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Foto di ragazze di ogni età vengono saccheggiate dai profili social per poi ripubblicarle, senza il loro consenso, in gruppi privati il cui fine è la sega collettiva. Segarsi in branco giocando a chi ce l’ha più lungo, a chi eiacula più lontano, a chi riesce a umiliare di più la ex fidanzata la cui foto viene pubblicata, violando la sua privacy, da quello che vuole vendicarsi. Se non sei mia allora ti do in pasto agli altri, come carne la cui data di scadenza consente un uso collettivo per rubarne i resti, fino a spolparla viva e a ingoiare le ossa.

Lui pubblica la foto dell’ex, quell’altro condivide l’immagine della tizia con la quale ha fatto sexting, e poi il tipo che colleziona pezzi di carne da scambiare con altri pezzi di carne, come le figurine. Se ti do una tetta ci guadagno un gluteo e così via.

Chi pubblica queste immagini mette anche il nome e cognome o altri dati sensibili, e istiga a compiere uno stalking compatto da parte di colleghi. Nessuno mostra un po’ di buon senso e di rispetto chiedendo la fine della persecuzione.

dove non c’è consenso è stupro


tratto dal fattoquotidiano