Lista Anemone, 350 nomi, una pioggia di smentite

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binariomorto
00venerdì 14 maggio 2010 00:31
Lista Anemone, pioggia di smentite sui 350 nomi

Berlusconi: non è una nuova Tangentopoli. Bersani: si vada in fondo o la corruzione dilaga


ROMA - Smentiscono tutti. Il primo risultato ottenuto della 'lista Anemone', l'elenco degli oltre 350 nomi e indirizzi di potenti sequestrato nel computer dell'imprenditore, é stato quello di scatenare una corsa tra politici, funzionari dello Stato e vip a chi prendesse per primo le distanze dalla cricca degli appalti. Chi, come il vicepresidente del Csm Nicola Mancino, sostenendo di non aver ricevuto regali da Anemone, chi come il capo della Protezione Civile Guido Bertolaso, affermando di aver pagato ogni lavoro svolto dalle sue ditte, e chi dicendo di non averlo mai conosciuto, come il giudice della Corte Costituzionale Gaetano Silvestri. Di certo c'é che i magistrati perugini Sergio Sottani e Alessia Tavarnesi, titolari dell'inchiesta sugli appalti, stanno valutando la possibilità di avviare accertamenti per capire come sia potuto finire sui giornali il documento.

L'elenco era inserito nelle migliaia di pagine, arrivate in procura a Perugia sia da Firenze sia da Roma (le inchieste sugli appalti del G8, dei mondiali di Nuoto e per il 150/esimo dell'Unità d'Italia finite a Perugia dopo il coinvolgimento del procuratore di Roma Achille Toro).

I magistrati proseguono inoltre gli accertamenti per ricostruire i movimenti del denaro utilizzato da Zampolini e di quello presente sui 263 conti correnti intestati a persone vicine all'imprenditore, sui quali sono in corso i controlli della Banca d'Italia per vedere se vi sono operazioni sospette: in quest'ottica si è svolto l'incontro con i pm fiorentini. La lista che sta facendo tremare la politica è un elenco di otto pagine, ognuna con una quarantina di nomi o indirizzi, con indicato sulla sinistra un numero progressivo e l'anno e sulla destra il nominativo o l'indirizzo. Tanti i nomi importanti: ci sono i giudici costituzionali Mazzella e Silvestri, il direttore del Dis (indicato come 'capo Ps') Gianni De Gennaro, Nicola Mancino e Guido Bertolaso, G.Carlo Leone, il produttore cinematografico Andrea Occhipinti, il generale della Gdf Francesco Pittorru, destinatario secondo l'accusa di due case pagate in parte con i fondi 'neri' di Anemone. Ci sono anche cognomi che potrebbero ricondurre a politici, come Vietti - il presidente dell'Udc si è affrettato a precisare che "nessun rapporto e mai intercorso tra me e gli imprenditori di cui si parla" - e Lupi. Un'ampia parte della lista è dedicata poi ai lavori fatti dalle imprese di Anemone nei palazzi del potere: il Viminale, le due sedi della Protezione Civile in via Ulpiano e via Vitorchiano, i ministeri dell'Economia e delle Politiche Agricole, un ufficio dei servizi a piazza Zama, diverse caserme della Guardia di Finanza, tra cui il comando generale e la caserma dei carabinieri a Tor di Quinto. Diversi i lavori svolti anche a palazzo Chigi, dove secondo l'elenco sarebbe stato fatto l'impianto di condizionamento sala stampa e degli interventi su 'parete falegnameria e mobiletti'. Stando alla lista la cricca avrebbe messo le mani anche sui lavori del palazzo dei congressi dell'Eur e sulla galleria Alberto Sordi. Nessuna sorpresa, invece, nel vedere indicata la congregazione dei 'Missionari del preziosissimo sangue': è l'ente religioso a cui appartiene Don Evaldo Biasini, il sacerdote che teneva il denaro contante che, sempre secondo l'accusa, Anemone avrebbe utilizzato per corrompere i funzionari pubblici.

BERLUSCONI,CHI SBAGLIA PAGA MA NO KILLERAGGIO MEDIATICO
(di Yasmin Inangiray)
Costretto al riposo forzato a causa di una laringite che gli ha impedito questa mattina di presiedere il Consiglio dei ministri, Silvio Berlusconi trascorre la giornata in riunioni a palazzo Grazioli. A via del Plebiscito arrivano tra gli altri il ministro della Giustizia Angelino Alfano, il governatore della Campania Stefano Caldoro ed il sottosegretario all'Economia Nicola Cosentino. Gli argomenti da discutere sono molti: La bufera mediatica intorno all'inchiesta di Perugia sugli appalti domina le conversazioni. Già ieri sera a cena con alcuni imprenditori il premier era tornato più volte sull'argomento: non si tratta di una tangentopoli - è stato il suo ragionamento - si tratta di singole persone che devono chiarire e nel caso fossero colpevoli é giusto che paghino. Sono però questioni, ha aggiunto lo stesso Cavaliere, che non minano la credibilità del governo. Nelle riflessioni con alcuni fedelissimi però Berlusconi non ha nascosto l'amarezza per quello che non esita a definire un "killeraggio mediatico". Ancora una volta, sarebbe stato lo sfogo del premier, finiscono sui giornali notizie coperte dal segreto investigativo.

Si tratta di una cosa assurda. Soprattutto con gli imprenditori, il presidente del Consiglio si sarebbe soffermato su un altro risvolto della vicenda: Stento a credere a queste cose, avrebbe osservato nel corso della cena, anche perché stiamo parlando di persone con una certa disponibilità economica che non hanno bisogno di compiere degli illeciti per acquistare immobili. E soprattutto non è possibile che ad essere lesa sia l'immagine del partito. Ecco perché, sarebbe stato il monito rivolto anche ai presidenti di Regione ancora alle prese con la composizione della giunta, bisogna stare attenti alle persone che si scelgono. Certo è che la vicenda non convince nemmeno il leader della Lega Nord Umberto Bossi: "Mi sembra un po' strana - dice il Senatur parlando di tutta l'inchiesta - un po' preparata, ho questa impressione...". Con gli imprenditori poi il Cavaliere avrebbe anche accennato alla scelta del successore al ministero Economico. Sulla promozione di Paolo Romani pare non ci siano più molti dubbi anche se il Cavaliere ha spiegato di voler chiudere il capitolo solo quando sarà convinto al cento per cento della scelta. Tant'é che starebbe anche valutando l'ipotesi di un tecnico che rilanci l'immagine del dicastero e che possa rappresentare un valore aggiunto.

Un'ipotesi che non sarebbe sgradita nemmeno agli industriali. Nessuna novità invece sembra esserci per quanto riguarda le tensioni interne al Pdl ed in particolare con il presidente della Camera Gianfranco Fini. "Non mi pongo il problema", avrebbe detto oggi il Cavaliere a più di qualche interlocutore, il politichese non mi interessa. I 'finiani' hanno dimostrato fino ad ora la loro lealtà nei numeri. Se questi dovessero mancare, è il ragionamento, affronteremo la questione. Diverso è invece quello che Berlusconi fa sull'Udc: c'é una maggioranza che ha ricevuto il mandato dagli elettori, ripete il Cavaliere ai suoi fedelissimi, e noi non cerchiamo nessuno ma è ovvio che la porta non è chiusa. Noi abbiamo il dovere morale di portare avanti il programma di governo. Se poi in Parlamento, avrebbe detto Berlusconi, i numeri dovessero cambiare si apre uno scenario diverso.

SCAJOLA: NO OCCUPAZIONE CASA, MA INSCENATA FINTA ASTA - Non si è trattato di una occupazione, come aveva annunciato il consigliere comunale di Roma, Andrea Alzetta, ma di un blitz di una trentina di giovani messo a segno davanti a casa dell'ex ministro Claudio Scajola, in via Fagutale nei pressi del Colosseo. Il gruppo, sul cavalcavia pedonale che si trova sulla strada ai piedi del palazzo, ha inscenato, intorno alle 17, un'asta immobiliare con tanto di tavolino, simulando la vendita dell'appartamento. I dimostranti hanno appeso due striscioni con su scritto "Fai la valigia": uno sul cavalcavia e uno davanti all'ingresso del palazzo. Il gruppo di giovani si è dileguato all'arrivo delle forze dell'ordine.

Fonte: ANSA
binariomorto
00venerdì 14 maggio 2010 00:40
Lista di Anemone, arrivano le smentite
Mancino: "Non ho mai ricevuto regali"

Le prime reazioni dopo dopo la pubblicazione dell'elenco dell'imprenditore
considerato una gigura centrale della "cricca" degli appalti.
Monorchio: "Sono sopreso". Silvestri: "Non ho case a Roma".
Bersani: "Nessuna cautela, bisogna andare fino in fondo"


ROMA - Politici, alti funzionari dello Stato e vertici delle forze di polizia. Ci sono più di 400 nomi nella lista sequestrata nel 2009 nel computer di Diego Anemone, 1 l'imprenditore considerato figura centrale della cricca degli appalti. Nell'elenco figurano, tra gli altri, l'ex ministro dello sviluppo economico, Claudio Scajola, l'ex ministro delle Infrastrutture, Pietro Lunardi, il capo della protezione civile, Guido Bertolaso, il direttore generale della Rai, Mauro Masi, il presidente di Trenitalia, Marco Zanichelli. E la corsa alla presa di distanze dal discusso imprenditore è partita. Mentre il Pdl, per bocca di Fabrizio Cicchitto, denuncia "l'ennesima lista di proscrizione".

"Il signor Anemone non mi ha fatto alcun regalo" dice il vicepresidente del Csm Nicola Mancino, citato nell'elenco. Che precisa: "Quando la società del gruppo Pirelli, proprietaria dell'immobile di corso Rinascimento, mise in vendita gli appartamenti, io acquistai quello da me locato, intestandolo a mia figlia". Successivamente, conclude, "per comprare un appartamento in via Arno mia figlia ha venduto quello di corso Rinascimento, mentre mia moglie ed io abbiamo venduto il nostro appartamento di Avellino".

"Sorpreso" anche l'economista Andrea Monorchio, ex ragioniere generale dello Stato: "Non ho mai avuto a che fare con cose così e vivo in una casa in affitto". Infine Gaetano Silvestri, giudice della Corte costituzionale, taglia corto: Non conosco Anemone e non ho case a Roma".

"Sono affittuaria dell' appartamento in questione dal 2003. L'appartamento è di proprietà di un ente, pertanto i lavori di ristrutturazione non sono stati commissionati dalla sottoscritta, ma dall'Ente prima del mio ingresso" precisa la giornalista di Mediaset Cesara Buonamici. Smentisce corsie preferenziali anche Bertolaso: "I lavori di Anemone sono stati sempre pagati regolarmente".

Le indagini. Accertamenti sulla diffusione della lista potrebbero essere avviati dalla procura di Perugia titolare del fascicolo. I magistrati stanno valutando in queste ore la decisione da prendere. Sembra tra l'altro che la lista fosse sconosciuta alla procura perugina fino alla pubblicazione da parte degli organi d'informazione.

Le reazioni politiche. Sul fronte politico il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani chiede che si vada "fino in fondo". "E' evidente che non si tratta di una summa di casi, è un meccanismo che ha origine in una intenzionale politica di allargamento degli appalti riservati e fuori gara, in una applicazione distorta delle direttive comunitarie" dice il segretario del Pd. mentre Umberto Bossi assicura: "Fin quando ci siamo io, la Lega e Tremonti, il governo non rischia, non lo buttano giù".

Fonte: Repubblica
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