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Serie A 2010/2011 Cronache, Risultati, Classifica

Ultimo Aggiornamento: 26/05/2011 13:53
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11/11/2010 23:36
 
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Bojinov rischiara il Parma
La Sampdoria è annebbiata

Nel posticipo, vincono 1-0 degli emiliani, con un gol del bulgaro al 39' della ripresa, in una gara condizionata dalla foschia. Meglio i gialloblù nel primo tempo, blucerchiati vicini al gol con una traversa di Pazzini al 3' del secondo tempo. Ora il Parma non è più ultimo

PARMA, 11 novembre 2010 - Un fendente di Bojinov al 39’ della ripresa taglia la nebbia del Tardini, spezza la resistenza della Sampdoria e regala al Parma un successo fondamentale per la volata salvezza. In primo luogo, puntella la traballante panchina del tecnico Marino; poi fa lasciare agli emiliani l’ultimo posto in classifica, consentendo l’aggancio al vagoncino di squadre a 11 punti formato da Cagliari, Brescia, Bologna e Cesena; infine, fa interrompere il digiuno di vittorie che per i gialloblù durava dalla prima giornata, il 29 agosto, 2-0 al Brescia. Partita modesta, condizionata dalla foschia, con un Parma più tenace e aggressivo e una Sampdoria troppo remissiva, che si è scossa solo nei primi 15’ della ripresa, quando ha sfiorato il gol con una bella punizione di Pazzini che, al 3’, si è stampata sulla traversa. Nel complesso, i blucerchiati hanno osato troppo poco per avere la meglio sulla fame di vittoria del Parma.

PRIMO TEMPO — Marino parte con il tridente Valiani-Bojinov-Marques e ha Giovinco indisponibile anche per la panchina; Di Carlo risponde schierando la coppia d’attacco Marilungo-Pazzini, con Poli in mezzo al campo e Mannini sulla fascia. Si gioca con una nebbia incombente, che condiziona la visibilità e la manovra delle squadre. All’inizio regna l’accortezza: il Parma spinge di più, ma le cerniere di centrocampo fanno molto filtro e i blucerchiati non vanno in affanno, salvo che per un paio di cross cu cui tremano un po’. La Samp ha una chance al 24’, ma Koman da buona posizione in area, tira alto dopo un’azione insistita, ma confusa. Il resto, è solo Parma: non è dominio, ma una maggiore intraprendenza che produce molti corner, un tiro di Morrone deviato in angolo (31’), uno splendido stacco di testa di Candreva (42’), su cross di Zaccardo, si cui Curci si esalta in angolo – la migliore occasione dei primi 45’ – e un bel triangolo Marques-Bojinov-Candreva, con l’ultimo passaggio appena lungo. Primo tempo modesto, con le punte della Samp sterili e in ombra nel tener palla, creare occasioni, e far salire la squadra.


LA RIPRESA — Nella ripresa, sale un po’ la nebbia, e quindi il livello della partita, grazie anche alla maggiore vivacità della Sampdoria. La spinta dei blucerchiati produce, al 3,’ la splendida punizione di Pazzini che si stampa sulla traversa e sui cui sviluppi, Marilungo, di testa, si fa ipnotizzare da Mirante. Al 7’ e 23’, è ancora Pazzini a proporsi, ma prima il suo tiro “ciabattato”, da ottima posizione, non è all’altezza della sua classe, poi trova sulla sua strada un intervento di Paletta. In mezzo, due squilli del Parma, con un due tiri, di Bojinov e Candreva, a lato. Il Parma, però, non vuole mollare e, grazie anche all'innesto di Crespo, si scuote: al 36’ un gran tiro dalla distanza di Candreva va fuori non di molto, poi, al 39’ Zaccardo lavora con intelligenza un bel pallone ai limiti dell’area e lo serve su un piatto d’argento a Bojinov, che non perdona. Il Parma si sblocca, dopo 422’ ritrova il gol e i tifosi iniziano a festeggiare. Ultimo brivido al 47’ con un Volta, ma il suo bel tiro al volo lambisce il palo.

Massimo Brizzi

Fonte: gazzetta
13/11/2010 13:18
 
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SERIE A 2010/2011 11ª Giornata (11ª Andata)

Incontri del 10/11/2010
Brescia - Juventus 1-1
Cagliari - Napoli 0-1
Catania - Udinese 1-0
Cesena - Lazio 1-0
Chievo - Bari 0-0
Genoa - Bologna 1-0
Lecce - Inter 1-1
Milan - Palermo 3-1
Roma - Fiorentina 3-2
Posticipo del 11/11/2010
Parma - Sampdoria 1-0

Classifica
1) Milan punti 23;
2) Lazio punti 22;
3) Napoli punti 21;
4) Inter punti 20;
5) Juventus punti 19;
6) Roma punti 18;
7) Chievo e Sampdoria punti 15;
9) Catania, Genoa, Palermo e Udinese punti 14;
13) Lecce e Fiorentina punti 12;
15) Bologna, Brescia, Cagliari, Cesena, e Parma punti 11;
20) Bari punti 9.
13/11/2010 21:40
 
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Fiorentina più forte dei guai
Super Gila stende il Cesena

I viola superano 1-0 al Franchi i romagnoli: Mutu esce per infortunio, ma un gran gol del centravanti sistema la classifica di Mihajlovic. Ospiti ben messi in campo ma poco incisivi

FIRENZE, 13 novembre 2010 - Una vittoria di qualità. La Fiorentina supera 1-0 il Cesena e con il secondo successo nelle ultime tre partite risale un po' in una classifica molto corta. Vittoria di qualità, perchè a risolvere la partita ci pensa Gilardino con un bellissimo gol. Dopo che MIhajlovic aveva perso Mutu per stiramento a fine primo tempo. L'ennesima tegola. Senza il Gila probabilmente il Cesena avrebbe portato via lo 0-0. Però Ficcadenti non ha molto da recriminare. Ha una discreta squadra, cui manca qualcosa davanti e che dovrà costruire la sua salvezza in casa e puntando a prenderne uno in meno degli avversari.

SCELTE — Il tecnico romagnolo non deroga dal suo consueto 4-3-3, stretto parente di un 4-5-1 in fase difensiva. Gli uomini che trasformano il modulo sono gli esterni Jimenez e Giaccherini. A centrocampo Schelotto fa rifiatare Appiah. Mihajlovic sceglie Cerci sulla fascia destra. Per il resto le alternative sono poche. D'Agostino, vero uomo-chiave in mediana dopo l'infortunio di Montolivo, non ha i 90' e parte dalla panchina.

POCA QUALITA' — Il Cesena è squadra che anche in trasferta sa difendersi bene. Più di una volta ha perso 1-0 incassando il gol-condanna nei minuti di recupero. Ficcadenti sa disporre bene la sua squadra, molto brava a raddoppiare e a non allungarsi mai troppo. Difficile fare gioco per una Fiorentina senza il cervello Montolivo, con Cerci che va a sprazzi e con un Vargas poco incisivo.

ALTRO INFORTUNIO — Ci si mette anche la sfortuna, che ha già penalizzato Mihajlovic più volte in questa stagione. Al 39' Mutu si tocca l'inguine. Deve uscire. Dentro Ljajic. Purtroppo infortuni muscolari dopo una lunga assenza sono da mettere in conto. Se sarà stiramento, come sembra da una prima diagnosi, Mutu potrebbe rivedersi solo nel 2011. In una squadra che ha già perso Frey, Montolivo e Jovetic.

POCA ROBA — Il primo tempo scorre senza troppi sussulti. Un paio di iniziative di Giaccherini, mai troppo preciso nelle conclusioni a rete. Il grande limite di questo esterno tra le novità più interessanti di questa stagione. Per i viola un colpo di testa di Gamberini, uno spreco di Cerci in avvio e poco altro. Giusto lo 0-0 del riposo.


SEMPRE GILA — La ripresa riparte con lo stesso copione. Ci vorrebbe una giocata per superare questo Cesena. Squadra non di fenomeni. Ma difficile da affrontare. E, viste le numerose defezioni, l'uomo della svolta non può che essere Gilardino. Che dopo una gara di sacrificio ma poco visibile addomestica il cross deviato dalla destra di Cerci, si gira da vero centravanti e di sinistro non dà scampo ad Antonioli. Un gran gol. Uno dei suoi.

CESENA PIATTO — I viola, agevolati dagli spazi che i romagnoli devono inevitabilmente concedere e anche dalla qualità di D'Agostino, entrato per Santana, sfiorano il raddoppio con Ljajic. Comotto sfiora il 2-0 di testa. Il Cesena? Niente di che. Ficcadenti è uno dei tecnici che meno si fidano della panchina. Più o meno giocano sempre gli stessi. E sono stanchi dopo tre partite in sette giorni. Inoltre Bogdani, unico vero terminale offensivo, non combina nulla tra Kroldrup e Gamberini. Niente fantasmi per Boruc dopo l'erroraccio dell'Olimpico. E la Fiorentina respira.

Jacopo Gerna

Fonte: gazzetta
13/11/2010 23:33
 
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Juve e Roma si stoppano
Iaquinta gol, Totti si sblocca

A Torino finisce 1-1: vantaggio del centravanti in spettacolare girata su assist di Aquilani, pareggio su rigore dl capitano che così rompe un lungo digiuno in campionato. Predominio territoriale dei giallorossi, bianconeri pericolosi nelle ripartenze in velocità

MILANO, 13 novembre 2010 - Chi vince si rilancia in chiave scudetto, si diceva alla vigilia. E infatti non vince nessuno. Un gol a testa, un punto a testa, Juve e Roma non sanno se rammaricarsi per l'occasione perduta o se compiacersi per aver passato indenni la giornata. Le Juve infatti è in continua emergenza, ma infila l'11° risultato utile consecutivo fra tutte le competizioni (ma sono 7 pari) e trova un pareggio nonostante debba chiudersi spesso in difesa. La Roma ha assenze importanti, trova il suo secondo punto in campionato lontano dall'Olimpico, il 14° nelle ultime sei giornate. Insomma, conferma di essere guarita, e poi rimonta una gara che si era messa male per il gol di Iaquinta. Ora non resta che stare a guardare le altre: se continuano a andare piano, Delneri e Ranieri possono tornare in corsa davvero.


I GOL — Un gol bellissimo e un digiuno interrotto. Il gol del vantaggio della Juve è frutto di una doppia giocata: la prima è quella di Aquilani, che prima salta Greco con un tunnel, e poi si inventa un assist per Iaquinta. La seconda è proprio del centravanti, che lascia rimbalzare la palla e non ci pensa due volte prima di provare una girata difficile ma che riesce benissimo. E' il 35', il vantaggio durerà non più di un quarto d'ora. Il rigore che vale l'1-1 chiude anche un digiuno lungo, lunghissimo: Totti non segnava dal 9 maggio scorso, era ancora a secco in questo campionato. Al 49' non fallisce dal dischetto un rigore concesso all'ultimo secondo del primo tempo per un fallo di mano di Pepe (netto, e in area) su punizione dello stesso Totti. Il capitano giallorosso poi zittisce il pubblico, alzando la temperatura di una gara che si era scaldata già per un contatto in area fra Mexes e Chiellini in scivolata: la Roma aveva reclamato inutilmente.


DEL PIERO E TOTTI — E' stata anche la partita delle staffette, per i numeri 10. Alessandro Del Piero parte in panchina, entra al 9' del secondo tempo, al posto del goleador bianconero Iaquinta. Ale stavolta non riuscirà a combinare granché: resta per lo più fuori dal gioco, non trova lo spazio per concludere. Francesco Totti invece parte titolare, mandando in panchina nientemeno che Borriello: il capitano fa il suo, trova il gol, prova a distribuire palloni. Rientra spesso, però, a cercar palloni a centrocampo, e la cosa finisce col lasciar solo Vucinic, che resterà piuttosto fuori dal gioco. Lascia il posto a Borriello al 23' della ripresa, ma il centravanti avrà pochissimi palloni giocabili.

ASSETTI TATTICI — Le due squadre interpretano la gara in modo molto diverso: la Juve si raccoglie a protezione della sua area, e compatta e veloce a ripartire. La Roma gioca con una difesa molto alta, prova a mettere in fuorigioco Iaquinta, occupa stabilmente la metà campo avversaria, facendo possesso palla. Il predominio territoriale è netto, ma quando la Juve riparte è pericolosa, veloce, specie se la palla passa per i piedi di Aquilani. Occasioni su entrambi i fronti, quindi.


JUVE, GRAN AQUILANI — La Juve per tutto il primo tempo viaggia sulle giocate di Aquilani, che non si commuove affatto per i teneri saluti dei suoi ex compagni. Alberto per un tempo gode di buoni spazi e li sfrutta alla grande: non solo l'assist, ma anche cambi di gioco e passaggi sempre precisi. Tanto più che al suo fianco non c'è il miglior Felipe Melo, che ne azzecca poche in fase di costruzione. Poi nella ripresa Aquilani cala, ma si dà il cambio con Pepe, che invece sale non solo nella quantità, ma anche un po' in qualità, con qualche cross pericoloso. Le assenze portano alla seconda gara da titolare per Sorensen, che fuori ruolo, a destra, dimostrerà di aver superato l'emozione ed essere giocatore interessante. A sinistra parte Grosso (terza da titolare di fila, in crescita), che poi per un problema alla caviglia lascia spazio all'esordio di Traoré, che parte con corsa, discese e qualche errore in appoggio. Piano piano la Juve recupera i pezzi: si resta in emergenza comunque, e la cosa dovrebbe contare anche nel momento di valutare il pareggio interno.

ROMA, GRAN MEXES — Assenze importanti anche in casa Roma, che dimostra la personalità di una squadra uscita dalla crisi. Mexes è ottimo in difesa, con chiusure che mettono pezze, Greco dimostra di non essere solo un azzardo di Ranieri, Menez è l'uomo che a lampi accende la squadra. Quando troverà più continuità, anche all'interno del match, farà il salto di qualità. E con lui potrà farlo la Roma, che magari non completerà una rimonta come quella della scorsa stagione, ma che se le altre continuano a rallentare, può dire la sua.

Valerio Clari

Fonte: gazzetta
14/11/2010 16:10
 
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Che Zarate! Gol e assist
Napoli k.o., Lazio in vetta

Dopo due sconfitte i biancocelesti tornano al successo grazie all'argentino e a Floccari. Partenopei pericolosi solo con Lavezzi, male Hamsik e Cavani. La squadra di Reja riassapora il primo posto in classifica, in atteda del derby tra Inter e Milan

ROMA, 14 novembre 2010 - Non segnava all'Olimpico da 14 mesi: 27 settembre 2009, Lazio-Palermo 1-1. Mauro Zarate era l'unica pedina che mancava a questa Lazio per essere grande. In un colpo solo, Reja ritrova il successo, la vetta (in attesa del derby milanese di stasera) e il suo attaccante, finalmente decisivo con un gol e un assist. Il raddoppio è di Floccari. Recrimina il Napoli, costretto a un nuovo stop dopo tre successi consecutivi. La traversa di Lavezzi a metà primo tempo e la scarsa vena del duo Hamsik-Cavani i motivi principali di una sconfitta per 2-0 che bruscamente riporta i partenopei sulla terra.

NAPOLI DA TRASFERTA — Il valore del successo biancoceleste lo dà anche un altro dato: fin qui, il Napoli di Mazzarri aveva raccolto 14 dei suoi 21 punti in trasferta. Un record. Anche per questo Reja ha schierato dall'inizio l'undici migliore, compreso l'argentino ribelle lasciato in panchina nel derby e sostituito anzitempo contro il Cesena. Guarda caso, le ultime due sconfitte della Lazio. In avanti anche Floccari, mobile e potente, con Mauri, capitano tuttofare: suoi tanti ripiegamenti, suo il lancio millimetrico per il vantaggio biancoceleste: Zarate scatta sul filo del fuorigioco largo a sinistra, prende il tempo a Cannavaro e dopo un controllo spalla-braccio ("mi ha spinto" dirà il biancoceleste) batte De Sanctis in diagonale.


TRAVERSA E BASTA — La reazione del Napoli è concreta ma scomposta, solo alla mezz'ora i partenopei sfiorano realmente il pari: prima Lavezzi scarica un gioiello sulla traversa, poi Vitale sfonda a sinistra e solo Muslera evita il gol, togliendo il cross dai piedi di Cavani. La Lazio perde Brocchi per mal di schiena (al suo posto Matuzalem, ordinato) ma non il pallino del gioco: Zarate cresce alla distanza, Ledesma è un muro di classe in attesa di festeggiare la prima chiamata di Prandelli, forse già stasera. E poi Lichtsteiner, perfetto in difesa e impressionante davanti, quando col tacco salta Grava e per poco non beffa De Sanctis.

VOLA L'AQUILA — La ripresa, se possibile, è ancor più della Lazio. Il Napoli mostra tutta la stanchezza dell'8° match giocato in 29 giorni e nonostante Mazzarri provi a inserire Zuniga per uno spento Maggio (poi anche Sosa e Dumitru) il gioco dei partenopei resta macchinoso, prevedibile. Al contrario i padroni di casa, soprattutto con Zarate, giocano in velocità con continui incroci degli attaccanti che mandano in confusione la retroguardia avversaria. Il raddoppio biancoceleste è un gioiello di tecnica e velocità, con la palla che in un attimo viaggia da Hernanes a Zarate e poi finisce a Floccari che dal dischetto non perdona. Il Napoli, si sa, quest'anno ha segnato 11 delle sue 18 reti negli ultimi 15' ma oggi questa regola non vale, anche perché Cavani su regalo di Muslera, nel finale manda alto. E' la prima volta dall'inizio della stagione che i partenopei non segnano almeno un gol. L'aquila può tornare a volare.

Claudio Lenzi

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14/11/2010 19:15
 
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Pastore castiga il Catania
Il derby è del Palermo

Una tripletta del centrocampista argentino decide il derby siciliano. Ospiti in partita fino alla fine, traversa di Izco sul 2-1

PALERMO, 14 novembre 2010 - Pastore in dubbio perché non al top? Viene da chiedersi cosa sarebbe successo se fosse stato al 100%. E a disperarsi saranno, oltre ai tifosi del Catania, tutti quelli che, pensandolo fuori, non l'hanno schierato al Fantacalcio. Perché il derby di Sicilia lo decide lui, con tre gol (di testa, di destro e di sinistro) che tagliano le gambe a un Catania combattivo e in partita fino ai minuti finali. Con questo successo il Palermo si porta a quota 17, scavalcando Samp e Chievo, in zona Europa League.


ASSENZE — Il Catania si presenta al Barbera con la solita difesa rimaneggiata (out Spolli, Capuano, Bellusci), ma Giampaolo recupera Potenza e riconferma Marchese sulla sinistra al posto di Alvarez. In mezzo non c'è Ledesma e viene lanciato il brasiliano Martinho. La buona notizia per Rossi è che Pastore ce la fa e va a far coppia con Ilicic alle spalle di Miccoli, all'esordio stagionale dal primo minuto. Per la prima volta dal 2007 il derby si gioca con le due tifoserie.

VANTAGGIO — Ne viene fuori una bellissima partita. Nel primo tempo partono meglio i rossazzurri, che tengono alti i ritmi in mediana e cercano le rapide ripartenze con Mascara, Martinho e Maxi. Intorno al 20' la squadra di Giampaolo ha la doppia palla gol per passare: Gomez si libera in area e scarica il sinistro, respinge bene Andujar e Maxi Lopez spara alto da ottima posizione. Poi lo stesso Maxi mette dentro un buon pallone, con Martinho che non trova la porta. Il Palermo risponde con un colpo di testa pericoloso di Migliaccio e, al 33', con il vantaggio: cross di Balzaretti e colpo di testa preciso di Pastore nell'angolino. Nei minuti finali crescono i rosanero, che sfiorano il 2-0 con un'altra giocata di Pastore che non trova la pronta girata di Ilicic.


THRILLER — L'inizio del secondo tempo è da thriller. Non si fa in tempo ad annunciare il cambio (Izco per Delvecchio) che la squadra di Giampaolo trova il pari, con Terlizzi lasciato solo su un angolo. Si riprende, non passa nemmeno un minuto, ed è di nuovo vantaggio rosanero: palla dentro di Miccoli per Pastore, che con un rasoterra potente batte Andujar sul suo palo. Saltano gli schemi e ne guadagna lo spettacolo. Ilicic e Maccarone (entrato per Miccoli) sfiorano il 3-1, poi cresce notevolmente in Catania. Alla mezzora l'episodio che può cambiare tutto: lancio di Ricchiuti, stop al volo e destro di Izco, che centra in pieno la traversa. Sono momenti di sofferenza per la squadra di Rossi. Sirigu salva il risultato su un colpo di testa di Ricchiuti e un paio di mischie forsennate mettono i brividi al pubblico di casa. Finché, al 40', Pastore chiude i conti con un sinistro facile su assist di Maccarone. E a quel punto rimane solo il tempo per la standing ovation.

Emiliano Pozzoni

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14/11/2010 19:35
 
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Senza Cassano è solo noia
Samp-Chievo finisce 0-0

La bruttissima partita di Marassi non offre nessuna emozione: Di Carlo senza Fantantonio ha pochissima qualità. Alla fine contestato il presidente Garrone. Per i veneti un buon punto: la classifica resta tranquilla

GENOVA, 14 novembre 2010 - Eroici. Non i giocatori in campo. Parliamo degli spettatori di Marassi, che sacrificano la propria domenica per un Sampdoria-Chievo che si candida a peggior partita di serie A dall'inizio dell'anno. Raramente uno 0-0 è stato più onesto nel rispecchiare quanto visto in campo. Due portieri disoccupati, zero emozioni. Forse saremo banali, ma abbiamo il timore che per questa Samp senza Cassano sarà dura invertire la tendenza. Questa squadra è stata costruita su Fantantonio, senza di lui non ha soluzioni. Appurato che il barese non fa più parte del progetto, a gennaio bisognerà fare qualcosa. Altrimenti questa stagione rischia di spazientire i tifosi, che già oggi hanno fischiato a lungo. Punto invece ben accolto in casa Chievo, che si conferma squadra molto ostica da affrontare. E presto tornerà Pellissier. Così ci sarà anche qualcuno in grado di fare male agli avversari.

MONOTEMATICI — Il primo tempo è di rara bruttezza. Il tema tattico della Samp è uno solo: allargare il gioco sugli esterni per Koman e Guberti per trovare poi Pazzini e Pozzi con i cross. Nei primi 10' ne arrivano un paio di interessanti, ma senza conseguenze per un semi-disoccupato Sorrentino. La squadra di Di Carlo non ha varianti, le mancano anche le accelerazioni di Semioli e la leadership di Palombo. Anche il Chievo è senza il suo uomo di qualità, Sergio Pellissier e si limita a difendere con il consueto ordine.

ILLUSIONE — L'inizio della ripresa illude per un attimo, con un bello spunto di Guberti, un sinistro di Bogliacino respinto da Curci e un tiro da fuori di Pazzini su cui vigila Sorrentino. E' l'inizio di una nuova partita? Neanche per idea. Le squadre si spengono progressivamente. Ci si mette anche la stanchezza dovuta alle tre partite in sette giorni. Neppure i cambi portano qualcosa di interessante. L'unico a provare qualcosa è Guberti, il talento più limpido in campo, con scarsi risultati però. Pazzini si agita, ma senza Cassano è dura. Sull'altro fronte tra Moscardelli, Thereau, De Paula e Granoche è calma piatta. ma almeno arriva un punto prezioso su un campo sempre complicato. E la classifica resta tranquillissima.

CONTRO GARRONE — Al contrario di una cinquantina di tifosi doriani, che a fine gara hanno duramente contestato il presidente Riccardo Garrone. E' la prima volta che succede in 8 anni. Non si è trattato di una protesta generalizzata, ma certamente rumorosa e decisa. Cassano o non Cassano, qualcosa deve cambiare

Jacopo Gerna

Fonte: gazzetta
14/11/2010 19:41
 
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Candreva-gol, Bari a picco
Il Parma rivede la luce

La sfida-salvezza premia gli emiliani con la rete del centrocampista. I pugliesi, che sbagliano un rigore con Parisi, restano in fondo alla classifica e perdono la testa: espulsi A.Masiello per entrataccia su Marques e Donati, che applaude l'arbitro al momento della cacciata

BARI, 14 novembre 2010 - Nel giro di tre giorni il Parma ha vinto più partite in campionato che nei due mesi precedenti. Un caso, che la svolta sia arrivata dopo la sfuriata del presidente Ghirardi, che aveva "minacciato" allenatore e giocatori? Forse no. Di certo con il successo di Bari gli emiliani tornano a respirare un po', allontanandosi dalla zona calda. Dove, invece, c'è con tutti e due i piedi la squadra di Ventura.

CHE GOL — C'è da dire, partendo proprio dai pugliesi, che l'espressione migliore per definire questo periodo per i biancorossi è "Non ne va bene una". La partita, equilibrata di suo, viene decisa da un lampo di Candreva, che trova l'incrocio dei pali con un destro al volo. Fin lì prova onesta del Bari, nonostante l'emergenza soprattutto in attacco: ma sul gol pesa l'amnesia di Parisi, che si dimentica del centrocampista del Parma e lo lascia calciare al volo da dentro l'area.

SBAGLIA PARISI — Potrebbe riscattarsi, il difensore del Bari, calciando un rigore (dubbio) al 45': Barreto, lo specialista al contrario dal dischetto (5 errori sugli ultimi 10 tiri) si è procurato il penalty ed è a bordo campo. L'ex messinese ne ha segnati moltissimi in carriera, di rigori, ma stavolta calcia a lato. Un disastro, che in una partita decisa da episodi lascia il segno. Perché i padroni di casa non si rialzano più e perdono, oltre al match, pure i nervi e Barreto, che si fa male a metà ripresa lasciando spazio a D'Alessandro per una coppia d'attacco a dir poco improvvisata con Caputo.


CORRIDA — Già, perché il secondo tempo, da un certo punto in avanti, diventa una corrida. Il nervosismo dilaga, nel Bari, fino all'entrata folle di Andrea Masiello su Marques. A forbice da dietro in corsa, sulla fascia sinistra vicino alla bandierina; lo spagnolo non viene colpito dal difensore (per fortuna), ma cade male di faccia. Giusto il rosso per Masiello, mentre si scatena un parapiglia con Almiron che prende a calci un cartellone pubblicitario. Nel giro di qualche minuto anche Donati, già ammonito, protesta per un fallo a metà campo, e si becca il secondo giallo. Espulso, applaude l'arbitro. Maxi-squalifica in arrivo?

PALI — Nel caos, gode il Parma. Che legittima l'1-0 con una gara ordinata e un palo colto da Valiani nel finale (anche Barreto ne aveva preso uno a inizio ripresa). Tre punti che sono ossigeno puro per Marino, che nonostante un attacco molto poco incisivo si appoggia su una difesa chiusa col lucchetto. La stagione dei gialloblù riparte dal San Nicola. Per il Bari, in totale involuzione, il futuro è a dir poco nebbioso.

Alessandro Ruta

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14/11/2010 19:44
 
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Di Natale fa male tre volte
L'Udinese travolge il Lecce

Una tripletta di Totò e un gol di Floro Flores permettono ai bianconeri di demolire 4-0 i giallorossi. Handanovic nel finale para un rigore a Di Michele

UDINE, 14 novembre 2010 - Aveva predicato cinismo e concentrazione e il risultato è un 4 a 0 rotondo che non ammette repliche. Mister Guidolin sarà soddisfatto della sua Udinese, che dopo essere inciampata a Catania, si rialza in piedi e lo fa col suo capitano, un Totò di Natale straripante. Da paura, invece, il ruolino di marcia del Lecce in trasferta, condannato da numeri imbarazzanti: zero vittorie, un pareggino, sei sconfitte e ben 19 reti incassate lontano da Via del Mare.

FORMAZIONI OBBLIGATE — Hanno ben poco da inventarsi con le formazioni Guidolin e De Canio. Il tecnico di Castelfranco Veneto, senza Pinzi, Pasquale e Zapata, mette in campo il solito 3-4-1-2, con Coda centrale al posto del colombiano, esterni Isla e Armero, mentre Sanchez si riprende il suo posto di fantasista, alle spalle di Floro Flores e Di Natale, al rientro dopo lo stop di Catania. Gigi De Canio, invece, in emergenza dietro, opta per la conferma in blocco degli undici che mercoledì scorso hanno raggranellato un punticino d’oro con l’Inter. Dentro quindi la difesa a quattro, con Giuliatto ormai nella versione di centrale, mentre Jeda in solitario spera nel supporto Di Michele e negli inserimenti di Olivera.


TRIPLETTA DI TOTÒ — Il primo tempo è tutto nei piedi di uno stratosferico Di Natale, che ogni volta che affonda dalle parti dell’area salentina sembra una lama nel burro. La prima rete arriva dopo appena 10 minuti: il piedino dolce di Sanchez pesca Di Natale, che si allarga leggermente sulla destra, salta Rosati e segna l’1 a 0. L’intesa tra il capitano dell’Udinese e il Niño Maravilla funziona alla grande e il 2 a 0, al 24’, porta lo stesso marchio di fabbrica. Sanchez, ispiratissimo, si produce in una serie di finte, mette la palla in mezzo e Di Natale non sbaglia. Nel frattempo il Lecce non riesce a reagire, suonato dal pugile Di Natale. De Canio cerca allora di dare la scossa ai suoi, con Piatti dentro per Brivio. I padroni di casa, però, continuano a fare male con i passaggi in verticale e il Lecce si sgretola di nuovo, stavolta sull’asse Floro Flores-Di Natale. Il primo spizza di testa per Totò che a due passi trafigge per la terza volta Rosati.

LECCE COLPITO E AFFONDATO — La ripresa è un monologo bianconero senza interruzioni. E a dirla tutta è un gran bel monologo: il controcampo dell’Udinese è mix di muscoli e velocità, pressione e fantasia. Con Inler e Asamoah in mezzo, un incontenibile Armero e Isla a mangiare le fasce, e il brillantissimo Sanchez alle spalle delle due punte, i friulani offrono spettacolo e sostanza. C’è spazio, poi, sul tabellino anche per Floro Flores che dopo 10 minuti segna, in realtà, in netto fuorigioco, la rete del 4 a 0 su passaggio del colombiano Armero, un pezzo da tenere assolutamente d’occhio. Il Lecce non c’è più, anzi non c’è mai stato. La squadra di De Canio, certo incerottata, si lascia travolgere dall’Udinese e offre la peggiore versione di sé, sbagliando anche un rigore nel finale con Di Michele.

Azzurra Saggini

Fonte: gazzetta
14/11/2010 19:48
 
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Il Bologna è Di Vaio
Brescia schiantato

Un gol al 13' del secondo tempo del capitano spezza in due la partita. Il Brescia, che fino a quel momento stava giocando meglio, si perde e non riesce più a reagire. Per gli emiliani una vittoria sofferta, ma importantissima.

BOLOGNA, 14 novembre 2010 - Il Bologna, in questo momento, non è Di Vaio-dipendente, è semplicemente di Vaio e basta. Il capitano fa tutto da solo, si carica i compagni sulle spalle, spezza la partita e trascina i suoi a una vittoria (1-0 il finale) che, fino al 13' del secondo tempo, era soltanto una chimera. Il Brescia era padrone del campo, il Dall'Ara aveva cominciato a rumoreggiare, lui prende una palla al limite spalle alla porta, si gira, e con un destro a giro regala tre punti fondamentali a una squadra che, però, non ha di certo risolto tutti i suoi problemi, anzi. Stessa cosa si potrebbe dire del Brescia che, come al solito, gioca bene ma si scioglie alla prima difficoltà. Brutta giornata per Iachini e i suoi ragazzi: avevano assaporato la vittoria, tornano a casa con la sesta sconfitta nelle ultime otto partite; il Bologna, invece, fa un bel balzo in avanti, affrancandosi dalla posizione di "retrocessa virtuale" e mettendosi ben cinque squadre alle spalle. In attesa di qualcosa di meglio, almeno dal punto di vista della manovra, per ora potrebbe anche bastare.


BOLOGNA CELESTE — "Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare", questo il motto che, probabilmente, ha fatto suo Malesani nel disegnare la formazione iniziale: dentro tutta la schiera di uruguaiani che, si sa, quando c'è da metterci la garra, non si tirano certo indietro; il modulo, però, è più un 4-3-3 piuttosto che il preannunciato 4-3-1-2, con Di Vaio riferimento centrale, Ramirez e Gimenez cercano di allargare la difesa bresciana. Dall'altra parte, però, in panchina c'è "pitbull" Iachini, che in quanto a grinta non è secondo a nessuno e dopo due pareggi consecutivi - benché ottenuti contro Inter e Juve successivi a cinque sconfitte di fila - cerca la vittoria scaccia-crisi definitiva: per ottenerla, si affida a Budel al posto di Cordova in regia e sostituisce Baiocco con Vass a centrocampo; confermati i due fantasisti (Eder e Diamanti) a supporto di un'unica punta (Caracciolo).

TATTICA ITALIANA — Le mosse dei due tecnici, però, hanno il solo effetto di bloccare la partita: Eder e Diamanti non riescono a trovare spazio dietro un diligente Mudingayi che fa ottimo schermo difensivo; dall'altra parte Ramirez fatica ad entrare in partita, Di Vaio e Gimenez si muovono molto, ma a volte danno l'impressione di farlo a caso. Così, in tutto il primo tempo, i padroni di casa tirano in porta solo una volta, al 18', con Perez che non approfitta della libertà concessa dalla difesa avversaria e dal limite manda un telegramma ad Arcari. Il Brescia, dal canto suo, ha puntato la sveglia un po' tardi, ma sul finire del primo tempo comincia a farsi vedere: due volte Viviano su conclusioni dalla distanza di Diamanti e un miracoloso Rubin che devia in acrobazia un colpo di testa a botta sicura di Caracciolo (sempre su servizio di Diamanti), evitano a Malesani di tornare in svantaggio negli spogliatoi.


GENIO CILENO — Il secondo tempo, però, comincia esattamente come era finito il primo, con una grande occasione per gli ospiti non sfruttata da Vass che, solo a centro area, si gira e si volta su se stesso invece di andare al tiro. Iachini, tuttavia, annusa la possibilità di colpire un Bologna in difficoltà e quasi mai pericoloso in avanti. Così, dentro i titolari Cordova e Baiocco a cercare di dare la scossa definitiva; fuori Budel e Vass, che non la prendono bene (in particolare Budel che non le manda a dire al suo tecnico). Ma proprio quando tutti si attendono da un momento all'altro la giocata vincente di Diamanti e compagni, e cominciano a piovere i primi fischi dagli spalti, ecco che Di Vaio decide di zittire tutti e rivendicare la sua leadership: stop, giravolta e conclusione millimetrica dal limite sulla quale Arcari prova anche a soffiare, ma il pallone accarezza il palo e si adagia in rete.

POLVERIERA BRESCIA — La squadra di Iachini che fino a quel momento sembrava padrona del campo, perde tutte le sue certezze; l'involuzione è clamorosa: Diamanti sparisce dal campo, Eder (che non era mai comparso) continua a nascondersi, Caracciolo si limita a elemosinare palloni ma non è che faccia molto per guadagnarseli. Il migliore degli ospiti è Hetemaj, che canta e porta la croce, cercando di chiudere i varchi e sfornare assist: nel mezzo, però, guadagna un giallo (che gli farà saltare la prossima gara) e rischia anche l'espulsione per proteste. Il nervosismo in casa bresciana è evidente, tanto che pure al momento del cambio di Berardi (infortunato), Iachini deve subire il rimbrotto del giocatore per aver ritardato la sostituzione. Neanche l'espulsione di Mudingayi per doppia ammonizione, al 38' della ripresa, rianima i ragazzi di Iachini ed è sempre Di Vaio, nel finale, a caricarsi il Bologna sulle spalle ed allentare il pressing avversario con una sapiente gestione del pallone a far scorrere i minuti.

Sergio Stanco

Fonte: gazzetta
14/11/2010 19:52
 
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Colpo Genoa a Cagliari
Ranocchia: gol e Nazionale

Per Ballardini seconda vittoria consecutiva. I liguri vincono 1-0 al Sant'Elia grazie a un gol del difensore allo scadere: in serata per lui dovrebbe arrivare la chiamata di Prandelli. Sconfitta immeritata per un Cagliari sprecone

CAGLIARI, 14 novembre 2010 - L’esame scritto di Ballardini è stato un trionfo. Strette di mano, promozione piena e tre punti, mercoledì sera a Marassi, con il Bologna. La prova orale è un distesa di silenzi sul capitolo gioco, ma il massimo per il risultato: Ranocchia spedisce dietro la lavagna un Cagliari sprecone, gelato nel finale. All’esame del Sant’Elia, Cagliari appena sufficiente. Bello nel gioco, buono nell’intensità: mediocre sotto porta. Se il Genoa non capitola, è solo grazie a un Eduardo in versione "The Wall". Nel finale, Agazzi si addormenta, e Ranocchia mette a tacere anche i fischi dello spazientito pubblico sardo.


CAGLIARI DA SEI ROSSO — Pazienza, se ci sarà da spendere un patrimonio. E pazienza (bis), se ci sarà da studiare tanta teoria, e impegnarsi di più sulla pratica. Le ripetizioni pomeridiane per gli attaccanti del Cagliari non sono state scampate. D’altronde, il film di questo campionato era già abbastanza chiaro: in 4 giornate su 11, i sardi non sono andati oltre lo 0-0. Ma, se serviva la conferma, ecco scorrere il primo tempo di Cagliari-Genoa. Il professore Bisoli aumenta il carico d’attacco, sperando che serva ad uscire dall’emergenza-gol. Dentro i due giganti Acquafresca e Matri, più portati per la storia - visti i gol in carriera - che per la geografia, disorientati nell’area di rigore del Genoa. Alle loro spalle Cossu, esperto di fisica: geometrico e frizzante negli assist. Lo studio di Bisoli serve a poco, perché nella sostanza non c’è alcuna metamorfosi. Il Cagliari è bello, ma improduttivo. E se in partenza (al 4’), Rossi (assist di Milanetto) spaventa Agazzi (tiro fuori), è poi il Cagliari a fare la partita. Il Genoa è solido, ma Toni è un bisonte lasciato solo. Il Cagliari, invece, è una macchina che s’inceppa sul più bello. Sul taccuino ci csi annotano quattro grosse palle gol per i sardi: Matri (4’), a tu per tu, stoppato da Eduardo; il colpo di testa di Ariaudo, alto sulla traversa (34’); il bolide di Conti dal dischetto (35’); il controllo scivoloso di Perico (42’), che favorisce l’uscita di Eduardo. Il Genoa subisce, ma non crolla: rimandato a settembre. Per il Cagliari una sufficienza, con debito. Il vecchio sei rosso.


MOVIOLA — Il compito in classe non sembrava proibito per Romeo. E invece, ne esce una stesura contestata, sia dal Genoa che dal Cagliari. Sono due i momenti critici, nel primo tempo: al 13’ viene segnalata una posizione di fuorigioco su Acquafresca. Fermato tutto solo in area: i dubbi restano, forse Rudolf lo tiene in gioco. Un minuto dopo, una sassata di Toni è deviata in angolo da Ariaudo con un braccio. Per l’arbitro è solo corner; i rossoblu chiedono il penalty.


RANOCCHIA PROMOSSO — Valutazione sul gioco: il secondo Genoa di Ballardini non merita affatto la promozione. Valutazione per l'attinenza delle risposte rispetto alle richieste: tre punti in trasferta, non si poteva chiedere di più. Il Genoa soffre, e sbuffa. Rincorre, e ringrazia l’imprecisione dei sardi. Anche nella ripresa combina poco, anzi, impazzisce quando Cossu mette il gas. Non si puo' comunque spedire dietro la lavagna questo Genoa, nel quale Ranocchia (suo il gol al 39') legittima la probabile convocazione con la Nazionale di Prandelli (dovrebbe arrivare in serata). Ballardini conquista un'altra vttoria (due su due), dopo la vittoria all’esordio con il Bologna in casa: e sei punti nelle prime due, sono un bottino di tutto rispetto. Sul gioco, pero’, Ballardini ne avrà di lavoro da fare: per ora Genoa rimandato agli esami di riparazione (mercato di gennaio?). Per il Cagliari tutto come nel primo tempo. La porta di Eduardo resta stregata. E il numero uno del Genoa, Eduardo, è ancora un muro sia sul bolide di Cossu (19’) sia su Acquafresca (41'). Passa il Genoa; al Cagliari restano solo i fischi. La dura legge del gol.

Mario Pagliara

Fonte: gazzetta
15/11/2010 21:55
 
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Derby teso, risolve Ibra
Il Milan si riprende la vetta

Con un gol su rigore nel primo tempo, trasformato dallo svedese, i rossoneri vincono meritatamente il derby, giocato in dieci (espulsione di Abate) dal 60', e mantengono il primo posto in classifica. Nerazzurri a -6

MILANO, 14 novembre 2010 - Una spallata per tenerli a distanza, una spallata ben data, con le gambe larghe per rimanere piantati a terra. E poi uno sguardo all’avversario che va a terra, che scivola a meno sei, nella crisi. Una spallata presa mentre sei in corsa, per raggiungere l’avversario. Lui rimane lì, fermo, tu scivoli, cadi a terra, magari rimedi anche un infortunio muscolare. Inter-Milan va così, la squadra di Allegri vince 1-0, respinge gli attacchi, resta in vetta, allontana i "campioni di tutto", con la forza di un collettivo più solido.

LA VENDETTA DI IBRA — La spallata la dà Zlatan Ibrahimovic, l’ex, il più odiato. Batte il rigore, la palla non è ancora entrata e lui è già lì, a braccia larghe, sotto la curva dell’Inter. Ibra non è l’ex che non esulta. Ha una voglia matta di festeggiare: non ci era riuscito col Barça, lo fa un anno dopo. Non solo il gol, anche un quasi assist per Flamini (recupero miracoloso di Cordoba), un tiro al volo, un sombrero, una presenza costante. E pure un brutto intervento su Materazzi, che lo toglie dai giochi. Questa se la poteva risparmiare, ma Zlatan è così.

INTER A TERRA — A terra ci finisce l’Inter che ora, davvero, non può più nascondere i suoi mali. Crolla anche l’ultimo totem, quello dell’imbattibilità interna, che in campionato durava dal marzo 2008. "Non lo sta facendo bene", come direbbe Benitez. C’è più di un problema se non riesci a entrare nell’area avversaria (gli unici pericoli arrivano da punizioni di Sneijder e da tiri da fuori) e al tempo stesso concedi praterie agli avversari. Tutti sotto tono, con scampoli di reazione, di classe o di carattere, solo da Eto’o e Lucio. San Siro rumoreggia per gli errori di Chivu e Pandev, per le cadute di Coutinho: il credito del triplete è finito.

IL GOL PRECOCE — Materazzi tornava titolare per una sfida diretta con Ibra: non passano cinque minuti che lo svedese è già a terra, ma è l’interista a subire un colpo quasi da k.o.. Contropiede rossonero, Matrix è molto avanzato, Ibra punta Lucio, il numero 23 rientra precipitosamente e lo colpisce da dietro: c’è contatto e c’è rigore. Ibrahimovic va tranquillo sul dischetto, spiazza Castellazzi, indirizza il match. La strada è segnata, nemmeno il rosso di Abate farà cambiare direzione al derby "da scudetto".


I MUSCOLI DEL MILAN — L’assetto muscolare del Milan funziona: la squadra occupa bene il campo, pressa, raddoppia sui portatori di palla, e quando deve impostare, lo fa senza problemi, permettendosi ragnatele di passaggi anche prima dell’ingresso in campo di Pirlo. La difesa concede pochissimo, Gattuso e Abate rimediano cartellini, e hanno bisogno d’aiuto su Sneijder ed Eto’o. Ma l’aiuto arriva, Thiago Silva le prende tutte di testa, Nesta doma un Milito domabile, e poi un più impegnativo Eto’o. Robinho finché c’è si muove fra le linee, Seedorf suggerisce. Funziona tutto, anche il fortino finale: ecco una "la" candidata allo scudetto.

I MUSCOLI FRAGILI DELL’INTER — In più, per l’Inter, continua la catena di infortuni: stavolta tocca a Obi e Milito, sono problemi muscolari, gli ennesimi. Tocca per primo a Obi, stavolta. Lui che non ha fatto il Mondiale e non ha affatto superato i trent’anni (ne ha 19): una falla nell’impianto difensivo, sull’argomento, dello staff di Benitez. Entra Coutinho, si torna al 4-2-3-1. Seguirà la ricaduta, con mano sulla coscia, di Milito, che all’intervallo lascia il posto a Pandev. Uscirà anche Materazzi: qui è uno scontro e una brutta caduta. Simbolo di quella dell’Inter.

Valerio Clari

Fonte: gazzetta
16/11/2010 23:46
 
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SERIE A 2010/2011 12ª Giornata (12ª Andata)

Anticipi del 13/11/2010
Fiorentina - Cesena 1-0
Juventus - Roma 1-1
Incontri del 14/11/2010
Lazio - Napoli 2-0
Bari - Parma 0-1
Bologna - Brescia 1-0
Cagliari - Genoa 0-1
Palermo - Catania 3-1
Sampdoria - Chievo 0-0
Udinese - Lecce 4-0
Inter - Milan 0-1

Classifica
1) Milan punti 26;
2) Lazio punti 25;
3) Napoli punti 21;
4) Inter e Juventus punti 20;
6) Roma punti 19;
7) Genoa, Palermo e Udinese punti 17;
10) Chievo e Sampdoria punti 16;
12) Fiorentina punti 15;
13) Bologna, Catania e Parma punti 14;
16) Lecce punti 12;
17) Brescia, Cagliari e Cesena punti 11;
20) Bari punti 9.
20/11/2010 22:54
 
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Menez illumina l'Olimpico
Udinese battuta, Roma terza

I giallorossi vincono 2-0 grazie a un meraviglioso gol del francese nel primo tempo e alla rete di Borriello nella ripresa. Nel finale espulso N. Burdisso, palo di Sanchez e gol annullato ingiustamente a Denis

ROMA, 20 novembre 2010 - Chi l'avrebbe mai detto? Fino a un mese fa la Roma giocava male, c'erano tensioni interne, Ranieri era sulla graticola. Ma la stagione è lunga. E adesso, con il 2-0 sull'Udinese, i giallorossi sono già saliti al terzo posto, seppure provvisorio in attesa delle partite della domenica. Una vittoria che porta la firma di classe purissima di Jeremy Menez e di un vero centravanti, Marco Borriello.

PREDESTINATO DISCONTINUO — Già, perchè il gol che sblocca la partita è di quelli che solo i grandissimi possono fare. Dal controllo di petto sulla trequarti, al dribbling con cui irride i malcapitati Benatia e Coda, al destro a giro sul secondo palo che lascia immobile Handanovic. La domanda a cui non troviamo risposta è perchè il francese alterni partite in cui è decisivo ad altre in cui fa perdere la pazienza per come è molle e svagato. Sta a lui salire quel paio di gradini che ancora gli mancano per essere un vero fattore.

UDINESE SCIOLTA — L'Udinese, che inserirà Sanchez, reduce da volo intercontinentale, solo nella ripresa, parte col 3-5-2. Floro Flores affianca Di Natale, rinfrancato dalla sana terapia a base di difensori del Lecce in versione trasferta. E parte meglio: prima Domizzi poi Floro Flores stuzzicano Julio Sergio. La Roma, senza De Rossi, Perrotta e Pizarro, a centrocampo fatica a creare gioco. E' la gran giocata di Menez a indirizzare il pomeriggio romano. Da quel momento la Roma non rischierà mai moltissimo.

SANCHEZ E BUONANOTTE — Nella ripresa Guidolin mette Sanchez alle spalle di un volitivo Floro Flores e Di Natale. El Nino Maravilla è stanco e si vede. E all'Udinese manca qualcosa per mettere in difficoltà la Roma. Trame troppo prevedibili con il duo Di Natale-Sanchez non al top. La squadra di Ranieri si affida alla sua nota più lieta di questo inizio stagione, Borriello, per chiudere i conti. L'ex rossonero controlla spalle alla porta, tiene a bada la fisicità nell'occasione un po' ingenua di Domizzi, si gira e batte un poco reattivo Handanovic. E fanno sei gol in campionato.


BAYERN ARRIVIAMO — Mancherebbero quaranta minuti, ma la situazione tranquilla induce Ranieri a pensare alla Champions. Martedì arriva il Bayern all'Olimpico e dare riposo a Menez e Borriello è scelta saggia. Si rivedono, senza lasciare traccia, i discussi Baptista e Adriano.

SUSSULTI FINALI — E tutto pare tranquillo fino al 36', quando Orsato punisce con un rosso la reazione di Burdisso su Domizzi a gioco fermo su azione da corner. Il gesto non ci pare tremendo, ma l'argentino va sotto la doccia. L'Udinese prova a scuotersi: il fatturato è un palo di Sanchez con un gran destro da fuori area, prima che Ranieri inserisca Mexes per ristabilire la linea a quattro dietro. E soprattutto un gol segnato da Denis nel recupero. Annullato per fuorigioco inesistente. Ma non sarebbe cambiato nulla. Nessuno sembra irersistibile in questa serie A. Chissà che il proclama di Ranieri ("scudetto, ci siamo anche noi nonostante la brutta partenza") non si concretizzi.

Fonte: gazzetta
20/11/2010 23:01
 
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Mago Zlatan, altra invenzione
Il Milan vola a +4 sulla Lazio

I rossoneri battono 1-0 la Fiorentina, che gioca comunque una buona gara. Decide una gran giocata di Ibrahimovic alla fine del primo tempo, il Milan è positivo e trova alcune parate decisive di Abbiati

MILANO, 20 novembre 2010 - Ibra il decisionista. Implacabile e indomabile. E’ ancora lui a firmare la vittoria con un gol atletico e spettacolare. Basta la sua prodezza: la Fiorentina è battuta, la leadership è ben salda, la Lazio ora ha 4 punti di ritardo, l'Inter 9.


FORFAIT ANTONINI — Pirlo non c’è; si sapeva. Ma all’ultimo momento salta anche Antonini per una elongazione. Tocca a Zambrotta. Per il resto ecco il solito Milan, con Ronaldinho di nuovo in panchina. Punizione per il tira tardi? No, perché adesso va meglio così. Sinisa Mihajlovic, costretto a raccogliere i cocci, non specula e fa sfilare il suo 4-2-3-1, con Ljajic tra Marchionni e Cerci alle spalle di Gilardino.

BOTTA E RISPOSTA — Lo scatto del Milan è un segnale forte e rumoroso. Dopo 50 secondi Boruc deve volare per alzare oltre la traversa un destro violento di Bonera dalla distanza. Robinho si ripete da lì a poco con rasoterra che si perde a lato. Ma l’atteggiamento arrembante dei rossoneri non intimorisce i viola che mettono in pratica la lezione di Mihajlovic: guai a chiudersi, giocare alto e rispondere con la stessa moneta. Al 7’, infatti, su un punizione guadagnata per un mani di Flamini al limite, D’Agostino obbliga Abbiati alla grande deviazione.


ASPETTANDO IBRA — La risposta non è casuale: la Fiorentina gioca a viso aperto e costruisce una manovra organizzata. Con un Ibra un po’ assopito e Seedorf che fa a botte con i tacchetti, ci prova Robinho a disturbare l’ospite, ma la sua soluzione da posizione defilata al 10’, con palla che attraversa lo specchio della porta non è felice. Molto di più, invece, il colpo di testa di Kroldrup al 18’ che Abbiati deve togliere dalla rete con un volo spettacolare. Piove, si scivola, ma si gioca. Robinho va di tacco per Gattuso, ma Boruc si getta sul pallone; Ljajic arriva invece con due capelli di ritardo a due metri da Abbiati. Tutto in poco tempo, come la risposta al 30’ a pugni uniti di Boruc sul destrone di Seedorf. E’ comunque Robinho l’uomo tutto fare del Milan. Bella la finta al 31’ con tocco per Flamini che accompagna debolmente in porta. Dieci minuti dopo proprio il brasiliano va in gol su apertura illuminante di Seedorf, ma Damato è un falco e vede il fuorigioco. Al 45’ sale in cattedra il decisionista. Ibra si scioglie dal suo torpore e nell’area piccola sfrutta l’assist di Gattuso nel migliore dei modi: Comotto confuso, palleggio, rovesciata e gol. Spazio al deliro totale per il settimo gol dello svedesone che, abbracciato come una donna da Gattuso, per poco non ci rimette un gomito.

OCCASIONI — La Viola inizia la ripresa con il diciottenne Camporese al posto di Natali. Il Milan con l’ennesima palla di Robinho, questa volta per Seedorf che tocca male e tira a lato. Gioca bene la squadra di Allegri. Confeziona azioni di prima, sfruttando gli spazi e le indecisioni della Fiorentina; bello l’inserimento dall’8’ di Flamini con palla a Seedorf, anticipato al momento del tiro. Al 12’ Nesta spreca un gol facile di testa, concludendo addosso a Boruc. Mihajlovic se la gioca e lancia Santana per Cerci. Al 20’ rossoneri reclamano per un fallo di mano in area di Donadel: il rigore ci può stare, ma Damato sorvola. Prova Thiago Silva a rimediare con un potente destro dalla distanza: palo sfiorato. Al 23’ anche Ibra che non chiude bene un diagonale. I viola provocano di nuovo ad alzare il baricentro. Così vengono fuori i muscoli di Gattuso, ma anche il sacrificio secondo Allegri. Tutti pronti a rientrare, Robinho compreso.


ABBIATI SALVA TUTTO — Stufi di perdere, i ragazzi di Sinisa spingono, mentre i rossoneri optano per il possesso palla. Serve benzina. Ecco Vargas per Marchionni. Allegri invece si copre: dentro Boateng per Robinho. E proprio il ghanese, al 34’, per poco non fa gol, ma è bravo Boruc a distendersi e bloccare con una mano. Ma al 38’ è Abbiati a salvare sul tiro a colpo sicuro di Ljajic servito da Giardino: una prodezza inversamente proporzionale al buco difensivo del Milan. Il finale è viola shocking, anche se Allegri decide di togliere al 41’ Seedorf per Ronaldinho. Solo una manovra diversiva, prima dell’espulsione di Kroldrup per doppia ammonizione.

Gaetano De Stefano

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21/11/2010 19:02
 
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Colpo Juve a Genova
Krasic è uno spettacolo

I bianconeri superano il Genoa 2-0 grazie a un'autorete di Eduardo e a un gol del serbo nel primo tempo. Ripresa in sofferenza per la squadra di Delneri, che sbaglia il colpo del k.o. e rischia il ritorno dei rossoblù. Traverse di Criscito e Kharja

GENOVA, 21 dicembre 2010 - La lieta sorpresa per la Juve a Marassi non è solo il recupero di Krasic, ma anche il ritorno alla vittoria, dopo due pari consecutivi (ma 11 gare senza sconfitte). Il 2-0 contro il Genoa nasce nel primo tempo da un'autorete di Eduardo al 18' e da un gran gol dello stesso Krasic al 23'. Nella ripresa è invece il Genoa, rianimato dagli innesti di Kharja e Destro, a farla da padrone, ma la Juve soffre resiste e alla fine vince. Con Ballardini al primo k.o. sulla panca rossoblù.


KRASIC C'E' — Delneri in extremis si decide a rischiare Krasic, fra i probabili infortunati fino a ieri e oggi protagonista assoluto in campo, con Lanzafame in panca insieme a Del Piero, perché in attacco c'è la coppia di friulana memoria Quagliarella-Iaquinta (con Pepe squalificato e la solita mezza dozzina di indisponibili in infermeria). Anche Ballardini, alla terza gara sulla panchina del Genoa, si ritrova fra le mani un Kharja quasi imprevisto dopo l'infortunio con la nazionale marocchina, e lo fa accomodare in panca. In campo manda invece Kaladze a dar man forte a Criscito sulla sinistra, là dove impazza furia Krasic. Veloso in avanti completa il reparto con Toni e Mesto. La prima occasione è proprio per l'ex azzurro, lanciato a rete ma fermato da Storari. Ma la prima nota di cronaca degna di nota è l'ammonizione a Criscito, arrivata per un'entrataccia su Krasic al 14'. Al 18' la Juventus spezza gli equilibri: Marchisio batte a rete, Dainelli tocca senza riuscire a deviare lontano dallo specchio, il pallone innesca una carambola fra Eduardo e il palo finché l'ultimo tocco del portiere fa finire il pallone oltre la linea. Grottesco ma vero, e la Juve è in vantaggio. La blanda reazione del Genoa non basta, i bianconeri trovano il raddoppio, al 23'. Stavolta è Krasic stesso a fare tutto da sé: penetrazione da destra, Criscito - condizionato dalla precedente ammonizione - lascia fare e lascia passare, il serbo non si perde in ringraziamenti, supera anche Veloso e batte a rete di destro. Eduardo ancora tocca ma non devia, e il pallone finisce in rete. Per Krasic è il quarto gol.


TRAVERSE PER CRISCITO E KHARJA — Il Genoa si scatena, e al 27' sfiora il gol con Criscito, fra i più attivi in avanti: il suo sinistro al volo si stampa sulla traversa e sul rimbalzo Toni manda alto. Identico destino tocca alla successiva occasione genoana, che capita sulla testa del centravanti (su cross del solito Criscito). Al 32' i padroni di casa trovano anche il gol, ma il tocco di Toni è con la mano, e dunque l'attaccante viene pure ammonito. La Juve si rifà viva al 38', con Krasic che mette Iaquinta in condizione di chiudere il match, ma l'attaccante manda fuori la più facile delle deviazioni. Il primo tempo si chiude con Storari che a fatica chiude su Mesto. E' il preludio di quel che accadrà nella ripresa. Ballardini innesta forze fresche, mandando in campo Destro e Kharja al posto di Mesto e Ranocchia. La Juve è chiusa all'angolo, il Genoa dà l'impressione di poter dimezzare lo svantaggio da un momento all'altro, con una raffica di quasi gol, salvataggi (bianconeri) in extremis, errori di mira millimetrici. E invece la Juve resiste nel suo bunker (Sorensen prenderà il posto di Motta), dal quale esce poco (e male). Al 17' Sissoko prende il posto di un Krasic affaticato, e la Juve perde spinta. Chiellini continua a fare gli straordinari, Iaquinta sbaglia ancora la palla del k.o., Delneri sta per mandare in campo Del Piero ma Aquilani chiede il cambio e dunque il prescelto è Salihamidzic. Intanto si moltiplica la raffica di occasioni rossoblù, Kharja colpisce ancora la traversa, ma finisce con la prima sconfitta di Ballardini al cospetto di Delneri e il (momentaneo?) terzo posto in classifica della Juve.

Livia Taglioli

Fonte: gazzetta
21/11/2010 19:08
 
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Crespo frena la Lazio
che ora è a -3 dal Milan

L'ex di turno porta in vantaggio gli emiliani con un colpo di testa doc, ma nel recupero del primo tempo Floccari trova il pari, complice una deviazione di Antonelli nella propria porta

PARMA, 21 novembre 2010 - La Lazio esce dal Tardini con un punto che la allontana dal Milan, adesso a +3. Una partita di grande intensità, giocata a gran ritmo con il Parma per 95 minuti. I gol nel primo tempo: quello dell'ex Crespo e la rete di Floccari con la deviazione decisiva di Antonelli. Poi una ripresa in cui la squadra di Reja crea molto senza trovare però il guizzo vincente. Tutto sommato il risultato più giusto.


CARO VECCHIO CRESPO — Reja ha l'idea Matuzalem, Marino stuzzica la Lazio schierandogli contro Bojinov. Un tridente mica da ridere contro la seconda della classe. Il peggior attacco della serie A che vuole l'impresa. Le indicazioni ai gialloblù sono chiare: pressate ogni angolo del campo e non permettete ai portatori di palla di ragionare. L'affollamento a centrocampo condiziona un po' il gioco, anche se la Lazio appare più incisiva e più portata alla conclusione in porta. Ma sempre con tiri dalla distanza. Piovono palle da Hernanes, ma spesso poco calibrate. Zarate è una furia incontenibile, ma esagera un filo e genera confusione. Più pratico il Parma che perde Morrone al 20' e trova in Angelo un ottimo sostituto. Al 23' gli emiliani passano. Radu lascia tempo e spazio a Crespo che alla sua maniera nell'area piccola taglia sul secondo palo di testa cogliendo l'angolino; un po' troppo per Muslera.


PARI NEL RECUPERO — La reazione laziale c'è, ma la difesa di casa oppone una buona resistenza. Lucarelli è un muro, di lì non si passa e sia Zarate che Floccari devono fare i conti con la sua splendida giornata. Al 39' potrebbe arrivare anche il raddoppio del Parma. Grande discesa di Angelo sulla destra e cross teso per il piattone al volo di Crespo che sfiora la traversa. La risposta è di Zarate che raccoglie una corta respinta di Mirante sul tiro di Hernanes ma trova sulla linea di porta Antonelli. In pieno recupero arriva il pareggio. Su un cross dalla bandierina devia di testa Floccari con la collaborazione di Antonelli: Mirante non può fare nulla.

RIPRESA A GRAN RITMO — L'1-1 è giusto e diventa stretto alla Lazio quando all'inizio della ripresa, nel giro di cinque minuti, sfiora il gol a ripetizione. Floccari, Hernanes e Zarate fanno saltare le coronarie al Tardini e solo Lucarelli, Paci e Mirante limitano i danni. Marino toglie Bojinov per Marques chiedendo al nuovo entrato più fluidità nella manovra. Ma la Lazio chiude bene, sfrutta le sue fasce sfruttando gli spazi regalati dal Parma che si scopre a caccia della vittoria. Ma proprio questo atteggiamento dei ragazzi di Marino rende piacevole la partita. Non si accontenta nemmeno Reja che sostituisce Hernanes con Ledesma. Finisce la partita, per problemi muscolari, anche Biava; tocca a Diakite. Reja tenta quindi il tutto e per tutto inserendo Rocchi e rinunciando a Zarate, prova di grande cuore, ma fine a se stessa. Con il 4-4-2 e il baricentro molto alto, la Lazio assedia il Parma a caccia del colpo decisivo. Ma non c'è la lucidità necessaria per colpire al cuore. Da una parte e dall'altra.

Gaetano De Stefano

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Disastro Inter col Chievo

La squadra di Benitez crolla a Verona sotto i colpi di Pellissier e Moscardelli. Il camerunese accorcia nel finale, ma prima aveva dato una testata a Cesar non vista dalla terna: ora rischia una lunga squalifica. Quarta partita di fila in campionato senza vittorie per i nerazzurri, ora a -9 dal Milan

MILANO, 21 novembre 2010 - "Benitez resta anche se dovesse perdere a Verona". L'Inter perde 2-1 a Verona, contro il Chievo. A giudicare dalle parole di Moratti di ieri, Benitez comunque resta. Restano anche, però, i nuvoloni neri sulla squadra nerazzurra e sul suo tecnico, restano i dubbi sul futuro di questa squadra. E restano nove i punti di distacco dal Milan, che aveva allungato ieri. Considerato l'andazzo e considerato che la squadtra di Benitez rinvierà due gare per il Mondiale per club, l'Inter rischia di trovarsi a gennaio a distanze siderali dalla vetta. Anche a Verona, contro un Chievo molto in palla e ben posizionata in campo, la squadra di Benitez conferma di essere messa in piedi con i cerotti, con giocatori visibilmente fuori forma e con soluzioni obbligate dalla catena di infortuni. Biabiany, dopo aver fallito tante occasioni in questi mesi, altrimenti non sarebbe titolare. L'Inter cede sotto i colpi di Pellissier e Moscardelli, trova il gol solo nel finale con Eto'o. Gran rete, ma sulla partita del camerunese pesa l'attimo di follia "alla Zidane", che ora potrebbe costargli turni di squalifica.


ETO'O COME ZIDANE — Piove sull'Inter, e potrebbe continuare a piovere anche in settimana. La squadra di Benitez si "regala" anche un caso da prova televisiva, problema finora assente in una stagione costellata da infortuni. E rischia di perdere Eto'o, perché il camerunese si concede un raptus alla Zidane: è il 38' Cesar commette fallo su Samu e ci agginge una manata sul collo. Poi se ne va. Quando Eto'o si rialza, si dirige verso di lui e gli piazza una testata in pieno petto. Dinamica simile a quella Zizou-Materazzi, anche se molto meno violenta. L'attaccante ride quando lo vede cadere, intendendo che lo sloveno sta simulando, ma le immagini lo condannano. La terna infatti non vede nulla, il giudice sportivo agirà: rischia dalle due alle quattro giornate.


I GOL — Il gol arriva nel momento migliore delll'Inter, quando la squadra di Benitez ha iniziato a credere di poter mettere sotto il Chievo. Nulla di più sbagliato, al 29' Thereau se ne va a destra, scarica per l'accorrente Frey che piazza un bel cross sul secondo palo. Qui Sergio Pellissier si lancia in un terzo tempo da Nba, salta in testa a Santon (che non fa nulla per prendere la palla o contrastare l'attaccante) e colpisce perfettamente di testa per l'1-0. Il vantaggio regge a lungo, nonostante i nerazzurri mettano isnieme alcune occasioni. ma anche il Chievo può colpire ripetutamente in contropiede: lo fa al 37' della ripresa, quando Rigoni piazza un cross che Moscardelli devia in rete. Poi c'è lo slalom di Eto'o, per il nono gol in campionato: una azine solitaria di uno dei pochi (due, con Lucio), uomini in forma di questa squadra.


CHIEVO, GRAN PRESTAZIONE — Moscardelli era subentrato a Pellissier, rientrante e forse di nuovo infortunato, ma comunque decisivo col quinto gol in campionato e col quinto all'Inter in carriera. Pellissier era mancato quattro partite, e il Chievo non aveva mai segnato. Oggi torna alla vittoria e arriva a -1 in classifica dall'Inter, lontana dalle zone calde. Zone pericolanti che, a giudicare dalle prestazioni di Rigoni e di Constant, non merita affatto. Gran partita dei due centrocampisti, come quella di Thereau, ottima spalla di Pellissier, capace di svariare sulle fasce, di suggerire per i compagni, di cercare il tiro. A garantire la vittoria poi ci pensa Sorrentino, autore di almeno due parate decisive, su Stankovic e Eto'o.


BARATRO INTER — L'Inter infila così la quarta partita di fila senza vittorie in campionato, la seconda sconfitta consecutiva, la terza in campionato. Campionato che non guarda più dall'alto, ma da un sesto posto in coabitazione col Palermo. Benitez traballa, ma sta oggettivamente passando da una serie di "sventure" calcistiche difficilmente pronosticabili. Anche a Verona le sue scelte sono ridottissime, e quando prova a cambiare deve lanciare due ragazzini come Nwanko e Alibec. Cambiasso gioca un'ora decisamente sotto la sufficienza, Sneijder appare svuotato ed è sempre anticipato, Pandev manda sul palo una chiara occasione sullo 0-0, Stankovic sbaglia qualche appoggio di troppo, Biabiany è fuori luogo, Lucio deve mettere mille pezze in difesa. Risalire sarà duro, ma difficile ipotizzare che l'Inter possa scendere più in basso.

Valerio Clari

Fonte: gazzetta
21/11/2010 19:22
 
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Miccoli fa volare il Palermo
Cesena, Bogdani non basta

I rosanero vincono in trasferta 2-1 grazie a uno stupendo gol del loro campione. I romagnoli avevano pareggiato con l'attaccante il vantaggio di Ilicic. Per i siciliani buone prestazioni di Pastore e Sirigu che ha blindato la porta

CESENA, 21 novembre 2010 - Una vittoria sofferta ma meritata. Il Palermo conquista 3 preziosi punti sul difficile campo di Cesena e sale a quota 20 in classifica, alla pari della derelitta ma pur sempre scudettata Inter. Una vittoria collettiva in cui svetta il nome di Fabrizio Miccoli, autore del 2-1 decisivo all’inizio del secondo tempo. L’attaccante ha anche avviato l’azione del momentaneo 1-0 dei rosanero, cui forse è mancata un po’ di continuità. Un problema che il Cesena ha evidenziato in modo netto trovando però solo una volta il pareggio. Alla fine ha prevalso il maggior tasso tecnico dei ragazzi di Delio Rossi.


DIFFERENZA — Dopo 20 minuti del primo tempo, in effetti, la differenza è stata chiara. I rosanero sono entrati in campo con l’atteggiamento giusto e per il Cesena è stato tutto difficile. Ilicic, Pastore e Miccoli non hanno mai dato punti di riferimento ai difensori e le occasioni non sono mancate. All’11’ il vantaggio: palla filtrante di Miccoli per Balzaretti, eccellente cross di prima dalla sinistra e acrobazia vincente di Ilicic solo davanti ad Antonioli.

IN PUGNO — Scialba la reazione dei padroni di casa, in difficoltà. Al 23’ Antonioli ha salvato il risultato con un’uscita disperata su Pastore. Appena il tempo di pensare che il Palermo ha la partita in pugno ed ecco il pareggio dei bianconeri. Merito di un bellissimo scambio Giaccherini-Nagatomo sulla destra: il giapponese tocca basso per l’accorrente Bogdani che fa valere il fisico e sul primo palo devia alle spalle di Sirigu. Poi quasi più niente fino al termine del primo tempo: da registrare la scarsa lucidità di Appiah. Il centrocampista prima sbaglia davanti a Sirigu, poi si fa ammonire per inutile fallo su Pastore. Diffidato, salterà la prossima sfida a Bari. Il Palermo ci ha provato da corner e da punizioni dal limite, ma non ha più avuto grandi occasioni per ripassare in vantaggio.

AL VOLO — Delio Rossi ha però probabilmente usato i toni giusti in spogliatoio perché dopo 6 minuti dall’inizio della ripresa il Palermo è ripassato in vantaggio. Stupenda palla di Cassani da destra per Miccoli e destro al volo potentissimo che non lascia scampo ad Antonioli. Il Palermo non ha però chiuso il match e il Cesena ha premuto con generosità, rischiando di portare a casa il pari in più occasioni. In particolare al 17’ quando Giaccherini (il più attivo dei suoi), circondato da tre difensori ha servito l’accorrente Parolo: Sirigu è uscito a valanga e ha salvato il risultato.

Giusto Ferronato

Fonte: gazzetta
21/11/2010 19:25
 
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Samp, Pazzini show
Il Lecce si arrende

Una tripletta dell'attaccante regala i tre punti alla squadra di Di Carlo. I pugliesi si arrendono alla fine dopo una grande rimonta in 10 uomini (rosso diretto a Chevanton nel primo tempo)

LECCE, 21 novembre 2010 - Cassano? No, Pazzini. Alla Samp basta lui per espugnare Lecce (che in casa non aveva mai perso) e volare a quota 19 (sorpassate Genoa e Udinese), con una doppietta nel primo tempo, agevolata dalla sciocca espulsione di Chevanton, e un gol nel finale quando si era concretizzata la clamorosa rimonta dei pugliesi. Lecce sorpassato dal Cagliari, rimane a +1 dalla zona retrocessione.

SCHACCHIERE — De Canio prova a svoltare dopo il pesante k.o. di Udine e rilancia Chevanton, supportato da Di Michele e Jeda. In mezzo spazio a Grossmuller e Bertolucci. Di Carlo risponde con il solito 4-4-2 quadrato: Poli fa il vice Palombo in coppia con Tissone, e davanti Marilungo vince il ballottaggio con Pozzi.


PRONTI VIA — Si parte con un buon ritmo e rapidi capovolgimenti di fronte. Su uno di questi la Samp trova subito il vantaggio. Minuto 8: Ziegler si fa trovare libero a sinistra e mette dentro un pallone su cui pasticciano Fabiano e Rosati, Pazzini è un falco e appoggia in rete senza farsi pregare. Il colpo a freddo sveglia i padroni di casa, che per diversi minuti si riversano in avanti. Al 13' Chevanton si libera bene al limite e scarica un bel destro incrociato, alto di poco. Ma la palla migliore capita a Bertolacci, che trova un bel destro dal limite su cui si supera Curci.


ROSSO E RADDOPPIO — La Samp gioca una gara intelligente, senza scoprirsi e sfruttando le ripartenze con Marilungo, Guberti e Pazzini. Dietro, Lucchini e Gastaldello non sbagliano niente. Al contrario la difesa del Lecce, la più battuta del campionato, non dà mai garanzie di sicurezza. Al 38' la gara prende la svolta decisiva. Chevanton in area chiede un rigore per un fallo di mano, protesta con Gava, e poi si lancia in una rincorsa di oltre 50 metri conclusa con un inutile calcio a Ziegler. Rosso diretto, con tanto di maglia lanciata contro l'arbitro e proteste ripetute prima di lasciare il campo. Come se non bastasse, dopo un minuto Gava concede un rigore alla Samp per fallo su Marilungo. Calcia Pazzini, Rosati intuisce ma non ci arriva e il primo tempo finisce con il doppio vantaggio doriano.

RIPRESA — In dieci e sotto di due gol, il Lecce rientra con altro piglio. Al 16' ci prova Di Michele con un sinistro ravvicinato su cui risponde Curci. Poi il portiere dei liguri rischia la frittata su un colpo di testa innocuo di Fabiano e si riscatta di nuovo su una punizione di Mesbah. La Samp si chiude troppo, abbassa il baricentro e lascia l'iniziativa al Lecce. Che prima della mezzora accorcia le distanze, con un gran gol di Di Michele: tacco al volo a eludere Gastaldello e destro imprendibile. Il gol dà ulteriore vivacità alla squadra di De Canio, che sulla sua strada trova un grande Curci, fino al (meritato) pari firmato Diamoutente (colpo di testa su invito di Fabiano). Il finale è apertissimo. Il Lecce ha speso molto e crolla. E al 43' Pazzini trova il 2-3 definitivo sulla verticalizzazione di Mannini e il velo intelligente di Dessena.

Emiliano Pozzoni

Fonte: gazzetta
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