Ancora una volta la Banca Vaticana, lo Ior, al centro di uno scandalo finanziario

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binariomorto
00mercoledì 22 settembre 2010 23:35
Ior, maxisequestro da 23 milioni
Vaticano "perplesso" su inchiesta

Il presidente della banca Gotti Tedeschi e il direttore generale Cipriani sotto inchiesta per omissioni legate alla violazione della normativa antiriciclaggio. Nel mirino della Procura di Roma due trasferimenti operati da un conto sul Credito Artigiano. La Santa Sede conferma fiducia al manager

ROMA - Il presidente dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi, e il direttore generale della banca vaticana, Paolo Cipriani, sono indagati dalla Procura di Roma per violazione del decreto legislativo 231 del 2007, la normativa di attuazione della direttiva Ue sulla prevenzione del riciclaggio. La Santa Sede ha espresso "perplessità" sugli atti della Procura e ha confermato piena fiducia al presidente della banca. Solidarietà a Gotti Tedeschi anche dal sindaco di Roma Gianni Alemanno: "Persona seria e corretta".

L'iscrizione di Gotti Tedeschi e dell'altro dirigente nel registro degli indagati è legata al sequestro preventivo, firmato dal gip Maria Teresa Covatta su richiesta del procuratore aggiunto Nello Rossi e del pm Stefano Rocco Fava ed eseguito ieri, di 23 milioni di euro (su 28 complessivi) che si trovavano su un conto corrente aperto presso la sede romana del Credito Artigiano spa. Nel mirino dell'autorità giudiziaria, due operazioni che prevedevano il trasferimento di 20 milioni alla JP Morgan Frankfurt e di altri tre alla Banca del Fucino.

L'operazione sospetta. L'inchiesta della Procura prende il via dalla segnalazione di una operazione sospetta da parte dell'Unità di informazione finanziaria della Banca d'Italia, con sospensione della stessa operazione per cinque giorni lavorativi. Ciò ha consentito al nucleo di polizia valutaria della Guardia di Finanza e alla Procura romana di attivarsi. Le nuove indicazioni fornite dalla Banca d'Italia in materia di antiriciclaggio, l'ultima risalente allo scorso 9 settembre, impongono agli istituti di credito che intrattengono rapporti con lo Ior le medesime regole in vigore per i rapporti con le banche extracomunitarie, con verifiche e controlli rafforzati. Di qui la segnalazione alla procura capitolina.

Il sequestro, si precisa, non è stato disposto perché c'è una prova di riciclaggio ma perché, secondo gli inquirenti, è già stato commesso, da parte dei vertici dello Ior, il reato omissivo della norma antiriciclaggio. L'articolo 55 del decreto 231 del 2007 punisce con la reclusione da sei mesi a un anno e con la multa da 500 a 5000 euro "l'esecutore dell'operazione che omette di indicare le generalità del soggetto per conto del quale eventualmente esegue l'operazione o le indica false". E ancora, lo stesso articolo prevede l'arresto da sei mesi a tre anni con l'ammenda da 5000 a 50mila euro "dell'esecutore dell'operazione che non fornisce informazioni sullo scopo e sulla natura prevista dal rapporto continuativo o dalla prestazione professionale o le fornisce false".

Il Vaticano: "Perplessità e meraviglia". Immediata e netta la reazione della segreteria di Stato che - attraverso una nota - ribadisce "massima fiducia nel presidente e nel direttore generale dello Ior". "È nota la chiara volontà, più volte manifestata da parte delle autorità della Santa Sede - si legge - di piena trasparenza per quanto riguarda le operazioni finanziarie dell'istituto per le opere di religione (Ior). Ciò richiede che siano messe in atto tutte le procedure finalizzate a prevenire terrorismo e riciclaggio di capitali. Per questo - prosegue la nota vaticana - le autorità dello Ior da tempo si stanno adoperando nei necessari contatti e incontri, sia con la banca d'Italia sia con gli organismi internazionali competenti - Ocse e Gafi, gruppo di azione finanziaria internazionale contro il riciclaggio di capitali - per l'inserimento della Santa Sede nella cosiddetta white list". "La Santa Sede - sottolinea la nota - manifesta perciò perplessità e meraviglia per l'iniziativa della procura di Roma, tenendo conto che i dati informativi necessari sono già disponibili presso l'ufficio competente della banca d'Italia, e operazioni analoghe hanno luogo correntemente con altri istituti di credito italiani. Quanto poi agli importi citati si fa presente che si tratta di operazioni di giroconto per tesoreria presso istituti di credito non italiani il cui destinatario è il medesimo Ior. La Santa Sede - conclude - tiene perciò a esprimere la massima fiducia nel presidente e nel direttore generale dello Ior".

Anche Alemanno "perplesso". "Desidero esprimere la mia personale solidarietà al presidente dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi, del quale conosco la serietà e la correttezza professionale ed istituzionale. Mi auguro che questa vicenda che mi lascia alquanto perplesso si chiarisca al più presto". Così, in una nota, il sindaco di Roma Gianni Alemanno.

I precedenti. L'indagine della Procura di Roma non è la prima a coinvolgere la banca vaticana da quando, nel 2003, la Cassazione ha attribuito alla giurisdizione italiana competenza sullo Ior. Da quasi due anni sono in corso accertamenti su una decina di istituti di credito italiani in rapporti con lo Ior, per presunte irregolarità in materia di norme antiriciclaggio. Le indagini, anch'esse affidate al procuratore aggiunto Nello Rossi e al pm Stefano Rocco Fava, riguardano, in particolare, movimentazioni di denaro sospette per decine di milioni di euro su un conto corrente dello Ior aperto nella filiale Roma 204 della ex Banca di Roma (successivamente integrata in Unicredit) di via della Conciliazione. Solo tra il 2006 e il 2008 sul conto in questione sarebbero transitati almeno 180 milioni di euro.

Fonte: Repubblica
binariomorto
00martedì 21 dicembre 2010 13:27
Ior, il gip conferma il sequestro
Respinta l'istanza sui 23 milioni

Per il giudice, l'accordo tra la banca vaticana e il Credito Artigiano "non è datato, è generico e non introduce novità rispetto alla problematica inerente le modalità di identificazione dei clienti Ior"

ROMA - Dopo il Tribunale del Riesame, anche il gip del tribunale di Roma, Maria Teresa Covatta, ha respinto l'istanza presentata dai legali dello Ior e confermato il sequestro di 23 milioni di euro depositati su un conto del Credito Artigiano Spa. I legali della Banca Vaticana avevano avanzato l'istanza di dissequestro alla luce del nuovo accordo tra Ior e Credito Artigiano. Accordo che per il gip non modifica il quadro: non è "neppure datato" si legge nelle motivazioni del dispositivo, "sì che non è noto quando sia stato effettivamente stipulato", un "accordo generico che comunque non sembra introdurre elementi di novità rispetto alla problematica inerente le modalità, indirette, incerte e comunque non riscontrabili di identificazione dei clienti Ior".

Il sequestro era stato disposto nell'ambito di un'inchiesta, condotta dal procuratore aggiunto Nello Rossi e dal sostituto Stefano Rocco Fava, su presunte omissioni legate alle norme antiriciclaggio da parte della banca vaticana, che ha visto indagati il presidente dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi, e il direttore generale Paolo Cipriani.

L'azione penale è partita sulla base di una segnalazione dell'Unità informazioni finanziarie (Uif) che, il 15 settembre scorso, aveva già disposto la sospensione per cinque giorni di due operazioni disposte dallo Ior, perché ritenute sospette, sul conto aperto presso la sede romana del Credito Artigiano. Una movimentazione da 20 milioni destinati all'istituto di credito tedesco J.P. Morgan Frankfurt e altri tre milioni destinati alla Banca del Fucino. Sul conto sono depositati complessivamente 28 milioni di euro.

Motivando la decisione di non dissequestrare i 23 milioni di euro depositati su un conto del Credito Artigiano Spa, il gip Covatta mette in evidenza come non siano "intervenute modifiche sostanziali rispetto al quadro indiziario preesistente in ragione della persistenza di quella che correttamente il pm definisce 'globale confusione' della disponibilità sui conti riferibili allo Ior". Una situazione "testimoniata dalla impossibilità di fatto di individuare da parte della banca depositaria - scrive il gip - i clienti Ior beneficiari di bonifici e assegni, la cui identificazione passa esclusivamente per il tramite dello stesso Ior, senza possibilità di controllo e riscontro da parte delle autorità italiane".

I difensori dello Ior sono da tempo in attesa che la Cassazione fissi il loro ricorso presentato all'indomani della decisione del Tribunale del Riesame. Anche secondo il collegio presieduto da Claudio Carini, la banca vaticana, ordinando con un fax al Credito Artigiano di trasferire 20 milioni di euro alla Jp Morgan di Francoforte e altri tre alla Banca del Fucino, non si era "uniformata ai criteri di trasparenza e 'tracciabilita delle operazioni compiute con banche italiane, imposti dalla normativa antiriciclaggio (il decreto legislativo 231 del 2007), anche con sanzioni penali, per impedire la circolazione di capitali illeciti". "Pur richiesto dall'interlocutore bancario - aveva scritto il tribunale -, l'istituto Vaticano non ha comunicato per chi (per sè o per eventuali terzi, di cui comunicare le generalità) intendesse eseguire le due operazioni, né natura e scopo delle stesse".

Fonte: Repubblica
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