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Grazia a Adriano Sofri?

Ultimo Aggiornamento: 10/12/2005 13:06
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01/12/2005 09:33
 
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Il ministro della Giustizia Castelli adesso dichiara di prendere in considerazione l'ipotesi della Grazia, dicebdo"NOn sono cambiate le mie opinioni, ma i fatti."

Quando Sofri era in salute, no.

Castelli, a mio parere, ha perso un'occasione per stare zitto.

Adesso che sta morendo un atto di clemenza. Probabilmente tra poco la grazia si comprerà al mercato.

01/12/2005 19:25
 
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ok capitano
capisco il tuo punto di vista,ma devi ammettere che effettivamente Castelli non ha tutti i torti,prendere ora in considerazione l'ipotesi della grazia non è un segno di debolezza uno stato "forte" deve anche saper valutare le diverse
situazioni,un caro saluto sei "forte" capitano.
[SM=x714149] 447
02/12/2005 15:30
 
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Poi magari sarebbe bello che qualcuno conoscesse anche la storia del commissario Calabresi e del sig. Pinelli...

parli del signor Giuseppe Pinelli ucciso il 15 dicembre 1969 ???
02/12/2005 18:08
 
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e si che
me li ricordo quegli anni 68 69 periodo triste per la sinistra e per la destra,lotta continua un foglio(tre,quattro pagine al massimo)allucinante.La destra non era da meno, morti da ambe le parti,la vicenda Pinelli poi non fu mai chiarita bene,
tutti possono recriminare qualcosa, credo sia bene guardare al presente e non ricadere nel caos di quegli anni da parte dei politici ci vorrebbe più responsabilità ...non pensare solo a demolire ma ad essere costruttivi,scusatemi ora pensavo a fassino e compagni ma forse sono tutti uguali.eccc ci sono ricascato mi ero ripromesso di non parlare più di politica e non ci sono riuscito. [SM=x714149] 447
02/12/2005 18:40
 
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Re:

Scritto da: africa.libera 02/12/2005 15.30
Poi magari sarebbe bello che qualcuno conoscesse anche la storia del commissario Calabresi e del sig. Pinelli...

parli del signor Giuseppe Pinelli ucciso il 15 dicembre 1969 ???



Sì parlo di quel signor Pinelli lì africa....aiutato a "suicidarsi" in un commissariato di polizia...la sua famiglia lo piange ancor oggi senza uno straccio di stronzo che abbia pagato per le sue colpe...

...e il mandante che è oggi in odore di santità.....

...e un tizio che viene prelevato da casa, rinchiuso per tre giorni in commissariato, dopo di che "spontaneamente" confessa la partecipazione ad un omicidio di vent'anni prima ricordando dettagli che io non ricordo dopo due minuti che ho fatto una cosa...

...gran bello schifo davvero...



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Mikayla Dryadia ap Ruis
02/12/2005 18:50
 
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Re: Re: Il caso Sofri
Posto qui un breve escursus di come si sono svolti i fatti nel caso Sofri...questo per sottolineare che non tutti i casi sono uguali non tutte le persone sono uguali e sventolare genericamente la forca non è un aiuto ma può essere un danno, in questo caso specifico il danno è che il vero assassino è ancora libero e impunito è morirà ( o è già morto) nella sua casa con la sua famiglia, dopo aver rovinato la vita a ben 4 famiglie di cui una è quella della vittima la quale, essendosi fermata alle apparenze ha così rinunciato all'idea di avere giustizia...



"Adriano Sofri, Ovidio Bompressi e Giorgio Pietrostefani vennero accusati nel luglio 1988 di essere responsabili di un omicidio avvenuto 16 anni prima, nel 1972. A quel tempo essi avevano partecipato del movimento Lotta Continua, una delle più popolari formazioni nate dopo le contestazioni del "68, di cui Sofri era il maggior esponente e che si sciolse nel 1976. Nel 1988, Leonardo Marino, anch'egli ex militante di LC, raccontò ai giudici di essere stato una delle due persone che sedici anni prima avevano ucciso il commissario di polizia Luigi Calabresi davanti alla sua casa di Milano. Marino disse che a sparare al commissario era stato Ovidio Bompressi e che i due avevano ricevuto l'ordine di compiere l'omicidio da Adriano Sofri e Giorgio Pietrostefani. I tre vennero arrestati e poi scarcerati in attesa del processo e si dichiararono del tutto estranei all'accusa. La storia raccontata da Marino, alla prova di fatti e confronti, cadde da subito tra moltissime contraddizioni, incongruenze, smentite e rettifiche, la più plateale delle quali riguardò l'unico dato che riguardava Pietrostefani. Al processo, iniziato nel 1990, emerse poi casualmente che Marino aveva intrattenuto colloqui notturni e non verbalizzati con i carabinieri, molti giorni prima della sua presunta "spontanea" confessione. Il processo si concluse con le condanne a 11 anni per Marino e a 22 anni per le persone che aveva accusato, malgrado nessuna prova si fosse aggiunta al suo racconto.
Da allora si sono susseguiti otto processi, con esiti contraddittori. Le Sezioni Unite della Cassazione, nel 1992, hanno annullato le condanne, chiedendo che si trovassero dei riscontri seri alla versione di marino, o che si assolvessero gli imputati. Un processo d'appello, nel 1993, ha assolto tutti gli imputati, non credendo a Marino nemmeno per quel che accusava se stesso. Ma un giudice che aveva votato contro l'assoluzione ha stilato le motivazioni della sentenza in modo incongruo per ottenerne l'annullamento, cosa che è avvenuta. Di un altro processo, nel 1996, sono emerse gravi pressioni e abusi del presidente della corte per ottenere la condanna degli imputati. Abusi sanciti da un'indagine della procura di Brescia, ma che non sono stati sanzionati in alcun modo.
Nel gennaio del 1997 Sofri, Bompressi e Pietrostefani hanno subito una condanna definitiva e sono entrati in carcere a Pisa. Marino ha avuto il reato prescritto senza scontare un giorno di carcere. I tre si sono consegnati al carcere, Pietrostefani addirittura tornando da Parigi dove lavorava. Per altri due anni e mezzo la loro difesa si è battuta per ottenere la revisione del processo, portando nuove e clamorose prove della falsità dell'accusa. La revisione è stata accettata nell'agosto 1999 e i tre scarcerati, dopo due anni e sette mesi. Bompressi era libero da pochi mesi per l'aggravamento della sua salute dovuto alla detenzione.
Al processo di revisione, svoltosi a Venezia tra la fine del 1999 e l'inizio del 2000, è stato dimostrato definitivamente il torbido percorso della "confessione" di Marino, nonché l'estraneità di Bompressi, e la fallacia dei sostegni delle sentenze di condanna. Ciò malgrado, i giudici veneziani hanno ritenuto di riconfermare le condanne, nello stupore di chi aveva seguito il processo e hanno ordinato il ritorno in carcere dei tre, ventotto anni dopo i fatti contestati.
Soprattutto in questi quattro anni la mobilitazione e le proteste contro questa incosciente ingiustizia sono cresciute e si sono diffuse"



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Mikayla Dryadia ap Ruis
03/12/2005 03:17
 
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Re: Re:

Scritto da: Mikayla Dryadia 02/12/2005 18.40


Sì parlo di quel signor Pinelli lì africa....aiutato a "suicidarsi" in un commissariato di polizia...la sua famiglia lo piange ancor oggi senza uno straccio di stronzo che abbia pagato per le sue colpe...

...e il mandante che è oggi in odore di santità.....

...e un tizio che viene prelevato da casa, rinchiuso per tre giorni in commissariato, dopo di che "spontaneamente" confessa la partecipazione ad un omicidio di vent'anni prima ricordando dettagli che io non ricordo dopo due minuti che ho fatto una cosa...

...gran bello schifo davvero...




conosco la storia dell'anarchico Pinelli
posso dire di essere una persona fortunata .. alle medie avevo un'insegnante che pensava piu' alla storia contemporanea che a quella antica (anche se serve ) .
ho letto molto su questa storia , le varie versioni della polizia ,del commissariato .
la scarpa che prima rimane in mano al poliziotto poi appare nella foto scattata dagli stessi , le perquisioni a casa del giornalista ALDO PALUMBO .. insomma un bell'omicidio di stato .
03/12/2005 13:46
 
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Re: Re: Re:

Scritto da: Mikayla Dryadia 30/11/2005 18.45
Dunque intanto non è stata sospesa la condanna a Sofri perchè è Sofri, ma gli è stata sospesa perchè è in coma, come diceva Effeci....al contrario proprio perchè è Sofri e non un cittadino qualsiasi, credo sia l'unico italiano che è in carcere credo da più di dieci anni (non sono sicura devo controllare), condannato esclusivamente sulle dichiarazioni di un tizio che nutriva per lui una conosciutissima antipatia....senza nessun altro straccio di prova.

Proprio perchè è Sofri è stato messo in galera e la condanna la sta facendo tutta, conoscete forse qualche altro italiano nelle stesse condizioni?
IL mafiosetto di periferia che uccide la bambina nella rapina a mano armata sapete quanto tempo dopo esce dal carcere?

E che dire della Franzoni per la quale ci sono valigie intere di prove e se ne sta tranquilla a casa a scopare e a far figli??

Povero Sofri che gli è toccato essere Sofri...

Poi magari sarebbe bello che qualcuno conoscesse anche la storia del commissario Calabresi e del sig. Pinelli...






Quindi il detenuto di 23 anni che si suicidò in cella 1 anno e mezzo fà, perchè dopo aver chiesto di essere ricoverato e ascoltato dal giudice fu dimenticato dal giudice stesso, è normale.
L'altro detenuto morto di infarto dopo un'agonia di 6 ore circa 1 anno fà perchè non trovarono il giudice che autorizzava il trasporto ...
e tutti i casi simili solo perchè non si chiama SOFRI, e non scrive tutte le settimane su PAnorama?.

Gli hanno dato la sospensione della pena in 1 ora solo perchè si chiama SOFRI, altrimenti ci moriva, come troppi detenuti normali sono morti per cause simili.


Calabresi e pinelli sono due storie diverse, ah no calabresi si è suicidato da solo come pinelli, come no e i marziani ci comandano.
Si è sparato da solo alle spalle il calabresi, com pinelli credeva di scendere le scale.

Non mi sono spiegato forse, il detenuto paolo verdi, nelle condizioni di Sofri marciva in galera come tutti gli altri, e questa cosa mi fà girare i ball.

Immagino la scena...
casa del giudice 9 di sera
driin
driin
driin

Pronto..
giudice xxxx
si dica
il detenuto xxx ha avuto questo e necessita di è disposto a firmare....

Sofri: portatemele subito hce prima di partire per le bahamas anzi rimando il volo e vengo a firmarle io
(attenzione come per sofri per molti personaggi famosi)

paolo verdi: ah bhe mica sarà grave io parto e non posso rimandare trovate un altro giudice....

Achemd isanits vedi paolo Verdi
mario rossi vedi paolo Verdi
etc etc.

Sofri nn chiede la grazia? ( e quindi non gli può venire concessa) perchè chiedere la grazia significa, e lo ha detto varie volte lui stesso, ammettere la sua colpevolezza, mentre lui afferma di essere innocente.
08/12/2005 18:27
 
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Re: Re: Re: Re:

Scritto da: FFELAGUND 03/12/2005 13.46




Quindi il detenuto di 23 anni che si suicidò in cella 1 anno e mezzo fà, perchè dopo aver chiesto di essere ricoverato e ascoltato dal giudice fu dimenticato dal giudice stesso, è normale.
L'altro detenuto morto di infarto dopo un'agonia di 6 ore circa 1 anno fà perchè non trovarono il giudice che autorizzava il trasporto ...
e tutti i casi simili solo perchè non si chiama SOFRI, e non scrive tutte le settimane su PAnorama?.

Gli hanno dato la sospensione della pena in 1 ora solo perchè si chiama SOFRI, altrimenti ci moriva, come troppi detenuti normali sono morti per cause simili.


Calabresi e pinelli sono due storie diverse, ah no calabresi si è suicidato da solo come pinelli, come no e i marziani ci comandano.
Si è sparato da solo alle spalle il calabresi, com pinelli credeva di scendere le scale.

Non mi sono spiegato forse, il detenuto paolo verdi, nelle condizioni di Sofri marciva in galera come tutti gli altri, e questa cosa mi fà girare i ball.

Immagino la scena...
casa del giudice 9 di sera
driin
driin
driin

Pronto..
giudice xxxx
si dica
il detenuto xxx ha avuto questo e necessita di è disposto a firmare....

Sofri: portatemele subito hce prima di partire per le bahamas anzi rimando il volo e vengo a firmarle io
(attenzione come per sofri per molti personaggi famosi)

paolo verdi: ah bhe mica sarà grave io parto e non posso rimandare trovate un altro giudice....

Achemd isanits vedi paolo Verdi
mario rossi vedi paolo Verdi
etc etc.

Sofri nn chiede la grazia? ( e quindi non gli può venire concessa) perchè chiedere la grazia significa, e lo ha detto varie volte lui stesso, ammettere la sua colpevolezza, mentre lui afferma di essere innocente.




Mi sembrava di aver espresso chiaramente il mio pensiero ma evidentemente non dev'essere così: è ovvio che Calabresi è stato ucciso così come è stato ucciso Pinelli durante il turno di sorveglianza del commissario Calabresi.

Detto questo porterei avanti il discorso visto che la questione è tutta nel fatto che Sofri è stato assistito velocemente, sebbene sia vero che non è sempre così e che in carcere di schifezze se ne vedono molte bisogna tener conto di alcune cose specifiche: innanzitutto non definirei "privilegiato" uno che si sta facendo 23 anni di galera per un omicidio che non ha commesso; desiderare la morte di una persona in carcere solo perchè sia trattata come gli altri lo trovo crudele ma anche un po' idiota...semmai bisognerebbe alzare la voce e fare in modo che sia così in tutti i casi, non solo in taluni.

fermo restando che, fortunatamente, se in carcere ti viene un infarto, nella maggior parte dei casi vieni ricoverato con urgenza (sono volontaria in Croce Rossa e di carcerati ne ho portati via più di uno), bisogna tener conto, oltre ad una ingiustificata indifferenza delle istituzioni che non DEVE esserci in nessun caso, di una questione fondamentale "altra" ma che non viene mai discussa....la morale interna al carcere è molto più rigida e restrittiva di quella che troviamo all'esterno nella società e se, per ipotesi, Paolo Verdi è in galera perchè ha violentato la moglie, la figlia e la nipote, l'ipotesi più probabile è che i compagni di cella ci mettano un po' di tempo "per rendersi conto" che il Verdi in questione sta male...non è affatto così inusuale.

Sofri si è sempre distinto per aver portato all'esterno i problemi interni al carcere e per aver cercato sempre di migliorare le condizioni di TUTTI i carcerati, nessuno escluso, neanche Paolo VErdi che se schiattasse non me ne fregherebbe un granchè, visto quello che ha fatto...

Non ha mai avuto privilegi particolari, tranne forse qualche incontro extra con giornalisti e parlamentari, per il resto...gli articoli su Panorama li può scrivere qualsiasi detenuto, basta che ne sia in grado ovviamente.
Curcio per esempio dirige una casa editrice da dentro il carcere...quindi non è un privilegio riservato a lui.

E ribadisco che quando uno è in galera innocente, puoi definirlo come vuoi ma certo non un "privilegiato"....o sei di quelli che si lamentano perchè in galera hanno il televisore a colori???

I veri privilegi sono quelli di cui gode ben altra categoria di persone: quelli che sono dentro per aver ordinato decine e centinaia di omicidi, per aver sfruttato la gente e per aver campato sul terrore e sulla miseria altrui: a quelli il secondino porta il caffè in cella al mattino (ad un orario adeguato, non troppo presto, come diceva De andrè in Don Rafaè, opera tutt'altro di fantasia) e alla prima occasione escono per un cavillo legale e si rifugiano in straville all'estero o anche in Italia, sono quelli che ci rubano i soldi di tasca tutti i giorni e in galera NON CI FINISCONO MAI, anzi guai ad accusarli...è un complotto politico!!!!
Sono quelli che hanno sparato in strada alla donna che si faceva i cavolacci suoi e in galera non ci sono mai andati...

direi che forse è meglio smetterla con la demagogia e cominciare a riflettere...



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Re: Re: Re: Re: Re:

Scritto da: Mikayla Dryadia 08/12/2005 18.27



Mi sembrava di aver espresso chiaramente il mio pensiero ma evidentemente non dev'essere così: è ovvio che Calabresi è stato ucciso così come è stato ucciso Pinelli durante il turno di sorveglianza del commissario Calabresi.

Detto questo porterei avanti il discorso visto che la questione è tutta nel fatto che Sofri è stato assistito velocemente, sebbene sia vero che non è sempre così e che in carcere di schifezze se ne vedono molte bisogna tener conto di alcune cose specifiche: innanzitutto non definirei "privilegiato" uno che si sta facendo 23 anni di galera per un omicidio che non ha commesso; desiderare la morte di una persona in carcere solo perchè sia trattata come gli altri lo trovo crudele ma anche un po' idiota...semmai bisognerebbe alzare la voce e fare in modo che sia così in tutti i casi, non solo in taluni.

fermo restando che, fortunatamente, se in carcere ti viene un infarto, nella maggior parte dei casi vieni ricoverato con urgenza (sono volontaria in Croce Rossa e di carcerati ne ho portati via più di uno), bisogna tener conto, oltre ad una ingiustificata indifferenza delle istituzioni che non DEVE esserci in nessun caso, di una questione fondamentale "altra" ma che non viene mai discussa....la morale interna al carcere è molto più rigida e restrittiva di quella che troviamo all'esterno nella società e se, per ipotesi, Paolo Verdi è in galera perchè ha violentato la moglie, la figlia e la nipote, l'ipotesi più probabile è che i compagni di cella ci mettano un po' di tempo "per rendersi conto" che il Verdi in questione sta male...non è affatto così inusuale.

Sofri si è sempre distinto per aver portato all'esterno i problemi interni al carcere e per aver cercato sempre di migliorare le condizioni di TUTTI i carcerati, nessuno escluso, neanche Paolo VErdi che se schiattasse non me ne fregherebbe un granchè, visto quello che ha fatto...

Non ha mai avuto privilegi particolari, tranne forse qualche incontro extra con giornalisti e parlamentari, per il resto...gli articoli su Panorama li può scrivere qualsiasi detenuto, basta che ne sia in grado ovviamente.
Curcio per esempio dirige una casa editrice da dentro il carcere...quindi non è un privilegio riservato a lui.

E ribadisco che quando uno è in galera innocente, puoi definirlo come vuoi ma certo non un "privilegiato"....o sei di quelli che si lamentano perchè in galera hanno il televisore a colori???

I veri privilegi sono quelli di cui gode ben altra categoria di persone: quelli che sono dentro per aver ordinato decine e centinaia di omicidi, per aver sfruttato la gente e per aver campato sul terrore e sulla miseria altrui: a quelli il secondino porta il caffè in cella al mattino (ad un orario adeguato, non troppo presto, come diceva De andrè in Don Rafaè, opera tutt'altro di fantasia) e alla prima occasione escono per un cavillo legale e si rifugiano in straville all'estero o anche in Italia, sono quelli che ci rubano i soldi di tasca tutti i giorni e in galera NON CI FINISCONO MAI, anzi guai ad accusarli...è un complotto politico!!!!
Sono quelli che hanno sparato in strada alla donna che si faceva i cavolacci suoi e in galera non ci sono mai andati...

direi che forse è meglio smetterla con la demagogia e cominciare a riflettere...





Rimaniamo ai fatti, please, per la giustizia italiana Sofri dopo 8 porcessi è colpevole di omicidio di 3° grado che comportg ax anni di galera, se avesse voluto avrebbe avuto la grazia firmata sempre, solo ma hai ingorato il discorso che la deve chiedere lui, e chiederla, come ha sempre affermato significa dire che è colpevole, cosa che lui nega.

Personalmente, dopo aver letto parecchio sopratutto le opinioni della sua difesa e i vari libri scritti a suo favore, lo ritengo colpevole.
E tanto per essere chiari, io ammiro Sofri per la sua coerenza e per il suo modo di affrontare la vicenda che lo coinvolge, ma questo esula dal resto.

Chiunque può scrivere su panorama?? si basta che si chiami curcio o Sofri, che non è solo in galera, ma era un universitario ed un uomo che partecipava a dibattitti televisivi perchè bravo e non certo un uomo comune.

Le battaglie che fà per migliorare la vita carceraria non sono in discussione. Ma se il Paolo VERDI, ad esempio, pedofilo mettiamo, portasse avanti una battaglia per i diritti carcerari dovrebbe in ogni caso scontare la pena fino alla conclusione senza privilegi.

Ce ne sono tanti che conducono la sua stessa battaglia, citami i nomi, o conosciamo sofri perchè è sofri, e delle lotte degli altri nessuno sa nulla, perche sofri/curcio/ non si chiamano.

Non ho mai detto, che abbia avuto privilegi particolari, solo che per lui un giudice si muove, come per curcio, per paolo VERDI no. E la responasbilità non è di Sofri.
Il negare questo è tapparsi gli occhi col prosciutto e dire che siamo tutii uguali, per i giudici.

Quanto agli inviti a riflettere ed a non fare demagogia, lascia stare, non è cosa, nevvero!.

E lascia stare i mafiosi quelli e altri richiedono un discorso a parte.

[Modificato da FFELAGUND 09/12/2005 10.42]

10/12/2005 11:08
 
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Re: Re: Re: Re: Re: Re:
Rispondo solo con una frase e poi, visto che il mio discorso è stato strumentalizzato e ignorato in alcuni passaggi importanti la chiudo qui...

...il fatto è che se il povero Paolo Verdi avesse avuto dei vantaggi semplicemente non lo sapresti, proprio perchè Paolo Verdi "non fa notizia"...quindi di lui non si saprà niente di buono e niente di cattivo....

Per tutti posto un articolo di qualche mese fa, scritto da un carcerato proprio su uno dei "benefici" concessi ad Adriano Sofri, perchè siccome sul giornale ci va solo lui le cose in carcere succedono solo a lui.....soprattutto quelle belle...

....che brutta cosa la demagogia!!!

Il lavoro esterno di Sofri
Guido Conti

Milano, 29 giugno 2005
Alcuni parlamentari si sono indignati per il beneficio del lavoro esterno (art. 21) concesso nei giorni scorsi ad Adriano Sofri.
L'art. 21 è certamente un beneficio (meglio lavorare fuori che star tutto il giorno chiuso in una cella) ma si tratta pur sempre di un tipo particolare di beneficio, che, nel corso del suo svolgimento, finisce per rivelarsi particolarmente gravoso per chi ne è sottoposto.

Ho una certa competenza in materia perché per quattro anni sono uscito dal carcere grazie a questo art. 21, e quindi sono in grado di spiegare esattamente in cosa consista:
una volta che è stata presentata una richiesta di lavoro, e che questa è stata accettata dalla direzione del carcere che l'ha sottoposta al vaglio del magistrato di sorveglianza che ne ha deciso il merito, viene redatto un "trattamento" che consiste in una serie di regole alle quali il detenuto si deve attenersi, pena la revoca immediata del beneficio con in aggiunta le sanzioni amministrative in conseguenza alle eventuali infrazioni.
Quando il detenuto esce dal carcere la mattina ritira la somma di 10€ quale sua diaria giornaliera dai suoi fondi personali.
Non può assolutamente disporre di altro denaro, né avere con sé assegni, carte di credito o bancomat.
I 10 euro gli devono bastare fino al suo rientro in carcere; se gli rimane qualcosa questo resto deve essere riconsegnato al suo rientro, quindi non può in nessun caso accumulare denaro.
Tale somma è destinata a coprire il costo dei mezzi pubblici e quello del pranzo a mezzogiorno.
Per mangiare deve scegliere un locale vicino al suo luogo di lavoro se questo non è fornito di mensa.
Il detenuto deve servirsi sempre dello stesso posto nell'orario stabilito per la pausa pranzo.
Non può assolutamente frequentare altri bar, neppure per un caffè, né fermarsi in negozi o altri esercizi pubblici.
Per recarsi al lavoro è obbligato a servirsi dei mezzi pubblici, la linea viene stabilita dal carcere secondo il percorso più breve, non può assolutamente prendere altri mezzi se non quelli prescritti, anche nel caso di ritardi o incidenti, se non dopo previa domanda in tal senso alla direzione dell'Istituto.
Durante il percorso non può frequentare altre persone né effettuare nessun tipo di deviazione.


Al termine del lavoro deve fare immediatamente rientro in carcere per lo stesso percorso all'inverso, non può intrattenersi neppure con i colleghi oltre l'orario né andare da nessun altra parte.
Malgrado magari usi il telefono o il computer per lavoro non può (in teoria) fare telefonate o e-mail di tipo personale, ma deve continuare con la pratica delle telefonate di pochi minuti dal carcere previa formale richiesta alla direzione.
Ovviamente sono proibitissimi i telefoni cellulari, l'uso di mezzi privati, farsi accompagnare da parenti e amici ecc..
La situazione "esistenziale" del carcerato in art. 21 è emblematica durante le ferie estive.
In tale periodo ovviamente al detenuto non è concesso andare in vacanza come gli altri; la ditta è chiusa, così, per quei 20-25 giorni non solo non può uscire per andare al lavoro, ma è costretto a rimanere chiuso in carcere a godersi "il fresco" delle estati milanesi - nel mio caso - sperando che quel periodo passi il più rapidamente possibile.
Ora, non contravvenire mai a nessuna di queste prescrizioni è abbastanza difficile, soprattutto nel lungo periodo.
Anche se si tratta di inezie, l'Amministrazione è severissima nei confronti di chi si fa beccare, e basta tenere d'occhio a lungo uno per sorprenderlo probabilmente a fare qualcosa che non dovrebbe.
Chi per esempio non si è mai fermato a prendere un gelato o una bibita fresca in una giornata estiva, come chi non ha mai fatto una telefonata ad un suo congiunto per una particolare necessità?
In teoria però qualsiasi di queste veniali infrazioni è sufficiente a far revocare il beneficio, basta trovare un agente del controllo pignolo e si è fregati.
Sofri in un certo senso si è dato la zappa sui piedi e dovrà stare attentissimo, perché sarà sorvegliatissimo, una qualsiasi trasgressione basterà a fargli perdere il beneficio conquistato che oltretutto comporta anche una sospensione temporanea dei permessi premiali e la perdita di almeno un semestre di libertà anticipata.
Buona fortuna, Adriano e... occhio...

[Modificato da Mikayla Dryadia 10/12/2005 11.09]



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Dea meravigliosamente luminosa
benedici noi con il tuo agognato sguardo,
Tu che facesti del giorno la notte &
(Mike Oldfield)
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Mikayla Dryadia ap Ruis
10/12/2005 13:06
 
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Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re:

Scritto da: Mikayla Dryadia 10/12/2005 11.08
Rispondo solo con una frase e poi, visto che il mio discorso è stato strumentalizzato e ignorato in alcuni passaggi importanti la chiudo qui...

...il fatto è che se il povero Paolo Verdi avesse avuto dei vantaggi semplicemente non lo sapresti, proprio perchè Paolo Verdi "non fa notizia"...quindi di lui non si saprà niente di buono e niente di cattivo....

Per tutti posto un articolo di qualche mese fa, scritto da un carcerato proprio su uno dei "benefici" concessi ad Adriano Sofri, perchè siccome sul giornale ci va solo lui le cose in carcere succedono solo a lui.....soprattutto quelle belle...

....che brutta cosa la demagogia!!!
...................


[Modificato da Mikayla Dryadia 10/12/2005 11.09]




Ho scientemente omesso l'ex-art.21 per il lavoro esterno, perchè non si dicuteva di questo.

I primi due link sotto mostrano comunque come sia facile ottenerlo.

www.ristretti.it/areestudio/alternative/norme/op/esterno.htm
www.ristretti.it/areestudio/alternative/norme/re/esterno.htm


Fonte. www.ristretti.it

[
Morte per malattia: 7 settembre 2005, Carcere di Parma


Leone Limonato, 32 anni, originario della provincia di Padova, muore nel carcere di Parma. Pesava più di 200 chili e sembra sia morto proprio a causa di problemi di cuore derivanti dal suo stato fisico. Simonato era detenuto nel braccio ospedaliero del carcere di Parma, dove il suo peso è arrivato a sfiorare anche i 270 chilogrammi. Doveva scontare una somma di condanne per truffa e ricettazione. Un caso, quello di Leone Simonato, già venuto alla ribalta nel 2000 quando il giovane era detenuto a Padova. All’epoca stava un po’ meglio di salute. Leone almeno era in grado di camminare. Ora non più: le gambe non lo reggevano affatto. Una disfunzione ormonale è stata l’origine dell’abnorme obesità, risultata incompatibile con la condizione carceraria.

Ultimamente Leone Simonato aveva cominciato ad accusare una grave insufficienza cardio-respiratoria che impediva al personale sanitario del carcere di provvedere alle necessarie cure. Ma il suo conto con la giustizia era ancora tutto aperto: aveva collezionato ben 24 sentenze passate in giudicato, per un totale di 12 anni e 9 mesi di carcere per reati di truffa, ricettazione, emissione di assegni a vuoto ed evasione. Molti ricordano i suoi appelli per uscire dal carcere perché sofferente. (Il Mattino di Padova, 16 settembre 2005)

Suicidio: 9 settembre 2005, Carcere Sollicciano (FI)



Dario B., 73 anni, si impicca in una cella di Sollicciano. Prepara con cura il suo congedo: scrive un biglietto alla famiglia per dire che non ce la fa più, lascia che i suoi compagni di cella se ne vadano, impegnati nelle solite attività quotidiane in cucina o in qualche laboratorio. Lui rimane in cella, prende la cintura dell’accappatoio, l’appende alle sbarre della finestra e si lascia ciondolare di sotto. Quando le guardie sono intervenute era già inutile ogni soccorso. Era rinchiuso lì per un omicidio, una lite degenerata con un vicino di casa, il suo conto con la giustizia sarebbe scaduto nel 2015. "Dario B. aveva chiesto la detenzione domiciliare: a più di settant’anni è una strada percorribile - spiega Franco Corleone, garante dei diritti dei detenuti del Comune di Firenze - ma i tempi della burocrazia sono lunghi e lui si era stancato di aspettare e forse soffriva anche per i sensi di colpa, in passato aveva già tentato un’altra volta di suicidarsi". (La Repubblica, 10 settembre 2005)



Assistenza sanitaria disastrata: 2 agosto 2005, Carcere di Secondigliano (NA)



L.M., 39 anni, muore in cella a Secondigliano. Era sieropositivo e detenuto da sette anni. Si tratta della terza morte nel carcere napoletano in pochi mesi. Lo denunciano Samuele Ciambriello, presidente di "Città invisibile" e Dario Stefano Dell’Aquila, portavoce di "Antigone". "Siamo preoccupati - dicono Ciambriello e Dell’Aquila - perché le condizioni dei detenuti sieropositivi sono durissime e le carceri sono drammaticamente sovraffollate. Invitiamo i parlamentari, che hanno poteri ispettivi, a visitare le carceri per rendersene conto". La popolazione detenuta è composta da oltre un terzo di tossicodipendenti. (Il Mattino, 4 giugno 2005)

Suicidio: 23 luglio 2005, Carcere di Orvieto



Danilo Esposito, 30 anni, si uccide in cella di isolamento. Alcuni compagni di detenzione ne danno notizia con una lettera a Riccardo Arena, direttore di Radio Carcere: "Carissimo Riccardo, la mattina del 23 luglio abbiamo appreso che un nostro compagno si è tolto la vita mentre era rinchiuso nella cella di isolamento del carcere di Orvieto. Si chiamava Danilo Esposito, aveva 30 anni, doveva scontare solo 2 anni e 1 mese di pena e lascia tre bambini. Questo tragico evento potrebbe anche non interessare: tante persone che credono che in carcere ci sono solo camorristi, pedofili e assassini. Ma invece questa è una tragedia che dimostra, ancora una volta, che la maggior parte dei detenuti è gente finita per disgrazia nell’illegalità. Danilo era in carcere per una serie di furti. Era stato abbandonato da tutti e anche da tutte le "strutture" che in carcere avrebbero potuto aiutarlo. Il medico del carcere di Orvieto aveva detto che Danilo simulava la sua malattia, ma noi vorremmo sapere come si fa a simulare gli attacchi di epilessia che aveva Danilo.

Le uniche cure che Danilo aveva ricevuto prima di uccidersi sono un cocktail di psicofarmaci che lo facevano dormire. L’ultimo atto di questa tragedia si è consumato domenica 22 luglio, quando Danilo alle ore 21.00 è andato in infermeria. Danilo è risalito in cella dopo 20 minuti e ha iniziato a fare baccano, perché il medico gli aveva detto che fingeva di essere malato. Allora Danilo per protesta si è lanciato con la testa contro il muro per ben due volte, urlando che avrebbe fatto lo sciopero della fame e della sete pur di essere ascoltato. Le guardie, per tutta risposta, lo hanno messo in una cella di isolamento. Erano le 23.10 di domenica 22 luglio. Durante la notte Danilo urla e chiede aiuto ma tranne i detenuti nessuno lo sente. Poi le urla di Danilo cessano. Danilo si era ucciso". (Radio Carcere, 25 luglio 2005)

Suicidio: 24 giugno 2005, Carcere di Benevento



Osvaldo, 61 anni, si uccide in cella. Un compagno di detenzione ne scrive a Riccardo Arena, direttore di “Radio Carcere - Radioradicale”. Ecco il testo della lettera. “Carissimo Riccardo, sono tre anni che sono nel carcere di Benevento e ti posso dire che ora si sta arrivando veramente al limite. Già qualche settimana fa ti ho scritto dei numerosi tentativi di suicidio accaduti qui nel carcere di Benevento. Purtroppo tra tanti tentativi ce ne uno che è riuscito. Il 24 giugno alle ore 17.00 infatti è morto nella sua cella Osvaldo. Io ci ho parlato con Osvaldo e, credimi, era stanco e abbattuto. Osvaldo era anziano (64 anni) e malato un mese fa era andato a Napoli a discutere una detenzione ospedaliera ma gli era stata rigettata perché, secondo i giudici, Osvaldo poteva essere curato in carcere. Ma chi conosce il carcere sa che così non può essere. Osvaldo è morto nelle nostre braccia. Erano già 10 giorni che sveniva ma nessuno ha dato credito alle nostre richieste di aiuto. Osvaldo è stato portato in ospedale quando era già morto. Osvaldo si poteva salvare e allora perché non è stato fatto nulla? Quanta gente deve ancora morire in carcere?”. (Un detenuto di Benevento, 22 luglio 2005)

Assistenza sanitaria disastrata: 16 aprile 2005, Carcere di Rebibbia (Roma)


Emanuela Fozzi, 26 anni, muore di varicella nel carcere di Rebibbia Femminile a Roma. La donna, malata di Aids, avrebbe contratto il virus della varicella e, proprio a causa del fisico debilitato e privo di protezioni, le sue condizioni di salute si sarebbero aggravate a tal punto da richiedere il ricovero urgente in ospedale. Tre mesi fa era stata dichiarata incompatibile con il carcere per le sue condizioni ma alla fine di aprile è morta. Nel carcere romano infatti sarebbe scoppiata una vera e propria epidemia: la malattia esantematica ha colpito 13 detenute, di cui tre ricoverate in tre ospedali di Roma, e due agenti penitenziari. "Quella donna non doveva essere in carcere - dice il Garante del Lazio per i diritti dei detenuti Angiolo Marroni - era stata dichiarata incompatibile con la detenzione, ma nulla è stato fatto. La responsabilità è di chi non ha ottemperato alla dichiarazione di incompatibilità con il regime carcerario".

Sulla vicenda il ministro della Giustizia Roberto Castelli annuncia un’inchiesta. "Ma condanno - dice - il sistema, che non è solo italiano, che due decimi di secondo dopo che è accaduto un fatto ciascuno ha la propria verità rivelata in tasca. Penso che bisogna stabilire esattamente cosa è accaduto e quindi ci vuole del tempo".

"Qualunque cosa avesse fatto non doveva stare in carcere in quelle condizioni" rincara Francesco Ceraudo, presidente dell’ Amapi, associazione che rappresenta i 350 medici che lavorano nelle carceri. Ceraudo ha ricordato che l’Italia ha adottato il principio che quando un detenuto sieropositivo diventa malato di Aids conclamato deve essere scarcerato, "ma troppo spesso i magistrati di sorveglianza non applicano queste norme e a volte neppure le conoscono".

Anche il presidente del partito dei diritti civili, Vittorio Sgarbi, si chiede perché "quella donna si trovava in cella anche se gravemente malata". "Questo - replica a distanza Castelli - non è competenza del ministero ma del magistrato di sorveglianza. Bisogna vedere se i medici lo hanno segnalato doverosamente e verificare se il magistrato ha preso delle misure o meno". (Il Giorno, 11 maggio 2005)]
]

Nessuno di questi si chiamava Sofri, o curcio o bompressi o lapo elkann o maradona. e infatti sono morti.

Il magistrato se ti chiami sofri corre, se no glene pò fregà de meno, nella maggioranza dei casi!

Và che strano, che siti che la gente guarda......

Parli di demagogia, dimmi se avevi mai sentito parlare di UNO di questi, di UNO SOLO di questi. Dove erano i giudici veloci e affidabili?

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