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Campionato di Serie A stagione 2018/2019

Ultimo Aggiornamento: 27/05/2019 00:22
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10/02/2019 23:44
 
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Serie A, Sampdoria-Frosinone 0-1: decide Ciofani

I gialloblù conquistano un successo di misura e si rilanciano in chiave salvezza.
Decide un gol nel primo tempo



La più brutta Sampdoria dell’anno perde meritatamente a Marassi contro un Frosinone concentrato, attentissimo e adesso nuovamente in corsa nella lotta per la salvezza. Il gol di Ciofani nel primo tempo ha premiato la gara dei ciociari, che non hanno concesso quasi nulla a una Samp spenta e poco lucida nelle scelte e nelle esecuzioni.

PRIMO TEMPO — Il piano tattico della partita, facilmente intuibile alla vigilia, è confermato dalle prime azioni: palla tra i piedi della Sampdoria, difesa attenta del Frosinone che tiene molto vicini i tre difensori e i cinque centrocampisti. Gli spazi sono pochissimi, Quagliarella resta ingabbiato, Gabbiadini è più mobile ma viene sempre servito male, Saponara è poco lucido nelle giocate e tutta la manovra appare lenta. Il Frosinone concede pochissimo e la prima volta che si presenta dalle parti di Audero trova il gol del vantaggio: cross di Ciano da sinistra, Chibsah prolunga di testa, Goldaniga stoppa e crossa dalla parte opposta, Ciofani di prima gira in rete di piatto. Nell’area ci sono sette giocatori blucerchiati, che però assistono all’azione avversaria senza intervenire. La Samp è spenta, prova ad accenderla Quagliarella, ma la sua bella girata di destro al volo su azione d’angolo viene deviata da Sportiello sul palo. È l’unica azione pericolosa della squadra di Giampaolo, che è troppo prevedibile nell’impostazione e fatica a trovare spazi.

SECONDO TEMPO — Pochi minuti dopo l’inizio della ripresa Giampaolo inserisce Ramirez e Defrel al posto di Saponara e Gabbiadini: per qualche minuto cambia anche modulo passando al 4-3-3. Ma non ci sono miglioramenti e allora il tecnico della Samp sostituisce Ekdal con Sau optando per il 4-2-3-1. Le occasioni più pericolose arrivano ancora su calcio d’angolo: Andersen devia troppo centralmente, Colley costringe Sportiello a uno splendido volo. Il Frosinone non va mai in sofferenza e segna addirittura il raddoppio con lo strepitoso Chibsah, che però sulla torre di Ciofani è in fuorigioco. Gol annullato, ma vittoria conservata: dopo sei minuti di recupero arriva il fischio finale che proietta la squadra di Baroni a due punti da Bologna ed Empoli. Per la Sampdoria, invece, si complica la rincorsa all’Europa.

G.B. Olivero

Fonte: Gazzetta dello Sport
10/02/2019 23:48
 
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Torino-Udinese 1-0: segna Ola Aina,
Sirigu para un rigore a De Paul

Il gol dell'esterno nigeriano e la parata decisiva del
portiere regalano tre punti da Europa alla squadra di Mazzarri.
Nicola protesta per un gol annullato a Okaka nel finale



Il Toro per l’Europa c’è. E’ il messaggio lanciato al campionato dal Grande Torino dagli uomini di Mazzarri: un colpo di testa di Aina regala i tre punti ai granata, nella terza vittoria consecutiva in casa dopo Empoli ed Inter (un piccolo record per il Toro), che ora salgono a 34 punti e restano agganciati al treno europeo. L’Udinese si morde le mani per il calcio di rigore parato da Sirigu a De Paul. Mazzarri (espulso per la quarta volta in stagione) recrimina per un rigore non concesso a Iago a fine primo tempo, Nicola per il gol annullato a Okaka al 90’ per il fuorigioco di Lasagna. Negli undici minuti di recupero finali espulso De Maio e traversa dei friulani su tiro di De Paul.

SIRIGU E MUSSO TOP — Pronti via, e il primo spavento è per i tifosi del Toro, proprio sotto la curva Maratona: dopo appena cinque minuti una grave indecisione palla tra i piedi di Djidji regala a Pussetto l’occasione di trovarsi a tu per tu con Sirigu. Ma il numero uno granata si conferma uno dei più forti in Serie A nel ruolo: a freddo, si oppone con un autentico miracolo. La gara stenta a decollare, Nicola chiede ai suoi soprattutto compattezza, l’avvio invece non piace a Mazzarri che dalla panchina invoca più attenzione e più uscite sulle fasce. Il primo tentativo granata, di Ansaldi (al 12’), finisce sui tabelloni. Piano piano, però, il Torno guadagna campo, Lukic accende il motore consentendo di alzare il baricentro, Ansaldi (tornato nel ruolo naturale di esterno sinistro) inizia a spingere, Iago prova ad incidere sulla gara. Belotti si batte come un leone, ma non perde il “vizio” del maratona, segnalato anche da Mazzarri alla vigilia: è più presente a centrocampo che nell’area. Quando però gli capita la palla giusta, su angolo calciato da Lukic, un super Musso chiude la porta alla sua incornata (19’). Su un altro colpo di testa arriva il vantaggio granata: un minuto dopo la mezzora, Ansaldi si beve due volte Larsen, Aina (lasciato solo da Nuytinck ed Ekong che si ostacolano a vicenda) realizza di testa il suo primo gol da quando gioca in Italia.

RIGORE NON CONCESSO — Stappata, la partita si accende. E l’ultimo quarto d’ora regala le principali emozioni del primo tempo. Incassato il vantaggio di Aina, l’Udinese risponde con una punizione di De Paul sulla quale è attentissimo Sirigu (34’). Sei minuti dopo, in una delle sue incursioni in area su calcio da fermo, Izzo sfiora il vantaggio di testa. Prima Iago (41’, fermato in angolo), poi Fofana (44’, siluro sui tabelloni) sfiorano ancora il gol. Al 46’ si verifica l’episodio sul quale il Torino reclama un calcio di rigore: Belotti si lancia in contropiede, scaricando su Iago. Lo spagnolo entra in area, prova il cross ma sulla sua strada si ritrova Larsen che, in caduta, tocca la palla con il braccio destro (sensazione confermata rivedendo più volte il replay dell’azione). In presa diretta, Guida dice a Moretti e Belotti: “Per me è nulla”, come si legge chiaramente dal labiale. Con il successivo silent chek, l’arbitro al Var Aureliano conferma la decisione: niente rigore per il Toro, Mazzarri esce dal campo all’intervallo scuotendo la testa.

MAZZARRI FUORI, PENALTY UDINESE — In avvio di ripresa, il Toro spreca il colpo del k.o.: protagonista Musso su Iago lanciato da Berenguer (12’). E mentre proprio Berenguer va a calciare l’angolo, l’arbitro Guida espelle Mazzarri, al quarto allontanamento in stagione. Entrano Baselli (per Lukic), Ingelson (per Fofana), Lasagna (per Pussetto). Due minuti prima della mezzora, la Var concede un rigore all’Udinese che Guida in presa diretta non aveva assegnato. Djidji interviene da dietro su Okaka, entrando prima sulla gamba e poi sul pallone: Guida fischia subito l’angolo, poi va a rivedersi l’azione al Var ed indica il dischetto. Dagli undici metri De Paul si fa ipnotizzare da Sirigu.

DUE GOL IN FUORIGIOCO — Nel finale servono anche i centimetri di Meité (entrato al posto di Berenguer) in un Toro che si riposiziona con il 3-5-2. A sette minuti dalla fine, Lasagna beffa Sirigu, ma è in netta posizione di fuorigioco. Torino-Udinese sembra non finire mai. Così a un minuto dalla fine, Okaka gela la gente del Toro: Aina sbaglia il passaggio, e Okaka infila con un tiro dalla distanza Sirigu. Ma la posizione di Lasagna in fuorigioco, l’attaccante ostacola la visuale a Sirigu, vanifica tutto: Guida va ancora a rivedere l’episodio al replay e non convalida, battezzando la posizione di fuorigioco. C’è anche il tempo per l’espulsione di De Maio (al 53’) e il brivido con De Paul, il cui tiro è deviato da Sirigu sulla traversa (54’). Undici minuti di recupero prima del triplice fischio: passata la paura, la gente del Toro può festeggiare.

Mario Pagliara

Fonte: Gazzetta dello Sport
10/02/2019 23:51
 
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Sassuolo-Juventus 0-3, reti di Khedira, Ronaldo ed Emre Can

I bianconeri ripartono in campionato:
la rete del tedesco apre le danze dopo un buon avvio dei neroverdi.
Nella ripresa le reti di CR7 e dell’ex Liverpool chiudono la partita



Cartolina da Reggio Emilia per Madrid. Caro Atletico, la Juve fa vedere ancora dei difetti ma lascia dei bei segnali da squadra in crescita. Intanto, il risultato: Sassuolo-Juventus 0-3, gol di Khedira, Ronaldo e Emre Can, tre fisici XL da serate di Champions. Il Napoli torna a -11 e il coro “la capolista se ne va”, sentito nel finale, riassume tutto. Poi, le sensazioni: la Juve ha ballato all’inizio e l’antico muro difensivo è tornato a creparsi, ma dopo i primi 20 minuti in qualche modo si è sistemata, ha ritrovato la solidità e i colpi dei leader, i giocatori da partite importanti. Khedira ha sbloccato la partita e ha rischiato di segnare tre volte. Ronaldo ha timbrato il 2-0 e dato a Emre l’assist per il 3-0. Soprattutto, ha aiutato tutti, anche chi non giocava: dopo il gol ha festeggiato mimando la Mask di Dybala, triste in panchina. Anche così si costruiscono le squadre.

I GOL — Rivediamoli, i gol. L’1-0 arriva giusto a metà del primo tempo. Consigli sbaglia un rinvio e non è fortunato: se ti ferisci in mare aperto, è bene sperare che non ci siano squali in zona. Purtroppo per lui, invece, la palla finisce allo squalo portoghese, il più pericoloso del mondo. Cristiano calcia, Consigli respinge ma sulla respinta c’è Khedira, altro uomo cinico, che mette in porta. Il 2-0, a 20 minuti dalla fine, invece è un colpo di testa di Cristiano su angolo su Pjanic: classico stacco da saltatore in alto di CR7. Il 3-0, arrivato nel finale, nasce da una spettacolare azione sinistra-destra chiusa da un diagonale di Emre Can.

SASSUOLO SPUNTATO — Qualche parola sui battuti. Il Sassuolo è l’insieme dei suoi passaggi. Corti, rapidi, qualche volta eccessivi, certo non casuali. Il problema di De Zerbi è passare dal possesso al pericolo, perché nei primi 20 minuti – i migliori dei neroverdi - Szczesny prende paura tre volte… e due sono occasioni piuttosto casuali. Minuto 2: una palla schizzata verso il centrocampo lancia in contropiede Berardi e Sensi, che calcia fuori col sinistro. Minuto 3: Rugani aspetta troppo un pallone di Pjanic che non arriva mai, Djuricic scippa e corre in porta. Quando prova a saltare Szczesny, il portiere polacco si tuffa e sposta la palla. Mazzoleni va a rivedere tutto in tv alla Var e decide che non c’è rigore. Minuto 15: la solita rete di passaggi porta Locatelli al tiro, Szczesny in tuffo dice che non è il caso. “Nei primi 20 minuti ci hanno preso in giro con la palla”, ha commentato Pjanic all’intervallo. Un altro complimento per De Zerbi che però, dal gol di Khedira in poi, è stato meno convincente. Ha rischiato di subire il 2-0 prima dell’intervallo, quando Khedira ha girato fuori di testa al termine di un’azione in contropiede, ed è andato davvero vicino al pareggio solo dopo 9 minuti del secondo tempo. Venti secondi folli. La Juve si è fatta trovare scoperta su un angolo in attacco, Locatelli ha visto l’opportunità e ha lanciato nello spazio. Il rinvio sbagliato di Szczesny ha finito per liberare Berardi, che da 40 metri però ha calciato leggermente fuori a porta vuota. Tiri nello specchio in 90’: due. Pochini.

JUVE IN CRESCITA — Allegri invece torna a casa con una buona notizia per Madrid: la Juve del secondo tempo è stata migliore di quella del primo. Prima del 2-0, ha rischiato di segnare due volte in tre minuti. Khedira e Bernardeschi al 19’ hanno fatto sfilare una sponda di Mandzukic che meritava trattamento più adeguato, mentre De Sciglio al 21’ ha calciato col destro dal limite dell’area, senza avversari intorno: tiro niente male, solo appena largo. Il gol, poco dopo, ha sostanzialmente chiuso la serata agonistica e aperto le richieste di una parte dello stadio, che ha chiesto ad Allegri di vedere Dybala. Max ha accontentato tutti a 10 minuti dalla fine, Paulo ha partecipato al 3-0 e forse ha pensato che in questa Juve non può non stare bene anche lui. Venerdì sera, contro il Frosinone, la prova generale. Tra dieci giorni, a Madrid, la risposta.

Luca Bianchin

Fonte: Gazzetta dello Sport
10/02/2019 23:55
 
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Milan-Cagliari 3-0: autorete di Ceppitelli, gol di Paquetà e Piatek

I rossoneri si riprendono il quarto posto in classifica che vale la qualificazione in Champions.
Sardi dominati, ma pericolosi con la traversa di Joao Pedro



Gli appassionati di calcio non prendano impegni per il prossimo sabato sera: a Bergamo due tra le squadre più in salute del campionato di Serie A si giocheranno una fetta di Champions, una contro l'altra. Già, perché la bella Atalanta di Gasperini ora è avvisata: anche questo Milan non è niente male. Doveva vincere, il Diavolo, per rispondere ai nerazzurri, a Roma e Lazio, concorrenti per un posto tra le big d'Europa, e contro-sorpassare al quarto posto, e vittoria è stata: un 3-0 sul Cagliari rotondo come non se ne vedevano da un po' a San Siro, nel segno di Suso, stella già affermata in rossonero, e della coppia Paquetà-Piatek, il nuovo che avanza luccicando. Il Milan sta bene ed è troppo per questo Cagliari decimato dagli infortuni (Birsa, Castro, Thereau) e timido: a Maran, che ne ha vinta solo una nelle ultime 13, serve presto una scossa perché i punti di vantaggio sulla terzultima sono appena tre.

PARTENZA SUPER — Nell'1-1 dell'andata, il Milan aveva rischiato di affondare giocando un inizio da incubo. Memore forse di quei venti minuti in apnea, la banda Gattuso stasera ha azzannato la partita sin da subito: supremazia sulle fasce, in mezzo e davanti, dove Piatek si muove da regista offensivo smistando palloni per gli esterni del tridente. Ed è da quelle parti che i rossoneri passano: Cragno salva su Calhanoglu dopo 8 minuti e ci riprova sul sinistro a giro di Suso al 13', ma la palla sbatte sul corpo di Ceppitelli e la gara si sblocca. Il Milan va sul velluto, la catena destra con un Calabria in serata di grazia apre varchi allo spagnolo e a Kessie, poi il terzino scodella per Paquetà sul secondo palo: mancino al volo e 2-0, San Siro esplode per il primo gol del brasiliano che alza gli occhi al cielo e dedica la rete alle vittime della tragedia al centro giovanile del Flamengo. "È un momento difficile per me, ho vissuto anni in quel convitto", dirà. I gattusiani sono padroni del campo e il Cagliari pecca di leggerezza in fase di impostazione, come quando Ceppitelli (sempre lui) imbecca Piatek con un retropassaggio folle e lo manda solo davanti a Cragno: il Pistolero è un po' meno glaciale del solito e cerca un colpo sotto che il portiere rossoblù intercetta. Il super riflesso di Donnarumma al 27' sul colpo di testa di Joao Pedro è l'unico brivido rossonero del primo tempo e vale da promemoria: Gigio c'è anche stasera.

ANCORA PIATEK — La ripresa si apre nuovamente con i tentativi di Calha, che non inquadra il bersaglio per due volte nel giro di dieci minuti: l'ossessione del gol tormenterà il turco fino al momento della sostituzione con Borini al 77'. Al 60' il Cagliari spreca il più gigantesco dei bonus: Joao Pedro – l'attacco rossoblù è solo lui, perché Pavoletti lì accanto è un fantasma – impegna Gigio a un altro guizzo ma sul tap-in, con il portiere rossonero ancora giù, centra una traversa surreale a porta vuota. E il Milan punisce 2 minuti dopo con Piatek: Calhanoglu si fa clamorosamente beffare da Cragno in uscita, ma il polacco raccoglie la palla vagante e imbuca facendola passare tra le gambe di Pisacane. Siamo a 4 gol in 4 partite, medie mostruose. Chiusa la gara, il Diavolo si gode gli applausi (per Piatek e Calabria, che lasciano il posto ai panchinari di ultra-lusso Cutrone e Conti) e i cori dei 45mila del Meazza (ne segnaliamo uno nuovo per Bakayoko). Ci sarebbe anche il tempo per il poker e per un vero gol di Suso, ma lo spagnolo sciupa all'80'. Ai tifosi va benissimo così, c'è da tenere in serbo qualche colpo per sabato prossimo.

Marco Fallisi

Fonte: Gazzetta dello Sport
10/02/2019 23:56
 
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SERIE A 2018/2019 23ª Giornata (4ª di Ritorno)

07/02/2019
Lazio - Empoli 1-0
08/02/2019
Chievo - Roma 0-3
09/02/2019
Fiorentina - Napoli 0-0
Parma - Inter 0-1
10/02/2019
Bologna - Genoa 1-1
Atalanta - Spal 2-1
Sampdoria - Frosinone 0-1
Torino - Udinese 1-0
Sassuolo - Juventus 0-3
Milan - Cagliari 3-0

Classifica
1) Juventus punti 63;
2) Napoli punti 52;
3) Inter punti 43;
4) Milan punti 39;
5) Atalanta, Roma e Lazio punti 38;
8) Torino punti 34;
9) Sampdoria punti 33;
10) Fiorentina punti 32;
11) Sassuolo punti 30;
12) Parma punti 29;
13) Genoa punti 25;
14) Spal punti 22;
15) Cagliari punti 21;
16) Udinese punti 19;
17) Bologna e Empoli punti 18;
19) Frosinone punti 16;
20) Chievo(-3) punti 9.

(-3) Il Chievo sconta la penalizzazione per la sentenza del Tribunale della Federcalcio.

(gazzetta.it)
16/02/2019 14:23
 
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Juventus-Frosinone 3-0: Dybala, Bonucci e CR7 per il tris bianconero

Anticipo sul velluto per i campioni d'Italia, che chiudono la pratica
già in avvio di gara con un gran gol della Joya e la zampata di Bonucci.
Nella ripresa altro timbro per Ronaldo (rete numero 19 in campionato)



Il Frosinone è l’avversario ideale se vuoi 3 punti comodi a 5 giorni dalla prima partita davvero importante della stagione. La Juventus affronta l’avversario con la serietà chiesta da Allegri e chiude la pratica dopo 17’, con un comodissimo 3-0 che avvicina i fatidici 90 punti, indicati qualche settimana fa dal tecnico come la quota scudetto. Mancano 8 vittorie per arrivarci: il traguardo non è lontano.

SOLO BUONE NOTIZIE — La prima è il meraviglioso gol di Paulo Dybala, un sinistro all’incrocio dei pali che indirizza la partita dopo 6’. Il migliore in campo trova un gol dei suoi e segna con in campo contemporaneamente Cristiano Ronaldo e Mandzukic. La condizione fisica è buona, il morale alto: gli exit-poll per una maglia da titolare in vista dell’Atletico Madrid tornano a strizzargli l’occhio. Molto positivo anche il rodaggio di Leonardo Bonucci e Giorgio Chiellini, al rientro dai rispettivi infortuni. Leo ha addirittura trovato il gol del 2-0, un facile tap-in dopo la respinta di Sportiello su Mandzukic. La coppia centrale di Allegri è pronta per Griezmann e Morata, mentre Cristiano Ronaldo col destro del 3-0 consolida il primato nella classifica marcatori. Curiosità: per la prima volta lui e Dybala hanno segnato insieme nella stessa partita.

IL FROSINONE — La squadra di Baroni è stata brava a evitare la goleada: prendere gol al pronti-via poteva essere pericolosissimo. Camillo Ciano si conferma il giocatore da cui passerà il tentativo di impresa-salvezza: attaccante arrivato troppo tardi nel calcio che conta, è riuscito anche a spaventare l’inoperoso Szczesny con un paio di punizioni.

Jacopo Gerna

Fonte: Gazzetta dello Sport
16/02/2019 23:54
 
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Cagliari-Parma 2-1: doppio Pavoletti, rimonta vincente dei sardi

Il gol di Kucka nel primo tempo illude gli emiliani, che nella ripresa subiscono il ritorno dei rossoblù.
Decisiva la doppietta del bomber toscano. Espulso Joao Pedro nel finale



L'incubo è finito, il Cagliari torna alla vittoria che mancava dal 26 dicembre quando i sardi superarono qui il Genoa. E' Leonardo Pavoletti l'uomo della provvidenza, lui firma il successo più importante, ma è anche il successo di Rolando Maran che con una squadra ridotta ai minimi termini, costretto a gettare nella mischia pure il giovane bulgaro Despodov, ribalta una partita che sembrava persa dopo il colpo di testa di Kucka. Al Parma non riesce il colpo della sesta vittoria esterna. Ma sarebbe stato troppo. Il Cagliari, davvero disperato, vince con il bomber (nove gol in campionato), ma mette "anema e core", quel che il pubblico, rumoroso e polemico con la dirigenza, chiedeva a una squadra che stava per inabissarsi. Ora Maran respira anche se pagherà altri conti alla sfortuna perché perderà il terzino sinistro Luca Pellegrini (uscito col ginocchio a pezzi) e a Genova non avrà sicuramente Joao Pedro che, dopo un giallo per fallo su un avversario, ha completato l'opera facendosi espellere per proteste.

PRIMO TEMPO — La partita parte con uno stadio che torna ad essere pieno. Maran decide di lasciare ancora fuori il croato Srna, sempre più in difficoltà, riporta Padoin al ruolo di terzino a destra col giovane Luca Pellegrini a sinistra in rampa di lancio. In mezzo c'è Deiola che dovrebbe avergli detto del Parma capace di vincere cinque volte fuori casa prima di questa sfida. Barella giostra e corre dietro Pavoletti e Joao. D'Aversa sistema, come previsto, un altro ex cagliaritano, il trentottenne Gobbi, dietro a sinistra. Davanti le frecce Gervinho e Biabiany accompagnano Inglese che è un pericolo costante. Il tifo rossoblù chiede vittoria e attributi e il Cagliari comincia spingendo con Pellegrini che è l'uomo in più. L'occasione migliore capita a Deiola su uno spunto nato dall'insistenza di Pellegrini ma Sepe è pronto con i pugni. Ma dopo 23' proprio l'ex romanista su un recupero in scivolata ci rimette il ginocchio destro e dopo 5' deve uscire. Entra il greco Lykogiannis (Srna bocciato?), ma, dopo che Cigarini, bravo a uscire e a capire dove mandare la palla, becca il solito giallo per fallo su Stulac, il Parma passa: cross di Gobbi sulla sinistra, Kucka salta più alto di tutti e sorprende Cragno al quale non riesce il colpo di reni. E' un colpo al Cagliari che aveva spinto di più contro un Parma che gioca sempre allo stesso modo: tutti dietro e pronti a ripartire, soprattutto con Gervinho, sul quale però i raddoppi funzionano. Stavolta l'ivoriano non punge, anche perché Ceppitelli e un super Pisacane sono molto vigili. Sempre. Ma al riposo il Parma va in in vantaggio felice, il Cagliari triste, sepolto dai fischi.

SECONDO TEMPO — Il Cagliari è disperato, deve provare a ribaltarla. Deiola prende il giallo e poco dopo finisce la sua gara. Maran prova subito la carta del bulgaro Despodov, al debutto in casa, portandolo accanto a Pavoletti e ridando a Joao Pedro il ruolo di trequarti. La Nord continua a contestare Giulini. Ma il Parma per poco non raddoppia, cross di Biabiany e Inglese mette fuori di poco. Barella non ci sta, mette tutto quel che ha, pesca Joao in area che di testa spedisce fuori. Ma due minuti dopo (21') il Cagliari guadagna una punizione che il solito Cigarini, piedi ottimi e scelte azzeccate (nonostante qualche passaggio sbagliato di troppo) mette in mezzo, bella torre di Ceppitelli e Pavoletti la spinge dentro regalando il pareggio. E' bagarre piena perché il Parma non molla mai e guadagna calci d'angolo in serie. Ma è la magia di Barella che dalla sinistra fa una cosa straordinaria crossando un pallone perfetto per Pavoletti che riscopre la testina d'oro e fulmina Sepe. Il Cagliari finisce in rosso per l'espulsione di Joao Pedro (evitabile) per proteste dopo un giallo. Ma la gara è ribaltata, l'incubo è finito e alla Sardegna Arena può partire la musica a palla.

Francesco Velluzzi

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16/02/2019 23:58
 
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Atalanta-Milan 1-3: doppietta di Piatek e
Calhanoglu gol, dopo la rete di Freuler

I rossoneri salgono a 42 punti, appena una lunghezza sotto l'Inter
terza in classifica, impegnata domenica alle 18 contro la Sampdoria


Indiavolato al punto giusto, pratico e cattivo come solo le big sanno essere, e con un interruttore al centro dell'area che accende la maturità da Champions di tutta la squadra e spegne le certezze delle rivali dirette: questo è il Milan di oggi, un Milan che alza la voce nella sfida da quarto posto in casa dell'Atalanta e allunga sui nerazzurri, si piazza a un punto dall'Inter terza in attesa di sapere come risponderanno gli uomini di Spalletti domani contro la Samp. Il 3-1 con cui i rossoneri si impadroniscono del big match di Bergamo spazzando via il tabù-Dea (l'ultimo successo da queste parti risaliva al maggio 2015) è una prova di forza e di crescita di tutto il gruppo: il Milan va sotto e soffre, poi la ribalta e la congela a cavallo tra i due tempi grazie alla doppietta di Piatek (17 gol in A, 25 in stagione) e al gol del ritrovato Calhanoglu.

SEGNALI — Oltre che brillare come un gioiello sfoggiato in una serata di gala, il piatto sinistro al volo (su cross di Rodriguez) con cui il polacco agguanta il pareggio rossonero è un segnale forte e chiaro: c'era un Milan prima e dopo di lui. Quello senza Pistolero sarebbe probabilmente colato a picco sotto i colpi di un'Atalanta bella e determinata, che come un diesel carbura lungo il primo tempo, sblocca al 33' con Freuler – male Donnarumma, che si fa sorprendere da un tiro su cui era in traiettoria − e azzanna il Diavolo ai fianchi, lasciandosi ispirare dai giochi di prestigio di Ilicic sulla destra; quello "Piatekizzato" invece resiste e agguanta il pareggio nell'unico minuto di recupero concesso da Pasqua: 6 gol in 5 presenze e altro centro al primo tiro nello specchio, ritmi mostruosi.

MESSAGGI — I segnali del primo tempo diventano messaggi in un avvio di ripresa raramente giocato dal Milan con l'intensità messa in campo stasera a Bergamo: in 16 minuti i gattusiani correggono due difetti atavici − l'astinenza di Calhanoglu in campionato, che durava dallo scorso maggio, e il gol di testa, non esattamente la specialità della casa visto che l'unico lo aveva segnato Cutrone alla Sampdoria – e ammazzano la partita, avvisando l'Atalanta e le altre rivali nella corsa Champions che Romagnoli e compagni sono diventati grandi. Ci sarà da lavorare duro per scalzare questo Diavolo dal quarto posto.


UNO-DUE — Calha ribalta il risultato al 10', raccogliendo una respinta di Hateboer e indirizzando nell'angolino con un rasoterra forte e preciso: la balistica tanto invocata da Gattuso si materializza in una delle sfide più importanti della stagione e la montagna rossonera che sovrasta Hakan a bordocampo è la dimostrazione di quanto tutta la squadra aspettasse il gol del suo 10. Il turco ci mette del suo anche nel 3-1 di 6 minuti dopo, battendo il corner che sorprende Berisha ma non Piatek, che alza di un'altra tacca le sue medie da marziano. Il resto è ordinaria amministrazione, con i nerazzurri che provano a ritrovare il filo di una gara che hanno avuto in pugno fino allo scadere del primo tempo, senza però riuscire a raddrizzarla (Zapata non la vede mai, Gomez si ferma a un tiro fuori): il Milan nel frattempo è diventato cinico, come si addice alle grandi squadre.

Marco Fallisi

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17/02/2019 19:06
 
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Serie A, Spal-Fiorentina 1-4:
gol e polemiche, Var protagonista

Succede tutto nella ripresa, sull’1-1 Pairetto annulla
un gol ai padroni di casa e concede un rigore ai viola.
Poi la formazione di Pioli dilaga e conquista i tre punti



Non è playstation. È la Var. Spal e ferraresi furibondi, Fiorentina che completa il suo nono risultato utile di fila in trasferta andando a vincere con ribaltone tecnico e tecnologico, quello scelto da Mazzoleni alla Var e decretato da Pairetto sul campo. Succede tutto fra il 26’ e il 32’ della ripresa: Chiesa vola a sinistra e viene contrastato da Felipe, per l’arbitro non c’è niente da segnalare e l’azione prosegue fino ad arrivare a Fares che crossa per il 2-1 di Valoti. La Spal, a quel punto, sogna di poter tornare alla vittoria dopo 5 mesi e invece no: Pioli sbraita nella sua area tecnica e intanto Mazzoleni chiama Pairetto a riguardarsi quell’azione Felipe-Chiesa. Tre minuti di consultazione video (e no) ed ecco assegnato il rigore: dagli spalti urlano “vergogna”, Veretout va sul dischetto ed è 1-2 quando fino a un minuto prima era 2-1. Mai ribaltamento fu più tecnologico. In più, a Spal avvilita per il mancato risultato, ci si mette anche Cholito Simeone: Giovanni, subentrato da poco a Benassi, vola in contropiede e fa 1-3. Il Mazza è in subbuglio e la Fiorentina chiude tutto con l’1-4 di Gerson. Un tecno-ribaltone, anche.

TRAVERSA E LAZZARI — La storia del match? Questa: la Fiorentina lascia in panchina Simeone e cerca di sfruttare l’onda da trasferta (8 risultati utili, 2 vittorie e 6 pareggi) infilando Gerson assieme a Chiesa (capitano al posto di Pezzella) e Muriel. Semplici cerca il definitivo sblocco dal Girone infernale: non vince in casa dal 17 settembre, 5 mesi esatti, e decide di affidarsi alla coppia regina Antenucci-Petagna. E proprio nell’ultima vittoria ci fu la doppietta dell’ex Atalanta che apre la partita dopo fiammate decisissime (oltre che una traversa di Muriel, gol più sbagliato che no) della Fiorentina che era andata vicina al gol anche con Veretout: bravissimo Antenucci a sfruttare un’indecisione di Vitor Hugo, palla recuperata sul fondocampo di destra e rimessa in mezzo per Valdifiori, potta di piatto, Lafont ribatte e Petagna è lì a ribadire di sinistro.
Il vantaggio spallino era arrivato dopo una non piacevole notizia: al 12’, Lazzari aveva dovuto abbandonare per un problema ai flessori dopo aver bloccato un contropiede di Chiesa; Semplici, in virtù di quel k.o. dell’uomo più rappresentativo, era passato al 4-5-1 dando un volto offensivo alla sua Spal con Antenucci lasciato in mezzo alla linea d’attacco, Petagna e Kurtic larghi per compattare e ripartire.

DISCUSSIONI — Insomma: per buona parte del primo tempo c’è stata molta Fiorentina, rimasta basita per il vantaggio spallino. Dieci minuti dopo però, dai e ridai, angolo su angolo e batti ribatti, Biraghi ha dato una palla comoda a Fernandes che da fuori area ha infilato l’1-1 (il suo secondo gol in trasferta) con botta secca che ha tramortito Viviano. Primo tempo vero e serio ed elettrico, con 5 ammoniti, una traversa e un infortunato: partita giocata.E la ripresa? Vive di folate sempre viola fino ai minuti del fattaccio: il “Mazza” ad ogni caduta di un giocatore viola grida “E’ rigore”, dopo il triplice fischio Kurtic vuole andare da Pairetto ad applaudirlo ma viene fermato. La rabbia ferrarese è evidente, la Fiorentina stravince, esonda, rivede la porta dell’Europa anche grazie alla Var che ha annullato il gol di Valoti del 2-1 e dato il rigore (parso netto) dell’1-2 di Veretout. E le discussioni sono appena cominciate.

Matteo Dalla Vite

Fonte: Gazzetta dello Sport
17/02/2019 19:10
 
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Serie A, Empoli-Sassuolo 3-0.
I padroni di casa tornano a vincere

Krunic, Acquah e Farias firmano le reti della vittoria.
Emiliani poco incisivi. Uno splendido Dragowski neutralizza le poche occasioni



L’Empoli chiude la sua lunga striscia negativa battendo con un netto 3 a 0 il Sassuolo. Per la squadra di Iachini è il primo successo nel 2019. Tre punti preziosi nella delicata lotta salvezza. Grande protagonista Krunic autore di un gol da copertina ma positive anche le prove di Farias e Bennacer. Deludente invece la prestazione della formazione di De Zerbi. Mai in partita. Il Sassuolo fatica fin dai primi minuti e la squadra di Iachini ne approfitta. L’Empoli va vicino al gol con Krunic che centra in pieno la traversa dopo un perfetto tocco di Di Lorenzo. Il centrocampista bosniaco non sbaglia la mira al 34’. Krunic parte dalla propria metà campo. Brucia metri di campo e avversari, entra in area e beffa Consigli con un delizioso tocco. Una vera magia. Il Sassuolo non riesce ad accendersi. Neppure dopo lo svantaggio. L’Empoli, invece, non alza il piede dall’acceleratore e raddoppia al 37’. Farias dal fondo trova Acquah che beffa Consigli. Un uno-due micidiale. De Zerbi invita la sua squadra a svegliarsi. E in chiusura di tempo arrivare il primo lampo con Sensi che centra il palo. Ma l’azione era ferma per fuorigioco di Babacar.

SECONDO TEMPO — Il tecnico del Sassuolo inserisce all'inizio del secondo tempo Berardi e Bourabia. Ma gli emiliani trotterellano senza ispirazione. Babacar arriva in ritardo su un paio di traversoni interessanti. Facendo innervosire De Zerbi. È un Sassuolo con poca fame e poca voglia. L'Empoli invece ogni volta che parte in contropiede crea situazioni di pericolo. Al 15' arriva il terzo gol degli azzurri. Delizioso l'assist di Bennacer per Farias che controlla, entra in area e batte Consigli. Una ripartenza da manuale. Iachini sul 3 a 0 concede spazio anche a qualche panchinaro. Spazio, quindi a La Gumina, assente dalla partita contro l’Inter dove accusò un fastidio muscolare. Il Sassuolo sfiora il gol della bandiera con Locatelli. Dragowski è attento e devia in angolo. Positivo anche il comportamento del portiere polacco arrivato nel mercato invernale dalla Fiorentina. L’Empoli chiude la gara senza subire gol. Non succedeva da venti partite.

Luca Calamai

Fonte: Gazzetta dello Sport
17/02/2019 19:14
 
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Serie A, Genoa-Lazio 2-1: Badelj apre,
Sanabria e Criscito la ribaltano

I rossoblù ribaltano l’iniziale vantaggio di Badelj e
conquistano una vittoria importantissima in chiave salvezza



Criscito all’ultimo respiro e il Genoa va in paradiso. La squadra di Prandelli vince di rimonta al termine di una partita in cui le due squadre alternano reciprocamente momenti di sofferenza ad altri di dominio. Il pareggio sarebbe stato più giusto, anche perché la Lazio soccombe solo alla fine e dopo aver perso per infortunio un altro giocatore ancora, Radu. Ma il Genoa viene premiato per la sua capacità di restare sempre in partita e di credere fino in fondo ad una vittoria che le consente di tenere a debita distanza la zona calda. Esulta la formazione di casa ed esulta soprattutto il suo allenatore Prandelli che consuma la sua rivincita su Lotito che tre anni fa lo contattò per allenare la Lazio ma poi lo scartò.

IL GRAFFIO DI BADELJ — La prima mezzora scivola via senza che nessuna delle sue squadre riesca a piazzarsi al centro del ring. E’ una lunga fase di studio in cui la palla staziona quasi sempre a centrocampo e i due portieri restano inoperosi. Il Genoa fa molta densità in mezzo, attacca i portatori di palla biancocelesti e così la squadra di Inzaghi non riesce a sviluppare il suo consueto gioco. Per i romani pesano anche le assenze: i titolari fermi ai box sono cinque, nove gli indisponibili. C’è però Immobile, che rientra dopo aver saltato le ultime due partite. Con tante assenze Lazio comprensibilmente guardinga, ma anche il Genoa non si lancia all’arrembaggio. Il 4-3-3 di Prandelli è raccolto e prevede continui scambi di fascia tra Kouame e Lazovic. Col passare dei minuti i padroni di casa salgono di ritmo e acquisiscono maggiore convinzione. E nell’ultimo quarto d’ora si rendono pure molto pericolosi dalle parti di Strakosha. Il portiere della Lazio è chiamato ad interventi non facili prima su Lerager (30’), quindi su Sanabria (34’) e successivamente viene graziato dallo stesso Sanabria che spara alto da buona posizione (41’). Tre ottime opportunità non sfruttate e, come spesso capita nel calcio, pagate a caro prezzo dai genoani. Perché a un minuto dall’intervallo a passare in vantaggio è la Lazio. Badelj lavora molto bene una palla sul limite dell’area, chiede ed ottiene il triangolo da Immobile ed una volta davanti a Radu lo fredda con un piatto destro. La squadra di Inzaghi passa alla prima vera occasione, perché le opportunità avute in precedenza da Correa e Marusic (entrambe sprecate male) sarebbero comunque state vanificate dalle rispettive posizioni di fuorigioco.

SANABRIA E CRISCITO RIBALTANO — Nell’intervallo Prandelli toglie Lazovic, mette dentro Bessa e passa al 4-3-1-2, col nuovo entrato che giostra da trequartista. La mossa però, almeno inizialmente, non produce grandi cambiamenti. Anzi, è la Lazio a sfiorare il raddoppio con Correa che, servito da Immobile, mira l’angolino, ma Radu ci arriva. Poi è Badelj a sfiorare la doppietta con una girata al volo dal limite dell’area che si stampa sulla traversa. Al Genoa serve un’altra sostituzione per cambiare davvero l’inerzia della partita. E’ quella che Prandelli fa successivamente mettendo Pandev al posto di Radovanovic. Il macedone si piazza dietro le punte e Bessa scala a centrocampo. A mutare il corso degli eventi sono però pure i cambi di Inzaghi che indeboliscono ulteriormente una Lazio già incerottata. Immobile (non ancora al meglio) deve lasciare il campo a Caicedo, Romulo a Leiva e poi soprattutto Radu (nuovo infortunato) esce per il debuttante Jordao. Il tecnico della Lazio è costretto a ridisegnare la squadra con Leiva che va a fare il centrale difensivo con Acerbi che scivola sul centro-sinistra della retroguardia. Troppi spostamenti (tutti necessari peraltro) che fanno perdere la bussola ai biancocelesti. Il Genoa ha il pregio di capire il momento di sbandamento ed affonda senza pietà. Il pari arriva alla mezzora con Sanabria che, sugli sviluppi di un angolo di Criscito corretto di testa da Zukanovic, anticipa Caicedo e Leiva e beffa Strakosha. La squadra di casa sa che a quel punto ha la partita in pugno e non si ferma. Va vicina al gol del sorpasso prima con Pandev e poi con Biraschi. E quando l’1-1 sembra ormai scritto il 2-1 lo trova al 3’ di recupero con una conclusione dal limite del capitano Criscito. Per il tripudio di Marassi.

Stefano Cieri

Fonte: Gazzetta dello Sport
17/02/2019 19:18
 
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Udinese-Chievo 1-0, Teodorczyk decide nel finale

La partita della Dacia Arena viene decisa all’83’:
il polacco si fa parare il rigore da Sorrentino ma poi ribadisce in rete.
Tre punti d’oro per i bianconeri, sprofondano i gialloblù



Se qualcuno vuole imparare a vincere una partita senza meritarla affatto, si riguardi Udinese-Chievo. Al tramonto della sfida, un gol di Teodorcczyk che ribatte in rete il suo rigore respinto da Sorrentino, ridà fiato e morale per la lotta salvezza a un Udinese sull’orlo di una crisi di gioco, se non di nervi. Ci mette lo zampino la Var, che concede la massima punizione, diremmo in modo molto severo, per un’alzata di gomito di Djordjevic su Lasagna . Così il Chievo, che aveva giocato molto meglio, torna a Verona con zero punti e con la fiammella della speranza sempre più fievole, praticamente spenta. L’unica sua colpa è stata quella di non concretizzare le occasioni avute, merito anche di un Musso sempre attento.

TANTO CHIEVO — Prima del gol, si era vista una squadra arrancare in cerca di uno straccio di manovra, l’Udinese, e un’altra con le idee chiare di come portare avanti il pallone, almeno fino all’area. A pochi minuti dall’inizio, Depaoli, per dire, si è divorato un gol di testa. Comunque, Il Chievo piaceva con Hetemaj dominatore a centrocampo, Giaccherini sempre pronto al lancio giusto, e una difesa attenta che lasciava poco o nulla a Okaka e Lasagna. L’Udinese discreta invece si è vista soltanto con due tiri da fuori (bellissimo quello di Nuytinck che ha colpito il palo), fino a quando non è entrato Pussetto che ha dato lucidità e cambio di ritmo. Anche nella parte finale il Chievo ha avuto più occasioni (bravo Musso su quella tripla di Megguiorni e De Paoli) ma in ripartenza perché finalmente con l’argentino l’Udinese spingeva di più e alla fine ha trovata il premio inaspettato. Colto dal giocatore appena entrato. I polacchi sono gli uomini del momento.

Fabio Bianchi

Fonte: Gazzetta dello Sport
17/02/2019 23:53
 
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Serie A, Inter-Sampdoria 2-1: decide Nainggolan

Senza Icardi sono di D'Ambrosio e del belga i gol che decidono l'incontro.
Di Gabbiadini il momentaneo pareggio blucerchiato



Potere della cresta, che batte il cappellino. Radja Nainggolan decide Inter-Sampdoria, tornando dominante, diventandolo forse per la prima volta a Milano. La cresta che aveva abbandonato (“Ho trent’anni, basta”) è stata rispolverata con funzioni taumaturgiche. Funziona. E sposta i riflettori, per un po’, da quel cappellino in tribuna, quello di Mauro Icardi, accompagnato dalla chioma bionda di Wanda Nara. Il celebre assente, inquadrato dai maxi-schermi quasi a chiamare i fischi (arrivati), vede l’Inter vincere 2-1, e mostrare una prova convincente, almeno rispetto i “bassi” dell’ultimo periodo. La squadra di Spalletti costruisce tanto, sbaglia molto, non è impermeabile dietro, ma strappa applausi e soprattutto, tre punti importanti nella risalita dallo sprofondo in cui sembrava caduta a gennaio. L’erede di Mauro, nel ruolo di centravanti, mostra colpi più a servizio della squadra che nella ricerca della porta. Fa tanto e bene in costruzione e assist, non segna in un paio di occasioni buone. Ma Lautaro c’è, anche per il futuro. Ed è tornato anche Perisic: corsa, dribbling, tiri, assist. La Samp agguanta il pareggio e non lo tiene: giocare gioca, piacere a tratti piace, però manca sempre un po’ di sostanza. Le idee ci sono, i fatti non sempre.

I GOL — Tutto ciò che era rimasto in fase potenziale, in una gara da spazi aperti come non se ne vedono troppe nella nostra Serie A, trova sfogo nel giro di cinque minuti, fra il 28’ e il 33’. Lì saltano in un colpo solo il tabù offensivo dell’Inter e la sua imbattibilità difensiva casalinga. Il primo a fare le veci di Icardi è il meno atteso, in quei panni: D’Ambrosio. In realtà fa quasi tutto Perisic che taglia la difesa da sinistra, ingannando Bereszynski e crossa basso. Ma il terzino ci va in allungo, fissando l’1-0. I 55mila di San Siro non hanno ancora finito di esultare che una palla in area rimpalla fra Brozo e Skriniar e un doriano a terra: Gabbiadini, appena entrato, ci si avventa e batte Handanovic. Ma i casini di questi tempi sono almeno serviti a superare la fase in cui l’Inter si scioglieva alla prima difficoltà. Ora ha recuperato voglia, coesione, spinta nervosa: così 3’ dopo il pari ritorna vanti. Corner di Candreva, deviazione all’indietro di Skriniar e tiro di controbalzo di Nainggolan: due rimbalzi e palla in buca.

INTER — Spalletti aveva scelto di esaltare il buon Nainggolan di questo ultimo periodo tenendolo dietro le punte nel 4-2-3-1 che ha in Lautaro il vertice avanzato e in Politano l’uomo più “carico” dal 1’. Il Ninja si presenterà dalle parti della porta avversaria (pericolosamente con un tiro a giro dopo 31’), ma spesso anche in ripiegamento difensivo, con sprint all’indietro e tackle come ai “tempi belli”. Anche grazie al belga l’Inter costruisce più degli avversari, sfruttando le buoni doti di dialogo di Lautaro (a cui manca il killer instinct al 6’, dopo fuga solitaria) e la voglia, apprezzabile e apprezzata, di Perisic. A volte però gli uomini di Spalletti si spezzano in due tronconi, lasciando buchi a centrocampo e più spesso vengono infilati dalla corsia di Dalbert, in visibile difficoltà e quasi costante ritardo. Però le occasioni da gol, specie nella ripresa, sono molteplici: i doriani concedono campo da correre, e i vari Perisic e Nainggolan se lo prendono tutto. Politano fa e disfa, sfiora il gol, esce e lascia il posto a un Candreva che risulterà, nel suo piccolo, decisivo col corner. Le feste dopo i gol raccontano di un gruppo compatto, Spalletti che entra in capo dimostra quanto questa gara fosse importante. Per un mucchio di motivi, non solo di classifica.

Valerio Clari

Fonte: Gazzetta dello Sport
17/02/2019 23:56
 
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Napoli-Torino 0-0: Sirigu e il palo mandano la Juve a +13

Gli azzurri stoppati dalle parate del portiere e dal legno
colpito da Insigne nella ripresa: primo posto lontanissimo.
I granata restano in scia al treno che vale l'Europa



Una partita a senso unico che finisce con uno zero a zero quasi incredibile, per come sia maturato. Perché il Napoli chiude nella propria trequarti il Torino che non riesce mai a rendersi effettivamente pericoloso con un’unica conclusione (telefonata) di Izzo all’89’. Ma la crisi degli attaccanti napoletani appare evidente. Manca determinazione sotto porta e, nonostante Ancelotti faccia entrare in corsa pure Mertens e Verdi passando al 4-2-3-1, non c’è verso di battere Sirigu, che diventa l’eroe della serata per il quarto cleen-sheet consecutivo, in campionato al Toro non capitava da oltre trent’anni: aprile 1988. E così ora gli azzurri scivolano a -13 dalla Juve.

MILIK QUANTE OCCASIONI — Ancelotti dà un segnale chiaro ai suoi: pochissimo turn over perché il campionato non si abbandona. Rispetto all’impegno di Zurigo in Europa League solo due cambi: Ospina in porta e Hysaj a sinistra, perché Ghoulam non è ancora al meglio. Per il resto centrocampo e attacco confermati. Mazzarri invece preferisce spostare Ansaldi mezz’ala è lasciate De Silvestri e Aina esterni, fuori Baselli. E anche Iago Falque con Berenguer al fianco di Baselli. Il Torino cerca di pressare alto e non schiacciarsi, ma negli uno contro uno in mezzo al campo prevalgono gli azzurri che spostano palla velocemente. Il Napoli del primo tempo è un bel vedere e costruisce almeno sei palle gol nitide nonostante la grinta della fase difensiva granata. Per ben quattro volte è Milik a trovarsi con i movimenti corretti al posto giusto, ma in questo momento non ha l’istinto killer del connazionale Piatek. E così per due volte in scivolata, a un metro della porta, non riesce a correggere in rete su ottimi suggerimenti di Zielinski e Fabian Ruiz. Mentre sul cross di Hysaj la girata del polacco è fuori di poco, ed è poi centrale la conclusione su altro cross di Zielinski. Non finisce qui perché Malcuit, rubando palla a Berenguer, lancia in profondità Insigne che, tutto solo, si fa deviare in angolo da Sirigu la conclusione. Mentre allo scadere Fabian Ruiz scaglia un sinistro perentorio, ma Moretti riesce a metterci il piede per alzare il calcio d’angolo. Il Torino non arriva mai a impensierire Ospina, perché Berenguer prova qualche serpentina, ma troppo lontano dalla porta, mentre quando Rincon - favorito da un rimpallo - si ritrova un pallone da sbattere in rete, gli si para davanti Koulibaly che come un supereroe in scivolata “para” e riparte.

IL COPIONE NON CAMBIA — Mazzarri abbassa un po’ Berenguer per non fare straripare gli azzurri, che però arrivano alla conclusione con facilità, ma su Fabian Ruiz e Milik rimedia Sirigu, che quando è battuto da una stupenda traiettoria a giro di Insigne, viene salvato dal palo. Nel finale Napoli sbilanciato ma Aina prima e Belotti dopo non trovano lo spunto per andare in porta.

Maurizio Nicita

Fonte: Gazzetta dello Sport
19/02/2019 00:05
 
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Serie A, Roma-Bologna 2-1: gol di Kolarov, Fazio e Sansone

Nel posticipo della 24ª giornata i giallorossi vincono e vanno a un punto dal quarto posto.
Sugli scudi Olsen, che salva i suoi in più occasioni.
Traversa di Soriano nel primo tempo



La Roma resta nella scia diretta del Milan, a un punto dal quarto posto. Contro il Bologna arriva la quinta vittoria nelle ultime sette giornate. Tra tante sofferenze culminate nel primo nella traversa di Soriano e riemerse nel finale col gol di Sansone dopo l’uno-due dei difensori goleador Kolarov e Fazio. Un successo nel segno di Olsen, il portiere giallorosso in serata strepitosa. Prima sconfitta per il Bologna nella terza gara della gestione Mihajlovic, che ha però ridato anima e forza alla squadra rossoblù.

BOLOGNA D’ASSALTO — Di Francesco inserisce Nzonzi al posto di De Rossi in regia. Tra i pali torna Olsen. C’è Kluivert nel tridente con Zaniolo e Dzeko: El Shaarawy parte dalla panchina. Mihajlovic completa la difesa con Helander e Dijks al posto degli infortunati Gonzalez e Mattiello. Nella trequarti Sansone rileva lo squalificato Palacio. In avanti Santander avvicenda l’ex Destro, fermo ai box. Bologna subito intraprendente. Al 4’ incursione di Edera, fermato da Manolas con deviazione in angolo. Replica Florenzi che si insabbia nell’area emiliana. All’8’ botta di Soriano: Olsen alza sopra la traversa. Al 14’ sinistro di Dzeko smistato in angolo con successiva chance per il colpo di testa di Manolas, fuori bersaglio. Guadagna metri la Roma che fa crescere la propria manovra. Al 23’ ripartenza rapidissima del Bologna: Soriano perde l’attimo giusto al tiro. Risale la formazione di Mihajlovic: compatta e quadrata. Al 32’ rischia la Roma: un rilancio di Pellegrini rimbalza su Santander, palla verso la porta ma sul fondo. Al 35’ Olsen è reattivo su un tocco ravvicinato di Soriano innescato da Santander: brividi per la Roma. Al 42’ il portiere giallorosso respinge una parabola di Poli, Edera non è lesto a ribattere a rete. Al 46’ Soriano si infila nella difesa romanista e timbra la traversa, poi Santander non inquadra la porta. Fischi dell’Olimpico per la Roma a fine primo tempo.

RILANCIO GIALLOROSSO — Dopo l’intervallo, Di Francesco riparte con El Shaarawy al posto di Cristante e passa al 4-2-3-1. Fazio perde palla e Soriano sgancia la ripartenza per Edera, Olsen è di guardia. Al 7’ buona occasione per la Roma ma Florenzi non riesce ad appoggiare per Dzeko a centro area. El Shaarawy scambia con Dzeko prima di essere atterrato da Helander: Di Bello decreta il rigore. Al 10’ dal dischetto Kolarov porta in vantaggio i giallorossi. Settimo gol in campionato per il difensore goleador- Il Bologna scatta subito alla riscossa. Al 12’ Olsen fa scudo su una rasoiata di Poli. Dall’altra parte ecco Zaniolo che prova a sorprendere Skorupski ma il portiere del Bologna rimedia. Partita vivissima a tutto campo. Al 20’ Mihajlovic sostituisce Edera con Svanberg. Due minuti dopo, De Rossi subentra a Kluivert. Al 25’, assalto della Roma con Dzeko: libera Danilo. Al 27’, secondo cambio nel Bologna: spazio a Dzemaili per Poli. E un minuto dopo la Roma raddoppia. Corner di Kolarov, palla spizzata da De Rossi e destro vincente di Fazio. Ultima sostituzione tra gli emiliani: al 30’ Falcinelli dà il cambio a Pulgar per un assetto più offensivo. Il Bologna va avanti: al 32’, botta di Helander di poco a lato. Al 37’ Olsen si oppone pure a Falcinelli. Di Francesco rinsalda la difesa con Santon che al 38’ rileva Florenzi. Il Bologna ci crede: al 39’, perla di Sansone, che parte dalla sinistra, si accentra tagliando mezza difesa giallorossa e poi fa esplodere un destro angolato. Il gol dà ulteriore carica gli emiliani. Ma la Roma resiste con tenacia e ansia. I tre punti sono una scia luminosa nel cammino verso la Champions.

Nicola Berardino

Fonte: Gazzetta dello Sport
19/02/2019 00:05
 
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SERIE A 2018/2019 24ª Giornata (5ª di Ritorno)

15/02/2019
Juventus - Frosinone 3-0
16/02/2019
Cagliari - Parma 2-1
Atalanta - Milan 1-3
17/02/2019
Spal - Fiorentina 1-4
Empoli - Sassuolo 3-0
Genoa - Lazio 2-1
Udinese - Chievo 1-0
Inter - Sampdoria 2-1
Napoli - Torino 0-0
18/02/2019
Roma - Bologna 2-1

Classifica
1) Juventus punti 66;
2) Napoli punti 53;
3) Inter punti 46;
4) Milan punti 42;
5) Roma punti 41;
6) Atalanta e Lazio punti 38;
8) Fiorentina e Torino punti 35;
10) Sampdoria punti 33;
11) Sassuolo punti 30;
12) Parma punti 29;
13) Genoa punti 28;
14) Cagliari punti 24;
15) Udinese e Spal punti 22;
17) Empoli punti 21;
18) Bologna punti 18;
19) Frosinone punti 16;
20) Chievo(-3) punti 9.

(-3) Il Chievo sconta la penalizzazione per la sentenza del Tribunale della Federcalcio.

(gazzetta.it)
23/02/2019 00:16
 
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Serie A, Milan-Empoli 3-0: rossoneri a valanga.
Piatek non si ferma più

I rossoneri superano i toscani grazie alle reti del polacco, di Kessié e di Castillejo.
Quarto posto confermato. L'Inter, attesa dalla Fiorentina, è lontana un solo punto



Per il Milan sarà un bel weekend: qualunque cosa accada da qui a domenica sera, lo chiuderà al quarto posto della classifica, con vista Inter. Merito del 3-0 all’Empoli con cui i rossoneri conquistano i tre punti nell’anticipo della 25esima giornata: un successo netto, che matura nel secondo tempo e che rinforza le ambizioni Champions di Gattuso.

VAR IN AZIONE — Rino era stato chiaro alla vigilia: con Iachini non si scherza. E infatti, gasati dal 3-0 al Sassuolo dello scorso turno, i toscani nel primo tempo riescono con organizzazione e personalità a frenare l’entusiasmo del Diavolo, pure reduce dall’impresa di Bergamo e da un inizio di 2019 positivo. In questo senso, l’Empoli riceve una (sacrosanta) mano dalla Var, che al 10’ invalida la rete di Paquetà: colpo di testa vincente, ma posizione di fuorigioco sul cross di Rodriguez.

CASTI CI PROVA… — L’osservato speciale è naturalmente Krzysztof Piatek, sul quale Silvestre monta una guardia preventiva, per impedirgli ricezioni pulite. Il polacco sembra faticare un po’ più di quanto era avvenuto nelle ultime uscite, Veseli dà una mano a Di Lorenzo nel contenimento di Paquetà, così alla fine le occasioni migliori prima dell’intervallo capitano a Castillejo. Il vice Suso ci prova tre volte, costringendo in un paio di situazioni Dragowski a tuffarsi per mantenere lo 0-0. Basta questo per scaldare i quasi 48mila di San Siro, che fin lì avevano riservato i loro applausi più convinti ad Andrea Conti, titolare per la prima volta dopo un anno e mezzo.

… ISPIRA… — La partita si spacca all’inizio della ripresa, ancora per merito di Castillejo: i gol sono di Piatek e Kessié, ma lo spagnolo è protagonista sia sul primo (ruba palla e ispira l’assist di Calhanoglu) che sul secondo, col filtrante sfruttato da Kessié per il pallonetto del 2-0. “Pum pum”, canta il Meazza, in onore di Kris e Franck. È una doppia botta troppo dura da digerire per l’Empoli, che in due minuti vanifica quanto di buono aveva fatto fino a quel punto.

… E CHIUDE IL CONTO — E quando piove, a volte grandina: Castillejo completa il suo show personale al minuto 68, deviando in rete l’assist di Conti per il 3-0. Da lì in poi non c’è più match: Cutrone rileva Piatek, Borini dà fiato a Paquetà. I due gioielli del mercato di gennaio rifiatano, perché martedì c’è la prima delle due sfide alla Lazio che valgono l’accesso alla finale di Coppa Italia. E il Milan ci arriva col morale a mille.

Stefano Cantalupi

Fonte: Gazzetta dello Sport
23/02/2019 23:43
 
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Serie A, Torino-Atalanta 2-0:
Izzo-Iago, Dea sconfitta e agganciata

Con un gol per tempo i granata sconfiggono la squadra di Gasperini e la raggiungono al settimo posto in classifica



Ricorderemo questo sabato per essere il giorno in cui il Toro apre il gas nella rincorsa verso l’Europa. Il miglior Torino visto in questa stagione in casa stende l’Atalanta formato trasferta, agganciando proprio i bergamaschi al sesto posto in classifica (in attesa delle partite delle altre). Izzo e Iago Falque gli eroi di Mazzarri, che per la quinta partita consecutiva non subisce gol, e non accadeva dal 1985, consentendo a Sirigu di allungare la sua imbattibilità a 493’. La squadra di Gasperini torna a casa con il secondo k.o. consecutivo, e stavolta deraglia anche in trasferta. Nel suo terreno di caccia preferito.

NEL NOME DEL MONDO — Ci sono due cartoline che, nel prepartita, generano emozioni nei ventimila del Grande Torino, compresi i mille e quattrocento tifosi arrivati da Bergamo. Giù gli applausi da tutto lo stadio quando la signora Clara Mondonico, la figlia di Emiliano, indimenticato tecnico di Torino ed Atalanta, si palesa a bordocampo per ricevere l’omaggio del Toro dalle mani del presidente Urbano Cairo. È un battito granata quando, pochi minuti dopo, la Primavera del Toro al completo (calciatori, dirigenti e tecnici) compie il giro d’onore con in mano la Supercoppa vinta mercoledì sera.

il TRIS DI ARMANDO — Avvolgente e giocata a tutto campo, in avvio questo Torino-Atalanta non tradisce le aspettative. I granata provano a fare la gara e si fanno preferire nella prima parte del primo tempo, l’Atalanta risponde colpo su colpo ed esce sulla distanza. Si gioca sul filo dell’equilibrio, spezzato talvolta dai calci di fermo (all’8’ Iago si ferma sulla barriera) o dagli errori individuali di troppo commessi dai difensori del Toro. Come quando Pasalic non approfitta della falla aperta da Nkoulou e Aina (13’), o come quando tre minuti più tardi Nkoulou perde l’equilibrio e lancia Gosens (tiro inguardabile) che nella circostanza s’infortuna (dentro il Duemila Kulusevski). Mazzarri urla, ma non è finita. Perché la sciocchezza più grossa la commette Baselli nel tentare un dribbling in area offrendo un’occasione d’oro a Mancini (22’): Sirigu gli chiude lo specchio, sul colpo di testa successivo Castagne non inquadra lo specchio. Graziato, il Toro non si disunisce e riprende possesso del centrocampo. Prove di gol di Meité al 35’ (tiro di poco alto), sette minuti dopo Izzo la sblocca: sugli sviluppi di un calcio d’angolo, la conclusione di Iago sporcata da un difensore si stampa sul palo, dal mischione emerge Izzo che ribatte in gol. È il suo terzo gol in questa stagione.

IAGO DUE MESI DOPO — Quando si rientra dopo la ripresa Meité innesca la scintilla, Iago Falque produce la fiammata: il francese lavora un bel pallone sulla sinistra, Iago sfodera la specialità della casa: dribbling secco nel cuore dell’area, e conclusione precisa all’angolino. Iago si sblocca poco meno di due mesi dopo il suo ultimo acuto nel 3-0 all’Empoli nel giorno di Santo Stefano. L’Atalanta accusa il colpo, e si vede: prova a reagire subito con Castagne (6’) ma il tiro si addormenta tra le braccia di Sirigu. Ma è il Toro che continua nel predominio territoriale, e i bergamaschi si disuniscono con il passare dei minuti. Gasperini getta nella mischia la gioventù di Barrow, Mazzarri risponde con l’esperienza di Ansaldi. Iago Falque, il più positivo dei suoi, sfiora due volte la doppietta (al 19’ e alla mezzora). Prima della doccia c’è ancora il tempo di una grande chiusura di Sirigu su Zapata allo scadere e dell’esordio in Serie A, nel recupero, del bomber della Primavera, il Duemila Vincenzo Millico. Poi è festa granata.

Mario Pagliara

Fonte: Gazzetta dello Sport
23/02/2019 23:50
 
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Frosinone-Roma 2-3: gol di Ciano,
Pellegrini, Pinamonti e doppietta di Dzeko

Giallorossi distratti, ma contano i 3 punti che riportano il Milan a una lunghezza di distanza.
Per il derby brutte notizie: Manolas esce in barella tra le lacrime


Sembrava un'altra occasione persa, un altro passo falso subito in rimonta. E invece al quinto minuto di recupero ci ha pensato Edin Dzeko a salvare la Roma e a darle una vittoria fondamentale (3-2) nella rincorsa al quarto posto che vale la Champions (leggi qui la classifica). Dzeko che, tra l'altro, aveva già marchiato a fuoco la rimonta giallorossa nel primo tempo. Per il Frosinone, invece, il rammarico di un pareggio che sembrava oramai cosa fatta e che invece si è smaterializzato per ingenuità.


DUE VOLTI — Di Francesco voleva un approccio diverso dal primo tempo vissuto con il Bologna e invece la Roma finisce con il ricalcare più o meno le stesse tracce di lunedì scorso. Disattenta, imprecisa in fase d'impostazione, poco cattiva nei duelli. Così il Frosinone prende subito coraggio e capisce che può essere una serata importante in chiave salvezza. Anche perché dopo appena 5' di gioco la squadra di casa è avanti con Ciano: malinteso sulla trequarti tra De Rossi e Nzonzi, la punta giallorossa calcia dal limite, Olsen para con un bagher pallavolistico e resta per terra peccando nella reattività, con la palla che lentamente si insacca sul lato opposto. E di occasioni per raddoppiare la squadra di Baroni ne ha addirittura due, con Ciano che prima si divora il 2-0 da pochi passi a botta sicura, poi si vede anticipato di testa da Marcano nel momento giusto. In mezzo la Roma si era reso però pericolosa con un colpo di testa su cui Sportiello si è salvato in angolo. Poi Dzeko battibecca a lungo con i tifosi del Frosinone successivamente a una rimessa laterale restituita secondo la gente gialloblù in modo scorretto (purtroppo si è registrato anche qualche insulto razzista nei confronti del bosniaco). È la scintilla che accende il bomber giallorosso, che al 30' approfitta di una dormita in area di Goldaniga e di destro insacca il pari (con l'ausilio del palo) e un minuto dopo lancia nello spazio El Shaarawy, con Sportiello che devia il diagonale, su cui però arriva in scivolata Pellegrini siglando il 2-1 giallorosso. In due minuti la Roma si riprende una partita che sembrava essersi complicata da sola, più per demeriti propri che non per la forza della squadra di casa.

EDIN AL FOTOFINISH — La ripresa è un compendio di confusione tattica, palloni sbagliati e scelte approssimative. Da entrambi le parti, anche a causa di un vento sempre più forte che rende difficile giocare qualsiasi pallone. Il Frosinone è obbligato però a inventare qualcosa in più, ma le idee non sempre sono supportate dalla qualità. Ma anche la Roma quando c'è da costruire fa una fatica immensa e allora la partita resta lì, impantanata e a tratti anche noiosa. Così Baroni si gioca la carta Pinamonti, che appena entrato (23') avvia una ripartenza su cui il Frosinone ha la palla del possibile pari: cross sul fondo di Zampano, con lo stesso Pinamonti che da solo a centro area non riesce a coordinarsi da posizione favorevolissima. Alla mezzora Di Francesco perde Manolas per infortunio (il greco esce in barella dopo uno scontro con Molinaro) e questa è una pessima notizia anche in vista del derby e del Porto, in Champions. Senza il riferimento difensivo, la retroguardia giallorossa balla e al 35' prende il 2-2: lancio di Molinaro per Pinamonti, scambio con Ciano tra tre giallorossi inermi (De Rossi, Marcano e Kolarov) e piatto vincente della punta gialloblù. A rimettere in piedi la partita per i padroni di casa è soprattutto Baroni, che azzecca i cambi e ridà animo ai suoi. E al 40' il Frosinone ha anche la palla della possibile vittoria, ma stavolta Olsen è bravo a tu per tu con Trotta. In tribuna centrale scoppia una rissa tra tifosi, in campo sono invece saltati tutti i riferimenti. Al 50' però, proprio all'ultimo respiro, la Roma trova una vittoria fondamentale, con Dzeko che di pancia mette dentro l'assist di El Shaarawy. Finisce così, con la Roma a festeggiare una vittoria d'oro nella corsa alla Champions (il Milan è sempre a +1) e il Frosinone a leccarsi le ferite.

Andrea Pugliese

Fonte: Gazzetta dello Sport
24/02/2019 16:28
 
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Sampdoria-Cagliari: 1-0. Ritmi alti,
poi decide Quagliarella su rigore

Equilibrio per gran parte della sfida.
Decisivo il penalty per fallo di Pellegrini su Gabbiadini.
Il capitano non sbaglia e batte Cragno, comunque in giornata



La Samp riprende la sua corsa dopo tre k.o. di fila e supera a fatica un Cagliari che fuori casa continua a raccogliere pochissimo e si arrende soltanto su un rigore di Quagliarella nella ripresa (fallo contestato di Luca Pellegrini su Gabbiadini), dopo avere però disputato un buon primo tempo. Sino all’intervallo, infatti, i sardi hanno tenuto alto il ritmo, con un pressing che ha creato qualche affanno alla squadra di Giampaolo, che ha schierato Sala titolare al posto di Bereszynski. Fra gli ospiti, invece, debutto in serie A del gioiellino della Primavera, Riccardo Doratiotto, 19 anni, in coppia con Pavoletti. L’unico limite della squadra di Maran, sino all’intervallo, è stato quello di non avere mai concretizzato la maggiore spinta offensiva.

DETERMINATI — Eppure il coraggio degli ospiti, schierati con Barella dietro alle due punte, ha creato continua apprensione nei padroni di casa, che solo al 16’ si sono resi pericolosi: su cross di Ekdal, Jankto si fa però respingere la sua conclusione troppo debole da Pisacane sulla linea di porta. Al 26’ tiro alto sulla traversa di Barella. È stato, questo, il miglior momento della Samp nel primo tempo, alla mezz’ora due volte al tiro con Quagliarella (murato) e quindi con Sala, neutralizzato da Cragno.

DUBBIO — Al 34’, dopo una respinta di Audero su Pavoletti, l’arbitro Massimi grazia Deiola dopo avere consultato la Var a bordo campo, nonostante il suo durissimo intervento su Praet, che avrebbe meritato il rosso diretto. Il primo tempo si è chiuso senza gol, e nella ripresa la Samp ha provato subito ad essere più propositiva e meno passiva, favorita anche dall’ingresso in campo di Gabbiadini, che garantisce quelle accelerazioni mancate nel primo tempo.

SVOLTA — È la svolta della gara: il Cagliari si chiude, la Samp attacca e cresce. Al 18’ il solito, ottimo Cragno è stato decisivo per due volte su Quagliarella e, quindi, su Ekdal, prima dell’episodio-chiave: il contatto in area ospite Pellegrini-Gabbiadini (19’) è punito con il rigore che Quagliarella trasforma. Diciassettesimo gol in campionato e festa Samp al termine di un finale molto nervoso.

Filippo Grimaldi

Fonte: Gazzetta dello Sport
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