00 13/10/2006 11:20
Il premio Nobel per la letteratura è andato allo scrittore turco Orhan Pamuk. La motivazione dell'attribuzione del premio fa riferimento alla capacita' dello scrittore di incarnare l'anima melanconica della sua citta' grazie alla quale ''ha scoperto nuovi simboli per il contrasto e l'intreccio delle culture''.

PAMUK SCRITTORE DELL'IDENTITA' E DEL DOPPIO

Orhan Pamuk si considera principalmente uno scrittore, anche se il suo nome e la sua persona sono spesso diventati un simbolo della difesa dei diritti civili e dei conti con il proprio passato da parte della Turchia, nazione che si appresta a far parte dell'Ue. Nato il 7 giugno del 1952 a Istanbul - città alla quale ha dedicato un libro intenso - Pamuk ha sempre rivendicato le origini liberali della propria famiglia. In turco il cognome vuol dire 'cotone' ed è il soprannome dato al nonno dello scrittore che dette inizio alla prosperità della famiglia. Primo amore di Pamuk è stata la pittura, ma anche l'architettura, che ha studiato all'Università di Istanbul, e il giornalismo.

Uno scrittore che non ha esitato a scendere pubblicamente in campo a difesa dei diritti civili di suoi colleghi attaccati in Turchia e fuori, e lui stesso attaccato per aver parlato dello sterminio dei Curdi e degli Armeni. La sua prima novella - una cronaca familiare - è stata 'Cevdet Bey Ve Ogullari' (1982), nella quale, con lo spirito di Thomas Mann, ha disegnato lo sviluppo di una famiglia lungo tre generazioni. Nel secondo romanzo, 'Sessiz Ev' (1983; La casa del silenzio), Pamuk ha usato invece la prospettiva di cinque diversi narratori: tutti intenti a descrivere la visita da parte di numerosi componenti di una stessa famiglia all'anziana nonna.

La scena è quella di una popolare stazione climatica nella Turchia traballante del 1980 oramai sull'orlo della guerra civile. Le discussioni politiche tra i nipoti, ma anche la loro amicizia, riflettono il caos sociale di quegli anni nei quali diverse organizzazioni estremistiche si fronteggiano per il potere. La notorietà internazionale di Pamuk comincia con la sua terza novella, 'Beyaz Kale' (1985; Il castello biancò): un romanzo storico che si svolge nella Istanbul del diciassettesimo secolo, ma il contenuto è soprattutto la storia di come l'ego di ognuno si costruisca su storie e finzioni di differenti generi. Lo scrittore indica come la personalità di ognuno sia una costruzione variabile. Il personaggio principale del romanzo, un veneziano fatto schiavo dai turchi e affidato ad un professore di nome Hodja, si identifica totalmente in lui - e viceversa - tanto da diventare una sorta di perfetto gemello. Al punto che, raccontandosi le storie delle loro vite, si scambiano la rispettiva identità. Metafora - è stato detto - dello scambio delle culture. Quelli dell'identità e del doppio sono temi spesso trattati dallo scrittore.

E' presente anche in 'Kara Kitap' (1990; Il libro nero, 1995) nel quale il protagonista, la moglie e il suo fratellastro si alternano nelle identità. I frequenti richiami dello scrittore alla tradizione mistica dell'oriente rendono naturale vedere nell'opera una prospettiva sufi. 'Kara Kitap' rappresenta anche la definitiva rottura con l'imperante realismo sociale della letteratura turca. Dal libro Pamuk ha tratto la sceneggiatura per il film 'Gizli Yüz' (1992). 'Yeni Hayat' (1994; la Vita nuova) è invece un romanzo su un libro segreto che ha la capacità di produrre cambiamenti irreversibili in tutte le persone che lo leggono. Un affascinante e misterioso potere che cambia le vite, senza ritorno.

Secondo lo scrittore, il tema maggiore di 'Benim Adim Kirmizi' (2000; Il mio nome è rosso) è invece la relazione tra Est e Ovest: da una parte la pittura classica miniaturistica, dall' altra un misterioso omicidio, una dolce-amara storia di amore, e una sottile discussione sul ruolo dell'individualità nell'arte. Pamuk ha pubblicato anche una collezione di saggi 'Öteki Renkler: Seçme Yazilar Ve Bir Hikâye' (1999), e 'Istanbul: Hatiralar Ve Sehir' (2003; Istanbul). Una ricostruzione fascinosa dell' educazione dello scrittore, accompagnata da un ritratto storico della letteratura e della società della città. La parola chiave nel libro è 'Huzun', un concetto sfaccettato che Pamuk usa per rappresentare la melanconia che lo scrittore indica come tratto essenziale della città e dei suoi abitanti. L'ultimo romanzo di Pamuk è 'Kar' (2002; Neve): storia ambientata nel 1990 nella città omonima, vicino al confine orientale della Turchia, un tempo città confine tra gli imperi Ottomano e Russo. Il protagonista, uno scrittore che ha vissuto in esilio a Francoforte, si reca nella città per scoprire se stesso e la sua patria. L'incipit del romanzo diventa un racconto dell' amore e della creatività poetica, ma anche dei conflitti politici e religiosi che caratterizzano la società turca. Molto noto come commentatore politico e sociale, Pamuk rivendica però di essere in primis uno scrittore senza alcuna agenda politica. Ma è stato anche il primo autore nel mondo musulmano a condannare pubblicamente la 'fatwa' contro Salman Rushdie. Si è schierato a fianco del suo collega Yasar Kemal, quando questi è stato imprigionato nel 1995. Pamuk stesso è stato accusato dopo aver detto, su un giornale svizzero, che 30.000 Curdi e un milione di Armeni sono stati uccisi in Turchia: un' accusa che ha provocato forti proteste internazionali e da cui è stato prosciolto.