loshrike
00lunedì 30 maggio 2005 16:35
Nel Paese che ha proibito il fumo nei ristoranti, negli uffici, sui treni e nei bar, c´è un solo luogo dove la regola non vale, un solo edificio pubblico dove ci si può accendere una sigaretta, un sigaro o una pipa senza che nessuno batta ciglio. Il luogo dove la legge non si applica è lo stesso dove è stata scritta: Palazzo Chigi.
Lì, partendo dalle scale, passando per i pianerottoli e arrivando finalmente alle stanze simbolo del potere - la Sala Verde e la sala del Consiglio dei ministri - ha preso corpo la rivincita dei fumatori: il divieto è andato in fumo.
Il "liberi tutti" ha una data simbolica: il 23 aprile, giorno del licenziamento di Girolamo Sirchia. Insieme al padre della legge se n´è andato una sorta di timore reverenziale ma soprattutto è svanita una promessa. «Purtroppo - raccontò il ministro della Salute - ho avuto la conferma che se decidi un provvedimento giusto c´è una minoranza che mette in atto una sorta di piacere torvo a distruggerlo. Ma è una minoranza che sa di aver perso». E aggiunse, per sottolineare di aver vinto la sua battaglia: «Gianfranco Fini ha preso un impegno ufficiale: non fumerà più in Consiglio dei ministri».
Tre giorni dopo però, il 14 gennaio, la promessa rischiava già di non essere mantenuta. Entrando alla prima riunione di governo dopo l´entrata in vigore della legge, il ministro degli Esteri salutava con una sigaretta accesa tra le dita. Era Carlo Giovanardi, che tenero non è con i tabagisti, ad avvicinarlo: «Gianfranco, spegnila o sarò costretto a fare il delatore». Fini accettò di buon grado e avrebbe continuato a farlo, secondo quanto raccontano alcuni suoi colleghi, almeno fino al mese scorso.
Poi Sirchia è stato sacrificato alle logiche del rimpasto di governo e al suo posto è arrivato Francesco Storace, fumatore incallito. L´ex governatore del Lazio quella legge non l´ha mai amata. «La vivo come una grande ingiustizia, fa sentire i cittadini colpevoli di un reato che non hanno commesso», dichiarò alla vigilia dell´approvazione del divieto.
Poi, indossati i panni del successore di Sirchia, si è sentito in dovere di dichiarare dopo il giuramento al Quirinale: «Ho smesso di fumare». Salvo procedere ad una piccola rettifica due giorni dopo: «Io sto cercando di smettere, ma non ci può essere una tirannide sanitaria dei medici e un ministro non può dire in che cosa consiste il vivere bene e la convivenza sociale». E a promettere incentivi per "riservare aree maggiori ai fumatori". Parole graditissime che hanno allentato i freni inibitori.
Così nella grande sala al terzo piano di palazzo Chigi, che prende il nome dalle tappezzerie e dai tendaggi verdi, il ministro degli Esteri ha rotto il tabù e si è sciolto dalla sua promessa. Dieci giorni fa, durante un incontro affollatissimo con la Confindustria e i sindacati, Gianfranco Fini ha esitato solo un attimo, tamburellando con la sigaretta sul tavolo, poi si è guardato in giro e l´ha accesa.
Di fronte a lui, stupiti, c´erano Luca Cordero di Montezemolo, Marco Tronchetti Provera e Andrea Pininfarina. Qualcuno si è chiesto se si potesse di nuovo fumare, quando una voce dal fondo della sala ha sdrammatizzato: "Lo sapete, da quando è alla Farnesina gode dell´immunità diplomatica".
Pochi secondi è la stessa libertà se l´è presa il leghista Calderoli, ministro delle Riforme. La scena si è poi ripetuta in Consiglio dei ministri, al primo piano, e ancora l´altroieri sera nella Sala Verde, durante la trattativa per il rinnovo del contratto dei ministeriali. Ora però, per evitare di trovare bicchieri pieni di cicche, un solerte commesso allunga un portacenere.
Ma il virus ha contagiato tutto il Palazzo. «Sembra che questa legge sia nata da un mio interesse personale, c´è gente che mi considera un frenetico pazzo talebano. C´è chi pensa - si affannava a ripetere Sirchia - che sia una mia fissazione mentre ignora o fa finta di non sapere che il decreto è stato approvato a palazzo Chigi dal Consiglio dei ministri».
A febbraio la sede del governo però era ancora off limits per i tabagisti. Per accendersi una sigaretta bisognava scendere in cortile. Poi la memoria ha preso a svanire. Tra marzo e aprile i fumatori hanno cominciato a conquistare lo scalone, poi i pianerottoli, su cui sono riapparsi i primi posacenere, quelli con il piedistallo e la sabbia dentro, li hanno piazzati accanto ai divanetti, per garantire una rilassata boccata di fumo.
Fini è sereno, è così legato a quell´abitudine, da aver portato la sua sfida ben più in alto. Al sessantacinquesimo piano del Rockefeller Center, nella mitica Rainbow room, ristorante con spettacolare vista su Manhattan. Facendosi beffe della ben più rigida legge newyorkese, che permette il fumo solo nelle case private o all´aperto, il capo della nostra diplomazia si è acceso una sigaretta tra il primo e il secondo della cena di gala dell´Italian Investor Conference. Raccontano che tra gli invitati americani sia sceso il gelo.
Ma a casa il clima è più cordiale e rilassato. Francesco Storace non è ancora riuscito a smettere, ieri sera ammetteva candidamente: «Ci ho provato almeno quaranta volte ma non è facile. Diciamo che ho ridotto». E se gli si chiede come mai nei palazzi del potere siano tornate le sigarette, risponde: «Non lo so. Io non faccio il controllore. Non è il mio mestiere».
Aveva promesso Sirchia il giorno dell´entrata in vigore della legge, il 10 gennaio, che ci sarebbero stati tre, quattro mesi di tolleranza, che dovevano servire per monitorare la situazione. «Puntiamo ad educare i fumatori "ribelli" evitando le multe, poi la legge verrà applicata con severità, con l´aiuto degli agenti della polizia, della Guardia di Finanza e i Carabinieri». Insomma, a partire da maggio doveva arrivare il giro di vite. Invece sono arrivati i posacenere.
Dagospia 28 Maggio 2005
MAXCAT
00lunedì 30 maggio 2005 16:59
Me l'aspettavo: in un Paese dove l'inganno è la regola ed è considerata una dote da questi politici perchè stupirsi??
Incazzarsi sì però, perchè questi legiferano e disattendono per primi, e vogliono dare l'esempio, ma di cosa?? Il loro messaggio è "chi è più furbo campa meglio, chi se ne frega se ci sono tanti imbecilli pecoroni che seguono le norme". Questi si stupiscono e pontificano sul fatto che ci sia violenza ed intolleranza nella società, quando basta accendere la tv, vedere un tg, un servizio dal parlamento e vedere lo spettacolo: questi che si insultano, espongono cartelli da ultras più beceri, fanno le risse. Se questo è il messaggio "educativo" ....