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RISCHIO DI GUERRA CIVILE IN IRAQ, 68 MOSCHEE BRUCIATE

Ultimo Aggiornamento: 23/02/2006 22:01
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BAGHDAD - Mentre si affaccia il rischio di una guerra civile in Iraq, dove 68 moschee sono state incendiate e almeno 130 persone uccise dopo l'attentato di ieri alla moschea sciita di Samarra, la più grande formazione politica sunnita, il Fronte dell'Accordo, ha deciso oggi di abbandonare le trattative per la formazione di un nuovo governo.

"Stiamo sospendendo la nostra partecipazione ai negoziati con l'Alleanza sciita", ha detto in una conferenza stampa Tareq al Hasimi, un dirigente del Fronte dell'accordo iracheno, riferendosi ai negoziati per la formazione del nuovo governo in corso con l'Alleanza irachena unita, la coalizione di 16 formazioni sciite uscita largamente vittoriosa nelle elezioni irachene del 15 dicembre scorso. "Se il prezzo della partecipazione al processo politico - aveva detto in precedenza all'Afp Thafer al-Aani, portavoce del Fronte sunnita - è il sangue del nostro popolo, allora siamo intenzionati a rinunciarci. Questa atmosfera non aiuta la ripresa dei negoziati".
"Crediamo - aveva sottolineato il portavoce - che alcune fazioni dell'Alleanza irachena unita siano responsabili dello spargimento di sangue che ha preso di mira la nostra gente, dell'incendio delle moschee e dell'arresto dei nostri figli".

RAPPRESAGLIE A BAGHDAD, 80 CADAVERI CRIVELLATI DI COLPI
Un bilancio della polizia irachena di 80 persone uccise nelle ultime 24 ore a Baghdad, alle quali si aggiungono tre giornalisti della tv di Dubai Al Arabiya rapiti e poi uccisi a Samarra, testimonia stamane l' intensificarsi della violenza tra sunniti e sciiti in Iraq dopo l'attentato di ieri mattina che ha semidistrutto la cupola dorata della Moschea santuario della stessa città di (125 chilometri a nord di Baghdad), quarto luogo sacro per i musulmani sciiti.

TROVATI CORPI DI TRE GIORNALISTI AL ARABIYA RAPITI MERCOLEDI'
I tre giornalisti - la reporter Atwar Bahjat, il cameraman Adnan Abdallah ed il fonico Khaled Mohsen - erano arrivati ieri dopo l' esplosione nella moschea, compiuta pare da un commando con tute mimetiche, per realizzare un reportage che è stato trasmesso stamane più volte dalla emittente di Dubai. Sarebbero stati affrontati da due uomini armati che li hanno sequestrati. Un quarto collega che sembra fosse con loro sarebbe riuscito a scappare. I corpi dei tre rapiti sono stati trovati stamattina 15 chilometri a nord di Samarra. I corpi di 47 persone uccise, apparentemente tutti sunniti - hanno detto fonti di polizia - sono stati trovati in varie zone di Baghdad, crivellati di colpi d'arma da fuoco.

COPRIFUOCO NOTTURNO
Mercoledi' in Iraq è stato imposto il coprifuoco notturno, a partire dalle 20 di giovesi', ma la misura si è rivelata apparentemente inefficace, così come lo stato di allerta 'C' (il massimo grado nel paese) dato all'esercito e alle forze di sicurezza, per decisione del governo. Per tutta la giornata di ieri si erano susseguite in Iraq voci di azioni violente, attacchi a persone ed a 27 moschee, oltre che a sedi di organizzazioni politiche come il Partito Islamico Iracheno ed il Consiglio degli Ulema sunniti. Leader religiosi e politici sia sunniti che sciiti - inclusi il presidente della repubblica, Jalal Talabani, il Grande Ayatollah Ali Al Sistani e il premier, Ibrahim Jafaari - hanno avuto numerosi incontri e colloqui nella stessa giornata, nel tentativo di richiamare all'unità e alla calma tutti gli iracheni.

In qualche caso hanno denunciato un tentativo di creare disordini per impedire la formazione del nuovo governo, dopo le elezioni del 15 dicembre scorso. Oggi inoltre il partito sunnita Fronte dell'accordo iracheno ha deciso di boicottare una riunione indetta dal capo dello stato per calmare le tensioni tra le due comunità, criticando il governo per non aver garantito la necessaria sicurezza ai luoghi sunniti. Alcuni politici hanno anche accusato le "forze d' occupazione" di aver favorito le condizioni per uno scontro tra gruppi religiosi, mentre nei giorni scorsi il ministro degli esteri britannico, Jack Straw, in visita a Baghdad, e l' ambasciatore Usa Khalilzad avevano sollecitato la formazione di un governo di unità nazionale.

68 MOSCHEE BRUCIATE E 15 IMAN ARRESTATI, ULEMA
Un totale di 68 moschee sono state bruciate ieri in Iraq, per reazione all'esplosione della cupola della Moschea d'oro di Samarra, e 15 imam sono stati arrestati in Iraq. Sono dati resi noti da Al Qubaisy, portavoce del Consiglio degli Ulema, la maggiore autorità religiosa sunnita in Iraq, durante una conferenza stampa trasmessa dalla tv del Qatar Al Jazira. Sono state anche mostrate foto di moschee e copie del Corano bruciate negli atti vandalici. Gli Ulema criticano anche responsabili sciiti che ieri hanno sollecitato manifestazioni di protesta, "ben sapendo che il momento non era opportuno". Riferendosi quindi alla giornalista di Al Arabiya uccisa, hanno detto che "ha pagato con la sua vita per colpa di mani cattive, che hanno approfittato di quello che è successo a Samarra. Ci sono persone nascoste tra i cittadini - ha detto il portavoce - che seminano zizzania". Infine Qubaisy ha chiesto al leader sciita Moqtada Sadr di intervenire per impedire che aderenti alla sua formazione politica partecipino alla devastazione delle moschee.


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Questa è una delle dimostrazioni di cosa può provocare l'estremismo e l'intolleranza religiosa [SM=x714118]


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