Capitolo 3 - La tragedia
21 dicembre, un membro del gruppo anti corruzione Road Control, che indaga sulla polizia, viene assassinato nella propria auto.
24 dicembre, uno degli organizzatori delle proteste a Kharkiv viene aggredito con 12 coltellate da sconosciuti
25 dicembre, una nota giornalista vicina all'opposizione viene picchiata da sconosciuti e finisce in ospedale con costole e naso rotto.
3 gennaio, un deputato del partito di estrema destra, che partecipava alle proteste, e il suo avvocato vengono aggrediti e mandati in ospedale.
Da questo momento la situazione deteriora progressivamente, aumenta la violenza della polizia, di una piccola parte dei manifestanti e anche dei provocatori; e sono molti quelli che vengono rapiti e quelli che vengono ritrovati in fosso accoltellati o pestati.
16 gennaio, vengono approvate le
Leggi Antiprotesta, che sostanzialmente trasformano dalla sera alla mattina l'Ucraina nella Biellorussia.
La rimozione dell'immunità parlamentare consente al governo di mettere in carcere alcuni politici dell'opposizione. Ma nelle misure adottate, tra le varie altre cose, c'è anche l'amnistia per le forze armate.
A questo punto, davanti a una folla che era scesa in piazza proprio per protestare contro la repressione, il potere di Janukovich inizia a scricchiolare.
Tra il 17 e il 18 gennaio il capo dell'istituto degli Studi Strategici (figura molto vicina al partito di Janukovich) si dimette. Altrettanto fanno alcune delle figure più vicine al presidente: la sua portavoce e il capo del suo gabinetto.
Fino a questo momento non c'erano stati morti durante le proteste, tranne un uomo deceduto per infarto. Da qui, dal momento in cui alla polizia viene data l'amnistia, inizia il massacro.
Le proteste continuano con centinaia di migliaia di manifestanti ogni giorno, e alla violenza della polizia si risponde con altra violenza.
22 gennaio ci sono i primi manifestanti morti per armi da fuoco.
Uno dei leader della protesta scompare. Verrà ritrovato 8 giorni dopo con un orecchio mozzato e le mani bucate da chiodi, perché l'avevano crocifisso.
La polizia non si limita a bastonare, sparare e rapire, ma distrugge anche un campo della croce rossa.
I morti sono troppi, l'indignazione è troppa, e Janukovich deve iniziare a fare delle concessioni.
Quel che fa è dimettersi. Subito dopo 9 delle 12 leggi approvate il 16 gennaio vengono abrogate con ampissima maggioranza parlamentare (361 voti favorevoli su 412).
25 gennaio, Janukovich offre il proprio posto al capo dell'opposizione, Areny P. Yatsenyuk, che però rifiuta.
E così si è consumato il colpo di stato, ma la storia non è ancora finita.
[Modificato da thors 09/03/2024 16:41]