Preziosi: danneggiato da Moggi
Il patron del Genoa è stato sentito dai carabinieri come parte lesa.
L'inchiesta di Como fra le questioni sul tavolo
Il presidente ascoltato per sei ore sulla Gea e sulla finale del Viareggio
Roma. Con le unghie e con i denti. Dai tempi dei processi che hanno spalancato al Grifone le porte del Baratro, Enrico Preziosi non era così grintoso, puntuale, determinato. Ma anche soddisfatto, per aver trovato interlocutori attenti e tutt'altro che prevenuti. Sei ore di interrogatorio per il patron del Genoa davanti ai carabinieri di Roma. Atti secretati, ma massima attendibilità concessa dagli inquirenti a Preziosi. Il vento sembra davvero, finalmente, cambiato, sospira l'avvocato Maurizio Mascia, che ha accompagnato Preziosi nella trasferta romana. Sei ore davanti ai carabinieri. Poi la decisione: gli atti devono rimanere segreti, perché l'inchiesta, giunta alle battute finali, è in una fase delicatissima.
Quale il ruolo di Preziosi? Quello del "danneggiato". E gli inquirenti ora davvero ci credono. Tutti gli episodi che hanno coinvolto (e travolto) la storia recente del Genoa sono passati al setaccio. Quali sono? Non è difficile intuire che si sia parlato, e a lungo, delle vicende relative al torneo di Viareggio dell'anno scorso. segnalate dal Secolo XIX nei giorni scorsi. Ricordiamo: l'arbitro Domenico Messina arrivò allo stadio dei Pini sottobraccio a Luciano Moggi. Sfrontatamente. E poi Moggi finì nello spogliatoio prima della finale. E poi quella strana gara, persa dal Genoa contro la Juve dopo incredibili errori dell'arbitro Messina. Occhi puntati anche sul "Viareggio", quindi. Non perché interessino i dettagli della "Coppa Carnevale", ma perché quei fatti sono un'ulteriore conferma dello stapotere della ditta Moggi & C. in tutte le articolazioni del calcio italiano, anche nel settore giovanile.
Ma ci sono altre situazioni che potrebbero interessare ai magistrati. Come l'inchiesta della procura di Como sul fallimento della squadra lariana, costata a Preziosi anche qualche giorno di arresti domiciliari. Ricordiamo: nella stessa inchiesta era finito sotto accusa anche Luciano Moggi. Ma mentre Preziosi pagò (personalmente e finanziariamente), la tranche che toccava Moggi finì rapidamente nel dimenticatoio. Altra circostanza strana, molto strana. Perché quelle stesse identiche carte, giunte poi nelle mani dei magistrati di Torino, sono finite nel capo d'accusa contro la Juve per false comunicazioni sociali. Hanno rilanciato un'indagine ferma ormai da mesi. E hanno indotto i pm piemontesi a iscrivere lo stesso Moggi sul registro accanto al nome del primo indagato, Antonio Giraudo.
Altro interrogatorio della giornata. Otto ore e venti minuti davanti ai pm, decine di telefonate, compresa quella sulla griglia propedeutica ai sorteggi arbitrali, registrate su nastro. È stato un autentico tour de force per l'ex designatore Paolo Bergamo l'interrogatorio nella sede della procura di Napoli. e non è finita: sarà risentito. Bergamo si è limitato a rispondere a poche domande dei cronisti: Conosco Moggi da sempre, ho fatto l'arbitro dal 1973. Ha difeso Moggi durante l'interrogatorio? Devo difendere me non devo difendere Moggi. Poi il congedo: Sono molto rinfrancato, è stato un sollievo parlare.
A Roma l'inchiesta Gea ha visto sfilare Aldo Spinelli, patron del Livorno, poi Paolo De Luca e Giogio Perinetti, presidente e ds del Siena. Si è parlato, ha spiegato Spinelli, della cessione di Giorgio Chiellini alla Signora e dei prestiti di Adriano Mutu e Raffaele Palladino: Tutto regolare, cedetti Chiellini alla Juve e non alla Roma per il semplice motivo che i bianoconeri mi offrirono sei milioni e mezzo di euro, mentre l'offerta arrivata dalla capitale era la metà. Mutu ci fu offerto perché la Juve non poteva più tesserare extracomunitari.
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Nadia
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