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Campionato di Serie A 2017/2018

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    binariomorto
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    00 29/04/2018 18:19
    Serie A, Sampdoria-Cagliari 4-1:
    Praet, Quagliarella, Kownacki e Ramirez affondano il Cagliari

    Primo tempo dominante per gli uomini di Giampaolo che chiudono virtualmente la gara.
    Non basta il gol di Pavoletti a inizio ripresa per dare coraggio agli ospiti


    La Sampdoria spazza via il Cagliari e continua a vivere il suo sogno europeo, grazie a una prestazione scintillante che affonda gli ospiti, sempre più invischiati nella lotta per la salvezza. La difesa a 3 di Lopez non regge l’assalto blucerchiato per molto. Al 7’ è Praet, riportato per l’occasione nel suo ruolo originario di trequartista, a battere Cragno: l’azione blucerchiata è perfetta, con Quagliarella che vede l’inserimento del belga e lo serve in area: dribbling su Castan e tiro semplice e preciso. Il portiere del Cagliari si oppone a Quagliarella al 22’ ma si arrende al 26’ quando Linetty pesca il bomber della Samp in area con un cross da sinistra. Lopez prova a cambiare qualcosa, passando al 4-3-1-2 con Farias alle spalle di Pavoletti e Sau, senza grandi risultati immediati: l’occasione al 36’ con Farias, liberato al tiro da Ionita e stoppato da Viviano, è solo un episodio. Al 40’ Barella atterra Torreira in area ma Quagliarella, dal dischetto, colpisce il palo. Il 3 a 0 è solo rimandato: al 48’ Praet innesca Bereszynski sulla fascia destra, cross preciso e conclusione micidiale di Kownacki.


    SECONDO TEMPO — Sulla sfida incide di più l’intervallo. La Sampdoria riemerge dallo spogliatoio deconcentrata, il Cagliari volitivo. Quagliarella è costretto a uscire per infortunio, rilevato da un Ramirez che fatica a entrare in gara. Al 4’, così, i sardi tornano a sperare: Ionita crossa da destra e Pavoletti si fa trovare pronto sul secondo palo e accorcia le distanze. Lo sbandamento dei blucerchiati non dura molto: Praet e Linetty costringono Cragno a due difficili parate poi, dopo l’espulsione di Cigarini, è Ramirez a chiudere il conto al 42’ riprendendo il pallone respinto dalla traversa su conclusione di Linetty. Al Cagliari non resta che arrendersi anche se Ceppitelli, su angolo, manda ancora la palla sul palo al 48’.

    Alessio Da Ronch

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    binariomorto
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    00 29/04/2018 23:29
    Fiorentina-Napoli 3-0. Simeone tripletta, la Juve a +4

    Azzurri dominati e mai in partita, mentalmente ha lasciato un segno il finale di San Siro.
    Al 6' Koulibaly stende Simeone: Mazzoleni dà il rigore, la Var annulla per fallo fuori area e per il senegalese scatta il rosso diretto.
    Il Cholito colpisce tre volte: il sogno di Sarri finisce qui?


    No, la Fiorentina non si è scansata come invece qualcuno vagheggiava sui social. Ha dominato in lungo e in largo, semmai a doversi scansare da un travolgente Simeone autore di una tripletta sono stati i difensori del Napoli. Finisce 3-0 per i viola che restano parzialmente in corsa per l'Europa League, mentre la squadra di Sarri è ad un centimetro dal chiudere definitivamente il sogno scudetto. Non possono bastare però i clamorosi errori di Koulibaly prima e Tonelli poi per giustificare il pomeriggio orribile del Napoli, sul quale ha inevitabilmente lasciato un segno il finale di ieri sera a San Siro. La Juventus ringrazia i rivali viola, e si riporta a +4 sugli azzurri in vetta con più di mezzo scudetto ormai in tasca a tre giornate dalla fine. Fiorentina già capace all'andata di strappare un punto al San Paolo. Decide una clamorosa tripletta di Simeone, autore di una prestazione mostruosa.


    SUBITO ROSSO — Squadre spalle al muro già prima del calcio di inizio. Tutte le rispettive avversarie dirette avevano infatti già vinto. La Juve nella corsa scudetto, Atalanta, Milan e Sampdoria per le ultime speranze europee viola. Sarri opta per i titolarissimi con Mertens al centro dell'attacco, tutto confermato nei viola: dietro a Simeone c'è Saponara. Pronti via e la gara cambia. Al sesto Koulibaly stende Simeone lanciato a rete e Mazzoleni assegna il rigore ammonendo il difensore tra le proteste viola. Con la Fiorentina che chiede l'espulsione. Interviene la Var che cambia tutto. Punizione dal limite (la Var certifica che il fallo è fuori area) e rosso per Koulibaly. Biraghi calcia, la barriera devia, Reina salva con il piede.

    FUGA VIOLA — Sarri cambia, fuori Jorginho e dentro Tonelli. Il Napoli ci prova al 25' direttamente su corner con la parabola di Mario Rui, Sportiello smanaccia e si salva. La partita pare equilibrata nonostante la formazione di Sarri sia in inferiorità numerica ed al 31' Insigne cicca clamorosamente all'interno dell'area di rigore al momento di calciare. Al 33' però un rinvio di Biraghi coglie Tonelli clamorosamente impreparato. Simeone si invola nuovamente verso la porta e di sinistro batte Reina in uscita. Poi è Saponara a calciare da fuori, Reina attento blocca. Prima dell'intervallo ancora il portiere spagnolo salva alla disperata su Chiesa con il patron viola Andrea Della Valle che si dispera in tribuna.


    SUPER CHOLITO — Il primo tiro della ripresa è del Napoli con il bel sinistro al volo di Mertens bloccato a terra da Sportiello. A rispondere ci pensa Veretout con il solito bolide da fuori, palla a lato. Prosegue il duello tra Chiesa e Reina, il figlio di Enrico tira, lo spagnolo si supera di nuovo. Sarri cambia ancora: fuori uno spento Mertens, dentro Milik. Out anche Hamsik, al suo posto Zielinski e sostituzioni terminate al tredicesimo della ripresa. Primo cambio anche per Pioli. Bruno Gaspar per Laurini. Al 17' arriva il raddoppio con il solito scatenato Simeone che ribatte da due passi l'ennesimo prodigio di Reina per evitare l'autogol di Hysaj. Il Napoli crolla definitivamente e la Fiorentina può controllare. Anzi. Può colpire ancora. Al 91' Chiesa si mangia il campo, taglia per Simeone che supera Mario Rui e batte di sinistro il portiere del Napoli. Finisce con il trionfo viola e gli azzurri a terra. Anche se il pubblico napoletano applaude comunque i propri calciatori per l'annata. Manca l'aritmetica. Ma per il settimo anno consecutivo lo scudetto si incammina verso Torino.

    Giovanni Sardelli

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    binariomorto
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    00 29/04/2018 23:32
    Torino-Lazio 0-1, a segno Milinkovic. E' scatto Champions

    I biancocelesti perdono a inizio gara Immobile per infortunio.
    Sirigu para tutto, anche un rigore di Luis Alberto, ma poi il serbo segna di testa e riporta Inzaghi al terzo posto.
    L'Inter crolla a -4



    La Lazio non molla. Più forte anche di un infortunio a Immobile dopo neanche un quarto d’ora (probabile stagione finita: titolo di capocannoniere a rischio e addio al sogno Scarpa d’Oro), della stanchezza, della pressione di dover vincere per forza. Vince con un gol di testa di Milinkovic, il migliore dei suoi, e raggiunge la Roma al terzo posto, con l’Inter a questo punto staccata di 4 punti. Potrebbe essere stata un’accelerazione decisiva, in chiave Champions League. Al Toro resta il rimpianto di un discreto primo tempo, non confortato da una ripresa alla stessa altezza, e di un atteggiamento forse troppo rinunciatario: di sicuro, al di là della prova generosissima di Ljajic, Mazzarri ha avuto poco dai suoi uomini offensivi, a cominciare da Belotti che è lontanissimo dai rendimenti dello scorso campionato. E deve ringraziare Sirigu che, al di là di un rigore parato a Luis Alberto sullo 0-0, con almeno altre tre interventi decisivi ha evitato un passivo più pesante.

    LE SCELTE — Nessuna sorpresa nelle formazioni. Mazzarri conferma il trio di centrali, ritrova Molinaro (100 con il Toro) e agli affida la fascia sinistra, con De Silvestri opposto e Baselli-Rincon coppia centrale. Edera preferito a Iago (comunque recuperato per la panchina) per giocare alle spalle di Belotti. Inzaghi non rinuncia al 3-5-1-1 e dunque non cade nella tentazione di fare giocare tutte quattro le stelle offensive insieme, conservando la carta Felipe Anderson per giocarsela a partita in corso. Murgia prende il posto di Parolo, Lulic resta a sinistra e Luis Alberto trequartista, con Milinkovic libero di avvicinarglisi alle spalle di Immobile.

    PRIMO TEMPO — Pronti-via, dopo 35” la Lazio mette in chiaro l’approccio: profondità cercata e trovata da Luis Alberto per Murgia e Sirigu costretto subito agli straordinari in uscita. Il Toro sembra stordito, ma una chance casuale - nata da errore di Marusic - che Ljajic mira alta sopra la traversa scuote la squadra di Mazzarri. Che un minuto dopo sfiora a sua volta il gol, con dialogo Belotti-Edera e invito per l’incursione in area di De Silvestri, murato da Strakosha. Al 14’ l’episodio che frena ulteriormente la Lazio: Immobile è costretto a dare forfeit per un infortunio muscolare e l’uscita del suo punto di riferimento offensivo, sostituito da Caicedo, è come uno shock per la squadra di Inzaghi. Che diventa handicap, a posteriori, quando al 21’ un lancio millimetrico di De Vrji pesca Milinkovic in faccia a Sirigu, con Nkoulou che ripiega in ritardo. L’intervento combinato del centrale e del portiere è perfino esagerato, perché il serbo si stava allargando a sinistra, ma il rigore concesso da Irrati ci sta. Il problema è che in assenza del tiratore principe, va sul dischetto Luis Alberto, che si fa respingere il tiro da Sirigu. Il rigore sbagliato frena ulteriormente la Lazio, che al di là della poca intesa di Caicedo con i compagni non ha la consueta fluidità. La solita pericolosità, soprattutto, e quanto sia poco killer rispetto al solito si vede al 33’, quando Milinkovic, Caicedo e Leiva mettono in fila una serie di incertezze in area che consentono al Torino - in quel frangente schierato male - di scampare un pericolo che poteva essere decisamente maggiore.

    SECONDO TEMPO — Approccio fotocopia per la Lazio nella ripresa, ma stavolta con frutti diversi. Toro schiacciato verso la porta di Sirigu e martellamento concretizzato dopo 11’, subito dopo un altro miracolo di Sirigu, quasi un altro rigore parato su tiro a botta sicura di Leiva. Ma proprio su quel corner, disegnato tanto per cambiare da Luis Alberto, Milinkovic ha sfruttato il suo 1.90 abbondante per saltare in testa a mezza difesa granata e scoperchiare la parita. E anche i limiti del Toro, apparso a quel punto in debito di energie, soprattutto mentali. Mazzarri si è giocato la carta Iago Falque per Edera, ma è stato Caicedo (minuto 18) ad avere la chance per il 2-0, con un pallonetto preparato benissimo, ma sprecato con un tiro sopra la traversa incomprensibile. La Lazio non ha mollato la presa: nonostante il vantaggio ha continuato a governare la partita, cedendo un po’ alla stanchezza solo nel finale. Anche perché Mazzarri, alla ricerca del pareggio e di altre risposte, ha azzardato la trazione anteriore: lo stesso 3-4-1-2, ma con Iago alle spalle di Belotti e Niang (entrato al posto di Rincon) e Ljajic addirittura regista basso, arretrato sulla linea di Baselli. Ma è stata la Lazio ad andare ancora più vicina al gol, con una splendida combinazione Leiva-Milinkovic, conclusa dal serbo con un tiro di poco alto.

    Andrea Elefante

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    binariomorto
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    00 29/04/2018 23:38
    SERIE A 2017/2018 35ª Giornata (16ª di Ritorno)

    28/04/2018
    Roma - Chievo 4-1
    Inter - Juventus 2-3
    29/04/2018
    Crotone - Sassuolo 4-1
    Atalanta - Genoa 3-1
    Benevento - Udinese 3-3
    Bologna - Milan 1-2
    Hellas Verona - Spal 1-3
    Sampdoria - Cagliari 4-1
    Fiorentina - Napoli 3-0
    Torino - Lazio 0-1

    Classifica
    1) Juventus punti 88;
    2) Napoli punti 84;
    3) Lazio e Roma punti 70;
    5) Inter punti 66;
    6) Atalanta punti 58;
    7) Milan punti 57;
    8) Fiorentina e Sampdoria punti 54;
    10) Torino punti 47;
    11) Genoa punti 41;
    12) Bologna punti 39;
    13) Sassuolo punti 37;
    14) Udinese e Crotone punti 34;
    16) Cagliari punti 33;
    17) Spal punti 32;
    18) Chievo punti 31;
    19) Hellas Verona punti 25;
    20) Benevento punti 18.

    Benevento matematicamente retrocesso in Serie B.

    (gazzetta.it)
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    binariomorto
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    00 06/05/2018 12:40
    Milan-Verona 4-1: Calhanoglu, Cutrone, Abate, Lee e Borini in gol.
    L'Hellas retrocede in B

    Tutto facile per i rossoneri, che scavalcano l'Atalanta al sesto posto e
    possono concentrarsi sulla finale di Coppa Italia con la Juve di mercoledì



    Non c’è stato un altro Benevento, inteso come scivolone interno. A San Siro il Milan ha battuto il Verona e raggiunto i due obiettivi del sabato sera: riportarsi sopra l’Atalanta, dunque al sesto posto in classifica, e prepararsi al meglio alla finale di Coppa Italia di mercoledì contro la Juventus. Rino aveva chiesto una vittoria con una bella prestazione e altri segnali da cogliere in vista della più importante partita infrasettimanale della stagione. Li ha avuti: Romagnoli al centro della difesa è stato utile e pratico, completamente ristabilito. Locatelli in regia ha offerto una manovra piacevole, senza far rimpiangere l’indisponibile Biglia. E davanti, con Cutrone, oltre ai gol degli esterni sono finalmente tornati quelli degli attaccanti. L’Hellas era onestamente un avversario morbido: ufficialmente condannato dal Milan al ritorno in B dopo una sola stagione, qui Pecchia aveva presentato una formazione di giovani e seconde linee, venendo meno alla linea guida espressa in vigilia: "A Milano daremo il massimo". Insomma… Il Milan ha modo di passare già dopo pochi minuti dall’inizio, per la gioia del presidente rossonero Li Yonghong seduto in tribuna. All'11' Suso affonda dalla destra e poi crossa basso e arretrato per Calhanoglu che indirizza il pallone sul secondo palo: la deviazione di Heurtaux è decisiva per il vantaggio rossonero. Il Milan resta in possesso e in comando anche dopo aver sbloccato la partita: la squadra di Gattuso pende a sinistra dove Calhanoglu è il più attivo dei suoi. Passata la mezzora ecco il raddoppio: bella e puntuale verticalizzazione di Bonaventura per Cutrone, che spalle alla porta si gira e infila Silvestri.

    ABATE-LEE — Il secondo tempo ha ancora meno spunti da offrire, se non il bellissimo terzo gol di Abate che riequilibra - provvisoriamente - i conti dell’andata: Milan battuto 3 a 0 in una delle sue peggiori uscite ed Hellas così rispedito in B con lo stesso punteggio. Il gol di Abate è servito di nuovo da uno spunto di Suso ma l’esterno del terzino è ancor più pregevole. In mezzo a tutta una serie di cambi c’è la traversa di Romulo su punizione, che difficilmente avrebbe invertito l’inerzia della partita. I cambi di Rino sono ovviamente più strategici, funzionali alla partita di mercoledì: esce Romagnoli sostituito da Musacchio, Borini per Suso e Kalinic per Cutrone. Le sostituzioni dell’Hellas producono invece un gol: quello del sudcoreano Lee, per il 3 a 1: destro al volo imparabile, qualcosa di bello nella serata del Verona retrocesso matematicamente in B. Le distanze dell’andata le ristabilisce Borini nel finale: destro del definitivo 4 a 1.

    Alessandra Gozzini

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    binariomorto
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    00 06/05/2018 12:43
    Juventus-Bologna 3-1: rigore di Verdi,
    poi autogol De Maio, Khedira e Dybala

    Emiliani avanti col rigore di Verdi, poi nella ripresa entra il brasiliano ed è un'altra partita.
    Se il Napoli perde col Torino, sarà già settimo scudetto consecutivo



    Il viaggio dall'Inferno al Paradiso può essere molto breve. Per la Juventus è durato in tutto venti minuti, il tempo di raddrizzare una partita, quella col Bologna, che era cominciata male e mettere in cassaforte il risultato. L'impresa è riuscita a Madama grazie a Douglas Costa, che è entrato nella ripresa e ha fatto la differenza con due assist splendidi e preziosi per Khedira e Dybala. E pensare che proprio Verdi, che ha detto no al Napoli nella sessione di mercato di gennaio, aveva riacceso le speranze tricolori degli azzurri. Il Bologna però paga anche l'autogol di De Maio, che aveva riequilibrato la partita prima dello show del brasiliano. Ora la Juventus è a +7 in attesa del risultato del Napoli, e vede il settimo scudetto sempre più vicino.

    AMNESIE E SVANTAGGIO — Il primo tempo è un pasticciaccio firmato Buffon, che sbaglia un passaggio che causa l'intervento, giudicato da rigore, di Rugani su Crisetig. Dal dischetto Verdi non sbaglia e porta in vantaggio il Bologna. Piccolo retroscena: l'arbitro Irrati aveva chiesto l'intervento della Var per determinare il colore del cartellino per il difensore, ma non funzionava l'auricolare del quarto uomo. Così la Juventus sperimentale di Allegri, con Pjanic squalificato, con Douglas Costa tenuto a riposo per la Coppa Italia e con un'inedita difesa a tre, con Asamoah centrale di sinistra (e Benatia sorprendentemente ancora in panchina) s'inceppa contro una squadra schierata a cinque dietro e che non aveva fatto granché prima dell'occasione dal dischetto. Poca roba anche dal lato Juve, con due tentativi troppo blandi di Higuain (il primo deviato da Mirante, il secondo un colpo di testa troppo centrale) e un'altra occasione con Alex Sandro.

    CI PENSA DOUGLAS COSTA — Nella ripresa Allegri ripesca Douglas, passa al 3-4-3 e la Juventus mostra un altro piglio, come se si fosse resa improvvisamente conto di non poter perdere punti preziosi. Il Bologna evidentemente ha il cuore tenero e decide di dare una mano alla Signora: su cross di Cuadrado De Maio butta il pallone in porta invece di mandarlo in angolo. Comunque con Flash Douglas a sinistra è un'altra Signora, più spigliata e velenosa, che sull'asse sudamericana cerca subito il vantaggio: stavolta cross del brasiliano per Cuadrado che arriva male sul pallone. L'aiutino è la spinta che lancia la Juventus verso la vittoria: dopo il brivido per il palo di Krafth, con deviazione di Buffon (altra amnesia della difesa) sale in cattedra Douglas Costa, che prima calamita il pallone sul destro di Khedira, con la scritta "basta spingere", poi apre la strada per il sinistro di Dybala sul secondo palo: da 0-1 a 3-1 con l'ingresso del brasiliano: chiamatelo pure mister scudetto.

    Fabiana Della Valle

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    binariomorto
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    00 06/05/2018 18:48
    Udinese-Inter 0-4.
    Ranocchia sblocca, Rafinha, Icardi e Borja Valero in gol

    Apre Ranocchia, tra il 44' e il 46' uno-due Rafinha-Icardi.
    Rosso a Fofana al 50', poker al 71'.
    Spalletti torna a sperare nella rimonta Champions.
    Si complica la corsa salvezza di Tudor


    Una ventata di ottimismo e di passione per il finale di stagione interista. I nerazzurri battono 4-0 l’Udinese con i gol di Ranocchia, Rafinha, Icardi e Borja Valero buttando la pressione nel campo di Lazio e Roma, distanti un punto prima delle rispettive gare odierne. Per l’Udinese 12° k.o. nelle ultime 14 gare (per il resto due pareggi) e la salvezza rimane ancora un capitolo incompiuto.

    TUTTO IN 45' — Luciano Spalletti sceglie Dalbert – non giocava dal 3 febbraio – invece che Santon per sostituire lo squalificato D’Ambrosio a sinistra e Ranocchia al volo al posto di Miranda (risentimento all’adduttore della gamba destra) che si ferma durante il riscaldamento. Igor Tudor, all’esordio casalingo sulla panchina dell’Udinese, disegna un 3-1-5-1 con Behrami davanti alla difesa in scia a Rafinha, De Paul interno e Balic che segue a uomo Borja valero. L’Inter sfiora il vantaggio al 5’: Cancelo calcia divinamente una punizione per Perisic che di testa in area scavalca Bizzarri ma non Danilo che sulla linea salva. Tre minuti e arriva un’altra occasione nerazzurra: Cancelo crossa basso da destra per Candreva che di prima gira in porta ma trova i riflessi di Bizzarri ad annullare tutto. Il destro di Icardi all’11’ è centrale, ma serve a tenere i friulani sotto pressione. E al 12’ la squadra di Spalletti passa: corner guadagnato da Perisic e battuto da Brozovic, la testa di Ranocchia sul primo palo è la più lesta di tutti, palo-gol. Virtualmente i nerazzurri si lievitano a un punto dalle romane in possesso di un pass ciascuno per la Champions. L’Udinese sbanda pericolosamente, al 17’ la linea difensiva bianconera si alza eccessivamente obbligando Bizzarri a uscire per anticipare Icardi e lasciando sul prato una palla golosa per Perisic che a porta vuota tenta il colpaccio, respinto da un difensore friulano. La curva dell’Udinese, già in aperta contestazione con la proprietà, intona cori contro la famiglia Pozzo e contro i giocatori (“Andate a lavorare”). Al 33’ Candreva cestina un’occasione colossale: Borja e Rafinha orchestrano di tacco per Brozovic, palla in verticale per l’ex laziale che, seppur defilato, si ritrova da solo in area e calcia malissimo sopra la traversa. Al 35’ il primo avviso di presenza friulana con un colpo di testa di Behrami in precario equilibrio: palla fuori. L’Udinese imposta un’azione degna di tal nome al 36’ con De Paul che infila Lasagna davanti a Handanovic, il cui piede sinistro evita all’Inter di ritrovarsi da capo. I nerazzurri dovrebbero interpretare questo break come un monito: se guidi la partita, portala in un garage sicuro invece che tenerla esposta alle possibili intemperie. Ci prova ad aumentare il divario Brozovic (minuto 41) su punizione, ma Bizzarri sposta la palla in corner. Al 44’ ecco il raddoppio: Icardi difende benissimo la palla, cadendo riesce a servire Rafinha che si invola sulla destra, ignora il movimento di Candreva e chiude con il sinistro sul primo palo. Ma visto che quando si può, è meglio approfittarne, un lancio lungo di Brozovic accende Icardi che punta Samir, lo brucia e infila Bizzarri sul primo palo. E’ 3-0 e con la gioia nerazzurra riparte anche la contestazione friulana (“Gino Pozzo vaf…”). Il primo tempo va in archivio così.


    VAR IN AZIONE — La scossa a inizio ripresa la fornisce lo spicchio dello stadio occupato dai tifosi nerazzurri che dedicano un coro a Mark Iuliano, vice di Tudor: “Iuliano uomo di m…”. Giusto per ricordare il famoso scontro tra l’ex difensore juventino e Ronaldo. Poi ecco entrare la Var al 5’ nel romanzo friulano. Fofana interviene duramente su Perisic, a Mazzoleni viene segnalata l’entrata e dopo aver rivisto le immagini opta per il rosso diretto (un po’ come accaduto per Vecino in Inter-Juve, anche se in questo caso non era nemmeno spuntato il giallo). Tudor deve rimettere ordine alla sua squadra e sacrifica De Paul per Barak che diventa il riferimento più prossimo a Lasagna. La partita scorre nell’indifferenza fino al 25’ quando Dalbert, vittima di crampi, lascia il posto a Santon. Un minuto e l’Inter segna il quarto gol: Perisic calcia dal limite, una deviazione consegna il pallone a Borja Valero che segna. Mazzoleni si consulta con il Var per verificare la posizione dello spagnolo, tutto regolare. Inter avanti 4-0. Tudor inserisce Jankto per Behrami in una partita che da diversi minuti ha perso ogni significato. L’ottimismo della curva friulana raggiunge l’apice quando parte il coro “tanto già lo so che l’anno prossimo gioco di sabato” con riferimento al rischio retrocessione in B. Difficile dare ogni colpa a Tudor, arrivato dieci giorni fa. La squadra non è sembrata reattiva di testa fin dal principio, ecco forse su questo tasto il croato avrebbe potuto incidere di più. Spalletti rinfresca la fascia destra al 34’ inserendo Karamoh per Candreva mentre il tecnico dei friulani fa rifiatare Lasagna offrendo dieci minuti più recupero a Perica. Al 42’ Karamoh prende una traversa dall’interna dell’area su una ripartenza rapida nerazzurra, proprio mentre l’ironia udinese lancia nell’aria un coro per Massimo Oddo, fresco allenatore esonerato dalla famiglia Pozzo. Pochi istanti e quell’ironia prende un alito di esagerazione quando la curva canta “se andiamo in B vi facciamo un c… così”. Finisce 4-0 e per l’Udinese sarà una settimana gelida in città nonostante il calendario proponga la trasferta di Verona contro l’Hellas e la chiusura casalinga contro il Bologna: sei punti potrebbero anche lasciare i friulani in A.

    Matteo Brega

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    binariomorto
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    00 06/05/2018 18:51
    Chievo-Crotone 2-1, gol di Birsa, Stepinski e Tumminello

    Con un gol per tempo i veneti rilanciano il loro sogno salvezza
    regalando un successo a D'Anna nella sua prima gara sulla panchina gialloblù.
    Zenga raggiunto in classifica: adesso è nei guai



    La qualità paga. Il Chievo ne ha decisamente più del Crotone e vince la partita (2-1) più difficile, quella del debutto di Lorenzo D'Anna (abbracciato come un fratello dalla squadra alla fine) in panchina al posto di Rolando Maran, quella della disperazione, quella che conduce alla salvezza che ora il club di Luca Campedelli ha saldamente in mano dovendo affrontare la trasferta di Bologna e l'ultimo impegno in casa col già retrocesso Benevento. Mentre il Crotone, dopo aver accarezzato il sogno fermando la Juve allo Scida facendo il colpo grosso a Udine e asfaltando il Sassuolo, ora vede rosso perché i prossimi impegni sono con la Lazio in casa e a Napoli. Durissima, insomma anche per chi non molla mai, gioca con coraggio e follia per dirla con Walter Zenga, corre all'impazzata sopperendo a lacune tecniche evidenti. Smascherate dall'esperienza del Chievo che segna con l'esperto Birsa rispolverato per l'occasione, e col giovane talentino Stepinski autore di un gol da urlo. A nulla serve nel recupero il gol di Tumminello.

    SFIDA — La politica del biglietto a un euro ha funzionato. Sono 17.500 al Bentegodi e tremila arrivano da Crotone a occupare la Sud, mentre la Nord è ricca di Orgoglio Clivense, una curva piena e rumorosissima. Sono affidate al Chievo le speranze di serie A di una città che ha già perso l'Hellas, ormai in B. Lorenzo D'Anna si presenta in abito blu, come Zenga. Il sostituto di Rolando Maran ha chiesto da martedì aiuto alla vecchia guardia. E quindi ecco al centro della difesa Dario Dainelli che non giocava dal derby dell'11 marzo, ecco sulla corsia sinistra Massimo Gobbi, recuperato dall'infortunio ed ecco, come ipotizzato, il ritorno di Walter Birsa che deve dare gas in fase offensiva insieme a Giaccherini e supporto all'unica vera punta, Inglese. Zenga preferisce Barberis a Rodhen ed è sulla punizione del numero 10 al 9' che Ceccherini (forse con deviazione di Cacciatore) mette dentro. Ma il gol è annullato da Massa per fuorigioco. Che c'è. Tre minuti dopo è il Chievo che va avanti, ancora di testa: quella di Birsa, che sale su un bel cross di Gobbi dalla sinistra e non dà scampo a Cordaz. Una liberazione per i gialloblù. Che tengono duro fino alla fine del primo tempo seppur con qualche difficoltà nelle uscite. A volte non spazza come dovrebbe. Su una mischia e tra i rimpalli il Chievo, che gioca praticamente con un 4-5-1, rischia grosso una sola volta e Radovanovic trova un giallo che gli costa la trasferta di Bologna.

    COLPO SALVEZZA — Nella ripresa il Chievo parte forte alla ricerca del raddoppio: D'Anna inserisce Bastien per Rigoni, ma è il Crotone che sforia il pari con un colpo di testa di Simy (gran palla di Nalini) che colpisce il palo e con Capuano, sull'azione conseguente che viene murato da Sorrentino. Il Chievo soffre, cerca gli scatti e l'esperienza di Giaccherini che prova a sfruttare la qualità superiore, ma il Crotone deve giocarsi il tutto per tutto. Infatti Zenga sceglie per l'ultimo assalto lo sgusciante Ricci (per Stoian), mentre D'Anna leva lo stremato Inglese (70' a fare il tergicristallo e a sgomitare tra Ceccherini e Capuano) per la forza fresca Stepinski. Che serve subito Radovanovic, sfortunato: il suo siluro da 25 metri finisce sul palo. D'Anna perde Cacciatore per infortunio e ricorre a Bani che prende subito il giallo assassino: niente Bologna anche per lui. E' una battaglia ormai, Dainelli soffre, ma spazza come può. Al 37' Mariusz Stepinski risolve tutto con un gol da favola: il polacco riceve palla spalle alla porta sulla sinistra si gira e da 20 metri fa secco Cordaz. E' il quinto gol per il centravanti che si fa largo per il Mondiale e che al Chievo ha regalato gol d'autore al Cagliari, al Napoli, all'Inter, al Milan e ora al Crotone, quello più importante.

    Francesco Velluzzi

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    binariomorto
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    00 06/05/2018 18:56
    Fiorentina, nervi saldi e gol: contro il Genoa finisce 3-2

    In vantaggio con Benassi, la Viola nella ripresa va sotto 2-1 grazie alle reti di Pepito Rossi e Lapadula.
    Poi, con i padroni di casa in 10 per l'espulsione di Pandev,
    trova tre punti fondamentali per l'Europa con Eysseric e Dabo



    Vince la Fiorentina, che continua così il suo inseguimento al sogno Europa, anche se stavolta lo fa in maniera rocambolesca, ribaltando la sfida dopo l’espulsione di Pandev, con un finale arrembante in superiorità numerica.

    LA PARTITA — La Fiorentina prende subito il comando delle operazioni, mentre il Genoa resta in attesa. Badelj, al 12’, è il primo a chiamare in causa Perin, ma il tiro è centrale. Pochi secondi e Saponara trova un bel cross da destra, Simeone, però, non arriva alla deviazione in tuffo. I rossoblu non sembrano reagire. Rossi, all’esordio da titolare, fatica a trovare l’intesa con Medeiros, anche se, al 23’, si ritrova sulla testa l’occasione perfetta: cross da destra di Hiljemark e Pepito si fa trovare nella posizione giusta a pochi metri dalla linea di porta. L’impatto con il pallone, però, non è perfetto e la palla finisce sul fondo. Proprio quando la sfida pare più equilibrata, arriva la rete del vantaggio viola: Spolli manca l’intervento su un passaggio in profondità, Simeone attende l'arrivo di Benassi e lo serve al momento giusto. Per Perin non c'è nulla da fare.

    ROSSI GOL, PANDEV OUT — Ballardini rivoluziona il Genoa nell’intervallo, inserendo Pandev per Rosi e passando al 4-3-1-2. Mossa che permette a Medeiros di esprimersi meglio. È il portoghese a cambiare la partita: da una sua idea nasce l'assist di Bessa per il ritorno al gol di Pepito Rossi, a quattro anni di distanza dalla sua ultima prodezza italiana. È il 21 del secondo tempo. Bastano altri due minuti, con uscita dal campo di Rossi e ingresso di Lapadula, per il 2 a 1: ancora idea di Medeiros, assist di Hiljemark e stavolta all’appuntamento con il gol arriva Lapadula. La sfida esplode, Lapadula fallisce di 3 a 1, ma al 26’ Pandev viene espulso per un fallo su Gaspar. Il Genoa va in crisi di nervi e sparisce, la Fiorentina così torna padrona e vince. Eysseric, al 32’, pareggia su respinta corta di Perin. Dabo completa il sorpasso al 35’ su cross di Chiesa che lo libera in area.

    Alessio Da Ronch

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    00 06/05/2018 19:03
    Lazio-Atalanta 1-1, a segno Barrow e Caicedo

    Nerazzurri avanti subito con Barrow e ripresi da Caicedo. Nella ripresa monologo di Gasp ma la palla non entra.
    L'Inter è più vicina a Inzaghi, il Milan resta davanti ai bergamaschi



    La Lazio non riesce a cogliere la vittoria che serviva per consolidare la zona Champions. Merito dell’Atalanta che passa in vantaggio subito con Barrow e non si smonta dopo il pareggio di Caicedo. Due gol nel primo tempo e poi tante occasioni su entrambi i fronti. Con la squadra di Gasperini che sfiora il colpaccio sino all’ultimo. Un punto importante per l’Atalanta a caccia dell’Europa League (anche se il Milan resta davanti al sesto posto), mentre i biancocelesti adesso sente il fiato dell’Inter che con la vittoria di Udine si è portata a due punti.

    DA BARROW A CAICEDO — Al posto degli infortunati Radu e Immobile Inzaghi schiera Caceres e Caicedo. Gasperini sostituisce lo squalificato Caldara con Palomino. L’Atalanta lascia subito il segno. Al 2’ De Roon riconquista il pallone a metà campo e lancia in verticale Barrow: il gambiano infila Strakosha in uscita e porta in vantaggio i nerazzurri. Che al 9’ potrebbero anche raddoppiare: palo di Gomez. Lazio in affanno anche per l’aggressività a tutto campo degli avversari. La formazione di Gasperini governa il gioco e si proietta in profondità con frequenza. Barrow è una mina vagante per la difesa laziale. La squadra di Inzaghi allarga la manovra. Al 24’ su traversone basso dalla destra di Luis Alberto si fa trovare pronto Caicedo per firmare il pareggio. La Lazio rifiata dopo un avvio in salita. A 28’ l’ecuadoriano ci riprova: colpo di testa che sfiora l’incrocio. Al 37’ si ferma Luis Alberto per guai muscolari: entra Felipe Anderson. Atalanta sempre in agguato: al 40’ Gomez impegna Strakosha dalla distanza. Due minuti dopo pregevole spunto di Felipe Anderson murato al momento del tiro. Replica nerazzurra: bolide di Freuler fuori bersaglio. Squadre all’intervallo sull’1-1.

    SUPER STRAKOSHA — Lazio insidiosa in avvio di ripresa con De Vrij: tiro da 25 metri che sorvola la traversa. Gasperini fa entrare Ilicic per rilevare Barrow. La squadra di Inzaghi carica sul fronte offensivo. Riparte l’Atalanta: colpo di testa di Toloi sul fondo. Anche Luiz Felipe risente di problemi muscolari e Inzaghi inserisce Bastos all’11’. Biancocelesti sempre più all’attacco. Ma al 22’ serve una prodezza di Strakosha per opporsi a una conclusione di Freuler. Partita a tutto campo. Grande chance per Leiva: Palomino fa scudo. Al 23’ Lukaku avvicenda Caicedo, che ha rimediato una botta alla gamba. Inzaghi cambia assetto e sposta Milinkovic come terminale offensivo, accentrando Lulic. Sostituzione pure nell’Atalanta: al 26’ ecco Hateboer per Castagne. Al 33’ Strakosha sventa su Ilicic. E al 38’ è Bastos a salvare su Gosens. Ancora l’Atalanta vicina al gol: super Strakosha su Gomez e poi De Vrij ribatte sulla linea. Lazio stanchissima. Felipe Anderson cerca un affondo. Squadre allungate. Ma è la squadra di Gasperini a concludere la sfida all’attacco. Ancora brividi per la Lazio con un’incornata di Palomino. Finisce sull’1-1 una partita avvincente e viva sino all’ultimo istante dinanzi ai 45 mila spettatori dell’Olimpico.

    Nicola Berardino

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    binariomorto
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    00 06/05/2018 19:07
    Napoli-Torino 2-2, De Silvestri risponde a
    Hamsik e chiude la corsa scudetto di Sarri

    A inizio ripresa Baselli aveva risposto al vantaggio di Mertens nel primo tempo.
    Inisgne e compagni in corsa solo per l'aritmetica



    Il Torino trova un prezioso pari in casa del Napoli ed in pratica consegna lo scudetto alla Juve, cui solo l'aritmetica nega la possibilità di essere campione nonostante il +6 a due giornate dalla fine e il vantaggio siderale nella differenza reti. Bene i granata nella ripresa, azzurri un po' spenti e capaci solo di qualche fiammata, ma applauditi ugualmente a fine gara dal loro pubblico.

    AMBIENTE — A proposito, si è giocato in un clima particolare con tanti applausi però per il ritorno di Mazzarri e per Sarri. Feroci critiche, invece, a De Laurentiis da parte di tutto il pubblico del San Paolo, schierato con il tecnico come da striscione della Curva B: "Sarri uno di noi". Pullman degli azzurri accolto allo stadio da un altro drappo significativo: "Stagione 2018-2019 a parametro zero, sono gli arbitri l'affare vero". Chiaro il riferimento ad alcune vicende delle ultime settimane. Dentro dal via Mertens e Zielinski nel Napoli mentre Mazzarri ha scelto Acquah per Edera consolidando il solito 3-5-2. Esclusi eccellenti su entrambi i fronti, almeno inizialmente: Hamsik e Belotti (Niang si è visto la prima volta al 14' del secondo tempo, poco prima di uscire).

    AUGURI DRIES — Ritmi blandi in avvio complice il gran caldo e bella sfida tra Insigne (pericoloso al 17' su imbeccata di Mertens ed al 39' da fuori area) e De Silvestri sulla fascia di reciproca competenza. Napoli un po' impreciso tecnicamente, impreciso anche il mancino di Niang al 21'. Ospiti molto "bassi" e azzurri che ne hanno approfittato con Mertens al 25': clamoroso l'errore di Burdisso che dentro l'area piccola ha portato palla fino a quando Mertens di punta non l'ha calciata alle spalle dell'incolpevole e basito Sirigu. Per il belga digiuno interrotto dopo otto turni proprio nel giorno del trentunesimo compleanno. Tutto troppo semplice comunque per gli azzurri che, senza accelerare, hanno potuto approfittare dei limiti granata, sfiorando il raddoppio vicino all'intervallo con Callejon su "topica" di Baselli.

    DOCCIA GELATA — Ripresa con il Torino più aggressivo in avvio e che in avvio di secondo tempo ha trovato il pari con Baselli ed un pizzico di fortuna: deviazione decisiva di Chiriches sul tiro del centrocampista granata, al termine però di una bella azione a sinistra con Ljajic in versione assist man. Sarri allora si è giocato la carta Milik mentre Mazzarri ha messo dentro il Gallo. Squadre stanche e lunghe, poche però le occasioni anche se il palo che ha colpito Milik di sinistro al 25' probabilmente sta ancora tremando vista la forza impressa al suo mancino dal polacco. Il Toro però ha fisiologicamente calato il ritmo del pressing e così Hamsik, appena entrato, in contropiede ha riportato il Napoli in vantaggio con un destro potente che sembra scacciare i fantasmi dal San Paolo. Milik ha avuto il torto di non chiudere la contesa al 33' su assist al bacio di Callejon e così De Silvestri ha pareggiato nuovamente per i suoi sul solito delizioso pallone di Ljajic: colpo di testa con Rui a guardare e Reina un po' sorpreso. Doccia gelata per il pubblico di fede azzurra e addio ai residui sogni scudetto.

    Gianluca Monti

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    00 06/05/2018 19:10
    Spal-Benevento 2-0, Ferrara vede la salvezza.
    In gol Paloschi e Antenucci

    Successo fondamentale per gli uomini di Semplici che conquistano tre punti importanti


    Un rigore di capitan Antenucci al 38' della ripresa chiude in gloria la pratica Benevento, rivelatasi complicata assai. La Spal doveva vincere e l'ha fatto grazie al suo tandem di attacco (a digiuno da 700 minuti) però sul piano del gioco i campani sono stati superiori. Gli spallini hanno saputo approfittare di due sbilanciamenti difensivi di un avversario che va lodato per come sta onorando il campionato e quindi il concetto universale di sport: ce la metto tutta anche se sono retrocesso. Non a caso al triplice fischio l'intero stadio ha applaudito calorosamente gli ospiti (intesi anche come tifosi al seguito, circa trecento)

    LA SORPRESA — De Zerbi deve improvvisare la formazione causa infortuni e così propone uno schema che in numeri andrebbe riassunto in un 3-2-5 assolutamente rivoluzionario. Eppure è proprio così: ci sono gli esterni Letizia (a sinistra) e Gyamfi costantemente allineati alle punte Parigini, Diabaté e Iemmello, con alle spalle il tandem di mediani Viola (bravissimo) e Sandro. Ne consegue che la Spal rimane schiacciatissima nella propria metà campo, incapace di imporre la manovra e di servire le punte Antenucci-Paloschi. Che corrono tanto ma a vuoto in questa fase così complicata.

    IL VANTAGGIO — Dalla sua costante pressione il Benevento ricava una punizione dai 25 metri che Viola stava per trasformare nel gol del vantaggio grazie a un tiro forte e liftato destinato all'incrocio. Provvidenziale il balzo grazie al quale Gomis riesce a deviare in angolo. Nel mezzo di una fitta ragnatela di passaggi capita però che l'attento Grassi riesca a intercettarne uno sulla linea di metà campo. Il suo tocco favorisce la fuga di Antenucci che prende di sorpresa i tre difensori giallorossi. L'attaccante giunge davanti al portiere e cerca di superarlo con una conclusione forte ma non angolata. Così che Puggioni riesce a deviare contro la traversa. Sul rimbalzo il più svelto di tutti è Paloschi che di testa realizza il gol che toglie la Spal dall'angoscia.

    E' FATTA — Sboccare il risultato in questi casi è quasi sempre un vantaggio decisivo. Il Benevento riprende ad attaccare e a controllare il possesso palla però la sua pressione non arriva a insidiare Gomis. La Spal cerca cautamente qualche puntura (Kurtic di testa non riesce ad angolare) ma la prima preoccupazione è chiudere i varchi. De Zerbi opera tre cambi e il giovane difensore Sparandeo (un '99) appoggia la mano sulla spalla di Antenucci entrato in area. Contatto lieve ma c'è, il rigore viene trasformato con sapienza e i ferraresi fanno un bel balzo sulla strada della salvezza. Ma gli altri risultati dicono che la corsa si deciderà al foto finish.

    Nicola Cecere

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    00 06/05/2018 23:47
    Sassuolo-Sampdoria 1-0: Politano regala la salvezza agli emiliani

    Per la squadra di Giampaolo invece l'Europa League è solo un miraggio...


    Obiettivo centrato: il Sassuolo batte 1-0 la Sampdoria e festeggia l’aritmetica salvezza (se le squadre a 34 dovessero fare 6 punti e raggiungere i neroverdi a 40 resterebbe dietro il Bologna, che sfiderà Chievo e Udinese…). E la firma sulla salvezza non poteva che metterla Matteo Politano, l’uomo del destino. A un passo dall’addio a gennaio, Politano è stato fondamentale nella cavalcata salvezza. Un applauso anche a Iachini, subentrato tra mille difficoltà e capace di salvarsi con due gare di anticipo.


    POCHE EMOZIONI — Inizio di marca Sassuolo, che costruisce potenziali occasioni senza però spaventare Viviano. Il primo vero brivido (dopo una rete annullata a Missiroli ma già a gioco fermo, per un blocco irregolare di Lemos prima della sponda di Acerbi) è un sinistro a giro – largo – di Politano (26’). Poi la gara prova ad accendersi: splendida serpentina in area di Berardi, sinistro respinto da Viviano che si impenna e su cui lo stesso 25 neroverde prova la sforbiciata che si trasforma in assist per la volée di Sensi messa in angolo di testa da Andersen. Dagli sviluppi del corner Lemos di testa non inquadra la porta. Al 32’ un pasticcio a metà campo Andersen-Sala dà il via a una pericolosa ripartenza di Adjapong, che calcia debolmente in diagonale senza impensierire Viviano. La Samp si fa viva per la prima volta – si fa per dire – con un colpo di testa di Andersen abbondantemente a lato (33’). In chiusura di tempo ancora Adjapong prova a portare avanti il Sassuolo, ma il suo destro dal limite finisce di poco a lato.

    CI PENSA POLITANO — Giampaolo prova a svegliare i suoi, lasciando negli spogliatoi Barreto e inserendo a inizio ripresa Ramirez. E la manovra della Samp migliora. E’ il Sassuolo però a provarci con maggior convinzione e a trovare anche il gol con Berardi, ma l’arbitro annulla – giustamente – per la spinta dell’attaccante su Andersen. Al 19’ Sassuolo vicinissimo al vantaggio, ma super Viviano mette in angolo una conclusione velenosa di Politano. Il Sassuolo inizia a crederci e alla fine passa al 23’: Berardi ruba palla sulla trequarti, Duncan rifinisce per Politano che da posizione defilata sorprende Viviano. Non succede più nulla: il Sassuolo può far festa, la Samp di fatto dice addio ai sogni d’Europa.

    Vincenzo D'Angelo

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    00 06/05/2018 23:51
    Cagliari-Roma 0-1: Ünder decide, Di Francesco torna al terzo posto

    Il turco segna e Alisson para, ma i rossoblù protestano per
    un contatto Kolarov-Farias in area giallorossa, giudicato regolare.
    Lopez è terzultimo: si fa durissima



    Com'è che si dice? Massimo risultato, minimo sforzo. La Roma ipoteca la qualificazione alla prossima Champions League vincendo 1-0 a Cagliari, capitalizzando al massimo una rete di Ünder al 15' del primo tempo. Ora a Di Francesco basta un solo punto per la certezza matematica. Quel punto che invece ora separa il Cagliari dal quart'ultimo posto, con due gare difficili in calendario (Fiorentina e Atalanta) e un problema grande così da risolvere: il gol. Troppe occasioni sciupate dai sardi, a fronte di una Roma che ha giocato con il minimo dei giri dopo le fatiche europee.

    ÜNDER GOL — Dal Liverpool al Cagliari, lo stress è nella testa e nelle gambe. E forse è anche per questo che nel riscaldamento Manolas si ferma per un problema muscolare: Di Francesco allora sceglie Capradossi, all'esordio assoluto in Serie A. Il Cagliari parte bene, anche se il clima intorno non è dei migliori: contestato il presidente Giulini e giocatori minacciati con cori prima e durante il match. Ma Deiola già dopo 16 secondi sfiora il gol, con un sinistro che per poco non sorprende Alisson. La Roma sembra quasi attendere, il Cagliari invece spinge a testa bassa e all'8' si rende pericoloso con Farias: destro a giro dal limite, in posizione centrale, anche questo di poco a lato. Poi, all'improvviso, due fiammate Roma. Ünder fa prima le prove generali del gol, facendosi salvare sulla linea da Lykogiannis al 13' una conclusione a botta sicura. Ma due minuti più tardi è la volta buona: Dzeko lavora alla perfezione un pallone al limite dell'area e serve il turco che controlla con il sinistro, rientra e calcia con il mancino a baciare il palo lontano, per il suo settimo gol in campionato. Poi la partita riprende il copione iniziale: Cagliari a pressare a tutto campo, Roma che prova ad addormentare i ritmi. E per un po' ci riesce, salvo tornare in sofferenza nell'ultimo quarto d'ora. Al 33' è attento Alisson su una girata di Pavoletti a centro area, al 36' lo è ancor di più per salvare un "tentativo" di autogol di Bruno Peres, intervenuto in spaccata a pochi passi dalla porta per deviare un cross di Deiola. E lo stesso Deiola si rende pericoloso anche al minuto 39, con un sinistro che non finisce lontano dai pali di Alisson.

    CAMBIO MODULO — Di Francesco si accorge che qualcosa non va, specie sulla fascia sinistra dove Gerson fa disperare Kolarov. Così il tecnico della Roma corregge il 4-2-3-1 iniziale portando Gerson a centrocampo nel ruolo di interno sinistro e alzando Nainggolan nel tridente di un 4-3-3. Ma la direzione della partita non cambia. Venti secondi ed Alisson calcola male il tempo dell'uscita su Farias, il pallone scavalca il portiere brasiliano ma la conclusione dell'attaccante del Cagliari viene deviata in angolo. Sono tre minuti di fuoco per la Roma, il Cagliari conquista tre corner consecutivi e schiaccia la Roma che però risponde al 5': cross di Kolarov, Lykogiannis anticipa Under sul secondo palo ma rinvia proprio addosso al turco e per poco non ne viene fuori il più bizzarro dei gol. Come nel primo tempo: fiammata, poi di nuovo quasi solo Cagliari, che assedia la Roma. E al 10' spreca l'impossibile con Farias, lanciato da Faragò, tutto solo davanti ad Alisson inciampa dopo il primo controllo e spreca la chance del pareggio, facendosi rimontare da Capradossi. Di qua risponde Dzeko: minuto 12, controllo e destro che non finisce lontano dai pali di Cragno. Di Francesco perde Peres (guai muscolari): al 14' dentro Florenzi. La Roma mantiene un atteggiamento pigro, Fazio al 20' impatta bene di testa su angolo ma la conclusione è alta. Buona trama giallorossa al 22': la serie di fitti passaggi è rifinita da Gonalons per Nainggolan, ma il destro al volo del belga è alto. Altro cambio per Di Francesco: al 24' Capradossi si arrende ai crampi, dentro Silva a sinistra e Kolarov scala al centro per un'inedita coppia difensiva con Fazio. E proprio Silva, al 27' avvia un pasticcio difensivo giallorosso. L'errore più grande è comunque di Florenzi, che lascia campo libero a Farias: recupero di Kolarov alla disperata in angolo, anche se tutto il Cagliari reclama per il rigore (nell'occasione espulso per proteste il vice di Lopez, Fini). Farias, fischiato da tutto lo stadio, al 32' lascia il posto a Sau. Di fatto si gioca a una porta sola, la Roma pare non ne ha. Lopez gioca anche la carta Cossu. Minuto 39, stavolta la frittata la cucina Kolarov. Ma neppure qui il Cagliari, nello specifico Sau, ne approfitta: solo davanti ad Alisson, il duello è vinto ancora dal portiere brasiliano. Lopez butta dentro anche il coreano Han, Di Bello concede sei minuti di recupero. Kolarov salva su una conclusione di Faragò sugli sviluppi di un angolo, dall'altra parte Dzeko tenta la girata dal limite che finisce alta, mentre De Rossi compie l'ennesimo salvataggio in area. Non c'è più tempo, vince la Roma, il pubblico del Cagliari - compresa la curva che aveva iniziato minacciosa - applaude la squadra di Lopez. Ma ora la salvezza è storia complicata.

    Davide Stoppini

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    binariomorto
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    00 06/05/2018 23:51
    SERIE A 2017/2018 36ª Giornata (17ª di Ritorno)

    05/05/2018
    Milan - Hellas Verona 4-1
    Juventus - Bologna 3-1
    06/05/2018
    Udinese - Inter 0-4
    Chievo - Crotone 2-1
    Genoa - Fiorentina 2-3
    Lazio - Atalanta 1-1
    Napoli - Torino 2-2
    Spal - Benevento 2-0
    Sassuolo - Sampdoria 1-0
    Cagliari - Roma 0-1

    Classifica
    1) Juventus punti 91;
    2) Napoli punti 85;
    3) Roma punti 73;
    4) Lazio punti 71;
    5) Inter punti 69;
    6) Milan punti 60;
    7) Atalanta punti 59;
    8) Fiorentina punti 57;
    9) Sampdoria punti 54;
    10) Torino punti 48;
    11) Genoa punti 41;
    12) Sassuolo punti 40;
    13) Bologna punti 39;
    14) Spal punti 35;
    15) Chievo, Crotone e Udinese punti 34;
    18) Cagliari punti 33;
    19) Hellas Verona punti 25;
    20) Benevento punti 18.

    Benevento e Hellas Verona matematicamente retrocessi in Serie B.
    Juventus virtualmente Campione d'Italia (per la 7ª volta consecutiva) per la favorevole differenza reti.

    (gazzetta.it)
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    binariomorto
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    00 13/05/2018 00:22
    Benevento-Genoa, vittoria per i tifosi:
    Diabaté piega i rossoblù all'87'

    Una gara poco divertente ma con un finale da brividi regala il successo
    agli uomini di De Zerbi che salutano così la Serie A nel proprio stadio



    "Di-a-ba-tè", urlano felici i tifosi del Benevento: gol nei titoli di coda del centravanti e vittoria meritata, Genoa al tappeto, applausi e ovazioni sotto la curva. È un arrivederci con dignità alla massima serie, il miglior saluto possibile al pubblico di casa con la promessa di un immediato ritorno in Serie A. Finisce così l’anticipo della 37ª giornata di ritorno: i giallorossi, già retrocessi da 4 giornate, si regalano un’ultima entusiasmante copertina relegando sul fondo della scena il Grifone, che almeno si gode i lampi di bel calcio del "Pepito" Rossi entrato in campo nella ripresa.

    SPINTA GIALLOROSSA — I sanniti premono subito sull’acceleratore e guadagnano metri di campo, costringendo il Genoa in emergenza ad arretrare il proprio baricentro. Gioco ad ondate, quello di De Zerbi. Che chiede ai suoi centrocampisti di uscire dai blocchi e attaccare alto i rossoblù: Cataldi si muove da trequartista, Letizia e Parigini "allargano" il campo pronti alla sterzata fulminea, il gigante Diabatè è assistito da "Speedy" Brignola. La prima vera occasione per i giallorossi si materializza al 20’ con un colpo di testa in torsione di Djmsiti attaccante aggiunto, poi al 28’ Letizia, lanciato da Sagna, penetra in area ma la sua conclusione ad incrociare risulta troppo angolata e si perde sul fondo. I padroni di casa non mollano la presa e si fanno pericolosi ancora con Brignola, in coincidenza con l’uscita dal campo di Rosi (infortunato). Scintille, anche, tra l’ex Cataldi - già ammonito -, e Bertolacci, prima della fine dei primi 45 minuti: il centrocampista del Grifone restituisce il precedente fallo all’avversario e viene sanzionato col giallo.

    DENTRO CODA — Nella ripresa De Zerbi inserisce Coda in attacco e inverte gli esterni Letizia e Brignola, mentre il Genoa decide di dare un senso al pomeriggio beneventano immettendo "Pepito" Rossi (applaudito dal pubblico di casa) al posto di Medeiros. Nulla di spettacolare accade nei primi 20 minuti, in verità, ed anzi le due squadre faticano a mettere il naso nei sedici metri. Poi Ballardini prova a spostare l’inerzia col giovane Salcedo (classe 2001), 18 anni di differenza col diretto marcatore Sagna. E qualcosa succede: al 27’ Rossi, in fondo ad una serpentina, tira a colpo sicuro ma il tiro viene respinto da Puggioni, quindi Salcedo non riesce a ribadire in rete. Il Benevento replica e 1’ dopo Djimsiti si fa deviare il colpo di testa da Lamanna da ottima posizione. Tocca allora a Hiljemark e Omeonga, che trovano però sulla loro strada un ottimo Puggioni che si riscatta dopo due strafalcioni stoppando le due conclusioni a rete. Diventa allora una gara tra portieri. E Lamanna sull’ennesimo rovesciamento di prospettiva tocca quel tanto che basta un sinistro dalla distanza di Viola per negare al Benevento la gioia del gol. Il finale è tutto di Rossi: l’attaccante strappa un pallone a Sandro e per pochissimo non inquadra la porta in coda ad un’altra iniziativa personale. Il Genoa non fa i conti con Brignola, che all’ultimo assalto si produce in uno scatto di 50 metri e serve l’assist giusto a Diabatè che sottoporta non può sbagliare. E’ l’apoteosi. Retrocessi sì, ma col sorriso. Mica facile.

    Alessio D'Urso

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    00 13/05/2018 00:26
    Inter-Sassuolo 1-2, Politano e Berardi affondano Spalletti

    Incredibile caduta casalinga dei nerazzurri: accorcia Rafinha, ma domani la Lazio ha un match-ball Champions



    Il Sassuolo dimostra che le motivazioni si possono trovare anche con la pancia piena e batte l’Inter 2-1 grazie ai gol di Politano e Berardi. Illusorio il centro di Rafinha che obbliga l’Inter a sostenere da lontano la causa del Crotone per avere ancora una carta da giocarsi domenica prossima contro la Lazio in ottica Champions.

    GELATI DA POLITANO — Nessuna novità in casa interista per la “semifinale” contro il Sassuolo: Luciano Spalletti tiene Ranocchia al fianco di Skriniar, mentre vicino a Brozovic c’è Vecino. In casa emiliana Giuseppe Iachini, con la salvezza in tasca, conta molto sulla voglia di Politano di mostrarsi al grande pubblico. La carica del Meazza è straordinaria: la Nord srotola un enorme striscione con la scritta “Canteremo fino alla morte” e la società ringrazia il pubblico con un video in cui i calciatori nerazzurri omaggiano il pubblico più numeroso della A con oltre un milione di spettatori nelle 19 gare casalinghe della stagione. L’entusiasmo interista si spegne qualche secondo per il gol di Politano. Il numero 16 del Sassuolo è furbo quando fa passare sotto la barriera una punizione dal limite lasciando Handanovic inchiodato sulla linea di porta. Sono pochi gli attimi di silenzio al Meazza perché il popolo nerazzurro capisce che comunque la partita è lunga, si è solo al 25’ del primo tempo ed è proprio in situazioni come queste che l’Inter deve dimostrare di saper restare unita anche nelle difficoltà. La reazione interista è firmata Brozovic con un destro al 31’ dal limite: Consigli vola in corner.

    OCCASIONI — Il problema semmai è non concedere altre speranze al Sassuolo che al 33’ si prende una bella ripartenza chiusa da un destro di Berardi soffocato in due tempi di Handanovic. Rafinha ci prova anche con il destro (36’), ma Consigli c’è. Un minuto e Candreva richiama all’intervento Consigli. L’Inter spinge, sorretta sempre più dal pubblico. Al 42’ Icardi pareggia, ma viene subito annullato per fuorigioco dall’assistente Del Giovane. Un primo accorgimento tattico di Spalletti è lo spostamento di Candreva a trequartista e l’allargamento di Rafinha a destra. Al 44’ Icardi divora il pareggio: assist di Perisic da sinistra, il capitano calcia a colpo sicuro in area, Consigli compie un intervento meraviglioso. Il primo tempo finisce così, con la gioia nerazzurra soffocata, ma non ancora sconfitta.

    RADDOPPIO — Si ricomincia con gli stessi del primo tempo. Al 4’ il Sassuolo è già tutto rinchiuso nella sua area, ma basta che una palla sbuchi dalla tana per accendere il contropiede degli emiliani. Quello che porta a termine Berardi sa molto di gol se non ci fosse Handanovic a deviare la palla in calcio d’angolo. Al 5’ Duncan ricorda all’Inter che il sogno Champions bisogna meritarselo. Conclusione dal limite e respinta disordinata di Handanovic. I nerazzurri traballano proprio sul loro tavolo, quello dell’entusiasmo. Al 7’ Brozovic manda in area un pallone sporco che Rafinha spedisce in porta di sinistro trovando però ancora Consigli. Adjapong all’8’ aggiorna la casella dei tiri fuori spedendo un sinistro sui tabelloni. Spalletti cambia, dentro Karamoh per Candreva, alla ricerca di lampi. E il franco-ivoriano al 15’ ci prova con un sinistro che finisce largo dal limite. L’Inter preme, ma finisce per ostruire tutto il canale centrale del campo. Icardi al 25’ calcia addosso a Consigli dall’area piccola, un gol clamorosamente fallito dal capitano. Spalletti toglie Vecino e inserisce Eder, ma non c’è tempo per verificare la bontà della sostituzione perché Berardi al 27’ scaglia un missile sotto la traversa di Handanovic. Il Sassuolo esplode di gioia, il Meazza abbassa i decibel per diversi attimi in più rispetto al primo gol emiliano.

    RAFINHA GOL — Spalletti sposta il baricentro decisamente più su inserendo Borja per Ranocchia. Iachini invece concede applausi (e diversi fischi) a Berardi che lascia il posto a Ragusa. La partita si riapre al 25’ con Rafinha che calcia di sinistro dal limite: palo-gol, un colpo perfetto. L’Inter è in partita, il Meazza torna a bollire. Al 37’ Icardi va vicino al pareggio due volte, prima con un sinistro di prima intenzione in area (murato da Lemos) poi con un colpo di testa che scivola sull’esterno della rete. Lemos fa esplodere il popolo nerazzurro per una perdita di tempo estenuante (dovuta a problemi fisici), al punto che uscendo dal campo anche Spalletti dice qualcosa al difensore uruguaiano del Sassuolo. Al 42’ angolo di Brozovic, Perisic con la nuca gira in porta dove un difensore del Sassuolo salva sulla linea. I 6 minuti di recupero non spostano il finale della gara, regalano solo altre occasioni a Eder e Brozovic. L’Inter perde l’ultima gara stagionale davanti ai suoi meravigliosi tifosi scivolando proprio all’ultima curva. Le motivazioni di un Sassuolo salvo battono quelle di un’Inter che sogna (indicativo presente) la Champions. Alla fine il gli applausi del Meazza sono lo spettacolo migliore.

    Matteo Brega

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    00 13/05/2018 18:30
    Bologna-Chievo: Giaccherini-Inglese, gol che sanno di salvezza

    Al Dall'Ara i veneti ribaltano il risultato nel secondo tempo grazie
    a due capolavori e fanno un passo quasi decisivo per evitare la retrocessione.
    La squadra di Donadoni esce tra i fischi



    Il Chievo vince (1-2) a Bologna e accarezza la salvezza, adesso davvero vicina. La rimonta al Dall'Ara consente ai gialloblù di lasciarsi alle spalle cinque squadre a 90' dalla fine e all'ultimo turno il Chievo ospiterà il Benevento. Il Bologna ha salutato il suo pubblico con una brutta sconfitta, è stato fischiato e contestato: nel girone di ritorno ha conquistato appena 15 punti.

    PRIMO TEMPO — Eppure i rossoblù hanno iniziato bene la gara. Donadoni passa dal 4-3-3 al 4-3-1-2 spostando Verdi alle spalle di Destro e Palacio. Il Bologna parte forte e al 10' reclama un rigore per contatto tra Tomovic e Verdi. Pairetto assegna solo un corner, ma pochi secondi dopo Masina calcia, Hetemaj in scivolata devia anche con la mano e per l'arbitro stavolta è rigore: Verdi segna di destro. Tre minuti dopo ancora una protesta del Bologna per un presunto fallo di Castro su Palacio. Anche il Chievo entra in partita e Dainelli da pochi passi tocca il pallone senza però creare problemi a Mirante. Tra il 18' e il 33' ci sono cinque clamorose occasioni da gol, tre per il Bologna e due per il Chievo. De Maio da un metro devia male un cross di Verdi; Destro calcia addosso a Sorrentino dopo un delizioso scavetto di Verdi; Castro fa la fotocopia dell'errore di De Maio su cross di Gobbi; sempre Castro di testa costringe Mirante alla respinta corta e poi di piede colpisce la traversa; Palacio è troppo lento a chiudere una bella combinazione Destro-Poli. Si va all'intervallo con il Chievo al terzultimo posto della classifica in virtù dei risultati degli altri campi.

    SECONDO TEMPO — Ma la storia cambia al 3' della ripresa: lancio di Castro, meraviglioso sinistro al volo di Giaccherini che sbatte sotto la traversa e finisce in porta. Il Chievo cresce e cerca la vittoria, mentre il Bologna appare confuso. Al 12' Pairetto nega ai gialloblù un rigore abbastanza evidente per fallo di Helander su Castro. Ma al 15' il Chievo passa in vantaggio con un altro gol molto bello: lancio di Gobbi, stop volante di Inglese che dribbla Helander e De Maio e segna di sinistro. Donadoni, dopo aver inserito Avenatti al posto di Destro, inserisce Falletti e toglie Dzemaili, ma il Bologna si rende pericoloso solo con un cross di Verdi che De Maio incredibilmente manda fuori da pochi metri. La grande occasione per il pareggio arriva al 40': Verdi calcia di destro da fuori area, conclusione potente e precisa, ma Sorrentino è splendido nella deviazione sul palo che in pratica certifica la salvezza del Chievo.

    G.B. Olivero

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    00 13/05/2018 18:33
    Crotone-Lazio 2-2, un pari che non piace a nessuno. Esclusa l’Inter

    Nel primo tempo Simy risponde al rigore di Lulic, nella
    ripresa Zenga va in vantaggio grazie alla rete di Ceccherini,
    ma al 39’ Milinkovic trova il gol del definitivo 2-2.
    I biancocelesti si giocano la Champions all’Olimpico contro Spalletti


    Un pari giusto, pieno di emozioni, ma che invece di accontentare entrambe le getta nello sconforto. La Lazio fallisce il match point Champions ed ora dovrà conquistare il posto nell’Europa che conta nello scontro diretto di domenica all’Olimpico con l’Inter (le vanno bene due risultati su tre). Champions ancora possibile, dunque, ma l’occasione sprecata potrebbe pesare. Il 2-2 però getta nello sconforto pure il Crotone che viene superato dal Cagliari e staccato dal Chievo ed è ora terzultimo con la Spal, con cui ha però lo scontro diretto sfavorevole. Anche i calabresi possono ancora sperare nella salvezza, ma una vittoria li avrebbe tirato fuori dai guai. Una vittoria che avevano in mano fino a 5’ dal termine. Che sarebbe stata probabilmente un premio eccessivo per la loro prova, ma che sarebbe stata comunque pienamente legittima. La squadra di Zenga ha giocato gettando il cuore oltre l’ostacolo e poco ci è mancato che l’atteggiamento fosse premiato. La Lazio invece è parsa stanca, annebbiata e troppo tesa. Non all’altezza dell’appuntamento con la storia che aveva di fronte.

    BOTTA E RISPOSTA — La squadra di Inzaghi era partita bene. Dopo un quarto d’ora i biancocelesti erano già in vantaggio. L’1-0 arrivava dagli 11 metri. A siglarlo Lulic che si conquistava pure il rigore (fallo di Ceccherini sul bosniaco). Il Crotone protestava non tanto per il fallo che determinava il penalty (netto) quanto per un precedente contatto tra lo stesso Lulic e Sampirisi un po’ ai limiti. Mazzoleni lo riteneva però regolare ed assegnava il rigore. La Lazio a quel punto commetteva l’errore di provare a lucrare sul vantaggio. Amministrare il risultato, si sa, non è il suo forte. Ed inevitabile arrivava il pareggio dei padroni di casa. Lo realizzava Simy al 29’ di testa su cross di Rohden, con la difesa della Lazio schierata male e poco reattiva (sul nigeriano c’era Radu, ossia il più basso dei tre centrali). La formazione di Inzaghi accusava il colpo, ma poi negli ultimi dieci minuti tornava a farsi minacciosa dalle parti di Cordaz. Caicedo, al 39’, si divorava un gol incredibile a tu per tu col portiere dei calabresi. Poi erano Milinkovic (bravo Cordaz anche stavolta) e Leiva (di poco fuori) a sfiorare la rete.

    EMOZIONI — La ripresa partiva con la Lazio ancora protesa a cercare il nuovo vantaggio. Lo sfiorava Caicedo dopo due minuti, ma il suo colpo di testa finiva sulla traversa. Ma col passare dei minuti la formazione di Inzaghi rallentava troppo il rimo e non trovava sbocchi. Zenga capiva che era il momento di osare e buttava dentro Stoian per Faraoni. La mossa produceva subito i suoi effetti perché al 16’ la squadra di casa andava in vantaggio con Ceccherini, il più lesto a catapultarsi sulla palla che spioveva in area sulla punizione calciata dalla trequarti da Barberis. Un colpo quasi da k.o. per la Lazio che ne usciva tramortita. Inzaghi provava a risvegliare la squadra con i cambi. Dopo quelli effettuati sull’1-1 (Caceres e Patric per Radu e Murgia) ecco anche la carta Nani (per Basta, con modulo che diventava un più offensivo 4-2-3-1) , ma che non cambiava la sostanza delle cose. Il gol del pareggio arrivava comunque lo stesso grazie a un’invenzione di Milinkovic che arpionava un cross dalla trequarti di Anderson, difendeva la sfera e la metteva alle spalle di Cordaz. Due minuti dopo il serbo aveva sulla testa anche la palla del 3-2, ma la mandava fuori. Sul 2-1 era stato però il Crotone ad andare vicino al 3-1 (tiro di Rohden a botta sicura salvato sulla linea da De Vrij). Pari giusto, dunque, che lascia entrambe scontente.

    Stefano Cieri

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    00 13/05/2018 18:36
    Fiorentina-Cagliari 0-1: decide Pavoletti.
    I sardi vedono la salvezza

    Pavoletti espugna Firenze e tiene a galla i sardi che ora si allontanano dalla zona retrocessione.
    Per i Viola l'Europa è ora un miraggio


    La partita nel nome di Davide Astori finisce in rissa. Dallo scambio delle maglie tra i capitani Badelj e Ceppitelli dell'indimenticabile capitano viola, sotto gli occhi della famiglia del numero 13 scomparso il 4 marzo scorso a Udine all'espulsione di Veretout che finisce peggio una partita cominciata male. Una battaglia fino al settimo minuto di recupero tra Fiorentina e Cagliari. Ma tra chi cerca un posto per l'Europa e chi tenta la disperata impresa di salvarsi la spuntano i rossoblù sostenuti da 1500 tifosi che urlano a petto nudo nel loro spicchio dall'inizio alla fine.


    SEMPRE LUI — La decide il bomber del Cagliari Leonardo Pavoletti, all'undicesimo bersaglio stagionale, naturalmente di testa, su punizione dalla trequarti tagliata alla perfezione da Lykogiannis. Pavoletti si libera abilmente di Biraghi e sfrutta l'indecisione di Sportiello che fin lì ne aveva combinate altre pasticciando due volte pericolosamente. Il Cagliari ora mette la testa avanti ma per salvarsi dovrà far risultato anche con l'Atalanta domenica sera, mentre la Fiorentina vede ridursi le possibilità di agganciare l'Europa anche dalla porta di servizi dei lunghi preliminari. Domenica andrà a Milano in casa dei rossoneri, anche senza Veretout che già era stato ammonito e poi ha macchiato col rosso diretto per un fallaccio su Joao Pedro la sua frustrazione. La partita la gioca soprattutto il Cagliari concentrato e determinato come con la Roma. Lopez utilizza ancora Ionita nel ruolo di trequartista marcatore, è lui che deve dare fastidio a Badelj e ci riesce. Il resto del lavoro lo fa la difesa a quattro in cui Faragò risparmia le sortite, ma è attento a chiudere e Lykogiannis copre tutto. In più c'è il super lavoro di Simone Padoin, il migliore dei rossoblù per temperamento, dinamismo, aggressività. Un super eroe. La Fiorentina comincia con il solito Chiesa che si agita sulla fascia destra, un suo tiro cross è respinto da Cragno, ma Veretout che può calciare facile spara alto. E' l'unico vero brivido che corre il Cagliari nella prima parte. Oltre a quattro corner di fila che la Viola non sfrutta. La squadra di Lopez prende campo, sale di tono e al 37' segna. Non andava in vantaggio dalla sfida con la Lazio dell'11 marzo.

    SECONDO TEMPO CHE LOTTA — Pioli non ci sta e inserisce prima Falcinelli, a inizio ripresa, poi Saponara, ma è Farias che si divora il 2-0 spedendo sulla traversa di testa un perfetto cross di Padoin. La partita si incattivisce, fioccano le ammonizioni, ma Valeri la controlla. Al 24' torna in campo Joao Pedro, che, finita la sospensione per il diuretico che gli è costato la positività, e in attesa dell'udienza di mercoledì, può giocare. Non lo faceva dal 26 febbraio col Napoli. Joao vuole spaccare il mondo e infatti manda in porta Farias al quale basterebbe solo segnare, e invece toppa ancora come prima e come con la Roma. E' l'ultima fiammata del Cagliari che negli ultimi 15 minuti è alle corde, con i crampi, ma riesce a difendersi. Gara sempre più nervosa, con accenni di rissa, spinte continue, perdite di tempo di Cragno. Gli arbitri assegnano sei minuti di recupero, ci prova solo l'ultimo ad arrendersi, il solito Chiesa. Cragno è attento in tutte le uscite. Il resto della squadra viola è un disastro, un campionario di errori, dagli stop ai tiri sbagliati con la pietosa chiosa di Veretout che mette la parola fine alla gara. Ma non alla rissa che continua anche alla fine. Poi la Fiorentina esce mestamente dal campo, mentre il Cagliari va a salutare lo spicchio di tifosi in festa. Giustificata dopo quattro partite in cui i sardi avevano raccolto un solo punto precipitando sul fondo.

    Francesco Velluzzi

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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