Per il predestinato, l'iscrizione al Politecnico rappresenta solo un atto burocratico, una banale azione il cui risultato sarà il
riconoscimento formale, da parte dello Stato, del suo essere un ingegnere. Cosa che, peraltro, egli sapeva benissimo di essere
già dalla nascita. Pertanto la scelta della facoltà non è il risultato di dubbi angosciosi e di notti insonni passate a sfogliare i
piani di studio di tutte le università taliane, da Araldica a Zoologia. No, andare all'università è una cosa che egli sa già fare,
geneticamente, come dimensionare un flussometro o calcolare il logaritmo neperiano di 3. Ma non tutti gli iscritti al primo anno
di Ingegneria hanno la forza dei propri cromosomi dalla loro. C'è chi lo fa come precisa scelta per entrare più facilmente nel
mondo del lavoro (salvo poi scoprire, una volta laureato, che le statistiche erano sbagliate, e che sarebbe stato molto più
conveniente iscriversi a Geologia o, meglio ancora, fare un corso da parquettista). C'è chi si iscrive all'Università al solo scopo
di ritardare di un anno la partenza a militare: tanto vale allora buttarsi su una facoltà che permetta di vantarsi con i propri
parenti e scroccare laute mance natalizie ("Mica mi sono iscritto a una facoltà qualsiasi"). C'è chi lo fa perché al liceo aveva 8
in matematica e fisica e chi perché, nelle stesse materie, aveva 4, ma "era tutta colpa dei professori che non sapevano
valorizzare il mio lato scientifico. Gliela farò vedere io, chi aveva ragione". Tempo medio di permanenza in facoltà: 3 settimane,
1 mese al massimo, se c'è qualche compagna di corso carina (evento altamente improbabile). E, a proposito di compagne
carine, non mancano nemmeno le iscrizioni dettate dal cuore più che dalla ragione: "Anche il mio ragazzo si è iscritto a
Ingegneria. Così frequenteremo le stesse lezioni e studieremo insieme e ci vedremo tutto il giorno" (Per coppie innamorate e/
o psicopatiche). "Il mio ragazzo si è iscritto a Economia, e la sede di Ingegneria è quella più lontana" (Per coppie già un po'
meno innamorate). "Il mio ragazzo è al secondo anno di Ingegneria: almeno non dovrò comprare i libri" (Coppia che non ha più
niente da dirsi o coppia genovese).
Analisi
Mai nome fu più azzeccato: non si contano gli aspiranti ingegneri che finiscono in analisi dopo il 12' tentativo di passare l'esame.
E in effetti questo esame è uno dei più grossi spartiacque del corso di laurea: chi riesce a passarlo solo al 10' tentativo perderà
notti di sonno, perderà peso e perderà i capelli. chi lo passa alla prima, in compenso, perderà gli amici: l'invidia è una gran
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brutta bestia. In entrambi i casi affrontare l'esame di Analisi 1 ha un che di epico, è un po' come una grande battaglia, ognuno
ha la sua fetta di aneddoti più o meno grotteschi da raccontare. E, come le grandi battaglie, anche Analisi 1 ha i suoi eroi.
Pensate a Ciccio (non un gran nome per un ingegnere, ma tant'è ...) che, dopo mesi di accurata preparazione, si presenta a
dare l'esame, salutando gli amici al grido di "ho studiato tutto. L'unica cosa che proprio non so, sono i due teoremi di Lagrange.
Non ho capito niente"... 15 minuti dopo
Professore: "Buongiorno".
Ciccio: "Buongiorno".
Professore: "Dunque.... cosa potrei chiederle... mi dimostri il teorema di Lagrange".
L'uomo comune inizierebbe a urlare, a balbettare patetiche scuse o a piagnucolare sul tono "le giuro che è l'unica cosa che non
ho studiato, mi faccia un'altra domanda, la prego". Ma Ciccio è un eroe e affronta la morte guardandola negli occhi:"Quale? Il
primo o il secondo?"
"II primo"
A questo punto la platea è conquistata e segue la vicenda col fiato sospeso, sperando nel miracolo. Ciccio è già entrato nel mito
e, se cedesse, lo capiremmo. Ma lui no. Prolunga l'agonia e lotta fino all'ultimo.
"Veramente il Primo non l'ho fatto".
"Non importa. Mi dimostri pure il secondo".
"Non ho fatto neppure il secondo. Vado? ".
"Vada".
Applausi e pacche sulle spalle. Ciccio è anche il perfetto esempio di un'altra classe di laureandi: lo sfortunatissimo. Quello a cui
chiederanno sempre l'unica parte che non ha studiato o, se ha studiato tutto, quella che ha capito un po' meno o, se ha capito
tutto, qualcosa che non è nel programma o che non è neppure ancora stato dimostrato. Per questo, all'appello successivo, i
Cicci combattivi si preparano sempre più meticolosamente, arrivando a telefonare ai pronipoti di Lagrange, per chiedere se
per caso il loro trisavolo non avesse un terzo teorema gelosamente custodito nel cassetto (la probabile risposta sarà:
effettivamente sì, l'abbiamo venduto ieri a un professore di Ingegneria, ha detto che lo avrebbe usato per un esame ... )
Alla fine però, stanchi di lottare, i Cicci di tutte le sezioni di Ingegneria si piegheranno al destino, accetteranno qualunque voto
pur di porre fine al calvario e si laureeranno con un'immeritatissima media del 22.
Scienza delle costruzioni
Esperienza comune a tutti i corsi di laurea, è considerato dai professori e da una certa categoria di studenti come un esame
fondamentale per la formazione del laureando. E' invece un orrido mattonazzo secondo altri studenti, quelli che hanno una vita.
La materia insegnata varia a seconda del corso di laurea, così come l'insegnante. Ciò nonostante alcune peculiarità si
manifestano trasversalmente in tutte le sezioni, da Elettronica a Gestionale:
.
il professore ha 80 anni, un nome strano e ripete la stessa lezione, parola per parola, negli stessi giorni e alla stessa
ora da 35 anni. Lieve controindicazione: gli ultimi ritrovati della scienza e della tecnica sono un tantino "trascurati" e il
professore, nella lezione del 12 febbraio, auspica l'avvento di uno strumento di calcolo più veloce del pur sempre
utilissimo regolo.
.
non esiste alcun libro su cui studiare. Oppure ce ne sono 12, da cui prendere a spizzichi e bocconi. Oppure ce n'è uno
solo, ma è in tedesco, scritto a mano con calligrafia indecifrabile.
.
l'esame comincia con la frase "Le chiederò qualcosa di facile ... " e finisce con lo studente in lacrime, giunto al livello
più basso della sua autostima.
Contrariamente ad Analisi, Scienza delle costruzioni è un esame che si passa alla prima. La variabile, in questo caso, è il tempo
necessario per prepararsi. Ed è una variabile molto variabile: si va da tre settimane (il figlio del rettore) ad alcuni anni. In più è
un esame letale per quelli successivi, perché in qualunque caso provoca reazioni scomposte dei professori e tre frasi tipiche:
3
Per chi lo ha passato per un pelo: "Eh, ma lei mi ha preso solo 18 di Scienza, io non posso certo darle di più. Che figura ci
faremmo?".
Per chi lo ha passato alla grande: "Ma come? Lei mi prende 30 di Scienza delle Costruzioni e mi viene a dire che non conosce la
teoria di Xrebohjhrtevic?
Ma lo ha passato lei o un suo sosia?".
Per chi non lo ha ancora sostenuto: "Ma come? Lei non mi ha ancora passato Scienza e si presenta qui da me?".
L'ultimo caso è il peggiore, perché a questo punto al povero studente tocca pure sorbirsi un'ardita metafora, diversa a
seconda della sezione: (Civile) "Lei vuole costruire il tetto prima di aver gettato le fondamenta?". (Meccanica) "Lei vuole
progettare il tergicristallo prima di aver dimensionato il motore?". (Chimica) "Lei vuole fare reagire lo stagno con l'uranio e
invece usa il plutonio?" (metafora che non c'entra assolutamente niente; del resto i chimici sono gente strana).
L'ultimo esame
Il passaggio del tempo a Ingegneria è segnato dall'allungarsi dei nomi degli esami. Si passa da Fisica a Meccanica Razionale
(strano nome che sottintende l'esistenza di una Meccanica Irrazionale) a Meccanica Applicata alle Macchine. E ultimo esame,
pertanto, di solito si chiama "Ingegneria del Reattore Nucleare a Fusione" o "Cinetica Statica dei processi chimici industriali".
La prima parte del corso, quella più complessa, consiste nell'impararne il nome a memoria. La seconda parte è una prova di
coraggio e fantasia: si tratta di presentarsi all'esame sapendo il meno possibile e di inventare la scusa più assurda per
giustificare la propria totale impreparazione. A riprova del livello di ottenebramento psichico raggiunto, il laureando pretende
non solo di passare l'ultimo esame senza sapere nemmeno di cosa parli, ma se prende meno di 28 si lamenta pure.
D'altro canto, applicato nella vita di tutti i giorni, il ragionamento non è del tutto campato in aria: al bar, per esempio, dopo
ventotto birre si può sperare che almeno la ventinovesima sia offerta dalla casa.
[...]
La tesi
E una specie di rappresentazione teatrale della vita che verrà, dell'impatto, ormai prossimo, dell'ingegnere con il mondo del
lavoro. In quanto tale, i primi mesi di tesi vengono passati nell'inattività più assoluta (rappresentazione della disoccupazione).
Poi a giocare a Tetris con il potentissimo computer acquistato per scrivere la tesi (periodo di formazione). Quindi ci si getta
nella stesura della tesi vera e propria, con l'entusiasmo del neoassunto. Qualche mese dopo, da questo sforzo titanico uscirà
un'imperdibile opera di 600 pagine, interessantissima già a partire dal titolo: "Influenza della pallinatura sulla resistenza a
fatica di un composito a matrice metallica." Dopo aver speso novecentomila lire tra fotocopie e rilegatura, il quasi ing. si avvia
orgoglioso in segreteria, consegnando la tesi con una settimana di anticipo rispetto alla scadenza, "cosi avranno il tempo di
leggerla con più attenzione". Lì lo sbarbato vedrà che il suo prezioso lavoro verrà riposto in una campana di plastica bianca
con la strana scritta "Solo Carta" e gli verrà consegnato un modulo in cui gli si chiede di esporre in tre righe titolo e contenuto
della tesi. Tre! Riuscire a condensare in tre righe sei mesi di ricerche è un'impresa che meriterebbe la laurea ad honorem in
Lettere. Vista la lunghezza dei titoli, tra l'altro, si finisce con lo scrivere cose del genere: "Tìtolo: Analisi della fattibilità del
progetto di contenimento dell'inquinamento acustico nelle immediate vicinanze dell'Aeroporto di Malpensa 2000, mediante
l'installazione di barriere fonoassorbenti in silicato laminato. Contenuto: Fattibile". Dopodiché, 10 minuti di discorso dall'effetto
più potente di un litro di valium e l'ingegnere è finalmente tale. Il suo destino è compiuto.
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Il mutamento è inevitabile la crescita è facoltativa....