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Campionato di Serie A stagione 2018/2019

Ultimo Aggiornamento: 27/05/2019 00:22
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31/03/2019 00:02
 
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Serie A, Chievo-Cagliari 0-3: rossoblù in scioltezza.
Per Di Carlo si fa dura

Nel primo tempo i gol di Pisacane, Joao Pedro e Ionita.
Restano inchiodati all'ultimo posto i veneti, che nella ripresa rimangono in dieci per il secondo giallo a Depaoli



La salvezza a un passo, la retrocessione vicinissima. Chievo-Cagliari emette dei verdetti. I rossoblù di Rolando Maran con 33 punti in saccoccia sono praticamente al sicuro. Basterà non commettere errori in casa contro Spal e Frosinone. Ma potrebbero ambire a qualcosa in più se faranno qualche colpetto. Qui hanno fatto quello più importante vincendo la seconda partita in trasferta (non accadeva dal 2 settembre con l'Atalanta a Bergamo) e cogliendo i primi punti fuori casa del girone di ritorno in cui avevano subito quattro sconfitte. Il ritorno a casa Chievo per il tecnico Maran, che qui è stato tutto, giocatore e allenatore, è molto dolce. Dà un dispiacere alla sua ex squadra che praticamente saluta la serie A. Con 11 punti e nove sfide da giocare, solo l'aritmetica non condanna il club di Luca Campedelli che ha vissuto un'annata pesantissima, cominciata con la penalizzazione di tre punti per le plusvalenze, due allenatori che non sono entrati bene, D'Anna e Ventura, e che solo con Mimmo Di Carlo ha trovato la quadratura. Ma dopo la bella prova di Bergamo, il Chievo non si è ripetuto, pur partendo forte e deciso a vincerla. Troppo quadrato il Cagliari che anche senza il totem Pavoletti ha punito ogni errore dei gialloblù e ha giocato con autorevolezza guidato da Cigarini (peccato solo per l'immancabile giallo) e un Barella immarcabile.

PRIMO TEMPO — Maran decide di dare fiducia piena davanti a Cyril Thereau, che dal Chievo è partito e qui è esploso, per sostituire lo squalificato Pavoletti. Altre sorprese non ci sono. Cacciatore presidia la fascia destra (Srna sta in panchina, giocherà con la Juve martedì), Luca Pellegrini rientra dall'infortunio e opera a sinistra. Il Chievo tiene in panchina Pellissier e ripropone Meggiorini accanto a Stepinski con Giaccherini (guardato a vista da Cigarini) a fare il guastatore tra le linee, ma anche sul lato sinistro. Stesso modulo, 4-3-1-2 dei rossoblù. La squadra di Di Carlo parte forte, preme e dopo 7 minuti il solito Cragno (esaltato da Sorrentino, portiere del Chievo, nell'intervista alla Gazzetta per i suoi 40 anni) rimedia in angolo a un errore di Cacciatore, che buca l'intervento consentendo a Meggiorini di concludere a rete. Barella crea un po' di panico perché cade male sulla spalla destra dopo un contrasto con Dioussé. I padroni di casa premono, sono più concentrati e insistenti, ma al 17' è il Cagliari che passa: cross di Luca Pellegrini e Pisacane al centro svetta di testa e segna un gran gol, il secondo in A, il secondo al Chievo (perché era stato goleador anche in Coppa Italia). De Paoli (cinquantesima partita in A) il più vicino a lui non riesce a intervenire. Hetemaj ci prova da fuori, Cragno c'è, sempre; ancora spinta gialloblù, ma al minuto 33' il Cagliari raddoppia con un capolavoro di Barella che si fa mezzo campo, semina tutti e serve Joao Pedro che di destro è letale (sesto gol in campionato, secondo di fila dopo quello alla Fiorentina). Il Chievo prende il palo con Barba dopo un'altra paratona di Cragno su Meggiorini, ma al 44' il Cagliari fa tris con Ionita (terzo gol in questo torneo) che colpisce di testa su perfetto assist di Cacciatore. Sipario.

SECONDO TEMPO — Sipario assoluto perché dopo 7' il Chievo resta pure in dieci: Depaoli entra male su Cigarini e Abisso (designato nuovamente da Rizzoli dopo lo stop imposto in seguito ai pasticci di Fiorentina-Inter) gli mostra il giallo, che è il secondo. Quindi il gioiellino di casa e dell'Under 21 va a far la doccia. Mimmo Di Carlo inserisce Bani per Jaroszynski e passa ovviamente alla difesa a tre. Anche in 10 la squadra ha dignità, gioca, non si arrende, soprattutto il ventunenne Leris (il migliore dei suoi) che obbliga Cragno a un'altra paratona. Poi la partita cala di ritmo. Maran ributta dentro Cerri che non giocava (e fu titolare) dal 22 dicembre all'Olimpico con la Lazio, ma qui in coppa Italia aveva segnato l'unico gol della sua sfortunata stagione. Ha subito una palla per la testa, colpisce bene, ma di poco a lato. Ancora cambi: Pucciarelli per Meggiorini, Birsa per Joao Pedro, Deiola per Ionita. C'è poco: qualche scintilla tra Barella (che Maran lascia in campo fino alla fine) e Stepinski. Un altro tiro di Cerri, niente più. Ma per il Chievo ora è davvero durissima.

Francesco Velluzzi

Fonte: Gazzetta dello Sport
31/03/2019 00:06
 
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Serie A, Udinese-Genoa 2-0: gol di Okaka e Mandragora

Tudor festeggia il ritorno in panchina con tre punti pesanti.
Gara sbloccata dopo 4’, il centrocampista trova un gol da urlo nella ripresa.
I liguri colpiscono la traversa nel finale



L’Udinese respira. Un gol per tempo, Genoa steso e tre punti che gratificano il ritorno di Tudor in panchina. Segnano Okaka e Mandragora (fantastica conclusione da fuori), ma è Pussetto (standing ovation nel finale) l’uomo partita. Impressionanti gli strappi dell’argentino che hanno tenuto a galla I friulani soprattutto nel momento più duro, a inizio ripresa.

PARTENZA SPRINT — La prima Udinese di Tudor si presenta con il 4-3-3: là davanti Pussetto e De Paul a supporto di Okaka. In mezzo al campo i carrarmati Sandro e Fofana insieme a Mandragora. Dietro, linea a quattro: Larsen e Zeegelaar larghi; in mezzo Ekong-De Maio a protezione di Musso. Intorno alla mezzora Tudor avanza la posizione di Fofana e passa al 4-2-3-1. Prandelli va di gamba dalla metà campo in avanti: c’è allora Sturaro a supporto di Kouame, con Lazovic a sinistra che gioca molto alto, mentre a destra Lerager è meno arrembante. Dopo quattro minuti, l’Udinese va in vantaggio con un’azione spettacolare: Pussetto prende palla nella sua trequarti, cavalca per una trentina di metri, serve in mezzo Okaka, tacco a smarcare De Paul a sinistra, quindi palla dentro dell’argentino per Fofana che a due passi da Radu serve a Okaka un cioccolatino da spingere facile facile in rete. Decisivo lo strappo di Pussetto che di fatto manda in tilt l’intera fase difensiva degli uomini di Prandelli. Il Genoa reagisce con Kouame (sinistro da buona posizione bloccato da Musso) e Radovanovic (bomba da fuori deviata da Musso e colpo di testa di poco a lato). L’Udinese soffre, ma si difende con ordine e poco prima dell’intervallo Pussetto, pescato da un gran lancio di De Paul, manda alto non di molto a tre metri da Radu.

LA RIPRESA — Nell’intervallo, Prandelli lascia negli spogliatoi Lazovic e Rolon: dentro Bessa e Pandev. Il Genoa alza il baricentro, è 4-3-3. E i primi 10’ sono durissimi per l’Udinese che però rischia solo su conclusioni da lontano. Poi sale nuovamente in cattedra Pussetto, che con un paio di strappi scoraggia la reazione rossoblù. Prima sgroppata: palla in mezzo per De Paul che spreca da buonissima posizione. Seconda incursione: palla al limite per Mandragora, controllo volante e sinistro super dell’ex Juve che trova l’angolo alla sinistra di Radu. Sotto di due gol, Prandelli gioca anche la carta Lapadula. Dall’altra parte Tudor risponde con Behrami (per Sandro) e Lasagna (fuori Okaka). Gli ospiti continuano a tirare (maluccio) da fuori, l’Udinese va di contropiede. E al 36’ Lasagna non sfrutta un errore di Pereira e spreca tutto a tu per tu con Radu. Ancora Lasagna pescato da De Paul: sinistro di poco a lato. A due minuti dalla fine Musso neutralizza, una dopo l’altra, le testate di Lapadula (palla che va anche sulla traversa) e Kouame.

Mirko Graziano

Fonte: Gazzetta dello Sport
31/03/2019 00:10
 
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Juventus-Empoli 1-0: Kean entra e decide la partita

I bianconeri giocano a ritmi bassi, ma nella ripresa trovano la vittoria
grazie all’attaccante del momento entrato in campo da tre minuti



Meno quattro, nel senso di vittorie. E poi la festa scudetto potrà ufficialmente scattare. La Juve, inattaccabile maglia rosa del campionato, affronta e batte 1-0 l’Empoli in una delle tante tappe di trasferimento fino all’incoronazione finale. E lo fa ad andatura cicloturistica. Poi alza la velocità, ma solo un pochino, nella ripresa. Bernardeschi sfiora il gol e c’è finalmente il minimo sindacale di intensità. Allegri, che nel riscaldamento perde anche Dybala (coscia), inserisce Moise Kean.

E il centravanti della Nazionale la risolve in 3’, sfruttando una meravigliosa sponda aerea di Mandzukic. Ci voleva il suo desiderio di spaccare il mondo nel contesto di una Juventus che non ha nessuna voglia di dare mezza pedalata in più, in vista di una Champions in cui ogni energia sarà preziosa. Nel frattempo, aspettando il rientro di Cristiano Ronaldo, il suo desiderio di capitalizzare ogni minuto in campo farà molto comodo.

EMPOLI ORDINATO — La squadra di Andreazzoli, ispirata da qualche strappo di Krunic, per più di un’ora ha cercato di non svegliare la Juventus. Buone trame palla a terra, ma anche due esterni di fascia troppo timidi e imprecisi e una cronica mancanza di incisività. Risultato: Szczesny che non tocca il pallone con le mani se non per un’uscita nel recupero, anche se un destro di Krunic passa pericolosamente vicino al suo palo nel primo tempo. Non serve neppure sottolineare che nelle 5 partite di Champions che la Juve vorrebbe giocare a partire da ora servirà ben altro. Anche perché il primo a saperlo è proprio Allegri…

Jacopo Gerna

Fonte: Gazzetta dello Sport
31/03/2019 00:13
 
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Sampdoria-Milan 1-0: gol di Defrel, papera di Donnarumma

Un errore del portiere dopo 33" consegna i tre punti ai blucerchiati.
Traversa di Quagliarella, grandi proteste rossonere per un possibile rigore su Piatek


Due indizi non fanno una prova, ma ci vanno vicini. Il Milan perde ancora, dopo il derby, lasciando tre punti pesanti alla Sampdoria a Marassi. Presto per parlare di crisi, ma abbastanza per notare una flessione che forse era già partita con le striminzite vittorie su Sassuolo e Chievo, prima del k.o. con l'Inter. Stavolta è decisiva la frittata dopo 33" di Donnarumma, che spiana la strada del gol a Defrel. Un infortunio a cui negli altri 90 e passa minuti, recuperi compresi, la squadra di Gattuso non ha saputo porre rimedio. Piatek ancora poco vivo e mal servito, le ali improduttive, la mediana senza spunti e inserimenti. Dal canto suo, la Samp gioca una partita gagliarda, mantenendo per almeno 75' un ritmo altissimo nella metà campo avversaria e non concedendo mai un comodo fraseggio agli avversari in fase di costruzione dal basso. Poi pesano gli episodi, come quel rigore che Orsato non concede a Piatek al 91' nemmeno dopo la VAR review. Una scelta che ci può stare, ma non convince i rossoneri, almeno in campo.

SCELTE — Gattuso lascia in panchina Kessie e Paquetà, inserisce Biglia in regia, sposta Bakayoko da interno destro (dove non pare proprio a suo agio...) e arretra a centrocampo Calhanoglu, dando fiducia in avanti a Castillejo sull'out di sinistra. Giampaolo è senza Ekdal, così in regia si sistema il giovane Vieira: meno piede, più fisicità. Davanti con Quagliarella c'è Defrel, ispiratissimo soprattutto nei primi 45'. Sulla trequarti c'è il recuperato Ramirez.

CHE AVVIO — L'inizio è choc. Dopo 33", sul retropassaggio di Romagnoli, Donnarumma rinvia proprio sui piedi di Defrel, lucido nell'avere il riflesso giusto e indirizzare la carambola in porta. È l'1-0 Sampdoria, quando la partita è appena all'alba. Un errore che riporta alla memoria una topica del 2 aprile 2017, quando a Pescara un altro disimpegno con i piedi di Gigio regalò un gol agli avversari. Il Milan soffre il colpo e Quagliarella al 17' sfiora il bis con il sinistro, su invito di Linetty: stavolta Gigio è bravo a chiudere l'angolo sul primo palo. Il pressing blucerchiato manda in tilt il palleggio basso degli ospiti, ma le poche volte che la squadra di Gattuso riesce a saltare la prima linea di Giampaolo, si aprono spazi interessanti. E allora Suso al 25' obbliga Audero alla grande parata, mentre prima dell'intervallo è Musacchio a trovare la deviazione di un avversario su di un tiro in mischia a botta sicura.

PRESSIONE — Negli spogliatoi Gattuso sostituisce Rodriguez (evidenti un paio di errori di misura nel primo tempo) con Conti. Calabria si sposta a sinistra. La Samp però non abbassa il ritmo e il primo tentativo della ripresa è un sinistro da fuori di Sala, ben contenuto da Donnarumma. Mentre al 58' Defrel al volo alza troppo la mira. Il primo squillo rossonero arriva due minuti dopo, con un tiro di Suso deviato di un nulla a lato da un difensore. Sul corner successivo, Bakayoko insacca, ma commettendo fallo su Audero. Il problema del Milan è sempre partire dal basso, ma pian piano la Samp abbassa l'intensità e il Diavolo viene fuori.

NIENTE FORCING — Gattuso intuisce il momento e inserisce anche Cutrone, togliendo Suso (in leggera crescita rispetto alle ultime, abuliche uscite) e dirottando Castillejo a destra. Poi dentro anche Paquetà per Biglia. Il Milan però è sconclusionato, così è ancora la Samp a sfiorare il gol in contropiede, con un tiro di Quagliarella deviato che si stampa sulla traversa al 72'. Senza l'equilibrio dell'argentino poi, la squadra di Gattuso si allunga e fatica a collegare i reparti. Per questo Giampaolo cambia uno stanco Ramirez per Saponara, da sempre bravo a muoversi tra le linee. La mossa porta i suoi frutti, anche se serve la prontezza in uscita di Audero al 78' per sbarrare la strada a Cutrone. La risposta è di Defrel, che a tu per tu con Donnarumma si fa ipnotizzare all'81'. Non c'è il tanto atteso forcing rossonero, anche se nel finale è l'ora delle grandi proteste per l'intervento di Murru su Piatek in area blucerchiata: Orsato va anche al VAR, ma non concede il penalty nemmeno dopo aver rivisto l'azione sul monitor. La Samp tira un sospiro di sollievo e si prende i tre punti. Per il Milan, altro brutto stop dopo il derby: si complica la corsa Champions.

Marco Guidi

Fonte: Gazzetta dello Sport
31/03/2019 15:19
 
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Parma-Atalanta 1-3: rimonta firmata da Pasalic e Zapata

Emiliani avanti con Gervinho, poi si scatenano i bergamaschi che si portano a 3 punti dal Milan quarto.
Il colombiano segna una doppietta



L'Atalanta regala una prova di forza e di coraggio, va a prendersi tre punti in trasferta contro il Parma e tiene viva la speranza: un posto in Europa, per la squadra di Gasperini è qualcosa di più di un sogno. Pasalic e due volte Zapata ribaltano il risultato, dopo che gli emiliani diD'Aversa sono passati in vantaggio con Gervinho (al decimo gol stagionale, record per lui in Serie A). Ma questa Atalanta è davvero troppo forte per un Parma che deve rinunciare a Biabiany e Inglese (infortunati) e che nel corso della partita perde pure Gervinho.

RITMO ROCK — Non c'è un attimo di tregua, azioni da una parte e dall'altra: sembra di assistere a una partita di calcio inglese, mica a una noiosa esibizione di Serie A. E il merito, va detto subito, è soprattutto dell'Atalanta che interpreta la sfida alla vecchia maniera: corre ovunque, pressa, gioca «uomo contro uomo», non si preoccupa di studiare tatticamente l'avversario, ma lo aggredisce e prende il dominio del campo. Il Parma, però, ha le energie e la volontà di non lasciarsi sopraffare e di ribattere colpo su colpo. Non è passivo: reagisce con il contropiede tanto rapido quanto sorprendente. E proprio in un'occasione di ripartenza (come si usa dire adesso) va in vantaggio: Pasalic dorme, Scozzarella gli ruba il pallone e lo serve immediatamente a Gervinho che vola verso l'area. Il tiro è preciso e Gollini non può che inchinarsi. L'Atalanta, tuttavia, è squadra solida, testarda. Riprende il filo e comincia a costruire trame su trame che mettono spesso in difficoltà gli emiliani. Gomez è imprendibile e detta il ritmo di tutte le manovre. Sepe è bravo a respingere su Zapata e su Hateboer, ma nulla può fare sull'incursione di Pasalic imbeccato dal solito Gomez. E' il 24' e l'1-1 è il risultato più corretto. Il Parma, raggomitolato vicino alla propria area, chiude i varchi e lancia lungo: è quello che deve fare. E sfiora il gol prima di punizione di Bruno Alves (grande deviazione di Gollini) e poi con un'iniziativa di Ceravolo (su assist di Gervinho) che ciabatta malamente quando è solo davanti al portiere.

PAPU IN CATTEDRA — Nella ripresa l'Atalanta spinge con la solita energia, sfiora il raddoppio in due circostanze con Gomez e il Parma, nel frattempo, perde Gervinho per infortunio. A questo punto D'Aversa prova a tirare su la coperta (non ha alternative), passa al 5-3-2, ma non riesce a frenare l'ondata bergamasca. Dopo un'occasionissima sprecata da Castagne, Zapata va prendersi il meritato 2-1. Azione splendida: il Papu Gomez pesca Castagne, cross sul primo palo e il colombiano irrompe come una furia. A questo punto non c'è più partita, perché il Parma ha finito la birra e non ha gli uomini per ribaltare l'azione. Il 3-1 di Zapata, sempre su assist di Gomez, è la testimonianza di una netta superiorità fisica e tecnica.

Andrea Schianchi

Fonte: Gazzetta dello Sport
31/03/2019 19:13
 
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Fiorentina-Torino 1-1: gol di Simeone e Baselli

I granata tornano in corsa dopo un avvio difficile grazie al gran gol del centrocampista.
Iago esce per infortunio



Niente da fare: non si spezza l’incantesimo fiorentino che avvolge il Torino a Firenze, dove non vince dal 31 ottobre 1976. La Fiorentina non guarisce dalla pareggite casalinga: questo uno a uno è per i viola il quinto segno X consecutivo al Franchi, eguagliato così il record di pari davanti al proprio pubblico collezionato sia nel 1934 che nel 1975. Finisce uno a uno, i due gol tutti nel primo tempo (Simeone e Baselli): il Toro riparte dopo la sosta con un punto prezioso che gli consente di restare agganciato al treno per l’Europa, la Fiorentina invece fallisce l’estremo tentativo di provare a rientrare.

CHOLITO SPRINT — Sarà la presenza in tribuna di Gabriel Omar Batistuta, ma in avvio la Fiorentina è subito frizzante, mentre un Toro impaurito naviga alla ricerca di equilibri. Senza Nkoulou la difesa granata presta spesso il fianco, con Djidji in evidente difficoltà e un Moretti in costante sofferenza nel duello in velocità con Muriel. L’incipit viola è un’onda che travolge il muro torinista e dopo appena tre minuti Mazzarri ha già le mani nei capelli: Sirigu comincia la sua domenica da protagonista opponendosi prima con i pugni su Benassi, pochi secondi dopo sul colpo di testa di Simeone. Avvisaglie, perché il peggio deve ancora arrivare, e quattro minuti più tardi Mazzarri davanti alla panchina rimane terrificato: Ansaldi libera con un calcio lungo un pallone apparentemente innocuo che Vitor Hugo, all’altezza del centrocampo, rimette subito in gioco di testa trovando Simeone incredibilmente libero nell’area a ridosso del Toro (tenuto in gioco da Ansaldi): per il Cholito (al sesto gol in campionato) è un gioco da ragazzi mettere a sedere Sirigu e far esplodere il Franchi. L’inizio della sfida del Franchi ci racconta di un Toro partito seduto, e di una Fiorentina in controllo, micidiale nelle ripartenze con Muriel e Simeone: nei primi minuti granata disorientati (l’unica reazione è un tiraccio in curva di Baselli al 21’), viola in palla. Nell’avvio da dimenticare del Toro c’è anche un erroraccio di Djidji (al 23’) che innesca Muriel a campo aperto, fortunatamente per Sirigu il colombiano non trova la via della porta.

DUE EPISODI E UNA MAGIA — La Fiorentina inizia a specchiarsi e commette, forse, l’errore di pensare di poterla gestire mentre il Toro un po’ alla volta guadagna campo. Sprazzi di buona volontà da Rincon e Baselli nel mezzo. Ci sono poi gli episodi, che lasciano un segno sulla storia della partita: come al 24’ quando Milenkovic trattiene la maglia di Belotti impedendogli di provare a battere a rete a pochi passi da Lafont sul traversone basso di Rincon. L’arbitro Pasqua fa correre, neanche il silent check ribalta la decisione, mentre il Toro invoca il calcio di rigore. E’ in questa fase che il Toro ha il merito di crederci, e la reazione c’è. Dieci minuti più tardi, Baselli indovina il tiro della domenica che riporta la sfida sul binario della parità: la parabola dal limite è imprendibile per Lafont e s’incastra poco sotto l’incrocio dei pali. Attenzione, però, e anche qui entrano in gioco le decisioni arbitrali: l’azione del Toro parte da un episodio nell’area di Sirigu con la palla che rimpalla sotto il naso di Djidji sbattendogli sul braccio destro. Il direttore di gara Pasqua e l’arbitro al Var Mariani concordano sul non ritenere da rigore il tocco di Djidji, convalidando il gol di Baselli (il quarto in questa Serie A, non segnava dal dieci novembre col Parma), mentre la Fiorentina protesta. Il finale di primo tempo è un crescendo viola con Sirigu superlativo nel firmare due miracoli: chiude la porta prima a tu per tu con Simeone (al 40’) poi sul tiro a botta sicura di Benassi (46’).

CRAC IAGO — Non inizia sotto la buona stella la ripresa del Toro, che dopo sei minuti perde per Iago Falque per un infortunio: il ginocchio sinistro del galiziano fa un movimento innaturale (l’entità del danno si valuterà nelle prossime 48 ore) e Mazzarri è costretto a gettare nella mischia Zaza. L’equilibrio del primo quarto d’oro è rotto dalle due occasioni dei viola: Mirallas non inquadra la porta al 12’, la rasoiata di Muriel sbatte sui tabelloni (15’). Ansaldi prova a sorprendere Lafont fuori dai pali con un tiro da centrocampo (16’) che si spegne sopra la traversa, ma il portiere nel tentativo estremo di evitare la figuraccia sradica la rete dai pali: partita sospesa per tre minuti per consentire la riparazione. Poco dopo il ventesimo, Pioli si gioca la carta Vlahovic (centravanti serbo classe Duemila della Primavera) richiamando Muriel; Mazzarri risponde con l’innesto di Berenguer per De Silvestri. Chiudono le finestre per i cambi Meité (per Baselli) e Dabo (per Gerson) al 35’, Montiel (altro Duemila salito dalla Primavera, al debutto in Serie A) per Mirallas al 40’. E nel finale il diciannovenne Vlahovic (44’) sfiora il colpo-partita con un colpo di testa.

Mario Pagliara

Fonte: Gazzetta dello Sport
31/03/2019 19:17
 
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Frosinone-Spal 0-1, Vicari decide lo "spareggio" per evitare la B

Un colpo di testa del centrale regala tre punti d'oro alla
squadra di Semplici che allontana lo spettro della retrocessione.
La classifica diventa invece un incubo per Baroni, sfortunatissimo nei 90' di gioco



Se qualcosa può andar peggio, lo farà. In debito d'ossigeno e soprattutto di punti, il Frosinone perde anche la speranza. Incassa la prima sconfitta della sua giovane storia contro la Spal, che è in acque sempre più tranquille mentre il Frosinone affonda. 17 punti in classifica, soltanto cinque conquistati in casa, sono veramente pochi per immaginare l'aggancio al quartultimo posto. E se ci si mette anche la sfortuna, con un palo e una traversa colpiti, la questione si complica. A Frosinone finisce 1-0 per i ferraresi con il gol di Vicari segnato dopo 13 minuti, appena messa la testa fuori.

ASSALTO VANO — La pressione dei padroni di casa è forte fin dall'inizio, d'altra parte è il Frosinone ad avere più bisogno di punti: la Spal aspetta e l'occasione buona si presenta in forma di corner, che Kurtic recapita sul primo palo, con Vicari che irrompe facendo fuori la difesa dei laziali, sorpresa. Sportiello non può far niente e la A scivola sempre più lontana. Ma la squadra di Baroni, che aveva fatto sette cambi stravolgendo la formazione di Empoli, non molla, anzi. Paganini porta i suoi avanti e il pari si avvicina al 27' con un tiro da fuori di Valzania che Viviano ribatte: arriva Ciofani in area, ma la palla attraversa beffarda la porta senza riuscire a entrare. Al 35' altro sussulto del pubblico: Sammarco, entrato al posto dell'infortunato Viviani, colpisce il palo con un bel tiro da fuori. La Spal tentenna, ma tiene palla e resiste. Il copione si ripete nel secondo tempo: Frosinone all'attacco, e dopo cinque minuti Ciofani colpisce la traversa.

FESTA SPAL — La fortuna non è dalla parte del Frosinone, e anche se la Spal si ripiega troppo su se stessa può contare sulla fisicità di Petagna, bravo a lavorare per la squadra, la velocità di Fares e la lucidità di Antenucci. Il Frosinone si butta in avanti, rischia qualcosa in contropiede, ma non sfonda. Non servono né l'ingresso di Ciano con il passaggio al 3-4-1-2 né il dinamismo di Paganini. Finisce con lo spicchio di tifosi della Spal in festa, la curva gialloblù che applaude nonostante tutto i giocatori mentre questi si buttano stremati sul prato e dalle tribune piove qualche fischio. I numeri non sono tutto, ma non resta molto da sperare.

Alessandra Bocci

Fonte: Gazzetta dello Sport
31/03/2019 19:21
 
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Roma-Napoli 1-4: Perotti su rigore,
ma Milik, Mertens, Verdi, Younes affondano i giallorossi

Non c'è partita.
Gli azzurri di Ancelotti dominano e blindano il secondo posto in classifica.
Il sogno Champions per i giallorossi si fa più complicato


La Roma affonda e sembra davvero non poter risalire più. Il Napoli, invece, vince meritatamente per 4-1 una sfida che poteva anche permettersi di "snobbare" e che invece ha affrontato e condotto a testa alta. All'Olimpico sostanzialmente la differenza è tutta qui. La Roma, nonostante la necessità dei punti, non ha carattere, fame e voglia, il Napoli invece ha molta più organizzazione e qualità. In una partita che a tratti sembra di fine stagione, gli ospiti conducono le danze dall'inizio alla fine e se la Roma resta in partita per un po' è solo più per caso che non per merito dei giallorossi. Il colpo, però, per la squadra di Ranieri è quasi letale per le ambizioni-Champions, ma questa Roma qui deve anche preoccuparsi di difendere la possibile Europa League. Per la squadra di Ancelotti, invece, una vittoria meritata e salutare, che le permette di mantenersi saldamente al secondo posto, quasi ipotecandolo.


GIOIELLO MILIK — Ranieri cambia le carte in tavola, opta per il 4-2-3-1 (con Cristante trequartista) e si gioca tutti i jolly (leggi rientri dagli infortuni), con in campo dal via Manolas, De Rossi d Kolarov. Ancelotti invece ha gli uomini contanti e non si può inventar nulla, se non confermare il 4-4-2 canonico, con Fabian Rui recuperato in extremis in mezzo al campo e Mertens davanti in appoggio a Milik. Non passano neanche due minuti che i partenopei sono già avanti, con un gol meraviglioso per costruzione e finalizzazione: scavetto di Verdi per Milik, che controlla in corsa di tacco e insacca di forza. Ci si aspetterebbe una reazione di rabbia giallorossa ed invece il battito della Roma è pressoché piatto. A fare la partita è sempre il Napoli (a fine primo tempo 66-34% il possesso palla a favore dei partenopei, 9-4 il computo dei tiri), con la Roma rintuzzata negli ultimi trenta metri più intenta a non prendere il 2-0 che a cercare il pareggio. Una fiammata ce l'ha Nzonzi al 18' di testa (poco fuori), anche se il francese è irritante per atteggiamento, errori e intensità. Così al 31' il Napoli ha l'occasione del k.o, con Verdi che calcia su Olsen da pochi metri su assist di Mertens. Cinque minuti dopo il belga costruisce anche la palla del 2-0 di Milik, ma il gol viene annullato per fuorigioco millimetrico. Così a trovare il gol, inaspettatamente, al 47' è la Roma con Perotti su rigore, per un fallo ingenuo di Meret su Schick. L'argentino (che si era reso pericoloso anche in precedenza con un colpo di testa al lato) rimette così le cose a posto per la Roma, con il Napoli che deve invece recriminare per una partita condotta in lungo d largo, ma senza riuscire a sferrare il colpo del k.o..

L'ALLUNGO AZZURRO — I nodi però vengono al pettine ad inizio secondo tempo, dove nei primi dieci minuti il Napoli chiude i giochi. Al 5' Callejon mette dentro una palla tagliata, Olsen sbaglia completamente intervento e Mertens insacca solitario sul secondo palo. Ci que minuti più tardi Fabian Ruiz va via in velocità a De Rossi, pesca in area Verdi che di piatto sinistro la mette a fil di palo. Sul 3-1 Ancelotti perde per una botta Mertens (fino a questo momento il migliore in campo) e mette dentro Ounas, Ranieri si gioca la carta Zaniolo per uno Schick che dire brutto è dir poco. Il problema per la Roma è che ci sono almeno due categorie di differenza a livello di voglia, carattere, personalità e organizzazione di gioco. Il Napoli è una squadra, la Roma un gruppo di giocatori allo sbando totale. Olsen prova a riprendersi su una punizione di Milik, Nzonzi si vede negare il gol dalla traversa di testa (su ribattuta su tiro di Cristante) e alla fine il Napoli fa anche poker con Younes, che in area semina il panico e segna di forza, sulla respinta di Olsen al suo primo tentativo. Sembra un massacro e per alcuni versi gli ci si avvicina anche. Finisce così, con il Napoli a palleggiare e la Roma a chiedersi perché ci si possa ridurre così.

Andrea Pugliese

Fonte: Gazzetta dello Sport
31/03/2019 23:18
 
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Bologna-Sassuolo 2-1, Destro decide al 96’.
Di Pulgar e Boga le altre reti

I rossoblù ottengono tre punti d'oro in chiave salvezza
grazie alle reti del bomber redivivo e di Pulgar su rigore.
Di Boga in pieno recupero il gol del momentaneo 1-1,
prima dell'incredibile finale



Decidono i panchinari, per così dire: Pulgar che fa l’1-0 su rigore appena entrato in campo, Boga che pareggia e Destro che al minuto 51 della ripresa regala al Bologna la terza vittoria di fila come non accadeva dall’ottobre del 2017. Gara vera, Sassuolo ben migliore delle ultime apparizioni e Bologna che ha il temperamento e la resilienza giusta per non abbattersi dopo quel pareggio del Sassuolo a pochi minuti del recupero.

FUORIGIOCO-VAR — De Zerbi sceglie la difesa a 4 e Babacar centravanti: ai fianchi del senegalese ci sono Berardi e l’ex Di Francesco. Mihajlovic non cambia e sostituisce lo squalificato Lyanco con Helander mentre davanti mantiene Palacio falso-9 con dietro Sansone, Soriano e Orsolini. Per il Bologna c’è la ricerca della terza vittoria consecutiva mentre i neroverdi cercano il riscatto dopo aver vinto una sola gara nel girone di ritorno. Prima della partita, passerella e giro di campo per la squadra Primavera che ha vinto la Viareggio Cup mercoledì scorso dopo l’ultimo successo di 52 anni fa; durante la partita, scacchieri subito elettrici con la Var che diventa protagonista al minuto 13: Babacar addomestica (fra tre bolognesi) un pallone di testa servendo Bourabia, cross di ritorno in mezzo all’area, Danilo dorme e il senegalese infila sul primo palo. Solo che arriva la Var: gol annullato per fuorigioco. La reazione per lo scampato pericolo produce un tiro in porta di Dzemaili: Consigli respinge, Orsolini fa tap-in e la manda fuori. Il Sassuolo è disposto con garbo e solidità, riparte bene e il Bologna si fa vedere solo due volte: Consigli blocca prima Sansone e poi, in un’unica azione, Orsolini due volte e Palacio. Gara in equilibrio.

LA PANCHINA — Nella ripresa, De Zerbi infila Lirola per Marlon spostando al centro Demiral: è ancora il Bologna a provarci e Consigli ad opporsi, a Poli; mentre poco prima (7’ s.t.) proprio Lirola aveva salvato su conclusione praticamente certa di Orsolini. E’ un Sassuolo decisamente in partita e un Bologna con due marce in meno rispetto alla vittoria conseguita allo stadio Grande Torino di due settimane fa: avanza con maggior pesantezza mentre i neroverdi stanno ben acquattati ripartendo con grande sagacia e norme a memoria. Il primo erroraccio è quello che sblocca la partita: al limite dell’area neroverde, Babacar colpisce la palla con il braccio, rigore e Pulgar appena entrato mette il suo terzo penalty di fila in rete. Pulgar che poi sarà decisivo nel chiudere una situazione pericolosa di Babacar in area. Gara finita? Macché: perché su tiro di Babacar deviato, Boga è lesto a infilare l’1-1. Non è fuorigioco e il Dall’Ara piomba nel silenzio. Ma alla fine ci pensa Destro, appena messo da Mihajlovic: corner di Orsolini, 2-1 finale e corsa senza maglia a esultare per un Bologna che esce dalla zona retrocessione dopo 16 giornate.

Matteo Dalla Vite

Fonte: Gazzetta dello Sport
31/03/2019 23:21
 
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Inter-Lazio 0-1: il gol di Milinkovic
di testa decide la sfida da Champions

La rete del serbo al 12' rilancia i biancocelesti a ridosso delle milanesi.
Icardi e Wanda osservano il match dalla tribuna e i nerazzurri chiudono con zero punte


Per ora hanno distrutto il morale, di San Siro. Il pubblico interista esce dallo stadio con un misto di rabbia e delusione, che non si trasforma in asia solo perché le rivali per la corsa Champions frenano tutte. Tutte tranne la Lazio, che festeggia ampiamente: questa vittoria la riporta in corsa per il terzo/quarto posto, oltre a segnare una inversione di tendenza in un campionato che l’aveva vista vincere solo il derby, dei match contro le big. L’Inter affonda colpita da una testa di Milinkovic (1-0) e in parte condizionata dai propri fantasmi, compreso quello che siede in carne ed ossa nelle prime file, Mauro Icardi. Una partita senza reti segnate non può che alimentare i rimpianti per il capocannoniere uscente, ancora spettatore. Non si può esaurire lì, l’analisi di un k.o. che cancella i benefici effetti del derby, ma da lì si rischia di partire. Lo fa il pubblico di San Siro, che non risparmia fischi a squadra e allenatore.

IL GOL — La partita può prendere una direzione dopo 8’ di una discreta partenza nerazzurra, quando su corner Strakosha ribatte sui piedi di Skriniar: porta spalancata , ma palla alta. Così si imbocca l’altro bivio al 13’: D’Ambrosio lascia tempo per pensare e preparare la giocata a Luis Alberto, il suo cross sul secondo palo è perfetto e trova la testa di Milinkovic Savic: ospiti in vantaggio. Per il serbo è un gol pesante, forse il segno di una risalita, per l’Inter è una sentenza a cui non avrà la forza e la lucidità di ribellarsi, nemmeno nel forcing del secondo tempo.

SCELTE — Senza Lautaro, Icardi e De Vrij, con Nainggolan dall’autonomia ridotta (entrerà al 73’), le scelte di Spalletti sono limitate. Quella meno scontata è l’abbandono del 4-2-3-1 del derby per il ritorno al 4-3-3, con Borja per Gagliardini e Vecino di nuovo interno di centrocampo. Lo spagnolo soffrirà la fisicità di Milinkovic e Leiva, l’uruguaiano si presenterà raramente in area avversaria. L’Inter soffre il palleggio degli avversari finché c’è Correa, soffre sempre un ispirato Luis Alberto, viene graziata più volte dalla poca cattiveria degli attaccanti biancocelesti in contropiede (Immobile non in grande serata). Handanovic è decisivo nelle solite 4-5 parate, che probabilmente bastano per cancellare i dubbi sulle sue responsabilità sul gol, quando non accenna l’uscita.

RISORSE — Nella ripresa i nerazzurri creano di più, fanno paura a Strakosha con un paio di tiri di Politano, ma la Lazo si trasforma da formazione di palleggio a collettivo di ordine e lotta. Keita centravanti è un leone in gabbia che ruggisce solo quando riesce a girarsi verso la porta (un paio di volte), Perisic è attivo ma impreciso, dalla panchina, oltre al Ninja in rodaggio, arrivano Candreva e Joao Mario: non granché. Meglio sull’altro fronte Parolo, che dà equilibrio, e Caicedo, che si prende il lusso di saltare uno Skriniar sottotono e crea più di un pericolo. Inzaghi ha risorse, la sua Lazio ha birra e sembra in crescita per il finale di campionato. Inter e Milan sono avvertite.

Valerio Clari

Fonte: Gazzetta dello Sport
31/03/2019 23:22
 
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SERIE A 2018/2019 29ª Giornata (10ª di Ritorno)

29/03/2019
Chievo - Cagliari 0-3
30/03/2019
Udinese - Genoa 2-0
Juventus - Empoli 1-0
Sampdoria - Milan 1-0
31/03/2019
Parma - Atalanta 1-3
Fiorentina - Torino 1-1
Frosinone - Spal 0-1
Roma - Napoli 1-4
Bologna - Sassuolo 2-1
Inter - Lazio 0-1

Classifica
1) Juventus punti 78;
2) Napoli punti 63;
3) Inter punti 53;
4) Milan punti 51;
5) Lazio(*) e Atalanta punti 48;
7) Roma punti 47;
8) Sampdoria e Torino punti 45;
10) Fiorentina punti 38;
11) Genoa, Cagliari e Parma punti 33;
14) Sassuolo punti 32
15) Spal punti 29;
16) Udinese(*) punti 28;
17) Empoli punti 25;
18) Bologna punti 24;
19) Frosinone punti 17;
20) Chievo(-3) punti 11.

(*) Lazio - Udinese rinviata per sovrapposizione di impegni.
(-3) Il Chievo sconta la penalizzazione per la sentenza del Tribunale della Federcalcio.

(gazzetta.it)
03/04/2019 00:28
 
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Milan-Udinese 1-1, Lasagna risponde a Piatek

Termina 1-1 l’anticipo della 30ª giornata: rossoneri avanti a ridosso dell’intervallo, pareggio al 66’.
Nel primo tempo Donnarumma e Paquetà vanno k.o.



Piatek del giorno: Lasagna. Il menu di San Siro lo servono loro, un pareggio insipido per 1-1 che mette sempre più a rischio il quarto posto del Milan. Gattuso ha provato a cambiare prima e durante la partita, ma a conti fatti è andato più vicino a perderla che a vincerla. Buon punto per i friulani, tosti e compatti pur senza troppi svolazzi: ci si salva anche così.

KESSIE E GIGIO KAPUTT — E’ il giorno del doppio bomber, della rinuncia al 4-3-3 in nome della fantasia. O almeno dovrebbe esserlo. Il primo tentativo di assist di Piatek per Cutrone arriva dopo appena 100 secondi di gioco: Patrick, acclamatissimo dal Meazza, manca l’impatto nell’area piccola. Poi subito il guaio Donnarumma, che accusa una fitta muscolare in un’escursione fuori area, prova a restare in campo ma al 10’ lascia la guardia della porta a Reina. È un altro problema per Gattuso, che si aggiunge a quello capitato a Kessie nell’ultimo allenamento (l’ivoriano non va neanche in panchina). E così il nuovo Milan con Paquetà dietro alle due punte nasce in una versione particolare, con Bakayoko, Biglia e Calhanoglu confermati in mezzo come a Genova e il turn over dei terzini che premia Abate e Laxalt.

PAQUETÀ OUT, PIATEK GOL — L’Udinese, coperta con la difesa a tre che diventa a cinque, corre il primo pericolo a metà del primo tempo, quando Paquetà lascia andare un sinistro potente che sfiora il palo. Poco dopo deve entrare in azione Musso: Paquetà ispira Cutrone, gran controllo e sinistro volante su cui l’argentino interviene in tuffo. Il brasiliano prova a gasare San Siro, ma la smorfia di grinta si trasforma in dolore di lì a poco: un contrasto con Behrami lo mette k.o. (caviglia), entra Castillejo. Buon per il Milan che, un attimo più tardi, Piatek trovi la zampata che sblocca la gara prima dell’intervallo. Merito anche di Cutrone, che controlla in area davanti a un Ter Avest troppo permissivo e innesca il polacco, letale a bruciare Samir e battere Musso in due tempi.

LASAGNA A SAN SIRO — Tudor cambia qualcosa in avvio di ripresa: dentro Wilmot e Okaka, fuori Samir e Ter Avest. La difesa resta a tre, ma l’attacco s’irrobustisce. Ma è soprattutto sul piano della convinzione che i friulani crescono. E alla prima vera chance, al minuto 65, ecco il pareggio: da un corner per il Milan scaturisce un contropiede guidato da Okaka, rifinito da Fofana e concluso da Lasagna. L’1-1 dell’azzurro è anche il suo quarto centro in 5 gare a San Siro. Il Milan incassa il colpo e rischia di affondare subito dopo, ma per fortuna del Diavolo la testata di De Maio e il destro di Lasagna sono imprecisi. Due chance d’oro per l’Udinese. Ne ha una anche Castillejo, ma prima del fischio finale è ancora il Milan a rabbrividire, quando Calhanoglu deve fermare alla disperata un altro contropiede di De Paul. Finisce 1-1, San Siro alla fine fischia più forte di Banti.

Stefano Cantalupi

Fonte: Gazzetta dello Sport
03/04/2019 00:32
 
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Cagliari-Juventus 0-2: gol di Bonucci e Kean.
Finale di fischi e tensione

I bianconeri contati dagli infortuni non rischiano niente. Caceres esce per un fastidio muscolare.
Dopo il raddoppio l'attaccante della Signora bersagliato dai tifosi sardi



La buona notizia (per i tifosi bianconeri) è che la Juventus torna da Cagliari con un altro pezzettino di scudetto, vincendo 2-0 con reti di Bonucci e Kean nonostante l'emergenza. La brutta (per tutta l'Italia) sono i fischi misti a buu razzisti indirizzati all'attaccante bianconero, preso di mira dai tifosi per un'esultanza irridente (si è fermato a braccia larghe sotto la Nord) dopo il gol. Un finale brutto ed evitabile: a quel punto Matuidi, vittima un anno fa di cori razzisti in questo stesso stadio, chiede all'arbitro di intervenire e poco dopo parte l'annuncio dello speaker.


QUANTE ASSENZE — Tornando alla partita, Allegri si presenta alla Sardegna Arena con un'interminabile lista di assenti (9 per la precisione: Cristiano Ronaldo, Dybala, Mandzukic, Douglas Costa, Cuadrado, Perin, Spinazzola, Barzagli e Khedira) e rispolvera la difesa a tre, con la BCC (Bonucci, Chiellini e Caceres) e un inedito tandem Bernardeschi-Kean (gli unici attaccanti a disposizione) davanti. Maran cerca l'impresa affidandosi al solito Barella, reduce da un'ottima prestazione col Chievo, più Pavoletti e Joao Pedro.

BONUCCI CI METTE LA TESTA — Eppure la Juve B di Cagliari è molto più briosa e volitiva di quella vista quattro giorni fa contro l'Empoli allo Stadium, tanto che dopo poco più di venti minuti passa in vantaggio: angolo (un gentile omaggio di Cepittelli) battuto da Bernardeschi e testa di Bonucci, che salta praticamente indisturbato in mezzo a Joao Pedro e Pisacane. Prima c'erano state un altro paio di occasioni per i bianconeri, zero per il Cagliari, il cui obiettivo principale è provare a sorprendere la difesa bianconera sulle palle alte. L'unica azione pericolosa della squadra di Maran arriva a fine primo tempo, con una buona combinazione Barella-Joao Pedro, ma il brasiliano al volo calcia alto. Madama poco prima aveva sfiorato il raddoppio sempre di testa, con Matuidi.

KEAN, GOL E BUU — I padroni di casa alzano il ritmo nella ripresa, alla ricerca del pareggio, e quasi lo trovano con un insidioso colpo di testa di Pavoletti. Però è ancora la Juve a mettere paura con la potenza fisica di Kean, che lanciato da Pjanic, se ne va da solo in mezzo a due giocatori del Cagliari e arriva fin davanti alla porta, ma il pallone finisce tra le braccia del portiere. Il Cagliari paga la scarsa vena dei suoi giocatori migliori: Barella ha pochi guizzi e Cigarini non imposta come sa. Così Maran prova a muovere le acque inserendo gli ex bianconeri Cerri e Padoin più Birsa, ma è ancora Pavoletti a far tremare la Signora con un colpo di testa (alto). La Juve, che Allegri mantiene a tre dietro anche dopo aver sostituito Caceres con Bentancur (arretrando Emre Can sulla linea dei difensori), attacca ancora con Bernardeschi, ma l'ex viola trova sulla sua strada Kean, che involontariamente manda il pallone fuori. Poi però il ragazzino si fa perdonare col gol che chiude la partita: al 40' cross di Bentancur, lanciato da Emre Can, e tocco sotto porta di Moise. Il resto non è calcio, ma una brutta storia di cui avremmo fatto volentieri a meno.

Fabiana Della Valle

Fonte: Gazzetta dello Sport
03/04/2019 23:53
 
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Empoli-Napoli 2-1: Farias e Di Lorenzo fanno respirare i toscani

Tre punti pesantissimi in chiave salvezza per la squadra di Andreazzoli.
Al Napoli non basta il bel gol di Zielinski



L'Empoli gioca la partita della vita, meritando la vittoria con un secondo tempo eccellente, quando invece si squaglia il Napoli lasciando dubbi e segnali preoccupanti ad Ancelotti. Perché se fra una settimana all'Emirates difendi così con l'Arsenal, il sogno di arrivare alla finale di Baku di Europa League diventa un miraggio. Applausi ai ragazzi di Andreazzoli: conquistano tre punti pesantissimi in chiave salvezza e dopo la buona prestazione di sabato in casa Juve, bissano con una prova convincente di gruppo, giocando con grande intensità e applicazione.

FA TUTTO ZIELINSKI — Andreazzoli deve rinunciare all'ultimo momento al portiere Dragowski e al difensore Dell'Orco, sostituiti da Provedel e Maietta. Più ragionato il turn over di Ancelotti, che cambia 5/11 di squadra, nonostante le assenze. Le novità più rilevanti sono Luperto difensore centrale - la stagione scorsa protagonista proprio qui ad Empoli - il tedesco Younes, alla sua seconda da titolare e l'algerino Ounas dietro Milik in un 4-2-3-1 che prevede anche Mario Rui largo e molto alto. Il Napoli trotterella, un ritmo sufficiente per battere una Roma disastrata all'Olimpico, non un Empoli che deve salvarsi e lotta su ogni palla. Andreazzoli è più cauto nell'atteggiamento così che il Napoli inizialmente trova spazi solo per conclusioni dalla distanza, con Zielinski e Younes. Poi la scintilla quasi casuale, al 28'. Farias, l'uomo più di movimento alla ricerca di spazi, entra in area da sinistra (Malcuit gli lascia troppo spazio) e prova il tiro: il suo destro incoccia il corpo di Zielinski e la deviazione spiazza Meret, che prende gol alla prima conclusione nello specchio. La reazione del Napoli non è veemente ma il baricentro degli azzurri sale, tanto che 10' dopo l'Empoli è a un passo dal 2-0: bello l'attacco in profondità di Farias che crossa basso sul secondo palo, Caputo è puntuale, ma Meret esce a valanga e fa scudo col corpo. Neanche il tempo di dannarsi l'anima, anche per l'infortunio che costringe a uscire Krunic, e i toscani subiscono il pareggio. È Zielinski a rimettere in pari i conti personali e della gara: gran destro da almeno 25 metri e pallone imprendibile per Provedel.

CHE EMPOLI! — Nella ripresa il Napoli... resta nello spogliatoio. Difesa svogliata che sbaglia gli appoggi più semplici e Meret che ci mette qualche pezza sventando un paio di situazioni pericolose su Farias e Caputo. Il gol è nell'aria e arriva su calcio d'angolo, all'8': Bennacer batte tagliato sul primo palo, dove Di Lorenzo salta indisturbato con evidenti colpe di Milik e non solo. Ancelotti prova a cambiare assetto più volte, passando al 4-4-2 con Mertens seconda punta e Fabian Ruiz in regia. Poi nel finale dentro anche Verdi, ancora 4-2-3-1 con Callejon terzino. Ma il Napoli è confusionario e non si avvicina mai al pari. Mentre Traoré domina in mezzo al campo e rilancia invitanti contropiede. L'Empoli non riesce a segnare il gol della sicurezza, ma difende bene una vittoria che le fa rivedere la luce della salvezza. Il Napoli ha una partita (col Genoa al San Paolo) e una settimana per rimettere in ordine le idee e cambiare radicalmente ritmo e approccio a Londra.

Maurizio Nicita

Fonte: Gazzetta dello Sport
03/04/2019 23:58
 
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Frosinone-Parma 3-2: decide il rigore con VAR di Ciofani al 103'

Pinamonti show, ma gli emiliani, in grande emergenza, riprendono per due volte i ciociari.
Prima del penalty per cui l'arbitro si consulta per quasi 10' con gli assistenti al video


Quasi 10' di consulto tra l'arbitro Manganiello e gli assistenti al VAR. Poi il rigore per il Frosinone e al 103' la freddezza di Ciofani che beffa il Parma e tiene viva la fiammella di speranza salvezza della squadra di Baroni. Vince 3-2 il Frosinone, che resta aggrappato alla Serie A, mentre il Parma, in condizioni di forte emergenza, incassa il terzo k.o. consecutivo e vede avvicinarsi pericolosamente le acque torbide della zona salvezza. La sintesi del 3-2 dello Stirpe è tutta qua, anche se non rende giustizia al bel primo tempo dei padroni di casa, trascinati da un magnifico Pinamonti, e alla bella reazione emiliana nella ripresa. La squadra di D'Aversa ha il pregio di non perdere la bussola e restare attaccata alla partita nei momenti di difficoltà. Al resto ci pensa l'autolesionismo dei ciociari, non una novità in stagione. Ma quando pensi ormai a un pareggio scritto, ecco il rigore che non ti aspetti, per fallo di Gobbi su Paganini.


PINAMONTI SHOW — Baroni sa che il suo Frosinone è all'ultima spiaggia e vara un 3-4-1-2 spregiudicato, con Ciano dietro a Trotta e Pinamonti. D'Aversa è senza Gervinho, Biabiany, Inglese, Grassi e Bruno Alves. Esordio dal 1' per l'uruguaiano Schiappacasse, che lascerà però pochissime tracce di sé. Dopo 8' di studio, Beghetto crea la prima, vera occasione da gol, pennellando per la testa di Pinamonti: Gagliolo salva tutto alzando in corner la conclusione del giovane attaccante. È sul lato mancino che i padroni di casa trovano più spazi e al 13' Pinamonti sfrutta al meglio il cross di Valzania per sbloccare il match. Il Frosinone sfiora altre due volte la rete, prima ancora con l'indemoniato Pinamonti e poi con una splendida punizione di Ciano (palla fuori di pochissimo). Il Parma pare tramortito, ma al 18' trova quasi casualmente il pari: cross di Siligardi, palla respinta sul secondo palo dove Gagliolo strozza il tiro, ma pesca Barillà sulla traiettoria. Deviazione, gol e VAR immediata: dopo 3' l'arbitro Manganiello convalida, c'è un difensore dei ciociari a tenere in gioco il centrocampista di D'Aversa. La squadra di Baroni non si abbatte e ricomincia a macinare gioco. Ed è sempre l'asse Beghetto-Pinamonti al 35' a confezionare la chance per il raddoppio. Il colpo di testa dell'ex Inter finisce però largo. Pinamonti è immarcabile e al 46' in girata colpisce pure una traversa, prima di servire subito dopo l'assist a Valzania per il raddoppio. Il centrocampista arrivato dall'Atalanta ci mette molto del suo però, con un destro di rara potenza e precisione all'incrocio.

RIPRESA EMILIANA — A inizio ripresa si vede per la prima e ultima volta Schiappacasse (sostituito subito dopo da Ceravolo), ma Sportiello è bravo ad anticipare l'uruguaiano uscendo dalla propria area. È il preludio del nuovo pareggio, che stavolta arriva su rigore al 58': fallo netto di Sammarco su Siligardi e Ceravolo trasforma dal dischetto spiazzando il portiere. Il Parma prende coraggio, Siligardi poco dopo impegna Sportiello da fuori. La risposta ciociara è in un colpo di testa a lato del solito Pinamonti. Il Frosinone però pare in riserva, mentre gli ospiti man mano che passano i minuti si accontentano del punticino.

VAR PROTAGONISTA — Un errore marchiano, perché pur con poche energie, i padroni di casa hanno la forza per buttare l'ultima palla in area avversaria. È il 92', mischia furiosa, poi Gobbi atterra Paganini. Manganiello concede subito il penalty, ma deve attendere il responso del VAR per capire se l'azione parte da un fuorigioco degli attaccanti ciociari. Si sta fermi quasi 10', scintille incluse tra Sierralta e Ciano e simpatici cori della curva di casa ("Finiamo a mezzanotte!"), poi la decisione definitiva: è rigore! Ciofani mantiene la calma e calcia alla perfezione, Sepe intuisce, ma non tocca. È il 3-2, il Frosinone continua a sperare, il Parma comincia a guardarsi indietro con paura.

Marco Guidi

Fonte: Gazzetta dello Sport
04/04/2019 00:01
 
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Genoa-Inter 0-4:
gol di Gagliardini (doppietta),
Icardi su rigore e Perisic

A Genova il bomber argentino torna a giocare dopo 53 giorni di esilio:
prende un palo, segna un rigore e serve un assist per il compagno croato.
La squadra di Spalletti blinda il terzo posto e vola a +4 sul Milan


Riecco l’Inter. Riecco soprattutto Mauro Icardi. Battuti tre sere fa a San Siro dalla Lazio, i nerazzurri si rimettono a correre superando l’ostacolo Genoa: serviva fare la voce grossa e il 4-0 al Ferraris vale tantissimo, perché ora Spalletti ha 8 punti sul quinto posto occupato da Lazio (che però ha una partita da recuperare), Atalanta (che gioca domani sera), Roma e Torino. Icardi, di nuovo titolare dopo il lungo braccio di ferro con il club, è il migliore in campo: sono bastati 40 minuti per ritrovare il gol e chiudere i conti dopo la rete di Gagliardini al 15’ e prima del tris di Perisic al 54’ (su delizioso assist di Mauro) e del poker ancora del Gaglia all’80’. L’ultima esultanza in Serie A dell’ex capitano era arrivata 109 giorni fa (il 15 dicembre contro l’Udinese) e adesso il numero 9 è a 123 reti nerazzurre come Bobo Vieri, ottavo bomber di sempre dell'Inter dietro Istvan Nyers (133), l’attaccante ungherese degli Anni 50.


RIECCOLO — Non è stata una serata banale per Icardi, bersaglio (come prevedibile) degli insulti dei tifosi nerazzurri già nel riscaldamento. Non giocava dal 9 febbraio, si era ammutinato il 13 febbraio, ma il nuovo debutto interista senza fascia al braccio porta eccome la sua firma. Il primo pallone lo tocca dopo 19 minuti e spiccioli, al secondo prende un palo clamoroso tutto solo davanti a Radu, figlio di una voglia matta - ne siamo sicuri - di spaccare il mondo. In mezzo, tanto parlottare con Nainggolan, un gesto d’intesa con Perisic dopo un cross sballato del croato, e soprattutto la faccia di chi ha la voglia di metterci nuovamente l’impronta. Il Genoa fa poco poco: al Ferraris aveva battuto l’Inter nelle ultime 5 sfide ma dopo questa sconfitta deve guardarsi alle spalle perché il Bologna, terzultimo, è a 6 punti e oggi può accorciare. I rossoblù, contestati dalla curva (che ha sempre Preziosi nel mirino) mettono il naso avanti con Sturaro, poi subiscono troppo il possesso dell’Inter. Che prima aspetta e poi comincia ad affondare. Di Nainggolan il primo tiro, di Politano e Gagliardini i movimenti più importanti. Poi c’è Icardi, di nuovo. E la sua presenza, insieme a un Nainggolan che non ha bisogno di fare meraviglie per fare sentire finalmente il suo peso, è un’arma che rende l’Inter molto più pericolosa. Proprio come Spalletti aveva detto ieri, durante la conferenza stampa in cui annunciava il ritorno di Mauro dal primo minuto.

DECISIVO — Mauro cerca la profondità e quando affonda davvero Romero lo butta giù in area: espulsione e rigore dopo 39'. Mauro discute con Perisic, Skriniar lo carica e lui riprende a segnare (gol numero 10 stagionale in A, il 16° complessivo), come se niente fosse successo, meritandosi l’abbraccio di tutti i compagni, di uno spogliatoio che l’ha riaccolto da pochissimi giorni. Poi c’è spazio ancora per l’assist a Perisic, per tanto movimento sottoporta, e infine il meritato riposo dopo 80’. L'argentino si prende tanti fischi, gli applausi di Marotta e torna in panchina: ora è tornato davvero.

Carlo Angioni

Fonte: Gazzetta dello Sport
04/04/2019 00:04
 
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Roma-Fiorentina 2-2: gol di Pezzella, Zaniolo, Gerson e Perotti

Viola due volte in vantaggio e due volte raggiunti dai giallorossi:
gli uomini di Ranieri restano a -4 dalla Champions



Stavolta la reazione c’è stata e anche doppia, con la Roma che è andata sotto appunto due volte ed è stata sempre capace di reagire. Ma ai giallorossi non basta, perché alla fine il 2-2 interno con la Fiorentina tiene a galla i sogni Champions, ma non li ampia di certo. Contro una squadra, la Fiorentina, che aveva mille motivazioni in meno della Roma, la squadra di Ranieri è sembrata più viva rispetto al k.o. con il Napoli e di questi tempi è già qualcosa. I viola, invece, se ne vanno con il rammarico dei due vantaggi mal gestiti, con la squadra ospite che in entrambi i casi invece di congelare il vantaggio ha concesso subito la possibilità di rialzarsi agli avversari.

BOTTA E RISPOSTA — In un Olimpico per pochi intimi, Ranieri stavolta cambia e scioglie il dubbio che si portava dietro da giorni: Olsen in panchina, in porta c’è Mirante, con Nzonzi che vince il ballottaggio in regia con De Rossi. Pioli, invece, alla fine è costretto a rinunciare a Chiesa e davanti si affida alla coppia Simeone-Muriel, con Gerson ad agire da trequartista. E proprio Mirante è subito decisivo in due occasioni, distinguendosi prima sul tap-in ravvicinato di Benassi e poi sul diagonale in corsa di Muriel. La Roma inizia con un piglio diverso rispetto alla figuraccia con il Napoli, ma a rendersi pericolosa è ancora la Fiorentina, che al 13’ passa con Pezzella su corner di Benassi. Potrebbe essere una mazzata terribile per una squadra fragile come quella giallorossa e invece un minuto dopo arriva il pari di Zaniolo, che di testa sfrutta al meglio l’assist di Kluivert, insaccando sul palo opposto. Così la squadra di Ranieri riprendere fiato e coraggio e prova anche ogni tanto a pressare i portatori di palla. Niente di trascendentale, intendiamoci, anche perché il baricentro è basso, per cercare di cementare al meglio la fase difensiva. Così al 24’ è Muriel a sfiorare il gol, ma il palo gli nega il gol da 25 metri. Dall’altra parte, invece, Lafont è bravo dalla distanza su Dzeko. Complessivamente è un pari giusto, in un primo tempo in cui la Roma ha provato a scuotersi a livello di personalità e la Fiorentina ha trovato in Gerson e Veretout buoni palleggiatori.

SALVA PEROTTI — La ripresa si apre con il secondo botta e risposta: prima il vantaggio della Fiorentina, con Gerson (di proprietà della Roma) che calcia dal limite e Juan Jesus che devia dentro la porta di Mirante, spiazzando completamente il portiere giallorosso. Poi, all’11’, il 2-2 giallorosso con Perotti, che da appena dentro l’area calcia bene al volo e (complice un tocco di Milenkovic) trova il palo opposto. L’argentino è al terzo gol consecutivo, e forse non è un caso che a tenere in vita le speranze di Champions per la Roma sia proprio lui, che in passato ha marchiato il cammino europeo dei giallorossi. La gara si accende, Zaniolo si rende pericoloso e la coppia Kluivert-Perotti in fascia funziona bene. Così Pioli si gioca la carta-Chiesa, Ranieri deve invece rinunciare a Santon che al 23’ si accascia da solo correndo (problema al flessore della coscia sinistra, 43° infortunio muscolare della Roma da inizio stagione). Tra Perotti e Milenkovic volano scintille, Nzonzi si divora il vantaggio di testa da dentro l’area piccola e la partita perde definitivamente equilibrio e vivendo il suo finale solo di duelli individuali. Finisce così, con un pari che alla fine non rende davvero felice nessuno ma tiene a galla entrambi.

Andrea Pugliese

Fonte: Gazzetta dello Sport
04/04/2019 00:06
 
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Spal-Lazio 1-0, Petagna decide su rigore nel finale

Pochi guizzi e ferraresi che incassano tre punti d'oro per la salvezza.
Negli ultimi minuti il Var assegna il penalty dopo che Cionek era finito a terra in area



Ti aspetti una Lazio formato Champions e invece trovi una Spal regale. La formazione di casa batte con pieno merito la squadra di Inzaghi, cogliendo il terzo successo consecutivo in campionato e portandosi in una zona di classifica che rende il sogno salvezza sempre più probabile. Cade male la Lazio. I troppi complimenti ricevuti dopo la vittoria di San Siro con l'Inter hanno evidentemente fatto male alla banda Inzaghi il cui sogno (la Champions) si fa invece molto più complicato. I biancocelesti non entrano mai in partita, trotterellano invece di correre, si concedono al pressing degli avversari e alla fine, quando lo 0-0 pare comunque acquisito, subiscono il rigore che decide la gara grazie alla trasformazione di Petagna.

CONTROLLO TOTALE — Interpretazione tattica perfetta della Spal fino all'intervallo. La squadra di casa si concede solo una distrazione all'inizio, quando Viviano rimedia con un mezzo miracolo su Immobile ad una dormita della retroguardia. Sembra il monologo ad una prestazione di marca laziale e invece da quel momento è la formazione di Semplici ad imporre la sua legge. Fatta di un pressing asfissiante che comincia nell'area avversaria, dalla quale la Lazio fa una fatica tremenda a venir fuori con il suo tradizionale palleggio. Gli emiliani raddoppiano e triplicano sui portatori di palla e la Lazio non riesce mai a trovare sbocchi. Anche perché i suoi ritmi sono decisamente lenti. Così, prima del riposo, l'unico altro guizzo dei biancocelesti è un tiro telefonato di Correa che Viviano non ha difficoltà a neutralizzare. Molto più difficili sono invece gli interventi di Strakosha su Floccari e Fares. Sì, perché la Spal non si limita a neutralizzare il gioco avversario, ma prova a ribaltare l'azione ogni volta che ha l'occasione. E va così vicina al vantaggio oltre che con le due conclusioni respinte dal portiere della Lazio anche con i i tiri che finiscono fuori di poco di Kurtic, Lazzari e Murgia.

DELITTO PERFETTO — Il copione non cambia nella ripresa, anche se col passare dei minuti la Spal sembra perdere un po' della sua foga agonistica. La Lazio però non ne approfitta, agli uomini di Inzaghi manca il cambio di passo. Il tecnico prova a rianimare i suoi con i cambi. Mette dentro prima Caicedo per Correa, poi Durmisi per Lulic (dopo il gol di Petagna entrerà pure Parolo per Patric), ma la squadra biancoceleste non riesce mai a entrare in partita. L'unica occasione da gol arriva in maniera un po' rocambolesca sui piedi di Leiva che conclude debolmente da pochi passi (e Viviano neutralizza). Ci si aspetta che la Lazio che venga fuori nel quarto d'ora finale. A farlo è invece la Spal ridisegnata da Semplici (poi espulso per proteste) con i cambi di Murgia con Schiattarella e Floccari con Paloschi. A dieci dal termine la squadra di casa coglie l'attimo vedendo l'avversario in confusione. Ci prova prima Fares (bravo Strakosha), quindi arriva il rigore per il fallo di Patric su Cionek che l'arbitro Guida prima nega, poi - tramite Var - concede. Petagna trasforma e manda la Spal in paradiso.

Stefano Cieri

Fonte: Gazzetta dello Sport
04/04/2019 00:10
 
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Torino-Sampdoria 2-1: gol di Belotti (doppietta) e Gabbiadini

Un uno-due micidiale del "Gallo" regala tre punti fondamentali alla squadra di Mazzarri.
Granata a - 4 dal quarto posto.



C’è un dolce profumo di Europa che avvolge lo stadio Olimpico: il Torino stende la Sampdoria trascinato da una doppietta di super Belotti (è la sua terza della stagione, aveva piazzato due gol ai blucerchiati anche all’andata), salito a dodici centri in campionato. Vittoria che vale doppio per Mazzarri, perché gli permette di rilanciarsi prepotentemente nella corsa europea e perché ottenuta contro una diretta rivale in una sfida che se non era un euro-spareggio gli somigliava molto. Per Giampaolo, invece, una serataccia: Samp mai in palla per trequarti della partita, aggredita e surclassata in tutte le zone del campo, risvegliatasi solo nel finale con il graffio di Gabbiadini quando ormai era troppo tardi. Un netto passo indietro rispetto alla bella squadra che sabato aveva battuto il Milan.

LA SCELTA DI WALTER — Cancellate Firenze, questo è tutto un altro Toro. Compatto, feroce e concreto. La foga del Toro è un fiume senza interruzioni nel primo tempo: dall’inizio, senza pause, niente blackout, proprio come aveva richiesto Mazzarri alla vigilia. La serata è di quelle che contano, e i granata non la toppano: c’è un Olimpico bello caldo, nonostante la temperatura sia calata di botto, a spingere il Toro che stavolta non tradisce. Mazzarri va avanti per la sua strada, con le sue scelte che non prevedono in questa gara Zaza dal primo minuto, punito con la panchina per la prestazione incolore del Franchi. Il modulo è il 3-4-2-1, con Berenguer e Baselli a rifinire un Gallo scatenato e generoso sin dai primi minuti. Giampaolo cambia poco o nulla rispetto a sabato scorso (solo due novità: Gabbiadini davanti e Bereszynski terzino destro): solito 4-3-1-2 con Ramirez alle spalle di Quagliarella e del già citato Gabbiadini.

LA FOGA DEL TORO — Che sia tutta un’altra serata per il Toro lo si capisce già dopo centoventi secondi, quando Belotti recupera palla a centrocampo su Quagliarella e lancia Rincon: il tiro si stampa sui tabelloni. La Samp è subito in bambola, il Toro è cattivo e fa male. Al 13’ Audero si salva aiutato dalla traversa su un colpo di testa di Baselli prima che Maresca consulti il Var e decida per il fallo in attacco dei granata annullando l’occasione. E’ comunque il segnale che i granata sono in serata: Izzo morde Quagliarella ovunque, Nkoulou è una sentenza nell’anticipo, Rincon corre a tutto campo nonostante un ginocchio sinistro dolorante, Baselli è prezioso nella manovra.

LO SHOW DEL GALLO — Il resto lo fa un Belotti in grande spolvero: dopo diciotto minuti buca con facilità disarmante la difesa blucerchiata, fermato da un tackle in area di Bereszynski: il Toro chiede il rigore, Maresca indica che il difensore ha preso pallone e concede l’angolo. E’ il preludio del vantaggio, che cade al 34’, nell’occasione in cui la Samp difende in dieci per il momentaneo infortunio di Colley (sostituito prima dell’intervallo da Tonelli): sul cross di De Silvestri, il Gallo stacca su Bereszynski e batte Audero facendo esplodere l’Olimpico. Finita? Manco per sogno. Il Toro capisce che è il momento di mettere la Samp alle corde: due minuti dopo Nkoulou sfiora il bis di testa, poi De Silvestri manca il due a zero (al 42’), intanto Andersen atterra Belotti, azione che Maresca rivede al video e decide per un nuovo fallo in attacco. Il meglio allo scadere del primo tempo: Andersen rilancia corto una palla apparentemente innocua, Belotti è lì e spinge in rete il due a zero. E’ il suo dodicesimo gol in Serie A, la sua terza doppietta in questo campionato. Nei primi 45’ Samp non pervenuta.

SPERANZA GABBIADINI — Quando si rientra dall’intervallo, continua il Belotti show: dopo tre minuti per pochi centimetri un diagonale potente non gli regala la tripletta, mentre tre minuti sono i pugni di Audero a frapporsi tra lui e il tris. E la Samp? Prova intorno al quarto d’ora a risalire la corrente, e il suo primo tiro in porta arriva al 12' con Ramirez da fuori area: Sirigu coi pugni c’è. Giampaolo, impietrito davanti alla panchina per tutto il secondo tempo, capisce che è il momento di cambiare qualcosa e poco prima dell’ora di gioco inserisce Defrel per Ramirez. Mazzarri risponde al 23’ giocandosi la carta Parigini al posto dell’ammonito De Silvestri. Ma poco dopo è Defrel a scaricare un destro potente dal limite sui tabelloni: è questo l momento, a metà del secondo tempo, in cui la Samp tenta disordinatamente di rientrare nella partita. Dentro anche Jankto nel finale per i blucerchiati, Djidji per Moretti e Lukic per Berenguer tra i granata. E quando la gara sembra addormentarsi, una conclusione dalla distanza di Gabbiadini rianima le speranze di Giampaolo (e siamo al 37’). Dopo quattro minuti di recupero, il Toro vince 2-1 e fa festa

Mario Pagliara

Fonte: Gazzetta dello Sport
05/04/2019 13:50
 
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Sassuolo-Chievo 4-0: decidono Demiral (doppietta), Locatelli e Berardi

La squadra di De Zerbi, che non vinceva dal 26 gennaio,
si allontana così dalla zona calda della classifica.
Per i clivensi la retrocessione è a un passo


Il Sassuolo cala il poker e si toglie, almeno provvisoriamente, dalla lotta salvezza: a 35 punti, adesso, si respira (leggi qui la classifica). Al di là del rotondo 4-0 finale, la sfida contro il Chievo ha comunque creato qualche problema ai ragazzi di De Zerbi, soprattutto in avvio di partita. La doppietta di uno stopper (Demiral), la sapienza tecnica di Berardi e la costanza di Locatelli consentono agli emiliani di guardare al futuro con maggiore spensieratezza. Ma attenzione alla fase difensiva: se si soffre contro il Chievo che cosa succede quando il tasso tecnico dell'avversario è superiore?


PRIMO TEMPO — Sotto la pioggia gelida l'avvio è da luna park. In dieci minuti succede tutto e il contrario di tutto. Al 4' la zuccata di Demiral porta in vantaggio il Sassuolo, poi c'è la reazione del Chievo che è veemente, rabbiosa e, allo stesso tempo, lucida. Consigli vola a deviare una conclusione di Leris, sul conseguente calcio d'angolo è ancora il portiere del Sassuolo a respingere l'incornata di Bani. E al 9' il "casus belli": Barba interviene su Bourabia a centrocampo, l'arbitro Maggioni fa segno di proseguire, il pallone arriva a Giaccherini che dribbla Demiral e piazza un destro imparabile. Il Chievo esulta, ma la tecnologia spegne l'emozione: il Var giudica falloso l'intervento di Barba, gol non convalidato. I veneti subiscono il colpo, anche se il loro 5-3-2 fa girare la testa al Sassuolo che si fa vedere soltanto con un paio di conclusioni di Berardi su punizione. Al tramonto del primo tempo il secondo sigillo. Calcio d'angolo, stacco imperioso di Demiral e altro gol. Ma dove sono i difensori del Chievo?

SECONDO TEMPO — Basta un quarto d'ora, nella ripresa, a chiudere definitivamente i conti. Al 2' Locatelli conclude alla grande una percussione da centometrista di Lirola e fa 3-0. E dopo una decina di minuti è Berardi a confezionare il poker: sinistro perfetto con annesso tunnel a Cesar. Il resto è accademia pura, il Sassuolo fa girare il pallone e il Chievo non lo prende quasi mai. Un solo episodio rilevante: al 43' un fallo ingenuo di Demiral su Stepinski regala ai veneti la possibilità di accorciare le distanze su rigore. Ma Giaccherini va sul dischetto con la leggerezza di una piuma e si fa parare il tiro da Consigli.

Andrea Schianchi

Fonte: Gazzetta dello Sport
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