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La musica forse no ma Stefano D'Orazio l'ha fermato il Covid-19

Ultimo Aggiornamento: 07/11/2020 13:55
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07/11/2020 13:55
 
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È morto Stefano D'Orazio, batterista dei Pooh ed eterno ragazzo.
Il saluto dei compagni: "Ciao, nostro amico per sempre"



Ernesto Assante



Il musicista si è spento all'età di 72 anni. Per la band è stato anche autore e flautista.
Dopo anni di successi con il gruppo, una svolta nella carriera verso il musical e la scrittura.
La moglie: "Si stava curando quando il Covid ha compromesso il suo stato di salute"


Se era giusto definire qualcuno "un eterno ragazzo", questo era Stefano D'Orazio. A settantadue anni poteva ancora dire di esserlo, nello spirito, nell'entusiasmo, nel modo leggero e allegro che aveva di prendere la vita. È morto dopo essere stato ricoverato per una settimana per coronavirus. L'annuncio è stato dato su Twitter dall'amico Bobo Craxi e poi stata confermata da Roby Facchinetti su Facebook.
''Ho perso una parte di me stessa, Stefano era la mia forza, il mio sorriso, mi mancherà tutto di lui''. Con queste parole lo ricorda la moglie Tiziana Giardoni, che aveva sposato nel 2017, nel giorno del compleanno di lui, il 12 settembre. Nel comunicato diffuso dalla famiglia si chiariscono anche le circostanze della morte di D'Orazio, che era "ricoverato da una settimana presso la struttura Columbus del Policlinico Gemelli di Roma". "Stefano - spiegano i famigliari - era in via di guarigione da una patologia che stava curando da circa un anno e al lavoro su alcuni progetti che gli stavano molto a cuore, quando è risultato positivo al Covid che ha compromesso irrimediabilmente il suo stato di salute".

Era una star, una di quelle amate veramente dal pubblico italiano, per la sua solidissima militanza nei Pooh, dietro i tamburi della batteria. Ma era anche un uomo simpatico, vitale, amante della compagnia e carico di creatività. La sua è stata una vita vissuta nella musica, fin dall'adolescenza, quando nel pieno dell'esplosione del beat, a Roma, inizia a suonare con la sua prima band, The Kings, poi con The Sunshine, poi con le esperienze teatrali al Beat 72 e nelle cantine che trasformate in club, con le comparsate al cinema.

Si, perché D'Orazio aveva una certa disposizione ad essere "attore", la sua "romanità" lo portava ad avere un atteggiamento teatrale naturale, era portato per la battuta, era un abilissimo raccontatore, sapeva insomma stare in scena al di la delle due doti di musicista e questo gli aveva permesso di partecipare, con comparsate e piccolissimi ruoli, a diversi film. Ma la musica restava la sua passione principale, così mentre guadagna quello che serve per comprare una batteria migliore, entra a far parte di molte altre band. I Pooh li aveva già conosciuti alla fine degli anni Sessanta, ma è nel 1971, quando Valerio Negrini decide di dedicarsi unicamente alla scrittura delle canzoni, che D'Orazio entra a far parte della band, dove suona la batteria e canta.

D'Orazio si integra immediatamente nella band di Robi Facchinetti, Dodi Battaglia e Riccardo Fogli, anzi con lui la batteria diventa un elemento centrale e spettacolare degli show della formazione. Pian piano oltre a suonare e cantare D'Orazio inizia a sfruttare le sue doti d'autore e poi, finalmente nel 1976, inizia anche a cantare dei brani da solo, prendendo sempre più spazio negli show. Vivacissimo, attento anche agli affari del gruppo, D'Orazio si occuperà anche di gestire molte delle faccende dei Pooh, compresa la storica fanzine della band, e avvierà con la First un buon lavoro come produttore discografico. Nel 2009, dopo trentotto anni di militanza nella band, D'Orazio lascia i Pooh, per dedicarsi principalmente alla sua attività di autore, nel campo dei musical, ottenendo numerosi successi, soprattutto con la versione italiana di Mamma Mia.

Ma l'amore per i Pooh lo riporta ancora con loro nel 2015 per le celebrazioni del cinquantennale, ma le sue attività nel frattempo si moltiplicano, diventa conduttore televisivo, scrittore di romanzi, di una divertente autobiografia intitolata Confesso che ho stonato, produttore teatrale, e sempre autore di canzoni, l'ultima delle quali è stata Rinascerò rinascerai con Roby Facchinetti durante la pandemia per raccogliere fondi a favore di Bergamo. Era un uomo simpatico, vitale e divertente, un musicista vivace e soprattutto uno dei "Pooh", gruppo monumentale nella storia della canzone popolare italiana.

Al saluto della band si unisce anche Riccardo Fogli, che con D'Orazio ha condiviso un lungo percorso artistico. Arrivano anche le parole di Enrico Ruggeri: "Una persona perbene, sempre sorridente, piena di energia positiva. Una preghiera per lui e un abbraccio ai suoi fratelli di sempre". Un saluto anche dal "nipote" acquisito Francesco Facchinetti: "Ciao zio SDO, in questo giorno di grande sofferenza per tutti noi io ti voglio ricordare così: alla tua batteria. Quella batteria infinita, grandissima, che è diventata il tuo simbolo: la batteria di Stefano D’Orazio! Grazie della tua gentilezza, del tuo animo nobile e grazie per essere stato sempre vicino a mio papà".

Lo saluta anche Emanuela Folliero, per anni sua compagna di vita. D'Orazio si era sposato per la prima volta nel 2017 con Tiziana Giardoni, sua compagna da oltre 10 anni e 22 anni più giovane di lui. Alla cerimonia a Roma, oltre ad amici e parenti, avevano partecipato i Pooh al completo: Dodi Battaglia, Roby Facchinetti, Red Canzian e Riccardo Fogli.



Fonte: Repubblica
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