono nella prima mezzora, poi nella ripresa piegano i rossoblù.
Traversa di Veloso per i liguri


Il Milan sorpassa da destra: a Marassi, dove su quel binario ingrana la marcia giusta per il 2-0 con cui stende un buon Genoa, e in classifica, dove infila tre punti d'oro e si piazza davanti a Roma e Lazio, riaccomodandosi al quarto posto che significa Champions League. Il Diavolo soffre e rischia, poi la porta a casa grazie ai gol di Borini, imbeccato dalla freccia Conti, e di Suso, che punisce stadio e tifosi dove è sbocciato in Serie A tre stagioni fa.


CHE CONTI — Per 72 minuti a Marassi non si vedono gol e nemmeno gli 11 punti che separano Genoa e Milan in classifica fino a quel momento. Meglio i prandelliani nel primo tempo, anche se il brivido più forte lungo la schiena dell'ex c.t. lo provoca un palo di Paquetà allo scadere; rossoneri più pericolosi nella ripresa, anche se mai davvero padroni del match: il lampo di Conti, che manda in gol Borini servendo il secondo assist consecutivo qui a Genova − dopo quello in Coppa Italia con la Samp – è un messaggio per Gattuso: nelle gambe, l'ex Atalanta ha i 90 minuti e soprattutto i colpi per sbloccare rebus complicati come questi. Sarà dura tenerlo fuori anche contro il Napoli.


LAMPO PAQUETÀ — Il Milan si presenta a Marassi privo degli squalificati Romagnoli, Calabria e Kessie, oltre ai lungodegenti Biglia, Caldara e Bonaventura, e la lista degli assenti si allunga poco prima del quarto d'ora: Zapata è costretto a uscire per un problema alla coscia destra, Riccio (in panchina per Gattuso, anche lui squalificato) inserisce Conti spostando Abate al centro.
A proposito di linee centrali, è proprio lì che il Genoa costruisce la sostanza del suo primo tempo: la pressione dei prandelliani soffoca i propositi di palleggio della linea Paquetà-Bakayoko-Calhanoglu, l'ottimo Criscito tampona spesso Suso e rilancia le azioni rossoblù. Che si rendono pericolosi con Kouame (doppio colpo di testa fuori), Lazovic (destro deviato) e soprattutto Bessa: imbeccato da un magnifico filtrante di Pandev al 27', si divora l'1-0 sparando addosso a Donnarumma da due passi. Il Milan? Soffre dietro e combina pochino dalle parti di Radu; a svegliare il Diavolo ci prova Paquetà con un sinistro al volo al 44': gesto perfetto, mira quasi, visto che il tiro si stampa sul palo.

SOSTANZA— Prandelli vuole vincerla e inserisce Favilli per Pandev nella ripresa, ma senza Piatek (oggi squalificato, domani milanista) sfondare lì davanti è molto più complicato. Non basta la corsa di Kouame né la generosità di Bessa, che sfiora di nuovo il gol dopo una botta di Veloso deviata da un difensore e da Gigio. Il Milan ragiona e cerca di gestirsi senza perdere la bussola: Paquetà si fa sentire in fase difensiva (prende anche un giallo), prova a ispirare con tocchi di classe per i compagni, come il lancio con cui pesca Borini al 62' (diagonale fuori di nulla) e si infila facendo valere i suoi 180 cm di altezza, ma il colpo di testa al 66' (cross di Calhanoglu) è troppo debole per impensierire Radu. E così serve l'accelerata di Conti-Borini per sbloccare il match, mentre il raddoppio di Suso – bellissimo il lancio di Cutrone, oggi più prezioso in fase di raccordo – è il sigillo per gestire gli ultimi minuti con tranquillità. In mezzo, l'ultimo rischio: gran tiro di Veloso e deviazione di Donnarumma sulla traversa. Dopo il 2-0, invece, il Milan amministra in tranquillità. Una bella boccata d'aria, dopo un avvio di 2019 passato perennemente in apnea.

Marco Fallisi

Fonte: Gazzetta dello Sport
22/01/2019 00:39
 
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Juve-Chievo 3-0, a segno Costa, Emre Can e Rugani.
CR7 sbaglia un rigore

I bianconeri vincono facile contro l'ultima in classifica e tornano a +9 sul Napoli.
Decisive le reti del brasiliano e del tedesco nel primo tempo, del centrale difensivo nella ripresa.
CR7 si fa ipnotizzare dal dischetto da Sorrentino


All’umore grigio del terribile “Blue Monday”, andrebbe aggiunto il gelo spietato, lo Stadium con insoliti buchi e la luna storta di Cristiano. Eppure, anche nel giorno più triste dell’anno, la Juve può scacciare il malumore e stare su di morale: i tre gol nel testacoda di classifica contro il Chievo sono tutt’altro che scontati. Ronaldo avrà pure sbagliato un rigore – sì, capita pure questo nel Blue Monday – ma tra Douglas Costa, Emre Can e pure Rugani le buone notizie non mancano: ha segnato un trio che finora è stato meno al centro della scena.

APRI-SCATOLA — All’inizio c’è il ginocchio di Khedira a costringere Allegri a uno sforzo di fantasia: il tedesco per una botta va in panchina in via precauzionale e allora bisogna ingegnarsi. Tocca a Douglas Costa che, in un frenetico gioco di alternanze, occupa le fasce insieme a Bernardeschi: con il Dybaldo davanti, almeno in partenza, la Juve usa il 4-4-2, modulo migliore senza Mandzukic. Ma il sistema è mobile proprio perché i due esterni hanno l’innato istinto di entrare dentro al campo e, a quel punto, è un privilegio vedere gli uno-due con Cristiano e Dybala. Il gol apri-scatola arriva così, con la solita sgasata in diagonale di Douglas: stavolta, però, il brasiliano si mette in proprio e col mancino affilato trova l’angolino.

GRONDANO PERICOLI — Il Chievo non sembra una di quelle squadre che vengono allo Stadium con rassegnazione: con la difesa a tre e l’ex Giaccherini Di Carlo prova a portare la palla vicino a Perin e costruisce almeno qualche cross insidioso. La coppia più longeva della A, Pellissier-Meggiorini, non riceve mai rifornimenti adeguati. Anzi, gioco forza, concede spazi e così per la Juve grondano le occasioni: cross tagliati vero il centro, fendenti ronaldiani, azioni sguscianti di Berna. Assieme al brasiliano, l’azzurro è tra i più propositivi, con la gamba e la testa di inizio stagione. All’andata al Bentegodi, quando gli onori erano tutti per il portoghese appena arrivato, Giaccherini aveva fatto venire le traveggole alla difesa bianconera: stavolta il numero 17 è meno ispirato e tutto il Chievo ne risente.

LESA MAESTÀ — La storia nella storia, però, è il primo gol italiano di Emre Can, mediano a due per una sera assieme a Matuidi: l’atterraggio sul pianeta Juventus è stato più turbolento di quello che il tedesco immaginava, un po’ per problemi di inserimento un po’ per problemi di salute. Adesso, in una mediana in cui non regna l’abbondanza, servirà come il pane: tra l’altro, la posizione nel 4-4-2 sembra stargli meglio addosso rispetto al ruolo di mezzala. Cristiano, invece, non è un canonico riferimento davanti e si defila per indole. Dopo il solito bombardamento da lontano, il portoghese avrebbe l’occasione di riprendersi il trono dei bomber in solitaria, ma il rigore del possibile 3-0, causato dalla mano birichina di Bani, regala una micro-vendetta a Sorrentino: il portiere del Chievo para un rigore alieno e non è lesa maestà A CR7. All’andata aveva subito un trauma cranico e la rottura del setto nasale in un contrasto con lo stesso Cristiano: erano piovute critiche perché alcuni bianconeri avevano esultato per il gol di Mandzukic in quella stessa azione, poi annullato con la Var. L’onta del rigore sbagliato deve aver lasciato traccia se dopo Ronaldo fallisce un gol che di solito segna bendato: in fondo, era il Blue Monday anche per lui. Non per Rugani, tornato titolare: il suo 3-0 è un altro schiaffo alla tristezza. E il Napoli torna a -9 dai bianconeri.

Filippo Conticello

Fonte: Gazzetta dello Sport
22/01/2019 00:40
 
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SERIE A 2018/2019 20ª Giornata (1ª di Ritorno)

19/01/2019
Roma - Torino 3-2
Udinese - Parma 1-2
Inter - Sassuolo 0-0
20/01/2019
Frosinone - Atalanta 0-5
Fiorentina - Sampdoria 3-3
Spal - Bologna 1-1
Cagliari - Empoli 2-2
Napoli - Lazio 2-1
21/01/2019
Genoa - Milan 0-2
Juventus - Chievo 3-0

Classifica
1) Juventus punti 56;
2) Napoli punti 47;
3) Inter punti 40;
4) Milan punti 34;
5) Roma punti 33;
6) Lazio punti 32;
7) Atalanta punti 31;
8) Sampdoria punti 30;
9) Parma punti 28;
10) Fiorentina e Torino punti 27;
12) Sassuolo punti 26;
13) Cagliari punti 21;
14) Genoa punti 20;
15) Udinese e Spal punti 18;
17) Empoli punti 17;
18) Bologna punti 14;
19) Frosinone punti 10;
20) Chievo(-3) punti 8.

(-3) Il Chievo sconta la penalizzazione per la sentenza del Tribunale della Federcalcio.

(gazzetta.it)
27/01/2019 00:40
 
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Sassuolo-Cagliari 3-0: gol di Locatelli, Babacar e Matri

I neroverdi tornano al successo in casa dopo quattro mesi.
Per i sardi un solo successo nelle ultime 10 partite



Roberto De Zerbi, tecnico del Sassuolo, in settimana non aveva gradito la cessione di Boateng al Barcellona e lo aveva detto chiaramente. Il lavoro da falso nueve dell’attaccante rigenerato gli serviva troppo. Ma così è andata, al di là dei problemi sentimentali del Boa con Melissa Satta e il tecnico si è messo al lavoro per modellare un 4-3-3 perfetto anche senza il ghanese. Nessun problema, la squadra che sabato scorso ha spaventato a San Siro un’Inter salvata più volte da Handanovic è solida, concreta gioca bene e, soprattutto diverte. Troppa differenza col Cagliari di questi tempi che, senza Lucas Castro, ha fatto appena 7 punti in 8 partite (vincendone una sola col Genoa) e ha ottenuto un solo successo nelle ultime 10 gare. Male male. Non bastano i 12 calci d’angolo. Conoscendo il presidente Tommaso Giulini, qualcosa andrà aggiustata a livello di mentalità e dovrà essere il tecnico Rolando Maran ad assumersi la responsabilità di una risalita non facile visto che le prossime due sfide saranno con Atalanta (senza Barella squalificato) e Milan. Mentre il Sassuolo andrà a verificare altre ambizioni a Marassi col Genoa.

PRIMO TEMPO — De Zerbi, che ha Sensi squalificato, conferma la linea difensiva che ha fatto bene a San Siro contro l’Inter, ma in mezzo lascia Duncan in panchina e butta dentro dall’inizio il franco-marocchino formatosi Bourabia tra Bulgaria e Turchia (fa benissimo), davanti c’è Babacar al centro del tridente. Maran assomma altri guai: Bradaric accusa un fastidio muscolare in mattinata e non va neppure in panchina, così il padrone di casa Cigarini, che già vedeva aria di conferma, gioca davanti ai suoi parenti. Senza brillare. Altra novità: turno di riposo per Padoin, riappare dietro a sinistra il greco Lykogiannis che non giocava da fine novembre col Torino. La coppia difensiva è formata dal rientrante Ceppitelli e da Pisacane, mentre davanti c’è un’altra chance per Joao Pedro col litigioso Farias che resta a guardare. In tribuna a osservare i suoi giovani talenti c’è Gigi Di Biagio, ct dell’Under 21. Il Cagliari comincia guadagnandosi qualche angolo, ma dopo 9’ il Sassuolo va in vantaggio: tiro potente di Berardi che Cragno respinge davanti a Babacar e Locatelli che sono soli davanti a lui, è l’ex milanista che insacca. Il Cagliari va in svantaggio per l’undicesima volta in questo campionato. La reazione non c’è, il Sassuolo gioca che è un piacere, esce veloce in ripartenza, con tocchi di prima a tutta velocità, le fasce che producono e un tridente in costante movimento. Dopo 14’ il diffidato Barella becca il giallo e sulla punizione di Bourabia Cragno vola da campione. C’è il giallo anche per Peluso che, con Magnani, non concede nulla a Joao Pedro e Pavoletti. Il Cagliari sembra scomparire, Pisacane addirittura scivola innescando Babacar neutralizzato da Ceppitelli, ma nel recupero su un contatto Srna-Djuricic si fa male Pisacane e l’arbitro Irrati nella sosta forzata per l’infortunio va a consultare il VAR. E’ rigore: litigano Berardi e Babacar per la battuta, ma tira il secondo che segna, senza neppure ricevere l’abbraccio del compagno infuriato. Litigano ancora, ma il Sassuolo va al riposo sul 2-0. Letale per il Cagliari.

SECONDO TEMPO — Maran prova a correre ai ripari facendo entrare subito Farias per lo spento Lykogiannis e spostando Faragò terzino nel nuovo 4-4-2. Il Cagliari sembra avere un altro piglio ma in 10’ c’è solo una girata alta di Joao Pedro. Magnani e Peluso sono due giganti dietro. Il Sassuolo, invece, rallenta non può tenere il ritmo forsennato del primo tempo ma qualche pericolo lo crea ancora prima che da una parte e dall’altra comincino i cambi. Rogerio arriva un attimo in ritardo su un bel cross del solito Bourabia. Dentro Birsa (l’unico che produce qualcosa e pure un tiro pericoloso) per Cigarini e più tardi Padoin per l’irriconoscibile Srna) , dentro Matri, Duncan e Boga che è il più fresco di tutti e semina scompiglia, anzi nel finale si pure ipnotizzare da Cragno (il migliore dei suoi) con la palla del 3-0. Che arriva comunque a 3’ dal 90 con Alessandro Matri che chiude a porta vuota su un pallone messo in mezzo da Duncan

Francesco Velluzzi

Fonte: Gazzetta dello Sport
27/01/2019 00:44
 
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Sampdoria-Udinese 4-0: doppietta di Quagliarella, chiudono Linetty e Gabbiadini

Tutto facile per i blucerchiati:
il capitano segna due gol su altrettanti calci di rigore ed eguaglia Batistuta,
nella ripresa i padroni di casa dilagano e volano in classifica



E primato (eguagliato) sia. La festa Samp (che si chiude con un netto quattro a zero su un’Udinese mai in partita) comincia al 33’ del primo tempo, quando il primo rigore realizzato da Fabio Quagliarella (autore di una doppietta e di un assist: la serata perfetta) consente all’attaccante (sedici centri in campionato) di eguagliare lo storico primato di partite consecutive con gol, che apparteneva sino a ieri a Gabriel Batistuta, riuscito nell’impresa in un tempo ormai lontano: novembre 1994. Sotto gli occhi del c.t. azzurro Mancini, in tribuna per seguire l’attaccante, il Ferraris ha tributato una lunghissima standing ovation al capitano della Samp, che poi ha fatto il bis, ancora dal dischetto, all’11’ della ripresa.

EPISODIO — Un fallo sciocco, ma netto, quello di Behrami su Defrel che ha permesso alla squadra di Giampaolo di sbloccare la partita nel primo tempo che sino a quel momento aveva visto l’Udinese di Nicola molto chiusa, ma sempre in grado di tenere bene il campo, grazie a un 3-5-2 (con De Paul al fianco di Okaka in attacco) che diventava spesso un 5-3-2, dove Larsen e D’Alessandro sulle corsie esterne scalavano sulla linea dei difensori. Pochi spazi, dunque, per i blucerchiati, apparsi però nel primo tempo comunque più propositivi degli ospiti, salvati da un gran riflesso di Musso ancora su Quagliarella tre minuti dopo il gol.

PRESSIONE — Nicola, che nel frattempo aveva sostituito Behrami con Pussetto, ha cercato invano maggiore profondità. La Samp, però, continua ad affondare e al 10’ si è conquistata un altro rigore, per fallo di mano di Opoku su Murru, dopo una bella deviazione di Musso su una punizione del capitano. Udinese non pervenuta e con zero tiri in porta. Il raddoppio Samp ha chiuso di fatto la partita, ma non la voglia di attaccare dei blucerchiati, ancora in gol al 23’ con Linetty, bravo a chiudere una combinazione in velocità fra Quagliarella e Saponara e poi ancora al 33’ con il primo gol della nuova avventura sampdoriana di Gabbiadini. Su assist di Quagliarella, ovviamente, poi sostituito da Kownacki per una meritata, seconda standing ovation del Ferraris.

Filippo Grimaldi

Fonte: Gazzetta dello Sport
27/01/2019 00:47
 
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Milan-Napoli 0-0: Piatek debutta, Ancelotti espulso

Equilibrio assoluto nell'anticipo della 21ª giornata:
debutta l'attaccante polacco, Ospina salva su Musacchio e
alla fine le squadre si prendono un punto ciascuna



Lo scontro Champions tra l’allievo e il maestro finisce in parità. Senza gol, con qualche emozione e senza noia. Il Milan presenta per la prima volta Paquetà a San Siro, mentre i tifosi devono scorgere Piatek inizialmente tra le riserve. Cutrone è titolare, senza sorprese. Qualcuna in più nel Napoli: scontati i rientri di Insigne e Koulibaly, meno il cambio tra i pali tra Ospina e Meret. La prima occasione è loro: sull’asse Insigne-Callejon lo spagnolo arriva al tiro e Donnarumma fa una figura simile a quella su Milik, nell’ultimo Milan-Napoli. Il Milan è altrettanto propositivo, accende San Siro fino all’area avversaria quando però non riesce a trovare spazi per il tiro. Ci prova Calhangolu, bloccato da Ospina. O rovesciando il fronte prima Zielinski di forza poi Callejon in pallonetto: sempre fuori. A parte Gigio in avvio, i portieri non risultano molto operativi: eppure la partita è piacevole, e sembra potersi definitivamente accendere da un momento all’altro. Poche palle gol fatte arrivare ai centravanti: Cutrone e Milik restano senza rifornimenti per quasi tutti i primi 45’.

11 A 9 — Dopo due minuti della ripresa l’occasione è rossonera: Kessie approfitta dell’errore in disimpegno di Albiol ma alza alto co deviazione decisiva di Malcuit. Ecco la fotocopia del primo tempo: un’occasionissima in avvio e poi squadre che giocano ma il ritmo che un po’ cala. Il Napoli fa più giro palla, il Milan è più costretto a inseguire: per questo la fatica si fa sentire a metà tempo. Milik dall’altezza del rigore si gira in area e ritrova Donnarumma al centro, Zielinski dalla distanza pesca ancora reattivo Gigio, anche se in due tempi. Così prima della mezz’ora Rino cambia: fuori un nuovo acquisto (Borini per Paquetà) e dentro l’ultimissimo arrivato, Piatek per Cutrone. Subito dentro la partita: Borini verticalizza per Piatek e Koulibaly salva. Sull’angolo successivo ci prova Musacchio in acrobazia e a esaltarsi stavolta è Ospina. Il finale resta però del Napoli con un altro tiro dalla distanza, ancora di Zielinski. Sempre lui è imperdonabile dopo, in azione di contropiede supportata da quattro uomini: il tiro è ancora su Gigio. Finisce 11 a 10 (o nove): espulsi nel recupero Ruiz e Ancelotti.

Alessandra Gozzini

Fonte: Gazzetta dello Sport
27/01/2019 16:44
 
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Chievo-Fiorentina 3-4: Muriel e Chiesa trascinano i viola

Partita dalle mille emozioni nel lunch match della 21esima giornata di Serie A.
La squadra di Pioli ritrova il successo dopo tre partite a secco



Molti gol, molti errori, di certo non un grande spettacolo. Grazie a Chiesa la Fiorentina coglie una vittoria sul campo del Chievo in un'ora-pranzo gelata. Comincia benissimo per i viola con il gol di Muriel al quarto minuto, ma il Chievo reagisce rabbiosamente e prima del raddoppio di Benassi c'è tempo per un gol annullato (pasticcio di Vitor Hugo con il portiere Lafont, ma il silent check aiuta l'arbitro: Pellissier era entrato in area prima che il portiere rinviasse) e un rigore reclamato e non concesso al Chievo. Subito dopo, ecco il raddoppio con l'inserimento di Benassi, servito da Simeone dalla linea di fondo.

RIMONTA CHIEVO — Partita chiusa? Nonostante i nervi tesi, la squadra di Di Carlo mantiene la lucidità necessaria e Stepinski con un bello stacco di testa beffa Pezzella. Partita riaperta e continui colpi di scena anche nel secondo tempo, con l'espulsione di Benassi per fallo di mano, il rigore stavolta concesso e segnato da Pellissier, poi parate e traverse in ordine sparso, fino a quando Gerson, entrato all'inizio del secondo tempo, prima lancia Chiesa verso il nuovo vantaggio, poi colpisce la palla con la mano in area per un rigore dubbio e stavolta concesso da Chiffi: Lafont, fino a quel momento in balia dei colleghi difensori, si riscatta parando il tiro di Pellissier, e subito dopo Chiesa costruisce con Gerson un dai e vai che vale il quarto gol viola.

APPLAUSI AL CHIEVO — Finita finita? Neppure per sogno, perchè Djordjevic ci mette la testa e riporta sotto il Chievo. Non c'è tempo per pareggiare, ma il Chievo esce fra gli applausi dei tifosi, soprattutto Pellissier, ultimo a imboccare la via degli spogliatoi consolato da Di Carlo. Una bella scena per sigillare una gara sconclusionata, decisa da difensori imperdonabili e da un attaccante che mezzo modo vorrebbe: Federico Chiesa.

Alessandra Bocci

Fonte: Gazzetta dello Sport
27/01/2019 18:25
 
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Atalanta-Roma 3-3: Dzeko è tornato, ma la Dea risorge e pareggia

Il bosniaco trova la doppietta, El Shaarawy fa il terzo, poi si spegne la luce.
I bergamaschi a segno con Castagne, Toloi e Zapata.
Il colombiano sbaglia anche un penalty



Esattamente come all’andata, anche se all’Olimpico fu la Roma a recuperare (quella volta da 1-3) per chiudere poi sul 3-3- finale. Stavolta, invece, un’Atalanta gigantesca per cuore e personalità è capace di risalire dall’inferno (0-3) fino al pareggio, grazie ad un Gomez favoloso e ad un Castagne che a sinistra ha vinto i duelli prima con Karsdorp e poi con Florenzi. La Roma, invece, butta via una vittoria praticamente acquisita, ma soprattutto gioca un secondo tempo in cui non riesce mai a tirare in porta, restando spesso vittima dell’aggressività nerazzurra. Eppure Dzeko si era finalmente svegliato e sembrava aver vinto il duello a distanza con Zapata. Ed invece è proprio il colombiano, dopo aver sprecato un rigore, a segnare il meritato 3-3 finale e a chiudere la partita così.

LE DUE FACCE — Gasperini dietro preferisce Djimsiti a Palomino e a sinistra Castagne a Gosens, Di Francesco invece deve rinunciare in extremis a Fazio, debilitato dall’influenza settimanale. Confermata davanti l’opzione di Zaniolo spostato a destra. Considerando lo stato di salute di entrambe le squadre, ci si aspettava una partita scoppiettante. Attese non tradite, anzi. Anche perché sia Atalanta che Roma pressano subito altissime, con i giallorossi che dopo appena 3’ di gioco trovano il vantaggio con Dzeko (bello l’assist di petto di Zaniolo ad andare dentro). Era l’uomo più atteso, quello chiamato a cambiare marcia alla Roma. Stavolta non si è fatto attendere, perché il bosniaco segna anche il 2-0 (33’), sfruttando un brutto malinteso tra Toloi e Berisha. E l’Atalanta? Il gol preso a freddo ha cambiato ovviamente lo spartito della partita, ma la squadra di Gasperini spinge in continuazione, lasciando però troppo spazio alle ripartenze giallorosse. Ilicic fa ammattire Marcano, ma spesso è troppo egoista e finisce con il rovinare tutto. Zapata, invece, stavolta si deve arrendere a Manolas, mentre Gomez ogni volta che tocca palla è un pericolo: prima prende la traversa su angolo (6’), poi manda dentro Ilicic che spreca a lato da solo davanti ad Olsen (9’) e infine mette dentro una palla tagliata bassa su cui ancora Ilicic arriva con un soffio di ritardo per il tap-in vincente. La pressione sella Dea è costante, Manolas salva su Ilicic a botta sicura, Karsdorp rinvia sulla linea un colpo di testa di Zapata che sembrava gridare al gol. Quando però costruisci così tanto senza concretizzare, facile dopo essere puniti. Anche perché la Roma riparte che è una bellezza e quando si distende in contropiede sembra una fisarmonica perfetta. Così al 40’ è ancora Zaniolo a trovare dall’altra parte El Shaarawy, che brucia Berisha per il 3-0. Sembra tutto archiviato, ma a un minuto dal riposo un colpo di testa di Castagne (su Karsdorp) riapre i giochi.

DOMINIO DEA — Neanche il tempo di ripartire che Ilicic ha un’occasione colossale per riaprire la partita, ma contro ogni legge della fisica riesce a sbagliare a pochi metri da Olsen. Ora è una corrida, duelli ovunque, anche con qualche eccesso di troppo. E al 14’ Gomez inventa un’altra pennellata delle sue per Toloi, che in area svetta su Manolas e brucia Olsen. La foga agonistica dell’Atalanta adesso è fortissima, spinta da uno stadio entusiasmante. La Roma invece è ormai alle corde e non riesca mai a risalire. Nzonzi si ammonire per proteste (salterà il Milan, esattamente come Cristante) e Di Francesco per riequilibrare la squadra inserisce Florenzi per Pellegrini, riportando Zaniolo alle spalle di Dzeko. Al 23’ Ilicic va giù in area, per Calvarese è simulazione, con giallo per lo sloveno. Poi interviene la Var e Calvarese torna sui suoi passi: rigore, con il giallo che da Ilicic passa a Kolarov. Sul dischetto va Zapata, che calcia alle stelle. Il colombiano però si rifa un minuto dopo, quando di destro beffa Olsen, con Manolas che chiude in ritardo. Nonostante il 3-3, l’Atalanta non è paga e con Hateboer sfiora anche il 4-3. Di Francesco non sa più che fare e allora passa alla difesa a tre (dentro Fazio). Al 42’ altro brivido, con Castagne che da due passi non riesca ad insaccare. Al 45’ Olsen salva su Barrow, ma è fuorigioco. Finisce così, con la Roma a recriminare per una vittoria buttata via e l'Atalanta a gioire per un pareggio strameritato.

Andrea Pugliese

Fonte: Gazzetta dello Sport
27/01/2019 18:30
 
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Bologna-Frosinone 0-4:
reti di Ghiglione, Ciano (doppietta) e Pinamonti

Scontro salvezza a senso unico:
padroni di casa in 10 dopo soli 14 minuti per l’intervento di Mattiello su Cassata,
gli ospiti dilagano con due reti per tempo



Clamoroso al Dall’Ara: Bologna zero, Frosinone 4. Adesso Filippo Inzaghi è più fuori che dentro, e forse il Bologna è ancor più in B che in A. Il Frosinone umilia il Bologna e il resto è solo cronaca. In tutto questo ha sbagliato anche Inzaghi stesso agevolando la tempesta perfetta di un Frosinone che dopo aver vinto in Emilia (casa-Spal) ha ribaltato anche il Dall’Ara davanti a Saputo che guarda molto al futuro dovendosi però preoccuparsi più del presente. Bologna che sparisce dopo 14’, ovvero quando Mattiello si fa scioccamente e giustamente cacciare dal campo (rosso diretto) per entrata su Cassata. Da quel momento, il Frosinone si è trovato in mano il campo ideale per darsi convinzione: il 4-0 a Bologna avvicina i ciociari proprio ai rossoblù che peggio di così non potevano immaginare di andare e che ora dovranno trovare un tecnico che risollevi una situazione imbarazzante.

BOLOGNA, SBAGLIANO TUTTI — In sette minuti il Bologna piomba nell’incubo: al minuto 14’ Mattiello merita il cartellino rosso per entrata sulla caviglia di Cassata e da quel momento il Bologna entra nella confusione più totale. Perché Inzaghi invece di infilare un terzino destro di ruolo arretra Poli nella difesa a 4 ed è proprio da quella parte che il Frosinone trova la gloria: due cross di Beghetto (minuti 18 e 21) mettono in rete Ghiglione e Ciano completamente soli in mezzo all’area. E’ un Bologna che aveva iniziato rombando e tirando (con Orsolini e Palacio) ma dal momento dell’inferiorità numerica è andato completamene nel pallone legittimando (con errori del tecnico e propri) il doppio vantaggio di un Frosinone che si è presentato con Ciano e Pinamonti davanti e che sin dai primi minuti aveva evidenziato inferiorità rispetto al Bologna. Ma di questi tempi in rossoblù succede un po’ di tutto, e così in due occasioni (minuto 25 e 39) la Curva Bulgarelli perde la pazienza e grida prima “tirate fuori le palle” e poi “Fenucci stiamo arrivando”. Un primo tempo impietosamente sbagliato da parte degli uomini di Inzaghi poi controllati – in alcune fiammate – da un Frosinone colmo di realismo e semplicità. Il Lato A del match finisce coi fischi dello stadio: nessuno escluso.

DONADONI — Nella ripresa Inzaghi infila Calabresi e Destro ma il Frosinone fa il terzo e il quarto gol con Pinamonti prima (e giochi liberi ancora di Beghetto) e poi con Ciano che vola libero infilando il 4-0. Il Bologna colleziona calci d’angolo ma non sfonda: non ha i mezzi e forse da domani avrà anche un nuovo allenatore, sempre ricordando che Donadoni è ancora a libro paga fino a giugno.

Matteo Dalla Vite

Fonte: Gazzetta dello Sport
27/01/2019 18:34
 
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Parma-Spal 2-3: doppio Inglese, poi l'incredibile rimonta ferrarese

Derby da brividi: crociati avanti di due gol fino al 70’,
poi la squadra di Semplici ribalta la partita.
Tre punti importanti in chiave salvezza



L’impresa della Spal è clamorosa. Sotto di due gol a metà del secondo tempo e con il pensiero che la vittoria manca addirittura dal 20 ottobre 2018, la squadra di Semplici si trasforma e in venti minuti ribalta il canovaccio della partita e va a conquistarsi una meritatissima vittoria in trasferta contro il Parma. Il sigillo finale di Fares (gran tiro da fuori area) è il simbolo della tenacia dei ferraresi che, neppure quando si sono trovati con l’acqua alla gola, hanno alzato bandiera bianca. Il Parma, invece, dimostra una fragilità che finora in campionato non aveva mai palesato. Non si può dilapidare un vantaggio di due gol, in casa. Troppe disattenzioni sulle palle inattive e sui cross.

PRIMO TEMPO — Il rigore trasformato da Inglese dopo 11 minuti dovrebbe consentire al Parma di gestire la partita, di aspettare gli avversari e ripartire in velocità in contropiede, che è poi l’arma preferita dai ragazzi di D’Aversa. Succede, invece, che il pallino della sfida lo prende in mano la Spal e non lo molla più fino al termine del primo tempo. Il Parma non riesce quasi mai a innescare Gervinho e Inglese e sembra troppo prudente e troppo attendista. Sono soprattutto i cross dalla trequarti a tenere in apprensione la difesa del Parma: Fares, a sinistra, e Lazzari, a destra, spingono come forsennati e scodellano in mezzo all’area palloni su palloni. Bruno Alves e Bastoni hanno parecchio lavoro da sbrigare. La Spal, tuttavia, a parte queste soluzioni sugli esterni, non trova mai l’imbucata centrale.

SECONDO TEMPO — È sempre Inglese, che si fionda sulla ribattuta della traversa dopo il tiro di Gervinho, a trascinare il Parma in avvio di ripresa. E a quel punto, sul 2-0, la partita sembra chiusa. Ma Semplici, a metà tempo, s’inventa la mossa che manda in crisi il Parma: inserisce Valoti e Antenucci, passa dal 4-4-2 (molto scolastico) al 4-3-3, e la Spal diventa imprendibile. Valoti inzucca l’1-2 (dormita generale della difesa del Parma), Petagna lo imita per 2-2 (ma dov’è Bruno Alves?) e infine il siluro di Fares consegna ai ferraresi una vittoria che mancava da 11 partite di campionato.

Andrea Schianchi

Fonte: Gazzetta dello Sport
28/01/2019 16:25
 
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Torino-Inter 1-0: gol di Izzo, Politano espulso nel finale

Un colpo di testa del difensore regala ai granata tre punti fondamentali per credere all'Europa.
I nerazzurri giocano una gara pessima: ora il Milan è a 5 punti


L'Inter è più vicina al Toro di quanto lo sia alla Juve. Non è un giudizio, ma una lettura della classifica: sedici punti di distacco dalla vetta (che potrebbero aumentare in serata), 10 di vantaggio sui granata, oggi decimi. E quei dieci nemmeno si vedono, nella fredda serata di gennaio, che riapre enormi punti interrogativi sulla squadra di Spalletti. Vince il Toro 1-0, sfruttando un colpo di testa di Izzo, in carambola su D'Ambrosio, dopo 35', su azione di corner. Basta questo, e una disciplinata esecuzione di un accorto 3-5-2 per avere ragione dei nerazzurri, senza idee e quasi senza tiri in porta nella ripresa.

SEGNI — Il rosso a Politano, per proteste, dopo un quarto d'ora dal suo ingresso in campo è un altro segno di una squadra che fatica ormai a nascondere tensioni che vanno oltre l'andamento negativo di questa gara. Certi ostinati tentativi di uscita palla al piede di Skriniar (con palla persa e rischi) sembrano espressione di un senso di impotenza e della volontà di risolvere una situazione senza sbocchi. Ma lo slovacco, che in difesa si mangia avversari nell'uno contro uno, non è lì per fare anche quello. Spalletti cambia quattro moduli, partendo dal 3-5-2 con Lautaro-Icardi, senza trovare un gioco. Un alieno atterrato oggi a Torino non capirebbe perché il numero 9 chieda 7 o più milioni di euro, e perché stia quasi per ottenerli. O perché tutti da mesi invocassero in campo anche il 10.

MERITI TORO — Tutto ciò rischia di oscurare i meriti del Toro, che non sono clamorosi, ma ci sono: squadra "mazzarrianamente" solida, che senza rubare l'occhio fa cantare la Maratona. I tre centrali, guidati da Nkoulou, sbagliano poco, il centrocampo protegge e prova a lanciare la coppia d'attacco Zaza-Belotti, per la quarta volta insieme dal 1'. Con un po’ di freddezza in più nelle scelte del numero 9, sarebbe potuto arrivare anche il raddoppio. Rincon lotta per tre, Ansaldi interno si fa quasi rimpiangere dai suoi ex tifosi. Il Toro passa dopo 35', quando sugli sviluppi di un corner Ansaldi crossa sul secondo palo: Izzo sovrasta D'Ambrosio e colpisce di testa. La palla rimbalza sull'interista e si alza a pallonetto, finendo sul palo lontano. Trovato il vantaggio, non è che tremi più di tanto, fino al 95'.

CAMBI — Naufraga così la prima Inter post-Perisic, anche se il croato c'è, ed è in panchina: Spalletti schiera l'agognata coppia Icardi-Lautaro dal 1', e viene riproposta anche la difesa a tre che all'andata non convinse. Stavolta il problema principale sono gli esterni: Dalbert e D'Ambrosio sono in giornata no, il neo-acquisto Cedric (rimasto ad Appiano) guadagna posizioni interne senza giocare. L'altro limite nel 3-5-2 è che si l'Inter fa fatica a costruire, a meno che Icardi o più spesso Lautaro non vengano a prendere palla sulla trequarti: nascono così le due migliori azioni nerazzurre del primo tempo, chiuse da un tocco fuori di poco del numero 10 e da un tiro dal limite parato del capitano. Il passaggio al 4-3-1-2 con Nainggolan per Miranda, non porta ad apprezzabili miglioramenti del gioco o a pioggia di occasioni. Per Nainggolan la partita buona, anche stavolta, sarà la prossima: Radja appare spaesato, prova a sbloccarsi con un tiro, ma va alle stelle. Molto più impatto arriva dal cambio seguente, con l'ingresso di Politano e il passaggio al 4-3-3: l'azzurro sembra il più intraprendente (tiro fuori di poco al 73'), ma brucia in fretta: espulso. Gli assalti finali non sono nemmeno veementi, di Icardi si perdono le tracce. Tornando a parlare di punti, la quinta è lontana due partite. Occhio.

Valerio Clari

Fonte: Gazzetta dello Sport
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