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Serie A 2010/2011 Cronache, Risultati, Classifica

Ultimo Aggiornamento: 26/05/2011 13:53
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10/04/2011 12:33
 
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Totti, cucchiaio e doppietta
Scatto Roma, Udinese k.o.

Di Natale pareggia il rigore di Francesco che trova la zampata vincente all'ultimo assalto per la Champions. Ora i romani sono a -3 dal quarto posto dei friulani, alla seconda sconfitta consecutiva. Polemiche in un finale convulso

UDINE, 9 aprile 2011 - Doppietta nel derby, doppietta a Firenze, doppietta a Udine, la quinta in carriera contro i friulani, arricchita dal cucchiaio: la Roma di Montella è Francesco Totti, 203 reti in serie A. I giallorossi passano 2-1 nello scontro diretto per la Champions e si riportano a 3 punti dal 4° posto (-1 dalla Lazio), occupato ancora dall'Udinese di Guidolin che incappa, però, nella seconda sconfitta consecutiva. Di Natale segna - 26° gol stagionale - ma senza Sanchez, i bianconeri finiscono per perdere smalto e convinzione dei propri mezzi. Così alla distanza esce la Roma col suo intramontabile capitano. Nel finale incandescente annullato un gol ad Asamoah per fallo di mano, ma Damato non vede la spinta da rigore di Perrotta sul ghanese. Dopo il passo falso con la Juventus, Montella torna a guidare la rimonta.

SENZA SANCHEZ — Povera Udinese: no Sanchez, no party. Al Friuli il "Niño Maravilla" si ferma nel riscaldamento e i bianconeri cadono sette mesi dopo l'ultima volta in casa. Prima di questa doppia sconfitta (domenica scorsa a Lecce e oggi la Roma) la difesa di Guidolin vantava un filotto di 7 partite senza subire gol, ora ne incassa tre in meno di una settimana. Una flessione che va oltre il momento precario dei suoi attaccanti: senza Inler squalificato, i bianconeri impiegano un'ora per carburare e finiscono sulle gambe.


CUCCHIAIO — A suonare la sveglia è il vantaggio firmato da Francesco Totti, dopo l'ingenuo fallo da rigore di Pinzi su Pizarro. La gabbia di Guidolin per il capitano giallorosso spesso blocca anche Vucinic ma lascia spazi agli inserimenti: quelli di Rosi e Brighi non creano problemi, ma quando in area si affaccia il cileno, son dolori: il contatto è netto. Al 12' della ripresa Totti prende la palla e batte Handanovic col cucchiaio, il marchio di fabbrica che mancava, ormai da quattro anni.

DI NATALE ILLUDE — Senza Sanchez, gli emissari del Manchester United in tribuna si godono il solito Di Natale, acciaccato eppure capace di pareggiare a 2' dalla fine, sulla sponda di Corradi. Sembra finita, anzi c'è tempo per il raddoppio dell'Udinese con Asamoah. Damato annulla per fallo di mano, ma il centrocampista è sbilanciato nettamente da Perrotta. Decisione che farà discutere. Sul ribaltamento, Handanovic smanaccia un cross di Taddei, Cuadrado non raccoglie la sfera e lascia a Riise il cross per Totti, che sbanca il Friuli. La corsa all'Europa si fa sempre più avvincente.

Claudio Lenzi

Fonte: gazzetta
10/04/2011 15:15
 
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Juve, sofferenza e rimonta
Genoa k.o., l'Europa si avvicina

I bianconeri si impongono 3-2 dopo essere stati in svantaggio 0-1 e 1-2. Le reti: autogol di Bonucci, centro di Pepe (deviato da Rossi), Floro Flores, Matri e Toni, entrato al posto di Felipe Melo. Bianconeri alla terza vittoria di fila, a -5 dal quarto posto dell'Udinese

MILANO, 10 aprile 2011 - La Juventus vince ancora. Per la terza volta di fila, ed è una notizia. Batte il Genoa 3-2 in rimonta e si porta momentaneamente a -5 dal quarto posto che significa preliminare di Champions 2011-12. E pazienza se a guardare come è arrivato il successo i motivi di preoccupazione per i tifosi della Vecchia Signora sono almeno quanti quelli di soddisfazione. La Juve ha toppato il primo tempo, tirato fuori orgoglio e carattere nella ripresa, quando Delneri ha corretto un modulo tattico che non funzionava, ma ha anche concesso praterie ad un Genoa poco attento dietro e sprecone in avanti, che ha molto da recriminare e non avrebbe demeritato almeno un pareggio.

FORMAZIONI — Ballardini schiera Moretti come sostituito di Criscito, squalificato: ha il compito di frenare Krasic. In mezzo c'è Konko, accanto a Milanetto, con Antonelli esterno sinistro e Rossi dall'altra parte. Davanti Floro Flores e Paloschi, con Palacio in panchina. Delneri replica con Traorè al posto dello squalificato Grosso, Melo ed Aquilani "bassi" e Marchisio che parte in un'improbabile posizione da trequartista già provata senza successo da Lippi al Mondiale 2010. Una sorta di 4-2-3-1, con Matri centravanti.

JUVE INGUARDABILE — Nel primo tempo la squadra di Delneri è in affanno in difesa e impacciata nella costruzione della manovra. Nulla di nuovo, quando deve imporre il proprio gioco ha dimostrato questi limiti per tutto il campionato, nel quale le migliori prestazioni sono arrivate in coincidenza con i successi su Milan, Inter e Roma, quando ha invece potuto giocare di rimessa. Poi ci si mette anche un pizzico di sfortuna: Bonucci colpisce in maniera maldestra un cross di Antonelli: palla che finisce imparabilimente alle spalle di Storari, ancora sostituto di Buffon, ancora acciaccato. Non basta per dare la sveglia alla Vecchia Signora. Lenta, incerta, che commette errori di concetto con Melo e di esecuzione con Aquilani, insolitamente impreciso. Il meno peggio è Pepe, generoso, in buona forma atletica, anche se talvolta pasticcione. Proprio lui nel finale di testa sfiora il pari, quando finalmente la Juve dà segnali di vitalità, pericolosa anche con Bonucci. Ma all'intervallo il Genoa va in vantaggio, meritato: alla squadra di Ballardini è bastato intasare gli spazi per irretire i padroni di casa.


FUOCHI D'ARTIFICIO — Il secondo tempo è scoppiettante. Si parte con la seconda autorete di giornata, stavolta firmata Rossi. Gol probabilmente da assegnare a Pepe, che colpisce di testa prima dell'ultimo tocco sciagurato dell'esterno rossoblù. Comunque è 1-1. La Juve non ha nemmeno il tempo e la lucidità per godersi e gestire il vantaggio che il Genoa passa ancora. Con l'ottimo Floro Flores, il migliore dei suoi, bravo a procurarsi gli spazi e a sfruttarli in progressione palla al piede. Stavolta si fa trovare pronto all'appuntamento con il cross da sinistra: solo a centroarea, azzecca la carambola con il palo e trova il momentaneo 2-1 esterno.

DELNERI CAMBIA, MATRI SEGNA — Fuori Motta e Felipe Melo, entrambi in difficoltà, con Sorensen e Toni. Ora la Juve ha un capo e una coda, con il classico 4-4-2 di Delneri, forse prevedibile, ma perlomeno conosciuto dai bianconeri e che in casa consente una maggiore consistenza offensiva grazie ai muscoli di un totem come Toni. Proprio lui con una sponda favorisce il gran gol di Matri, il settimo per la Juve, che vale il 2-2. L'attaccante della Nazionale trova un dribbing secco in area, e poi il destro angolato vincente. Bravissimo. E gara, ora divertente, con la Juve tutta in avanti, finalmente incisiva, e il Genoa pericolosissimo nelle ripartenze, con Palacio vicino al centro personale appena entrato in campo. Toni trova il gol partita, il suo secondo per la Juve, con un'azione di forza, da centravanti: si sbarazza con le cattive di Dainelli, tenero, e finalizza una verticalizzazione di Aquilani. La gara resta in bilico sino alla fine, resa avvincente dagli errori che si susseguono da entrambe le parti. Le occasioni si sprecano, Toni sbaglia un gol a porta vuota, ma alla Juve basta anche così. L'Europa si avvicina.

Riccardo Pratesi

Fonte: gazzetta
10/04/2011 21:01
 
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Napoli, aggancio al Milan
Mascara+Hamsik: ciao Bologna

La squadra di Mazzarri vince 2-0 al Dall'Ara, con reti nel primo tempo dell'ex-Catania (primo gol in azzurro) e con un rigore di Hamsik. Il Bologna gli facilita il compito con due errori, poi nel secondo tempo è impreciso con Di Vaio. Il Napoli ora è primo a parimerito coi rossoneri, in attesa della sfida di Firenze

MILANO, 10 aprile 2011 - Un pomeriggio da primi in classifica. O quasi, visto che gli scontri diretti, a parità di punti, premiano ancora il Milan. Il Napoli comunque mette pressione ai rossoneri e stasera si piazzerà davanti alla tivù coi santini di Gilardino in mano. Contro il Bologna basta un tempo per mettere insieme i tre punti del controsorpasso sull'Inter e dell'aggancio alla capolista. Più che il Bologna faceva paura la squalifica di Cavani, ma Mascara, promosso titolare, lo sostituisce fra i marcatori, mentre l'uruguaiano festeggia in tribuna. Due mezzi regali dei rossoblù (anche sul rigore di Hamsik), poca resistenza della squadra di Malesani che prova a salvare la faccia almeno nella ripresa. Di Vaio però è impreciso, e così l'estasi napoletana può continuare.


I GOL — Due errori del Bologna danno il via ai gol del Napoli: al 30' è Viviano a fornire a Mascara la palla dell'1-0. Maggio pescato da una delle numerose aperture del centrocampo del Napoli crossa da destra, Lavezzi prolunga di tacco, il portiere esce basso ma non trattiene la palla: ne viene fuori un assist per Mascara, che fa 1-0. Sul secondo gol è invece Moras a sbagliare: su un lancio lungo si "addormenta" in difesa, tiene in gioco Hamsik e Lavezzi. Lo slovacco si trova a tu per tu con Viviano, scarica per Lavezzi che viene atterrato dal portiere. Rigore e giallo per Viviano, poi spiazzato da Hamsik dagli undici metri.


NAPOLI, LA PRIMA DI MASCARA — La prima senza Cavani, che non aveva ancora saltato una gara, è un successo. Mazzarri come previsto schiera Lavezzi da centravanti atipico, dietro di lui si muovono Hamsik e Mascara. L'ex catanese troverà subito l'intesa, oltre al primo gol in maglia azzurra. Ma è sulle fasce, specie quella destra, che il Napoli sfonda: Yebda e Pazienza sono bravi a cambiare gioco con lanci di quaranta metri, Maggio si fa quasi sempre trovare pronto per il cross. Lavezzi si muove molto e quando può parte palla al piede, creando problemi ai difensori rossoblù. Per il resto è il solito Napoli compatto, con una linea difensiva che rischia poco e in cui Ruiz (preferito ad Aronica) spicca per personalità e capacità anche di far ripartire l'azione.


BOLOGNA SENZA STIMOLI — Il Bologna avrebbe dovuto, sulla carta, riscattarsi dopo la figuraccia di Brescia: in realtà, anche per i meriti del Napoli, si fa sciacchiare da subito nella propria metà campo. Ekdal, schierato come rifinitore, fatica a vedere palloni, Paponi non è mai pericoloso, Di Vaio ha tre occasioni buone nel secondo tempo, ma le sbaglia tutte. Nella ripresa comunque i rossoblù mostrano un calcio migliore, con lo schieramento a tre punte (entra Meggiorini). Mudingayi fa il solito lavoro di quantità e non proprio di qualità in mezzo al campo, sulla coscienza della difesa pesano i due erroracci sui gol del Napoli. A livello di stimoli, peraltro, non c'era confronto. E si sa che gli stimoli, a primavera nel campionato italiano, sono spesso decisivi.

Valerio Clari

Fonte: gazzetta
10/04/2011 21:04
 
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Il Palermo si butta via
Cesena, doppia rimonta in 10

Finisce 2-2 al Barbera: i rosanero, avanti con Kurtic e Pinilla, si fanno rimontare da Parolo e Giaccherini nel recupero. I romagnoli erano anche in 10 (fuori Von Bergen). Accenno di rissa nel finale

PALERMO, 10 aprile 2011 - Da 2-0 a 2-2 con un uomo in più. Zamparini sarà felice come una Pasqua dopo aver rivisto i soliti problemi della sua squadra in versione Rossi. Un gruppo valido, promettente, brillante. Ma incapace di gestire i risultati e di non prendere gol. Così quella di tornare a vedere l'Europa resta una speranza. Archiviata la parentesi Cosmi, con una vittoria e tre sconfitte, il Palermo torna a giocare meglio con un allenatore che sicuramente ha più il polso di questo gruppo. Ma il risultato è disastroso per come si era messa la partita: il Cesena era anche in 10 dopo il rosso a Von Bergen. Ficcadenti sorride: resta in corsa per la salvezza. E domenica c'è il Bari (da affrontare senza Caserta e Von Bergen): altra occasione da sfruttare per provare a costruire una salvezza che avrebbe del clamoroso.


SCELTE — Rossi, privo di Pastore, Ilicic, Munoz e Migliaccio, dà fiducia ai baby Kurtic ed Acquah. In regia si rivede Liverani, accantonato da mesi, per lo scialbo Bacinovic di questo periodo. E proprio il 35enne mancino risoponde presente. Certo, non potrà più giocare 38 partite l'anno, ma in questa serie A ci può ancora stare. Eccome. Ficcadenti, senza in rosa un centravanti di livello, propone Malonga sostenuto alle spalle da Jimenez e Giaccherini.

AVVIO SUPER — Parte a mille il Palermo, che vuole dimostrare qualcosa. Miccoli e Pinilla si fanno vedere subito, poi è proprio il baby sloveno Kurtic (classe 1989) a finalizzare una bellissima azione avviata dal sinistro stagionato ma sempre fatato di Liverani e proseguita da Balzaretti, perfetto nell'assist da sinistra. Il Cesena mostra tutti i suoi limiti. Tecnici e di personalità. In tutto il primo tempo ci sono solo un sinistro di Malonga e un episodio uin area che coinvolge lo stesso numero 17, che alla mezz'ora in area viene a contatto con Liverani. Non ci pare un'azione da rigore, ma certo l'ammonizione per simulazione è troppo. E fa infurirare i romagnoli. Che hanno poco da Jimenez e Giaccherini. Gli uomini che dovrebbero fare la differenza dietro a Malonga, che si sbatte ma non sembra avere lo spessore per giocare titolare in serie A.


ESSENZIALE — Così il Palermo, orchestrato su ritmi non elvatissimi da Liverani, gestisce la partita e trova anche il raddoppio. Antonioli salva con una prodezza su Pinilla, poi sul successivo corner si arrende alla deviazione del cileno, servito da un tirocross del solito inesauribile Balzaretti, che si conferma il miglior terzino sinistro italiano del momento.

GESTIONE — Il Cesena ha lo spirito di chi deve salvarsi. E prova a dare intensità al suo calcio nella ripresa. Ma le armi a disposizione di Ficcadenti sono pochine. C'è una girata di Giaccherini, su cui è attento Sirigu. E poco altro. Fino ai pazzeschi minuti finali: prima la difesa rosanero si perde Parolo su azione da calcio d'angolo, poi un rimpallo libera Giaccherini in area, che mostra un'insolita freddezza davanti alla porta e batte Antonioli. Ed è festa Cesena, in parte guastata dal parapiglia scatenato da Calderoni, portiere di riserva romagnolo, che va ad esultare davanti alla panchina siciliana. Calma riportata a fatica e con il rosso all'ex portiere dell'Atalanta. Anche se, a proposito di calma, vorremmo sentire il parere di Zamparini sul finale del Palermo...

Jacopo Gerna

Fonte: gazzetta
10/04/2011 21:17
 
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Hernanes-Floccari, la Lazio va
Parma sempre più nei guai

La squadra di Reja si impone 2-0 e si porta al quarto posto, in zona Champions. Gli emiliani di Colomba, oggi all'esordio, dopo una buona reazione nel primo tempo (Muslera decisivo su Giovinco), spariscono nella ripresa

ROMA, 10 aprile 2011 - La Lazio s'approfitta della sconfitta dell'Udinese e la supera in classifica: grazie al convincente 2-0 rifilato al Parma all'Olimpico, ora è quarta, e dunque in zona preliminari di Champions. Infelice invece l'esordio di Colomba sulla panchina gialloblu: oltretutto la vittoria del Lecce e il pari del Cesena complicano ulteriormente la classifica del Parma, ancora in quart'ultima posizione ma con un solo punto di margine dalla zona retrocessione. Gol subiti a parte (e che gol, quelli di Hernanes e Floccari!), gli emiliani appaiono infatti troppo molli e remissivi.


HERNANES, CHE GOL — La Lazio, seppur priva degli squalificati Matuzalem, Biava e Mauri, innesta subito la quinta ed esplicita intenzioni chiarissime e bellicose. Reja sceglie Sculli e non Floccari come compagno di reparto di Zarate, mentre Colomba opta per Giovinco alle spalle di Amauri punta unica. Baricentro alto, gran pressing sulle fonti del gioco gialloblu, costante pressione in attacco: i padroni di casa blindano così il match, e lo gestiscono a piacimento per la prima mezz'ora. Trovando anche il gol del vantaggio, al 23', con Hernanes, all'ottavo centro stagionale e a secco da febbraio. Il brasiliano riceve da Brocchi, stoppa di petto, controlla di sinistro e batte di destro: niente da fare per Mirante e gran gol per lui. La Lazio continua a smorzare il Parma sul nascere, aggredisce le fasce (soprattutto con Garrido), punge con Zarate, blinda le retrovie con Dias. Ma non trova il modo di chiudere la gara, perché tanto lavoro in pressing e soprattutto in ripartenza non viene trasformato in altrettante occasioni da gol. E nemmeno il rientrante Ledesma riesce a incidere sulla gara come ai tempi belli. Anzi, la conclusione (vincente) di Hernanes resterà l'unica del primo tempo. La Lazio dunque insiste, ma forse dopo il gol inconsciamete si rilassa. E allora dalla mezz'ora riprende quota il Parma, che fin lì non si era visto dalle parti di Muslera. In particolare Giovinco sfiora due volte il pareggio, ed in entrambe le occasioni è il portiere a superarsi deviando in angolo. Non ha miglior sorte Angelo, velenoso con un tiro-cross che sempre Muslera sventa. E la prima frazione si chiude sull'1-0 per la Lazio.


RADDOPPIO FLOCCARI — Nella ripresa la Lazio riparte con Gonzalez al posto di Bresciano, ma soprattutto senza l'aggressività e l'ispirazione del primo tempo. La partita cala nel ritmo e nell'intensità, la Lazio si limita a un ordinario controllo della gara, il Parma spinge senza molta convinzione e non riesce a liberarsi dalla ragnatela biancoceleste e tantomeno ad arrivare dalle parti di Muslera. L'assenza di Crespo anche dalla panchina toglie a Colomba la carta per tentare di sparigliare il mazzo, e la mossa di togliere Angelo per inserire Candreva non dà alcun risultato. Reja risponde inserendo Floccari al posto di uno spremuto Zarate. L'allenatore della Lazio richiama i suoi a pressare alto, il Parma non riesce a creare pericoli. Dopo la buona reazione subito dopo lo svantaggio, nella ripresa gli emiliani appaiono remissivi e molli, nonostante la preoccupante situazione di classifica. E allora ci pensano i padroni di casa, a ravvivare una ripresa noiosetta e ad archiviare il match. Esattamente dopo 5 minuti dal suo ingresso in campo, Floccari scatta sul filo del fuorigioco, brucia in velocità Lucarelli, aggancia di destro e con lo stesso piede batte Muslera. Un altro gran bel gol, il settimo per lui in questo campionato. Colomba risponde con una doppia (tardiva) sostituzione: Bojinov e Galloppa sono le carte della disperazione gialloblu. Ma resta solo il tempo per la terza parata di Muslera su Giovinco, e il Parma si spegna del tutto.

Livia Taglioli

Fonte: gazzetta
10/04/2011 21:20
 
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Maxi Lopez, mini Catania
A Bari solo un punticino

I siciliani non ripetono la grande prova del derby: colpiti a freddo da Gazzi, rimontano con l'argentino. Nella ripresa Gillet ferma Bergessio, poi la traversa nega la gioia del gol a Rudolf e finisce 1-1

BARI, 10 luglio 2011 - Bari e Catania non si fanno male. Soprattutto i pugliesi, allergici al San Nicola, vanno avanti 1-0 ma si lasciano rimontare e regalano agli ospiti un altro punto verso la salvezza, ormai vicinissima. Al gol di Gazzi risponde Maxi Lopez, poi nella ripresa le parate di Gillet e la traversa colpita da Rudolf fissano il punteggio sull'1-1. Dubbi sul gol annullato nel finale a Rivas: Andujar perde la presa del pallone un attimo prima di scontrarsi con Ghezzal, poi l'argentino segna ma Valeri annulla per carica sul portiere.


SOTTO QUESTO SOLE — A Bari è scoppiata l'estate, c'è più gente in spiaggia che al San Nicola, e non solo perché la classifica condanna i pugliesi alla retrocessione. La colonnina del termometro non dà scampo alle due squadre che partono al passo e lasciano il galoppo per sparute ripartenze, comunque dopo la prima rete in A di Gazzi: l'angolo è di Bentivoglio, il colpo di testa del 'rosso' imprendibile per Andujar. Non sembra lo stesso Catania che una settimana fa ha scritto la storia nel derby siciliano. Eppure in appena 10' confeziona il pari: Maxi Lopez si libera di due uomini con una 'veronica', entra in area e col destro (complice un tocco di Masiello) batte Gillett. Applausi.


GIRANDOLA DI CAMBI — Più per bisogno di forze fresche che per questioni tattiche, Simeone e Mutti danno ben presto fondo alle sostituzioni: a inizio ripresa nel Catania fuori Lodi e Ricchiuti, dentro Schelotto e Gomez. Tra i padroni di casa, invece, sotto la doccia un evanescente Alvarez e spazio a Rivas, prima dei cambi Ghezzal-Huseklepp e Donati-Almiron. Ai punti meriterebbe il Catania, costretto al pari da un attento Gillet, prima su Maxi Lopez e poi su Bergessio. Ma a recriminare è anche il Bari - che in casa non vince da 12 partite - per la traversa dell'ottimo Rudolf su punizione e qualche guizzo di Rivas, compreso il gol annullato nel finale.

Claudio Lenzi

Fonte: gazzetta
10/04/2011 21:26
 
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Cossu avanti, pari Caracciolo
Cagliari e Brescia fanno 1-1

Risultato che serve poco a entrambe le squadre: padroni di casa avanti nel primo tempo, gli ospiti pareggiano nel secondo. i sardi hanno avuto diverse occasioni per il raddoppio e i lombardi protestano per qualche episodio nel convulso finale.

CAGLIARI, 10 aprile 2011 - Pareggio annunciato era, pareggio è stato, ma in realtà le due squadre se la sono giocata fino all'ultimo. Parte meglio il Brescia, ma una "papera" Arcari-Zambelli lancia il Cagliari e fa perdere la bussola ai ragazzi di Iachini. I padroni di casa hanno diverse occasioni per raddoppiare ma le sprecano, così tocca a Caracciolo punirli e trovare il gol dell'1-1. Un risultato che non serve praticamente a nessuno, ma che, comunque, lascia intatte le speranze per il futuro. Anche se, considerati i risultati delle dirette concorrenti, Europa e salvezza si allontanano.

SQUADRA CHE VINCE — Donadoni teme un Brescia in crescita e, così, dà spazio a quella che ad oggi può essere considerata la formazione titolare: Lazzari e Cossu a supporto di Acquafresca, Nainggolan aggiunge quantita e qualità ad un centrocampo che può già contare su Conti e Biondini. Anche Iachini sembra aver trovato la quadratura alla sua squadra: 3-5-2 il modulo tattico, Accardi a sinistra sulla mediana, Zanetti in regia e Caracciolo-Eder di punta, con Diamanti in panchina: esattamente la stessa formazione che ha vinto nell'ultima giornata contro il Bologna.


ARCARI AL PASCOLO — Il Brescia comincia decisamente meglio, mettendo in difficoltà un Cagliari che sembra svogliato o - quanto meno - non in una delle sue migliori giornate. Dopo qualche schermaglia, però, al 22' Astori s'inventa regista e pesca Cossu con un lancio millimetrico di 50 metri, Arcari si fa trovare nella terra di nessuno e il fantasista sardo lo salta facilmente in dribbling per poi depositare in rete. Il Cagliari va in vantaggio alla prima occasione, i ragazzi di Iachini barcollano paurosamente dopo lo svantaggio, anche se i padroni di casa non ne approfittano.

QUALITÀ CERCASI — Il tecnico degli ospiti, allora, già alla mezzora tenta la scossa tecnico-tattica-psicologica: dentro Diamanti e fuori Vass. Peccato che sia ancora il Cagliari ad andare vicino al gol: Biondini, tutto solo all'altezza dell'area piccola, schiaccia di testa il pallone di potenza (forse pure eccessiva, bastava piazzarla), ma non riesce a superare Arcari, che compie un ottimo intervento e si riscatta parzialmente dopo la papera sulla prima rete. Il problema del Brescia, però, è che là davanti fanno a gara per pestarsi i piedi: tutti fermi, nessuno cerca la profondità, ma neanche viene incontro per chiedere un uno-due e, così, neanche Diamanti - che pure era entrato con un atteggiamento decisamente propositivo - può fare miracoli.


TRAGEDIA GRECA — Ad inizio ripresa, Iachini le tenta davvero tutte: dentro anche il fantasista Kone per il terzino Zambelli: Brescia decisamente spregiudicato e infatti rischia tantissimo quando Nainggolan, dal dischetto, batte a colpo sicuro, ma proprio sul corpo del neo entrato centrocampista greco. Proprio come nel miglior copione thriller, però, quando si aspetta solo il raddoppio sardo, ecco il pari dei lombardi: al 16' punizione-gioiello di Diamanti, Caracciolo spizza di testa sul primo palo e Agazzi ammira il pallone terminare in rete. Nel finale, è il Cagliari ad avere la migliore spinta, ma il Brescia l'occasione più ghiotta: Caracciolo conclude a tu per tu con Agazzi in uscita, il portiere del Cagliari devia compiendo un miracolo. L'arbitro, però, non se ne avvede e non concede l'angolo. Iachini, già in tensione, comincia a scaldarsi ulteriormente. Proprio allo scadere, infine, Eder cade in area contrastato da Nainggolan e chiede il rigore, guadagnando però il secondo giallo per simulazione. Rosso per lui e, naturalmente, anche per Iachini, che lo accompagna fuori dal campo.

Sergio Stanco

Fonte: gazzetta
10/04/2011 21:29
 
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Lecce, colpo salvezza
Samp in caduta libera

I salentini passano 2-1 al Ferraris e condannano gli uomini di Cavasin, che non vincono da due mesi. Decidono i gol di Di Michele e Olivera; inutile la rete di Maccarone. Espulso Mannini per doppia ammonizione

GENOVA, 10 aprile 2011 - Facile guardare a un girone fa: Lecce-Samp 2-3, tripletta di Pazzini e blucerchiati stabili in zona Europa League. Diciannove partite di distanza e siamo allo psicodramma. Pazzini non c'è più, ma neanche la Sampdoria sembra dare grandissimi segni di vita. La sconfitta in casa 1-2 contro il Lecce è un pugno dritto al mento, perchè ora la classifica è da brividi: sorpasso subito proprio dai salentini e terz'ultimo posto a un punto. Roba da non dormire la notte. Onore al Lecce, comunque, che ha sconfitto, oltre agli avversari, anche la paura da scontro diretto.

RIMPALLI VINCENTI — Non soccombono, i giallorossi di De Canio, alla partenza sprint della Sampdoria e colpiscono sempre nel momento migliore dei rivali. Il primo gol è una raffica di rimpalli favorevoli agli ospiti: da corner la palla arriva a Jeda, tiro deviato da Volta, che incespica sul pallone e lo lascia lì dove Di Michele arriva e, rapace, fulmina Curci di sinistro. Il raddoppio è di Olivera nella ripresa, dopo che i blucerchiati avevano impegnato più volte Rosati (superba una sua doppia parata in sequenza su Guberti e Maccarone). Il "Pollo" va via in contropiede e calcia: Martinez respinge il tiro, ma non abbastanza da toglierlo dalle grinfie dell'uruguaiano, che a porta vuota, visto che Curci si era già tuffato, segna il 2-0.

MANNINI INGENUO — La Samp a questo punto si guarda allo specchio e dice: "Che facciamo?". I tifosi hanno già deciso e parte la contestazione al solito noto (il presidente Garrone). La squadra, però, non ci sta. Guberti si libera di Mesbah, che gli si aggrappa addosso tipo zainetto, e crossa al centro, dove Maccarone stoppa e tira, con il sinistro: stavolta Rosati non può farci niente. Mancherebbero venti minuti, e il Lecce un po' di paura la prende. Da un corner, però, Mannini si ritrova ultimo uomo contro Jeda, che gli va via: spallata evidente e il numero 7 della Samp, già ammonito, si becca il secondo giallo e l'espulsione. Cavasin, che già aveva messo dentro Macheda per Gastaldello, si gioca pure la carta Biabiany; ma la miglior occasione capita sulla testa di Palombo che da ottima posizione colpisce di testa, ma giusto tra le braccia di Rosati. Troppo poco.


NUMERI AGGHIACCIANTI — I numeri, ora, sono impietosi per i blucerchiati; che nel girone di ritorno hanno vinto una sola partita, due mesi fa contro il Bologna. Per il resto siamo fermi a 6 gol fatti e 18 subiti, e a 6 punti in 13 partite; con tre scontri diretti su tre persi in casa, con Cesena, Parma e, appunto, Lecce. La cura Cavasin, se possibile, è anche peggio: un punto in quattro partite e un gol fatto (quello di Maccarone oggi). Il calendario ora dice Milan a San Siro, e la concorrenza avanza a passi spediti. Tra queste squadre in lotta per non retrocedere c'è proprio il Lecce, ora al 15° posto, a 4 punti dal Cesena, terz'ultimo. C'è di che essere soddisfatti. Un girone fa, però, non era così.

Alessandro Ruta

Fonte: gazzetta
10/04/2011 23:47
 
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Il Milan passa a Firenze
Ibra ancora espulso

I rossoneri vincono 2-1 al Franchi e mantengono le distanze su Napoli e Inter. Gol di Seedorf e Pato nel primo tempo e rete della speranza di Vargas nella ripresa. All'87' lo svedese si fa cacciare per offese al guardalinee che lui nega

FIRENZE, 10 aprile 2011 - Il Milan non si ferma: vince a Firenze 2-1 e lancia un messaggio forte e chiaro a Napoli e Inter che tornano sotto rispettivamente a 3 e 5 punti. Una vittoria meritata all'insegna del sacrificio, perché Ibrahimovic, al suo rientro dopo la squalifica, nel momento più delicato del match, dopo il gol di Vargas che riaccende le speranze della Fiorentina, si fa espellere per presunte offese all'assistente di gioco, decretando così un nuovo stop al suo campionato. Ma Allegri sorride: ancora una volta i rossoneri reggono in inferiorità numerica e passano l'esame viola. Decisive le reti di Seedorf e Pato, migliori in campo e uomini simboli della squadra.


LJAJIC E FLAMINI — Senza lo squalificato Mutu, Sinisa Mihajilovc punta su Ljajic schierato in coppia con Gilardino e Santana trequartista. Fiorentina speculare al Milan che nel 4-3-1-2 è costretto a rinunciare all'infortunato Nesta (dentro Yepes) e a Gattuso, spedito in panchina con Robinho. A centrocampo c'è spazio infatti per Flamini, mentre davanti a Boateng si riprende il posto l'ingenuo e nervoso Ibra a caccia di una ragionevole intesa con Pato. Ma è proprio sulla mediana che si sviluppa tutta la creatività rossonera, perché se Van Bommel garantisce copertura, Seedorf giostra a tutto campo esaltando il suo grande momento. Sono infatti sufficienti tre minuti ai rossoneri per sfiorare il gol. Prima Boruc respinge con bravura un bolide dagli undici metri di Seedorf, poi Natali toglie la palla dal piede di Pato pronto a infilare.


GIGANTE SEEDORF — I viola reagiscono aggredendo i portatori di palla, eseguendo alla lettera gli ordini di Mihajlovic. La squadra gioca con la difesa molto alta, rischiando però le taglienti ripartenze del Milan che trova il vantaggio al 9' proprio con Seedorf, abile a infilare nel sette sull'assist di testa di Pato. All'11' il "Papero" si mangia il 2-0 facendosi chiudere lo specchio della porta da Boruc. Il copione è fin troppo chiaro: rossoneri rabbiosi come nel derby; disposti a tutto pur di chiudere in anticipo il match. Ma la Fiorentina ha la forza di tenere il campo con un pressing furioso costringendo i primi della classe a difendersi con i denti per un buon quarto d'ora. Notevoli i cross dalla sinistra di Vargas, l'unico viola però ad avere i piedi buoni. La sfuriata dei padroni di casa si riassume in un tentativo di Ljaijc dalla distanza, ma Abbiati gli nega il gol deviando in angolo sul primo palo. Il Milan guadagna metri e finalmente ritrova le scintille di Ibra e Boateng, fino a quel momento poco reattivi. Il gol del 2-0 è infatti un congegno spettacolare di movimenti e classe: il colpo di tacco di Prince per Ibra, la palla che torna al ghanese pronto a mettere in mezzo all'area per Pato che questa volta non sbaglia.


PAZZESCO IBRA — Sotto di due gol, Mihajlovic prova a dare uno scossone alla squadra inserendo all'inizio della ripresa Babacar per il fragile Ljaijc. Il giovane senegalese classe 1993, inaugura la serata con un contrpiede che esaurisce con un debole rasoterra a lato. Il Milan dal canto suo amministra il gioco. Ragiona e poi scatena tutta la sua classe. Nel giro di due minuti, al 7' e al 9', Ibra manca il 3-0 abbastanza clamorosamente; in entrambi i casi allargando troppo il diagonale a tu per tu con Boruc. Resta in ogni caso da antologia la triangolazione con Pato in occasione della seconda occasione fallita dallo svedese. Nella Fiorentina entrano anche Kroldrup e Behrami (out Natali e Donadel), utili per chiudere gli spazi. I viola non si tirano indietro, anche se collezionano solo cross. Protestano poi per un presunto fallo di Seedorf su Comotto, con il risultato di guadagnare grinta e il gol che riapre la partita. Lo segna Vargas con un tiro dal limite, sulla grande respinta di Abbiati, complice una deviazione di Gattuso, subentrato poco prima a Boateng. Ma il pasticciaccio lo combina ancora una volta Ibra: prima si fa ammonire per un fallo stupido, poi addirittura espellere al 42' con un rosso diretto. Gli ultimi minuti sono da infarto, ma i rossoneri, non è la prima volta, gestiscono con il sacrificio gli ultimi minuti e conquistano tre punti meritati in inferiorità numerica. Il Napoli torna sotto di tre punti; l'Inter di cinque. La marcia-scudetto continua.

Gaetano De Stefano

Fonte: gazzetta
12/04/2011 16:40
 
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SERIE A 2010/2011 32ª Giornata (13ª Ritorno)

Anticipo del 09/04/2011
Inter - Chievo 2-0
Udinese - Roma 1-2
Incontri del 10/04/2011
Juventus - Genoa 3-2
Bari - Catania 1-1
Bologna - Napoli 0-2
Cagliari - Brescia 1-1
Lazio - Parma 2-0
Palermo - Cesena 2-2
Sampdoria - Lecce 1-2
Fiorentina - Milan 1-2

Classifica
1) Milan punti 68;
2) Napoli punti 65;
3) Inter punti 63;
4) Lazio punti 57;
5) Udinese punti 56;
6) Roma punti 53;
7) Juventus punti 51;
8) Palermo punti 44;
9) Cagliari punti 43;
10) Fiorentina punti 42;
11) Bologna(-3) punti 40;
12) Genoa punti 39;
13) Catania e Chievo punti 36;
15) Lecce punti 34;
16) Parma e Sampdoria punti 32;
18) Cesena punti 31;
19) Brescia punti 30;
20) Bari punti 21.

(-3) punti di penalità.
17/04/2011 00:01
 
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Roma, batosta all'Olimpico
Hernandez gioia Palermo

I giallorossi perdono 3-2 e buttano un'occasione d'oro per sperare ancora nel quarto posto. In vantaggio con Totti su rigore, prima vengono raggiunti con la rete di Pinilla sempre dal dischetto, poi affondati dalla doppietta di Hernandez. Allo scadere il gol di Vucinic

ROMA, 16 aprile 2011 - Che batosta. La Roma, che sembrava poter ancora dire la sua dopo la vittoria di Udine, prende tre schiaffoni all'Olimpico dal Palermo. Finisce 2-3, rigori di Totti e Pinilla, doppietta di Hernandez (classe 90, ma non è più una sorpresa) e gol di Vucinic. I giallorossi restano a 4 punti dal quarto posto occupato dalla Lazio, che domani gioca con il Catania. Era un'occasione d'oro. Buttata. Rosella Sensi, alla sua prima da ex presidente, si dispera in tribuna. Ma chissà come l'avrà presa il nuovo numero uno, Thomas DiBenedetto... I giallorossi non sono mai entrati in partita. Qualche occasione ma poca cattiveria, poco gioco. Montella punta ancora su Rosi esterno alto, lasciando in panchina Vucinic. Lo aveva fatto anche al Friuli, ma una cosa è temere le percussioni dei bianconeri in trasferta, un'altra è proteggersi da quelle di Balzaretti in casa. Tanto più in una partita da vincere ad ogni costo.


TUTTO SU RIGORE — Il primo tempo comincia con le proteste degli ospiti per la mancata assegnazione di un rigore su Pinilla fermato da Burdisso. Il contatto c'è e il difensore romanista sembra disinteressarsi del pallone, ma per l'arbitro Romeo è tutto regolare. Al 6' Sirigu dimostra di essere in giornata, intervenendo prima sul tiro dalla distanza di Riise, poi su Menez. E il portiere si ripete al 12', ancora sul francese. Dalla sua respinta nasce il contropiede del Palermo: Hernandez attraversa la difesa giallorossa come un coltello caldo nel burro ma il suo tiro termina alto. Al 20' Bacinovic in area trattiene Menez: la maglia si allunga, stavolta l'arbitro indica il dischetto e Totti firma il dodicesimo gol stagionale (7 dal dischetto). La Roma cala, il Palermo fatica, si gioca soprattutto a centrocampo e lo spettacolo ne risente parecchio. Hernandez al 30' mostra un'altra volta i limiti della difesa di Montella, ma la situazione cambia al 43', neanche a dirlo grazie a un calcio di rigore: Burdisso disturba la rovesciata di Pinilla, Romeo vede il fallo. Ed è lo stesso Pinilla che trasforma: 1-1.


CROLLO GIALLOROSSO — Nella ripresa la Roma sembra meno intorpidita e nel giro di un minuto sfiora il raddoppio con De Rossi e Menez. Ma Montella non sembra comunque contento e al 12' cambia: fuori Rosi, troppo poco offensivo (del resto è un difensore), dentro Vucinic. E quattro minuti più tardi il montenegrino si divora il gol del 2-0: dopo una discesa sulla fascia di Menez, spara alto a porta vuota. La Roma però è troppo lenta, affonda senza creare rischi, nessun inserimento imprevedibile per i giocatori di Rossi che finiscono col controllare il risultato senza correre troppi rischi. Entra anche Borriello per Menez, che però sembrava aver ingranato nel secondo tempo. L'attaccante ex Milan crea movimento in area ma è poco concreto. Il Palermo invece è concretissimo al 39': azione in contropiede Pastore-Pinilla-Hernandez con l'uruguaiano che da solo davanti a Doni non sbaglia. La Roma è sotto all'Olimpico. Il quarto posto sempre più lontano. Ci si aspetta una reazione, anche minima. Ma niente. Da parte dei giallorossi arrivano solo le proteste per un mani di Migliaccio in area. E al 46' Hernandez, lanciato ancora da Pinilla, dimostra di avere precisione e sangue freddo: doppietta per lui e 1-3 per il Palermo. Immediata, stavolta sì, la risposta della Roma, con Vucinic che approfitta dell'assist di Borriello e in diagonale batte Sirigu. Ma è tardi. Troppo tardi per guardagnare un punto, troppo tardi per pensare a un posto nella prossima Champions League.

Elisabetta Esposito

Fonte: gazzetta
17/04/2011 00:11
 
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Milan, tris alla Samp
Ora è a +8 sull'Inter

Seedorf, Cassano (su rigore) e Robinho stendono la squadra di Cavasin in una gara a senso unico. I rossoneri, che perdono per infortunio Pato (contrattura) e Abbiati (contusione), si portano a quota 71. Liguri sempre più giù

MILANO, 16 aprile 2011 – Il Milan avanza al ritmo dei tre punti verso lo scudetto. Questa volta la vittima sacrificata è la Sampdoria, sconfitta 3-0 in una serata comunque oscurata dagli infortuni di Pato (contrattura ai flessori della coscia destra) e Abbiati (contusione al ginocchio) che abbandonano la gara nel primo tempo. Partita senza storia, dominata dai rossoneri che non concedono nulla ai blucerchiati, ormai in crisi profonda. E’ Seedorf a portare in vantaggio il Milan su punizione. E’ il neo padre Antonio Cassano, subentrato a Pato, a regolare i suoi conti nella ripresa segnando il 2-0 su un discusso rigore e offrendo a Robinho l’assist per il 3-0 finale che equivale a una festa perché l’Inter sconfitta a Parma precipita a otto punti, mentre il Napoli scende momentaneamente a sei.


CONTO ALLA ROVESCIA — Ma ci sono ancora sei partite: 540 minuti di passione. Allegri fa cerchio attorno alla squadra; sa di dovere rinunciare ancora a Ibra, ma può contare su Robinho che schiera al fianco di Pato come nel derby. A differenza di Firenze rientra Gattuso, mentre tocca ancora a Yepes giocare al centro della difesa con Thago Silva. Lo ha detto Allegri, “guai a perdere l’attenzione”. La Samp cerca punti come il pane. Cavasin affida a Maccarone e Pozzi le sorti dell’attacco, con una retroguardia massiccia che ha il compito di tamponare la cavalleria pesante rossonera, nel tentativo di trovare varchi nel contropiede.


SOLO MILAN — Ma l’angolo conquistato da Pato dopo 16 secondi è un presagio. La partenza del Milan è una scheggia impazzita che la Samp non controlla. I blucerchiati impiegano 5 minuti per superare la metà campo, ma solo di una decina di metri. Si gioca a senso unico, ma i rossoneri vanno a sbattere contro il mucchio schierato da Cavasin nella sua trequarti. Il Milan a caccia di una soluzione cambia spesso passo e varia nella manovra, alternando al gioco verticale quello orizzontale, ma senza trovare spazi utili. Al 16’ la Samp al suo primo vero affondo conquista il suo primo angolo, da cui scaturisce il colpo di testa di Tissone che Abbiati addomestica. Molto più pericoloso l’esterno destro di Pozzi alto sopra la traversa; come dire: guai a perdere l’attenzione. Due tentativi che incidono probabilmente nel nuovo infortunio di Abbiati costretto a cedere i pali ad Amelia al 19’; sostituzione che precede il vantaggio del Milan. Lo firma Seedorf su punizione dal limite: tiro a effetto che si infila tra il secondo palo e l’impacciato Curci. Rete meritata che dilata lo straordinario momento dell’olandese, autentico leader della squadra. La Samp dal canto suo ammazza il gioco erigendo barricate che non permettono ai rossoneri di regalare un ritmo costante alla manovra. E nel gioco spezzettato, dopo Abbiati, salta anche Pato che al 41’, nello stadio ammutolito e preoccupato, lascia il posto a Cassano.

FANTANTONIO — Il passaggio del testimone viene illuminato al 5’ della ripresa dallo straordinario passaggio del barese a Robinho che spreca tutto spedendo alle stelle a tu per tu con Curci la palla del 2-0. Il brasiliano ci riprova a botta sicura, ma Curci si supera respingendo la palla con un volo plastico. Gol che è comunque nell’aria anche se arriva su un rigore concesso da Celi per un fallo di mano di Volta su colpa di testa di Yepes. La Samp non ci sta e digrigna i denti davanti all’arbitro; per i ragazzi di Cavasin il fallo ci sarebbe stata una irregolarità di Yepes. Fischietto che non traballa e Cassano infila sotto la traversa. E’ la sua serata. Trippi indizi: tocchi morbidi, palla addomesticata. Al 17’ Seedorf pesca papà FantAntonio sulla linea di fondo: pallonetto smorzato da Gastaldello e palla spinta in rete da Robinho che non può fallire. Il gol spezza definitivamente le reni alla Samp e permette ad Allegri di concedere spazi alla gloria: per Van Bommel, ancora una volta impeccabile, che cede il posto a Pirlo, accolto da un boato dopo la lunga assenza. Il play partecipa al gioco e al 34’ innesca l’azione di Cassano che scambia con Boateng per poi concludere su Curci. Poi è solo possesso palla dei rossoneri con il gol fallito da Cassano al 90’ dopo uno stop di petto da antologia. Per la Samp, invece, un nuovo salto nel buio.

dal nostro inviato
Gaetano De Stefano


Fonte: gazzetta
17/04/2011 00:16
 
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L'Inter non esiste più
Crolla anche a Parma: -8

Quarta sconfitta nelle ultime cinque partite: i campioni di tutto si sciolgono definitivamente sotto i colpi di Giovinco e Amauri. Finisce 2-0 per la squadra di Colomba, che fa un importante passo avanti verso la salvezza. Nerazzurri a meno 8 dal Milan: addio scudetto

MILANO, 16 aprile 2011 - Quattro sconfitte nelle ultime cinque. Una caduta dietro l'altra, un meno otto dal Milan che non lascia speranze di rimonta. L'Inter si "disfa" definitivamente a Parma, cade sotto i colpi dui due ex-juventini e ora dovrà guardarsi soprattutto alle spalle, per salvaguardare il terzo posto. E dovrà concentrarsi sulla Coppa Italia, il titulo più alla sua portata. A Parma viene infilata prima da Giovinco, poi da Amauri quando ha lasciato le ultime energie in un tentativo di rimonta tutto nervi a inizio ripresa. I campioni di tutto non ci sono più.


I GOL — Il gol che manda l'Inter a meno otto dal Milan arriva un quarto d'ora dopo quello di Seedorf: lo segna Giovinco, l'uomo che sin dai primi minuti aveva messo in difficoltà i centrocampisti nerazzurri in velocità. E' il 35' quando Zaccardo piazza un cross dalla trequarti destra, su cui Nagatomo si fa tagliar fuori. Lo raccoglie Modesto a sinistra: assist rasoterra per Giovinco, che arriva sulla palla prima di Zanetti, Lucio e soprattutto Cambiasso, che lo insegue con ritardo. E' l'1-0, ma è anche un segno dell'attuale forma fisica dei nerazzurri. Che affiora totalmente nella seconda metà della ripresa, quando il Parma potrebbe dilagare: il gol del 2-0 arriva con un rasoterra da distanza ravvicinata di Amauri (che prima evava centrato una traversa), al 41'. Lo pesca Bojinov, grazie anche a una deviazione e alla posizione di Lucio, che tiene in gioco tutti.


SENZA SNEIJDER — Le sorprese di Leonardo non erano finite alla vigilia con l'esclusione di Motta e Maicon: Sneijder infatti rimane inizialmente in panchina, con Kharja schierato rifinitore. Dopo un paio di partite del franco-marocchino in quella posizione si può arrivare a un verdetto: fa fatica. Normale che si senta la differenza rispetto a Sneijder, ma Kharja non riesce quasi mai a trovare la posizione e a innescare gli attaccanti. Tanto che a inizio ripresa Leonardo corre ai ripari e ripropone Sneijder: Esce Chivu, Nagatomo va a sinistra (meglio), Zanetti scala in difesa, Kharja retrocede di qualche metro (senza peraltro migliorare molto).

CON SNEIJDER — Con Sneijder le cose cambiano, almeno a livello di ritmo: nel primo tempo la squadra è statica, il gioco è lento, le punte non hanno mai palloni giocabili. Nel secondo per 20' si va a velocità diversa, l'olandese riesce a lanciare nello spazio Eto'o, l'Inter dà l'impressione di poter raggiungere il pareggio. Paradossalmente, però, le occasioni migliori le aveva create nel primo tempo, con due estemporanei tiri da fuori di Stankovic (clamoroso l'incrocio dei pali su punizione). E a fare da contraltare alla maggiore aggressività c'è il fatto che la squadra col passare dei minuti si allunga terribilmente, fino a crollare definitivamente sul 2-0 di Amauri. Il centrocampo smette di fare filtro, con l'ingresso di Pandev la squadra è divisa in due tronconi e rischia persino la figuraccia.


PARMA UN PO' PIÙ SALVO — Figurone invece del Parma, che pure era partito con la paura addosso di chi ha un punto solo sulla terz'ultima. Col passare dei minuti prende fiducia, vede che può sfondare tranquillamente, specie sulla fascia di Modesto (in gran serata). Con un po' più di lucidità da parte di Amauri, Candreva (che litiga con Colomba quando sostituito) e Bojinov nel finale poteva anche segnare più gol . Crespo ne prova uno con la "rabona", quando ormai il timore per gli ex campioni è definitivamente tramontato. La difesa chiude imbattuta (Paletta e Lucareli attenti), Morrone e Dzemaili hanno, oggi come oggi, molta più corsa dei pariruolo interisti. La salvezza è più vicina, dopo stasera.

Valerio Clari

Fonte: gazzetta
18/04/2011 00:04
 
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Lazio, poker da Champions
Zarate affonda il Catania

La squadra di Reja vince 4-1 al Massimino: gol di Hernanes, Mauri, Floccari e del discusso argentino, che regala anche due assist decisivi. Di Schelotto il momentaneo pareggio a inizio ripresa

Catania, 17 aprile 2011 - Colpaccio della Lazio, che vince al Massimino, dove il Catania trionfava da quattro giornate di fila, e vede da vicino la Champions League. La squadra di Reja domina l'incontro, passa nel primo tempo con Hernanes e reagisce con forza al momentaneo pari di Schelotto, grazie a una gran prova di Zarate (gol e due assist), partito in panchina. I biancocelesti si portano così a quota 60, a sole 3 lunghezze dall'Inter. E sabato c'è la sfida di San Siro proprio contro i nerazzurri.


FUORI ZARATE — La novità principale a inizio gara è proprio l'assenza dell'argentino. Reja lo manda in panchina dopo cinque presenze di fila da titolare, un po' per il ritardo di sabato nell'allenamento di rifinitura, un po' perché Sculli gli garantisce una maggior copertura. Per il resto, le formazioni sono quelle annunciate e i moduli speculari: biancocelesti con Sculli-Mauri-Hernanes alle spalle di Floccari; rossoazzurri con Schelotto-Ricchiuti-Bergessio a supporto di Maxi Lopez. Tra gli etnei rientra Capuano dopo l'infortunio.


SCULLI INFORTUNATO — La sensazione è che le squadra scendano in campo con piglio diverso. Meglio la Lazio, sin dai primi minuti. Ledesma e Bresciano garantiscono la copertura degli spazi in mediana, e i tre trequartisti svariano tra le linee creando problemi agli uomini di Simeone. Prima del quarto d'ora, però, Reja è costretto a rivedere la scelta iniziale: si fa male Sculli (problemi muscolari per lui) ed entra Zarate. L'argentino ha voglia e si vede: il tecnico deve subito richiamarlo perché rientra troppo in aiuto alla difesa. Zarate parte a sinistra, ma diventa devastante quando si allarga a destra e prende possesso della corsia in società con Lichtsteiner. Al 19' Floccari si trova un buon pallone in area sul cross di Mauri, ma è bravo Andujar a uscire sui piedi dell'attaccante.

VANTAGGIO — La Lazio gioca meglio, ma gli etnei si chiudono bene e non sono molte le occasioni degne di nota. Un paio di spunti di Zarate non trovano la deviazione dei compagni in area, mentre Hernanes scalda le mani di Andujar su punizione. Al 40' il meritato vantaggio: giocata sulla destra, dove gli ospiti sfondano continuamente da diversi minuti, cross di Lichtsteiner, Mauri prolunga di testa ed Hernanes trova il tap-in vincente sul secondo palo. Pochi minuti dopo Maxi Lopez si ritrova uno dei pochi palloni giocabili: lo difende bene in area e riesce a girarsi, ma il diagonale non centra lo specchio.


CONTRORISPOSTA — La ripresa si apre senza cambi, ma con un immediato colpo di scena. Passano circa 25 secondi e il Catania pareggia: destro di Bergessio, respinta di Muslera, dormita della difesa e comodo appoggio in rete di Schelotto. E' la scossa che può cambiare l'inerzia della gara. La squadra di Simeone sembra essersi svegliata, ma è un'illusione. La Lazio ha il merito di non perdere la testa e al 10' sfiora il vantaggio con una doppia occasione capitata a Lichtsteiner (sul secondo tentativo salva Terlizzi a porta vuota). Un minuto dopo ed è 1-2: grande giocata di Zarate in area, assist per Mauri che deve solo appoggiare in rete. Ma era in posizione irregolare.

DISCESA — L'argentino è scatenato e alla mezz'ora regala un altro assist al bacio, stavolta a Floccari, dopo essere scattato sul filo del fuorigioco su invito di Hernanes. Il Catania non ne ha più, e nel finale subisce anche il quarto gol: firmato, com'era giusto, da Zarate, con un destro preciso a scavalcare la barriera su punizione.

Emiliano Pozzoni

Fonte: gazzetta
18/04/2011 00:10
 
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La Juve si ferma a Firenze
0-0 e Champions più lontana

I bianconeri dopo tre vittorie consecutive sono bloccati al Franchi da una Fiorentina volitiva, che ha attaccato per tutta la partita. La squadra di Delneri, troppo rinunciataria, ha cercato i tre punti solo nel finale. Ora il quarto posto è distante 8 punti

FIRENZE, 17 aprile 2011 - La Juventus si ferma a Firenze. Dopo tre vittorie di fila pareggia 0-0 al Franchi, opposta ad una Fiorentina volitiva, che ha tenuto il pallino del gioco per tutta la partita. E così la squadra di Delneri, che dimostra limiti di personalità, impostando una gara orientata al "primo non prenderle", vede allontanarsi l'obiettivo Champions League. La Lazio vince, e allora il quarto posto è adesso lontano 8 punti. Certo, Delneri può dire di aver visto anche qualcosa di buono: la difesa bianconera ha ridotto al minimo i pericoli creati da un avversario motivato dalla storica rivalità ancor più che dalle esigenze di classifica. E l'Europa, intesa come quella di periferia, l'Europa League, resta a portata di mano, anche se dipenderà molto dai risultati nelle semifinali di Coppa Italia di Palermo e Roma. La Fiorentina ha giocato una gara generosa, ai punti avrebbe meritato di più, e reclama per un presunto rigore per un contatto Bonucci-Kroldrup.

SCHIERAMENTI — Mihajlovic preferisce De Silvestri a Comotto come terzino destro e schiera Cerci alto, con Mutu dall'altra parte, a supporto di Gilardino, là davanti. Delneri ritrova Buffon, conferma Motta sulla destra, e parte con il modulo delle ultime fortunate uscite, con Matri unica punta assistito a turno dai vari Krasic, Pepe e Marchisio. Del Piero e Toni si accomodano dunque in panchina.


OCCASIONE CERCI — La Fiorentina parte forte. Ritmo alto, gioco arioso, con Montolivo - obiettivo di mercato dei bianconeri, pare - che vince il duello con Aquilani e da playmaker basso apre il gioco sugli esterni alti. E proprio un attaccante di fascia, Cerci, si costruisce la prima e migliore palla gol del primo tempo: il suo sinistro, deviato da Grosso - che ha un passo diverso e fatica a contenerne le accelerazioni - finisce appena alto. Poi è Gilardino a rendersi pericoloso: azzecca il taglio dal centro, non il destro al volo. Era difficile. E la Juve? Solida, ordinata. Con la difesa rinforzata dai ripiegamenti di un centrocampo folto, ma non pervenuta in attacco. Matri fa il possibile, anche di più, tenendo palla e facendo le sponde, ma è poco assistito. Mancano fantasia e uomini capaci di creare la superiorità numerica. All'intervallo è 0-0, dunque. Con la Juve che ha anestetizzato la partita dopo i primi minuti di sofferenza.


BOTTA E RISPOSTA — Il secondo tempo parte con un'occasione per parte. Bonucci di testa in mischia su azione d'angolo colpisce debolmente. In pratica un appoggio a Boruc, e un gol mancato. La Viola replica subito. Colpo di testa di poco largo di Gilardino sul cross tagliato di Cerci. La squadra di casa attacca a pieno organico, la Juve si ritira nella sua metà campo, come una maglietta accorciata da un lavaggio imprudente.

SI CAMBIA — Il primo a farlo è Delneri. Fuori Krasic, in giornata grigia, dentro capitan Del Piero, al rientro. Cambia pure il modulo: 4-4-2 classico, adesso. Del Piero è subito pericoloso, di sinistro, Boruc attento, ribatte. Poi entra pure Toni, che non ripete la prestazione dell'ultima uscita col Genoa e MIhajlovic risponde con l'ingresso di Ljajic, che non riesce ad incidere. La gara si impenna di nuovo nel finale, con la Juve che - troppo poco e troppo tardi - prova ad andare a prendersi i tre punti di cui ha bisogno in chiave Champions. Ma Toni ostacola un solissimo Marchisio, e il risultato resta inchiodato sullo 0-0. Che inchioda pure, spalle al muro, la Vecchia Signora. Ora la speranza d'Europa che conta è ridotta al lumicino.

Riccardo Pratesi

Fonte: gazzetta
18/04/2011 00:14
 
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Il Genoa blinda la serie A
Il Brescia sempre più giù

I rossoblù vincono 3-0 e allontanano la squadra di Iachini dalla salvezza. Nella ripresa i gol di Rafinha, l'autorete di Accardi e il sigillo di Antonelli tutti in gol grazie agli assist di Palacio

GENOVA, 17 aprile 2011 - Il Genoa batte in crescendo il Brescia 3-0 e a 42 punti si candida per una nuova stagione in serie A. Precipita invece la formazione di Iachini, trafitta nella ripresa dai gol di Rafinha, dall'autorete di Accardi e dalla rete di Antonelli, in tutti i tre casi grazie agli assist di Palacio. Una vittoria maturata con estrema pazienza, dopo avere subito il pressing del lombardi che non mollano mai e che devono fare i conti con un Eduardo mai visto.


FRENESIA — Per nulla soddisfatto delle ultime prestazioni, Ballardini ritiene opportuno conferire più autorità a centrocampo e schiera il predestinato Rafinha al posto di Konko come esterno destro. Per il resto nulla di nuovo, mentre Iachini senza lo squalificato Eder affianca Diamanti a Caracciolo. Il tema di Marassi è noto: i rossoblù lottano per la vittoria-serenità, il Brescia invece per tentare il colpo e conquistare una miracolosa salvezza. La partenza della formazione lombarda è fin troppo chiara: pressing costante e ben organizzato, mentre il Genoa arranca sorpreso. I liguri riescono comunque a fatica a ricucire gli strappi, senza però riuscire mai a spaventare la difesa ospite. Ma in entrambi i casi c'è troppa frenesia e poca lucidità negli ultimi venti metri. Atteggiamento che penalizza lo spettacolo e regala poche emozioni, anche se le contendenti attaccano a viso aperto senza inutili tatticismi. Le uniche occasioni, a dire il vero, sono casuali, come la palla che va a sbattere sulla coscia di Floro Flores e sfiora la traversa, oppure le carambole davanti e Eduardo.


SUPER PALACIO — La partenza della ripresa e i primi minuti non cambiano lo stato delle cose. Il ritmo è indiavolato, ma la testa è sgombra da idee. Così Ballardini e Iachini fanno la prima mossa: nel Genoa Antonelli per Kucka, nel Brescia Lanzafame per Kone. Tra i rossoblù Rafinha si sposta al centro della linea mediana, mentre Palacio arretra rispetto a Floro Flores. Mosse azzeccate, perché il Genoa trova equilibrio, sfruttando anche una certa stanchezza del Brescia. Momento che coincide con il gol rossoblù. E' il 14' quando Palacio si scatena in fuorigioco. Rafinha lo accompagna e raccoglie l'assist da trasformare in gol. Il Brescia reagisce subito, ma tra la punizione di Diamanti e il pareggio ci si mette di mezzo Eduardo che toglie letteralmente la palla dal sette. Iachini inserisce anche Berardi per Accardi. Cambio fatale, perché il neo entrato al 25' permette al Genoa di raddoppiare con la più classica delle autoreti: palla deviata in rete sul cross dalla sinistra di Palacio. Ma non molla il Brescia che ingaggia un duello con Eduardo, ma il portoghese manda a quel paese i suoi detrattori almeno con tre interventi decisivi. La ciliegina sulla torta è di Antonelli che in pieno recupero raccoglie di destro l'assist di super Palacio per poi insaccare con un piattone sinistro. Giù il sipario!

Gaetano De Stefano

Fonte: gazzetta
18/04/2011 00:17
 
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Suicidio Cagliari nel finale
Corvia regala il pari al Lecce

Incredibile partita al Via del Mare con zampata del nuovo entrato al 94' dopo che i sardi erano stati avanti anche 3-1 grazie alle doppietta di Acquafresca. Finisce 3-3, un risultato che serve ai salentini per rimanere a tre punti dalla terz'ultima

LECCE, 18 aprile 2011 - Cagliari perfetto, per 88 minuti: 3-1 a Via del Mare e Lecce annichilito da un Acquafresca essenziale, nella sua doppietta realizzata con due palloni toccati. Poi, all'improvviso, la scossa. Anzi, lo scossone. Fabiano, colpo di testa vincente: pum, 2-3. E al 94', trenta secondi (giusti) oltre i tre decretati per il recupero, sbuca Daniele Corvia, che appena entrato segna il 3-3. Pum pum. Pareggio, fine della favola per i sardi; e il Lecce agguanta un punto insperato, che lo fa tornare a tre punti dalla terz'ultima, la Sampdoria.

MESBAH INCONTENIBILE — E allora bravo De Canio, che acciuffa per i capelli un pareggio grazie al suo centravanti, subentrato al posto di un evanescente Jeda. E bravo l'allenatore anche per aver spostato Mesbah (migliore dei suoi) a centrocampo invece che in difesa, togliendo Grossmuller e mettendo dietro Brivio. Certo, senza il convulso finale sarebbero stati problemi; una sconfitta così, contro una squadra "tranquilla" come il Cagliari, avrebbe rappresentato un suicidio mica da ridere.

MATRI CHI? — Protagonista della gara, comunque, è stato Robert Acquafresca. Il presidente dei sardi, Massimo Cellino, in settimana aveva detto: "Con Matri avremmo più punti in classifica". Forse è vero. Sta di fatto che il centravanti ex Genoa e Atalanta è al terzo timbro in tre partite (due trasferte, ricordiamolo). Due gol diversi, ma da punta vera, i suoi: il primo, con un destro al volo su cross di Lazzari, e il secondo in contropiede, lanciato facile facile da Biondini. Quindi va bene che non c'è Matri, ma non è stato sostituito con l'ultimo degli scappati di casa.

DISTRAZIONE E NERVOSISMO — Tutte inutili, comunque, le prodezze di Acquafresca, e il 2-1 di Conti (colpo di testa vincente da calcio d'angolo). Inutile la prova a tutto campo di Cossu, completamente a suo agio negli spazi larghissimi concessi dalla difesa del Lecce, troppo distratta nel primo tempo. Non che il resto della squadra avesse fatto meglio, visti i buchi a centrocampo e lo scollegamento dei vari reparti. Con un Olivera sottotono e un Di Michele nervoso al limite dell'ammonizione sarebbe stato difficile comunque.

OSSIGENO — Per fortuna il finale ha rimesso a posto l'inerzia. E meno male che Gustavo, nel tentativo di fermare Cossu (inutilmente) al 47' si sia fatto male, costringendo l'arbitro ad allungare il recupero e dando a Corvia la possibilità di segnare il 3-3 con un gol in cui la palla non ha toccato terra per cinque secondi. Il pareggio è ossigeno per il Lecce, anche se il sogno in casa giallorossa era di allungare a +5 dalla Sampdoria, terz'ultima. Al Cagliari resta la magra soddisfazione di 88 minuti perfetti. Ma le partite durano ne durano 90, se non 94.

Alessandro Ruta

Fonte: gazzetta
18/04/2011 00:22
 
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Colpo Cesena con Bogdani
Per il Bari la B è vicinissima

I romagnoli la spuntano con un gol dell'albanese all'inizio della ripresa e fanno un balzo importante in classifica. I pugliesi ci provano in tutti i modi, ma Antonioli non concede nulla

CESENA, 17 aprile 2011 - Sono tre punti che pesano come un macigno quelli che il Cesena si conquista al Manuzzi con l’1-0 sul Bari. Bogdani firma la rete decisiva, porta i suoi a quota 34, in una domenica perfetta per la combinazione dei risultati. Il Bari offre una prestazione tutto cuore, più volte sfiora la rete, ma un grande Antonioli spinge i pugliesi verso la B.

LE SCELTE — Tra infortuni e squalifiche il Cesena perde pezzi, perciò Ficcadenti si ritrova a doversi inventare una nuova formazione per la sfida delicatissima col Bari. Davanti all'inossidabile Antonioli, cambia il blocco centrale: Pellegrino e Benalouane, una volta sola insieme in stagione nella sconfitta con la Samp lo scorso 31 ottobre, sostituiscono lo squalificato Von Bergen e Felipe, messo ko da una distorsione al ginocchio destro con stiramento del collaterale mediale. Sulle fasce, invece, confermati Santon e Lauro. A centrocampo, complice il turno di stop per Sammarco e Caserta, Jimenez completa il reparto di fianco a Colucci e Parolo. Proprio l'arretramento di qualche metro del cileno permette a Ficcadenti di osare e inserire Rosina con Giaccherini, entrambi a supporto della punta di peso Bogdani. Del resto per il Cesena questa è la partita da vincere a tutti costi e un reparto offensivo spregiudicato è il minimo contro una delle difese più perforate del campionato. Il Bari, isolatissimo a quota 21, ha ben poco da perdere a questo punto. Mutti riconferma per nove undicesimi la squadra che ha strappato un punto al Catania. Lo squalificato Andrea Masiello è rimpiazzato da Raggi, pronto a proteggere Gillet, con Belmonte, Rossi e Parisi. In mezzo al campo Almiron, che ha risolto l'infiammazione al tendine rotuleo, è affiancato da Gazzi e Bentivoglio, mentre Ghezzal, che vince il ballottaggio con Alvarez, e Huseklepp agiscono alle spalle dell'ungherese Rudolf. Al solito foltissima la banda dei indisponibili, cui si aggiunge il polacco Glik.


PRIMO TEMPO — E’ partita vera tra Cesena, che deve assolutamente fare i tre punti, e Bari, spavaldo e pronto a non mollare di un centimetro. Le due formazioni partono subito molto vivaci e c’è un continuo botta e risposta, con la chiave di tutto a centrocampo. La scelta di Ficcadenti, infatti, di schierare Jimenez sulla mediana permette al Cesena di attaccare con quattro uomini, ma allo stesso tempo lo obbliga a rischiare con i due soli centrocampisti di ruolo Parolo e Colucci. Il Bari, con Almiron in cabina di regia, non si lascia intimidire e crea la prima vera palla gol del primo tempo con Rudolf al 18’. L’attaccante ungherese si incunea alle spalle di Pellegrino e si ritrova a tu per tu con Antonioli che salva il risultato con la caviglia sinistra. Il Bari, a quel punto, arretra un po’ il baricentro e il Cesena crea tre occasioni limpidissime. La prima viene sparata fuori dal sinistro di Jimenez, impreciso, mentre Bogdani viene anticipato da una splendida chiusura in scivolata di Rossi. La palla d’oro, comunque, è quella che finisce sulla testa del piccoletto Giaccherini, al quale un Gillet provvidenziale strozza l’urlo in gola proprio al 45’. Il Cesena è rabbioso, vuole il gol a tutti i costi, ma il Bari gioca con la tranquillità di chi non ha nulla da perdere. D’altronde finché c’è matematica c’è speranza.


SECONDO TEMPO — Inizio col botto dei romagnoli che trovano la rete del vantaggio con Bogdani al 3’. L’attaccante albanese si infila nelle maglie della difesa barese, imbeccato da un passaggio filtrante di Giaccherini, e beffa Gillet con un colpo da biliardo. La conclusione sfiora l’interno del palo sinistro e la palla carambola in rete. 1-0 e tre punti d’oro che prendono la via di Cesena. Il Bari, però, è tutto fuorché una squadra rassegnata come dovrebbe capitare a chi sta vedendo lo spettro della B. Gli uomini di Mutti quantomeno ci mettono la faccia e cercano di recuperare con grande volontà, mentre il Cesena fa la guardia. L’occasione più ghiotta capita su punizione, sul sinistro di Parisi che sfiora la traversa di Antonioli. Nel frattempo le sostituzioni alterano di poco l’equilibrio della gara e i padroni di casa cercano di gestire la rete preziosissima di Bogdani, con qualche puntatina in area con il solito inesauribile Giaccherini, e di tenere buono un Bari che non molla mai con Rudolf, pezzo interessante, e paga solo la sua imprecisione. La tensione agonistica, in effetti, si taglia a fette e nel finale il Bari è arrembante: è solo uno spettacolare Antonioli a chiudere la porta del Cesena con un balzo felino sulla botta di Rivas. Gli ultimi minuti sono da panico per il Cesena, che termina la gara con un occhio al tabellone per controllare i risultati delle altre e un occhio a un Bari generosissimo

Azzurra Saggini

Fonte: gazzetta
18/04/2011 00:26
 
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Chievo, salvezza vicina
Il Bologna non c'è più

Constant porta in vantaggio i padroni di casa al 15', poi i giallobu dominano il primo tempo. Proprio allo scadere, però, Rigoni viene espulso, ma nonostante 45' di superiorità numerica, gli emiliani non riescono a pareggiare. Nel finale Marcolini raddoppia con un pallonetto d'antologia

VERONA, 17 aprile 2011 - Con il primo gol in serie A di Constant e un capolavoro di Marcolini nel finale il Chievo supera facilmente il solito spento Bologna degli ultimi tempi. Una vittoria decisiva per i veneti, che si portano a 39 punti e festeggiano una salvezza sempre più vicina. Un 2-0 che non ammette repliche. Terza sconfitta consecutiva per gli emiliani che, viceversa, sono parsi già in vacanza dopo un inizio tutto sommato promettente. La voglia, però, si esaurisce troppo presto.


OBA OBA CONSTANT — Il Bologna comincia anche abbastanza bene, ma il Chievo alla prima occasione passa in vantaggio: Pellissier trova lo spazio dal limite, Viviano si supera ma ribatte proprio sui piedi di Costant che non si fa pregare per appoggiare in rete (15'). E' la prima gioia per il centrocampista francese in serie A, che val la pena di essere festeggiata in maniera particolare: capriole alla "nigeriana" per lui (in verità lo stile è rivedibile) tra lo stupore di compagni e tifosi. Dopo il vantaggio, il Chievo legittima: Viviano si traveste da superman su un'altra conclusione dal limite di Bogliacino, poi è solo la traversa a salvarlo su una giocata alla Maradona di Sardo, che si alza il pallone e colpisce al volo. Infine, ancora padroni di casa pericolosi, con Moscardelli che si allunga su traversone di Pellissier, ma non abbastanza per raddoppiare (la palla sfila a lato di poco).


PROFONDO ROSSO — Malesani non aspetta neanche l'intervallo per sostituire uno spento Ekdal con un frizzante Meggiorini: il Bologna diventa a tre punte ma, soprattutto, guadagna profondità e peso offensivo. Non bastasse la mossa del tecnico del Bologna per accendere la partita ed ecco che Rigoni si fa prendere dall'agonismo al secondo di recupero e abbatte Ramirez a centrocampo con un intervento da dietro: per Gava è rosso diretto, il Chievo rientrerà dagli spogliatoio dopo l'intervallo con solo 10 uomini, senza Moscardelli davanti, ma con Frey a dare una mano dietro. Altri 10' e il Bologna cambia ancora: dentro Della Rocca e fuori Casarini: ospiti a trazione anteriore, ma il Chievo in contropiede è pericolosissimo.


DIEGO MARCOLINI — Non a caso, è Pellissier a ripresentarsi solo davanti a Viviano in avvio di ripresa, ma anziché tentare di superarlo, offre un assist nel deserto. Il tecnico degli emiliani sembra morso dalla tarantola e al 12' esaurisce tutti i cambi: Mutarelli richiamato in panchina, chance (sfruttata male) per Radovanovic. E' tutto inutile, perché le già poche risorse fisiche della sua squadra si esauriscono tutte nel tentativo di sfondare centralmente, ma la difesa del Chievo tira su un muro e controlla agevolmente. Anzi, prima della fine, è ancora Marcolini a togliersi lo sfizio della carriera: un pallonetto da centrocampo che supera Viviano fuori dai pali. Un gol che difficilmente potrà dimenticare e che, sostanzialmente, suggella una meritata salvezza.

Sergio Stanco

Fonte: gazzetta
18/04/2011 00:30
 
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Napoli, svanisce il sogno
L'Udinese è realtà: 1-2

Pur priva di Sanchez e Di Natale, la squadra di Guidolin mette in scena la partita perfetta, chiudenjdo i varchi all'avversario e ripartendo in velocità: sengano Inler, vero protagonista (che non esulta e alimenta le voci che lo vogliono nel mirino partenopeo) e l'ex Denis. Traversa di Maggio, Cavani si fa parare un rigore

NAPOLI, 17 aprile 2011 - Fine di un sogno. Il capolavoro tattico di Guidolin blocca il Napoli sul più bello e lancia il Milan di Allegri verso il titolo: 6 punti a 5 giornate dalla fine diventano troppi da recuperare per la banda Mazzarri, comunque autrice di una stagione eccezionale. L’Udinese invece si riprende dopo la doppia sconfitta giallorossa (Lecce e Roma) e ora può dire la sua per un posto in Champions. Perché se vincere a Napoli non è da tutti, i meriti del tecnico e dei bianconeri sono ancora maggiori visto le contemporanee assenze di Totò Di Natale (26 gol) e Sanchez (12) vale a dire la coppia più prolifica del campionato. I friulani controllano la gara chiudendo le fonti del gioco avversarie, senza mai chiudersi e ripartendo in maniera pericolosa. Il convulso finale, col rigore sbagliato da Cavani e il gol di Mascara, non scalfisce i meriti dell’Udinese. Ed è splendida la risposta del grande pubblico napoletano che comunque applaude e incoraggia una squadra che ha regalato una stagione indimenticabile e con un prestigioso secondo posto da difendere.


DENIS APPLAUSI E BRIVIDI — L’Udinese parte coperta, ma con un pressing molto alto che mette in difficoltà la mediana azzurra in fase di impostazione. E così la prima occasione arriva con German Denis (applaudito inizialmente dai riconoscenti tifosi napoletani) che si smarca e con un sinistro gela il San Paolo, ma super De Sanctis conferma la sua buona vena e respinge. Il Napoli fatica, ma a sua volta cerca di riconquistare alto il pallone. Al 9’ ci riesce Cavani che triangola con Hamsik, ma stavolta il tiro dell’uruguaiano non è preciso da buona posizione. Copione simile poco dopo, con diagonale che esce di pochissimo.

GIGANTE INLER — Partita piacevole e con accelerazioni improvvise. Più incisiva l’Udinese che ha in Inler il suo faro. Lo svizzero non si fa condizionare dalle voci che lo vorrebbero proprio al Napoli nella prossima stagione. Eccellente un suo recupero divensivo in velocità su Lavezzi, uno solitamente imprendibile. Ed è sempre lo svizzero abile a superare il pressing avversario e a rilanciare i suoi, che con Pinzi e Asamoah sprecano qualche situazione favorevole. Poi il capolavoro a inizio ripresa con un gran destro che s’infila all’angolino sinistro del portiere, lì dove non può arrivare il bravo De Sanctis.

DIRETTIVE BLOCCATE — Guidolin sarà privo dei suoi migliori attaccanti, ma ha preparato molto bene la partita, con i suoi che hanno studiato alla perfezione movimenti e traiettorie avversarie, bloccati sulle fasce dove raramente Maggio e Dossena riescono ad arrivare in fondo e crossare come sono abituati a fare. L’infortunio alla caviglia di Isla, con l’inserimento di Cuadrado, non varia gli equilibri tattici. Le uniche occasioni nel primo tempo il Napoli le ha con due ripartenze e alla fine quando Cavani esce dalla morsa centrale per favorire gli inserimenti di Maggio e Lavezzi e in questo caso è bravo Handanovic. Poco per come è abituata la squadra di Mazzarri.

RIPRESA INCUBO AZZURRO — Inler fa saltare gli equilibri col suo bolide. A quel punto il Napoli comincia ad attaccare a testa bassa, ma con poca lucidità. E così ne approfitta l’Udinese che con una micidiale ripartenza raddoppia. Protagonista Armero che trova una prateria libera e poi serve Denis che ha il tempo di controllare e segnare di sinistro: quasi scusandosi con la curva B.

CAMBIO DI MEDIANA — Mazzarri le prova tutte, tirando fuori i suoi non brillanti mediani e inserendo Gargano e Mascara più avanti, spostando indietro Hamsik. Poi mette anche Lucarelli (per Dossena), in pratica le stesse mosse del finale con l’incredibile rimonta alla Lazio. Ma stavolta mancano i fuochi d’artificio. Comunque Maggio colpisce una traversa. Poi in un finale fatto di risse che Tagliavento controlla decisamente male, scaturisce anche un fallo da rigore di Domizzi (poi cacciato per proteste) su Lucarelli, ma Handanovic para il debole tiro di Cavani, regalando all’assente Di Natale la gioia di rimanere capocannoniere. Il gol all’ultimo minuto di Mascara serve a poco. Brava Udinese, ma applausi anche al Napoli: dai suoi tifosi.

dal nostro inviato
Maurizio Nicita


Fonte: gazzetta
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