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Campionato di Serie A stagione 2018/2019

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    binariomorto
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    00 28/04/2019 00:11
    Serie A, Inter-Juve 1-1: Ronaldo risponde a Nainggolan

    Gara con tante occasioni da entrambe le parti, sbloccata dal gran gol del belga dopo soli 7’.
    Il portoghese sale in cattedra nella ripresa e arriva a quota 600 con i club



    La fame di Champions League dell’Inter, la fame di gol di Cristiano Ronaldo che fa 600 nei club. No, Inter-Juve non può mai essere una partita normale, anche se ci sono 26 punti di differenza, e così è anche stavolta: a San Siro finisce 1-1, ed è una serata da fuochi d’artificio. I nerazzurri fanno un altro passettino verso la coppa più importante, anche se la Roma oggi ha vinto (risalendo a -4 e al 4° posto) e domani Milan e Atalanta possono avvicinarsi a soli 3 punti; i bianconeri dimostrano che l’ottavo scudetto di fila già sulle maglie sarà nobilitato eccome con partite di spessore. Spalletti domina il primo tempo, segna subito con Nainggolan ma non la chiude. Allegri parte più lento, sa aspettare e poi cala l’asso CR7, un lampo nell’area nerazzurra per firmare il gol numero 20 in Serie A, e nel finale potrebbe anche fare il colpo da 3 punti.

    INIZIO TOP — L’Inter fa tanto nel primo tempo e soprattutto tanto di quello che spesso quest’anno è mancato a Spalletti nelle partite da non sbagliare. I nerazzurri, che a sorpresa si presentano con Icardi e non Lautaro unica punta, non danno tempo alla Juve, hanno più benzina, affondano su ogni pallone, non mollano un millimetro. La conseguenza di un’Inter così energetica sono le occasioni in serie dopo il super gol dopo 8 minuti del Ninja, che una serata così contro la nemica Signora forse non l’aveva mai nemmeno sognata. Al 12’ prima Icardi e poi De Vrij di testa potrebbero uccidere il match, ma Szczesny si fa trovare decisamente più pronto rispetto al “tiraccio” di Nainggolan. Un’altra occasionissima ce l’ha ancora Maurito al 29’, quando favorito da un rimpallo calcia da due passi ma Matuidi si mette in mezzo e lo mura. E la Juve? Non ha la fretta di spingere a tutta e dalle parti di Handanovic si vede solo con Bernardeschi, che va alto su assist di Ronaldo. CR7, che al Meazza ha vinto la Champions con il Real nel 2016, nei primi 45’ fa qualche girighori e poco altro, ben controllato a turno da D’Ambrosio, De Vrij e Politano. San Siro (sold out per motivi di sicurezza a quota 73.855 spettatori) ribolle di entusiasmo e quando Matuidi fa fallo su D’Ambrosio nell’area nerazzurra e la curva accenna i buu il resto dello stadio fischia il centrocampista juventino.

    ECCO RONALDO — Mai dare per finita la Juve, però, perché al ritorno in campo la musica è molto diversa e l’onda d’urto bianconera inizia a manifestarsi. Allegri è il primo a cambiare e fa uscire Alex Sandro e Matuidi, giocandosi le carte Spinazzola e Kean. Al 12’ è pericolosissima l’Inter con Perisic, che duetta con Brozovic su un calcio di punizione, poi ecco Ronaldo. Sì, CR7 decide che è il momento di essere decisivo. Prima fa le prove ma viene murato da De Vrij, poi al 17’ è implacabile e segna l’1-1: scambia con Pjanic e poi fa partire un missile che buca Handa sul primo palo, senza che lo sloveno possa nemmeno fare un passo. È 1-1, ma non finisce qui. Al 25’ Perisic-Icardi-Perisic dentro l’area ma Szczesny è fenomenale e devia in angolo. Spalletti toglie un esausto Nainggolan per Borja Valero e sposta Vecino trequartista: l’Inter soffre sulla destra, da dove piovono tantissimi cross. La Juve si vede ancora con Pjanic al volo su assist di Spinazzola ma Handanovic è attento. Va fuori Icardi, Lautaro prova a dare la scossa ma l’Inter non sa più essere pericolosa. Diversamente da Ronaldo, che al 90’ fa passerella anche in versione assistman: lui è perfetto, Pereira meno e la grossissima chance per il colpaccio Juve sfuma. Ma forse sarebbe stato troppo.

    Carlo Angioni

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    binariomorto
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    00 28/04/2019 17:31
    Serie A, Frosinone-Napoli 0-2:
    Mertens e Younes consolidano il 2° posto

    Il belga raggiunge a quota 81 gol il Pibe de oro.
    Gli azzurri consolidano il 2° posto, per i ciociari la salvezza è ormai un miraggio



    Torna alla vittoria il Napoli con una prestazione convincente sul piano del gioco e abbastanza carente sul piano delle conclusioni. Con un Frosinone dignitoso, ma ormai rassegnato e nettamente inferiore a livello tecnico, la squadra di Ancelotti raccoglie il minimo con due gol, uno su calcio piazzato e solo un altro su azione. Poi gli avanti azzurri sbagliano in quantità colpendo ben tre legni. Un passo avanti verso la blindatura del secondo posto (i punti di vantaggio sull’Inter diventano 8). I ciociari attendono ormai il verdetto ufficiale della retrocessione, che aritmeticamente potrebbe arrivare di lunedì, nel caso l’Udinese vincesse nel posticipo.

    GRIMALDELLO YOUNES — Baroni schiera un 3-5-2 che più che altro vede schiacciata una terza linea con 5 difensori e Trotta che aiuta in mediana. Perché il 4-4-2 di partenza di Ancelotti è molto aggressivo, con Younes e Callejon che giocano vicini alle punte centrali, e Malcuit e Ghoulam che spingono parecchio. Ma l’occasione più clamorosa nella fase iniziale è del Frosinone, Trotta viene indietro a prendersi il pallone e crea la profondità per Valzania che - grazie a uno scivolone di Koulibaly - si ritrova in ottima posizione di tiro, ma preferisce servire Pinamonti, il cui diagonale sfila a lato. I padroni di casa non colgono l’attimo fuggente e cominciano a soffrire la pressione e la qualità nettamente superiore del Napoli. È soprattutto Younes, che parte da sinistra puntando e costantemente saltando Ghiglione, a proporsi due volte pericolosamente al tiro (bravo Sportiello in queste occasioni). E sempre su un’azione del tedesco di origine libanese, in slalom al limite dell’area , arriva il piazzato del gol, con Trotta lo ferma fallosamente. La punizione è nella mattonella ideale per Mertens e il destro è perfetto per potenza e direzione: passa sopra la barriera e lascia di stucco Sportiello. Tredicesimo gol in campionato per il belga che conferma la sua fame di gol all’ora di pranzo: ottavo gol nelle ultime 7 gare di campionato giocate nell’anticipo domenicale. E soprattutto 81esimo in maglia azzurra, raggiunto Maradona.

    VALZANIA CI PROVA — Il Frosinone non riesce a organizzare una reazione e continua a soffrire dietro. Gli unici movimenti interessanti sono le penetrazioni di Valzania che in un paio di occasioni prova il destro dal limite, senza precisione però. Mentre è clamoroso il gol che si divora Callejon alla fine di una spettacolare azione tutta di prima con tacchi smarcanti di Younes e Zielinski. Il copione non cambia e a inizio ripresa, arriva il logico raddoppio con un bel triangolo Younes-Milik chiuso con un perfetto diagonale piazzato dal tedesco, il migliore in campo.

    INSULTI A KOULIBALY — Poi al 13’ occasione per Gori che tira bene dal limite con Ospina che respinge e poi nell’inerzia dell’azione finisce oltre i tabelloni pubblicitari. Lo soccorre Koulibaly e gli ultrà dalla curva lo insultano da pochi metri. Kalidou resta fermo a guardarli: è bravo l’arbitro La Penna ad andare a confortare e rassicurare il giocatore senegalese e per fortuna l’episodio resta circoscritto.

    PALI IN QUANTITÀ — Baroni prova a rimodellare i suoi con l’inserimento di Paganini, Dionisi e Ciofani per passare a un 4-3-3 più aggressivo, ma è sempre il Napoli a tenere il pallino del gioco. Curioso al 19’ il doppio legno sulla stessa azione: prima palo di Callejon, poi traversa di Fabian Ruiz, con Sportiello spettatore. Il Frosinone spinge ma lascia praterie al contropiede degli azzurri, ancora imprecisi con Mertens e Callejon che centra il secondo palo personale.

    Maurizio Nicita

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    binariomorto
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    00 28/04/2019 17:35
    Serie A, Chievo-Parma 1-1: gol di Kucka e Meggiorini

    Partita dai due volti.
    Nel primo tempo meglio gli ospiti, a segno al 38’,
    poi nella ripresa l’ingresso di Pellissier dà la scossa.
    Ai clivensi annullato un gol per fuorigioco



    Il pareggio, giusto per quello che si è visto, è un passettino per il Parma verso la salvezza e la dimostrazione che la dignità e l’orgoglio sono qualità che appartengono al Chievo. La squadra di Di Carlo, già retrocessa, non molla un centimetro, s’impegna, suda, lotta e si guadagna un punto che è un premio per l’interpretazione della sfida. Ci si aspettava di più dal Parma, diciamo la verità, ma considerata la sconfitta dell’Empoli ieri a Bologna va bene tornare a casa con questo pareggino.

    CALCI DA FERMO — Per lunghi tratti si gioca a tamburello: pallone che viaggia sopra le teste dei giocatori e nessuna azione a terra. Il Chievo parte cercando qualche fraseggio, ma dopo una ventina di minuti di spegne: e in questo scorcio di partita mai riesce a impensierire Sepe. Il Parma, sornione, esce dalla tana e conquista metri su metri. A centrocampo sfrutta la superiorità numerica e comincia a spingere sulle fasce con Gazzola a destra e, soprattutto, con Dimarco a sinistra. I calci piazzati, si capisce subito, possono essere l’apriscatole della sfida, e la squadra di D’Aversa è maestra in questa specialità. Prima Bastoni (minuto 33) sfiora la traversa con un colpo di testa da calcio d’angolo, poi al 38’ Kucka timbra il gol con una zuccata imperiale. Il Chievo sembra tramortito.

    INGRESSO — L’intervallo trasforma la squadra di Di Carlo che si presenta nella ripresa con piglio molto più aggressivo. Adesso è il Parma a boccheggiare. Prima Meggiorini va in gol all’11’, ma l’arbitro annulla dopo un lungo consulto Var per un fuorigioco di Barba che disturba l’intervento del portiere Sepe. E poi è sempre Meggiorini a timbrare la rete del pareggio su perfetto cross di Vignato dalla sinistra. Il Chievo spinge forte, anche perché Di Carlo ha inserito Pellissier e il gioco offensivo ne ha tratto un evidente vantaggio. Gli emiliani non riescono mai a ripartire, Gervinho pare stanchissimo, Siligardi non lo aiuta mai, i centrocampisti girano a vuoto. E’ di Barba l’occasione migliore, ma Sepe gli dice no al minuto 28. I cambi, nel finale, non spostano l’equilibrio.

    Andrea Schianchi

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    binariomorto
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    00 28/04/2019 17:38
    Spal-Genoa 1-1, Lapadula risponde a Felipe

    Termina in pareggio la sfida di Ferrara:
    padroni di casa avanti al 36’, l’ex Milan salva Prandelli.
    Rossoblù a +6 a dall’Empoli terz’ultimo, Spal a +10



    Spal e Genoa finiscono per non farsi male. Un punto a testa e solo sorrisi al 90’. La banda Semplici tocca quota 39 in classifica e di fatto conquista la seconda salvezza consecutiva. Dal canto suo, Prandelli tira un vero e proprio sospiro di sollievo: ora i rossoblù sono a +6 con gli scontri diretti a favore rispetto all’Empoli terzultimo. Nel primo tempo apre la gara Felipe di testa, risponde al 15’ del secondo Lapadula con un sinistro sporco che scavalca Viviano.

    SCATTO SPAL — Squadre praticamente a specchio: 3-5-2 per entrambe. Semplici là davanti punta inizialmente su Petagna e Floccari. La spinta laterale spetta a Lazzari e Fares, mentre nel cuore del campo ci sono Murgia, Missiroli e Kurtic. In difesa Bonifazi, Vicari e Felipe. Prandelli attacca invece con Pandev e Kouame, sulle fasce spingono Lazovic soprattutto e Criscito un po’ meno. In mezzo al campo non c’è lo squalificato Veloso: fanno allora reparto Lerager, Radovanovic e Mazzitelli. Dietro comanda Romero: ai suoi lati Gunter e Zukanovic. L’inizio è tutto del Genoa. Due volte pericoloso Kouame che prima spara a lato da buona posizione, poi su un lungo lancio di Gunter si presenta a tu per tu con Viviano e colpisce la traversa interna con un pallonetto morbido morbido. Subito dopo è bravo Romero a chiudere la strada a Floccari lanciato verso Radu da un appoggio molle e impreciso di Mazzitelli. Piano piano la Spal guadagna metri, e Radu è bravo a mandare in angolo la testata di Murgia. Dalla bandierina batte Kurtic, Vicari prolunga di testa e Felipe incorna in porta dal limite dell’area piccola. Sul finire del primo tempo si fa male Mazzitelli: dentro Rolon.

    LA RIPRESA — A inizio secondo tempo Prandelli getta nella mischia Lapadula al posto di Gunter: Genoa che passa al 4-3-1-2. E Pandev, dietro le punte, inizia a macinare gioco. Al 15’, Lapadula sfrutta una serie di rimpalli in area e gira di sinistro verso la porta avversaria: la palla picchia terra e si impenna beffando Viviano: 1-1. Passano pochi minuti e Prandelli toglie lo stanchissimo Pandev per Biraschi risistemando i suoi con uno scolastico 4-4-2: Biraghi, Romero, Zukanovic e Criscito dietro; Lazovic, Lerager, Radovanovic e Rolon a centrocampo; Lapadula e Kouame in avanti. Ma è la Spal a chiudere meglio e a creare i pericoli maggiori. Trema il Genoa al 31’: cross da destra di Lazzari, uscita a vuoto di Radu e colpo di testa di Kurtic salvato sulla linea da un miracoloso Romero. Poco prima era entrato Antenucci per Foccari. A cinque minuti dalla fine dentro anche Paloschi per Petagna. Fares sparacchia a lato un paio di sinistri da lontano. Il Genoa fa muro e difende fino alla fine un preziosissimo pareggio.

    Mirko Graziano

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    binariomorto
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    00 29/04/2019 13:18
    Sampdoria-Lazio 1-2.
    Decide Caicedo ma Quagliarella dà la zampata

    Ramirez espulso prima dell'intervallo:
    un uomo in meno per la squadra di Giampaolo sotto di due gol per la doppietta di Caicedo.
    Dai blucerchiati reazione sorprendente ma non basta



    La Lazio (1-2 il finale al Ferraris) gioca un tempo da protagonista assoluta e questo basta alla squadra di Inzaghi per capitalizzare una vittoria pesantissima che la rilancia nella corsa all’Europa. Più di tutto, stupisce però l’arrendevolezza di una Sampdoria che ruggisce nella ripresa, ma per un tempo di fatto non è mai in partita, e saluta così definitivamente (e nel modo più amaro) le sue ambizioni europee, dopo essersi consegnata sino a metà gara a una Lazio padrona del campo. Immobile parte in panchina, ma la squadra di Simone Inzaghi si dimostra cinica, attenta, veloce di gambe e di testa: con il due a uno di oggi porta a casa tre punti pesantissimi e si rimette in caccia del settimo posto. Blucerchiati tramortiti dall’uno-due in avvio di Caicedo, implacabile a colpire ed affondare la squadra di Giampaolo partita malissimo e con vistosi sbandamenti difensivi, e penalizzati dall’espulsione per doppia ammonizione di Ramirez proprio allo scadere del primo tempo.


    UNO-DUE — Una disattenzione colossale di Colley dopo appena 2’16” dal via spiana la destra sulla fascia destra dei biancazzurri a Caicedo, il cui diagonale trafigge Audero. La reazione della Samp non arriva, perché due minuti dopo ancora l’attaccante laziale (con la doppietta di ieri salito a quota otto gol fra i cannonieri) svetta di testa, ma colpisce a lato.

    CRISI — Lazio agile e leggera, Samp abulica e inconsistente, tanto che al quarto d’ora Giampaolo richiama in panchina un disastroso Colley e lo rimpiazza con Tonelli, che va a far coppia con Ferrari, sostituto dell’infortunato Andersen. La reazione dei padroni di casa è sterile e al 20’ in contropiede (avviato da Correa e proseguito da Romulo, ancora sulla destra) il solito Caicedo fa ancora centro. Rete-capolavoro che manda in tilt la Samp ed apre un’autostrada sulle corsie esterne a una Lazio che gioca racchiusa in trenta metri e dà l’impressione di ottenere il massimo faticando pochissimo. L’unica occasione per i padroni di casa arriva su una punizione di Ramirez (33’) che Strakosha riesce a deviare.

    ORGOGLIO — Nella ripresa, ruoli rovesciati anche se in avvio i blucerchiati vanno subito in sofferenza per la mancanza di un raccordo fra mediana e attacco: la Samp rischia ancora con un palo di Romulo, ma poi trova il gol della speranza (13’) con il 23° centro di Quagliarella in campionato, che diventa così pure il bomber più prolifico in carriera (150 gol) di questa serie A. Una Samp trasformata crede così nell’impresa: il palo salva gli ospiti su tiro di Murru (16’), con il pallone che dopo il legno carambola sulla schiena di Strakosha e termina fuori. La Samp ha più energia, la Lazio si chiude: Inzaghi gioca la carta-Immobile, che alla mezz’ora colpisce la traversa su punizione, prima che Defrel (31’) manchi di un soffio il pareggio. Giampaolo osa e gioca la carta-Gabbiadini, rinunciando a un difensore (Sala). Troppo tardi, nonostante un finale caldissimo ed a nervi tesi, in campo e sulle panchine.

    Filippo Grimaldi

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    binariomorto
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    00 29/04/2019 13:31
    Torino-Milan 2-0: Belotti su rigore e Berenguer.
    Mazzarri-Romagnoli espulsi

    I granata agganciano i rossoneri in classifica e possono credere all'Europa.
    La squadra di Gattuso non perde solo il quarto posto, ma ora rischia di rimanere fuori dalle coppe


    Il Toro vede le stelle, il Milan precipita all'inferno. Belotti e Berenguer esaltano la notte magica dei granata in un Olimpico stracolmo e ribollente di entusiasmo: la squadra di Mazzarri mette la freccia, conquista i tre punti che valgono l'aggancio proprio ai rossoneri e il quinto posto in classifica, a due punti dalla zona Champions. Serata vibrante, intensa e storica per il Toro che non batteva il Milan da diciotto anni.


    LA VOGLIA DEL TORO — Di voglia ce n'è da vendere, e quella del Toro si vede subito: i primi venti minuti dei granata sono di ferocia e pressione in tutte le zone del campo. Il Milan non dà, però, l'impressione di restare stupito di fronte all'impeto del Toro: si compatta davanti a Donnarumma, con Kessie e Paquetà molto stretti intorno a Bakayoko. Gli anticorpi studiati da Gattuso funzionano, mentre il Toro la metta sul piano fisico a centrocampo provando a colpire con gli inserimenti centrali di Berenguer e le sgroppate di Ansaldi sulla sinistra. In mezzo un paio di colpi proibiti che stonano con un primo tempo sostanzialmente corretto: come la gamba di Conti sul petto di Ansaldi (al 13') punita con l'ammonizione dall’arbitro Guida, e l'atterramento di un Rincon lanciato a rete da parte di Paquetà (tre minuti dopo), sanzionato ancora con un giallo.

    L'ATTENZIONE DEL MILAN — Nel miglior momento del Toro della prima metà della gara, il Milan ha il merito di non far soffrire eccessivi problemi a Donnarumma che deve seguire con lo sguardo una punizione di Ansaldi (17') finire sui tabelloni e una conclusione di Meité (19') spegnersi in tribuna. Verso la mezzora, la sfida si riequilibra. Spinto dalle iniziative individuali, la squadra di Gattuso chiama Sirigu a due interventi per niente banali: il primo squillo è di Suso alla mezzora, poi il numero uno del Toro chiude lo specchio a Calhanoglu in uscita (al 44'). In mezzo (al 39') l’occasione di Belotti, su assist di Ansaldi, sulla quale Donnarumma è attento.

    IL GRANDE TORINO — All'intervallo sono brividi, sulle note di un "Giorno di pioggia" dei Senso Unico. Tutti i ventiseimila e cinquecento spettatori dello stadio Olimpico (tifosi del Milan compresi) accompagnano con un religioso silenzio, liberato da un lungo applauso, il ricordo del Grande Torino scomparso nella tragedia di Superga, e di cui il prossimo quattro maggio cadrà il settantesimo anniversario. Lucine bianche all'Olimpico accese in tutti i settori, mentre nell'aria risuona la formazione di quella squadra invincibile.

    MAZZARRI ESPULSO — La veemenza del Toro si ripropone anche in avvio di ripresa, in una partita che sale di tono e che presto diventa spigolosa. Dopo quattro minuti, Belotti chiede un calcio di rigore per l'abbraccio di Musacchio: Guida fa correre tra le proteste dei calciatori in campo e della panchina granata. Passano sette minuti, e Suso (già ammonito) trattiene platealmente Izzo: l'arbitro fischia la punizione, ma grazia lo spagnolo evitandogli il secondo cartellino giallo. Arriviamo così al nono, quando Guida ritiene falloso l'intervento di Nkoulou su Cutrone a centrocampo. Mazzarri accenna la protesta con il quarto uomo e Guida allontana immediatamente il tecnico alla sua sesta espulsione in campionato.


    BELOTTI FA TREDICI — Spinto da uno stadio divenuto ormai incandescente, il Toro continua a spingere e trova l'episodio favorevole. Accade all'undicesimo, quando a pochi passi da Donnarumma, Izzo è spinto da Kessie. Guida fischia subito il rigore, mimando con le braccia il gesto della spinta, anche il controllo al Var con Rocchi conferma: dal dischetto Belotti non perdona, realizzando il suo tredicesimo gol in campionato. Gol dedicato al compagno Djidji, operato proprio in settimana al menisco. Gattuso corre ai ripari, lanciando nella mischia Piatek al posto di uno spento Paquetà. La gara si mette sul duello fisico a tutto campo, ne fa le spese Moretti che si becca un cartellino giallo: era diffidato, salterà il derby.

    BERENGUER IN BUCA — Il Milan reagisce con l'orgoglio, ma si ferma sulla traversa colpita da Bakayoko (21'). È una fiammata spenta tre minuti dopo da una giocata al bacio di Berenguer: collo pieno perfetto e palla in buca. Per lo spagnolo è il secondo gol in questa stagione, dopo quello di Frosinone, e il terzo da quando veste la maglia del Toro. Bakayoko è uno degli ultimi ad arrendersi, e al 35' con un colpo di testa chiama Sirigu a una parata difficile. Le ultime briciole di speranze per Gattuso muoiono sul cartellino rosso stampato in faccia a Romagnoli (al 36') per un applauso ironico a Guida. Per Gattuso e il suo Milan è stata proprio una serataccia.

    Mario Pagliara

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    binariomorto
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    00 29/04/2019 23:53
    Atalanta-Udinese 2-0: rigore di De Roon e gol di Pasalic. Palo di De Paul

    Negli ultimi 10' Gasperini vince la partita: a quattro giornate dalla fine è in zona Champions


    C'è la Dea al quarto posto. L'Atalanta batte l'Udinese alla fine di una partita molto tattica e altrettanto difficile e stacca tutti nella corsa alla Champions League. De Roon su rigore e Pasalic hanno firmato negli ultimi dieci minuti una vittoria pesantissima che consolida il sogno europeo di Gasperini, che adesso ha un punto di vantaggio sulla Roma, tre su Milan e Torino, quattro sulla Lazio. L'Udinese mantiene le quattro lunghezze sull'Empoli e può recriminare per il palo colpito da De Paul sullo 0-0 e sull'ingenuità di Sandro, autore del fallo da rigore che ha sbloccato la gara. Tudor può essere soddisfatto per l'applicazione della sua squadra, ma la classifica resta preoccupante.

    PRIMO TEMPO — Fin dai primi minuti lo sviluppo della partita è in linea con le previsioni. L'Atalanta attacca, l'Udinese si chiude e ogni tanto riparte. Tudor, però, ha preparato bene l'incontro e lascia pochi spazi ai nerazzurri i cui primi pericoli, non a caso, arrivano da palla inattiva: Musso è bravissimo sul colpo di testa di Gosens e blocca senza patemi una conclusione centrale sempre di testa di Zapata. L'assenza di Ilicic (dolorante al ginocchio sinistro e confinato in tribuna) si fa sentire perché l'Atalanta a destra non sfonda mai a causa della negativa giornata di Pasalic e Hateboer. A sinistra, invece, Gomez è ispirato e mobile: il Papu innesca spesso i compagni che però non riescono a segnare un po' per imprecisione e un po' per le qualità di Musso, strepitoso su un tiro al volo di De Roon al 27'. Anche l'Udinese costruisce una grande palla-gol in contropiede, ma il pallonetto di Lasagna finisce fuori di pochissimo dopo aver superato Gollini. Pochi secondi prima dell'intervallo Gomez e Zapata costruiscono bene, ma Pasalic conclude male di sinistro.


    RIPRESA — In avvio di ripresa Gasperini sostituisce un difensore (Mancini) con un attaccante (Piccoli) spostando De Roon in difesa, arretrando Pasalic (inizialmente trequartista con Gomez) in mezzo e passando al 3-4-1-2. Il ritmo, però, è un po' basso e l'Udinese si difende con ordine. Pian piano, comunque, la difesa bianconera comincia a lasciare qualche spazio dove l'Atalanta si infila con bravura. L'Udinese ha un sussulto al 27' quando De Paul prende il palo da fuori, ma i nerazzurri sono ormai padroni del campo. Stryger Larsen chiude benissimo su Zapata, ma al 36' ecco la svolta: Sandro stende Masiello in area e De Roon trasforma il rigore. Passano quattro minuti e Pasalic chiude la gara con un sinistro deviato in rete da Nuytinck. L'Udinese non reagisce, l'Atalanta sfiora la terza rete e si gode il quarto posto.

    G.B. Olivero

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    binariomorto
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    00 29/04/2019 23:56
    Serie A, Fiorentina-Sassuolo 0-1: gol decisivo di Berardi

    Nel primo tempo rete decisiva degli ospiti e rigore sbagliato da Veretout.
    La Var al 59’ annulla il raddoppio di Demiral per fuorigioco.
    Viola scavalcati in classifica



    La crisi viola è senza fine e se ne accorge anche il Sassuolo che vince al Franchi senza nemmeno faticare troppo. Decide Berardi con una girata a centro area e la squadra di De Zerbi con questi tre punti scavalca tre squadre in classifica, compresa la Fiorentina, portandosi al decimo posto. La Fiorentina non vince in campionato da metà febbraio ed al Franchi addirittura dal 16 dicembre 2018. Squadra senza voglia, senza idee e senza alcuna motivazione. Arrivare alla fine della stagione così, sarà davvero faticoso.

    SOLO SASSUOLO — Si comincia nel silenzio del Franchi con buona parte delle curve rimaste fuori dagli spalti i primi 45 minuti per continuare a contestare la proprietà. In campo ritmi da fine stagione quando si ha poco ancora da chiedere. Il primo squillo è di Berardi al 13’, sinistro respinto dalla difesa viola. La Fiorentina prova a scuotersi con una progressione di Chiesa chiusa con un rasoterra lontano dalla porta difesa da Consigli. Clamorosa l’occasione capitata al 27’ sul piede di Rogerio: l’esterno mette fuori da un metro a porta vuota dopo un assist perfetto di Lirola. Poi è Bourabia a farsi respingere il tiro sulla linea da Laurini. Il Sassuolo domina, la Fiorentina è spettatrice e viene fischiata dai pochi presenti. Il vantaggio ospite è una logica conseguenza. Sensi appoggia a Berardi che si gira e calcia: pallone toccato da Pezzella e Sassuolo avanti. I viola riescono a reagire immediatamente con Chiesa che cade in area trattenuto da Peluso. Fourneau assegna il rigore (generoso) tra le proteste del Sassuolo, Consigli toglie ogni problema parando il tiro di Veretout.

    MONTELLA CAMBIA — La ripresa inizia con due sostituzioni viola. Fuori Dabo e Mirallas, dentro Gerson e l’esordiente Beloko (’2000). Chiesa ci prova al decimo con un tiro a girare, bravissimo ancora Consigli a deviare in corner. A passare però è ancora il Sassuolo con Demiral, abile ad anticipare Milenkovic a centro area dopo l’ennesimo traversone di Lirola. Dopo diversi minuti di stop attendendo il Var però, la rete viene annullata per fuorigioco dello stesso Demiral. Anche De Zerbi cambia: fuori Babacar, dentro Boga. La Fiorentina ci prova con l’asse Chiesa-Muriel, tiro del colombiano deviato. Montella nel finale prova la carta Simeone ma di energie, fisiche e mentali, i suoi non ne hanno. Il Sassuolo sorride, la Fiorentina sprofonda. Ed il calvario calcistico di questa seconda parte di stagione prosegue.

    Giovanni Sardelli

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    binariomorto
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    00 29/04/2019 23:56
    SERIE A 2018/2019 34ª Giornata (15ª di Ritorno)

    27/04/2019
    Bologna - Empoli 3-1
    Roma - Cagliari 3-0
    Inter - Juventus 1-1
    28/04/2019
    Frosinone - Napoli 0-2
    Chievo - Parma 1-1
    Spal - Genoa 1-1
    Sampdoria - Lazio 1-2
    Torino - Milan 2-0
    29/04/2019
    Atalanta - Udinese 2-0
    Fiorentina - Sassuolo 0-1

    Classifica
    1) Juventus punti 88;
    2) Napoli punti 70;
    3) Inter punti 62;
    4) Atalanta punti 59;
    5) Roma punti 58;
    6) Torino e Milan punti 56;
    8) Lazio punti 55;
    9) Sampdoria punti 48;
    10) Sassuolo punti 41;
    11) Cagliari e Fiorentina punti 40;
    13) Spal punti 39;
    14) Bologna e Parma punti 37;
    16) Genoa punti 35;
    17) Udinese punti 33;
    18) Empoli punti 29;
    19) Frosinone punti 23;
    20) Chievo(-3) punti 15.

    (-3) Il Chievo sconta la penalizzazione per la sentenza del Tribunale della Federcalcio.

    (gazzetta.it)
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    binariomorto
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    00 04/05/2019 23:37
    Serie A, Juventus-Torino 1-1:
    gol di Lukic su errore Pjanic, pari di Ronaldo

    Il derby della Mole alla vigilia del 70° anniversario di Superga è
    deciso all'84' dalla rete di testa di Cristiano su cross di Spinazzola,
    che pareggia il gol granata in avvio su errore del centrocampista juventino.
    Per la squadra di Mazzarri prosegue il sogno Champions



    Stasera Cristiano risorpassa Messi nell’eterna lotta tra giganti, domani il Toro salirà a Superga con animo combattuto: l’orgoglio di aver sfiorato la vittoria in casa degli arcirivali si mescola al rimpianto per un’occasione unica sfuggita sul più bello. Fino all’ottantaquattresimo i granata si godevano in trincea il vantaggio costruito sull’ostinato pressing di Lukic. Poi, vicino al traguardo, è arrivata la testa aliena a scuotere l’apatia bianconera. Dopo questo 1-1 nel derby il quarto posto dista due punti dal Toro (con una partita in più): se Allegri non sarà contento del disarmo generale, Mazzarri può continuare a credere all’Europa a testa alta. Attorno ai due tecnici si notano i tanti i vuoti dello Stadium, anche se in tribuna Claudia Schiffer fa il pieno di selfie. Un brivido, però, lo regala la curva Juve quando cala uno striscione che onora i caduti di Superga: il derby “più alto” d’Europa e il ricordo degli invincibili meritava questo gesto.


    LA GARA — Gran parte della Juve pare comunque già in modalità vacanze e in più l’infermeria tiranna toglie un’altra pedina ad Allegri: Can è uscito dai convocati in mattinata per un lieve risentimento muscolare. Per questo Max usa subito Kean accanto a CR7, allargando Berna e Cuadrado nel 4-4-2. Mazzarri sceglie, invece, di aspettare con una mediana da battaglia: Rincon preme su Matuidi, Meité si occupa di Cuadrado e la sorpresa Lukic è perennemente nei dintorni di Pjanic. Proprio il serbo, messo nel motore al posto di Baselli con evidenti compiti difensivi, sfrutta il gentile omaggio della Signora. Sciagurata la rimessa indietro di Cancelo, troppo tenue il contrasto di Pjanic ed ecco che Lulic può capitalizzare al massimo. L’azione è la fotografia dei due diversi stati animo: la Juve fatica a sintonizzarsi per più di dieci minuti consecutivi, il Toro ha la bava alla bocca pensando alla musichetta della Champions.


    JUVE INGABBIATA — In quegli attimi in cui decidono di alzare i ritmi, i bianconeri avrebbero pure la possibilità di sfondare: Kean e Ronaldo sono i più vogliosi, ma non sembrano assistiti dal resto della compagnia. L’azzurro impegna Nkoulou e sfugge spesso a Bremer: il brasiliano aveva assaggiato piccoli pezzi di A, ma ha esordito in Serie A proprio in questa notte delicata. Cristiano passa gran parte del tempo a sbracciarsi perché i compagni o non lo capiscono o non lo servono come meriterebbe: quando può fraseggiare, dimostra per la milionesima volta di essere fatto di tutt’altra materia rispetto agli altri.

    CR7 IN VOLO — Anche nel secondo tempo Cristiano predica a lungo nel vuoto, mentre il Toro suda davanti a Sirigu. Le linee di centrocampo e difesa sono strettissime e di testa il trio dietro, con Izzo in serata super, le prende quasi tutte. È enorme la mole di cross che piove da sinistra con Spinazzola: anche se giù di gamba, avrebbe pure l’occasione del gol. Quando si costruisce un tiro infilandosi in diagonale, sparacchia malamente fuori. Un suo cross, però, cade alla perfezione sulla testa di Cristiano ed è una sentenza: quando la Juve è all’altezza del suo re se ne raccolgono i frutti. Ronaldo galleggia in aria, segna il gol numero 601 e poi prova a caricare per completare la rimonta. Il Toro, deluso e orgoglioso, rimane comunque in piedi: l’Europa è ancora lì, dopo questa notte sarebbe un delitto non insistere nel sogno.

    Filippo Conticello

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    00 04/05/2019 23:41
    Chievo-Spal 0-4: doppio Felipe e gol di
    Floccari e Kurtic, biancazzurri salvi

    La squadra di Semplici conquista la certezza di giocare in Serie A anche la prossima stagione.
    Decidono una doppietta di Felipe e i gol di Floccari e Kurtic



    La Spal festeggia la salvezza con tre giornate di anticipo: come aver vinto uno scudetto. Il Chievo, retrocesso da tempo, perde male, malissimo, arrendendosi senza lottare. Finisce 4-0 e il passivo poteva essere più pesante.

    NON C'È STORIA— Di Carlo decide di puntare sui giovani, ma il motivo del k.o. non è solo questo: dentro l’esterno albanese Drecka, al debutto assoluto e l’attaccante montenegrino Grubac, al debutto da titolare dopo aver visto il campo per 16 minuti in casa col Napoli. La squadra di Semplici prende in mano la partita fin dall’inizio e non la molla più: va in vantaggio dopo 8 minuti con Felipe su angolo da destra di Murgia (gol numero 15 di testa, nessuna squadra ha fatto meglio) e anche alla disattenzione di Andreolli. Poi controlla il gioco senza problemi. Drecka soffre molto la velocità di Lazzari e lo stesso succede sull’altra fascia con Depaoli che non tiene Fares e poi esce per una botta alla caviglia. La Spal costruisce con calma il suo gioco fatto di accelerazione degli esterni e le imbucate di Missiroli, il controllore di Vignato, l’unico del Chievo che sembra aver voglia di proporre qualcosa di interessante. Intanto Di Carlo cambia modulo e passa al 4-3-1-2 con il frastornato Drecka che arretra a fare il terzino sinistro.

    ANCORA FELIPE — Il secondo tempo è la fotocopia del primo: partita chiusa dopo due minuti, Diousse perde palla a centrocampo, Kurtic lancia Floccari che segna con un diagonale. La Spal decide di rallentare, sembra accontentarsi. Di Carlo toglie Vignato, l’unico da salvare e passa al 4-3-3 con Stepinski. Tutto inutile: arrivano anche i gol di Felipe e Kurtic. E l’arbitro, compassionevole, non dà neppure un minuto di recupero.

    GUGLIELMO LONGHI

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    00 04/05/2019 23:45
    Udinese-Inter 0-0, i nerazzurri non mettono la freccia

    Termina senza reti la sfida di Udine:
    gli uomini di Spalletti e Tudor non chiudono i conti per Champions e salvezza



    Un passo avanti a testa, in attesa che giochino le rivali. Udinese e Inter non trovano il gol e muovono sensibilmente la loro classifica. Un punto che però potrebbe permettere alle avversarie nella lotta Champions e salvezza di avvicinare bianconeri e nerazzurri e rendere ancor più incandescente questo finale di campionato. Ai punti meriterebbe più l’Inter, che sbatte più volte su un Musso in serata paratutto. Ora la Champions per Spalletti passa soprattutto da San Siro, anche se è meglio non fare calcoli ancora: battere Chievo e Empoli (all’ultima) potrebbe anche non bastare.


    NO VAR — L’Inter sembra in serata sì: il palleggio in avvio è buono, il ritmo pure, con il solo Lautaro che fatica a entrare in partita. Perisic di testa spaventa l’Udinese, poi è Nainggolan (14’) da fuori a impensierire Musso, bravo a distendersi e a non farsi sorprendere dal rimbalzo del pallone. Ma l’occasione più grossa capita al 22’ sulla testa di Lautaro, che arriva scoordinato sulla sponda di D’Ambrosio e da due passi manda clamorosamente a lato. L’Udinese piano piano mette il muso fuori dalla propria metà campo e con una ripartenza velocissima di De Paul (38’) va vicina al vantaggio, ma il sinistro di Mandragora da buona posizione è centrale. Il finale di tempo vede protagonista Brozovic, che prima si costruisce una buona conclusione da fuori potente ma imprecisa (44’) poi a pochi secondi dallo scadere dei primi 45’ spinge con due mani e in modo platea Mandragora in area. Rocchi però non fa una piega – sbagliando – e clamorosamente non cerca nemmeno l’aiuto del Var e non rivede l’episodio.

    SUPER MUSSO — Nella ripresa l’Inter cerca subito di cambiare marcia ed essere più aggressiva, anche l’Udinese è più frizzante in campo aperto. Lautaro impegna Musso da fuori, mentre poi è Brozovic a salvare l’Inter fermando in scivolata Pussetto a pochi passi da Handanovic. Al 19’ Musso è miracoloso: conclusione di Nainggolan da fuori deviata da De Vrij di tacco sotto misura, il portiere bianconero già a terra trova il riflesso incredibile col piede.

    ARREMBAGGIO STERILE — Pochi istanti prima Spalletti aveva inserito Icardi per Borja, abbassando Nainggolan in mediana. Con due attaccanti veri aumentano i cross, se pur rasoterra. Sul primo Icardi liscia il controllo (e poi viene toccato duro da De Maio, anche qui Rocchi decide inspiegabilmente di non consultare il Var) ma Lautaro sul secondo palo si fa anticipare da Zeegelaar; poco dopo la doppia conclusione del Toro viene murata dai difensori dell’Udinese. Perisic sembra così più nel vivo dell’azione, ma l’Inter comunque non riesce a sfondare. Spalletti inserisci Candreva e Keita per Politano e Lautaro per gli ultimi assalti. E a tre dal 90’ proprio Keita in spaccata sotto misura gira a rete ma ancora una volta sbatte su Musso, il vero eroe della serata.

    Vincenzo D'Angelo

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    00 05/05/2019 18:40
    Empoli-Fiorentina 1-0: Farias e Dragowski decisivi

    Fondamentale vittoria dei padroni di casa,
    che si portano a soli due punti dall’Udinese e sperano nella salvezza.
    I Viola non sanno più vincere



    L’Empoli non si arrende. La vittoria nel derby toscano permette alla squadra di Andreazzoli di restare in corsa per la salvezza. Anche se la posizione degli azzurri è sempre molto complicata. Il gol decisivo lo realizza il brasiliano Farias, ma il grande protagonista è il portiere Dragowski autore di almeno due interventi decisivi. Per la Fiorentina un’altra sconfitta. L’arrivo di Montella sulla panchina viola per il momento ha prodotto quattro sconfitte (tra Coppa e campionato) e solo un pareggio.

    PRIMO TEMPO — Partenza sprint dell’Empoli. Lafont è bravo a respingere un destro in corsa di Caputo. La palla arriva a Traorè la cui conclusione viene corretta in angolo da Pezzella. L’arbitro Irrati vede una deviazione di braccio del capitano della Fiorentina e assegna il rigore. Decisione che viene corretta grazie all’intervento della Var. La partita torna in equilibrio e Muriel conclude due volte in maniera pericolosa. Dragowski è attento. La squadra di Montella guadagna campo. Prova a mettersi in mostra Simeone stimolato dalla presenza in tribuna di papà Cholo. Ma il Chilito arriva con un attimo di ritardo su un paio di cross interessanti.

    SECONDO TEMPO — Gli azzurri di Andreazzoli tornano all’assalto in avvio di ripresa. Lafont è bravo a ribattere un destro ravvicinato di Krunic. Ma deve arrendersi al 9’ quando Farias corregge di testa in rete un cross di Di Lorenzo. Con Milenkovic in colpevole ritardo sulla marcatura dell’attaccante dell’Empoli. La reazione viola è in un colpo di testa di Simeone che pizzica la traversa. Montella inserisce Chiesa (reduce da un attacco influenzale) al posto di un anonimo Mirallas. E il gioiello viola si rende subito pericoloso con un paio di iniziative. Entra anche il giovane Vlahovic al posto di Muriel. La Fiorentina attacca ma trova sulla sua strada un fantastico Dragowski, in prestito all’Empoli ma di proprietà della società viola. Dragowski è bravo su Chiesa e fantastico su un colpo di Vlahovic. Nonostante la pioggia battente e il campo pesante la partita è piacevole. Andreazzoli invita i suoi allievi a non limitarsi alla fase difensiva. E in un’azione di rimessa è Lafont a compiere un mezzo miracolo per levare dai pali un colpo di testa di Di Lorenzo. La Fiorentina chiude all’attacco ma il derby è dell’Empoli. E Veretout al fischio finale si becca anche il cartellino rosso per proteste.

    Luca Calamai

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    00 05/05/2019 18:43
    Lazio-Atalanta 1-3, Gasperini da Champions

    Segna subito Parolo, pareggia Zapata e un errore di Wallace spalanca la porta al gol decisivo di Castagne.
    Poi lo stesso difensore fa autogol. Nerazzurri quarti, a -1 dall’Inter. Biancocelesti ottavi



    Atalanta sempre più da Champions. La squadra di Gasperini si impone all’Olimpico contro la Lazio e consolida il quarto posto in classifica. Successo in rimonta per i nerazzurri al decimo risultato utile di fila in campionato (senza sconfitte da 12 gare, con la Coppa Italia). Sotto gli occhi del c.t. Mancini, prova di grande personalità dell’Atalanta, mentre la Lazio nonostante l’iniziale vantaggio di Parolo non riesce a reggere il passo e deve arrendersi ai gol di Zapata, Castagne e all’autorete di Wallace (infelice protagonista anche sul raddoppio nerazzurro). Lazio al capolinea dei sogni Champions, ma ora sono in pericolo pure le prospettive per l’Europa League. Anche se c’è il varco della Coppa Italia e nella finale del 15 maggio i biancocelesti ritroveranno proprio l’Atalanta.

    ZAPATA RISPONDE A PAROLO — Inzaghi inserisce Marusic al posto dello squalificato Lulic. Rientra Luis Alberto dopo un turno di stop del giudice sportivo. Torna Immobile dal primo minuto: Correa parte dalla panchina. Gasperini può contare sul recupero di Ilicic e rilancia dal via Djimsiti e Castagne. La Lazio colpisce subito. Al 3’, Leiva sbuca in area dalla destra, sull’appoggio di Caicedo si inserisce Parolo che infila Gollini. Quarto gol in campionato per il centrocampista. Atalanta spiazzata ma reattiva. Gomez ci prova due volte: sopra la traversa e poi a lato. Al 12’, chance per la Lazio su una ripartenza: Luis Alberto non aggancia un pallone per andare a rete. Due minuti dopo Gollini vola su una botta di Immobile. Ghiotta occasione per l’Atalanta al 18’: calcia alto dal centro area Zapata. Che al 22’ però non sbaglia su un pallone rilanciato da Freuler e sigla il suo 22esimo gol in questa stagione di A. Nerazzurri rapidi nelle ripartenze guidate da Gomez. E al 29’ la squadra di Gasperini va vicinissima al raddoppio: diagonale di Ilicic di poco a lato da ottima posizione. Al 32’ Strakosha blocca una bordata di De Roon. Risponde la Lazio: al 37’ sfiora l’incrocio una punizione di Luis Alberto. Partita nel segno delle aspettative. Bel gioco ed elevato spessore tattico.

    SORPASSO NERAZZURRO — Nella ripresa, l’Atalanta si presenta con una novità in difesa: Mancini subentra a Palomino e Djimsiti si sposta al centro. Strakosha pronto a opporsi a un destro velenoso di Ilicic. I nerazzurri insistono in attacco. La Lazio si riavvia in fase offensiva, puntando sugli inserimenti di Luis Alberto. E Inzaghi per innalzare il tasso di fantasia innesta al 9’ Correa al posto di Caicedo, che esce tra gli applausi. Al 13’ un erroraccio di Wallace fa partire Gomez che perde l’attimo ma apre al centro per la fiondata di Castagne che porta l’Atalanta in vantaggio. Il difensore laziale entra nel mirino della Curva: a ogni suo successivo intervento piovono fischi. Anche se da altri settori si levano applausi di incoraggiamento per il brasiliano. La formazione di Inzaghi fa fatica a ritrovarsi. Al 20’ Gasperini avvicenda Ilicic con Pasalic. Il terreno di gioco si appesantisce per un forte nubifragio. E al 31’ un colpo di testa di Djimsiti su corner di Gomez sorprende la difesa della Lazio e porta al terzo gol dell’Atalanta ma risulta decisiva la deviazione di Wallace ed è quindi autogol del brasiliano. Inzaghi opera una doppia soluzione: al 33’ Badelj e Neto al posto di Leiva e Bastos per dare un’impostazione più offensiva. La Lazio si affida ai guizzi estemporanei di Correa e Neto. Al 40’ Pessina dà il cambio a Freuler. La squadra di Inzaghi si rianima ma è troppo tardi per impensierire l’Atalanta. E al fischio finale i nerazzurri si godono il trionfo meritato.

    Nicola Berardino

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    binariomorto
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    00 05/05/2019 18:46
    Parma-Sampdoria 3-3: gol e spettacolo al Tardini

    Quagliarella è sempre più capocannoniere, sigla una doppietta e sale a quota 25.
    Grande reazione degli emiliani, che nella ripresa trovano il pareggio in quattro minuti



    La partita dell’amicizia, con il Parma e la Sampdoria che giocano con le maglie a colori invertiti, non poteva che finire in parità. Ma quante emozioni e quanti sussulti, con gli emiliani che partono a razzo e la Samp che, sorniona, esce alla distanza, manda l’avversario al tappeto e poi si fa riprendere. Il Parma mette in cassaforte un altro punticino che fa sangue per la salvezza, anche se la gente del Tardini si aspettava qualcosa di più.

    SOLO SAMP — Il Parma scappa con il solito Gervinho che s’inventa un’azione da funambolo: l’ivoriano dalla sinistra crossa e Gazzola è bravo ad anticipare Murru e a timbrare l’1-0. E’ il minuto 2, l’alba della partita, e ci si aspetta che, apparecchiata così la tavola, gli emiliani possano gestire e ripartire con velenosi contropiede. Invece succede che a quel punto la squadra di D’Aversa esce dal campo, se non letteralmente perlomeno in senso metaforico, e concede alla Samp di costruire, di ricamare, di confezionare assist, insomma di giocare come più le piace. Atteggiamento sbagliatissimo, quello del Parma, che infatti subisce il pareggio su rigore (sciocco fallo di mano di Dimarco), perfettamente calciato da Quagliarella (minuto 27), e la rete del sorpasso, al 38’, firmata da Defrel dopo una percussione sulla sinistra di Jankto. E, se Sepe non avesse recitato il ruolo del polipo (due grandissimi interventi su Quagliarella), probabilmente il passivo per gli emiliani alla fine del primo tempo sarebbe stato superiore. Il pubblico del Tardini non gradisce e fischia.

    GRAN RECUPERO — La ripresa comincia ancora nel segno della Samp. Kucka perde malamente un pallone vicino alla propria area di rigore, Praet lo recupera e sempre Quagliarella per il quale è un gioco da ragazzi buttarlo dentro: e così il bomber arriva a quota 25 gol. Il Parma pare imbambolato, incapace di reagire. A rianimarlo ci pensa Colley: lo stopper doriano atterra in rea Siligardi e provoca il rigore che Kucka trasforma. A questo punto l’assedio degli emiliani si fa più consistente e Bastoni va a realizzare il gol del definitivo 3-3: è il suo primo centro in Serie A. Al resto, nei minuti finali, pensa Sepe che si supera su un paio di conclusioni di Caprari.

    Andrea Schianchi

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    binariomorto
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    00 05/05/2019 18:49
    Sassuolo-Frosinone 2-2.
    Ferrari e Boga pareggiano in rimonta.
    Ciociari in B

    La squadra di Baroni va in vantaggio 2-0, poi si lascia riacciuffare dai neroverdi e retrocede aritmeticamente in Serie B



    Sassuolo salvo, Frosinone retrocesso dopo 45’ di speranza. Questo il verdetto del Mapei Stadium in un pomeriggio freddissimo e piovoso: la squadra di Baroni doveva vincere per continuare a credere nella sopravvivenza, e sta avanti a lungo, ma si fa rimontare da 0-2 a 2-2 e lascia la Serie A.

    IL PRIMO TEMPO — De Zerbi infila Sensi dietro le punte Berardi e Matri, Baroni sceglie un sistema ibrido, a cinque dietro quando difende (con Paganini che scala quinto a destra) e a quattro quando costruisce. Davanti ha Ciano e Pinamonti che fa la boa: benissimo subito all’8’, quando gestisce un lancio di Beghetto e assiste di sponda la corsa di Sammarco, destro di prima, bacio al palo e Frosinone in vantaggio. Il 3-4-1-2 scelto da DeZ toglie alla costruzione bassa il riferimento degli interni: quando dunque la palla sfila sull’esterno, non c’è il filtrante che taglia il campo. Spiccano allora le corse di Lirola, il più attivo nella prima parte. La manovra neroverde fatica a partire da dietro, ma è efficace nelle transizioni veloci perché prende in mezzo l’adattamento del sistema ibrido del Frosinone. Già al 7’ Berardi aveva fatto viaggiare Sensi – destro stoppato da Ariaudo -, al 26’ parti invertite e Sensi che scippa Sammarco e fa andare Berardi solo davanti a Sportiello: mirino all’angolo lontano, piatto aperto ma palo interno. Il Frosinone si chiude e si riapre armonicamente e trova il raddoppio. Tutto nasce da un gran filtrante in diagonale di Valzania per Pinamonti, da sinistra a destra. Consigli ferma l’attaccante in giallo nel “mano a mano”, ma sull’angolo successivo Ciano – piedi freddi fino al 27’ quando si fa consegnare i guanti per le mani – disegna dalla bandierina e in mischia spunta la testina di Paganini: 0-2.

    IL SECONDO TEMPO — Negli spogliatoi, De Zerbi si cambia vestiti e scarpe fradici di pioggia e cambia anche il Sassuolo: fuori Matri e Lemos, dentro Babacar e Boga, e con loro tutte le certezze del 4-3-3. In campo rientra una squadra sola, quella con la maglia neroverde, finalmente ritrovata. La partita diventa un monologo: Boga dà la scossa con un destro a giro che sfiora il palo. Poi cinque angoli nei primi venti minuti: al quarto il gol viene negato da Sportiello su testata di Babacar, al quinto arriva l’1-2, con Ferrari che intercetta un tiraccio di Rogerio e supera Sportiello. Baroni prova a rianimare il Frosinone appiattito con Ciofani e Chibsah per Cassata e Ciano, ma niente da fare. Anzi, incassa quasi subito il 2-2 della condanna al 28’. Lirola sovrappone a destra, riceve e crossa basso verso il secondo palo dove arriva a chiudere Boga. Dionisi per Pinamonti è l’ultima disperata carta di Baroni. E proprio a Dionisi tocca l’ultima illusione: al 44’ lo trova un lungo rinvio di Sportiello, lui vola verso la porta e scavalca Consigli. Ma a pallone in rete il guardalinee alza la bandierina. Fuorigioco, gol-speranza annullato, la Var conferma. Addio Frosinone.

    Alex Frosio

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    binariomorto
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    00 05/05/2019 23:24
    Genoa-Roma 1-1, El Shaarawy ripreso all'ultimo da Romero.
    Mirante para un rigore al 95'

    Il Faraone sblocca all'81 un match con tante palle gol, ma in pieno recupero torna la parità.
    Per Prandelli risultato cruciale in chiave salvezza. Sul finale rigore rossoblù sprecato



    Partita vietata ai deboli di cuore, che si decide sui titoli di coda. Tra Genoa e Roma finisce in un 1-1 santificato dalle reti di El Shaarawy e Romero, pieno di rimpianti per entrambe le squadre, visto che i giallorossi – in vantaggio col Faraone (tra l’altro un ex) – si fa raggiungere in pieno recupero dal difensore rossoblù, compromettendo parzialmente la rimonta Champions, ma al 50’ sono i padroni di casa a masticare amaro, perché Sanabria sbaglia il rigore della vittoria e della virtuale salvezza. A nostro parere, il pareggio finale è giusto, ma la partita è decisa da due storie parallele. Eccole. Prima del gol del vantaggio, infatti, Claudio Ranieri stava facendo uscire El Shaarawy per inserire Pastore e invece è arrivata la rete. La seconda: Sanabria, che poteva far esultare Marassi, è stato portato in Italia proprio dalla Roma, che ancora avrebbe il diritto di riacquisto fino a giugno e il 50% sulla vendita. Insomma, un intreccio che non avrà condizionato il paraguaiano, ma che racconta una curiosità, anche perché Prandelli voleva che il rigore lo tirasse Criscito.

    RADU VOLA — Il primo tempo – così come tutto il match - è davvero a due facce, col Genoa che lo inizia e lo finisce meglio della Roma. La idea di base è chiara: la squadra di Prandelli prova a stare bassa, lascia alla dorsale slava Zukanovic e Radovanovic il compito di organizzare le ripartenze, mentre Veloso e Bessa tentano di dare un tocco di fantasia ad una manovra che cerca la profondità con Kouamé e Lapadula. Gli uomini di Ranieri stringono i denti in avvio e poi si riorganizzano, con Fazio che gestisce la palla dal basso e Dzeko bravo ad accorciare per provare a fare gioco davanti, mentre Florenzi col passare dei minuti aumenta la spinta sulla fascia destra, lasciando a Nzonzi e Cristante il compito di andare sulle seconde palle create dai lanci lunghi dei rossoblù. Tutto questo fa sì che la partita sia vivace, con al 4’ Veloso a creare il primo pericolo, visto che una sua posizione da posizione defilata a destra colpisce il palo esterno sinistro di Mirante. Al 15’, invece, un cambio gioco sbagliato da Nzonzi innesca il Genoa, con Veloso che va ancora alla conclusione e sfiora il palo sinistro. Un minuto più tardi è Radovanovic a servire Kouamé, che da buona posizione tira al lato. La Roma però si scuote, comincia a prendere campo e da un angolo battuto di Pellegrini è Fazio a volare di testa, trovando Radu a dire di no con una grande parata. I rossoblù serrano le linee e mirano a scavalcare la mediana con lanci lunghi. In un cambio di gioco di questo tipo Florenzi sbaglia l’anticipo e Kouamé, solo, lascia partire un tiro cross su cui Lapadula arriva in ritardo di un soffio. Un minuto più tardi è sempre lo stesso Lapadula, dal limite, a sfiorare il palo alla destra di Mirante, così come al 22’ Radovanovic, da posizione analoga, conclude alto di poco.

    TESTA A TESTA — Al 24’ la Roma prova a servire meglio Dzeko, che su palla di El Shaarawy, si libera di Radu ma si allarga, così serve Kolarov, il cui tiro viene murato. Un paio di conclusioni di Radovanovic e Kolarov vengono subito dopo bloccate con facilità dai portieri, mentre al 31’, su angolo di Kolarov, è Dzeko a concludete di testa alto di poco. Al 33’, invece, su cross di Birgahi è Manolas a sbagliare l’intervento, ma il colpo do testa di Lapadula finisce sopra la traversa. Quattro minuti, però, e arriva la risposta giallorossa, con un cross di Florenzi che Pellegrini impatta mandandola sopra la traversa. Al 38’, poi, un assist di Dzeko di testa sempre per Pellegrini consente all’azzurro di calciare a lato da buona posizione. Il finale, poi, è di marca rossoblù, che guadagnano tre angoli di fila, nell’ultimo dei quali Romero non riesce a deviare in porta un colpo di testa di Kouamé che lo aveva liberato in posizione moto defilata.


    FINALE THRILLING — La ripresa si apre con la Roma che spinge in modo più convinto. Al 12’ è Zaniolo a impegnare da fuori Radu, mentre un minuto più tardi Florenzi conclude largo. Il Genoa prova ad alleggerire con Lapadula, che prima impegna Mirante di testa (18’) e poi conclude alto (21’). L’ingresso di Schick per Pellegrini aumenta il peso offensivo dei giallorossi, così come l’ingresso di Kluivert per Zaniolo. Al 24’ El Shaarawy lancia Dzeko che di testa impegna Radu, mentre al 28, su angolo di Kolarov, di faccia Veloso rischia l’autogol ma il portiere blocca. Poi la girandola di emozioni finale, innescata al 37’ dal cross di Kluivert, la deviazione di testa di Dzeko e il tiro al volo vincente del Faraone. Il Genoa, che ha inserito Pandev e Sanabria, tenta il tutto per tutto e su angolo Romero di testa al 46’ anticipa Schick e segna il pari.


    IL RIGORE — Poi la pirotecnia sui titoli di coda, nata al 49’ da un cross di Pandev per Kouamé che di testa lancia Sanabria, abbattuto da Mirante. È rigore, anche se inutile per il risultato. Un modo, forse, per sancire un risultato giusto e far crescere l’amarezza di entrambe.

    Massimo Cecchini

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    binariomorto
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    00 05/05/2019 23:28
    Napoli-Cagliari 2-1:
    Mertens e Insigne su rigore ribaltano il gol di Pavoletti

    Gli azzurri conquistano aritmeticamente il secondo posto,
    mandando l'Inter a 10 punti di distanza con tre giornate ancora da giocare.
    Espulso Ionita, Maran allontanato



    Il veleno nella coda di una partita molto brutta e noiosa. Insigne segna un rigore contestassimo che manda il Cagliari su tutte le furie e permette al Napoli di vincere una gara senza particolare valore per gli azzurri. Chiffi dopo un lungo consulto con il Var opta per mandare sul dischetto il capitano del Napoli che al 98' realizza e mette così a tacere i fischi che gli erano stati riservati di recente dal suo pubblico. Fino al recupero l'avevano "griffata" il gigante Pavoletti di piede e il "nano" Mertens di testa. Il pari ovviamente sarebbe stato bene ai sardi, che per questo hanno continuato a protestare anche dopo il triplice fischio.

    ZERO TIRI — Triste e freddo, come e più della serata invernale, il San Paolo: striscioni per la piccola Noemi, che lotta tra la vita e la morte, e atmosfera da fine stagione in tutti i sensi con tanto di contestazione a De Laurentiis. Il ritmo della partita si è adeguato al contesto nonostante qualche spunto, nelle fila del Napoli, di Verdi e Younes (quest'ultimo pericoloso al quarto d'ora) sulle corsie esterne e la voglia, nel Cagliari, di Pavoletti di far valere la legge dell'ex. Gli ospiti ci hanno messo la loro fisicità, gli azzurri invece hanno provato a sfondare con i loro piccoletti. Risultato? Un primo tempo senza emozioni e con tanta pioggia.


    GIALLO FINALE — Nella ripresa qualcosa di diverso si è visto, non fosse altro perché le squadre si sono un po' allungate e gli attaccanti, vedi Mertens, hanno avuto più spazio per cercare la porta. Per una parata di Cragno si è dovuto aspettare il 55', ma quello di Verdi (poco prima di lasciare spazio a Callejon) è stato solo un appoggio. Al primo tiro, invece, il Cagliari è passato: Deiola ha intercettato un passaggio morbido di Zielinski, ha servito Barella nello spazio, illuminante il colpo di tacco per Pavoletti che ha colpito di destro in diagonale. La reazione del Napoli è stata più di nervi che di qualità grazie anche all'innesto di Milik che ha dato nerbo all'attacco di Ancelotti. Il polacco però è stato impreciso in un paio di circostanze permettendo così al Cagliari di mettersi in trincea nel finale per proteggere il risultato. Cragno si è eretto a baluardo su un colpo di testa di Mertens che sembrava diretto in porta e invece il portiere sardo ha deviato sulla traversa in modo miracoloso. Poi si è dovuto inchinare a un altro stacco imperioso del piccolo Dries su cross di Ghoulam. Uno a uno e giallo finale: sospetto mani di Cacciatore su cross di Ghoulam, forse in area e forse no, Chiffi lascia correre ma poi viene richiamato dal Var e dopo una lunga consultazione opta per il rigore. Proteste furiose dei sardi, Ionita viene espulso, Maran allontanato dalla panchina. Insigne trasforma al 97', scacciando anche l'incubo del penalty fallito con la Juve.

    Gianluca Monti

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    binariomorto
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    00 06/05/2019 23:36
    Milan-Bologna 2-1: gol di Suso, Borini e Destro.
    Paquetà, Sansone e Dijks espulsi

    I rossoneri restano in scia dell'Atalanta per la corsa Champions: -3 e scontri diretti favorevoli.
    Gattuso litiga con Bakayoko in panchina


    Il Milan resta agganciato al treno Champions, nonostante abbia rischiato di deragliare. Ma ha proseguito la sua corsa, raggiunge la Roma e vede da vicino l'Atalanta. Il Bologna ha fatto la sua partita in serenità, consapevole di essere vicino alla salvezza aritmetica. Il Milan passa in vantaggio nel suo momento peggiore, poco dopo un'altra scena da saloon. Non c'è pace in squadra e dopo lo scontro Kessie-Biglia del derby, la panchina rossonera si riprende la scena per un clamoroso diverbio tra Gattuso e Bakayoko. Biglia si infortuna, Baka chiede più tempo per scaldarsi a Gattuso che invece perde la pazienza (non c'era oggettivamente il tempo per aspettare che il francese si sentisse pronto) manda in campo Mauri. È il 26', un periodo in cui il Bologna stava imponendo il proprio gioco. Il cambio crea tensione in campo ma alla fine è fortunato: è il nuovo entrato a offrire il pallone che Suso, liberandosi degli avversari, calcia di sinistro in porta per l'1 a 0 Milan. Prima ancora c'erano state la conclusione dalla distanza di Calhangolu (parato bene da Skorupski) e il colpo di testa di Musacchio fuori misura. Il Bologna va più vicino al gol: con Orsolini che si libera di Rodriguez (poi è super Donnarumma) e con Palacio che segna davvero, ma in fuorigioco.


    ROSSI — Anche la ripresa è particolarmente accesa ed è subito Gigio protagonista: devia il tiro di Pulgar. Come successo nel primo tempo, il Bologna attacca e il Milan segna: Paquetà dalla distanza, Skorupski non trattiene e Borini (entrato per Calhanoglu, anche lui k.o.) raddoppia. Anche i cambi di Sinisa però funzionano: Destro su azione d'angolo, servito da Sansone, accorcia. Il Milan trema anche perché resta in dieci: Paquetà espulso per proteste. Dopo l'uscita di scena di Biglia e Calhanoglu la squadra perde un altro dei suoi riferimenti. E Gattuso è bravissimo a tenere in ordine gli altri pezzi. Un tiro centrale di Poli non è abbastanza per completare la rimonta. Nemmeno la conclusione di Edera che impegna Donnarumma molto di più. Il Bologna perde la partita e nel finale anche Sansone, espulso. Come Dijks, rosso per proteste dopo il fischio finale. Vince il Milan ed esulta, ma non completamente.

    Alessandra Gozzini

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    binariomorto
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    00 06/05/2019 23:37
    SERIE A 2018/2019 35ª Giornata (16ª di Ritorno)

    03/05/2019
    Juventus - Torino 1-1
    04/05/2019
    Chievo - Spal 0-4
    Udinese - Inter 0-0
    05/05/2019
    Empoli - Fiorentina 1-0
    Lazio - Atalanta 1-3
    Parma - Sampdoria 3-3
    Sassuolo - Frosinone 2-2
    Genoa - Roma 1-1
    Napoli - Cagliari 2-1
    06/05/2019
    Milan - Bologna 2-1

    Classifica
    1) Juventus punti 89;
    2) Napoli punti 73;
    3) Inter punti 63;
    4) Atalanta punti 62;
    5) Milan e Roma punti 59;
    7) Torino punti 57;
    8) Lazio punti 55;
    9) Sampdoria punti 49;
    10) Sassuolo e Spal punti 42;
    12) Cagliari e Fiorentina punti 40;
    14) Parma punti 38;
    15) Bologna punti 37;
    16) Genoa punti 36;
    17) Udinese punti 34;
    18) Empoli punti 32;
    19) Frosinone punti 24;
    20) Chievo(-3) punti 15.

    (-3) Il Chievo sconta la penalizzazione per la sentenza del Tribunale della Federcalcio.

    (gazzetta.it)
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