Saverio Romano, il ministro dello scambio di voto "responsabile" (e indagato per mafia)

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binariomorto
00lunedì 28 marzo 2011 13:58
Romano ministro dell'Agricoltura
Napolitano: "Chiarisca la sua posizione"

Con lo spostamento di Galan ai Beni culturali, l'esponente dei Responsabili ha giurato al Quirinale. Il capo dello Stato: "Chiarire presto pesanti imputazioni a suo carico". Il nuovo membro del governo è sotto inchiesta per mafia e corruzione. Lui: "Mai stato imputato, il comunicato del Colle dice cose non vere". La replica: "Mai usato termini del genere". Opposizione all'attacco: "Il Cavaliere è sotto ricatto"

ROMA - Va in porto il rimpasto di governo a lungo inseguito da Silvio Berlusconi, ma non senza intoppi. Saverio Romano ha giurato oggi al Quirinale in veste di nuovo ministro dell'Agricoltura, ma il presidente della Repubblica non ha mancato di manifestare le sue perplessità per le pesanti ombre giudiziarie 1 che gravano sull'esponente dei Reponsabili. Nonostante questo, davanti alle sempre più pressanti richieste di Iniziativa Responsabile, fondamentale per la sopravvivenza dell'esecutivo, Berlusconi ha dovuto andare avanti comunque.

La nota del Colle. "Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano - si legge in una nota del Colle - dal momento in cui gli è stata prospettata la nomina dell'onorevole Romano a ministro dell'Agricoltura, ha ritenuto necessario assumere informazioni sullo stato del procedimento a suo carico per gravi imputazioni". "A seguito della odierna formalizzazione della proposta da parte del presidente del Consiglio, il presidente della Repubblica ha proceduto alla nomina non ravvisando impedimenti giuridico-formali che ne giustificassero un diniego - prosegue il comunicato - Egli ha in pari tempo auspicato che gli sviluppi del procedimento chiariscano al più presto l'effettiva posizione del ministro".

Parla il neoministro. La prima reazione di Romano è il "dispiacere" per la nota del Quirinale": "Non sono mai stato imputato". Pertanto, ipotizza una "confusione" da parte dell'ufficio stampa del Colle, visto che il comunicato diffuso è "contrario alla realtà" e "inoltre usa terminolgie improprie". Napolitano, assicura il neoministro, "non pensa quello che è stato scritto". "Io sono con la coscienza a posto", aggiunge. Romano prende il posto di Galan, spostato ai Beni culturali, poltrona lasciata vuota dall'ufficializzazione delle annunciate dimissioni di Sandro Bondi. Proprio ieri il Giornale di Sicilia aveva rivelato l'intenzione del gip palermitano Giuliano Castiglia di non voler archiviare l'inchiesta che vede il neoministro indagato per concorso esterno in associazione mafiosa. Contro Romano resta in piedi inoltre anche un procedimento per corruzione, aggravata dal fatto che sarebbe stata finalizzata a favorire Cosa Nostra, nato dalle dichiarazioni di Massimo Ciancimino.

Il Quirinale replica. Passa poco e si fa vivo l'ufficio stampa del Colle che pur non commentando le affermazioni di Romano, invita a una lettura "più attenta" della nota "nella quale non viene attribuita la qualificazione di 'imputato'". Un modo per sottolineare come il Quirinale non si senta chiamato in causa dalle frasi del neoministro.

Le reazioni. "La posizione di Napolitano dimostra in maniera incontrovertibile che Berlusconi non è più in grado di agire liberamente nella sua attività di governo. Ha dovuto sottostare al diktat dei Responsabili e nominare ministro Saverio Romano nonostante le note e annunciate perplessità del Quirinale - afferma il capogruppo di Fli alla Camera Italo Bocchino - è ormai evidente che siamo in una situazione senza precedenti che mette a repentaglio la libertà di azione del presidente del Consiglio". Per Massimo Donadi dell'Idv "un indagato per mafia non può fare il ministro". E anche il Pd parla di "debolezza" di Berlusconi che, "per puntellare la sua malandata maggioranza, ha dovuto sottostare a un vero e proprio ricatto".

Soddisfatto il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e leader di Forza del Sud Gianfranco Miccichè: "Finalmente da oggi il Sud può contare su un altro suo uomo in Consiglio dei ministri". A fianco del neoministro si schiera il titolare della Difesa Ignazio La Russa: "Romano, assolutamente incensurato, ha solo una pendenza in corso, cioè una richiesta di archiviazione di un avviso di garanzia. La Costituzione dice che uno è innocente fino alla Cassazione, ma doversi difendere dalle lungaggini di una richiesta di archiviazione che ancora non è arrivata, mi pare veramente pretendere troppo da chiunque".

Quando Berlusconi disse... Era il 23 dicembre e il premier repingendo le accuse di "calciomercato" e di compravendita di parlamentari aveva aggiunto: "Non abbiamo nemmeno promesso cariche di governo. Si sono liberati posti in seguito all'uscita di Fli, ci sono 12-13 posti da assegnare ma nemmeno uno di questi posti verrà assegnato a coloro che per convinzione hanno dato supporto alla maggioranza in sostituzione di altri". La realtà, però, dice altro.

Le tensioni tra i Responsabili. Il gruppo, secondo quanto riferito, si è riunito per festeggiare l'ingresso di Romano nell'esecutivo. Ma da aprte di alcuni deputati sarebbe partita la richiesta delle promesse nuovo nomine: "Ora è arrivato il tempo per la nomina dei sottosegretari". E' a questo punto che sarebbero emerse le contrapposizioni tra le varie componenti del gruppo: i Popolari dell'Italia di domani, fedeli a Romano, avrebbero rinnovato l'interesse per alcuni "incarichi di responsabilità " ma la richiesta sarebbe stata giudicata "eccessiva" dai presenti. A quel punto si sarebbe scatenata la 'bagarre': Pid contro il resto dei gruppi.

Fonte: Repubblica
Blumare369
00lunedì 28 marzo 2011 14:21
Sono sicuro che tutti avranno letto con grande interesse questo articolo. Grazie per le preziose notizie di stampa che tu, con grande impegno e sacrificio, ci sottoponi.
binariomorto
00lunedì 28 marzo 2011 15:50
Romano all'Agricoltura Riserve del Quirinale

L'operazione comporterebbe un 'minirimpasto':
Romano all'Agricoltura, Galan ai Beni culturali.
Bondi conferma le dimissioni


ROMA - Francesco Saverio Romano è il nuovo ministro per le Politiche Agricole. Il leader del Pid ha infatti giurato nelle mani del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Romano è stato accompagnato al Quirinale dalla moglie e dal figlio. Per il Governo erano presenti il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi e il sottosegretario alla Presidenza, Gianni Letta.

Dopo il giuramento c'é stato uno scambio di battute tra il presidente Napolitano ed il neoministro Saverio Romano che ha presentato al capo dello Stato la moglie ed il figlio Antonio. "L'ha superata in altezza", ha detto Napolitano a Romano guardando il figlio. "E questo è già un risultato - ha risposto Romano - è al primo anno di giurisprudenza".

NAPOLITANO ESPRIME RISERVE SU NOMINA ROMANO - "Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, dal momento in cui gli è stata prospettata la nomina dell'on. Romano a ministro dell'Agricoltura, ha ritenuto necessario assumere informazioni sullo stato del procedimento a suo carico per gravi imputazioni": è quanto si legge in una nota del Quirinale. "Essendo risultato che il giudice delle indagini preliminari non ha accolto la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura di Palermo, e che sono previste sue decisione nelle prossime settimane, il capo dello Stato - si legge ancora nella nota - ha espresso riserve sull'ipotesi di nomina dal punto di vista dell'opportunità politico-istituzionali". "A seguito, dell'odierna formalizzazione della proposta da parte del presidente del Consiglio, il presidente della Repubblica ha proceduto alla nomina non ravvisando impedimenti giuridico-formali che ne giustificassero un diniego. Egli ha in pari tempo auspicato - conclude - che gli sviluppi del procedimento chiariscano al più presto l'effettiva posizione del ministro".

ROMANO, DISPIACIUTO PER NOTA QUIRINALE INESATTA - Saverio Romano, si dice ''dispiaciuto'' per la nota ''inesatta'' del Quirinale diffusa dopo il suo giuramento a ministro delle Politiche agricole. ''A mio avviso quella nota - spiega ai cronisti in Transatlantico a Montecitorio - non riflette il pensiero del capo dello Stato, che e' stato augurale nei miei confronti e dal quale ho avuto un'ottima accoglienza''. ''Inoltre - aggiunge il neoministro - purtroppo la nota e' anche inesatta: perche' non sono imputato ma solo indagato e c'e' una richiesta di archiviazione nei miei confronti. Tutti possiamo sbagliare, immagino che l'estensore di quella nota abbia usato una terminologia non appropriata'', conclude.

QUIRINALE : ROMANO NON E' STATO DEFINITO 'IMPUTATO'- Rispondendo ad una una specifica richiesta di commentare le affermazioni dell'onorevole Saverio Romano, l'ufficio stampa della Presidenza della Repubblica ritiene di non doverlo fare ma invita ad una piu' attenta lettura della nota diramata a seguito del giuramento del nuovo ministro nella quale non viene attribuita la qualifica di 'imputato''

NAPOLITANO FIRMA DIMISSIONI BONDI E NOMINA ROMANO-GALAN - Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha ricevuto questa mattina, al Palazzo del Quirinale, il Presidente del Consiglio dei Ministri, on. Silvio Berlusconi, e il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, dott. Gianni Letta. Era presente il Segretario Generale della Presidenza della Repubblica, Consigliere Donato Marra. Il Presidente della Repubblica ha firmato il decreto con il quale, su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri, vengono accettate le dimissioni rassegnate dall'on. Sandro Bondi dalla carica di Ministro dei Beni e Attività culturali. Con altro decreto è stato nominato Ministro per i Beni e Attività culturali il dott. Giancarlo Galan cessando dalla carica di Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali. Il Presidente della Repubblica ha quindi firmato, su proposta del Presidente del Consiglio, il decreto di nomina dell'on. avv. Francesco Saverio Romano alla carica di Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali. Subito dopo si è svolta la cerimonia del giuramento del nuovo Ministro, on. Francesco Saverio Romano. Lo si legge in una nota del Quirinale.

Fonte: ANSA
Baz Luhrmann
00martedì 29 marzo 2011 16:24
Blumare369, 28/03/2011 14.21:

Sono sicuro che tutti avranno letto con grande interesse questo articolo.





Hey, io non le ho lette, mi sono "perso" qualcosa? [SM=g1861825] [SM=g1861825] [SM=g1861825]
binariomorto
00sabato 16 aprile 2011 14:57
Ancora niente cannoli per Saverio Romano. D' altra parte a Cuffaro furono indigesti ...
Il gip di Palermo Giuliano Castiglia ha deciso oggi in una breve udienza di non archiviare il procedimento per concorso esterno in associazione mafiosa che vede coinvolto il neo ministro "responsabile". I fascicoli che finiranno sulla scrivania del gip sono anche quelli del procedimento scaturito dall’operazione ‘Ghiaccio’, in cui Romano veniva definito dal collaboratore di giustizia Francesco Campanella “a disposizione” di alcuni esponenti di Cosa Nostra. Nello stesso procedimento erano coinvolti anche l’ex presidente della Regione siciliana, Salvatore Cuffaro, e il medico-boss Giuseppe Guttadauro, ex capo del mandamento palermitano di Brancaccio. A proposito di Cuffaro, il pm Di Matteo ha chiesto a sua volta di acquisire la sentenza definitiva di condanna a sette anni per favoreggiamento dell’ex presidente siciliano. Una nuova udienza è stata fissata per il 9 giugno.

Su Romano è intanto in corso anche un’altra indagine per corruzione aggravata dal favoreggiamento alla mafia. Massimo Ciancimino, in una conversazione intercettata nel 2004 con il professore Gianni Lapis, raccontava che per la vendita di una società aveva dovuto pagare alcune tangenti ad esponenti politici, tra cui Saverio Romano. (fonte ilfattoquotidiano).
binariomorto
00sabato 9 luglio 2011 23:26
Romano, il gip di Palermo non archivia
“Imputazione coatta per concorso esterno”


Il gip Giuliano Castiglia non ha accolto la richiesta di archiviazione, presentata dalla procura, dell’indagine per concorso in associazione mafiosa a carico del ministro delle Politiche agricole Saverio Romano, e ha avanzato richiesta di imputazione coatta. A questo punto i pm entro dieci giorni dovranno formulare la richiesta di rinvio a giudizio.

”Questo procedimento mi ha visto indagato quasi ininterrottamente per otto anni anche se l’indagine era tecnicamente spirata nel novembre del 2007. Questi semplici ma inconfutabili dati dimostrano il corto circuito tra le istituzioni e dentro le istituzioni”, ha detto Romano, commentando la decisione del gip di Palermo di rigettare la richiesta di archiviazione avanzata dalla procura di Palermo. “Il fallimento del sistema giudiziario – prosegue – vive nella interminabile condizione che si riserva al cittadino Saverio Romano in un periodo di tempo che nella sua enorme dimensione rappresenta già una sanzione insopportabile anche se l’epilogo sarà quello da me auspicato”.

La vicenda giudiziaria di Romano comincia nel giugno 2003 quando i magistrati della Dda mandano un avviso di garanzia all’allora presidente della Regione, Salvatore Cuffaro accusato di concorso in associazione mafiosa. Il provvedimento, emesso nell’ ambito dell’inchiesta sui rapporti tra i boss della cosca mafiosa di Brancaccio e i politici locali, porta all’arresto di quattro persone, l’ex assessore comunale di Palermo, Domenico Miceli (Udc), i medici Salvatore Aragona e Vincenzo Greco e l’imprenditore Francesco Buscemi, già segretario dell’ex sindaco di Palermo Vito Ciancimino, condannato per mafia e morto nel 2001. Ed è in questa inchiesta che salta fuori il nome di Saverio Romano, allora deputato dell’Udc, indagato per concorso in associazione mafiosa insieme all’avvocato penalista Salvatore Priola, ex capogruppo di Forza Italia nel Consiglio provinciale di Palermo a metà degli anni ’90.

Qualche mese dopo la Procura chiede il rinvio a giudizio per gli arrestati, mentre vengono stralciate sia la posizione di Cuffaro che quella di Romano. Secondo gli investigatori l’attuale ministro dell’Agricoltura avrebbe ricevuto, insieme a Cuffaro, una tangente da un imprenditore per ‘oliare’ la macchina burocratica regionale. I fatti si riferiscono al periodo in cui Cuffaro era deputato regionale e Romano un suo collaboratore. Per questo Romano deve rispondere di concorso in associazione mafiosa e corruzione.

Nel 2005 Saverio Romano viene tirato in ballo anche da Francesco Campanella, ex presidente del consiglio comunale di Villabate, diventato nel frattempo collaboratore di giustizia. Campanella racconta ai pm della Dda intrecci criminali che dal piccolo centro del palermitano si ripercuotono come un terremoto fino a Roma. Le dichiarazioni di Campanella, che tra l’altro fornì la falsa carta d’identità utilizzata da Bernardo Provenzano per curarsi a Marsiglia, chiamano in causa anche Saverio Romano. Campanella, che dice di essere massone, svela retroscena inediti di ”aggiustamenti” di voti nelle sezioni di Villabate e Piana degli Albanesi per far eleggere il candidato vicino alle cosche, e sostiene che la riconferma nel ’94 al consiglio provinciale dell’allora sottosegretario al Lavoro, Saverio Romano, sarebbe stata il frutto di una manipolazione dei verbali elettorali.

E si arriva al marzo di quest’anno. Il gip di Palermo Giuliano Castiglia non accoglie la richiesta avanzata dalla Procura di archiviare l’inchiesta per concorso in associazione mafiosa aperta a carico di Saverio Romano, diventato nel frattempo deputato del Pid (Popolari di Italia Domani) e ministro dell’Agricoltura. Il Pm, pur avendo sollevato molti dubbi sulla posizione di Romano, motivava la decisione di chiedere l’archiviazione ritenendo che non ci fossero riscontri sufficienti alle dichiarazioni del pentito Francesco Campanella (che aveva definito Romano persona ”a disposizione” di Cosa nostra e, in particolare, dei capimafia di Villabate, Nicola e Antonino Mandalà). Oggi la svolta. Il gip Castiglia, non accogliendo la richiesta di archiviazione dell’indagine per concorso in associazione mafiosa a carico del ministro delle Politiche agricole, ha avanzato richiesta di imputazione coatta. Tre dieci giorni i pm dovranno formulare la richiesta di rinvio a giudizio.

Fonte: ilfattoquotidiano
binariomorto
00giovedì 14 luglio 2011 23:37
LA REAZIONE: «SCANDALOSO CORTO CIRCUITO GIUDIZIARIO, NON MI DIMETTO»

Mafia, chiesto processo per Romano
Il ministro: «Non mi dimetto»

È imputato di concorso in associazione mafiosa.
I pm: rapporti con esponenti di spicco di Cosa Nostra


MILANO - Il ministro delle Politiche agricole Francesco Saverio Romano è formalmente imputato di concorso in associazione mafiosa. La Procura di Palermo ha depositato la richiesta di rinvio a giudizio. L'atto, firmato dal pm Nino Di Matteo e dall'aggiunto Ignazio De Francisci, segue di quattro giorni la decisione del Gip del capoluogo siciliano di rigettare l'istanza di archiviazione inizialmente presentata dalla Procura e di imporre ai magistrati inquirenti l'imputazione. Ora il Gup dovrà fissare entro due giorni l'udienza preliminare, ma il termine è solo ordinatorio. «Non intendo commentare un atto al quale la Procura di Palermo è stata obbligata dopo 8 anni di indagini e due richieste di archiviazione. Continuo a non comprendere come non ci si scandalizzi invece di un corto circuito istituzionale e giudiziario che riguarda chi da un lato ha condotto le indagini e chi dall'altro le ha severamente sanzionate» ha reagito Romano.

«RESTO AL MIO POSTO» - Il ministro ha assicurato inoltre che non farà alcun passo indietro e che anzi è determinato ad andare avanti con il suo lavoro al ministero delle Politiche agricole. Dall'opposizione sono già partite richieste di dimissioni. Duro anche il commento del presidente della Camera Gianfranco Fini che ha detto che non è opportuno che Romano rimanga al suo posto. Romano ha replicato che resta «a testa alta» nel governo Berlusconi e si considera «vittima di un a ritorsione politica» per «aver salvato con il mio voto a dicembre insieme ad altri colleghi la maggioranza e il governo». E intende «tutelare in ogni sede giudiziaria e politica» il proprio «buon nome e onorabilità», denunciando «ad alta voce la strumentalità non dell'atteggiamento delle opposizioni che hanno tutto il diritto di chiedere le mie dimissioni, se lo ritengono» ma dell'«intervento a gamba tesa in una vicenda squisitamente politica da parte del presidente della Camera Gianfranco Fini» che ha denunciato la inopportunità della sua permanenza al governo. «Perché ad oggi - ha affermato Romano in conferenza stampa- di inopportuno c'è solo l'intervento della stessa persona che a dicembre, spogliandosi della terzietà che impone il rivestire la terza carica dello Stato ha raccolto le firme per far cadere il governo».

«IL SUO RUOLO A DISPOSIZIONE DI COSA NOSTRA» - Per i pm che hanno firmato la richiesta di rinvio a giudizio, il ministro Romano avrebbe nel tempo sostenuto Cosa nostra e avuto rapporti diretti o mediati con diversi elementi di spicco dell'associazione mafiosa. «Nella sua veste di esponente politico di spicco, prima della Dc e poi del Ccd e Cdu e, dopo il 13 maggio 2001, di parlamentare nazionale - scrivono i magistrati - Romano avrebbe consapevolmente e fattivamente contribuito al sostegno ed al rafforzamento dell'associazione mafiosa, intrattenendo, anche alla fine dell'acquisizione del sostegno elettorale, rapporti diretti o mediati con numerosi esponenti di spicco dell'organizzazione tra i quali Angelo Siino, Giuseppe Guttadauro, Domenico Miceli, Antonino Mandalà e Francesco Campanella». Secondo i pm, inoltre, il ministro avrebbe «messo a disposizione di Cosa nostra il proprio ruolo, contribuendo alla realizzazione del programma criminoso dell'organizzazione tendente all'acquisizione di poteri di influenza sull'operato di organismi politici e amministrativi».

LA CANDIDATURA DI MICELI - In particolare, nella richiesta di rinvio a giudizio i pm fanno cenno all'interessamento di Romano a candidare, su input del boss Guttadauro, Mimmo Miceli, poi condannato per mafia, alle regionali del 2001. Romano si sarebbe inoltre adoperato per accreditare Miceli e «il suo referente mafioso Guttadauro quali interlocutori da ascoltare nella gestione degli equilibri politici all'interno e all'esterno del Cdu». Infine il ministro, assieme all'ex governatore siciliano Totò Cuffaro, avrebbe assecondato le richieste del capomafia Nino Mandalà inserendo Giuseppe Acanto nelle liste dei candidati del Biancofiore per le regionali del 2001, «nella consapevolezza di esaudire desideri di Mandalà e, più in generale, della famiglia mafiosa di Villabate».

Redazione online

Fonte: CorrieredellaSera
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