Fli: "Dossier fatto da un uomo del premier"
Accuse a Lavitola, editore dell'Avanti
E' scontro con il governo, che in una nota parla di "totale irresponsabilità: falso e diffamatorio chiamare in causa i servizi segreti". I giornali di Santo Domingo rimuovono i documenti dal web. Interrogazione di Luigi Zanda, Pd. Il giornalista indicato come autore dell'operazione: "Io sono a caccia sul documento per capire se è vero"
ROMA - "Falso e diffamatorio chiamare in causa i servizi segreti". Palazzo Chigi contro Gianfranco Fini e il Fli: che ieri, a proposito degli articoli sul Giornale avevano parlato di "azioni di dossieraggio contro di noi". La presidenza del Consiglio, lette le accuse contro i servizi, utilizzati secondo loro "per colpire la terza carica dello Stato" sulla casa di Montecarlo, reagisce con forza. E comincia una giornata nel segno del botta e risposta, fino a quando viene fuori nome e cognome della persona che sarebbe coinvolta nella costruzione della presunta "patacca": Valter Lavitola, editore e direttore dell'Avanti (ma il Psi dice di non avere rapporti con lui). Una notizia confermata ad Annozero dallo stesso Italo Bocchino. E l'esponente del Pdl, candidato in passato con Forza Italia, dice all'Agi: "Valuterò se ci sono estremi per una querela".
Il comunicato in mattinata. "Le illazioni, le voci e le congetture apparse su alcuni quotidiani in relazione ad una presunta attività di dossieraggio sono assolutamente false, diffamatorie e destituite di ogni fondamento", scrivono a Palazzo Chigi. "I 'Servizi' nelle loro diverse articolazioni e la Guardia di Finanza hanno già provveduto a smentire, non avendo mai svolto alcuna attività, né diretta né indiretta, né in Italia né all'estero, in relazione a queste voci. Di fronte alla gravità di queste insinuazioni la Presidenza del Consiglio non può non denunciare la totale irresponsabilità di chi diffonde voci siffatte solo per ragioni di polemica politica, ben sapendo che esse non hanno il minimo fondamento". Ma Italo Bocchino, capogruppo di Fli replica: "Nessuno ha mai dubitato della lealtà istituzionale dei nostri apparati di sicurezza. Il problema semmai è avere certezza che, come accaduto in passato, non ci siano azioni torbide, illegali, deviate che, come tali, non sono certo a conoscenza dei vertici. E questa certezza purtroppo non la pu avere nessuno, come dimostrano tante vicende anche recenti (vedi Pio Pompa)". Poi aggiunge la stilettata: "Il dossier è stato prodotto ad arte da un persona molto vicina a Berlusconi che ha girato per il Sudamerica di cui al momento opportuno saprete il nome". E il suo collega Carmelo Briguglio aggiunge: "Rinviamo al mittente le accuse di irresponsabilità, che la presidenza del Consiglio farebbe bene a indirizzare ad altri destinatari nelle immediate vicinanze".
Le smentite. E poco prima il Dis aveva preso posizione. "Con riferimento alle voci - si legge in una nota del Dipartimento di informazione per la sicurezza - alle insinuazioni e alle false notizie, riportate anche oggi dalla stampa, su presunte iniziative svolte in Italia e all'estero in merito all'immobile di Montecarlo, il Dis, sulla base delle formali assicurazioni in tal senso ricevute dai direttori dell'Aise e dell'Aisi, ribadisce l'assoluta infondatezza di quanto pubblicato in ordine ad attività di qualsiasi natura attribuite ai servizi di informazione per la sicurezza".
Molto più laconica la Guardia di Finanza che interviene con una nota del comando generale. "In relazione alle indiscrezioni giornalistiche anche oggi apparse sugli organi di stampa sulla vicenda di cronaca nota come 'la casa di Mmontecarlo', la Guardia di Finanza precisa che nessun suo appartenente ha svolto o sta svolgendo attività investigativa in territorio estero".
L'interrogazione. "E' assolutamente urgente che il governo italiano chiarisca che i nostri servizi servizi non sono coinvolti nelle vicende di dossieraggio che avrebbero avuto origine nei Caraibi e che riguardano il presidente della Camera Fini" chiede il senatore del Pd, Luigi Zanda, in un'interrogazione parlamentare. Secondo Zanda, "l'operazione di dossieraggio sarebbe stata compiuta in un'isola dei Caraibi, luogo noto anche per essere spesso frequentato da personaggi italiani di dubbia o pessima reputazione, operativi anche in altri paesi dell'America Latina".
In attesa che l'esecutivo chiarisca, gli uomini più vicini al presidente della Camera ritengono di aver raggiunto la ragionevole certezza per identificare l'uomo che ha manipolato e diffuso la falsa comunicazione del ministro della giustizia dell'isola off shore di Santa Lucia, nei Caraibi dove sono state costituite le società proprietarie dell'appartamento di Montecarlo abitato dal cogmnato di Fini, Giancarlo Tulliani. Italo Bocchino, capogruppo del Fli alla Camera, conferma: "Due fonti diverse, una nazionale e l'altra internazionale, ci hanno ribadito che si tratta di una persona molto vicina a Berlusconi che ha girato per il Sudamerica. Presto questo nome salterà fuori". Secondo gli uomini vicini a Gianfranco Fini, come Repubblica ha potuto accertare, la persona coinvolta sarebbe Valter Lavitola, editore e direttore dell'Avanti.
Ma i finiani insistono: "Una patacca". Bocchino, annunciando che il gruppo ha avuto l'adesione di Giampiero Catone del Pdl, rilancia: "Berlusconi non può mandare Ghedini e Alfano a dialogare con noi e poi ricevere Feltri e Sallusti per propagare le patacche". Il dialogo sul lodo Alfano era stato avviato ma ora di fronte "all'escalation della campagna mediatica contro Fini e i dossier basati su falsità, non si seguiranno le vie brevi per il lodo Alfano ma quelle regolamentari". Di 'patacche' parla anche Fabio Granata: "Ora è ufficiale, hanno scoperto che quel documento è una patacca, una fotocopia - ha detto Granata, conversando in Transatlantico e riferendosi al documento pubblicato sul 'Giornale' sulla vicenda della casa di Montecarlo. Il Fatto pubblica una dichiarazione della stamperia dello Stato di Santa Lucia: "Il documento Tulliani non è nostro".
In serata, Granata si confronta al Tg1 con Vittorio Feltri. E ribadisce: "Il documento in cui Tulliani viene indicato come proprietario della casa di Montecarlo è un falso: siamo a un killeraggio gestito da due giornali, di cui uno di proprietà della famiglia del premier". I due giornali di Santo Domingo che lo hanno pubblicato - con le stesso stile, le stesse parole, le stesse sottolineature - lo hanno in seguito rimosso dai server.
Bocchino ad Annozero. "I primi a parlare di servizi segreti sono stati Il Velino e il Giornale, il 15 e il 17 settembre" dice Italo Bocchino, ospite della trasmissione di Santoro. "Se fosse tutto vero, lo stato di Santa Lucia non direbbe nulla sulla proprietà di quella casa: l'economia di quello Stato è basato proprio sulla segretezza. Siamo di fronte a una patacca. Il problema è chi l'ha confezionata".
"Confermo l'indiscrezione di Repubblica.it: Lavitola è coinvolto in questa storia, è molto vicino al premier, gira molto in Sudamerica, ha organizzato delle feste per Berlusconi in Brasile, lo ha accompagnato in molte occasioni".
Lavitola: "Sono a caccia sul documento". Di fronte alle accuse espresse dai finiani, il direttore dell'Avanti sostiene: "Ho appreso da poco queste stupidaggini. Mi viene da ridere. Come si può fabbricare un dossier del genere?". "Io sono il direttore di 'Avanti'. Sto facendo un'indagine giornalistica per capire chi c'è dietro le due società off shore. Mi hanno fregato - spiega ancora - i colleghi di Santo Domingo che però mi hanno fornito un'altra opportunità, quella di capire se questo documento è vero o falso". Lavitola poi aggiunge: "Spero di non essere battuto anche in questa caccia. Se scoprissi che il documento è falso sarei il primo a dirlo. Se non vi sono delle conferme ufficiali per me il documento non è vero. Il garantismo equivale al socialismo. Socialista sono stato e socialista rimango".
Fonte:
Repubblica