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La Roma sbanca Milano e conquista l' Europa

Ultimo Aggiornamento: 25/05/2009 13:22
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Anche la Roma in Europa


Inutile doppietta di Ambrosini per il Milan. Decisivo l'ingresso di Menez (a segno per il momentaneo 2-1 romanista) nella ripresa

MILANO, 24 maggio 2009 - Avrebbe meritato ben altra uscita di scena Paolo Maldini. Invece la Roma rovina la festa di addio a San Siro del capitano rossonero, passando 3-2 a San Siro. Nella sconfitta ci leggi tutti i mali del Milan: il gioco ruminato e ripetitivo, la solita dabbenaggine sulle palle inattive, gioco molle e senza personalità. Quasi il testamento di Ancelotti alla società rossonera, davanti a un Berlusconi senza parole. E mentre l'ombra del triumvirato Leonardo-Tassotti-Galli si allunga, il Milan deve ora combattere un'incredibile battaglia a Firenze per evitare i preliminari di Champions League.

IL CAPITANO — Clonare Paolo Maldini non si può. Lo sa anche Carlo Ancelotti che non può fare a meno di lui e lo schiera con Favalli in mezzo alla difesa, mentre Flamini e Jankulovski occupano le fasce. Non c'è Zambrotta, spedito in panchina. Nel giorno delle ultime a San Siro viene riservata a Beckham la corsia di destra del centrocampo. Ci rimette Seedorf, mentre Kakà tiene le redini a Inzaghi e Pato. La Roma può contare su Juan in difesa e si affida ai numeri di Totti e Vucinic in un attacco in partenza più motivato.

SOLO ROMA — Il prologo è infatti giallorosso. Velocità e pressing, ovvero gli antidoti anti-Milan per eccellenza, portano la Roma vicina al gol già al 3'. Ci pensa Dida a deviare in angolo il tiro ravvicinato da Taddei, servito da Vucinic. Monito inquietante, perché i giallorossi spingono e mettono sotto la difesa di casa, orfana di un centrocampo adeguato che faccia da filtro. Le ripartenze si limitano spesso alle verticalizzazioni o a qualche cross di Jankulovski, su cui Inzaghi parte in ritardo. Meglio la Roma, che sfiora il palo con Vucinic. Immaginabile l'orrore che attraversa la mente di Silvio Berlusconi, seduto in tribuna per cogliere da vicino le intuizioni di Maldini e, magari, gli sguardi di Ancelotti vicino al decollo.

RIISE — Finalmente, è il 29', il Milan fa qualcosa da Milan. Azione illuminata partorita da Maldini, e conclusa con diagonale destro da Pato che accarezza il palo opposto. Ma è davvero poco, sinceramente. Il guizzo non riscalda l'anima e la Roma passa. Accade su punizione dal limite. La mette dentro Riise con "liverpooliana" memoria: sotto la traversa. Imparabile. E meritata. Ancelotti invita i suoi a spingere. Beckham, altro che figurina, al 42' mette dentro una palla magnifica; Pato batte a colpo sicuro, ma Motta in tuffo di testa salva la prodezza di Riise scacciando in angolo. Roma che comunque non molla e cerca il raddoppio, ma Vucinic, è il 45', quasi dal dischetto telefono a Dida e lo grazia

CI RIMETTE BECKHAM — Ancelotti nella ripresa decide di cambiare modulo e passare al 4-2-3-1, lasciando inspiegabilmente Beckham, uno dei migliori, negli spogliatoi. Tocca a Seedorf emozionare gli spalti. Ci si chiede come. Spinge il Milan, ma è arte confusa, spesso improvvisata. Kakà pasticcia con le gambe come se non avesse la testa. Forse è l'ultima anche per lui? La Roma intanto gigioneggia. Si difende bene e di tanto in tanto va a trovare Dida. Senza spaccare il mondo.

L'ANIMA DI LAMBRO — Constatato che di spinta neanche a parlarne, Ancelotti cambia ancora: fuori Pato e Jankulovski, dentro Ronaldinho e Zambrotta, anche se il pubblico non gradisce. Spalletti risponde con Filipe per Cassetti, raccomandando ai suoi di non chiudersi in difesa. Il Milan, invece, prova a schiacciare la Roma. Al 23' San Siro si infiamma per una fantastica deviazione oltre la traversa di Artur sul bolide di Kakà e dopo una giocata funambolica di Ronaldinho. Ma il pareggio arriva e lo segna Ambrosini che ribadisce in rete una respinta ridicola di Artur su tiro di Inzaghi.

UNO-DUE... E TRE — Spalletti qui ha un'idea interessante: Menez al posto di Vucinic. Al 35', al termine di un contropiede fulminante, il francese infatti batte Dida. Partita chiusa? Macché, ci pensa ancora Ambrosini a raccogliere il pari con un tocco ravvicinato un minuto dopo, su assist di Kakà, complice la Roma che sbaglia il fuorigioco. Cosa che non fa Tottii, il quale, ancora su punizione, fulmina al 40' Dida. E al 44' Ambrosini viene espulso per proteste. Giustificate: dopo non aver visto un'entrata netta su Ronaldinho e Inzaghi, l'arbitro di Chiavari ignora una zampata su Zambrotta. Il Milan alza bandiera bianca: la qualificazione diretta alla Champions adesso se la dovrà sudare a Firenze.
Gaetano De Stefano

Fonte: gazzetta
25/05/2009 13:16
 
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Per il Milan decisivo lo scontro diretto con la Fiorentina per il posto Champions senza preliminari (la Juve, vincendo a Siena, è già sicura di partecipare direttamente alla Champions).
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Maldini alla Sud: "Orgoglioso
di non essere uno di loro"


La curva rossonera contro il capitano all'addio: "Hai mancato di rispetto a chi ti ha arricchito". Il 40enne difensore all'addio risponde lapidario

MILANO, 24 maggio 2009 - Una festa rovinata. Non solo dal risultato, ma anche dallo striscione polemico esposto dalla curva sud che ha rivangato una vecchia storia. E Paolo Maldini, il capitano dalle 901 battaglie che ha dato l'addio a San Siro, il suo stadio per 24 anni, non ha gradito.

LA CONTESTAZIONE — "Grazie capitano: sul campo un campione infinito ma hai mancato di rispetto a chi ti ha arricchito" si leggeva in curva sud. E durante il giro d'onore finale, ne è comparso un altro: "Per i tuoi 25 anni di gloriosa carriera sentiti ringraziamenti da chi hai definito mercenari e pezzenti". La scritta era accompagnata da una maglia di Franco Baresi (da cui nel '97 Maldini ereditò la fascia) e dal coro "C'è solo un capitano". E Paolo non ha gradito: "Sono orgoglioso di non essere uno di loro". Il capitano sognava un altro addio.

DIETRO LA PROTESTA — E' probabile che dietro alla protesta ci sia ancora il ricordo della trattativa tra il difensore e la società nel giugno scorso, che fu segnata da frizioni sull'ingaggio (definito poi in un milione e mezzo di euro): di qui l'accusa di "mancanza di rispetto". Ma forse qualcuno non ha nemmeno dimenticato un'intervista di qualche mese prima apparsa sulla Gazzetta dello Sport, in cui Maldini dava giudizi piuttosto severi sul comportamento della curva. Ecco il passaggio chiave. "Sono molto arrabbiato, come i miei compagni. Dopo tutto quello che abbiamo dato, fatto e vinto, meritiamo un trattamento diverso. Quest’atteggiamento è iniziato nel derby di ritorno dell’anno scorso. Con un aiuto da parte della nostra curva, non avremmo perso quella partita. I motivi? Ci sono motivazioni economiche, giochi di potere. Ma se sono queste le ragioni per andare allo stadio, non so più che cosa pensare. Comunque non è solo la curva a non sostenerci: anche i tifosi degli altri settori se ne stanno zitti. Io credo che quando si canta 'Abbiamo il Milan nel cuore', poi bisogna dimostrarlo. Ormai noi giochiamo in trasferta o in campo neutro: mai davvero in casa. Non mi sembra logico, e la squadra non ci sta più. I fischi a Dida e Gilardino? Non li comprendo. I fischi ci sono sempre stati, ma qui si sta andando oltre. A San Siro si sentono applausi ironici per Dida quando blocca una palla facile. Ma quello è il portiere della finale di Manchester, è un campione d’Europa come Gilardino. San Siro è sempre stato magico: adesso stiamo perdendo questa magia".
gasport

Fonte: gazzetta
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