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Qualche nostalgia per "1984" di George Orwell?

Ultimo Aggiornamento: 18/09/2006 23:28
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14/09/2006 11:29
 
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Uno dei pochi libri che ha avuto una felice produzione cinematografica, alias il film è stato all'altezza del libro.
Il racconto illustra l'ingranaggio di un governo totalitario. L'azione si svolge in un futuro prossimo del mondo (l'anno 1984) in cui il potere si concentra in tre immensi superstati: Oceania, Eurasia ed Estasia. Londra è la città principale di Oceania. Al vertice del potere politico in Oceania c'è il Grande Fratello, onnisciente e infallibile, che nessuno ha visto di persona. Sotto di lui c'è il Partito interno, quello esterno e la gran massa dei sudditi. Ovunque sono visibili grandi manifesti con il volto del Grande Fratello. Gli slogan politici ricorrenti solo: "La pace è guerra", "La libertà è schiavitù", "L'ignoranza è forza".
Il Ministero della Verità, nel quale lavora il personaggio principale, Winston Smith, ha il compito di censurare libri e giornali non in linea con la politica ufficiale, di alterare la storia e di ridurre le possibilità espressive della lingua. Per quanto sia tenuto sotto controllo da telecamere, Smith comincia a condurre un'esistenza ispirata a principi opposti a quelli inculcati dal regime: tiene un diario segreto, ricostruisce il passato, si innamora di una collega di lavoro, Julia, e dà sempre più spazio a sentimenti individuali.

Insieme con un compagno di lavoro, O'Brien, Smith e Julia iniziano a collaborare con un'organizzazione clandestina, detta Lega della Fratellanza. Non sanno tuttavia che O'Brien è una spia che fa il doppio gioco ed è ormai sul punto di intrappolarli. Smith viene arrestato, sottoposto a torture e a un indicibile processo di degradazione. Alla fine di questo trattamento è costretto a denunciare Julia.

Infine O'Brien rivela a Smith che non è sufficiente confessare e sottomettersi: il Grande Fratello vuole avere per sé l'anima e il cuore di ogni suddito prima di metterlo a morte.

In 1984, George Orwell interpreta la dittatura come l'assenza di libertà per tutti gli individui. Nessuno escluso. Nemmeno i funzionari più alti del "partito" al potere, infatti, godono di alcun privilegio; anzi, sono i primi e i più convinti fautori dell'autolimitazione della libertà personale. Esemplare è l'interrogatorio finale condotto dal funzionario ai danni del protagonista, in cui il primo dimostra tutto il proprio fervore ideologico difendendo la pratica del bis-pensiero (artificio che limita, mediante la sottrazione di termini atti a esprimerli, i concetti a disposizione dei cittadini) e praticandola egli stesso con assoluta convinzione.
Forse, il motivo per cui 1984 è uno dei romanzi più inquietanti della storia della letteratura è proprio questo: la dittatura ipotizzata da Orwell è disumana: non abbiamo nemmeno il conforto (inconscio) che ci potrebbe derivare dal constatare l'umana "corruzione del privilegio" che, sotto sotto, ci aspetteremmo dalla classe al potere, quale che essa sia. La dittatura immaginata da Orwell è una dittatura mentale, non fisica; viene imposta con il lavaggio del cervello, con le sparizioni improvvise, senza alcun clamore, senza alcuna violenza apparente.

Nel libro quel funzionario lascia intravedere una realtà ancora più inquietante: la disumanizzazione del potere è rappresentata proprio dalla scelta di rendere immortale il Grande Fratello. In realtà Orwell estremizza una tendenza comunissima di tutte le dittature, la deificazione del capo, ma il risultato è comunque terrificante. L'uomo di Orwell sceglie il potere come fine supremo, e non come mezzo per acquisire la "libertà" di dominare, diventando egli stesso schiavo del meccanismo che ha creato. Ricordo una frase di Fromm, se non mi sbaglio in "Psicanalisi dell'amore". Egli si chiedeva se era più libero il carcerato o il suo guardiano, concludendo che entrambi erano prigionieri di un "meccanismo" che non permette all'uomo di raggiungere il suo vero fine, coltivare la propria umanità. Gli impiegati del partito interno godono di piccoli privilegi, quale l'ereditarietà della loro condizione e razioni più abbondanti, ma sono essi stessi schiavi dell'idolo che hanno creato.

Quello che spaventa, in Orwell, è la Folla: questa massa di persone omologate, istigate a comando a scatenare gli istinti violenti nel corso delle sessioni appositamente inscenate nelle aziende enormi e spersonalizzate, che si comportano tutte allo stesso modo, che accettano tutte con passiva convinzione l'ideologia imposta dal Grande Fratello. E non c'è ribellione, non c'è resistenza: a ribellarsi è un singolo, smarrito nella marea degli omologati, e per questo è condannato sin dall'inizio. Il lettore lo sa, lo sa bene, e quindi l'angoscia non lo abbandona mai.

L'elemento più inquietante del libro è proprio il "salto di qualità" che il Grande Fratello aveva fatto compiere alla dittatura. Egli non solo pretende obbedienza assoluta, ma anche la spontanea condivisione del sogno. E' significativo che i dissidenti vengano giustiziati soltanto dopo la loro "spontanea" adesione al regime, quando sono convinti dell' "equità" della loro pena.

L'ultimo passo del Grande Fratello è la prevenzione dell'opposizione, mediante la limitazione della capacità di pensiero ottenuta tramite una lingua in cui non è possibile più esprimere il proprio pensiero (la prima ribellione del protagonista è consistita proprio nello scrivere su di un quaderno: "Odio il Grande Fratello"). Se l'uomo non ha la capacita' di identificare in maniera razionale il motivo della sua sofferenza, poiché non ha parole per esprimerlo e per rifletterci, allora non può neanche definire la causa della propria sofferenza e l'oggetto del proprio odio.
Tutto quel che rimane è soltanto un rancore indefinito, che può essere spazzato via attraverso le sedute di "odio collettivo".

La relazione tra linguaggio e capacita' critica e' estremamente interessante. Come impostare un ragionamento logico-deduttivo se nella propria lingua non esiste il periodo ipotetico? Le capacità di astrazione sono influenzate dal linguaggio utilizzato se l'uomo non è in grado o non può, nel caso prospettato in 1984, modificare la propria lingua?
In quest'ottica, credo che l'impoverimento del linguaggio a cui assistiamo attualmente sia preoccupante. Che cosa ne pensate della scomparsa del congiuntivo dalla televisione?

Credo che 1984 sia uno di quei libri che "avvelena" l'anima, e che per questo non possa essere messo da parte senza ragionarci a lungo.


17/09/2006 22:27
 
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Libro o film? [SM=g27833]
18/09/2006 09:38
 
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Entrambi!
Ciao Silvietta! [SM=x714065]
18/09/2006 10:02
 
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Buon libro bel film [SM=g27811]
18/09/2006 12:00
 
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Gia!
Ma che depressione all'uscita del cinema! L'ambientazione, i personaggi, il ritmo delle immagine trasmettevano nettamente una fortissima sensazione di angoscia. :Sm15
18/09/2006 12:03
 
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Re: Gia!

Scritto da: rhamayana 18/09/2006 12.00
Ma che depressione all'uscita del cinema! L'ambientazione, i personaggi, il ritmo delle immagine trasmettevano nettamente una fortissima sensazione di angoscia. :Sm15

Vero, provai una sensazione simile vedendo L'inqulino di Polanski.
18/09/2006 23:28
 
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altro film...panicante.......
"Il cielo sopra Berlino"
Come disse un amico:"Angeli assurdamente tristi, panorami di intollerabile desolazione, atmosfere tragicamente cupe. E' un po' troppo, anche per un film che vuole essere serio a tutti i costi. La voce commentante di Wenders e' la piu' triste, monotona e priva di espressione che abbia mai sentito in vita mia. Fate precedere la visione da una buona dose di Prozac."
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