Palermo: la mafia e le tre scimmiette

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snaplinx
00venerdì 4 maggio 2007 02:05
Palermo: la mafia e le tre scimmiette

La mafia ha colpito di nuovo. Anche questa volta ha punito, ha castigato qualcuno che probabilmente (come si dice dalle nostre parti) aveva sgarrato.

Siamo a Palermo, nel quartiere della Zisa, sono le 13,30 circa, e Gaspare Aruta si appresta a chiudere il suo negozio, una pescheria che si trova in via Guerrazzi.

Per gli investigatori si tratterrebbe di un chiaro omicidio a sfondo mafioso. Un regolamento di conti ha decretato la sua “esecuzione”. Sei colpi di pistola, uno sul torace e cinque sul volto hanno provocato la morte del pescivendolo che a quanto pare, oltre al pesce, vendeva qualcos’altro…di molto più costoso. Aruta era a capo di un clan che si occupava del traffico di droga nel quartiere.

Benché l’omicidio si avvenuto in pieno giorno e in un quartiere popoloso nessuno ha visto nulla.

Non c’è nessun testimone oculare.

Il 28 febbraio a Palermo ricompaiono le tre scimmiette che non vedono, non sentono e non parlano.

Sono loro le protagoniste assolute di queste vicenda.

La logica di vita a Palermo è ancora questa: - se ti fai i fatti tuoi campi di più -

E allora ti ritrovi in quel pozzo di fango che è l’omertà. Ti senti la melma addosso, appiccicosa e pesante, ma li dentro ti ci senti comunque bene perché hai la certezza che riuscirai a galleggiare senza mai affogare.

Palermo, la mafia e le tre scimmiette: sembra la trama di un libro di Camilleri.

Montalbano in questo caso servirebbe a ben poco. Il commissario si sarebbe reso conto che la gente non ha visto, non ha sentito e non parlava semplicemente perché era impegnata in altre occupazioni.

Era ora di pranzo c’era chi si affrettava a tornare a casa, a sedersi a tavola, chi invece comprava il pane. Insomma signori investigatori la gente aveva bel altro da fare che notare un omicidio.

Il chiedere i due filoni di pane non ha permesso di sentire i sei colpi di pistola sparati da una calibro 7.65 .

E proprio quel panificio e tutti gli altri negozi presenti nella zona all’arrivo della polizia chiudono le loro saracinesche, come se dichiarassero : - non ne vogliamo sapere nulla - .

Infatti alle domande dei poliziotti nessuno ha saputo dare qualche informazione utile.

Quasi tutti hanno detto di trovarsi, al momento dell’omicidio, all’interno del negozio, non potendo vedere cosa stesse succedendo. C’è chi invece ha detto (e secondo me è proprio il signore che andò a prendere il pane al panificio) che credeva che i colpi di pistola fossero in realtà dei mortaretti fatti scoppiare da dei bambini del posto.

Colpi di pistola scambiati per quelli che paragonati ai proiettili sono degli innocui petardi.

Le risposte ricevute dagli inquirenti sono state queste, poco utili per le indagini.

Nessuno è stato in grado di dire nulla di più, eppure tutti sapevano che Gaspare Aruta, nel giorno del suo funerale non aveva le braccia disposte come lo sono normalmente. Non poggiavano sul torace ma erano disposte su i lati delle gambe in modo tale che non si vedessero, date le condizioni in cui riversavano.

Tutti sanno infatti che dopo i primi colpi che Aruta ha ricevuto, si è coperto istintivamente il volto forse cercando di difendersi da quella raffica di proiettili.

Ma queste sono solo voci di corridoio?!

Io da palermitana credevo che qualcosa nella mia città fosse cambiato e invece mi rendo tristemente conto che la paura di parlare è ancora più forte della voglia di giustizia.

Il terrorismo psicologico regna ancora a Palermo e le tre scimmiette continuano a fare le loro sconfortanti apparizioni.

giogi
Monday 05th of March 2007 15:38:52
Inserito da giogi

www.mawk.org/mods.php?mods=Core&page=view&id=28
snaplinx
00venerdì 4 maggio 2007 02:41
Nuovi identikit del boss di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro



Matteo Messina Denaro

Palermo, 6 aprile 2007

E' stato diffuso il nuovo identikit del boss mafioso latitante Matteo Messina Denaro, ritenuto il nuovo capo di Cosa Nostra dopo l'arresto di Bernardo Provenzano.

Messina Denaro e' ricercato dal 1993 ed e' stato condannato, fra l'altro, anche per le stragi di Roma, Firenze e Milano. Il boss, 45 anni, originario di Castelvetrano (Trapani), era in stretto contatto con Provenzano, e in alcuni
'pizzini' da lui scritti al vecchio padrino e rinvenuti nel covo corleonese di Montagna dei Cavalli si firmava "tuo nipote Alessio".

Due le immagini di Messina Denaro realizzate: una lo mostra leggermente stempiato, in giacca blu, camicia turchese, con un paio di occhiali da vista e un leggero strabismo; l'altra lo presenta con gli stessi abiti ma una capigliatura un po' più folta e occhiali da sole con vetri di colore marrone.

"La procedura adottata dalla polizia scientifica per l'invecchiamento del volto di Messina Denaro -ha detto il dirigente del gabinetto regionale della polizia scientifica, Manfredi Lo Presti - è stata quella che tradizionalmente viene utilizzata per la composizione delle immagini relative a persone scomparse o a latitanti. Il nostro punto di partenza è stata la foto più recente di Messina Denaro che e' stata 'invecchiata' considerando tratti caratteristici e indici di familiarità che sono tratti dalle immagini recenti dei più vicini congiunti del soggetto per il quale si sta procedendo".


www.rai.it/news/articolornews24/0,9219,4520375,00.html
snaplinx
00venerdì 4 maggio 2007 02:41
snaplinx
00venerdì 4 maggio 2007 07:11
MAFIA: COVO RIINA, GUP RINVIA UNDICI IMPUTATI A GIUDIZIO

TRA LORO CI SONO ANCHE TRE PENTITI


Palermo, 3 mag.- (Adnkronos) - Si fara' un nuovo processo sui misteri del covo del boss mafioso Salvatore Riina, ripulito subito dopo il suo arresto, avvenuto il 15 gennaio del '93 in via Bernini a Palermo. Il giudice dell'udienza preliminare i Palermo, Mario Conte, ha rinviato oggi a giudizio undici imputati tra collaboratori di giustizia e mafiosi accusati di avere svuotato il covo del capomafia. In passato erano stati processati, sempre a Palermo, l'ex direttore del Sisde, Mario Mori e il caputano 'Ultimo', Sergio de Caprio, che condussero le indagini che portarono all'arresto di Riina. I due, accusati di favoreggiamento alla mafia per avere ritardato la perquisizione del covo dopo l'arresto, furono pero' assolti da ogni accusa.
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