Serie A 2009/2010 Risultati, notizie, classifica

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binariomorto
00sabato 26 settembre 2009 22:06
Inter, distrazione fatale
Pazzini-gol, Samp in vetta

I blucerchiati piegano gli uomini di Mourinho con un gol nella ripresa del centravanti, ma è decisivo lo svarione di Santon. Fin lì la partita era stata equlibrata. Cassano e compagni per ora soli in testa alla classifica, mentre per i nerazzurri è il primo k.o. in campionato

GENOVA, 26 settembre 2009 - "Non esistono partite senza storia", aveva detto Del Neri alla vigilia. E quella del Ferraris ne racconta una bellissima: la Samp c'è e abbatte la corazzata Inter con una partita tanto cuore, ma anche tanto cervello. Certo, il gol è un dono della distratta retroguardia nerazzurra, ma i liguri non rubano nulla. Con questa vittoria, i padroni di casa - in attesa della Juve - riconquistano la vetta della classifica e rinverdiscono la favola blucerchiata dopo la sconfitta di Firenze.

SUPERMARIO & BROS — Con Muntari lasciato addirittura alla Pinetina, e Sneijder alle prese con i postumi di una botta all'anca, Mourinho rispolvera Vieira al fianco di Zanetti e Cambiasso a centrocampo (Stankovic si accomoda in panchina); davanti spazio al tridente, con Balotelli, Eto'o e Milito a mettere a dura prova la tenuta della difesa blucerchiata. A sinistra, Santon vince il ballottaggio con Chivu nell'unico dubbio di formazione della vigilia. Dell'ipotetica Samp titolare, invece, mancherebbe solo Semioli sulla destra, ma Del Neri si diverte a stupire: rispetto allo schieramento previsto, dentro Lucchini, Ziegler, Poli, Bellucci e fuori Marco Rossi, Zauri, Tissone e Padalino; davanti, ovviamente, i "nuovi gemelli del gol" Pazzini e Cassano.


BATTAGLI NAVALE — Visto che - come dice Cassano - l'Inter e' una portaerei, Del Neri s'inventa un incrociatore: Bellucci, infatti, in fase di non possesso palla si posiziona appena dietro Pazzini, nel tentativo di schermare Cambiasso e bloccare il gioco nerazzurro. Per dare un po' i numeri, la Samp si schiera con un 4-2-3-1, anche se Cassano largo a sinistra ci sta solo quando ne ha voglia, poi scorazza ovunque e, soprattutto, non torna mai. Ed è proprio sulla fascia mancina, dunque, che la retroguardia blucerchiata soffre, perché il duo Balotelli-Maicon mette in mezzo il povero Ziegler: il giovane Poli, ottima e di personalità la sua prova, tenta anche di sdoppiarsi, ma il suo stato di forma non è pari alla sua generosità, visto che dopo mezz'ora ha già le mani sui fianchi.

POCHE MA BUONE — In un primo tempo tutto sommato gradevole, poche però le opportunità da rete: un rigore in movimento di Cambiasso respinto da Castellazzi e Palombo che - libero a centro area - buca una doppia conclusione con tutto lo specchio della porta a disposizione. Non è una vera e propria occasione, ma merita la citazione, il doppio tunnel in area avversaria di Milito (sommerso ad ogni tocco di palla dai fischi del pubblico del Ferraris che non gli perdona i quattro gol in rossoblu della passata stagione), che viene però stoppato al momento della conclusione.


A MARE APERTO — Nel secondo tempo la partita si accende definitivamente, le squadre si allungano e Cassano a sinistra si nasconde sempre dietro a Maicon, che lo soffre maledettamente. Mou, allora, cerca di mettere un po' d'ordine: dentro Stankovic e Chivu, fuori Balotelli e Vieira. L'Inter si trasforma in un 4-3-1-2 con il serbo dietro le punte. Del Neri risponde con Tissone al posto di uno stanchissimo - ma applauditissimo - Poli e con Zauri per Bellucci. Anche il tecnico friulano ridisegna la sua squadra, che passa ad un più classico 4-4-2.

PAZZA SAMP — Le mosse dei due tecnici hanno l'effetto di ribloccare la partita. Come spesso accade in questi casi, serve un episodio per rompere l'equilibrio: ci pensa Santon, al 27' del secondo tempo, a fare quello che qualsiasi allenatore della terra vieta - un passaggio laterale al limite dell'area con la squadra in salita - Mannini si butta in area e pesca Pazzini, l'attaccante blucerchiato scarta il regalino e lascia immobile Julio Cesar. Con tutta l'Inter sulle ginocchia, bellissimo il gesto di Eto'o che si fa 100 metri di campo per andare a consolare Santon.


INTER TRIVELA — A questo punto, con niente da perdere, Mou inserisce anche Quaresma al posto di uno spento - e ben controllato - Cambiasso. I nerazzurri assaltano il fortino blucerchiato, cercando di attaccarlo in ampiezza. Al 39' gli ospiti troverebbero anche la via della rete, con una deviazione di Lucio su tiro sbilenco di Quaresma, ma il guardalinee spegne l'esultanza del brasiliano segnalando fuorigioco. A due minuti dalla fine, poi, un'altra protesta di Maicon per presunto fallo di mano in area, ma Rizzoli fa proseguire. Proprio al 90', infine, Castellazzi respinge un missile di Lucio su punizione. Altri quattro minuti di recupero servono solo a mettere a dura prova le coronarie dei tifosi della Samp che, però, quando Rizzoli fischia la fine, abbracciano la vittoria all'urlo di "Salutate la capolista".
Sergio Stanco

Fonte: gazzetta
binariomorto
00sabato 26 settembre 2009 23:03
Il Livorno spreca, la Viola no
Decide un rigore di Jovetic

La Fiorentina passa al Picchi grazie al tiro dal dischetto del montenegrino, subentrato a Mutu. La squadra di Prandelli si salva nel primo tempo grazie a Frey, poi cresce nella ripresa e conquista il penalty decisivo con Gilardino. Padroni di casa generosi, ma inconcludenti sottoporta

LIVORNO, 26 settembre 2009 - La Fiorentina vince a Livorno, e inguaia gli amaranto. Decide un rigore guadagnato da Gilardino e realizzato da Jovetic, campioncino che ogni giorno che passa si a avvicina di più al campione che sarà. La Viola è cinica, toppa il primo tempo, ma le basta un buono scorcio di ripresa per avere la meglio su un Livorno generoso che forse avrebbe meritato di più, ma che sottoporta proprio non sa far male: un solo gol sinora in campionato. La Fiorentina si issa così al secondo posto, in attesa del completamento della 6ª giornata di campionato, e reagisce così nel migliore dei modi alle dimissioni del presidente Andrea Della Valle, cui Jo Jo a fine gara dedicherà la vittoria.

FREY AL CENTRO DI TUTTO — Nel primo tempo è il Livorno a fare la partita. Possesso palla insistito, con Mozart che è compassato ma sa dirigere il traffico in mezzo, e Candreva, che ha piedi buoni e accelerazioni improvvise. La Fiorentina stenta a imporre il proprio lignaggio, e si limita a qualche timida ripartenza in contropiede, soprattutto dalle parti di Vargas, il più in palla dei suoi. Mutu, preferito a Jovetic, incide pochino, ma almeno è sua l'unica conclusione pericolosa degli uomini di Prandelli nei primi 45': un interno destro largo non di molto. Il Livorno invece si conquista un paio di occasioni. In entrambi i casi ci mette del suo Frey. Prima con un'uscita maldestra a vuoto: il tiro a botta sicura di Candreva viene respinto da Dainelli. Poi il portiere francese di riscatta: è strepitoso sul destro al volo di Pulzetti. All'intevallo è 0-0. Più Livorno che Fiorentina.

SVEGLIA FIORENTINA — La ripresa è più divertente. Perchè la Fiorentina si sveglia, scuotendosi dai torpori dei primi 45'. La sveglia la suona Montolivo, che dopo essersi limitato alla fase difensiva, finalmente mette lo zampino, anzi i piedi morbidi, nella fase di costruzione della manovra. Il centrocampista lancia Jorgensen solo davanti a De Lucia, il danese sbaglia il pallonetto. E aiutano la Viola anche i cambi di Prandelli, votati all'offensiva: dentro Zanetti e Marchionni per Donadel e Jorgensen. Al 26' entra pure Jovetic, che fa staffetta con Mutu. La replica del Livorno, che comunque continua a tenere ben il campo, sta tutta nel destro incrociato di Tavano: Frey è ancora bravo a distendersi in tuffo.

DECIDE JOVETIC — E il montenegrino diventa subito il match winner. Quando realizza il rigore decretato per il fallo di Diniz su Gilardino. Un'ingenuità del difensore amaranto. Jovetic, appena entrato, chiede la palla, va sul dischetto e con un destro potente trova l'1-0.

ASSALTO LIVORNO — Che nel finale carica a testa bassa. E guadagna la superiorità numerica quando Dainelli viene cacciato per un doppio cartellino giallo per fallo su Cellerino (fallo che in realtà sembrava di De Silvestri). Gli amarante finiscono addirittura con Galante centravanti, per sfruttare la sua abilità nel gioco aereo, ma non basta. La Fiorentina sfrutta un secondo tempo positivo per una buona porzione e fa suo il derby toscano.

Riccardo Pratesi

Fonte: gazzetta
binariomorto
00lunedì 28 settembre 2009 08:44
Non basta il solito Trezegol
Adailton ferma la Juve: 1-1

I bianconeri passano con il francese, poi dalla fine del primo tempo viene fuori il Bologna, che sfiora il pari con Di Vaio e Guana, e lo trova poi nel recupero. Palo di Camoranesi nel finale. Ferrara si consola con i rientri di Diego, dal 1', e di Del Piero, nella ripresa

TORINO, 27 settembre 2009 - La Juventus stacca l'Inter, ma resta al secondo posto, dietro la Sampdoria. Colpa dell'1-1 in casa contro il Bologna, gol di Trezeguet e di Adailton, nel recupero.

TREZEGOL E ADAILTON — A Ferrara non è bastato, dunque, un super Trezeguet. Quello che, quando gioca, come cantano i tifosi bianconeri, segna sempre. Detto, fatto. Per la terza volta in campionato. E dire che era reduce da una stagione, quella passata, da uomo invisibile, e invece ora si materializza come ai tempi belli davanti alla porta, al posto giusto al momento giusto, per segnare la rete numero 164 con la Juve. La Juve però, dopo il vantaggio, soffre, e tanto. Troppo. Contro un bel Bologna, venuto fuori alla distanza, sfruttando la stanchezza dei bianconeri, in campo a Marassi soltanto giovedì scorso, contro il Genoa. La squadra di Papadopulo nella ripresa ha fatto la partita e sfiorato il pari già con Di Vaio e Guana. E quindi il gol di Adailton al 93' non deve apparire come una beffa, ma come il coronamento di una bella prestazione.La Juve, come al Ferraris, manca di cinismo, forse con la testa in parte già a Monaco. Mercoledì contro il Bayern, in Champions, non saranno ammessi altri cali di tensione. E così, visto com'è finita, non c'è neanche modo in casa Juve, di festeggiare i rientri dal 1' di Diego, in rodaggio, e nel finale di Del Piero, che ha festeggiato la 400ª partita in serie A.


PARTENZA JUVE — La Juve inizia forte. Confortata dal ritorno di Diego, seguito come un'ombra da un "cagnaccio" come Guana. E dalla fascia destra, che funziona alla grande. Perchè Camoranesi è in gran forma, e Zebina, quando si ricorda di stare concentrato, è un valore aggiunto, per le qualità di spinta, rispetto a Grygera e Caceres. Ma il grande protagonista della prima mezzora è un francoargentino classe 1977, tale Trezeguet David, per chi se ne fosse scordato 163 gol per la Vecchia Signora. Una sorta di nuovo acquisto, nonostante sia in bianconero dal 2000. Ma la scorsa stagione, tra un lungo infortunio e le incompresioni con Ranieri, non si era quasi visto, e invece adesso, con Ferrara in panca, è (ri)partito alla grande. Sfiora la rete due volte, cercato da Camoranesi e Zebina. Poi segna, il solito gol che sembra facile, di quelli da centravanti doc, con un piatto destro sottomisura dopo una percussione in area di Zebina, scatenato. Terzo gol in campionato di Trezegol. Stridente il contrasto con il suo partner d'attacco, Amauri, che non segna dal 15 febbraio.

REAZIONE BOLOGNA — Bravo a non accusare il colpo. E capace, dopo aver chiuso tutti gli spazi, arroccato nella propria metà campo, di avanzare il proprio raggio d'azione. Di Vaio e Zalayeta, due ex bianconeri, si danno da fare, soprattutto l'italiano, sempre molto vivace. Il Bologna chiede invano il rigore per un paio di episodi sospetti in area di rigore bianconera, con Molinaro protagonista in entrambi i casi, prima a contatto con Di Vaio, poi colpendo la palla con un braccio. Poi al 45' gli emiliani segnano (autorete di Chiellini), ma la rete non è convalidata per un evidente doppio fuorigioco. All'intervallo è 1-0 Juve. Che ha il torto di aver un po' allentato le briglie dopo il vantaggio.

MOSSE TATTICHE — Si riparte senza cambi. Ma per le prime mosse degli allenatori non c'è da aspettare molto. Al 14' finisce la partita di Diego. Che si è mosso a velocità di crociera, senza mai inserire le marce alte, ma dimostrando la solita qualità tecnica. Dentro Giovinco. Papadopulo replica inserendo una terza punta, Osvaldo, che alla Juve ha già fatto male in questo stadio con la maglia della Fiorentina.


DI VAIO SFIORA IL PARI — Il Bologna approfitta del calo fisico della Juve - il turn over di Ferrara è stato minimo -, e comincia a spingere. Il più pericoloso è il solito Di Vaio, due volte, nella seconda Chiellini salva di testa sulla linea di porta, a Buffon battuto. La Juve, sbuffa, fa fatica. È costretta a difendersi, in affanno. E così Del Piero resta ancorato alla panchina: difficile per Ferrara buttarlo nella mischia in un clima di battaglia in cui c'è da correre come dannati, quando il capitano ha bisogno di ritrovare il ritmo partita. Il conto alla rovescia si conclude al 39': il numero dieci fa il debutto stagionale al posto di Amauri. Ma la partita ha ancora molto da raccontare: c'è Guana che sfiora il pari, c'è Camoranesi - forse il migliore in campo - che colpisce un palo, di testa.

PARI ADAILTON — C'è soprattutto il pareggio del nuovo entrato Adailton, che al terzo minuto di recupero, appostato sul secondo palo, approfitta di un di un mancato recupero di Molinaro - la retroguardia bianconera scala male - e segna l'1-1. Finisce così.

Riccardo Pratesi

Fonte: gazzetta
binariomorto
00lunedì 28 settembre 2009 08:56
Il Napoli vince con Hamsik
Siena ko, Donadoni respira

Una doppietta dello slovacco salva la panchina al tecnico che torna a vincere in casa dopo quasi un mese. Inutile il pareggio di Maccarone. Siena ko tra le proteste

NAPOLI, 27 settembre 2009 - Doppietta di Hamsik, il Napoli vince e Donadoni salva la panchina. Per ora. Al San Paolo il clima è surreale, De Laurentiis scuote ancora tecnico e direttore generale prima della partita e Marino lascia lo stadio prima del fischio d'inizio. In campo succede quasi tutto nella ripresa: vantaggio dei padroni di casa, pareggio di Maccarone, poi un rigore accordato per fallo di mano di Brandao spiana la strada al Napoli. Il Siena ci prova fino alla fine ma quattro attaccanti non bastano.


NE' ZUNIGA NE' CALAIO' — In un San Paolo pieno solo per metà, la contestazione pronta a esplodere, l'unico scroscio d'applausi è per il bianconero Calaiò che però oggi si accomoda in panchina. Stessa sorte per l'altro amatissimo ex, Zuniga, bocciato a favore di Maggio. Donadoni e Giampaolo vanno sul sicuro: centrocampo folto e attacco affidato alle giocate di Quagliarella e Lavezzi da una parte, Maccarone e Ghezzal dall'altra. Nel Siena c'è anche Jajalo: il croato ha convinto contro il Chievo e si è guadagnato una seconda chance. E' lui a fare le cose migliori nel primo tempo: abile in pressing e veloce nelle ripartenze, innesca spesso gli attaccanti che però non trovano lo specchio della porta.

FA TUTTO MAGGIO — Il Siena è ben messo in campo, il Napoli parte col freno a mano tirato. C'è la zavorra di una settimana piena di tensioni e polemiche a frenare i padroni di casa. Solo Maggio sembra avere la testa sgombra e si dimostra presto padrone della fascia destra. Prima chiude bene su Fini, poi si fa vedere in avanti e ci starebbe il rigore quando al 30' Jajalo lo stende in area. Capita pochi minuti dopo la magia di Lavezzi, controllo al volo e gol ma Valeri annulla per fuorigioco millimetrico. Ancora Napoli al 41', con il cross di Datolo dalla sinistra, Quagliarella e Lavezzi che non c'arrivano, Maggio che batte a colpo sicuro e Del Grosso che salva sulla linea. Allo scadere buona occasione per il Siena con Terzi che da due passi manda alto.


DOPPIETTA E POLEMICHE — Ripresa e il Napoli passa subito: cross di Quagliarella, Datolo rimette in mezzo di testa e Hamsik tutto solo batte Curci. Proteste vibranti dei toscani per una spinta dell'argentino su Vergassola, un attimo prima di crossare. La rabbia del Siena non va persa e all'11' Maccarone pareggia dopo aver saltato Rinaudo. Imparabile il rasoterra per De Sanctis. Si torna in area del Siena e sul cross di Quagliarella, un vicinissimo Brandao tocca il pallone con la mano. Per Valeri ancora una volta nessun dubbio: è rigore. Quagliarella prende la palla come per battere ma Donadoni indica Hamsik, che non sbaglia. Ora gli applausi sono per tutti, anche per il tecnico quando stoppa al volo un rinvio a campanile di Datolo.

SIENA SPUNTATO — Sotto una pioggia di ammonizioni per proteste, il Siena prova a riorganizzarsi con quattro attaccanti: Maccarone, Calaiò, Reginaldo e Paolucci per un insperato pareggio. Dall'altra parte tutti i palloni sono per Lavezzi che al San Paolo non segna dallo scorso gennaio: un tiro fuori e un contropiede fermato per fuorigioco sono gli ultimi tentativi dell'argentino prima della sostituzione al 90'. Proprio Paolucci va giù in area del Napoli a tempo scaduto ma stavolta si gioca. Il Napoli stacca il Siena in classifica e si porta a quota 7. Per i bianconeri, un solo successo e 4 sconfitte in 6 partite, un solo punto nelle ultime quattro uscite, molto lavoro da fare soprattutto in attacco.

Claudio Lenzi

Fonte: gazzetta
binariomorto
00lunedì 28 settembre 2009 09:00
De Laurentiis "taglia" Marino
"Separazione, come nei film"

Il presidente del Napoli attacca dopo il successo sul Siena: "Avrei gradito un mea culpa, che non è arrivato. Lui ha rappresentato cinque anni della mia vita calcistica. Ho aspettato il momento del reset, che è arrivato"

NAPOLI, 27 settembre 2009 - Divorzio tra Aurelio De Laurentiis e Pierpaolo Marino. Il presidente del Napoli era già in polemica con il suo direttore generale nei giorni scorsi. Nuove accuse sono arrivate oggi prima e dopo la partita vinta con il Siena: "Marino ha rappresentato cinque anni della mia vita calcistica. Ho aspettato il momento del reset, che è arrivato". Già nelle ore precedenti la gara, il patron partenopeo si era scagliato contro il suo d.g.: "Mi sono limitato a fare la parafrasi di quello che è sotto gli occhi di tutti - ha detto -, ma arriva il momento in cui uno dice basta. La sua vita professionale va avanti nel calcio. Le separazioni avvengono, come nei film...". Dal canto suo, Marino si è limitato a lasciare lo stadio prima del fischio d'inizio, senza rilasciare dichiarazioni.

MARINO E IL MEA CULPA — Confermando di non aver visto Marino allo stadio e di non essere nemmeno sceso negli spogliatoi "per non influenzare i ragazzi", De Laurentiis ha poi precisato: "Da Marino avrei gradito un mea culpa, tutti siamo umani e possiamo sbagliare, ma lui ha esaltato solo i suoi lati positivi". "Io vengo dal cinema dove sono abituato ad organizzare tutto - ha poi aggiunto -, nel calcio la variabile del risultato ci può stare, ma nell’organizzazione che c’è alle spalle di una società no. Sono venuto dall’America per stare vicino ai miei giocatori, c’è molto da valutare e quando avrò valutato prenderò le mie decisioni nel bene del Napoli e non perché mi devo togliere qualche sassolino dalla scarpa".

RISPETTO PER DONADONI — De Laurentiis, però, difende Donadoni: "Lasciatelo in pace" dice a Sky a fine partita, dopo che il tecnico si era a sua volta difeso: "A me interessa portare avanti il lavoro con questa squadra, con questi ragazzi che sono meravigliosi - le parole di Donadoni -. È giusto che chiunque dica quello che pensa, che sia l'allenatore, il presidente o un magazziniere. Le cose che il presidente ha detto immagino ritenesse giusto doverle dire. Noi stiamo facendo quello che questa squadra è in grado di fare: col senno di poi siamo tutti maestri, bisogna valutare quello che si ha. Con questo adesso lavoriamo. Se dipendesse tutto da regole algebriche saremmo troppo bravi".

gasport

Fonte: gazzetta
binariomorto
00lunedì 28 settembre 2009 09:03
Roma, che finale
Catania preso al 92'

La squadra di Atzori resta in vantaggio (gol di Morimoto) fino al 47' della ripresa, poi De Rossi firma il gol del pari sugli sviluppi di un angolo contestato. Finale nervosissimo (espulso Delvecchio), con 7 minuti di recupero

Milano, 27 settembre 2009 - La Roma alla fine strappa un pari a Catania (1-1), dopo che Morimoto aveva firmato il vantaggio al 22' del primo tempo. Poi ci sono voluti 69' per vedere qualcuno della Roma davanti ad Andujar, finché De Rossi ha monetizzato l'unica occasione da gol della squadra di Ranieri. Poi è scoppiato il finimondo, anche perchè il calcio d'angolo da cui è scaturiro il gol giallorosso (Andujar si sarebbe portato il pallone oltre la linea di fondo) era già stato contestato dai catanesi prima che De Rossi ci mettesse lo zampino. Gol del pari a parte, i giallorossi a Catania mostrano grossi limiti dinamici e di personalità, "bucando" completamente il primo tempo e riemergendo un poco nella ripresa, ma senza andare oltre a una dignitosa linea di galleggiamento. Non solo: già peggior difesa del campionato, la Roma vede violata la sua porta per la 15ª gara consecutiva. Il Catania invece è protagonista di un primo tempo praticamente perfetto, tutto pressing, ritmo e azioni da gol. Nella ripresa i padroni di casa calano un po', ma arginano senza problemi la Roma senza comunque rinunciare mai alla manovra offensiva. Anzi, le due occasioni da gol più limpide sono comunque rossoazzurre, prima dell'epilogo trasformato da De Rossi (al terzo gol in questa stagione) in gloria giallorossa.

CATANIA A TUTTO CAMPO — Juan non è al meglio, rientra Mexes al centro della difesa dopo due giornate d'assenza. Sulla destra c'è Cassetti, ma soprattutto tutti attendono la prova di Totti, nel giorno del suo trentatreesimo compleanno. A far festa invece è il Catania, e in particolare quel Morimoto che segna per la quarta volta contro i giallorossi, la terza dall'inizio del campionato. Del resto la Roma del primo tempo fa registrare un passo indietro rispetto alla prova di Palermo, mentre i padroni di casa non sbagliano una mossa, dando ragione a entrambi i tecnici: ad Atzori che voleva una squadra pronta a partire all'attacco per fermare sul nascere liniziativa giallorossa, e a Ranieri che alla vigilia aveva preannunciato un Catania al momento più squadra rispetto alla sua Roma. Due condizioni che si sono verificate in gara: il tridente composto da Mascara-Ricchiuti-Morimoto non ha dato tregua alla difesa giallorossa, mentre una Roma troppo impegnata ad arginare l'avanzata rossoazzurra non è riuscita a ripartire dando pericolosità e intensità alla sua manovra. Così il primo tempo è stato a senso unico, con Morimoto che già all'8' chiama Julio Sergio al primo intervento impegnativo (uscita di piede), prima di superarlo al 22' sfruttando un rimpallo. Il portiere infatti qualche istante prima aveva smanacciato su un palo un tiro-cross di Potenza, e il giapponese era stato il più lesto nell'appoggiare in rete un pallone ripiombato in area. E a nulla serve sottolineare che la Roma alla mezz'ora aveva già dovuto effettuare due cambi forzati (Juan per Mexes e Motta per Cassetti): in realtà i giallorossi non sono mai stati in partita, nemmeno quando Ranieri è passato al 4-4-2, lanciando qualche timido segnale di ripresa solo dal 40' in poi. Troppo poco per una squadra con dichiarate velleità d'alta classifica.


ARRIVA DE ROSSI — Nella ripresa il Catania, prevedibilmente, rallenta, ma la Roma non ne approfitta. Anzi, a parte un raid di Vucinic, i giallorossi latitano dalle parti di Andujar, che resta disoccupato. Il Catania non fatica ad arginare la Roma e non rinuncia ad attaccare, tanto che le due azioni più pericolose sono di marca rossoazzurra: al 20' il pallone buono finisce fra i piedi di Mascara, il più lucido e continuo dei suoi, che commette forse il suo unico errore della gara e sbaglia l'impatto col pallone, e al 27', quando un tiro di Mascara deviato da De Rossi viene sventato dal solito, puntuale Julio Sergio. Il finale è tutto confusione e nervosismo, a partire da un fallo di Burdisso (già ammonito) su Delvecchio, tanto che Saccani prolunga la gara di 5 minuti. Ma non è finita qui, perché al 47' viene concesso alla Roma un calcio d'angolo (subito contestato): sugli sviluppi del calcio da fermo Totti di destro butta il pallone nella mischia, De Rossi tocca fortuitamente, Andujar è scavalcato. Il Catania non ci sta, Delvecchio viene espulso, Mascara ammonito, la squadra non vuole riprendere il gioco. In un clima tesissimo Saccani allunga il recupero di altri due minuti. Ma di calcio non se ne vede più, a parte un rinvio sbagliato di Andujar che sbatte su Totti e rischia di regalare alla Roma la èpiù beffarda delle vittorie.

Livia Taglioli

Fonte: gazzetta
binariomorto
00lunedì 28 settembre 2009 09:07
Milan alle corde
Lo 0-0 va stretto al Bari

Solo un punto dei rossoneri contro la squadra di Ventura che fallisce gol a raffica. Ancora una prova deludente di Ronaldinho e Huntelaar. Alla fine il migliore in campo è Storari

MILANO, 27 settembre 2009 - Dopo avere fermato l'Inter, il Bari costringe allo 0-0 il Milan che perde la grande occasione di mantenere un distacco dignitoso dalle prime della classe. Ma il pareggio sta stretto alla squadra di Ventura. Ingenua e spesso troppo leziosa negli ultimi venti metri, fallisce gol a raffica e alla fine ci deve pensare Storari a salvare il salvabile. E il Milan? Lento e involuto, mai pericoloso, senza idee e aggrappato alle soluzioni dei singoli. Ma sono proprio i giocatori che devono fare la differenza a deludere: da Ronaldinho, rilanciato come una sorta di salvatore della patria, a Huntelaar, una statuina di marmo senza peso e personalità.

PATO IN PANCHINA — Leonardo riparte infatti dal secondo tempo di Udine. Con il Gaucho, l'olandese e Abate titolari dal primo minuto. Pato è più ricco, la società gli conferma la sua immensa fiducia, ma poiché è vittima di una preoccupante involuzione viene spedito in panchina. A centrocampo, a sinistra, torna Ambrosini, mentre Seedorf viene confermato il trequartista del giorno. Abate è il laterale destro in difesa; dall'altra parte si rivede Zambrotta. Ventura, memore del bel pari contro l'Inter nella prima di campionato, non muta atteggiamento: 4-4-2 compatto, ma squadra veloce sulle fasce, con Barreto, Alvarez e Rivas punti di riferimento del contropiede. In difesa, poi, una linea organizzata che non concede spazi e si esalta nei raddoppi. Costanti che caratterizzano tutto il primo tempo.


IL MILAN NON C'E' — Il Bari, infatti, non fa giocare il Milan e quando scatena il contropiede mette in crisi la difesa rossonera. Per ben tre volte i galletti sfiorano il gol, sfruttando velocità e buona tecnica. Al 29', per esempio, Barreto serve Rivas che evita Nesta, Abate e Kaladze e con un destro a giro sfiora l'incrocio dei pali. Una manciata di secondi dopo dopo Alvarez beffa Storari e cerca la porta con un pallonetto: ci pensa Nesta a sventare di testa. Al 35' l'azione topica, con la respinta strepitosa e istintiva di Storari sul violento colpo di testa ravvicinato di Bonucci. Il Milan, bolso e banale, non reagisce. Ronaldinho? Fumoso e prevedibile. Sempre la stessa musica, samba scontata tra i piedi. Huntelaar si limita a un solo tocco per Seedorf che scarica sul fondo. E poi nebbia. Solo nebbia. E' inutile che Leo si sgoli a bordo campo invocando gioco suille fasce; messaggio non pervenuto: senza correre non si va lontano. Ma la domanda è lecita: con quali giocatori?


STORARI SUPER — Dai spazio al Bari e sei finito. Il Milan sembra non capirlo. Non a caso al 6', eseguendo a memoria tutti gli schemi di Ventura, sfiora l'1-0 con Kutuzov con un bel tocco dal limite. La "maledetta" di Pirlo per poco non funziona, ma occorre affermare che sulla respinta di Gillet Dinho di testa si mangia un gol facile: fortuna per lui che era in fuorigioco. Al 10' Leonardo sostituisce Seedorf con Pato, ma il Bari manca ancora il vantaggio. Alvarez la mette dentro dalla sinistra Storari vola e respinge sui piedi di Donati che colpisce male e spreca. Colpito nel vivo, il Milan finalmente fa qualcosa da Milan. Tutto merito di Pato che dalla destra trova Ronaldinho: piatto leggermente deviato e miracolo di Gillet che spedisce in corner.

LEZIONE BARESE — Ma è una scintilla. Davanti al Milan il Bari sempre il Real. Gioca con sicurezza e personalità. E siccome al Milan i tre punti servono come il pane, Leonardo decide di togliere l'insesistente Huntelaar, lanciando nella mischia Inzaghi. Ma conviene inchinarsi davanti alla squadra di Ventura che disegna calcio da applausi. Taglia in due il Milan e sfiora gol a ripetizione: con Rivas, Alvarez, Salvatore Masiello. Bastasse. I galletti si fanno trovare pronti anche in difesa dove continuano a non concedere nulla. Il sempre più smarrito Leonardo, primo responsabile della mancanza di gioco, toglie anche Ronaldinho. Inserisce Oddo e avanza Abate a centrocampo. Mentre il Bari rintuzza e chiude. AI limiti del ridicolo, i rossoneri si fanno infilare in contropeide da dilettanti. E Storari deve compiere l'ennesimo miracolo, questa volta respingendo con il piede il diagonale di Meggiorini. Dietrofront e questa volta è Gillet a sbarrare la strada ad Abate: davvero troppo poco per Milan che si ritrova con un punto alla fine guadagnato, mal digerito dai tifosi che fischiano delusi l'ennesima figuraccia della loro squadra.

Gaetano De Stefano

Fonte: gazzetta
binariomorto
00lunedì 28 settembre 2009 09:10
Di Natale-Pepe, 2-0 al Genoa
E' un'Udinese cinica

I bianconeri e gli uomini di Gasperini non mantengono le attese della vigilia di grande spettacolo. Partita spezzettata, nervosa e fallosa, sbloccata da una prodezza del fantasista. Raddoppia l'ala su bell'assist di Corradi. Il Genoa spreca con Crespo ma recrimina per un rigore negato: il mani di Domizzi è dentro l'area. I friulani scavalcano i liguri in classifica

UDINE, 27 settembre 2009 - Sulla carta doveva essere spettacolo, viste le squadre in campo. In realtà Udinese e Genoa sembravano aver deciso di non farsi male, e questo ci potrebbe anche stare. La notizia è che giocano anche male, e che l'episodio decisivo può venire solo dall'uomo di classe: Crespo ci prova, Di Natale ci riesce nel finale, dando un duro colpo al morale dei rossoblù. E a quel punto per la ciliegina di Pepe basta poco a chiudere la vittoria che consente ai bianconeri di superare in classifica proprio il Genoa.

TRA SBADIGLI E OCCASIONI — Si parte con un'Udinese che presenta un paio di modifiche rispetto alle attese (Coda per Zapata, Sanchez per Lodi) e un Genoa a sorpresa: A destra in difesa Mesto, in regìa Milanetto e non Kharja, e soprattutto davanti Crespo, con Floccari che si accomoda in tribuna. In più, Gasperini è ben presto costretto a due sostituzioni non tattiche, perché Criscito e poi Biava hanno infortuni muscolari. Ne deriva così per entrambe le squadre un gioco spesso confuso, con centrocampo affollato e fasi di sensibile noia. E' solo verso il finale di tempo che da entrambe le parti le bocche da fuoco decidono che è ora di scaldare la gara. Palacio inizia a prendere iniziative e a provarci dalla distanza, e dall'altra parte D'Agostino comincia a inventare qualcosa: arrivano così le occasioni di Di Natale e soprattutto di Pepe (che sfiora il gol con una girata), e nel finale quella di Crespo, messo davanti al portiere da un bel pallonetto di Milanetto ma il cui colpo di testa finisce alto. E il primo tempo finisce giustamente 0-0.

LA RIPRESA — Si riprende con il Genoa più aggressivo e che potrebbe passare già dopo un paio di minuti, quando l'arbitro non si accorge che un netto fallo di mano di Domizzi avviene all'interno dell'area e dà punizione dal limite. Poi però col passare dei minuti torna fuori l'Udinese con i tentativi di Floro Flores e Di Natale, che puntualmente trovano risposta dai vari Crespo, Sculli e Palladino, entrato nel frattempo. Il fatto è che le squadre si allungano molto presto, ricorrendo quindi sistematicamente al fallo tattico per fermare chi attacca: e la partita si mantiene nervosa nonché piuttosto brutta. Ed è lì che serve l'uomo di classe che inventa l'episodio decisivo. L'Udinese ce l'ha e si chiama Totò Di Natale che inventa un'azione personale, triangola con Sanchez, entra in area e si gira da par suo per battere Amelia. I rossoblù accusano il colpo e a quel punto il gol di Pepe, su assist di un Corradi che gioca pochi minuti ma è subito utile, viene da sé.

Pier Luigi Todisco

Fonte: gazzetta
binariomorto
00lunedì 28 settembre 2009 09:16
La paura fa Atalanta
Il Chievo non ne approfitta

Pareggio giusto al Bentegodi: primo tempo di chiara marca gialloblù, ma nel secondo è l'Atalanta ad andare in vantaggio con Tiribocchi. Riequilibra il solito Pellissier che approfitta di uno svarione della difesa bergamasca.

VERONA, 27 settembre 2009 - "Non ci sono più caviale e champagne, accontentiamoci di pane e salame", questa la dischiarazione di Conte per presentare la partita. In realtà, al Bentegodi, non si sono visti nè caviale, nè tanto meno champagne, ma forse neanche pane e salame. Solo tanta paura, dall'una e dall'altra parte. Ne esce un pari bruttino, ma tutto sommato giusto.

PANCHINA CALDA — Entrambi i tecnici si divertono a ribaltare le formazioni ipotizzate alla vigilia: se Di Carlo si limita ad un solo cambio ma non di poco conto - Granoche per Bogdani in attacco - Conte tocca sia difesa che centrocampo - Peluso prende il posto di Pellegrino dietro, Madonna quello di Ceravolo in fascia a destra. Nel Chievo confermato Iorio in regia dopo l'ottima prova di mercoledì, l'ex Tiribocchi viene preferito ad Acquafresca nel reparto offensivo nerazzurro.

MADONNA IMBAMBOLATO — La squadra di Conte parte molto contratta e ogni affondo del Chievo terrorizza la difesa nerazzurra. Come se non bastasse, l'esordio dal primo minuto fa tremare le gambe di Madonna, visibilmente emozionato ed incapace di scrollarsi di dosso la tensione. Il Chievo prende così facilmente il sopravvento a centrocampo e chiude i bergamaschi nella propria metà campo. Tutto sommato però - dopo qualche sbandamento in avvio - il pacchetto arretrato ospite riesce a trovare quadratura e concede solo qualche conclusione dalla distanza ben controllata da Consigli. Su un diagonale di Pellissier, però, il portiere nerazzurro non può nulla, se non ringraziare il palo per l'aiuto.

STANCHEZZA GIALLOBLU' — Nel secondo tempo i ritmi della squadra di Di Carlo calano paurosamente e i bergamaschi prendono metri, ma senza mai riuscire a rendersi pericolosi. Dall'altra parte il Chievo guadagna corner ma finisce anche per sprecarli: in particolare Yepes -solo a centro area in avvio di ripresa - angola troppo e si mangia il vantaggio. Così, quando la partita sembra avviarsi verso un preggio scontato - e tutto sommato giusto - la difesa gialloblù - al 27' - si addormenta e lascia Doni libero di colpire di testa a centro area: il capitano nerazzurro incoccia il palo, ma sulla ribattuta Tiribocchi si fa trovare pronto e insacca.

PASTICCIO NERAZZURRO — Per una volta che la gara si mette sui binari giusti per la squadra bergamasca, ci pensano gli stessi giocatori a complicarsi la vita: Bianco - dopo soli cinque minuti dal vantaggio - fa sfilare un pallone lento "chiamando" l'uscita di Consigli, tra i due litiganti gode Pellissier che s'infila nella voragine, scarta il portiere e appoggia in rete. La gara che sembrava assopita, si sveglia improvvisamente: Guarente prende il palo dalla distanza con Sorrentino spettatore non pagante, la difesa ospite cerca costantemente il harahiri lasciando Yepes solo su tutti i corner, fortuna di Conte ci pensa Consigli a bloccare le conclusioni del colombiano. L'ultimo forcing gialloblù - in realtà piuttosto timido - non ha alcun effetto. Per entrambe le squadre arriva il secondo pareggio consecutivo.

Sergio Stanco

Fonte: gazzetta
binariomorto
00martedì 29 settembre 2009 23:44
SERIE A 2009/2010 6ª Giornata (Andata)

Anticipi del 26/09/2009
Sampdoria - Inter 1-0
Livorno - Fiorentina 0-1
Restanti del 27/09/2009
Catania - Roma 1-1
Chievo - Atalanta 1-1
Juventus - Bologna 1-1
Lazio - Palermo 1-1
Napoli - Siena 2-1
Parma - Cagliari 0-2
Udinese - Genoa 2-0
Milan - Bari 0-0 (posticipo serale)

Classifica
1) Sampdoria punti 15;
2) Juventus punti 14;
3) Inter e Fiorentina punti 13;
5) Udinese punti 11;
6) Genoa e Parma punti 10;
8) Chievo, Lazio, Milan e Roma punti 8;
12) Bari, Cagliari e Napoli punti 7;
15) Bologna e Palermo punti 6;
17) Siena punti 4;
18) Catania punti 3;
19) Atalanta e Livorno punti 2.
binariomorto
00sabato 3 ottobre 2009 22:18
Bari e Catania pari senza acuti

Finisce 0-0 la sfida del San Nicola che apre la 7ª giornata. Dei pugliesi le occasioni migliori: nel primo tempo palo di Kutuzov, nella ripresa ghiotta chance per Meggiorini

BARI, 3 ottobre 2009 - Bari e Catania non sanno più vincere. Pugliesi e siciliani si dividono la posta con un pareggio senza reti nel primo anticipo della 7ª, ma se per gli uomini di Ventura è la terza gara senza successi che vale comunque l'ottavo punto in classifica, per la squadra di Atzori la vittoria nel 2009/2010 deve ancora arrivare, anche se quello del San Nicola è il quarto pareggio di fila. Gara tattica quella a cui danno vita le due squadre: le occasioni più ghiotte sono del Bari, a cui il gol manca da 299', ma il Catania, ben messo in campo nonostante le assenze, non demerita.

LE SCELTE — Ventura recupera Barreto e Ranocchia e conferma il Bari che ha messo paura al Milan a San Siro sei giorni fa. Atzori non ha gli squalificati Capuano, Delvecchio e Potenza oltre agli infortunati Martinez e Carboni: nel suo 4-3-2-1 Bellusci e Marchese sono gli esterni difensivi, Llama fa compagnia a Izco e Biagianti in mezzo al campo con Morimoto supportato da Mascara e Ricchiuti in avanti.

FASCE COPERTE — Il Catania in avvio lascia Morimoto al suo destino contro Ranocchia e Bonucci, ma riesce a bloccare Alvarez e Rivas, gli esterni alti del Bari, e sfruttando la superiorità numerica in mezzo al campo anche Donati e Gazzi, i cervelli del gioco degli uomini di Ventura. Le occasioni latitano fino al 26', quando prima Kutuzov spara fuori un diagonale da dentro l'area (qualche minuto dopo il bielorusso centra anche un palo) e poi Izco sul capovolgimento di fronte costringe Gillet alla prima parata vera della sua gara. Nel finale si svegliano gli esterni del Bari e il Catania (che si affida molto alle incursioni di Llama, impreciso però al momento del tiro), balla pur senza capitolare.

TATTICISMI — Tanto equilibrio anche nel secondo tempo, dove nonostante un po' di stanchezza, soprattutto del Bari, mancano le vere occasioni da gol. Ci prova Ricchiuti dopo quattro minuti, ma la mira dell'ex Rimini è imprecisa confermando che i siciliani nei secondi 45' proprio non sanno segnare (non ci sono mai riusciti finora). Gli esterni dei padroni di casa calano e il Bari fatica; il Catania però non ne approfitta perché Mascara gioca dappertutto tranne che vicino a Morimoto, a cui dà una mano il solo Ricchiuti. Ventura si gioca la carta Meggiorini (al posto di Kutuzov) e l'ex Cittadella al 35' si ritrova sui piedi l'occasione più ghiotta della ripresa, ma spara su Andujar in uscita. Pugliesi meglio nel finale, ma il Catania si difende bene e lo 0-0 non cambia.

Davide Chinellato

Fonte: gazzetta
binariomorto
00sabato 3 ottobre 2009 23:41
Sneijder, tiro da tre punti
L'Inter torna al comando

Un gol dell'olandese in pieno recupero consente ai nerazzurri di battere l'Udinese. La squadra di Mourinho si era portata in vantaggio con un gol di Stankovic, poi era stata raggiunta da Di Natale

MILANO, 3 ottobre 2009 - Con un colpo da biliardo in pieno recupero, Sneijder risolve la partita con l'Udinese e regala i tre punti all'Inter. I nerazzurri vincono 2-1 e per una notte tornano al comando della classifica, in attesa di Sampdoria e Juventus che giocheranno domenica.

IN CAMPO — Squadre in campo con le formazioni annunciate: nell'Inter Zanetti sostituisce lo squalificato Maicon sulla destra; Muntari è sulla sinistra del centrocampo, completato da Stankovic e Cambiasso, mentre davanti Sneijder agisce alle spalle della coppia Milito-Eto'o. Sull'altra sponda, Marino conferma Basta sul lato destro della difesa e propone un centrocampo d'assalto con Sanchez e Pepe sulle fasce; in attacco la coppia Di Natale-Floro Flores.


PIÙ INTER — Nel primo tempo è l'Inter a fare la partita: Cambiasso e Stankovic prendono possesso del centrocampo, Sneijder trova con facilità le punte, Eto'o fa paura ogni volta che entra in possesso di palla. L'Udinese però tiene bene: è corta, la difesa regge, Sanchez e Pepe percorrono chilometri sulle fasce e a turno danno man forte dietro, è veloce a ripartire in contropiede. Le due squadre si annusano nei primi minuti, poi alla prima vera occasione l'Inter passa in vantaggio: al 22' Eto'o affonda centralmente, scarica sulla destra per l'accorrente Stankovic, che entra in area e con un gran destro in diagonale batte Handanovic. Due minuti dopo i nerazzurri perdono Milito, un po' in ombra fin lì: lanciato in profondità, l'argentino si ferma per il riacutizzarsi del problema muscolare patito in settimana. Al suo posto Mourinho manda in campo Balotelli. Ma l'ingresso del giovane attaccante, che negli ultimi tempi sembra avere la nuvoletta di Fantozzi sulla testa, precede di poco il pareggio dei friulani: al 27' Inler ruba palla a centrocampo e pesca in profondità Di Natale, che tutto solo batte Julio Cesar in uscita. Per il capocannoniere della Serie A è il 9° gol in sole 7 partite. Subito il pareggio, l'Inter si butta in avanti come un toro ferito: al 32' Eto'o, pescato in area da Balotelli, semina il panico nella difesa friulana superando tre difensori nello strettissimo, poi non riesce a trovare lo spazio per il tiro. Poi è Balotelli a provarci con un destro da fuori area, ma la palla è bassa e centrale e Handanovic blocca senza difficoltà. C'è molta più Inter in questo finale di primo tempo, ma è l'Udinese ad avere la più grossa chance per il raddoppio: è il 42' quando Sanchez viene pescato tutto solo davanti al portiere, il Niño Maravilla stoppa spalle alla porta, si gira ma calcia alto. E' l'ultimo brivido prima del riposo.


CONCITATO FINALE — Nessun cambio al ritorno in campo. E anche il tema della partita non cambia. L'Inter comanda le operazioni e prova la conclusione da fuori appena c'è uno spiraglio. L'Udinese tiene bene, ma a differenza del primo tempo fatica a far partire il contropiede. Al 22' Handanovic salva la porta da un gran diagonale di Stankovic: il portiere toglie la palla dall'angolino basso alla sua destra, sulla ribattuta arriva Muntari ma spedisce alto. Cinque minuti dopo il ghanese viene sostituito: lo stadio lo fischia, i compagni lo abbracciano e lo rincuorano. Al suo posto Mourinho manda in campo Suazo e schiera il tridente. Al 29' Floro Flores ci prova da fuori, Julio Cesar blocca senza problemi. Anche Marino fa le sue mosse, ma senza stravolgere la formazione: Zapata al posto dell'infortunato Basta, Corradi per Pasquale. Al 41' altro prodigio di Eto'o nello stretto: nello spazio di pochi centimetri quadrati supera due difensori sulla sinistra, affonda in area e da posizione angolata impegna Handanovic. Poi è l'Udinese a sprecare una grande occasione nel finale: contropiede, Di Natale smarcato bene in area sulla sinistra, rientra con il destro, ma calcia addosso a Julio Cesar. Finale concitato: prima Balotelli cade in area, forse toccato irregolarmente, poi è Sneijder, al 47', che raccoglie sulla sinistra un pallone vagante, entra in area e con un colpo da biliardo batte Handanovic in diagonale. Due a uno, palla a centrocampo, ma ormai non c'è più tempo: l'Inter vince e, almeno per una notte, è di nuovo in testa al campionato.

Omar Carelli

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 4 ottobre 2009 20:28
Ronaldinho salva il Milan
Ma a Bergamo è solo 1-1

Una magia del brasiliano all'83' annulla il gol di Tiribocchi. Ma i nerazzurri giocano in dieci dal 40' per l'espulsione di Radovanovic (doppio giallo). Huntelaar praticamente nullo; Nesta gigantesco

BERGAMO, 4 ottobre 2009 - In dieci dal 40' e a pezzi l'Atalanta accarezza il sogno di battere il Milan fino all'83', ma una magia di Ronaldinho annulla il gol di Tiribocchi, frutto della supremazia nerazzurra. Ancora una partita controversa quella dei rossoneri, in partita solo dopo l'espulsione di Radovanovic, ma senza mai impensierire seriamente la squadra bergamasca. Succede solo nella parte finale, quando Consigli e una traversa dicono di no all'assedio goffo e confuso del Milan. Applausi all'Atalanta: se avesse vinto non avrebbe rubato nulla. I rossoneri? Da rivedere. Dalla testa ai piedi. Il segnale è chiaro: andare avanti così è impossibile.

FIDUCIA A HUNTELAAR — C'è bisogno di punti come il pane a Bergamo. Antonio Conte in mattinata risolve il dubbio in attacco: la classe superiore di Doni al posto di Acquafresca. Assediato e a rischio conclamato, Leonardo compatta la squadra: 4-4-2 e tre cambi coraggiosi. Il primo in difesa: Favalli per Kaladze. Poi sulla linea del centrocampo, con Flamini preferito ad Ambrosini. Infine quello che non ti aspetti, Huntelaar per Ronaldinho, nonostante i recenti modesti progressi del Gaucho.

TIRIBOCCHI NON PERDONA — Profilo alto, pressing deciso. Così l'Atalanta si presenta al Milan che però fa circolare velocemente la palla e questa è una novità. I rossoneri, infatti, almeno nel primo quarto d'ora si distinguono per aggressività e ordine tattico. Ma quanto l'avversario alza il ritmo, la profondità viene a mancare ed ecco riaffiorare il Milan del dopo Ancelotti. La squadra rossonera cede piano piano all'organizzazione degli avversari che si scrollano di dosso le paure. Prima ci provano un paio di volte con Valdes, gran piattone da posizione defilata, e Doni, esterno destro dal limite poco a lato. Ma alla terza passano. Fatale, come contro lo Zurigo, fu il rasoterra. Questa volta di Padoin. Doni, marcato stretto, non controlla la palla; Tiribocchi, ben appostato e libero, raccoglie e infila nell'angolo alla destra di Storari. Ineccepibile il vantaggio che il Milan subisce psicologicamente.


INGENUO RADOVANOVIC — Il problema si ingigantisce quando i rossoneri insistono a crossare palle dove Manfredini e Pellegrino costituiscono un muro insuperabile. Laddove Huntelaar vaga senza meta e Pato, partendo da lontano, viene puntualmente fermato dai raddoppi. Da aggiungere la lentezza esasperante con cui fanno ripartire il contropiede, rendendo tutto prevedibile e scontato. Insomma, un Milan di una brutteazza assoluta che non produce un'azione pericolosa, tantomeno un tiro in porta. A dare un mano ai rossoneri ci pensa l'ingenuo Radovanovic che viene ammonito due volte e al 40' lascia in dieci i compagni di squadra.

ALLA FINE TOCCA A PIPPO — Solo la superiorità numerica può fare a questo punto la differenza. Così nel secondo tempo Leonardo aggiunge Ronaldinho in attacco e toglie Flamini auspicando il ribaltone. Il copione è scontato: rossoneri in attacco, nerazzurri aggrappati al vantaggio, ma all'insegna di una prova difensiva organizzata. Dinho aggiunge più brio. Bello il suo invito al gol per Pato al 3', ma l'indisponente ragazzino riesce a fallire solo davanti a Consigli che compie un prodigio. L'Atalanta anche in dieci fa un figurone. Controlla tutti gli spazi nella sua trequarti e puntualmente trova la via di fuga, grazie all'intelligenza tattica di Doni. Tiribocchi, a pezzi, viene sostituito con Ceravolo, mentre Leonardo finalmente gioca la carta Inzaghi. Esce ovviamente Huntelaar, perché dall'olandese non ti puoi aspettare un guizzo o un colpo di genio.


ECCO RONALDINHO — In dieci, stanca e rintanata nella sua trequarti, l'Atalanta difende il tesoro con le unghie e con i denti. Facilitato però nel compito dall'incapacità del Milan di andare a segno. Anzi, per poco il gol non lo fa la squadra di Conte. Punizione di Guarente al 24' su cui si avventa in scivolata Manfredini che arriva in leggero ritardo. I ragazzi di Conte tengono e quando non ci arrivano ci pensano gli dei a proteggerli. Come al 28', quando la traversa respinge il tocco ravvicinato di Pato che conferma la sua involuzione. Anche Seedorf potrebbe segnare, ma Pellegrino devia in angolo. Atalanta da monumento. Ma crolla al 38', quando Ronaldinho riceve in area dall'immenso Nesta. Stop di petto e destro micidiale che batte Consigli. Inevitabile l'assedio a caccia della vittoria, ma l'Atalanta erige muraglie umane impedendo la beffa.

Gaetano De Stefano

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 4 ottobre 2009 20:30
Ronaldinho salva il Milan
Ma a Bergamo è solo 1-1

Una magia del brasiliano all'83' annulla il gol di Tiribocchi. Ma i nerazzurri giocano in dieci dal 40' per l'espulsione di Radovanovic (doppio giallo). Huntelaar praticamente nullo; Nesta gigantesco

BERGAMO, 4 ottobre 2009 - In dieci dal 40' e a pezzi l'Atalanta accarezza il sogno di battere il Milan fino all'83', ma una magia di Ronaldinho annulla il gol di Tiribocchi, frutto della supremazia nerazzurra. Ancora una partita controversa quella dei rossoneri, in partita solo dopo l'espulsione di Radovanovic, ma senza mai impensierire seriamente la squadra bergamasca. Succede solo nella parte finale, quando Consigli e una traversa dicono di no all'assedio goffo e confuso del Milan. Applausi all'Atalanta: se avesse vinto non avrebbe rubato nulla. I rossoneri? Da rivedere. Dalla testa ai piedi. Il segnale è chiaro: andare avanti così è impossibile.

FIDUCIA A HUNTELAAR — C'è bisogno di punti come il pane a Bergamo. Antonio Conte in mattinata risolve il dubbio in attacco: la classe superiore di Doni al posto di Acquafresca. Assediato e a rischio conclamato, Leonardo compatta la squadra: 4-4-2 e tre cambi coraggiosi. Il primo in difesa: Favalli per Kaladze. Poi sulla linea del centrocampo, con Flamini preferito ad Ambrosini. Infine quello che non ti aspetti, Huntelaar per Ronaldinho, nonostante i recenti modesti progressi del Gaucho.

TIRIBOCCHI NON PERDONA — Profilo alto, pressing deciso. Così l'Atalanta si presenta al Milan che però fa circolare velocemente la palla e questa è una novità. I rossoneri, infatti, almeno nel primo quarto d'ora si distinguono per aggressività e ordine tattico. Ma quanto l'avversario alza il ritmo, la profondità viene a mancare ed ecco riaffiorare il Milan del dopo Ancelotti. La squadra rossonera cede piano piano all'organizzazione degli avversari che si scrollano di dosso le paure. Prima ci provano un paio di volte con Valdes, gran piattone da posizione defilata, e Doni, esterno destro dal limite poco a lato. Ma alla terza passano. Fatale, come contro lo Zurigo, fu il rasoterra. Questa volta di Padoin. Doni, marcato stretto, non controlla la palla; Tiribocchi, ben appostato e libero, raccoglie e infila nell'angolo alla destra di Storari. Ineccepibile il vantaggio che il Milan subisce psicologicamente.


INGENUO RADOVANOVIC — Il problema si ingigantisce quando i rossoneri insistono a crossare palle dove Manfredini e Pellegrino costituiscono un muro insuperabile. Laddove Huntelaar vaga senza meta e Pato, partendo da lontano, viene puntualmente fermato dai raddoppi. Da aggiungere la lentezza esasperante con cui fanno ripartire il contropiede, rendendo tutto prevedibile e scontato. Insomma, un Milan di una brutteazza assoluta che non produce un'azione pericolosa, tantomeno un tiro in porta. A dare un mano ai rossoneri ci pensa l'ingenuo Radovanovic che viene ammonito due volte e al 40' lascia in dieci i compagni di squadra.

ALLA FINE TOCCA A PIPPO — Solo la superiorità numerica può fare a questo punto la differenza. Così nel secondo tempo Leonardo aggiunge Ronaldinho in attacco e toglie Flamini auspicando il ribaltone. Il copione è scontato: rossoneri in attacco, nerazzurri aggrappati al vantaggio, ma all'insegna di una prova difensiva organizzata. Dinho aggiunge più brio. Bello il suo invito al gol per Pato al 3', ma l'indisponente ragazzino riesce a fallire solo davanti a Consigli che compie un prodigio. L'Atalanta anche in dieci fa un figurone. Controlla tutti gli spazi nella sua trequarti e puntualmente trova la via di fuga, grazie all'intelligenza tattica di Doni. Tiribocchi, a pezzi, viene sostituito con Ceravolo, mentre Leonardo finalmente gioca la carta Inzaghi. Esce ovviamente Huntelaar, perché dall'olandese non ti puoi aspettare un guizzo o un colpo di genio.


ECCO RONALDINHO — In dieci, stanca e rintanata nella sua trequarti, l'Atalanta difende il tesoro con le unghie e con i denti. Facilitato però nel compito dall'incapacità del Milan di andare a segno. Anzi, per poco il gol non lo fa la squadra di Conte. Punizione di Guarente al 24' su cui si avventa in scivolata Manfredini che arriva in leggero ritardo. I ragazzi di Conte tengono e quando non ci arrivano ci pensano gli dei a proteggerli. Come al 28', quando la traversa respinge il tocco ravvicinato di Pato che conferma la sua involuzione. Anche Seedorf potrebbe segnare, ma Pellegrino devia in angolo. Atalanta da monumento. Ma crolla al 38', quando Ronaldinho riceve in area dall'immenso Nesta. Stop di petto e destro micidiale che batte Consigli. Inevitabile l'assedio a caccia della vittoria, ma l'Atalanta erige muraglie umane impedendo la beffa.

Gaetano De Stefano

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 4 ottobre 2009 20:40
Il Parma frena la Samp
Galloppa risponde a Pazzini

Rallentano i blucerchiati, bloccati sull'1-1 dagli uomini di Guidolin. Apre il centravanti (che protesta anche per un rigore non concesso), replica l'ex del Siena. Se la Juve vince col Palermo scatta in testa da sola

GENOVA, 4 ottobre 2009 - Addio vetta solitaria. La Sampdoria dopo una settimana deve già salutare la testa della classifica. A rovinare la festa ai blucerchiati, un Parma attento e concreto, che strappa l'1-1 su un campo dove fin qui nessuno aveva fatto punti. Uno stop interno inaspettato per gli uomini di Del Neri, passati in vantaggio con Pazzini e raggiunti da Galloppa.


POCO ANTONIO — Quando manca la luce di Cassano - e oggi è mancata parecchio - la Samp perde metà del suo potenziale, onestamente. Brutta partita, quella del barese, che i difensori del Parma controllano quasi a uomo. Ogni volta che tocca palla Fantantonio ce ne sono almeno tre nei paraggi. Difficile trovare piedi che sappiano costruire qualcosa, in casa blucerchiata. La mossa di Bellucci a centrocampo provata con l'Inter stavolta non funziona. Anzi, è dannosa. L'ex bolognese non è né carne né pesce, e rende la mediana più debole numericamente.

IL QUARTO DI PAZZO — Non a caso il gol arriva grazie alle due frecce rimaste nell'attacco della Samp: cross dalla trequarti di Mannini per Pazzini, dimenticato da Panucci, e colpo di testa perfetto del bomber. Mirante si tuffa ma può solo osservare la quarta perla in campionato del "Pazzo". Sembra il preludio alla goleada, e invece nella partita entra anche il Parma. In ritardo, ma ci entra, forse per colpa di uno schieramento iniziale - il 5-3-2 - troppo abbottonato.


CORALITÀ — Il pareggio arriva sette minuti dopo l'1-0. E' un'azione bellissima, in cui il pallone non tocca mai terra: cross di Castellini da sinistra, sponda aerea di Biabiany per Amoruso che al volo appoggia all'accorrente Galloppa. L'ex senese si allunga e di destro, peraltro non il suo piede, infila Castellazzi. In tempi di convocazioni per la Nazionale, ci starebbe un pensierino per il faro del centrocampo del Parma; oggi, il migliore in campo.

PROTESTE — Rimarrà così il risultato, fino alla fine. Ma c'è tempo per vedere salvataggi sulla linea (Mariga su destro a botta sicura di Poli), miracoli di Castellazzi (due volte, su Amoruso) e un episodio da moviola. Tutto nasce da un rinvio di Panucci che Cassano intercetta; il barese va sul fondo e crossa al centro, dove Pazzini non arriva perché travolto proprio da Galloppa. Sembrerebbe rigore netto, eppure Mazzoleni lascia correre. La logica dei "se", come sempre, lascia il tempo che trova: però la Samp ha di che recriminare. Pur rimanendo in testa, al momento.

Alessandro Ruta

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 4 ottobre 2009 20:46
Fiorentina e Lazio in bianco
Gol fantasma di Gilardino

Finisce 0-0 la sfida del Franchi tra le due squadre protagoniste del turno di coppe europee: biancocelesti bene in avvio, viola a lungo arrembanti. Non concesso un probabile gol all'attaccante viola

FIRENZE, 4 ottobre 2009 - Finisce 0-0, con tante emozioni e diverse palle gol, la sfida tra Fiorentina e Lazio, entrambe reduci da un trionfale impegno di mezza settimana in Europa. I viola salgono a quota 14, affiancando la Juventus in terza posizione prima del posticipo, e portano l'imbattibilità della propria porta a 409' in match ufficiali e a 505' nei match casalinghi. La Lazio è ora ottava con 9 punti e il bilancio degli scontri diretti continua a essere a favore dei toscani per 43 vittorie a 42. Polemiche per un gol non concesso a Gilardino con respinta, forse oltre la linea, di Radu giudicata regolare dall'arbitro.

PRIMO TEMPO — Prandelli lascia in panchina il convalescente Gilardino mentre Ballardini opta per il 4-4-2 con Foggia sulla fascia per rifornire le punte. L'avvio è tutto biancoceleste. Al 2' splendida palla di Mauri per Foggia che si trova ai 30 metri solo davanti a Frey: al limite il suo destro è troppo debole e viene parato. Nei dieci minuti successivi è il fantasista a cercare ripetutamente Rocchi a centroarea e testare l'affidabilità dei difensori centrali viola. I toscani escono alla distanza e al 20', su angolo dalla sinistra, Mutu schiaccia di testa con Baronio che vicino alla porta respinge con sicurezza. La trazione anteriore della Fiorentina è dirompente: Vargas sulla fascia, Jovetic e Montolivo con Mutu in maniera frontale. Tanto bel gioco, ma poche occasioni da gol fino al 45' quando ne nascono due in pochi attimi: sugli sviluppi di un corner, mischia in area della Lazio e Zanetti colpisce da pochi metri con Baronio che si ripete e respinge sulla linea. Appena prima del riposo Marchionni brucia Del Nero sulla destra, un rimpallo libera Montolivo che da pochi metri manda clamorosamente alto.


SECONDO TEMPO — Secondo tempo e Fiorentina sempre più aggressiva, ma poco capace di finalizzare. Al 19' azione personale di Mutu sulla sinistra, palla perfetta per Jovetic che di testa manda a lato di un metro circa. Si scuote la Lazio che al 23' spreca un'occasione d'oro con Foggia che manda alto solo davanti alla porta dopo che un rimpallo lo aveva liberato in posizione fantastica a centro area. L'inserimento di Dabo per Rocchi offre ossigeno agli ospiti che al 28' sono ancora pericolosi con Baronio che serve Foggia il cui tiro, destinato all'incrocio dei pali, viene messo in angolo da Frey. Prandelli chiama Jorgensen e da quel momento fino alla fine si giocherà a una porta sola. Al 29' errore di Baronio che regala palla a Jovetic, irrompe Marchionni che dalla destra calcia malissimo. Al 34' l'azione clou del match: Gilardino, subentrato a Mutu e fino ad allora mai servito, salta Muslera e dalla destra mette in porta; Radu respinge, con la sfera che sembra oltrepassare la linea, e il direttore di gara, su indicazione del guardalinee, non sancisce la marcatura. La furia viola, sotto la spinta del pubblico, è travolgente, ma più che un paio di tiri di Vargas e Montolivo non arrivano.

Guido Guida

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 4 ottobre 2009 20:50
Genoa guastafeste
Bologna k.o. in casa

La squadra di Gasperini vince in trasferta con i gol di Kharja su rigore, Sculli e Zapater. Inutile il momentaneo 1-2 siglato da Di Vaio su rigore. Espulso Mesto a inizio ripresa

BOLOGNA, 4 ottobre 2009 - Gasperini guasta la festa al Bologna, che sperava di festeggiare il Centenario con un successo sul campo. E invece i tre punti li porta a casa il Genoa, che gioca un gran primo tempo (0-2 il parziale siglato da Kharja e Sculli) e resiste in dieci al forcing finale del Bologna (nella ripresa segnano Di Vaio e Zapater). La squadra di Gasperini sale così al quinto posto, a quota 13.

LE FORMAZIONI — Il Bologna di Papadopulo, vestito a festa per l'occasione, si presenta con il 4-4-2 annunciato: davanti giocano Zalayeta e Di Vaio, con Vigiani e Tedesco pronti ad inserirsi. Gasperini, reduce dalla sconfitta di Valencia e con un punto in saccoccia nelle ultime tre gare di campionato, cambia qualcosa: in regia c'è Kharja e non Zapater; davanti spazio a Floccari e Palladino, con Crespo e Palacio seduti; dietro gioca Esposito, al fianco di Bocchetti e Moretti.

UNDICI METRI — C'è un bel clima al Dall'Ara e la squadra di casa sembra partire nel migliore dei modi: neanche due giri di orologio e Zalayeta impegna subito Amelia in corner. Nei primi minuti il Bologna sembra essere messo meglio in campo e prova a fare il gioco. Ma è solo un'impressione. A complicare le cose ci pensa Portanova, che all'11 atterra ingenuamente Floccari in area: rigore che Kharja realizza spiazzando Viviano.

RADDOPPIO — Da lì in poi la squadra di Papadopulo crolla e il Genoa può fare quello che meglio sa: far correre la palla con Kharja e Milanetto, allargare il gioco sugli esterni alti e pungere con intelligenza. Ed è così che, poco dopo la mezzora, arriva il raddoppio firmato da Sculli, bravo a chiudere una gran giocata in velocità avviata da Palladino e rifinita dal tiro-cross di Floccari dalla sinistra. Poi è ancora Floccari a sfiorare il terzo gol, davanti a un Bologna attonito.

ROSSO — Nella ripresa il copione cambia dal minuto 7, quando il Genoa rimane in dieci per l'espulsione di Mesto per doppia ammonizione. Papadopulo ci crede e inserisce Osvaldo per Vigiani; Gasperini toglie Floccari e dà spazio a Zapater. Ne viene fuori una partita più vivace, con un Bologna molto più propositivo. Soltanto Amelia, che risponde da fenomeno a un sinistro ravvicinato di Zalayeta, e la sfortuna - clamoroso il palo di Di Vaio al 17' - dicono di no ai tentativi dei padroni di casa.

FORCING FINALE — Papadopulo insiste: dentro anche Valiani per Guana. Immediata la risposta di Gasperini, che toglie Sculli e inserisce un altro difensore, Tomovic. La squadra di casa spinge con continuità e viene premiata al 40', quando un calcio di Tomovic a Tedesco viene punito da Gervasoni con un tiro dal dischetto che Di Vaio non sbaglia. Il finale è un assedio, con tanto di giallo finale: sul contatto Esposito-Di Vaio in area Gervasoni lascia correre, il Bologna protesta, e Zapater sigla in contropiede il gol che chiude i giochi dopo un'ottima giocata di Tomovic.

Emiliano Pozzoni

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 4 ottobre 2009 20:54
Chievo in orbita con Marcolini
Cagliari ancora k.o. in casa

Una doppietta del centrocampista permette agli uomini di Di Carlo di imporsi sui rossoblu, battuti per la terza volta in stagione al Sant'Elia. Squadra di Allegri avanti con Matri, poi il tracollo

CAGLIARI, 4 ottobre 2009 - Con due giorni di ritardo, Michele Marcolini si fa due regali di compleanno che consegnano il suo Chievo ai quartieri nobili della classifica. A Cagliari il neo 34enne centrocampista firma la doppietta che consente ai veneti di battere 2-1 i sardi, illusi dal gol di Matri. Per gli uomini di Di Carlo, autori di una splendida ripresa, è la terza vittoria stagionale che vale il quinto risultato utile consecutivo e 11 punti in classifica, gli stessi dell'Udinese. Il Cagliari, reduce da due vittorie di fila in trasferta ma stanco e senza idee, non riesce a rendersi pericoloso una volta sotto e incassa la terza sconfitta su tre davanti al proprio pubblico.

LE SCELTE — Allegri e Di Carlo sono fedeli seguaci del 4-3-1-2. Nel Cagliari torna capitan Lopez, al centro della difesa al posto dello squalificato Astori. In mezzo al campo Biondini vince il ballottaggio con Lazzari, davanti coppia Jeda-Matri. Nel Chievo torna Bogdani in avanti con Pellissier, Iori vince il ballottaggio con Bentivoglio per il ruolo di centrale nel centrocampo a tre al posto dell'infortunato Rigoni.

BOTTA E RISPOSTA — Le due squadre si annullano per 38', complice un primo tempo non proprio da ricordare di Cossu (che comunque centra l'incrocio dei pali con un tiro-cross attorno al quarto d'ora) e Jeda da una parte, Pinzi e Pellissier dall'altra. L'equilibrio regna sovrano fino a quando Biondini scodella sulla testa di Matri un cross che il centravanti di Allegri traduce nel suo primo gol stagionale. Il Chievo impiega appena tre minuti a pareggiare: Marcolini raccoglie ai 20 metri una corta respinta di Canini e fa secco Marchetti, che torna a subire reti dopo 256'. Subito dopo Pellissier viene toccato da Lopez in area e reclama un penalty che l'arbitro non concede.

VOGLIA CHIEVO — Ospiti più convinti nella ripresa, con Luciano che si propone con insistenza a destra. Il Cagliari non riesce proprio a pungere, nemmeno quando Allegri toglie Biondini per inserire Lazzari. Di Carlo risponde al 21' inserendo Granoche al posto dello statico Bogdani, e quattro minuti dopo il Chievo passa: Marchetti si oppone da campione alla botta da distanza ravvicinata di Marcolini, ma deve arrendersi quando il rimpallo finisce sui piedi dello stesso centrocampista che mette dentro nonostante il disperato tentativo di Yepes. Per Marcolini è la terza rete stagionale. Il Cagliari ci prova nel finale, ma nonostante l'ingresso in campo di Larrivey al posto di Dessena non crea pericoli a Sorrentino e resta inchiodato a quota 7.

Davide Chinellato

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 4 ottobre 2009 20:58
Siena, pareggio e fischi
Il Livorno si salva in 10

Brutto derby toscano, il Livorno in dieci per quasi 60' resiste all'assedio dei padroni di casa che con Maccarone falliscono un rigore. Giampaolo cambia nella ripresa ma senza risultati

SIENA, 4 ottobre 2009 - Questo Siena non sa vincere. Non gioca bene, non ha più confidenza con le mura amiche dove lo scorso anno aveva costruito la salvezza. Così col Livorno finisce 0-0 e tra i fischi, meritati se si pensa che i bianconeri, in superiorità numerica per quasi 60', non sono riusciti a passare, neanche su rigore dopo l'atterramento di Maccarone. Bravo De Lucia a parare il tiro dell'attaccante. Per il Livorno è un buon punto - il primo in trasferta - nonostante la prestazione opaca, complice l'assenza di Candreva.

SIENA A TESTA BASSA — Non è un bel derby: due squadre costrette a vincere, due toscane caratteriali dal gioco "ignorante". Spettacolo zero, occasioni quasi tutte per i padroni di casa che però non passano, nemmeno al 39' quando Marchini strattona e cintura Maccarone in piena area. E' chiara occasione da gol, rigore e rosso per il centrocampista subentrato all'infortunato Mozart, ma lo stesso Maccarone sul dischetto si fa ipnotizzare da De Lucia. Se l'attaccante alla 100ª in A coi bianconeri non brilla, Calaiò fa addirittura peggio quando, indisturbato, manda a lato un facilissimo colpo di testa a due passi da De Lucia (23'). Prima ancora Vergassola, triangolo e tiro in scivolata, palla incredibilmente fuori.


LIVORNO A LUCE SPENTA — Che dire del Livorno? Per una squadra che in trasferta quest'anno ha sempre perso, presentarsi a Siena senza il faro Candreva sembra quasi una condanna alla sconfitta. Gli amaranto non fanno niente per 30', poi restano in dieci e provano a sfruttare le ripartenze, col Siena sbilanciato. Lucarelli costringe Curci alla parata in tuffo (43') e Tavano sfiora il gol di destro a inizio ripresa. Nient'altro. Per questo alla fine il punto conquistato è d'oro.

FISCHI A GIAMPAOLO — Non lo è per il Siena, due pareggi e due sconfitte in quattro partite al Franchi. Giampaolo nella ripresa toglie Jajalo (bocciato), Vergassola (arrabbiatissimo) e Del Grosso (esausto) per Ekdal, Ghezzal e Garofalo. E' l'ennesima bocciatura di Paolucci, l'unico vero investimento della campagna acquisti, l'attaccante che in estate aveva promesso di andare in doppia cifra. Ma Giampaolo, si sa, dopo i dissapori col presidente Stronati è tornato a squadra fatta e solo Fini rappresenta una sua richiesta. Proprio l'ex Cagliari, pur non brillando, impegna De Lucia al 23' del secondo tempo con un destro al volo respinto da De Lucia. Che poi blocca un tiro debole di Maccarone. Il resto lo fa "Tyson" Rivas, tra i migliori nelle fila amaranto.

Claudio Lenzi

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 4 ottobre 2009 21:02
Totti lancia in orbita la Roma
E aggancia Bati-gol a quota 184

I giallorossi superano 2-1 il Napoli: a segno Lavezzi al 25' del p.t., risponde il capitano con una doppietta al 37' p.t. e al 18' s.t. In occasione del raddoppio si infortuna al "solito" ginocchio destro ma resta in campo bendato. Una risonanza magnetica ha escluso complicazioni

ROMA, 4 ottobre 2009 - La Roma inanella il quinto risultato utile consecutivo, tornando alla vittoria dopo due pareggi e dà forse la spallata decisiva alla panchina di Donadoni. Il Napoli esce infatti dall'Olimpico sconfitto per 2-1: al vantaggio di Lavezzi risponde una doppietta di Totti, che finisce la gara restando in campo col ginocchio destro bendato, e solo per onor di firma (e sostituzioni esaurite in precedenza). Con i due gol realizzati oggi Totti si porta a 6 nella classifica marcatori, ma soprattutto aggancia Batistuta a quota 184 gol in A, all'ottavo posto della classifica dei cannonieri di sempre. Al settimo posto c'è ora Giuseppe Signori a quota 188.

BOTTA E RISPOSTA — Nella Roma Mexes (e Taddei) non ce la fanno, Totti sì. Nel Napoli invece Cigarini recupera e parte titolare, con Bogliacino in panca. L'avvio della gara è tutto giallorosso: la squadra di Ranieri parte sicura, sfrutta le fasce, si muove compatta ma agile nello sguinzagliare Perrotta fra le linee, seminando il panico nel Napoli. Poi però la squadra ospite prende le misure, cresce a centrocampo, trova spazi interessanti e si fa più intraprendente. Tanto più che la Roma al 20' ha già perso per infortunio due pezzi importanti: Motta e Julio Sergio, sostituiti da Cassetti e Lobont. Il primo acuto della gara è firmato da Perrotta, che sfiora il gol dopo 4 minuti sfruttando un assist di Totti ma De Sanctis dice di no. Al 23' Quagliarella, in area, non aggancia un pallone assai promettente, mentre due minuti dopo il Napoli trova il gol: Hamisk mette in mezzo, Lavezzi controlla, si gira e di destro infila Lobont, che vede il pallone sbucare improvviso fra una selva di gambe. La Roma reagisce, si innervosisce anche ma alla fine recupera lo svantaggio: al 37' Vucinic mette in mezzo un rasoterra, Perrotta tocca in scivolata, Totti ci mette una coscia e devia alle spalle di De Sanctis. Per il capitano è il quinto gol in questo campionato.

TOTTI, ALLARME RIENTRATO — La ripresa si apre col terzo cambio gestito da Ranieri: Faty prende il posto di Cerci, e va sulla destra, in un centrocampo ora a rombo con Pizarro vertice alto e Perrotta alle spalle di Vucinic e Totti. In realtà le due squadre sono ora più attente a non sbagliare che a cercare gloria in avanti: ne esce una fase più lenta rispetto ai primi 45', fatta di molti passaggi e pochi guizzi, di azioni che si smorzano alla trequarti perché lì le difese hanno alzato le dighe. E infatti l'unica occasione da gol capita a Totti al 9', con De Sanctis che si oppone al suo sinistro ravvicinato con la punta del piede destro. Finché al 18' è ancora il capitano a trovare la via del gol (il sesto in campionato): destro dal limite, e Donadoni sempre più traballante. Ma anche il ginocchio destro di Totti scricchiola, tanto che l'attaccante resterà a bordo campo per 9' prima di rientrare con una vistosa fasciatura. Del resto la Roma ha già operato i tre cambi consentiti, e nel caso Totti abdichi la squadra resterebbe in dieci. Così il capitano stringe i denti e resta in campo sino al termine, salvo poi essere portato a Villa Stuart per una risonanza magnetica nel dopo-gara. L'esame ha comunque escluso complicazioni: si tratta di "un'iperestensione del tendine rotuleo del ginocchio destro", con rientro previsto fra 10-15 giorni. Il Napoli intanto reagisce con rabbia, ma è la Roma a controllare le operazioni (e a sfiorare il tris con Perrotta, Faty e Vucinic). Il Napoli si rifa vivo con Hoffer, ma una Roma praticamente in dieci resiste al tentativo di forcing ospite e incassa tre punti fondamentali.

Livia Taglioli

Fonte: gazzetta
binariomorto
00lunedì 5 ottobre 2009 21:56
La Juve affonda a Palermo
Decidono Cavani e Simplicio

I bianconeri perdono 2-0 al Barbera dominati nel primo tempo dalla squadra di Zenga. Ripresa più equilibrata, con una traversa di Diego ed un palo in contropiede di Miccoli. Juve ora terza a due punti dalla coppia Inter-Sampdoria

PALERMO, 4 ottobre 2009 - La Juventus cade, anzi capitombola, a Palermo. I bianconeri subiscono alla 7ª di campionato la prima sconfitta stagionale, ma è di quelle severe. Finisce 2-0 per un eccellente Palermo, gol di Cavani e Simplicio nel primo tempo. Ammesso e non concesso che Zenga dovesse dimostrare qualcosa alla sua dirigenza, la missione è compiuta oltre ogni previsione: i suoi ragazzi hanno dominato nel primo tempo, e rischiato ben poco nella ripresa, "rischiando" di dilagare in contropiede con un Miccoli inarrestabile. La Juve rimane così impantanata al terzo posto in classifica, a due punti dalla coppia Samp-Inter che guida la serie A. Non vince da tre partite in campionato, doppia la prestazione rinunciataria e remissiva dei primi 45' di Monaco in Champions, e riaffiorano i fantasmi della scorsa stagione, quando in trasferta era timorosa e pagava la presenza di tanti gregari e l'assenza di piedi buoni. Oggi con Diego solo discreto, perchè ancora non al meglio, e con in attacco la coppia di super atleti Amauri (che non segna da metà febbraio e da 20 partite consecutive) e Iaquinta, è mancata la scintilla tecnica, quella che ha provato ad accendere a sprazzi il solo Camoranesi. Le assenze di Marchisio e Del Piero per infortunio e di Giovinco, vice Diego naturale, confinato in panchina, hanno inciso sul risultato.


SUPER PALERMO — Che domina il primo tempo. Zenga schiera la difesa a tre, e concentra le truppe a centrocampo, con Pastore sempre pronto a dare una mano a Cavani e Miccoli. E proprio il Romario del Salento impazza negli spazi, svariando su tutto il fronte d'attacco. La Juve balbetta. Sembra di assistere al primo tempo di Monaco di Baviera, con l'aggravante che non ci sono davanti Ribery e Robben. La manovra è lenta, e Iaquinta e Amauri corrono tanto e concludono poco. Manca qualità, e non bastano Camoranesi e Diego, che si accendono ad intermettenza. L'italo-argentino tra l'altro rischia il secondo giallo per un fallo non cattivo, ma plateale.

CAVANI E SIMPLICIO GOL — E arrivano anche i gol, meritati, dei padroni di casa. Di Cavani, che segna con un gran tiro di destro approfittando di una palla persa da Felipe Melo, che conferma il vizietto di "portare palla" in zona minata, davanti alla difesa. Il centravanti uruguaiano segna con un destro violento sul palo più vicino, Buffon non può nulla. Poi arriva il 2-0, su calcio piazzato. Difesa bianconera disattenta, che consente l'esecuzione di uno schema semplice, ma efficace. E così Simplicio si inserisce in area, evita il fuorigioco, e corregge in rete sottomisura una punizione di Miccoli. All'intervallo il Palermo è avanti di due reti.


REAZIONE JUVE — Che riparte nella ripresa senza cambi, ma con un'altra espressione. Rabbiosa, feroce. Nei primi 3' della ripresa i bianconeri producono più di quanto fatto in tutti i primi 45'. Amauri infatti si gira al limite dell'area e lascia partire un sinistro appena alto. Subito dopo arriva un sinistro largo di Poulsen al volo, da ottima posizione: i piedi del danese sono quelli che sono. La partita diventa spettacolare: la Juve si sbilancia, tutta in avanti, il Palermo ha praterie a disposizione in contropiede. E sfiora il 3-0 con Bresciano di testa e Miccoli di piede (bravo Buffon). Poi segna Pastore, ma la rete non vale: è preceduta dal fuorigioco di Miccoli.

FERRARA CAMBIA — Fuori Diego, che ha appena colpito la traversa su punizione, dentro De Ceglie. E modulo 4-4-2, più scolastico del rombo, ma meno complicato, che riequilibra le forze a centrocampo. La Juve acquista spinta sulle fasce, ma perde qualità. Ancor di più quando esce anche Camoranesi. Dentro un'altra punta, Trezeguet. Non funziona. Il Palermo si difende bene, rischia poco e Zenga, per disinnescare le torri d'attacco bianconere, inserisce l'efficace contraerea Goian. Ad andare più vicino al gol è ancora il Palermo, con il solito Miccoli, che avrebbe meritato il gol personale e invece si ferma al palo, con un destro improvviso in fase di ripartenza. Ma ai rosanero va bene lo stesso: è trionfo Palermo. La Juve perde, e male.

Riccardo Pratesi

Fonte: gazzetta
binariomorto
00martedì 6 ottobre 2009 21:51
SERIE A 2009/2010 7ª Giornata (Andata)

Anticipi del 03/10/2009
Bari - Catania 0-0
Inter - Udinese 2-1
Restanti del 04/10/2009
Atalanta - Milan 1-1
Bologna - Genoa 1-3
Cagliari - Chievo 1-2
Fiorentina - Lazio 0-0
Roma - Napoli 2-1
Sampdoria - Parma 1-1
Siena - Livorno 0-0
Palermo - Juventus 2-0 (posticipo serale)

Classifica
1) Inter e Sampdoria punti 16;
3) Fiorentina e Juventus punti 14;
5) Genoa punti 13;
6) Chievo, Parma, Roma e Udinese punti 11;
10) Lazio, Milan e Palermo punti 9;
13) Bari punti 8;
14) Cagliari e Napoli punti 7;
16) Bologna punti 6;
17) Siena punti 5;
18) Catania punti 4;
19) Atalanta e Livorno punti 3.
binariomorto
00sabato 17 ottobre 2009 22:36
Pari 1-1 con la Fiorentina
Amauri si sblocca, la Juve no

All'Olimpico di Torino l'anticipo dell'8ª giornata di campionato è deciso dalle reti di Vargas e del brasiliano, che spezza un lungo digiuno. Primo tempo intenso, in cui la Viola recrimina per un gol non convalidato a Vargas. Ripresa a ritmo blando, fischi finali dei tifosi bianconeri

TORINO, 17 ottobre 2009 - Juventus e Fiorentina pareggiano 1-1 e restano appaiate, fallendo l'assalto al primo posto in classifica, nell'anticipo dell'8ª giornata di serie A. Segnano Vargas e Amauri, che sfata il tabù gol che durava dal 1276 minuti. Una Juve operaia negli uomini prolunga invece il digiuno di sucessi, che raggiunge le quattro partite. Preoccupante. Anche perchè i bianconeri, poco brillanti nel gioco, non sono nemmeno riusciti a chiudere in attacco. Positivo, almeno, il rientro di Sissoko, comunque lontano dalla migliore condizione. La Fiorentina ha invece fatto una buona partita, ordinata, in cui si è portata subito in vantaggio, poi ha faticato un po' a contenere la prevedibile reazione dei padroni di casa, ma nel secondo tempo è tornata autorevole. Prandelli si gode un bel punticino in occasione della 200ª presenza sulla panchina viola.


JUVE MUSCOLARE, VIOLA SPAVALDA — Il primo tempo è equilibrato. Fisico e intenso, ma poco spettacolare. Di bel gioco si vede solo qualche sporadico brandello, per il resto grandi corse e contrasti decisi. Del resto Ferrara ha scelto i muscoli stasera. Quelli del rientrante Sissoko, che non si vedeva in campo dal 7 marzo, affiancato ad altri due pedalatori di centrocampo, Felipe Melo, che perde il confronto con Zanetti, con cui ha scambiato la maglia la scorsa estate (con oltre 20 milioni entrate nelle casse viola nella doppia transazione), e Poulsen, sgraziato ma efficace. La qualità di Camoranesi resta in panchina, insieme a quella di Trezeguet, sacrificato alle doti dinamiche di Amauri e Iaquinta. E così la manovra bianconera non è fluida, Diego tocca il pallone solo saltuariamente, anche se quando lo fa, il gioco si velocizza. Gli unici sbocchi arrivano dalle percussioni di Grosso sulla sinistra La Fiorentina sembra più organizzata, e più propositiva, nonostante giochi fuori casa. Montolivo e Zanetti "bassi" garantiscono geometrie organiche, e poi c'è il tridente dietro Gilardino, reduce dal momento d'oro in azzurro: 4 gol in due partite contro Irlanda e Cipro. La Viola spinge forte anche lei sulla corsia di sinistra, con Vargas che punta sempre Grygera. E approfitta della fantasia di Jovetic, preferito da Prandelli a Mutu.


BOTTA E RISPOSTA — Al 5' la Fiorentina è già avanti. Gol di Vargas, con un sinistro sottomisura sul passaggio filtrante - una chiccheria - di Jovetic. La Juve reagisce con il carattere. Iaquinta si gira bene in area, ma il suo sinistro è centrale, e Frey para. Poi arriva un bel cross di Grosso da sinistra, Iaquinta anticipa anche Amauri e mette fuori da pochi passi. Quindi il forcing bianconero trova compimento. Con il pareggio di Amauri, al primo gol stagionale: segna su una conclusione di Iaquinta che diventa un assist. Amauri non segnava dal 15 febbraio, e da 20 partite consecutive. Per il brasiliano una rete banale nella fattura diventa una liberazione. La Juve dopo il pari però frena, e allora l'ultima occasione del primo tempo è viola: grande parata di Buffon (menisco da operare dimenticato) sul sinistro incrociato di Vargas. All'intervallo è 1-1. La Fiorentina recrimina per una rete di Vargas su punizione vanificata (il fischio arriva prima che la palla varchi la linea di porta) da un presunto fallo di Dainelli a centroarea, la Juve si lamenta per un fuorigioco fischiato a Iaquinta.

RIPRESA SPENTA — L'inizio è vibrante. Destro di prima intenzione di Sissoko sulla sponda di Amauri, Frey bravissimo a respingere di piede. Poi Jovetic mette largo il destro in contropiede. Ma è un fuoco di paglia. Destinato a spengersi presto. Infatti il ritmo di gara gradualmente cala. E di occasioni se ne vedono sempre meno. Ferrara inserisce Camoranesi, Prandelli Mutu. Cambia poco. Nel finale entra pure De Ceglie per Iaquinta. Insomma, Ferrara sembra accontentarsi del pari. E infatti finisce così, 1-1. E i tifosi bianconeri fischiano.

Riccardo Pratesi

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 18 ottobre 2009 10:10
Inter monumentale
Cinquina al Genoa

I nerazzurri sfoderano una prova da incorniciare nonostante l'emergenza e seppelliscono i rossoblu, ottenendo la miglior vittoria dell'era Mourinho. I punti di vantaggio sulla Juve diventano 4

GENOVA, 17 ottobre 2009 - L'allungo è servito. L'Inter seppelisce sotto cinque reti il Genoa, mai veramente in partita, e vola a quota 19 punti in classifica, 4 di vantaggio su Juventus e Fiorentina. Gli uomini di Mourinho si godono un primato solitario figlio di una gara da incorniciare, nata dall'emergenza figlia delle assenze di Eto'o, Milito e Thiago Motta che ha costretto il tecnico portoghese a ridisegnare i nerazzurri con un 4-3-2-1 che ha portato all'Inter la vittoria più netta dell'era Mourinho e al Genoa la prima sconfitta casalinga dal 19 aprile.

LE SCELTE — Gasperini deve rinunciare all'ultimo a Marco Rossi, non al meglio, e sceglie di rinforzare la difesa inserendo Papastathopoulos sulla destra. Biava recupera ed è al suo posto nel reparto arretrato. In avanti Floccari è il punto di riferimento centrale. Mourinho non si fa tentare dall'ipotesi Suazo e lascia a Balotelli tutto il peso dell'attacco. A dare una mano all'Under 21 ci sono Sneijder e Stankovic, con Muntari a dare una mano in mezzo al campo.

INTER SPIETATA — Il Genoa prova a partire forte aggredendo i nerazzurri, ma l'Inter trova la via della rete dopo soli sei minuti: Cambiasso in area gira debolmente verso Amelia una sponda di Maicon, ma irrompe Modesto che devia alle spalle del proprio portiere. La squadra di Gasperini prova a riprendersi riversandosi nella metà campo nerazzurra, senza però riuscire a costruire pericoli veri per Julio Cesar. Palladino è ispirato e trova spazio a sinistra ma non basta, visto che Samuel e Lucio dominano al centro dell'area. Dall'altra parte Balotelli, nervoso come suo solito, si sposta spesso e volentieri sulla fascia destra, lasciando spazio alle incursioni centrali di Stankovic e Sneijder. Il serbo sfiora il raddoppio con un gran diagonale al 13', l'olandese al 31' serve un assist d'oro (dopo che Zanetti ha tolto il pallone dai piedi dell'incolore Zapater) trasformato da Balotelli nella sua prima rete stagionale che vale il raddoppio.


IL PASTICCIO — Il Genoa accusa il colpo e non riesce a riprendersi nemmeno quando Gasperini rimescola le carte passando alla difesa a quattro. I rossoblu si vedono solo al 40', quando l'ispiratissimo Palladino serve a Milanetto la palla che accorcierebbe le distanze se il centrocampista non fosse in fuorigioco. Questione di millimetri. L'Inter controlla il gioco e sembra destinata ad andare al riposo avanti di due reti, ma al 49' Amelia la combina grossa: il portiere spedisce sui piedi di Stankovic un rinvio che il serbo, al volo da 45 metri, gira in rete con una magia da consegnare agli annali per il 3-0.


APOTEOSI — Gara senza storia nella ripresa, in cui l'Inter si presenta con Vieira al posto del dolorante Cambiasso. Il Genoa entra in campo senza convinzione, non riuscendo mai ad arrivare seriamente dalle parti di Julio Cesar nemmeno quando Gasperini manda in campo Palacio e Crespo. L'Inter allora decide di porre fine alla partita, trafiggendo per due volte Amelia tra il 21' e il 26'. Il 4-0 lo firma Vieira: il francese riceve palla da Sneijder al limite dell'area, si libera d'astuzia di Modesto e centra la sua prima rete stagionale. Poi è Maicon ad esultare, raccogliendo un pallone che vagava in area rossoblu dopo una mischia e trasformandolo nella prima cinquina stagionale dell'Inter. La gara virtualmente finisce qui, col pubblico di Marassi che continua ad incitare i rossoblu nonostante il tracollo. Per il Genoa è la terza sconfitta stagionale, che porta a 16 le reti subite in 8 giornate, una media di due a partita. Gasperini dovrà lavorare sulla difesa per risollevarsi.

Davide Chinellato

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 18 ottobre 2009 20:46
La Samp le prova tutte
poi rischia la beffa finale

La Lazio ferma i blucerchiati sull'1-1: la squadra di Delneri passa in vantaggio al 40' del primo tempo con un colpo di testa di Pazzini, risponde Matuzalem due minuti dopo. Espulsi Padalino e Baronio. Traversa per Cassano, occasioni finali per Cruz e Mauri. Ora l'Inter è a +2

ROMA, 18 ottobre 2009 - La Sampdoria perde il primato ma non la partita ed esce dall'Olimpico con un 1-1 contro la Lazio che alla fine deve anche soddisfarla, non fosse altro che per i due brividi finali firmati Cruz e Mauri. Ma nel contempo può anche recriminare per una traversa scheggiata da Cassano, e per molte altre occasioni create e non concretizzate. Insomma all'Olimpico si è vista una partita intensa e ricca di occasioni da gol, condita da due espulsioni e impreziosita da interventi miracolosi di Muslera e Castellazzi.


BOTTA E RISPOSTA — Ballardini all'inizio lascia Lichtsteiner in panca (al suo posto gioca Cribari) ma recupera Siviglia, Diakite e soprattutto Brocchi, assente da due mesi. Sistemata la difesa, le speranze biancocelesti sono riposte soprattutto in attacco, dove Matuzalem fa da innesco per Zarate e Rocchi. La Samp invece oltre allo squalificato Gastaldello, deve fare a meno degli infortunati Tissone e Semioli con Poli e Padalino a farne le veci ed Accardi, fuori da maggio, che scalda i motori in panchina. Sulla sinistra Ziegler è preferito a Zauri, accanto alla coppia centrale Rossi-Lucchini. Ma anche in casa doriana le maggiori aspettative arrivano dal duo offensivo Pazzini-Cassano, in un duello a distanza con i colleghi biancocelesti che infiamma il primo tempo del match. L'avvio è di marca laziale: più decisa ed efficace la squadra di Ballardini, al 9' è sua la prima occasione della gara con Rocchi che si inventa un'azione personale ed arriva dalle parti di Castellazzi. Il suo destro è fermato dal portiere doriano. All'11' Matuzalem arriva in zona-tiro, ma il suo sinistro è troppo angolato e va sul fondo. Poi la Samp si scuote e cresce, anche sul piano dell'efficacia in zona-gol: al 17' Mannini innesca Cassano, con Muslera abile nel respingere il tocco ravvicinato del blucerchiato. Al 20' il portiere laziale si oppone in due tempi a una conclusione di Padalino e al 22' ancora Muslera dice di no a Mannini, con Siviglia che perfeziona in angolo. Il tempo per Rocchi di tentare un tiro al volo in girata (fuori) e la Samp trova il vantaggio: Pazzini-Padalino-Pazzini, e il suo colpo di testa supera Muslera. E' il 40', ma la festa dura poco. Al 42' infatti la Lazio confeziona il pareggio: Rocchi lancia al volo Matuzalem, il suo doppio tocco di sinistro - controllo e tiro - è letale per Castellazzi.

SAMP IN 10 DAL 10' — La Samp riparte di slancio nella ripresa, e per 10 minuti macina gioco offensivo e promettente. Poi però Padalino inciampa nella seconda ammonizione (la prima è arrivata per proteste dopo il gol di Matuzalem) e dunque nell'espulsione. Delneri richiama Poli per Zauri ma l'atteggiamento della Samp non cambia: sono ancora i blucerchiati a fare la gara, con i padroni di casa che agiscono soprattutto in contropiede. Matuzalem chiama Castellazzi al prodigio al 14', ma in generale la Samp non dà l'impressione di soffrire più di tanto l'inferiorità numerica. Non è però finita: al 28' anche Baronio rimedia la seconda ammonizione, e dunque le squadre tornano in parità. Il giocatore, uscendo, protesta con Delneri che gli risponde. La Samp ora carica a testa a bassa, animata da una voglia di vincere quasi animalesca. Al 31' Muslera alza in angolo una punizione di Ziegler a fil di traversa. Poi Ballardini richiama Matuzalem e Rocchi per Dabo e Cruz. Mancano ancora dieci minuti: un tempo che basta a Cassano per trovare l'incrocio dei pali con un destro dal limite (38'), a Ballardini per mandare in campo Lichtsteiner per Siviglia (40'), a Pazzini per scontrarsi col pugno di Muslera e lasciare il campo col naso sanguinante (al suo posto Pozzi, dal 43', mentre l'attaccante è stato accompagnato in ospedale per accertamenti). I doriani reclamano il rigore, come per un fallo su Ziegler poco dopo. La Samp insomma non molla e insegue l'Inter fino all'ultimo istante. Ma stavolta non va, anzi i cinque minuti finali di recupero sono un corollario di quasi-gol laziali: prima Zarate va in serpentina e mette sul sinistro di Cruz un pallone d'oro, poi Mauri vola e colpisce teso di testa. In entrambi i casi Castellazzi si supera e salva il risultato. E ora l'Inter è avanti di due lunghezze.

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 18 ottobre 2009 20:51
Il Napoli ride ultimo
Che beffa per il Bologna

Walter Mazzarri debutta con un successo sulla panchina dei campani che vincono 2-1 con una rete dell'ex doriano nel recupero. Vantaggio ospite di Adailton e pareggio di Quagliarella

NAPOLI, 18 ottobre 2009 - Clamoroso debutto di Walter Mazzarri sulla panchina del Napoli: battuto 2-1 il Bologna con un gol a tempo scaduto di Maggio dopo che, a dispetto di un match dominato per lunghi tratti, la formazione campana ha dovuto inseguire per un'ora dopo la rete di Adailton al 15'. Sembrava un match stregato, invece Quagliarella al 27' ha impattato e regalato nuove speranze al Napoli che, pur rischiando di capitolare in contropiede, ha colto il successo in extremis che vale il dodicesimo posto in classifica a quota 10. Il Bologna di Papadopulo, espulso per proteste al 40' del secondo tempo, è ora terz'ultimo, insieme all'Atalanta, con 6 punti.


PRIMO TEMPO — Mazzarri si affida a Lavezzi ("Stavo bene, me la sentivo" ha detto l'argentino) e lo preferisce a Denis. L'argentino si distingue subito e al 4' dopo una gran sgroppata mette pregevolmente al centro per Quagliarella che si allunga la palla e Mingazzini può chiudere. Il monologo dei padroni di casa è bruscamente interrotto al 15' con una punizione di Adailton dal limite dell'area: parabola perfetta sul primo palo e De Sanctis è fuori gioco. Da quel momento, per circa un'ora, si gioca solo in una mteà campo. Al 22' Quagliarella controlla bene in area, appoggia all'indietro a Datolo che sbaglia il tocco al volo e manda alto da ottima posizione. Più volte Lavezzi è fermato sul filo del fuorigioco e verso il finale di tempo l'impeto napoletano rallenta un po' anche perché il campo è pesante e non facilita i ripetuti scatti.


SECONDO TEMPO — Nella ripresa ecco Pazienza al posto di Datolo, ma non cambia granché. Il Napoli mantiene una grande pressione, ma fatica a finalizzare e si affida molto all'estrosità di Lavezzi. A differenza del primo tempo la strada della porta è in salita e fino al 25' non ci sono occasioni da gol, poi di colpo ne arrivano due in una sola azione: Viviano si oppone prima di piede su Lavezzi dalla sinistra, poi in tuffo su Cannavaro di testa dal dischetto. E' l'aperitivo: al 27' in una mischia in area su azione di corner, Quagliarella irrompe di rapidità e di destro da pochi metri insacca. Il Napoli, galvanizzato dal pubblico, si butta tutto in avanti, a tratti anche con poco criterio, e in due-tre occasioni rischia di farsi trafiggere in contropiede. Decisivo De Sanctis al 34' con Zalayeta che smarca Di Vaio solo davanti al portiere: gran bel tiro e parata spettacolare che salva il risultato. Al 40' Lavezzi s'invola per 50 metri sulla sinistra, brucia Lanna e dopo essere entrato in area manda alto. I padroni di casa non demordono, insistono e al 46' trovano l'azione che vale i tre punti: Lavezzi crossa dalla sinistra, Hamsik è completamente libero a un metro dalla porta e deve solo appoggiare in rete.

PARLA LAVEZZI — Ezequiel Lavezzi tira un sospiro di sollievo dopo giorni molto pesanti: "Abbiamo faticato tanto. Comunque a parte con l'Inter a questa squadra non è mai mancata l'anima ma solo i risultati. Il passaporto non l'ho perso io, non ho guadagnato niente dallo stare in Argentina un giorno in più che ho passato da un ufficio all'altro".

Guido Guida

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 18 ottobre 2009 20:56
Bojinov gol, sorriso Parma

Gli emiliani inguaiano il Siena, battuto 1-0 grazie ad un gol del bulgaro, in sospetto fuorigioco. La squadra di Guidolin domina il primo tempo e amministra il risultato nella ripresa, favorita dall'espulsione di Fini per gomitata a Morrone al 34'

PARMA, 18 ottobre 2009 - Il Parma batte il Siena e si issa al 5° posto in classifica. Decide un gol di Bojinov, in sospetto fuorigioco, ma la vittoria degli emiliani è legittimata dalle numerose occasioni per il raddoppio, sventate da Curci e non concretizzate per qualche peccato veniale di precisione. I gialloblù si confermano squadra compatta, impreziosita da giocatori di qualità a centrocampo come Dzemaili e Galloppa. Il Siena colleziona la quinta sconfitta in campionato, che segue il deludente pareggio interno con il Livorno. I toscani hanno fatto quasi scena muta in attacco, condizionati anche dall'espulsione di Fini per una gomitata a Morrone. Il cuore di una squadra che non ha mollato fino al 94' non è potuto bastare.


MONOLOGO GIALLOBLU' — Il primo tempo è tutto Parma. Che segna subito, e la partita si mette in discesa già al 6'. Gol di Bojinov, preferito a Paloschi da Guidolin. Il bulgaro se ne va sul filo del fuorigioco (ma resta più di un dubbio, sembra infatti oltre la linea di difesa dei toscani) e segna su passaggio filtrante di Dzemaili. Il gol è originato da un errore nel rilancio di Terzi. Il Parma insiste. Capisce che può chiudere i conti, perchè il Siena sembra frastornato, reso nervoso da una classifica pericolante e da un gioco che non decolla. Stavolta Giampaolo prova Genevier da trequartista, ma la mossa non funziona. Il pallino del gioco ce l'hanno i padroni di casa, che comandano a metà campo grazie alla qualità dell'ex Galloppa e soprattutto di Dzemaili, che parte dal centrodestra, ma spesso si muove da trequartista. È proprio lui a sfiorare il 2-0 con un sinistro incrociato respinto da Curci. Ma le palle gol fioccano come neve. Tutte per il Parma. Bojinov spreca in contropiede, e si divora un gol a porta vuota su assist di Dzemaili. Poi è Amoruso a perdere l'attimo sottoporta. Il Siena - sceso in campo con le maglie verde speranza - vede la gara farsi ancor più in salita quando Fini si fa cacciare per una gomitata a Morrone, un ingenuo fallo di reazione. All'intervallo è 1-0 Parma, che ha sprecato tanto.

RIPRESA SOTTOTONO — Giampaolo cambia: dentro Jajalo per Genevier. Il Siena ci prova, ma affidandosi soltanto alle iniziative personali dei suoi attaccanti. C'è un bello spunto di Maccarone: il suo sinistro dopo un paio di dribbling è chiuso in angolo da Mirante. Poi il ritmo cala gradualmente. Il Parma non ha interesse a forzare i tempi, e gestisce il vantaggio. Il Siena non ha la forza, anche perchè con un uomo in meno, per stringere i tempi. E così la partita si trascina stancamente senza occasioni da rete. Il Siena nel finale prova un disperato forcing, ma ottiene solo l'espulsione per proteste di Giampaolo.

Riccardo Pratesi

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 18 ottobre 2009 21:25
Udinese senza idee
L'Atalanta ne approfitta

Dopo tre pareggi consecutivi, primi tre punti in A per Conte. Valdes e De Ascentis nel secondo tempo regolano una spenta Udinese

UDINE, 18 ottobre 2009 - Al quarto tentativo Conte fa centro: dopo tre pareggi consecutivi il tecnico dell'Atalanta coglie la sua prima vittoria in serie A contro un'Udinese che sembra la brutta copia di quella, frizzante ma sfortunata, che aveva perso nel recupero a Milano contro l'Inter. Nerazzurri in vantaggio in avvio con Tiribocchi, ma subito ripresi da Lodi: nel secondo tempo, però, ci pensano Valdes e il rientrante De Ascentis a chiudere la partita.

BABBO NATALE — La nazionale porta uno sgradito dono a Pasquale Marino: Di Natale, infatti, non ce la fa a recuperare dall'affaticamento rimediato in azzurro e si accomoda in panchina; la maglia da titolare va a Lodi, Sanchez avanza al fianco di Corradi. Atalanta in piena emergenza: difesa in apnea, soprattutto al centro (giocano Peluso e Pellegrino); a centrocampo si rivede l'ex "disoccupato" De Ascentis.

PEPE SULLA FASCIA — Nell'Udinese, Pepe parte benissimo sulla sinistra: il nazionale azzurro punta il diretto avversario e lo salta spesso e volentieri. L'Atalanta sembra in difficoltà, ma alla prima occasione passa: in realtà, si tratta di un'invenzione di Tiribocchi, che si fa servire sul taglio, pennella un dribbling con tunnel e piazza il destro all'angolino. Deve essere la giornata dei gol d'autore, visto che Lodi non vuol essere da meno e, dopo un bellissimo scambio al limite con Sanchez, trova il tiro a giro che lascia immobile Consigli. Son passati solo 8' e la partita è già sull'1 a 1.

DEA SPRECONA — Dopo i fuochi d'artificio iniziali, però, la gara vive una fase di stanca, in cui, tra l'altro, è l'Atalanta a farsi preferire con ficcanti contropiedi, ma prima Padoin, e poi Doni, sprecano da ottima posizione. Prima della fine è addirittura Tiribocchi a travestirsi da difensore aggiunto e ad ostacolare Padoin che, solo a centro area, non riesce a concludere verso la porta per l'opposizione del compagno. Nel secondo tempo il tema tattico della gara non cambia granché, con i padroni di casa in versione "vorrei ma non posso", che provano a manovrare, ma con gioco lento e prevedibile, e gli ospiti che controllano agevolmente.

COLPO DI GENIO — Marino, alla ricerca di fantasia, si gioca la carta Di Natale, ma le invenzioni sono tutte a tinte nerazzurre: Valdes e De Ascentis, infatti, trovano in pochi minuti due conclusioni dal limite che spolverano entrambi gli incroci della porta di Handanovic. Incredibile la favola di De Ascentis, fino a qualche settimana fa senza contratto, che ritrova il gol dopo 4 anni. La reazione dell'Udinese? Tutta in una conclusione dal limite di Pepe (l'ultimo ad arrendersi), che incoccia il palo. Poi, più nulla.

Sergio Stanco

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 18 ottobre 2009 22:28
Danilevicius illude il Livorno
Miccoli dà il via alla rimonta

Dopo il successo sulla Juventus, Zenga e i suoi si confermano vincendo in rimonta: apre Danilevicius, risponde Miccoli, poi il terzino segna il gol-vittoria. Rivas in ospedale

LIVORNO, 18 ottobre 2009 - La prima vittoria stagionale del Palermo fuori casa porta le firme di Miccoli e Balzaretti. Vale molto perché arriva dopo il successo sulla Juventus prima della sosta e al termine di una partita non bella, ma vinta con una cinica rimonta. Recrimina il Livorno, che in casa non vince ormai da 19 mesi: il gol di Danilevicius a inizio ripresa interrompe un digiuno di reti durato 548' ma non basta per conquistare punti. I toscani restano soli in coda alla classifica e adesso sulla coppia Russo-Ruotolo si fa minacciosa l'ombra di Beretta.

PAURA PER RIVAS — Candreva parte ancora dalla panchina e per il Livorno è un'assenza pesante. Il nuovo modulo prevede tre difensori e Pulzetti dietro a Tavano e Lucarelli. Il Palermo è per 10/11 quello ha battuto la Juventus: manca Sirigu, il portiere-rivelazione frenato da un attacco influenzale. Al suo posto Rubinho. Zenga e Russo si sgolano, evidentemente non è una partita di lanci lunghi quella preparata durante la sosta. Almeno Rubinho una parata la fa quando al 21' Pieri crossa dalla tre quarti per un solissimo Pulzetti, che di testa chiama al gran riflesso il portiere brasiliano. De Lucia, invece, non può far altro che ringraziare Miccoli quando al 26' lo grazia da ottima posizione. A rompere l'equilibrio, purtroppo, capita l'infortunio di Rivas: è il 40' quando il colombiano casca male nell'area avversaria, sbattendo la testa a terra. Il difensore sviene e viene trasportato in ospedale per accertamenti, al suo posto Candreva.

CANDREVA NON BASTA — Cambi obbligati anche quelli di Tavano (problema muscolare) per Danilevicius, mentre Zenga toglie Pastore (attacco febbrile) con Nocerino. Il match si anima: Danilevicius porta in vantaggio il Livorno al 9' deviando un tiro di Pulzetti. Un minuto più tardi pareggia Miccoli su suggerimento di Simplicio: l'attaccante è in fuorigioco prima di battere De Lucia. Il Livorno cresce con Candreva e il Palermo soffre. I padroni di casa fanno la partita fino alla mezz'ora e sfiorano il raddoppio ancora con Danilevicius e poi con Candreva, che manda alto da buonissima posizione. Quando il 2-1 arriva, Tagliavento annulla giustamente per fuorigioco. E' il preludio alla doccia fredda firmata Balzaretti al 36' (per lui Di Livio in tribuna per conto di Lippi?).

Claudio Lenzi

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 18 ottobre 2009 22:37
Bari cinico e vincente
Chievo ko dopo 5 turni

I pugliesi tornano a vincere dopo 5 gare imponendosi 2-1 sugli uomini di Di Carlo. Decisiva la prova dei difensori di Ventura, i migliori del campionato con Inter e Fiorentina, che concedono un gol solo a 8' dalla fine

VERONA, 18 ottobre 2009 - Il Bari così non si era mai visto. Cinici e spietati, capaci di trasformare in due gol le uniche vere occasioni da rete, gli uomini di Ventura espugnano 2-1 il campo del Chievo prendendosi la prima vittoria dopo tre turni di astinenza. Il gol iniziale di Almiron aiuta gli ospiti, che poi lasciano sfogare i padroni di casa incapaci per quasi tutta la partita di perforare la difesa meno battuta del campionato assieme a quelle di Inter e Fiorentina. Il raddoppio di Ranocchia permette al Bari di sopravvivere agli ultimi intensi otto minuti, quando Bogdani accorcia e il Chievo cerca in tutti i modi di arrivare al pareggio. Ma il gol non arriva e i gialloblu incappano nel primo ko dopo cinque turni di imbattibilità.

LE SCELTE — Di Carlo punta su Granoche come partner d'attacco di Pellissier, confinando Bogdani in panchina. In mezzo al campo il punto di riferimento è ancora Iori. Ventura punta sul talento di Meggiorini e su Allegretti, che ritrova il suo posto a sinistra. Almiron è il vice Gazzi, messo ko dall'influenza.


SUBITO BARI — I piani dei due tecnici vengono mandati all'area dopo nemmeno tre minuti di gioco: Salvatore Masiello scodella in area un calcio piazzato, Almrion svetta dimenticato dalla difesa del Chievo e infila alle spalle di Sorrentino il suo primo gol con la maglia del Bari. Per la squadra di Ventura è la prima rete dopo un digiuno lungo 302'.

DIFESA IMPENETRABILE — Il Chievo fa finta di niente e prende in mano la partita grazie a un centrocampo molto solido a cui Yepes da una mano dominando sulle palle alte. La squadra di Di Carlo è bravissima a costruire fino ai 16 metri avversari, dove si schianta sul muro della miglior difesa del campionato, in cui brillano Ranocchia e Bonucci, centrali giovani e in stato di grazia che consentono a Granoche solo tiri da posizione impossibile. Gillet non rischia nemmeno quando Marcolini prova ad affinare la mira da fuori (due conclusioni dalla distanza, due parate facili del portiere belga). Ma se la difesa è da grande, tanto che non ha mai subito un gol nel primo tempo, è in avanti che il Bari fa fatica: Alvarez a destra non sfonda mai, Barreto è un fantasma e le uniche chance per gli ospiti le ha Meggiorini, sul cui colpo di testa in tuffo al 34' Sorrentino deve superarsi.

LA RICOMPENSA — Stesso copione in avvio di ripresa, con la novità che il Chievo riesce a rendersi veramente pericoloso. A mettere i brividi a Gillet è Pellissier, che al quarto d'ora costringe il portiere belga a una parata da campione su un velenosissimo colpo di testa. Cinque minuti dopo il Bari mette la parola fine al match, con Ranocchia che firma la sua prima rete in Serie A con un colpo di testa su cross di Donati che lascia impietrito Sorrentino. Per i pugliesi è l'ottavo gol stagionale messo a segno dall'ottavo marcatore diverso. Per il difensore la giusta ricompensa dopo una gara da incorniciare.

SPERANZA — Il Chievo sembra accusare il colpo, ma dopo qualche minuto di torpore si risveglia e torna a schiacciare il Bari nella propria metà campo. Gli sforzi degli uomini di Di Carlo si concretizzano al 37': il gol che riaccende le speranze è di Bogdani, entrato al posto di Granoche, bravo a svettare di testa su cross di Yepes anticipando Bonucci e perforando Gillet dopo 275' di imbattibilità. Lo stanchissimo Meggiorini al 41' si divora il 3-1 sparando alto di testa a porta vuota, poi il Chievo si riversa disperatamente dalle parti di Gillet. Il belga non cade nemmeno quando è a terra davanti alla linea di porta con tre gialloblu che provano invano a perforarlo. Finisce con la seconda vittoria stagionale (la prima in trasferta) del Bari, che in classifica sale a quota 11 agganciando proprio il Chievo, alla terza sconfitta nel 2008/2009.

Davide Chinellato

Fonte: gazzetta
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