Come votano gli italiani all'estero

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micharch
00mercoledì 2 aprile 2008 12:38
Le votazioni, per principio, sono segrete e le procedure per renderle tali ci vengono ripetute (in questo periodo) decine di volte al giorno su tutte le televisioni.
E' di ieri la richiesta di Veltroni di vietare i telefonini con macchina fotografica nelle cabine elettorali.

Ma voi sapete come votiamo noi all'estero? Forse sì, in tv dicono anche quello. Ma in pratica cosa può succedere (e succede...).
Ho ricevuto la busta con tutto l'occorrente, schede comprese che dovrò inserire in una busta bianca anonima che dovrò chiudere bene e poi, con un'altra busta, spedire al consolato.
Tutto normale direte voi. E no!
In realtà può succedere (visto con i miei occhi) che in un bar piuttosto che in un ristorante, si trovino diversi italiani che, con le schede davanti, discutono e contrattano a chi dare il voto, comprese le preferenze... Poi ognuno inserisce le sue schede nella busta "anonima" e le spedisce...

Interessante, vero?
Non capisco perchè non viene allestito un seggio in Ambasciata e nei vari consolati, in modo da farci votare in modo più trasparente come tutti gli altri italiani.

Ricordate le scorse elezioni quanto si è parlato dei brogli dei voti all'estero e quanto sono contati quei pochi senatori votati?

In realtà questi non sono brogli, ma truffa legalizzata che, evidentemente, fà comodo a molti.

Non solo: spedendo il voto per posta normale, chi mi garantisce che la busta non sparisca per strada e che "non arrivi a destinazione in tempo"? e quindi bruciata ed incenerita...
Oggi ho richiesto il permesso di poter consegnare la busta direttamente al consolato a mano. Mi hanno risposto che è previsto: ma nelle istruzioni esiste solo la possibilità della spedizione...

Tante ombre e poche luci.
Nimwid
00mercoledì 2 aprile 2008 13:16
solita Italietta anche oltre confine...comincia a venirmi una mezza idea di espatriare.
mariposa.
00mercoledì 2 aprile 2008 22:22
mi viene in mente un'altra cosa,forse è una domanda sciocca: ma se i seggi al senato vengono attribuiti su base regionale per gli italiani che votano dall'estero come si procede?
Toro-49
00mercoledì 2 aprile 2008 23:05
Nel caso in cui il consolato più vicino si trova a qualche migliaio di Km. di distanza - e questo all'estero è la norma visto che il sottoscritto necessitò di un'autentica di firma ad Arica (Perù) e per ottenerla dovette recarsi prima a Lima, all'Ambasciata dove non erano facultati, quindi al Consolato Generale di Callao dove l'ottenne - come la mettiamo? Si potrebbe allestire un seggio in ogni consolato Generale ma non sempre questo è facilmente raggiungibile da tutti gli aventi diritto. Senza contare i marittimi che in navigazione sono, di fatto, privati del loro diritto salvo allestire un seggio su ogni unità battente bandiera italiana per poi trasmettere, via radio, i risultati al Viminale previo sottoscrizione di validità da parte del comandante dell'unità. Insomma ci sono anche dei problemi logistici di cui è necessario tenere conto.
il tobas
00giovedì 3 aprile 2008 15:35
A me risulta che già da tempo sono vietati i telefonini con macchina fotografica nelle cabine elettorali.
Però è una cosa di facciata perchè è impossibile controllare
micharch
00venerdì 4 aprile 2008 14:56
Re:
Toro-49, 02/04/2008 23.05:

Nel caso in cui il consolato più vicino si trova a qualche migliaio di Km. di distanza - e questo all'estero è la norma visto che il sottoscritto necessitò di un'autentica di firma ad Arica (Perù) e per ottenerla dovette recarsi prima a Lima, all'Ambasciata dove non erano facultati, quindi al Consolato Generale di Callao dove l'ottenne - come la mettiamo? Si potrebbe allestire un seggio in ogni consolato Generale ma non sempre questo è facilmente raggiungibile da tutti gli aventi diritto. Senza contare i marittimi che in navigazione sono, di fatto, privati del loro diritto salvo allestire un seggio su ogni unità battente bandiera italiana per poi trasmettere, via radio, i risultati al Viminale previo sottoscrizione di validità da parte del comandante dell'unità. Insomma ci sono anche dei problemi logistici di cui è necessario tenere conto.




Gli iscritti all'AIRE sono mediamente un decimo di quelli che realmente operano all'estero, in quanto si iscrive all'AIRE solo chi risiede permanentemente nel Paese estero.
Situazioni estreme come quella di Arica sono situazioni estreme. Non parliamo delle situazioni particolari di navi (quanti saranno mai i naviganti in giro per i mari...).
Inoltre, per legge, salvo dispense particolari, ogni cittadino deve votare nel Comune di residenza. Solo per gli iscritti all'AIRE il diritto di voto viene espresso nel Paese di residenza (equiparabile al Comune). E solo questi sono diversi milioni (si pensi all'Argentina, ad esempio), non episodi particolari...

E per questi milioni di votanti vengono date delle istruzioni di voto completamente diverse da quelle che esistono in Italia. E che si prestano a situazioni non chiare.
Da una parte (in Italia) norme di controllo ferree. Dall'altra parte (all'estero), la piena anarchia.
E' questo che non accetto: due pesi e due misure.
Non solo: noi abbiamo già votato (se i nostri voti arriveranno in Italia e se arriveranno "giusti") e non ci viene garantito l'anonimato del voto.

E' sicuramente una situazione anomala. Ma noi italiani (almeno una parte consistente), siamo abituati a giustificare tutto e tutti. Con tutte le conseguenze del caso.
Per le votazioni ci sarà il solito strascico della validità e dei brogli del voto degli italiani all'estero. Una polemica annunciata che a priori ci declassa come elettori di serie B.
mariposa.
00venerdì 4 aprile 2008 21:27
ma avete sentito la storia delle schede per il senato consegnate a gente che non ha l'età per votare e inviate per posta semplice anzichè raccomandata????
Toro-49
00venerdì 4 aprile 2008 22:41
Re: Re:
micharch, 04/04/2008 14.56:




Gli iscritti all'AIRE sono mediamente un decimo di quelli che realmente operano all'estero, in quanto si iscrive all'AIRE solo chi risiede permanentemente nel Paese estero.
Situazioni estreme come quella di Arica sono situazioni estreme. Non parliamo delle situazioni particolari di navi (quanti saranno mai i naviganti in giro per i mari...).
Inoltre, per legge, salvo dispense particolari, ogni cittadino deve votare nel Comune di residenza. Solo per gli iscritti all'AIRE il diritto di voto viene espresso nel Paese di residenza (equiparabile al Comune). E solo questi sono diversi milioni (si pensi all'Argentina, ad esempio), non episodi particolari...

E per questi milioni di votanti vengono date delle istruzioni di voto completamente diverse da quelle che esistono in Italia. E che si prestano a situazioni non chiare.
Da una parte (in Italia) norme di controllo ferree. Dall'altra parte (all'estero), la piena anarchia.
E' questo che non accetto: due pesi e due misure.
Non solo: noi abbiamo già votato (se i nostri voti arriveranno in Italia e se arriveranno "giusti") e non ci viene garantito l'anonimato del voto.

E' sicuramente una situazione anomala. Ma noi italiani (almeno una parte consistente), siamo abituati a giustificare tutto e tutti. Con tutte le conseguenze del caso.
Per le votazioni ci sarà il solito strascico della validità e dei brogli del voto degli italiani all'estero. Una polemica annunciata che a priori ci declassa come elettori di serie B.



Mi dici che la situazione di Arica è un caso estremo, posso crederci tranquillamente solo che è avvenuta, guarda caso, l'unica volta che, dall'estero, ho avuto la necessità di un sigillo di stato.

Non posso, però, fare a meno di notare che anche la situazione in sè comporta delle problematiche logistiche che hanno un peso rilevante: differenza di fusi orari, estensione molto dilatata del bacino di utenza dei Consolati, personale non perfettamente specializzato e competente sulla normativa del diritto di voto, anagrafe non sempre aagiornata mediante i canoni esistenti in madre patria.

Insomma se fossi un Cansole italiano all'estero sono convinto che mi troverei a fronteggiare problematiche, le più disparate, che sul patrio suolo non vengono neanche immaginate. Una certa flessibilità in certi casi si impone al fine di tutelare l'esercizio del diritto.


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