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Juve bloccata del Chievo, l' Inter allunga e il Milan si avvicina

Ultimo Aggiornamento: 06/04/2009 14:01
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06/04/2009 14:00
 
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Pellissier ferma la Juve
3-3 a Torino, favore all'Inter


Il Chievo chiude un ottimo primo tempo all'Olimpico avanti 2-1, grazie alla doppietta dell'attaccante, cui replica Chiellini. Grande avvio di ripresa bianconero, e risultato che si capovolge quando dopo un'autorete va a segno Iaquinta, poi nel recupero Pellissier fissa il risultato finale

TORINO, 5 aprile 2009 - La Juventus vede incrinarsi il sogno scudetto. Pareggia in casa con il Chievo, con un vistoso 3-3 (guarda la sintesi). Toppa il primo tempo, rimedia nella ripresa, come spesso le è accaduto in questa stagione, ma si fa beffare nel recupero da un Pellissier favoloso, che si ricorderà per sempre questa tripletta. L'Inter capoclassifica è ora a +9.

FRENATA - Dopo 5 vittorie consecutive, la Juve dunque si ferma quando meno te lo aspetti. Gli eroi di giornata - Camoranesi, che entra in tutti e tre i gol bianconeri, e Iaquinta, autore del gol decisivo, e già a bersaglio in Nazionale - non bastano. La difesa tradisce, e un Chievo in grande condizione atletica ci crede fino alla fine e dopo essersi fatto rimontare, impatta nel recupero. La salvezza è dietro l'angolo.

EMPASSE - Nei primi 25' succede pochino. La Juve è lenta in mezzo, con Tiago sottoritmo, e poco ispirata in avanti, con Giovinco che prova con la sua vivacità a cucire centrocampo ed attacco, ma è poco assistito. Salihamdizic esce infortunato al ginocchio destro, si rivede Camoranesi, assente da Chelsea-Juve. Il Chievo è solido e ordinato, e sta bene fisicamente. Ma sul piano della manovra non gli si possono chiedere ricami.

DOPPIETTA PELLISSIER - A incendiare la partita ci pensa Pellissier. Che lanciato in velocità in contropiede mette a nudo i limiti della retroguardia bianconera, solida ma priva di sprinter, e colpevolmente troppo "alta". Pellissier approfitta di una rara indecisione di Chiellini, che manca l'anticipo, e trafigge Buffon, alla 300ª presenza in bianconero. 1-0 per gli ospiti. Ma la Juve reagisce da belva ferita. Finalmente aggressiva e vogliosa. È proprio Chiellini a riscattarsi. Il difensore della Nazionale segna l'1-1 con uno strepitoso sinistro in girata su un colpo di tacco di Camoranesi. La Juve ora ingrana. Del Piero è pericoloso in contropiede, Giovinco su punizione. Ma quando sembra che la bilancia sia destinata a pendere sul piatto bianconero, ecco ancora Pellissier. Una visione fugace quando implacabile. È un deja vu. Passaggio in profondità per lui sulla fascia destra, scatto secco, Mellberg è bruciato sulla progressione, e palla che rotola alle spalle di Buffon per il 2-1 con cui le squadre vanno negli spogliatoi. Ottavo gol stagionale di Pellissier. Olimpico gelato.

RANIERI CAMBIA - Ed esaurisce i cambi al 46'. Dopo l'intervallo non rientrano Grygera e Del Piero. Dentro Zebina e Trezeguet.
RISCOSSA JUVE - La Juve rientra in campo con un'altra faccia. Feroce. E pareggia subito. In mischia. Autorete di Yepes, sul colpo di testa di Camoranesi dalla destra. La Juve rilancia. E sfiora il vantaggio con Trezeguet, subito in partita, e Iaquinta. La Juve banchetta in area avversaria. Le palle gol si sprecano, Chiellini sfiora una clamorosa doppietta. Il Chievo è alle corde, ma non va giù. Merito di Sorrentino, e di un pizzico di fortuna. E arriva alla mezzora, comincia ad assaporare un ghiotto punticino esterno.

CI PENSA IAQUINTA - Ma al 34' la Juve passa. Cross di Camoranesi, e settimo gol, di testa di Iaquinta, che completa la personale settimana di gloria, iniziata con il gol all'Irlanda in Nazionale. Finita?

ANCORA PELLISSIER - Neanche per sogno. Nel recupero il nuovo entrato Langella semina Zebina dopo una palla persa da Mellberg e crossa sul secondo palo, dove Pellissier, abbandonato da Molinaro che segue Esposito al centro, batte ancora Buffon. Finisce 3-3.
Riccardo Pratesi

Fonte: gazzetta
06/04/2009 14:00
 
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Isla lancia la fuga dell'Inter
Mourinho a +9 sulla Juve


L'incredibile autorete del cileno condanna la squadra di Marino, più vivace e pericolosa per almeno un'ora. Proteste di Quagliarella per un contatto in area con Julio Cesar, che nel finale lascia il campo per infortunio



UDINE, 5 aprile 2009 - Questo è un successo pesantissimo, dal punto di vista psicolgico e della classifica. L'Inter vince al Friuli grazie a un'incredibile autogol di Isla (al 32' s.t.), che ha tolto all'Udinese (almeno) un giusto pareggio e colpito al cuore le speranze della Juve, ora a 9 punti dalla vetta. Infortunio muscolare per Julio Cesar, sostituito da Toldo nel finale.

L'ASSETTO - Mourinho restituisce Santon al vecchio ruolo, quello di terzino destro, con Maxwell dalla parte opposta e la coppa Chivu-Cordoba in mezzo. Dopo tanti acciacchi il tecnico può scegliere un assetto sulla carta vicino a quello ideale. La realtà tuttavia, vede gli uomini in bianconero troppe volte davanti a Julio Cesar per i canoni del muro nerazzurro: il migliore della serie A più volte sul punto di cadere contro una squadra che ha quasi la metà dei punti.

CONTATTO IN AREA - L'Udinese ha le occasioni migliori del primo tempo perché sfrutta a dovere gli inserimenti di Asamoah (talento purissimo, 20 anni) e la regia di D'Agostino. Avesse punte più incisive di Pepe, Floro Flores e Quagliarella, che in ogni caso costringe Julio Cesar a un intervento da rivedere più volte alla moviola, Marino s'incamminerebbe certamente in vantaggio all'intervallo. Anche perché l'Inter ha una manovra troppo lenta per essere vera, e si limita a un solo tentativo davvero credibile con Muntari e il il suo tiro di pochissimo fuori bersaglio.

ALTRE CHANCE - Sostanzialmente uguale il copione del secondo tempo: Cordoba chiude subito con una diagonale perfetta l'attacco di Quagliarella lanciato a rete da Pepe; Inler spara il tracciante della settimana, appena appena impreciso; poi è ancora Quagliarella, prima dell'ora di gioco, a impegnare il portiere interista. Insomma, sembra che da un momento all'altro la situazione sia destinata a sbloccarsi. E in effetti andrà così. Nel modo più imprevedibile.

ISLA CHOC - In poco tempo la capolista fa il vuoto tra se e l'avversaria. A metà ripresa (65') Stankovic chiude di un soffio a lato un bel fraseggio ispirato da Balotelli e Ibrahimovic. Dodici minuti dopo ecco il gentile omaggio di Isla. La deviazione suicida del cileno, intervenuto su Vieira in area dopo l'assist in verticale dello svedese, è tanto goffa quanto sfortunata. E provvede a cancellare, con il suo carico da tre punti, la preoccupazione destata dall'infortunio di Julio Cesar, sostituito da Toldo.

BRIVIDI - Nel finale l'Inter si scioglie e costruisce un paio di situazioni pericolose grazie agli angoli battuti da Figo al sinistro di Ibrahimovic appena largo. Ci sarebbe lo spazio, e la palla giusta, per centrare l'1-1. Ma Obodo colpisce male di testa sul suggerimento di Asamoah. Il punteggio resta quindi inchiodato all'1-0, certificando la vittoria numero 22 dell'Inter in campionato con una dote di 9 punti sulla Juventus a 8 giornate dalla fine. Quell'autogol di Isla, oltre che a Udine, lo ricorderanno a lungo anche a Milano.
Antonino Morici

Fonte: gazzetta
06/04/2009 14:01
 
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Il Milan tira fuori le unghie
Lecce battuto nel recupero


Con un gol di Ronaldinho al 91' e di Inzaghi al 93' i rossoneri vincono 2-0 a San Siro e tengono distanti Genoa e Fiorentina. Punizione eccessiva per i salentini. Kakà in campo dal 1' dopo due mesi



MILANO, 5 aprile 2009 - Il Lecce che stava ormai pregustando un nuovo punto strappato al Milan, viene rocambolescamente battuto 2-0 nel recupero. Gol di Ronaldinho al 91' e dell'inesauribile Inzaghi al 93'. Due reti ottenute con le unghie e con i denti che puniscono eccessivamente i salentini. Ma questo è il calcio; quasi una sottile vendetta dopo quell'1-1 della gara di andata dove Esposito all'89' regalò un pareggio insperato e immeritato alla sua squadra. Tre punti d'oro che tengono lontane Genoa e Fiorentina a caccia di posti Champions.

IL FIGLIOL PRODIGO - Kakà dal primo minuto: non accadeva dal lontano 7 febbraio. Carlo Ancelotti ritrova il suo figliol prodigo a tempo pieno, anche se i messaggi che Ricardo ha inviato dal Brasile non sono stati per niente rassicuranti sul futuro in rossonero del fuoriclasse. David Beckham, dopo gli elogi di Fabio Capello, parte per la prima volta dalla panchina, lasciando la piazza a Flamini. Luigi De Canio, in missione salvezza, ma appiedato dal giudice sportivo, cambia a centrocampo: fiducia a Giacomazzi e Munari. Ma il fiore all'occhiello è la coppia centrale Esposito-Fabiano, abile sulle palle alte; praticamente una maledizione per Inzaghi e Pato nella prima frazione di gioco, in cui i salentini controllano a piacere un Milan poco spettacolare e noioso.

SOLO PATO - Pavese, vice di De Canio, dà poche indicazioni, ma sufficienti: copertura totale davanti a Benussi, massima velocità e pressing nella ripartenza. Il Milan, che perde Maldini per un problema fisico al 40' (dentro Senderos) per un tempo gioca praticamente senza Seedorf e Kakà, latitanti di lusso, mai in partita, nonostante le premesse di Ancelotti nella vigilia. Inzaghi un paio di spunti li trova, ma è Pato e regalare qualcosa di simile a un'emozione. Soprattutto quando decide di giocare a sinistra dove diventa devastante. Su quel corridoio, al 44', mette in piedi l'azione più bella dei rossoneri, con un diagonale di poco a lato dopo una progressione straordinaria da metà campo.

CUORE LECCE - Ma di fronte c'è un bel Lecce, ordinato, che non spreca energie. Tutto funziona alla perfezione nel giocattolo pugliese. Dove ognuno fa il suo dovere senza schiacciare i piedi agli altri. Sufficiente per creare grattacapi a un Milan senza idee che riparte nella ripresa con gli stessi uomini. Kakà spinge sull'acceleratore e rifornisce Inzaghi con suggerimenti d'autore, ma il raddoppio su Pippo è letale. Ma sono fuochi di paglia. I rossoneri fanno girare troppo lentamente la palla. Difetto che Ancelotti cerca di correggere all'8' con l'inserimento di Ronaldinho al posto di Seedorf. Il Gaucho regala qualche chilometro in più, ma la serata sembra pendere dalla parte del Lecce che fa muraglie in difesa e si permette il lusso di ripartire e tentare il colpo: vedi Munari che si fa parare da Dida un colpo di testa ravvicinato al 17'.

CAMBI FATALI - La differenza la fa Pato. Bellissimo il guizzo al 26' quando evita un uomo e tira sul primo palo. Il talento brasiliano si carica addosso i destini della squadra, anche perché Kakà si è defilato. Ancelotti gioca la carta Shevchenko che rileva proprio il brasiliano. Cambi che portano al 4-2-3-1 nel momento in cui il Lecce cala vistosamente; fatalmente decisivi perché quando tutto sembra finito arrivano le reti di Dinho, che devia di testa un'inzuccata di Senderos, e quella di Pippo, quest'ultimo servito da, sentite sentite, da Sheva. Che botta! Davvero troppo per il Lecce che fallisce il sorpasso al Torino con cui condivide il penultimo posto.
Gaetano De Stefano

Fonte: gazzetta
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