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Il nuovo libro del Papa su Gesù

Ultimo Aggiornamento: 10/03/2011 15:55
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10/03/2011 15:55
 
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"Gesù ha separato religione e politica
la chiesa oggi è una barca in tempesta"

Presentato oggi in Vaticano il libro di Benedetto XVI dedicato al Nazareno. La resurrezione è mistero che va oltre alla scienza. Ebrei e cristiani dialoghino, "Israele ha qualifica di popolo santo". "Spesso si ha l'impressione che la Chiesa navighi col vento contrario della Storia, ma il Signore è presente"

ROMA - "Con il suo annuncio Gesù ha realizzato un distacco della dimensione religiosa da quella politica, un distacco che ha cambiato il mondo e che veramente appartiene all'essenza della sua nuova via": è uno dei punti principali del nuovo libro del Papa dedicato a Gesù, presentato oggi in Vaticano. Un testo che si sofferma sul periodo che va "dall'ingresso in Gerusalemme fino alla Risurrezione", collegandosi al precedente volume uscito nel 2007 che riguardava il periodo dal battesimo alla trasfigurazione. Se ci sarà tempo, ha detto Benedetto XVI, si dedicherà in un prossimo volume all'infanzia di Gesù.


Il passaggio sulla separazione fra dimensione religiosa e politica è contenuto nel capitolo settimo, 'Il processo a Gesù, in cui Benedetto XVI spiega come si arrivò alla condanna di Cristo, soffermandosi sulle figure di Caifa e Pilato. Il Pontefice sottolinea che nell'ordine in vigore ai tempi di Gesù "le due dimensioni - quella politica e quella religiosa - erano, appunto, assolutamente inseparabili l'una dall'altra". Su questo terreno si innesta "lo specifico interesse per il potere della dinastia di Anna e Caifa", i sommi sacerdoti. E nella decisione di mettere a morte Gesù, non pesò solo una preoccupazione politica, legata alla "legittima preoccupazione di tutelare il tempio e il popolo", ma anche "l'egoistica smania di potere da parte del gruppo dominante". Fermo restando questo punto, "Gesù nel suo annuncio e con tutto il suo operare, aveva inaugurato un regno non politico del Messia e aveva cominciato a staccare l'una dall'altra le due realtà, fino ad allora inscindibili. Ma questa separazione di politica e fede, di popolo di Dio e politica - osserva ancora il Papa - appartenente all'essenza del suo messaggio, era possibile, in definitiva, solo attraverso la croce".

Resurrezione, mistero che va oltre la scienza. Papa Ratzinger parla anche della resurrezione, un "paradosso" che va oltre la scienza. La resurrezione di Gesù non contrasta con il dato scientifico della realtà ma è qualcosa che va oltre la scienza, qualcosa che ci dice che "esiste un'ulteriore dimensione rispetto a quelle che finora conosciamo", scrive. Le testimonianze bibliche sulla resurrezione, che il Papa definisce "storicamente credibili", raccontano di "qualcosa che non rientra nel mondo della nostra esperienza. Si parla di qualcosa di nuovo, di qualcosa fino a quel momento unico - si parla di una nuova dimensione della realtà che si manifesta". Quindi, "non si contesta la realtà esistente" ma si apre "un'ulteriore dimensione rispetto a quelle che finora conosciamo", si legge nel libro. E ancora: Gesù risorto "non è un cadavere rianimato" destinato in "un tempo più o meno breve" a tornare nella vita di prima e ad un certo punto "morire definitivamente". La sua resurrezione "è stata l'evasione verso un genere di vita totalmente nuovo, verso una vita non più soggetta alla legge del morire e del divenire, ma posta al di là di ciò - una vita che ha inaugurato una nuova dimensione dell'essere uomini".

Chiesa in difficoltà. Oggi la chiesa affronta un periodo di difficoltà, scrive Ratzinger. "Anche oggi la barca della Chiesa, col vento contrario della storia, naviga attraverso l'oceano agitato del tempo. Spesso si ha l'impressione che debba affondare. Ma il signore è presente e viene nel momento opportuno": con questa considerazione il Papa parla della presenza di Cristo in terra dopo la risurrezione, in un passaggio del libro. "Il Gesù che si congeda non va da qualche parte su un astro lontano", scrive Ratzinger. "Egli entra nella comunione di vita e di potere con il Dio vivente, nella situazione di superiorità di dio su ogni spazialità. Per questo non è 'andato via', ma, in virtù dello stesso potere di Dio, è ora sempre presente accanto a noi e per noi". Spiega ancora il papa: "Siccome Gesù è presso il padre, egli non è lontano, ma è vicino a noi. Ora non si trova più in un singolo posto del mondo come prima dell'ascensione; ora, nel suo potere che supera ogni spazialità, egli è presente accanto a tutti ed invocabile da parte di tutti - attraverso tutta la storia - e in tutti i luoghi".

Ebrei e cristiani dialoghino, Israele "popolo santo". Il vangelo "deve arrivare a tutti i popoli", ricorda il Papa che, in un passaggio del volume non nasconde che ciò abbia creato problemi nei rapporti tra la Chiesa e gli ebrei. "C'è sempre sullo sfondo - scrive Ratzinger - anche la questione circa la missione di Israele. Vediamo oggi con sconcerto quanti malintesi gravidi di conseguenze abbiano, in proposito, pesato sui secoli. Una nuova riflessione, tuttavia, può riconoscere che in tutti gli offuscamenti sono sempre riscontrabili avvii di una giusta comprensione". Il Papa invita ad una conciliazione della lettura cristiana e di quella giudaica degli scritti biblici, dopo secoli di contrapposizione, al fine di "comprendere rettamente la volontà e la parola di Dio", riconoscendo come proprio compito il far sì che "questi due modi" della lettura biblica dialoghino "tra loro". Il popolo di Israele, si legge ancora nel libro del Papa, ha la qualifica di popolo santo: "Il processo della consacrazione, della 'santificazione' " comprende da una parte "una segregazione" , cioè una separazione dal mondo e dall'altra "una missione" per il mondo. Due aspetti che "formano un'unica realtà completa". Questa "connessione si rende molto evidente, se pensiamo alla vocazione particolare di Israele". E "questo è ciò che s'intende con la qualifica di Israele come 'popolo santo', spiega Ratzinger, all'interno di una più ampia analisi sul tema della consacrazione che abbraccia anche l'Antico Testamento.

Cristianesimo non solo visione morale. L'"essenza del cristianesimo" non è soltanto in una visione "morale", pur capace dello "sforzo estremo" di "amare fino alla disponibilità a sacrificare la propria vita per l'altro", ma risiede nel "dono della comunione con Cristo, del vivere in Lui". "L'esegesi liberale ha detto che Gesù avrebbe sostituito la concezione rituale della purità con quella morale: al posto del culto e del suo mondo subentrerebbe la morale. Allora il cristianesimo sarebbe essenzialmente una morale, una specie di 'riarmo' etico. Ma con ciò non si rende giustizia alla novità del nuovo testamento", argomenta il Papa. "Al posto della purezza rituale non è semplicemente subentrata la morale, ma il dono dell'incontro con Dio in Gesù Cristo", scrive Ratzinger, che in particolare sottolinea come "la devozione dell'Ottocento ha poi di nuovo reso unilaterale il concetto di purezza, l'ha ridotto sempre più alla questione dell'ordine nell'ambito sessuale, inquinandolo così anche nuovamente col sospetto nei confronti della sfera materiale, del corpo".

Fonte: Repubblica
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