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"Staccatemi la spina"

Ultimo Aggiornamento: 21/12/2006 14:06
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Lo vedi che mi prendi in giro?

1. Non ha alcun beneficio; solo quello di mangiare e di respirare!
2. Nessun miglioramento (nè peggioramento) psico-fisico.
3. Perchè:
a) Non sono cure ma la minima umana assistenza
b) Alimentazione e respirazione artificiale NON arrecano peggioramenti alle condizioni del paziente

Concludendo! tu dici, incertendo i termini della questione che è accanimento terapeutico la cura che non arreca benefici o miglioramenti psico-fisici al paziente.
Invece il codice deontologico dei medici e, secondo me, il buon senso, dice che è accanimento terapeutico quella cura che, per prolungare di qualche tempo la vita del paziente, ne peggiora le condizioni di vita.

Dunque tutte quelle "cure" che di per se NON peggiorano le condizioni del paziente ma semplicemente lo assistono nelle sue funzioni di respirare e di mangiare restando neutre sul decorso della malattia e sulle condizioni del paziente NON possono essere considerate accanimento terapeutico: ti invito a rileggere l'articolo 15 del codice deontologico medico.

Scritto da: flydanny 29/11/2006 20.48


1) Voglio sapere ESATTAMENTE quanti e quali sono i benefici di cui gode Welby, secondo te, a seguito di quelle che tu chiami cure e che sono indiscutibilmente accanimento terapeutico, da un punto di vista lessicale e morale;
2)Voglio sapere ESATTAMENTE quali sono i miglioramenti psico-fisici di Welby, secondo te, che giustifichino la prosecuzione delle terapie;
3)Voglio sapere ESATTAMENTE quale è il motivo, secondo te, perchè ci si arroghi il diritto di far proseguire una vita non richiesta, terribile ed impossibile, mediante macchine che esternamente mantengono uno stato di vita non naturale di un paziente che ALTRIMENTI MORREBBE!
Fintantochè non risponderai con precisione alle mie domande, seguiterò a portele.
Perchè non si può prescindere da queste risposte se si pretende come te di avere la verità assiomatica in tasca.


Bye



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"Misericordia io voglio, e non sacrifici", dice il Signore

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Re:

Scritto da: erresse1 29/11/2006 20.18
Da un lato il cattolicesimo...la chiesa...più genericamente la religione e dall'altro un UOMO che ha chiesto, coscientemente di "smettere di aiutarlo a vivere (ma è vita la sua?)


Lo chiede con la poca forza che gli è rimasta, con quella poca forza che purtroppo per lui NON gli consente di porre lui stesso fine alle proprie sofferenze...e chi accidenti siamo NOI, uomini che possiamo camminare...correre...gioire per un atto qualsiasi che a lui è precluso...per decidere per LUI, per decidere che malgrado TUTTO lui DEVE continuare a vivere?

DIM]



E chi siamo noi per decidere le condizioni in cui la vita non ha più dignità?
Chi siamo noi per decidere che un uomo debba morire?

La paura della morte porta all'aberrazione dell'accanimento terapeutico; ma la paura della sofferenza porta all'aberrazione dell'eutanasia!

In una società efficientista conta solo ciò che si vede e che funziona... tutto il resto è considerato inutile e non degno...
Per questo tanti vogliono rottamare gli "inutili"... "ma è vita la sua"? ti chiedi... una domanda cui hai già dato una risposta... una risposta inaccettabile! perchè la tua risposta dice che ci sono delle vite "inutili", rottamabili...

Ma non esistono gli "inutili"! esistono persone che, con la loro vita, qualunque sia la modalità con cui si esplica sono sempre utili, sono sempre da amare, sono sempre da rispettare, NON da rottamare!


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Re: Re:

Scritto da: =marco68= 30/11/2006 8.33
E chi siamo noi per decidere le condizioni in cui la vita non ha più dignità?
Chi siamo noi per decidere che un uomo debba morire?



Non siamo nessuno!
E infatti non l'ha deciso Erresse o io o chiunque altro, l'ha deciso il signor Welby per se stesso!!!
Ma bisogna per forza, per forza, imporgli qualcosa di diverso perchè...perchè è così.
Che mancanza di sensibilità e di cuore per inserirsi così sfrontatamente nella sfera così intima di un persona per dirgli "tu devi vivere perchè l'ho deciso io".


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Re: Re: Re:

Scritto da: =marco68= 30/11/2006 8.24
Lo vedi che mi prendi in giro?

1. Non ha alcun beneficio; solo quello di mangiare e di respirare!
2. Nessun miglioramento (nè peggioramento) psico-fisico.
3. Perchè:
a) Non sono cure ma la minima umana assistenza
b) Alimentazione e respirazione artificiale NON arrecano peggioramenti alle condizioni del paziente

Concludendo! tu dici, incertendo i termini della questione che è accanimento terapeutico la cura che non arreca benefici o miglioramenti psico-fisici al paziente.
Invece il codice deontologico dei medici e, secondo me, il buon senso, dice che è accanimento terapeutico quella cura che, per prolungare di qualche tempo la vita del paziente, ne peggiora le condizioni di vita.

Dunque tutte quelle "cure" che di per se NON peggiorano le condizioni del paziente ma semplicemente lo assistono nelle sue funzioni di respirare e di mangiare restando neutre sul decorso della malattia e sulle condizioni del paziente NON possono essere considerate accanimento terapeutico: ti invito a rileggere l'articolo 15 del codice deontologico medico.



Sai bene che non è nel mio stile!
Posso essere ironico, sardonico, allegro o serio, ma non prendo mai in giro il mio interlocutore, men che meno se ne ho stima, come nel tuo caso.
Diversamente avrei già smesso di rispondere, abbandonando la speranza di trovare un punto di contatto con il tuo pensiero.
Ho premesso all'inizio del topic di non avere verità in tasca, ponendomi soltanto un problema di opportunità o quantomeno di coscienza, che evidentemente tu, nelle tue assolute certezze non ti poni, con ciò tacitandola completamente e con soddisfazione.
Potremmo andare avanti a lungo, ma per quanto strano possa sembrare mi curo di controbattere una affermazione che hai "azzardato".
Conosco molto bene l'articolo 15 del codice deontologico, lo conosco da circa 20 anni, e la tua interpretazione, (come tutte le interpretazioni) è parziale e di parte, come tale dunque non è la verità che vorresti imporre.
Davanti ad una interpretazione, puoi dire solo " ritengo che l'interpretazione sia questa..." diversamente, affermi solo verità assiomatiche per ...te stesso.
Se le cose fossero lineari come vorresti farle sembrare, non ci sarebbero problemi e questa discussione, non avrebbe ragione alcuna di esistere.
Tuttavia, osservo che ancora una volta hai omesso di riferirti espressamente a Welby nelle tue affermazioni, che mi permetto di riportare all'attenzione del lettore in questo modo:

1)Welby non ha alcun beneficio dalle cure somministrate, se non quello delle essenziali funzioni di sopravvivenza.
2)Welby non ha tratto alcun miglioramento ( ma peggiora naturalmente ed ovviamente di giorno in giorno) dalle cure che gli vengono somministrate.
3)perchè:
a) PUR ESSENDO CURE, giacchè il polmone di acciaio, così come la macchina per la dialisi, così come gli elettrostimolatori nonchè i farmaci anticoagulanti ed i vari trattamenti giornalieri che gli vengono somministrati e che sono praticamente continui, per mantenerlo in quello stato di vita, queste cure non portano ad alcuna prospettiva di miglioramento, ma soprattutto, VENGONO SOMMINISTRATE CONTRO LA SUA VOLONTA' E SERVONO SOLO A PROLUNGARE UNA ORRIBILE AGONIA, CHE DIVERSAMENTE SAREBBE GIA' TERMINATA DA TEMPO!

Altro che umano trattamento!
Altro che normale assistenza!
Dove è finito il concetto di "pietas"?
Cosa si intende per "alleviare le sofferenze dei pazienti"?
Anche Cristo, osò dire: " razza di vipere che vedete il capello nell'occhio del fratello e non vedete la trave nel vostro!"
Ed è ovvio che non mi rivolgo a te specificatamente.
Ebbene, di fronte a queste considerazioni che sono un dato di fatto e non il frutto di opinioni o di interpretazioni discutibili come possono essere le tue o le mie, tu non hai nemmeno un piccolo ripensamento sull'opportunità di proseguire in quella che io chiamo accanimento terapeutico e tu umana assistenza?
Non hai nemmeno il dubbio, che ti faccia riflettere sul fatto che per prolungare una tortura inutile e dal destino già segnato, le persone abbiano diritto non dico all'eutanasia che dipersè implica un aspetto etico che sminuisce il valore stesso della vita in favore di una morte da ottenere sempre comunque, rispetto al diritto di ogni uomo e specificatamente di Welby, ad avere una morte meno cruenta e più dignitosa?
Davvero non ti poni il problema di come possa sentirsi quest'uomo ( che ormai definire tale è un eufemismo) o meglio la mente di quest'uomo, imprigionata in un corpo di cui ormai non ha più nemmeno la sensazione, e che si vede costretto da altri a vivere contro la sua volontà, perchè pervicacemente gli impongono di continuare in una agonia che è solo una tortura per il corpo e per lo spirito, fino al giorno in cui il cuore scoppierà anche con la "macchina" attaccata?
Se davvero non hai di questi dubbi, invidio non solo la tua coscienza, ma la tua religiosità che evidentemente ti ha consentito di anestetizzare i processi critici che dovrebbero animare gli spiriti e le coscienze degli uomini.

Bye

[Modificato da flydanny 30/11/2006 10.58]

30/11/2006 10:01
 
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Re: Re: Re:

Scritto da: dudok76 30/11/2006 9.22


Non siamo nessuno!
E infatti non l'ha deciso Erresse o io o chiunque altro, l'ha deciso il signor Welby per se stesso!!!
Ma bisogna per forza, per forza, imporgli qualcosa di diverso perchè...perchè è così.
Che mancanza di sensibilità e di cuore per inserirsi così sfrontatamente nella sfera così intima di un persona per dirgli "tu devi vivere perchè l'ho deciso io".



Concordo.
Se questa persona non vuole piu vivere in quelle condizioni, io sono cattolica e praticante ma certe domande me le pongo.
Chi sono io èper arrogarmi il diritto di scegliere per qualcun altro su una questione cosi' delicata?
30/11/2006 10:50
 
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Re: Re: Re:

Scritto da: =marco68= 30/11/2006 8.24
Invece il codice deontologico dei medici, dice che è accanimento terapeutico quella cura che, per prolungare di qualche tempo la vita del paziente, ne peggiora le condizioni di vita.




Il punto è esclusivamente in questa frase.
Si sta prolungando la vita di Welby di qualche tempo, a prezzo di orribili sofferenze psico-fisiche.
Il sofisma potrebbe essere sulla valutazione del termine "non peggioramento", sofisma in base al quale alcuni si arrogano il diritto di "imporre" il mantenimento di una immonda tortura ad un altro uomo, per tacitare le proprie coscienze, senza nemmeno valutare che ciascuno avrebbe DIRITTO ad una morte dignitosa.
Basta questo a eliminare qualunque dubbio e qualunque riflessione della coscienza?
Altro che equiparare il problema a "picchiare" i Down!


Bye
30/11/2006 11:06
 
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Re: Re: Re: Re:

Scritto da: bamby68 30/11/2006 10.01
io sono cattolica e praticante



Fortunatamente non è più una discriminante e c'è altra gente come te disposta a pensare con la propria testa come traspare da QUI.

Anche se comunque il punto rimane che non è importante cosa ne pensano i cattolici praticanti, non praticanti, gli induisti o gli sciamani; l'unico parere più importante degli altri in questa vicenda è quello del Signor Welby.
Gli auguro che abbia qualcuno vicino che lo ami a tal punto da essere in grado di rispondere a questo suo grido d'aiuto.


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Re: Re: Re:

Scritto da: dudok76 30/11/2006 9.22


Non siamo nessuno!
E infatti non l'ha deciso Erresse o io o chiunque altro, l'ha deciso il signor Welby per se stesso!!!
Ma bisogna per forza, per forza, imporgli qualcosa di diverso perchè...perchè è così.
Che mancanza di sensibilità e di cuore per inserirsi così sfrontatamente nella sfera così intima di un persona per dirgli "tu devi vivere perchè l'ho deciso io".



Non perchè l'ho deciso io o qualche altro... ma perchè la vita è un bene indisponibile!
Se diviene un bene disponibile allora apprestiamoci a vedere qualsiasi tipo di aberrazione poichè la sua disponibilità o manipolabilità è soggettiva.

Esempio: perchè le sofferenze del sig. Welby sono tali per cui lui può chiedere l'eutanasia e le sofferenze fisiche o psichiche di un altro invece no?
Perchè un decreto legge ha fissato i termini oltre i quali le sofferenze sono tali che giustifichino la rottamazione della persona? perchè un codice ha stabilito i criteri oltre i quali la vita non è degna di essere vissuta? perchè degli uomini hanno stabilito dei criteri oltre i quali la vita è superflua?

Ma tutte queste condizioni non sono forse soggettive? Chi può stabilire che uno soffre abbastanza per essere eutanizzato e un altro no?
Se passa il concetto dell'eutanasia il mondo si apre a quella prospettiva già tracciata da Benson nel suo romanzo più famoso (del 1915) in cui immaginava una società anticristica dove chiunque, per ragioni fisiche o psichiche, poteva essere suicidato.

Non solo... ma si passa anche il concetto, se uno stato stabilisce i criteri oltre i quali la vita è un peso, che chiunque si trovi in quelle condizioni è bene che muoia... e se non lo fa è un peso inutile per se e per gli altri.
Stabilire quei criteri diventa una immensa istigazione al suicidio per tutti coloro che, volendo vivere, saranno oggetto di sensi di colpa... Aberrante e disumano!


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Re: Re: Re: Re: Re:

Scritto da: dudok76 30/11/2006 11.06


Fortunatamente non è più una discriminante e c'è altra gente come te disposta a pensare con la propria testa come traspare da QUI.




Che strano... quello che tu chiami "pensare con la propria testa" a me sembra invece il pensare con la testa della ideologia dominante... ovvero il non pensare ma l'essere schiavo della ideologia dominante... secondo me, chi pensa non può che essere a favore della vita!


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Non perchè l'ho deciso io o qualche altro... ma perchè la vita è un bene indisponibile!
Se diviene un bene disponibile allora apprestiamoci a vedere qualsiasi tipo di aberrazione poichè la sua disponibilità o manipolabilità è soggettiva.

Esempio: perchè le sofferenze del sig. Welby sono tali per cui lui può chiedere l'eutanasia e le sofferenze fisiche o psichiche di un altro invece no?
Perchè un decreto legge ha fissato i termini oltre i quali le sofferenze sono tali che giustifichino la rottamazione della persona? perchè un codice ha stabilito i criteri oltre i quali la vita non è degna di essere vissuta? perchè degli uomini hanno stabilito dei criteri oltre i quali la vita è superflua?

Ma tutte queste condizioni non sono forse soggettive? Chi può stabilire che uno soffre abbastanza per essere eutanizzato e un altro no?
Se passa il concetto dell'eutanasia il mondo si apre a quella prospettiva già tracciata da Benson nel suo romanzo più famoso (del 1915) in cui immaginava una società anticristica dove chiunque, per ragioni fisiche o psichiche, poteva essere suicidato.

Non solo... ma si passa anche il concetto, se uno stato stabilisce i criteri oltre i quali la vita è un peso, che chiunque si trovi in quelle condizioni è bene che muoia... e se non lo fa è un peso inutile per se e per gli altri.
Stabilire quei criteri diventa una immensa istigazione al suicidio per tutti coloro che, volendo vivere, saranno oggetto di sensi di colpa... Aberrante e disumano!




...continui pedissequamente a parlare di QUALCUNO che decide per QUALCUN'ALTRO...mentre qui stiamo parlando di QUALCUNO che ha deciso per SE STESSO (senza voler fare della propria SCELTA una legge od un precedente)....QUALCUNO che se avesse la POSSIBILITA' di farlo avrebbe già risolto il PROPRIO problema senza coinvolgere altri...senza chiedere aiuto a nessuno...

Qui c'è QUALCUNO che sta decidendo di far SOFFRIRE qualcun'altro...e per me sono costoro che andrebbero paragonati ai "picchiatori di down"....

[Modificato da erresse1 30/11/2006 12.53]



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Non intendo vivere da MALATO per poter morire SANO...
30/11/2006 13:31
 
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Re: Re: Re: Re:

Scritto da: =marco68= 30/11/2006 12.38


Non perchè l'ho deciso io o qualche altro... ma perchè la vita è un bene indisponibile!
Se diviene un bene disponibile allora apprestiamoci a vedere qualsiasi tipo di aberrazione poichè la sua disponibilità o manipolabilità è soggettiva.

Esempio: perchè le sofferenze del sig. Welby sono tali per cui lui può chiedere l'eutanasia e le sofferenze fisiche o psichiche di un altro invece no?
Perchè un decreto legge ha fissato i termini oltre i quali le sofferenze sono tali che giustifichino la rottamazione della persona? perchè un codice ha stabilito i criteri oltre i quali la vita non è degna di essere vissuta? perchè degli uomini hanno stabilito dei criteri oltre i quali la vita è superflua?

Ma tutte queste condizioni non sono forse soggettive? Chi può stabilire che uno soffre abbastanza per essere eutanizzato e un altro no?
Se passa il concetto dell'eutanasia il mondo si apre a quella prospettiva già tracciata da Benson nel suo romanzo più famoso (del 1915) in cui immaginava una società anticristica dove chiunque, per ragioni fisiche o psichiche, poteva essere suicidato.

Non solo... ma si passa anche il concetto, se uno stato stabilisce i criteri oltre i quali la vita è un peso, che chiunque si trovi in quelle condizioni è bene che muoia... e se non lo fa è un peso inutile per se e per gli altri.
Stabilire quei criteri diventa una immensa istigazione al suicidio per tutti coloro che, volendo vivere, saranno oggetto di sensi di colpa... Aberrante e disumano!



Il discorso si è sviluppato non tanto sull'eutanasia, che diperse comporta problemi etici, morali e religiosi che certo non possono essere discussi in un forum e la cui soluzione non può essere affidata ai nostri pareri ed opinioni.
Qui si parla di DIRITTO AD UNA MORTE DOLCE E DIGNITOSA, che non vuol dire eutanasia, ma vuol dire porsi il problema di come debba morire un uomo e specificatamente Welby, con dignita!
E si parla di cosa debba intendersi per accanimento terapeutico.
Possibilmente, queste cose dovrebbero essere fatte, tenendo presente che sempre e comunque, indipendentemente dal fatto di essere d'accordo o meno ( ed io ho già detto che non ho certezze) coloro che hanno una posizione intransigente come Marco, si arrogano il diritto di imporre pervicacemente ad un altro uomo una tortura isopportabile per qualunque persona che possa definirsi tale, solo in nome dei loro principi e della loro morale.
E la cosa più grave è che non hanno alcun dubbio alcuna incertezza, alcun tentennamento, solo sicumere granitiche......


Bye

[Modificato da flydanny 30/11/2006 13.40]

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Scritto da: =marco68= 30/11/2006 12.38
Chi può stabilire che uno soffre abbastanza per essere eutanizzato e un altro no?



Lui stesso.
Non tu, non io, non il parroco o chiunque altro.


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Re:

Scritto da: erresse1 30/11/2006 12.51
...continui pedissequamente a parlare di QUALCUNO che decide per QUALCUN'ALTRO...mentre qui stiamo parlando di QUALCUNO che ha deciso per SE STESSO (senza voler fare della propria SCELTA una legge od un precedente)....QUALCUNO che se avesse la POSSIBILITA' di farlo avrebbe già risolto il PROPRIO problema senza coinvolgere altri...senza chiedere aiuto a nessuno...




Cristallino.


[Modificato da dudok76 30/11/2006 14.19]



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Re: Re: Re: Re: Re: Re:

Scritto da: =marco68= 30/11/2006 12.40


Che strano... quello che tu chiami "pensare con la propria testa" a me sembra invece il pensare con la testa della ideologia dominante... ovvero il non pensare ma l'essere schiavo della ideologia dominante... secondo me, chi pensa non può che essere a favore della vita!



Beh sono punti di vista diversi.

Che comunque non contano nulla, in quanto il punto di vista importante, l'unico degno di nota, è quello del signor Welby, non il tuo, non il mio, non quello degli intervistati di Repubblica.


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Re: Re: Re: Re: Re:

Scritto da: dudok76 30/11/2006 14.17


Lui stesso.
Non tu, non io, non il parroco o chiunque altro.



Quindi... per l'appunto... secondo te chiunque in qualsiasi condizione esistenziale si trovi ha diritto a chiedere l'eutanasia...

L'ipotesi Benson (che nel 1915 era solo fantascienza) si avvererebbe!

Eutanasia per chiunque senta soggettivamente che le sue sofferenze sono insopportabili e che la sua vita non è degna di essere vissuta, qualunque siano le sue condizioni oggettive.

Altrimenti non si spiegherebbe perchè il sig. Welby può decidere ed un altro no...


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Io non credo che il Sig. Welby se non fosse in quelle condizioni desidererebbe l'eutanasia, credo che ami profondamente la vita e proprio perche ritiene la sua non lo sia piu voglia mettergli fine.
Solo chi si trova in quelle condizioni puo' capire cosa si prova.

30/11/2006 14:32
 
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Va beh Marco, tu non ti fermi davanti a niente.
Io sì.
Pur di portare avanti il tuo credo religioso, non ti fa ne caldo ne freddo che il signor Welby passi i giorni che gli rimangono tra atroci sofferenze implorando che qualcuno lo aiuti a morire.
La vita è un bene prezioso, che il signor Welby se ne convinca e la pianti di gnolare per niente. Se ne rimanga nel suo letto e la pianti di chiedere cose che, anche se è l'unico diretto interessato, non può decidere.

Io invece spero, e gli auguro caldamente, che ci sia qualcuno che lo ami veramente. E che sia capace di dimostrargli questo amore nell'unico modo che lui chiede, che non è certo quello di andargli a dire "Caro Signor Welby, la vita è un bene prezioso".
Voglio vedere chi farebbe cambio, dato che la vita è un bene prezioso sempre e comunque.
Le parole alla fine sono sempre e solo bla bla bla.


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Re:

Scritto da: dudok76 30/11/2006 14.32
Va beh Marco, tu non ti fermi davanti a niente.
Io sì.
Pur di portare avanti il tuo credo religioso, non ti fa ne caldo ne freddo che il signor Welby passi i giorni che gli rimangono tra atroci sofferenze implorando che qualcuno lo aiuti a morire.
La vita è un bene prezioso, che il signor Welby se ne convinca e la pianti di gnolare per niente. Se ne rimanga nel suo letto e la pianti di chiedere cose che, anche se è l'unico diretto interessato, non può decidere.

Io invece spero, e gli auguro caldamente, che ci sia qualcuno che lo ami veramente. E che sia capace di dimostrargli questo amore nell'unico modo che lui chiede, che non è certo quello di andargli a dire "Caro Signor Welby, la vita è un bene prezioso".
Voglio vedere chi farebbe cambio, dato che la vita è un bene prezioso sempre e comunque.
Le parole alla fine sono sempre e solo bla bla bla.



Quoto in pieno.
Ricordi a Monza qualche anno fa, accadde una cosa simile, un marito stacco' la spina per mettere fine alle sofferenze della moglie.
Fini inquisito, ma credo sia tornato libero da poco.
E la dichiarazione fu: non mi sento un assassino, lo rifarei, stessa cosa fu x l'attrice Sandra Milo e la sua mamma.........
Nessuno di noi puo sapere a priori cosa farebbe in circostanze simili......... ma di sicuro non giudicare.
30/11/2006 14:42
 
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Altrimenti non si spiegherebbe perchè il sig. Welby può decidere ed un altro no...




...a parte le valutazioni di Dud..con cui sono totalmente in accordo....vorrei sapere QUESTO chi l'avrebbe MAI detto??? Mi sembra che qui quasi tutti stiamo dicendo che OGNUNO dev'essere libero di fare le proprie scelte...e se ci fossero 10, 10...1.000.000 di mr. Welby che dovessero trovare le loro SOFFERENZE fisiche non più sopportabili...dovrebbero essere liberi di SCEGLIERE di morire.

Per quanto mi riguarda il discorso si ferma qui...


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Non intendo vivere da MALATO per poter morire SANO...
30/11/2006 15:45
 
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Re: Re:

Scritto da: bamby68 30/11/2006 14.36


Quoto in pieno.
Ricordi a Monza qualche anno fa, accadde una cosa simile, un marito stacco' la spina per mettere fine alle sofferenze della moglie.
Fini inquisito, ma credo sia tornato libero da poco.
E la dichiarazione fu: non mi sento un assassino, lo rifarei, stessa cosa fu x l'attrice Sandra Milo e la sua mamma.........
Nessuno di noi puo sapere a priori cosa farebbe in circostanze simili......... ma di sicuro non giudicare.



Infatti non giudico MAI le persone, soprattutte quelle coinvolte emotivamente... Giudico gli atti!

E' l'atto che è sempre soggetto a giudizio di valore; la persona MAI!


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"Misericordia io voglio, e non sacrifici", dice il Signore

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