Premio Campiello 2016 - Simona Vinci - La prima verità

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Fatascalza
00domenica 11 settembre 2016 19:30
Simona Vinci si è aggiudicata la 54esima edizione del Premio Campiello con "La prima verità" (Einaudi), romanzo che ha ottenuto 79 dei 280 voti validi. Seconda classificata Elisabetta Rasy, con "Le regole del fuoco" (Rizzoli), 64 voti. Sul podio anche Andrea Tarabbia, con "Il giardino delle mosche" (Ponte Alle Grazie), 62 voti. Seguono Luca Doninelli, "Le cose semplici" (Bompiani) e Alessandro Bertante, "Gli ultimi ragazzi del secolo" (Giunti). Il romanzo vincitore unisce il racconto di un'isola manicomio greca alle vicende personali della protagonista, attraverso uno stile "poetico, ambizioso ed esagerato", secondo le stesse parole dell'autrice.
Fatascalza
00domenica 11 settembre 2016 21:14
Una giovane donna va alla ricerca del misterioso passato dei reclusi di un enorme lager in un'isola greca dove il regime dei colonnelli confinò insieme folli, poeti e oppositori politici.

E sprofonda, come il coniglio di Alice, seguendo tracce semicancellate archivi polverosi e segni magici, in una catena imprevista di orrori e segreti dove la pazzia sempre più si mostra come eterno segno dell'opposizione e della ribellione e il passato rivive in storie miracolose, in una festa del linguaggio e della parola. Nella seconda parte del romanzo la detection su follia, normalità e violenza della giovane donna si allarga al mondo contemporaneo e finisce col diventare inevitabile, sconvolgente autobiografia dell'autrice, dove il nodo del rapporto con la madre e la scoperta del fantasma della propria follia (e di quella materna) si aprono in immagini di rara forza. Unica salvezza è la parola poetica, la passione di dire e raccontare che unisce i mondi nel gesto individuale di chi ha il coraggio di cercare ancora "la prima verità".
Fatascalza
00domenica 11 settembre 2016 21:27
Non è nel mio genere ..
G.Dexter
00lunedì 12 settembre 2016 07:34
Re:
Fatascalza, 11/09/2016 21.14:

Una giovane donna va alla ricerca del misterioso passato dei reclusi di un enorme lager in un'isola greca dove il regime dei colonnelli confinò insieme folli, poeti e oppositori politici.

E sprofonda, come il coniglio di Alice, seguendo tracce semicancellate archivi polverosi e segni magici, in una catena imprevista di orrori e segreti dove la pazzia sempre più si mostra come eterno segno dell'opposizione e della ribellione e il passato rivive in storie miracolose, in una festa del linguaggio e della parola. Nella seconda parte del romanzo la detection su follia, normalità e violenza della giovane donna si allarga al mondo contemporaneo e finisce col diventare inevitabile, sconvolgente autobiografia dell'autrice, dove il nodo del rapporto con la madre e la scoperta del fantasma della propria follia (e di quella materna) si aprono in immagini di rara forza. Unica salvezza è la parola poetica, la passione di dire e raccontare che unisce i mondi nel gesto individuale di chi ha il coraggio di cercare ancora "la prima verità".



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