Elezioni anticipate, ora le vorrebbe anche Berlusconi

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binariomorto
00venerdì 6 agosto 2010 15:10
La maggioranza non c’è più, cosa farà Berlusconi?
Può fare le elezioni anticipate, ora che Fini è debole?
Bossi lo permetterà


Cosa farà adesso Berlusconi? Andrà da Napolitano per chiedere lo scioglimento delle Camere e tornare alle urne? Ammetterà la crisi della maggioranza correndo il rischio che il capo dello Stato ricorra a un governo tecnico? Riuscirà ad allargare la maggioranza con l’acquisto di nuove forze ma senza pagare il prezzo chiesto da Casini, passare per una crisi formale?
La votazione sulla mozione di sfiducia nei confronti di Giacomo Caliendo ha fornito un verdetto impietoso per la maggioranza: senza i finiani, quella stessa maggioranza non esiste più, almeno alla Camera. Basta leggere i numeri: i voti di Pdl e Lega, a favore del sottosegretario (indagato nell’ambito dell’inchiesta sulla “cricca P3″), sono stati 299. Per avere la maggioranza parlamentare ne servono 316. Anche contando gli assenti, l’attuale maggioranza (o sarebbe più corretto dire ex maggioranza) non sarebbe andata oltre quota 309. A Montecitorio Caliendo si è salvato solo grazie all’astensione di Futuro e Libertà, Udc e Alleanza per l’Italia. Quali sono dunque gli scenari che si aprono in una situazione del genere?
Berlusconi ha preso atto della crisi politica che affligge il governo e i suoi, ma l’orgoglio e la testardaggine gli impediscono di ammettere che allo stato attuale delle cose il governo rischia di andare sotto ad ogni votazione.Il premier, durante la cena con i deputati del Pdl e gran parte dei ministri, ha ammesso più volte che la soluzione più probabile sono le elezioni anticipate: “Un altro incidente così e si va al voto”.
Ma Berlusconi sa anche che andare al voto non è così semplice, perché prima di questo Napolitano dovrebbe esplorare le possibilità di un altro governo e sono alti i rischi che questo governo trovi una maggioranza alternativa a quella guidata da Berlusconi. Inoltre Bossi non vuole le elezioni subito, perché dovrebbe presentarsi ai suoi padani col carniere mezzo vuoto, cioè senza avere portato a casa l’obiettivo strategico ventennale della Lega, il federalismo.
Così per l’Italia si prospetta un periodo più o meno lungo di crisi non proclamata, con Berlusconi cucinato a fuoco lento dai suoi avversari, con gli astenuti di ieri che di volta in volta possono decidere se votargli contro o a favore o astenersi ancora. Tutto questo non è un gran bene per il paese, anche se Tremonti garantisce che nulla cambierà, qualsiasi cosa succeda.
L’idea di un rimpasto non sfiora nemmeno Berlusconi, ed è questo che lo differenzia dai leader democristiani e socialisti della Prima Repubblica: come ha scritto su Blitz Quotidiano Giuseppe Giulietti “Andreotti o Craxi avrebbero preso atto del risultato e avrebbe tentato una mediazione politica, una ricomposizione, una trattativa e magari avrebbero proposto un rimpasto”.
Berlusconi invece preferisce minacciare il ritorno alle urne, che rappresentano una sorta di “ricatto” nei confronti dei suoi nemici: il premier sa che in questo momento Fini e i suoi sono ancora “deboli” dal punto di vista elettorale. E’ vero che alcuni sondaggi li accreditano tra il 7 e il 12% (l’ultimo realizzato dall’istituto Crespi parla dell’8%), ma in realtà la forza elettorale di Futuro e Libertà sarebbe inferiore e molto dipenderebbe dalle alleanze che eventualmente Fini stringerà (Casini? Rutelli? Una parte del Pd?).
Andare alle elezioni in autunno non conviene a Fini e questo lo sa, per questo ha deciso di astenersi nella votazione su Caliendo: meglio prendere le distanze in maniera “morbida” dal governo (quindi non votare insieme con la maggioranza ma consentirgli comunque di “vincere”) piuttosto che andare ad uno scontro frontale che avrebbe come unica conseguenza quella di tornare a votare.
Quella del governo tecnico sarebbe anche la soluzione preferita da Napolitano: il presidente della Repubblica potrebbe affidare il nuovo esecutivo a personalità “neutre” come ad esempio il governatore della Banca d’Italia Mario Draghi. In questo modo Napolitano sa che non verrebbe intaccata la propria posizione, in vista di un eventuale rinnovo del mandato presidenziale: un’eventuale vittoria elettorale di Berlusconi e della Lega potrebbe spianare la strada alla riforma in chiave presidenziale che porterebbe Berlusconi dritto dritto al Quirinale.
Nel frattempo, Berlusconi si è preso una “pausa di riflessione” di 15 giorni: ufficialmente queste due settimane serviranno alla riorganizzazione del partito, verosimilmente saranno utili a formulare una “strategia” in vista del possibile voto. Resterebbe a questo punto da decidere la data per andare alle urne: negli ambienti di Palazzo Chigi si parla di novembre, ma non è ancora esclusa l’ipotesi di rimandare il tutto in primavera. Questa sarebbe la soluzione preferita anche dalla Lega, che spera nel frattempo possa passare la legge sul federalismo.

Fonte: blitzquotidiano
binariomorto
00venerdì 6 agosto 2010 15:19
Berlusconi sfida Fini sul programma, Pdl si prepara al voto

Rilancio su quattro punti: giustizia, fisco, sud e federalismo. Pdl si prepara al voto


ROMA - Una sfida sul programma elettorale, che sarà rilanciato a settembre: giustizia, fisco, sud, federalismo. Berlusconi si rivolge così ai finiani che hanno lasciato il Pdl ma non la maggioranza. Gaetano Quagliariello spiega l'esito del vertice di ieri: 'C'é una strategia che tende a consumare un governo che ha ben lavorato per degradarlo a esecutivo dimezzato. Finché questo non si realizzerà, andremo avanti sfidando i finiani sul rilancio del programma'. Federalismo fiscale e giustizia saranno i punti chiave per il ministro leghista Roberto Calderoli, che intende vedere Fini per verificare se ci sono margini di mediazione; mentre l'ex ministro dell'Interno Beppe Pisanu si oppone al voto anticipato e propone un governo di solidarietà nazionale guidato da Berlusconi. 'No ai veti nell'opposizione - dice il leader del Pd Pier Luigi Bersani - La posta in gioco è chiudere il ciclo berlusconiano che dura da 16 ann'.

Fonte: ANSA
binariomorto
00venerdì 6 agosto 2010 15:29
Anche Bossi si prepara alle elezioni
Casini: "Squadrismo contro Fini"

Il leader della Lega sulle fibrillazioni della maggioranza: "Se si va alle elezioni spazziamo via tutti". Il segretario Udc difende il presidente della Camera dopo le inchieste partite dai giornali vicini a Berlusconi. Vertice a Palazzo Chigi: "Avanti con il programma o si vota". Granata: "Ne vedremo delle belle...". Sulle alleanze duello Di Pietro-Pd

ROMA - All'indomani del voto sulla sfiducia a Caliendo, il leader della Lega prende atto delle difficoltà della maggioranza: "E' molto difficile andare avanti così", dice Umberto Bossi riferendosi al fatto che a ogni passaggio parlamentare il governo sarà in bilico. "A settembre ne vedremo delle belle", avverte il finiano Granata. Nuovi scenari in vista? Magari quel governo di transizione da molti ipotizzato? Non per Antonio Di Pietro: "Berlusconi non lo permetterà perché sa che una maggioranza senza di lui farebbe una legge elettorale non tagliata su di lui e delle regole sul conflitto di interesse". Dunque Pd e Idv dovranno "andare a elezioni a viso aperto". E soprattutto "il Pd dovrà fare le sue scelte: di qua c'è lo schieramento della legalità", insiste Di Pietro, "di là la palude della Balena bianca". In serata arriva la risposta dei democratici, affidata alle parole di Giorgio Merlo. "Il Pd, come è ovvio, non disdegna l'alleanza con le forze politiche, di nuovo o di vecchio conio, che hanno come obiettivo la costruzione di una alternativa riformista e democratica al centro destra. Piaccia o meno all'on. Di Pietro".

L'ipotesi di elezioni anticipate, comunque, non spaventa il ministro delle Riforme. Che prima attacca Fini ("Lasciamolo andare al mare") poi boccia ogni ipotesi di governi di transizione ("il Paese cadrebbe nell'istabilità, confido nel Colle"), magari con a capo Giulio Tremonti ("mica è scemo ad accettare. Lui vuole bene a Berlusconi"). Infine si dice certo della vittoria elettorale: "Se si vota noi e il Pdl insieme spazziamo via tutti. Se sta con noi, Berlusconi vince". Allenza scontata dunque? Non proprio: "Vedremo, contano i programmi". Più tardi, però, una nota del Carroccio, smentirà ogni tipo di perplessità del Senatur: "Il 'vedremo' era in risposta alla domanda sulla possibilità di elezioni anticipate e non alla certezza di una intesa con il Cavaliere".

Casini difende Fini. Il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, si sofferma invece sulle inchieste partite dai giornali vicini a Berlusconi contro Gianfranco Fini: "Non mi piace lo squadrismo intimidatorio nei confronti del Presidente della Camera. Se uno è un delinquente, lo è sempre. Una persona non è delinquente se fa una scelta oppure santa se ne fa un'altra".

Per il leader centrista "l'evocazione così superficiale di elezioni anticipate sarebbe una fuga dalla responsabilità del tutto incongrua". Un riferimento netto alle ormai palesi intenzioni del premier, che, dopo lo strappo dei finiani, evoca continuamente le urne. Confermate oggi da Paolo Bonaiuti, sottosegretario alla presidenza del consiglio: "Nel momento in cui è avvenuto il distacco da parte di una componente della maggioranza, il premier ha avvertito tutti, 'state pronti' per possibili elezioni".

"Berlusconi oggi ha due strade davanti. Se vede l'impossibilità di governare fa bene ad andare al quirinale a dimettersi - dice Casini - l'altra strada, che secondo noi è più seria, è confrontarsi con le novità emerse ieri" con il voto della Camera sul sottosegretario Caliendo. "Non è nato un nuovo polo o il grande centro, ma si è data voce ad un'esigenza che nel paese sta montando giorno dopo giorno. Un'area di responsabilità nazionale che nasce non per sfasciare ma per ricucire il paese".

Poi Casini torna sulla necessità di un governo di responsabilità nazionale da lui lanciato da tempo: "E' indispensabile per risolvere le difficoltà degli italiani". E al Pd dice: "E' stato rapido a capirne l'urgenza, dalla maggioranza siamo ancora agli anatemi e alle scomuniche".

Vertice a palazzo Chigi. Avanti nella realizzazione del programma, ma se qualcuno nel centrodestra ritiene di venir meno al patto siglato con gli elettori, ne assumerà la responsabilità. E l'unica alternativa sarà il voto. E' questa la linea del vertice Pdl illustrata, al termine della riunione, dal capogruppo al Senato, Maurizio Gasparri. All'incontro, oltre a Berlusconi, erano presenti i tre coordinatori nazionali del partito (Ignazio La Russa, Denis Verdini e Sandro Bondi) i capigruppo di Camera e Senato , il ministro della Giustizia Angelino Alfano, quello dell'Economia Giulio Tremonti e il ministro per le Infrastrutture Altero Matteoli. Presenti i due sottosegretari alla presidenza del Consiglio Gianni Letta e Paolo Bonaiuti. All'incontro hanno preso parte anche il ministro Giorgia Meloni, il ministro Maria Vittoria Brambilla che presiede i Circoli della Libertà e Mario Valducci che guida i Club della Libertà. Un segno della volontà Berlusconi di ascoltare le proposte di rinnovamento del Pdl e di mettere mano all'organizzazione del partito. Era presente anche il senatore Mario Mantovani, responsabile dei 120.000 "difensori del voto" che hanno il compito di presidiare i seggi durante le elezioni

Alfano. "Non ci può essere contraddizione tra legalità e garantismo. Si tratta di due aspetti che si tengono insieme in modo complementare". Lo afferma il ministro della Giustizia Angelino Alfano. "Legalità - spiega il guardasigilli - non vuol dire che un atto del pm coincide con la verità, e garantismo non significa impunità. E' questo l'aspetto costituzionale voluto dai padri fondatori nel 1948 e che noi abbiamo voluto difendere. Su questo principio di legalità accettiamo la sfida di chiunque".

Fonte: Repubblica
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