Inchiesta G8 e grandi eventi, assegno sospetto a De Lise ma il magistrato si difende in procura

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binariomorto
00giovedì 16 settembre 2010 00:21
Appalti e verdetti pilotati
Assegno sospetto e De Lise

"Al presidente del Consiglio di Stato 250mila euro".
Al vaglio degli inquirenti il ruolo del magistrato quando era a capo del Tar del Lazio


PERUGIA - C'è un nuovo nome in cima all'agenda istruttoria della Procura di Perugia. In qualche modo cruciale per ruolo, implicazioni politiche e posizione nel sistema di relazioni sin qui fotografato dall'indagine sui Grandi Appalti. È Pasquale De Lise, 73 anni, napoletano, magistrato da mezzo secolo, già presidente del Tar del Lazio, unico "consultore" di "Propaganda Fide" per l'amministrazione del patrimonio immobiliare della Congregazione sopravvissuto alla gestione Sepe e ancora in carica, amico personale di Angelo Balducci e, soprattutto, dal 22 giugno scorso, su espressa indicazione del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta e del premier Berlusconi, Presidente del Consiglio di Stato, massimo organo della giustizia amministrativa. Già apparso nelle prime cronache che avevano accompagnato in febbraio gli arresti di Anemone & co., De Lise torna ora al centro dell'attenzione dei pm Sergio Sottani e Alessia Tavarnesi sulla scorta di una segnalazione di operazione finanziaria sospetta della Banca d'Italia e di un supplemento di indagine del Ros dei carabinieri di Firenze su alcune intercettazioni telefoniche che lo riguardano.

E' storia di queste ultime settimane. La Banca d'Italia segnala infatti alla Procura che, nel luglio dello scorso anno, sul conto del magistrato viene versato un assegno per un importo che sfiora i 250 mila euro. Una cifra importante, sulle cui ragioni il Nucleo Tributario della Guardia di Finanza sta al momento conducendo accertamenti, ma che inquieta i pubblici ministeri per due buone ragioni. La prima: il traente di quell'assegno è un noto avvocato amministrativista, "che - chiosa una fonte investigativa - non si comprende quale rapporto avesse con il magistrato al punto da giustificare il trasferimento di un importo di quella entità". La seconda ragione è in un'informativa del Ros dei carabinieri che, nel rileggere un'intercettazione del 26 febbraio 2008, allunga un'ombra importante sul ruolo di De Lise e ne conferma la centralità negli equilibri del Sistema Anemone-Balducci.
Al telefono, in quell'inverno di due anni fa, sono il costruttore Emiliano Cerasi (titolare della "Sac") e Fabio De Santis, allora provveditore alle opere pubbliche della Toscana. Cerasi si è aggiudicato l'appalto per il nuovo teatro di Firenze, ma l'impresa concorrente, la "Giafi" di Valerio Carducci ha presentato ricorso al Tar del Lazio per quell'aggiudicazione che considera tanto inopinata quanto illegittima. Cerasi è preoccupato. "Carducci utilizza l'avvocato Izzo che è molto pericoloso specialmente in Consiglio di Stato - dice a De Santis - Ma proprio molto pericoloso... Quindi bisogna... io metterò Patrizio". Quel nome, "Patrizio", per molti mesi nulla dice al Ros. Fino a quando non ne viene a capo. "Patrizio" è Patrizio Leozappa, avvocato amministrativista crocevia degli incontri riservati di Angelo Balducci, Diego Anemone e del suo commercialista Stefano Gazzani. Un "facilitatore". Ma, soprattutto, il genero di Pasquale De Lise. La scelta di Cerasi, dunque, non è casuale. Come gli esiti che produce.
Il 16 aprile del 2008, infatti, il ricorso di Carducci viene respinto e, coincidenza, la decisione (la numero 2203) porta la firma di quel Tar Lazio di cui De Lise è presidente. C'è di più. I carabinieri scoprono che gli avvocati che assistono Cerasi di fronte al Tar hanno i loro uffici nello stesso appartamento e stabile di Roma in cui ha sede lo studio di Leozappa: via Bocca di Leone 78. Che, guarda caso, è un immobile di proprietà di "Propaganda Fide", la Congregazione di cui De Lise è "consultore". Ce ne è abbastanza per convincere il Ros che la decisione del Tar abbia l'odore del verdetto pilotato. Non fosse altro perché, 2 anni, dopo, quando De Lise non è più presidente, quel verdetto viene ribaltato dallo stesso Tar del Lazio che accoglierà il ricorso di Carducci. Una decisione che sarà confermata dal Consiglio di Stato che riterrà di dover trasmettere gli atti dell'intera vicenda alla Corte dei Conti viste le macroscopiche irregolarità di aggiudicazione della gara.

Fonti investigative riferiscono che la posizione di De Lise nell'indagine di Perugia verrà valutata nei prossimi giorni. Se i pm ne decidessero l'iscrizione, sarebbe il secondo magistrato, dopo Achille Toro, a fare ingresso nel registro degli indagati. Quel Toro su cui, per altro, l'indagine ha segnato durante l'estate un altro passo avanti. Interrogato, Massimo Sessa, dirigente del ministero delle infrastrutture, ha confermato, per esserne stato testimone, che, nel gennaio di quest'anno, poco prima degli arresti disposti da Firenze, Balducci venne informato dell'inchiesta sulle grandi opere che conduceva la Procura di Roma dall'avvocato Edgardo Azzopardi, che aveva avuto quale suo confidente Camillo Toro, figlio del magistrato.

Fonte: Repubblica
binariomorto
00giovedì 16 settembre 2010 00:23
Inchiesta G8, De Lise in procura
sentito per inchiesta sugli appalti

Presentatori spontameamente a Perugia, il presidente del Consiglio di Stato è stato interrogato per quattro ore per l'inchiesta sui "Grandi eventi". Ha consegnato ai pm documenti poi acquisti agli atti. Non è iscritto nel registro degli indagati

PERUGIA - Il presidente del Consiglio di Stato, Pasquale De Lise, ha lasciato la procura di Perugia dove è stato sentito nell'ambito di uno dei filoni d'inchiesta sugli appalti per i Grandi eventi. A interrogarlo per circa quattro ore sono stati i pubblici ministeri Sergio Sottani e Alessia Tavarnesi. L'avvocato Francesco Gatti, che ha accompagnato il magistrato senza comunque assistere alla deposizione, ha confermato che De Lise ha consegnato ai pm di Perugia dei documenti poi acquisti agli atti dell'inchiesta. "Spero e penso di aver chiarito tutto. D'altronde sono stato io a presentarmi spontaneamente e a chiedere di essere sentito come persona informata dei fatti", ha dichiarato il presidente del Consiglio di Stato.

Il nome di De Lise ha fatto la sua comparsa nell'ambito dell'inchiesta perugina in relazione al versamento di un assegno circolare di 250mila euro, datato 16 luglio 2009, da parte dell'avvocato Franco Gaetano Scoca. Il magistrato ha più volte ribadito, nei giorni scorsi, che tale somma costituisce parte del prezzo della compravendita di una casa a Orbetello, di sua proprietà fin dai primi anni 70, che sarebbe avvenuta il 30 giugno del 2009 in favore della signora Maria Chiara Scoca, figlia del legale.

Dopo che il suo nome era comparso sui giornali, De Lise, rivendicando la regolarità dell'operazione e negando qualsiasi legame con il periodo in cui era presidente del Tar del Lazio, aveva annunciato l'intenzione di recarsi dai Pm di Perugia per spiegare la vicenda. Il suo nome non risulta iscritto nel registro degli indagati.

Fonte: Repubblica
binariomorto
00giovedì 16 settembre 2010 13:18
G8, le case milionarie del super-magistrato

Per De Lise un patrimonio da 15 milioni: investimenti concentrati ai Parioli, dove ha acquistato anche il genero, avvocato di Anemone e Balducci. Il Presidente del Consiglio di Stato è usufruttuario dei beni con la moglie, le nude proprietà sono intestate alle due figlie
di CARLO BONINI

FORSE ha ragione Pasquale De Lise, presidente del Consiglio di Stato, a dire che sulla compravendita della sua "villetta" alla Giannella "non c'è più nulla da chiarire". Che sul milione 67 mila euro versati nell'estate del 2009 dall'avvocato e professore Franco Gaetano Scoca e dalla figlia Maria Chiara - e sull'assegno di 250 mila euro incassato quale parte del prezzo "è tutto molto chiaro". E tuttavia, quella casa costruita dal magistrato nei primi anni '70, di cui oggi pubblichiamo le foto, almeno se si vuole stare alle quotazioni del mercato immobiliare di Orbetello, a ciò che si può vedere dall'esterno e a quanto una settimana fa ebbe a dirne la stessa acquirente Maria Chiara Scoca ("Dire "villa" chi sa cosa può far pensare. E' una bella casa di mare dove sta bene una famiglia con bambini"), dimostra che Pasquale De Lise con il mattone ci sa fare.


"Le case di quelle dimensioni che danno sulla laguna e non verso il mare della Giannella - spiegano due diversi agenti immobiliari della zona - oscillano tra i 500 e i 600 mila euro. Se in ottime condizioni, e con parco privato e piscine, magari possono arrivare a 800 mila. Oltre il milione diciamo che è un affare per chi vende".

Insomma, De Lise ha venduto molto bene. Ma del resto, nella sua vita, ha anche comprato molto e molto bene. Lo documentano le visure catastali - che Repubblica ha consultato - degli immobili intestati a suo nome, a quello della moglie Gabriella Speranza, delle due figlie Fabiana e Flavia, del genero Patrizio Leozappa, avvocato di casa negli uffici di Angelo Balducci e Diego Anemone e del cui lavoro e clientela De Lise sostiene di non sapere nulla e non essersi mai occupato.

Le visure, dunque. Il Presidente del Consiglio di Stato, nato settantatre anni fa a Boscotrecase, provincia di Napoli, soltanto a Roma, è usufruttuario a titolo gratuito, insieme alla moglie, di un patrimonio immobiliare le cui nude proprietà ha regolarmente intestato alle due figlie (di 40 e 45 anni) e il cui valore di mercato, secondo una stima prudenziale, oscilla tra i 10 e i 15 milioni di euro. Di fatto, almeno a scorrere il dettaglio dell'incarto dell'Agenzia del Territorio, il magistrato, nei suoi 30 anni di carriera - spesi tra tribunali, commissioni arbitrali, incarichi di alta amministrazione - ha sistematicamente acquistato immobili di pregio in uno stesso quartiere, tra i più prestigiosi di Roma: i Parioli.

Parliamo di un secondo piano per 8 vani e mezzo nella esclusiva via Ruggero Boscovich (valore di mercato tra i 2 e i 2 milioni e mezzo di euro), di 15 vani al secondo piano in via Antonio Bertoloni (si sfiorano i 3 milioni e mezzo di euro di valore), di 6 vani e mezzo al primo piano in via Giuseppe Mercalli (1 milione e mezzo di euro a quotazioni medie di mercato), di un terzo e quarto piano per 11 vani e mezzo in via Siacci (la proprietà è intestata alla figlia Fabiana e il valore oscilla tra i 2 milioni e mezzo, 2 milioni e 800 mila euro), di un terzo piano per 9 vani e mezzo in piazza Buenos Aires (casa il cui valore supera il milione e mezzo di euro, di cui è nuda proprietaria al 100 per cento la figlia Flavia e di cui risulta avere l'intero usufrutto la moglie del magistrato).

Una sola casa non è ai Parioli. E l'indirizzo può forse lasciare capire il perché: un terzo piano con 6 vani in via del Seminario nel cuore geografico e urbanistico della città, alle spalle del tempio di Adriano, a un passo da Montecitorio e via del Corso (immobile del valore superiore al milione e mezzo di euro, di cui è nuda proprietaria la figlia Fabiana e usufruttuaria al 100 per cento la moglie del magistrato).

I documenti catastali danno evidentemente conto anche del recente nuovo investimento (5 vani e mezzo) che il magistrato ha fatto all'Argentario dopo la vendita della "villetta" della Giannella. Ma anche delle fortune di suo genero, l'avvocato amministrativista Patrizio Leozappa, professionista quarantacinquenne nato a Ostuni e laureato alla Luiss. Il 22 dicembre dello scorso anno ha acquistato "in regime di separazione dei beni" 13 vani su due piani in via Giovanni Antonelli. Anche lui evidentemente con la passione di famiglia per il mattone e per i Parioli.

Fonte: Repubblica
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