Nuova P3, Verdini parla, dell' Utri no, indagato Caliendo

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binariomorto
00mercoledì 28 luglio 2010 14:04
"Carboni mi fu presentato da Dell'Utri
Sul lodo Alfano facevamo il toto-giudici"

Il coordinatore Pdl ai magistrati: mi fu presentato dal senatore Pdl, sostenne il "Il Giornale della Toscana". E' la versione ai pm romani, che però non credono alla sua ricostruzione
di ELSA VINCI

ROMA - "Come ho conosciuto Flavio Carboni? Me lo ha portato Dell'Utri. Sapevo che era stato imputato per il crack del Banco Ambrosiano. Ma pure assolto". Denis Verdini, coordinatore del Pdl, indagato per corruzione e partecipazione alla cosiddetta P3, lunedì per nove ore davanti al pm ha dovuto rispondere sulle riunioni a palazzo Pecci Blunt in cui si discuteva di nomine, candidature, appalti e di come orientare i giudici della Consulta sul Lodo Alfano, sulle "pressioni" al governatore della Sardegna, Ugo Cappellacci, sui versamenti di denaro da parte di Carboni. "Mi fu presentato perché interessato al Giornale della Toscana", ha detto Verdini, che ha una partecipazione azionaria nel quotidiano. "Carboni voleva dei fogli che parlassero della Sardegna. Voleva voce in Sardegna. Era disposto a sottoscrivere un aumento di capitale di 2,6 milioni per entrare con il trenta per cento. Perché no? Il giornale era sempre in perdita".

Il coordinatore del Pdl afferma che sono così cominciati i finanziamenti di Carboni, "tre o quattro". "Fu l'inchiesta fiorentina sugli appalti del G8 a fermare tutto". Verdini, indagato per corruzione nel filone sulla scuola dei Marescialli, ha raccontato ai pm romani che a quel punto ha preferito chiudere i canali con Carboni per evitare altro clamore. "I nostri rapporti sono durati in tutto otto mesi". Una memoria illustrerà nel dettaglio i passaggi di denaro.

I pm non sono rimasti convinti. Non ha fatto breccia la risposta sui 2,6 milioni pagati dalla Società Toscana Edizione. I magistrati sospettano che l'operazione sia servita a Carboni per fare arrivare a Verdini denaro da destinare a finalità illecite. La P3? "Mai vista". Il pm ha interrogato sulle riunioni a Palazzo Pecci Blunt, convocate - secondo l'accusa - per decidere come intervenire sulle istituzioni e negli uffici giudiziari. Il pm ha insistito sul pranzo del 23 settembre 2009 a casa Verdini, con Caliendo e Dell'Utri. L'incontro, ha spiegato il coordinatore del Pdl, era stato organizzato "per discutere della eventuale candidatura di Miller a governatore della Campania". Si è parlato del Lodo Alfano e dei giudici della Consulta? "Si, abbiamo fatto un toto giudici. Questo dice di sì, l'altro di no. In quei giorni ne parlavano tutti, anche noi". Insomma, innocenti pronostici. Scettici i pm.

Il dossier Caldoro? "Ne fui informato e ne parlai con Berlusconi. Decidemmo di convocare Caldoro che ci disse che erano tutte falsità, ci diede la sua parola d'onore. Semmai mi sono mosso per fermare la diffamazione". Il pm contesta pressioni al governatore Cappellacci per la nomina di Farris all'Arpa Sardegna. Nomina pilotata da Carboni per gli appalti. "Gli ho detto: ascoltalo. Tutto qui".

Fonte: Repubblica
binariomorto
00mercoledì 28 luglio 2010 14:17
Dell'Utri non risponde, indagato Caliendo
Bankitalia commissaria il Ccf di Verdini

L'interrogatorio del senatore è durato meno di un'ora.
Avviso di garanzia anche per il sottosegretario alla Giustizia.
Berlusconi gli conferma la fiducia.
Via Nazionale ravvisa "gravi irregolarita" nella banca del coordinatore Pdl.
Il Riesame: interferenza metodica sulle istituzioni.
Il Csm approvato trasferimento di Marconi


ROMA - Dopo l'interrogatorio fiume 1 di Denis Verdini, oggi in procura a Roma è stato il turno di Marcello Dell'Utri. L'interrogatorio del senatore del Pdl è stato però molto più breve. Meno di un'ora. Dell'Utri, indagato assieme allo stesso Verdini e a Flavio Carboni nell'inchiesta sulla cosiddetta P3, si è avvalso, infatti, della facoltà di non rispondere.

All'uscita dalla procura, Dell'Utri ha spiegato così il suo "silenzio" davanti al procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e al sostituto Rodolfo Sabelli: "A Palermo 15 anni fa", ha detto dell'Utri, "ho parlato 17 ore e sono stato rinviato a giudizio sulla base della mie dichiarazioni. Ho imparato da allora"."Sono un indagato provveduto", ha continuato il senatore del Pdl, "mi sono avvalso della facoltà di non rispondere che reputo una regola fondamentale dell'indagato provveduto. Consiglio a tutti gli altri di fare come me".

"Ruolo di Dell'Utri superiore a Verdini". Secondo quanto scrive l'agenzia Ansa, i pm romani ritengono dopo gli interrogatori che il ruolo di Dell'Utri, sotto il profilo politico, sarebbe stato superiore a quello di Verdini. Sempre secondo quanto trapela da Piazzale Clodio, nonostante le nove ore di interrogatorio, le spiegazioni fornite dal coordinatore del Pdl non avrebbero convinto i magistrati, che le avrebbero trovate generiche.

"Verdini non convince". Tra le argomentazioni del coordinatore che non avrebbero persuaso i pm ci sono le spiegazioni sui 2,6 milioni pagati dalla Società Toscana Edizione (della quale Verdini è socio) allo stesso coordinatore, alla moglie Simonetta Fossombroni ed al coordinatore toscano del partito Massimo Parisi. Altro punto poco chiaro, le cene a palazzo Pecci Blunt, la casa romana di Verdini, che per i pm sarebbero servite tra l'altro, a stabilire interventi sulla Consulta per il lodo Alfano. In merito al dossier a luci rosse per screditare la candidatura a governatore della Campania di Stefano Caldoro, Verdini avrebbe ammesso di esserne stato a conoscenza, ma di non avere preso parte al complotto.

Commissariato il Ccf. Il ministro del Tesoro Giulio Tremonti ha firmato il decreto di commissariamento del Credito Cooperativo Fiorentino, la banca di cui fino a ieri era presidente Verdini. La Banca d'Italia l'aveva proposto il 21 luglio "per gravi irregolarità nell'amministrazione e gravi violazioni normative", dopo "gli accertamenti ispettivi di vigilanza condotti presso il Credito Cooperativo Fiorentino - Campi Bisenzio - Società Cooperativa".

Indagato anche Caliendo. Capaldo e Sabelli hanno deciso l'iscrizione nel registro degli indagati anche del sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo. Anche a Caliendo è contestato il reato di violazione della legge Anselmi sulle società segrete. Il sottosegretario potrebbe essere interrogato entro la fine di questa settimana. Il suo nominativo appare in alcune vicende sulle quali si è soffermata l'attenzione degli inquirenti. Tra queste una cena nella casa romana di Verdini, a palazzo Pecci Blunt, che avrebbe avuto il fine di stabilire le strategie di intervento sul lodo Alfano, sulla nomina di Alfonso Marra a presidente della Corte D'Appello di Milano e sul ricorso in Cassazione dell'ex sottosegretario all'Economia Nicola Cosentino contro l'ordinanza di custodia cautelare emessa nei suoi confronti dalla magistratura napoletana.

Dopo aver appreso di essere stato iscritto nel registro degli indagati, Caliendo ha subito ribadito la sua estraneità alla P3: "Io non ho mai contattato né fatto elenchi di giudici della Corte costituzionale favorevoli o contrari al lodo Alfano".

Berlusconi: "Fiducia in Caliendo". Dopo il ministro della Giustizia Angelo Alfano, anche Silvio Berlusconi ha confermato la propria piena fiducia nel sottosegretario. In una nota di Palazzo Chigi si legge che il premier "ha incontrato il sottosegretario Giacomo Caliendo e, in relazione all'indagine quest'oggi annunciata nei suoi confronti, gli ha espresso la più ampia solidarietà e, rinnovandogli piena fiducia, lo ha invitato a continuare a lavorare con l'impegno fin qui profuso". Il deputato Niccolò Ghedini ha definito "sorprendente la decisione di indagare il senatore", auspicando "una immediata archiviazione".

Dal canto suo, dopo il colloquio con il presidente del Consiglio, Caliendo ha detto di aver chiesto tramite i suoi avvocati,"di essere sentito dai pm". Sto aspettando". "Mi ha confermato la sua piena fiducia e mi ha chiesto di andare avanti. Dunque resto nel mio incarico", ha aggiunto lasciando Palazzo Grazioli.

"P3 attiva anche nel Lazio". L'inchiesta si arricchisce intanto di nuovi sviluppi. Il "gruppo", che, secondo la magistratura faceva capo a Flavio Carboni, Arcangelo Martino e Pasquale Lombardi, si interessò anche dell'esclusione della lista del Pdl provinciale dalle elezioni regionali del Lazio. E' quanto emerge dall'ordinanza del tribunale del riesame con la quale i giudici hanno negato la scarcerazione a Carboni e Lombardi.

Nell'ordinanza scrivono i giudici, "Lombardi non manca di invitare l'onorevole Ignazio Abrignani, responsabile elettorale nazionale del Pdl, a seguire una via 'parallela' rispetto a quella istituzionale (ricorso presso il Consiglio di Stato avverso l'esclusione della lista Pdl Roma e Provincia dalle elezioni regionali) suggerendogli di rivolgersi ad Antonio Martone (ex avvocato generale della Cassazione) perchè è 'molto amico' e può risolvere il problema, ma della cosa questa volta il Lombardi segnala che è meglio non parlare al telefono".

"Interferenza metodica". Dal documento emerge inoltre come il gruppo abbia "portato avanti una metodica azione d'interferenza sull'esercizio delle funzioni di organi costituzionali e di amministrazioni pubbliche, come la Corte Costituzionale, il Consiglio superiore della magistratura, la regione Sardegna, la Corte di Cassazione, la Corte d'Appello di Milano, l'ispettorato del ministero della Giustizia, venendo incredibilmente accettato come interlocutore accreditato". E' a causa di questa "fitta rete di conoscenze", concludono i giudici, che "deve essere mantenuta la custodia cautelare in carcere".

Marconi trasferito. Dal Csm intanto arriva l'ok al trasferimento per incompatiblità ambientale di Umberto Marconi, fino ad oggi presidente della Corte d'Appello di Salerno, uno dei magistrati coinvolti nella vicenda P3. Il magistrato andrà dunque a svolgere funzioni di consigliere presso la Corte d'Appello di Napoli, come da lui stesso richiesto in una lettera inviata a Palazzo dei Marescialli. Al momento del voto, si è astenuto il vice presidente Nicola Mancino.

Fonte: Repubblica
binariomorto
00giovedì 29 luglio 2010 22:05
Inchiesta P3, si delinea il ruolo di Dell'Utri
"Era centrale, anche se non era il vertice"

Secondo gli inquirenti il senatore del Pdl era un soggetto di riferimento. Novità su "Cesare": lo pseudonimo era usato anche per indicare altri soggetti e non solo Berlusconi

ROMA - Al centro ci sarebbe lui, Marcello Dell'Utri. Il senatore del Pdl, fedelissimo di Silvio Berlusconi, avrebbe rivestito un "ruolo centrale" nella vicenda degli "affari" della cosiddetta società segreta P3. Non era "il vertice" ma, da quanto si apprende, ricopriva un ruolo di grande rilievo. Dell'Utri sia per il suo peso politico attuale e passato sarebbe stato soggetto di riferimento di Denis Verdini e di altri personaggi coinvolti nell'inchiesta.

La procura sta cercando di ricostruire il ruolo di Dell'Utri il quale, secondo quanto si è appreso, non è socio di nessuno, non ha prestanome e non risulta interessato ai progetti dell'eolico in Sardegna. Non a caso Dell'Utri è indagato solo per violazione della legge Anselmi sulle società segrete e non anche per corruzione, quest'ultimo reato contestato agli indagati coinvolti anche negli accertamenti su nomine ed appalti relativi all'energia alternativa in Sardegna.

Chi è Cesare? Lo pseudonimo "Cesare" era usato anche per indicare altri soggetti e non solo, come sembrava da un'informativa dei Carabinieri, Silvio Berlusconi. "Cesare" era utilizzato da alcuni degli indagati nell'ambito dell'inchiesta sulla cosiddetta P3 in conversazioni telefoniche intercettate. In ogni caso, è stato fatto notare, i riferimenti a "Cesare" non hanno rilevanza penale.

Il premier non sarà convocato. I magistrati romani che indagano sulla P3 non intendono convocare come testimone Silvio Berlusconi. La circostanza non era stata esclusa dall'avvocato Franco Coppi, difensore di Denis Verdini, a proposito dei chiarimenti sul presunto dossier confezionato per screditare, in sede di campagna elettorale, l'attuale Governatore della Campania Stefano Caldoro.

Fonte: Repubblica
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