Lotta al cancro, colpa della proteina "guerriera" la resistenza al chemioterapico

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binariomorto
00sabato 4 settembre 2010 15:01
Tumori, quando il farmaco è inefficace
bisogna spegnere la proteina "guerriera"

Uno studio dell'istituto Regina Elena di Roma, pubblicato su Cancer Cell, individua la proteina Che-1 come possibile bersaglio per bloccare la crescita di cellule tumorali resistenti ai trattamenti chemioterapici. E' da lei infatti che dipende la riparazione del Dna delle cellule malate. Gli stessi ricercatori l'avevano identificata nel 1999

ROMA - Per combattere i tumori chemioresistenti potrebbe esserci una nuova strategia: "silenziare" la proteina che determina la resistenza ai farmaci delle cellule tumorali. La Che-1, chiamata così in onore del guerrigliero sudamericano Che Guevara, è stata scoperta nel 1999 dal team di ricerca coordinato da Maurizio Fanciulli dell'Istituto nazionale tumori Regina Elena di Roma. Oggi lo stesso gruppo, in collaborazione col Cnr, ha individuato il suo ruolo chiave nella resistenza dei tumore alla chemioterapia. Il lavoro è stato pubblicato su Cancer Cell .

Da circa 10 anni si sa che la Che-1 regola la vita della proteina "guardiana" delle cellule del nostro corpo, detta p53. In particolare, la Che-1 svolge un ruolo fondamentale in caso di danno al dna: promuove la trascrizione della p53 e induce alla riparazione del dna danneggiato o alla morte cellulare programmata, nei casi in cui il danno è irreparabile. In molti tumori, tuttavia, la p53 è presente in forma mutata, detta mtp53, una variante che non è in grado di arrestare la crescita delle cellule malate, e che anzi favorisce la proliferazione tumorale, rendendo le cellule insensibili a farmaci e chemio.

Il team di Fanciulli si è chiesto se, e come, la Che-1 fosse in grado di interferire in questo meccanismo. Dopo una serie di esperimenti in vitro su processi molecolari e una sperimentazione su topi, i ricercatori hanno scoperto che, silenziando la Che-1, viene disattivata anche la mtp53. In pratica, eliminando l'azione della proteina, si bloccano le cellule tumorali resistenti alla chemio, e il cancro regredisce.

"Abbiamo voluto verificare - spiega il responsabile del gruppo di ricerca - se questa proteina fosse in grado di regolare anche la trascrizione del p53 mutato, e abbiamo avuto risposte affermative. In pratica, come la Che-1 attiva il gene p53 nelle cellule normali, allo stesso modo attiva il p53 mutato in quelle cancerose". In assenza di Che-1, anche il p53 mutato non viene più espresso, per cui si attivano nella cellula dei percorsi alternativi di riparazione del danno, arrestando la progressione del tumore e causandone addirittura la riduzione. "Lo studio dimostra - aggiunge Fanciulli - che l'inibizione della sintesi della proteina Che-1 potrebbe costituire un promettente approccio per la definizione di protocolli terapeutici in grado di colpire tumori aggressivi e resistenti alle terapie".

Il team di ricerca tiene a precisare che lo studio è stato finanziato in gran parte dall'Airc (Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro). E che la tipologia di tumore presa in esame è il carcinoma mammario, che colpisce una donna su dieci ogni anno. "La Che-1 si comporta in maniera molto diversa da tumore a tumore: per ora restiamo concentrati su questo, più avanti si vedrà", conclude Fanciulli.

Sono quindi ancora molti i passi da fare per arrivare alla sperimentazione sull'uomo. L'ostacolo principale è quello di trovare il veicolo che permetta di spegnere la proteina. Sui topi, ciò è stato possibile modificando prima la cellula, ma questa metodologia non può valere anche per l'uomo. Fanciulli però rassicura: "Siamo già in contatto con oncologi di tutto il mondo, un ricercatore di Hong Kong ci ha proposto un progetto interessante. Se tutto va come speriamo, tra qualche anno cominceremo a testare la scoperta sui malati".

Fonte: Repubblica
ronsonitalia
00lunedì 6 settembre 2010 15:23
speriamo trovino in fretta qualche cura....
come per altre gravi malattie....
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