Un fenomeno pubblicitario unico al mondo, un contenitore che, mutuando spunti da altre forme di spettacolo, proponeva storielle, gags, macchiette con il classico messaggio pubblicitario aggiunto come "codino". Cinquantuno anni fa nasceva Carosello: era il 3 febbraio 1957. Andò in onda alle 20.50 sull'unico canale della Rai. Chiuse i battenti vent'anni dopo, il 1 gennaio 1977, segnando un'epoca nei costumi e nelle abitudini sociali degli italiani.
"I bambini vanno a letto dopo Carosello", è una frase che ha contraddistinto una stagione della nostra vita. Quando ha cessato le trasmissioni, Carosello era al top degli ascolti, con 19 milioni di telespettatori, 9 milioni dei quali bambini. Dopo un inizio un po' difficile divenne il programma più seguito dalla tv di Stato. Ed era l'unica trasmissione interamente ideata, scritta e diretta da privati.
La prima puntata di Carosello andò in onda subito dopo il telegiornale e da quel momento per 20 anni il programma divenne l'appuntamento immancabile per intere generazioni di italiani. Un successo durato fino al 1977, anno della riforma radiotelevisiva e dell'avvento delle televisioni commerciali.
Complessivamente verranno trasmesse 42.000 scenette, una diversa dall'altra secondo la formula voluta dalla Sacis che imponeva short di 2 minuti e 15 secondi, dei quali solo gli ultimi 35 riservati alla pubblicità.
Il set di Carosello vedrà passare i più grandi nomi dello spettacolo, del cinema e del teatro, diretti da importanti registi che, come Federico Fellini, sceglieranno di rimanere anonimi. Accanto a loro quella straordinaria galleria di eroi animati, che è rimasta nella memoria collettiva: da Calimero dello Studio Pagot a Cimabue della Gamma Film, dalla Linea di Cavandoli a Unca Dunca di Bozzetto, senza dimenticare l'Omino coi baffi, Topo Gigio, Lancillotto e i cavalieri della tavola rotonda, Carmencita e il Caballero misterioso. Uno spettacolo che per originalità, varietà, creatività e tecnica ha fatto storia e il cui ricordo continua a vivere nei mille slogan entrati nel linguaggio comune.