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In Palestina lo spettro della guerra civile

Ultimo Aggiornamento: 13/06/2006 22:08
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13/06/2006 22:07
 
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La Palestina vive ore convulse e forse cammina sull'orlo della guerra civile, a appena tre mesi dalla formazione del governo islamico di Hamas che ha fatto sprofondare i Territori in una forte crisi interna e esterna, politica, istituzionale, economica e di sicurezza.

Dopo le gravi violenze di lunedi' e della notte scorsa a Rafah e Ramallah, dove miliziani in rivolta hanno dato l'assalto alle sedi del governo e del parlamento, il presidente Abu Mazen ha decretato lo stato di massima allerta delle forze di sicurezza e ha ordinato oggi che Hamas ritiri le sue milizie dalle strade di Gaza. Cosa che per ora non è avvenuta.

Fra i due poli opposti della coabitazione politica lo scontro sembra ormai difficilmente evitabile. L'uomo forte del Fatah a Gaza, Mohamed Dahlan, vicino al presidente, ha avvertito oggi che il paese sta "scivolando lentamente" verso una situazione da guerra civile. Ieri a Rafah, prima, miliziani delle brigate Ezzedin Al Qassam, alcuni dei quali incorporati nella nuova 'forza di polizia' creata dal governo, e dichiarata illegale da Abu Mazen, hanno dato l'assalto, anche con razzi anticarro, al QG della sicurezza preventiva palestinese, fedele al presidente.

In risposta, due ore dopo, a Ramallah i miliziani delle brigate Al Aqsa, vicini al Fatah, il partito del presidente, hanno dato a loro volta l'assalto ai palazzi del governo e del parlamento, due istituzioni controllate da Hamas, e hanno dato fuoco ad alcuni locali. I miliziani di Hamas a Gaza hanno rapito un dirigente del Fatah, e allora miliziani del Fatah hanno rapito un leader di Hamas. Poi lo scambio: i due sono stati liberati. A Ramallah, investita dalle Brigate Al Aqsa, i deputati di Hamas presenti per la sessione del parlamento si sono dati alla fuga nella notte, lasciando precipitosamente i loro alberghi. Uno di loro è stato però rapito per qualche ora, poi anche lui è stato rilasciato. Sempre nella notte i miliziani del Fatah hanno bruciato gli uffici di un deputato di Hamas a Nablus, e questa mattina sono stati dati alle fiamme due altri locali del partito islamico in Cisgiordania. Intanto si è dimesso il ministro del turismo Judah Murqos, di Betlemme, il solo cristiano nel governo islamico, denunciando l'aggravarsi degli scontri fra fazioni.

Insomma la situazione appare ogni giorno più a rischio di avvitamento, anche perché nella società palestinese le rivalità fra milizie spesso si intrecciano, aggravandosi, con le vendette fra clan e famiglie più influenti.

Secondo il direttore della Commissione palestinese per i diritti umani (Piccr), Mahmud Al Aker,"gli incidenti di Rafah e Ramallah sono le prime scintille della guerra civile".

Fra il governo di Hamas e il presidente, e il suo partito, una possibile soluzione di compromesso sembra sempre di più improbabile. Abu Mazen ha convocato un referendum per il 26 luglio sul 'piano di pace dei prigionieri', cui il governo islamico è duramente opposto, consapevole del fatto che il presidente con ogni probabilità lo vincerà, e che l'esecutivo rischierà di cadere. Un nuovo sondaggio reso pubblico oggi ha confermato che una larga maggioranza della popolazione, l'80%, 'e' per il referendum e intende votare per il 'si' al documento preparato dai leader detenuti nelle carceri israeliane, che prevede un riconoscimento implicito dello stato ebraico, negoziati per la creazione di uno stato palestinese nei territori occupati dal 1967, la fine degli attentati in Israele, la formazione di un governo di unità nazionale.

La tentazione, per il movimento islamico, secondo diversi analisti, è di giocare la violenza, interna ma anche esterna, rilanciando, come sta già facendo a Gaza, lo scontro armato con Israele per fare deragliare i piani del presidente. Stando al Jerusalem Post il rais potrebbe allora decidere di esautorare il governo islamico, e di rimandarlo a casa, decretando lo stato di emergenza, nominando un governo provvisorio di crisi fino a dopo il referendum. Una mossa che rischierebbe però di aggravare ulteriormente il rischio di un conflitto interno. Sul tutto grava però la seconda grande incognita, il rischio cioé che la ripresa della violenza con Israele non inneschi una nuova spirale di sangue, fuori controllo, che potrebbe fare saltare ogni possibile scenario interno palestinese.


ansa.it
13/06/2006 22:08
 
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Non avranno mai pace ........ mai ..........
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